Voce ai giovani

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“Rosse emozioni. L’8... ogni istante della mia vita”: iniziare dai giovani perché la differenza sessuale non sia discriminante Settimanale indipendente di informazione Anno 38 - 15 Marzo 2014 - Numero 11 euro 0,50 di Francesco Fotia DI SUCCESSO IN SUCCESSO Ma quanto piacciono queste pagine “inutili” di Nuccio Ordine! Al quarto posto in Italia, 60mila copie vendute e tradotto in tutte le lingue Editoria e cultura accendono il motore IL FUTURO È ADESSO di Angela Costanzo La Calabria, con decine di sigle è fucina di talenti letterari

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Sabato 15 marzo 2014

Transcript of Voce ai giovani

“Rosse emozioni. L’8... ogni istante della mia vita”: iniziaredai giovani perché la differenza sessuale non sia discriminante

Settimanale indipendente di informazioneAnno 38 - 15 Marzo 2014 - Numero 11 euro 0,50

di Francesco Fotia

DI SUCCESSO IN SUCCESSO

MMaa qquuaannttooppiiaacccciioonnoo qquueesstteeppaaggiinnee ““iinnuuttiillii””ddii NNuucccciioo OOrrddiinnee!!Al quarto posto in Italia, 60mila copievendute e tradotto in tutte le lingue

EEddiittoorriiaa ee ccuullttuurraaaacccceennddoonnooiill mmoottoorree

IL FUTURO È ADESSO

di Angela Costanzo

La Calabria, con decine di sigleè fucina di talenti letterari

La battaglia per una completa parità di genere passa da una decisapresa di coscienza delle giovani generazioni. Questo il messaggioche si è voluto inviare agli studenti dell’Istituto “Leonardo Da Vinci”e “Itas Nitti” di Cosenza l’8 marzo, in occasione della Giornata in-ternazionale della donna. Ne hanno parlato ai ragazzi professionistidel mondo dell’informazione, della politica e della sanità. Il conve-gno, dal titolo “Rosse Emozioni. L’8... ogni istante della mia vita”,è stato organizzato dal Circolo della stampa “Maria Rosaria Sessa”,in collaborazione con l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza.L’incontro è stato aperto dall’esposizione di alcuni cartelloni con-tro la violenza di genere e da una breve ma forte performance sulfemminicidio, messa in scena dagli studenti stessi. «Aveva detto atutti che mi avrebbe uccisa - dice la protagonista - e infatti nessunosi è sorpreso quando lo ha fatto. Non si è trattato di un raptus im-provviso, come ha scritto qualche giornale».

Ha ringraziato gli intervenuti e presentato i relatori GraziellaCammalleri, dirigente scolastico dell’istituto: «Un tempo questescuole - ha ricordato a proposito della parità di genere - erano se-parate, ma accomunate dalla valenza femminile di entrambi. Il pro-fessionale, in particolare, era la scuola per le giovani di ceto più bas-so, che non sarebbero andate all’università, e la sua missione eraquindi quella di formarle con corsi di avviamento professionale».Nel corso del suo intervento, il dirigente scolastico ha voluto inol-tre ricordare Rita Pisano, che per un ventennio, tra gli Anni ‘60 e‘80, fu alla guida del comune di Pedace. Gregorio Corigliano, pre-sidente del circolo della stampa cosentino, ha parlato agli studentidelle donne nel mondo del giornalismo; in apertura, il giornalista hatenuto a ringraziare Rosellina Arturi, vicepresidente del circolo e“mente organizzativa” della giornata.Il presidente ha poi citato statistiche riguardanti la presenza delledonne nel mondo dell’informazione, facendo notare quanto sia so-stanzialmente paritaria la conduzione di telegiornali e di radio gior-

nali, e quanto la “quota” femminile sia ancora in mi-noranza per quanto riguarda la “produzione” della no-tizia, e assolutamente esigua per quanto concerne la di-rezione delle testate.«Occorre fare luce - ha proseguito - anche su un datoculturalmente inspiegabile: le donne, nel mondo del la-voro in genere, devono essere brave il doppio degli uo-mini per potere essere considerate valide la metà. Ecco- ha aggiunto - la grande ingiustizia che da ragione altitolo dell’incontro di oggi: essere donne significa do-vere lottare di più di un uomo, in ogni ambito della vi-ta».Il presidente ha poi voluto ricordare Maria Rosaria Sessa,la giornalista cosentina vittima di femminicidio, e allacui memoria è intitolato il circolo della stampa. «Erauna professionista eccellente, un esempio per tutti, com-pletamente calata in un mestiere “totalizzante” che pren-de anima e corpo».Di donne nelle istituzioni ha poi parlato l’assessore al-le Politiche giovanili e femminili della Provincia diCosenza, Maria Francesca Corigliano. «Un tema mol-to complesso - lo ha definito l’assessore - ma di cui c’èun gran bisogno di approfondimento, perché sono con-vinta che la sensibilità femminile in politica sia un va-lore aggiunto di cui oggi le istituzioni avrebbero un granbisogno. In particolare modo, - ha osservato Corigliano- perché viviamo in un momento di crisi che necessite-rebbe il più possibile dell’intervento del settore pubbli-co. Non serve investire nell’edilizia delle scuole se nondiamo dignità all’istituzione in sé proteggendola, per-ché tra qualche anno di questo passo avremo strutturenuove ma vuote, perché le famiglie non avranno la pos-sibilità neppure di acquistare i libri di testo. Quando Eva

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II

Violenza di genere

Convegno sulle donne all'istituto “Leonardo Da Vinci” di Cosenza:

“Che il genere non sia una discriminante, ma un valore aggiunto”

di Francesco Fotia

Il convegnodal titolo“Rosseemozioni.L’8... ogniistante dellamia vita”è statoorganizzatodal Circolodella stampa“MariaRosariaSessa” in col-laborazionecon l’Aziendasanitariaprovincialedi Cosenza

Cominciamo dai giovaniCominciamo dai giovani1

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Catizone era sindaco del Comune di Cosenza, e io vicesindaco, -tiene a ricordare Corigliano a proposito delle donne in politica - ab-biamo aumentato gli asili pubblici, abbiamo prestato attenzione al-le ludoteche, alle case famiglia. Occorre fare investimenti per i pro-getti giovanili, e per contrastare fenomeni intollerabili come la vio-lenza di genere e la pedofilia».Presente all’incontro anche il Comune di Cosenza, nella persona diManfredo Piazza, assessore alla Solidarietà e Coesione sociale del-l’ente di Palazzo dei Bruzi: «Di fronte queste sagome - ha dichia-rato Piazza, riferendosi alle figure di donna simbolo delle vittimedi femminicidio calabresi, ideate da Adt Group press e poste ailati del tavolo dei relatori - non c’è che una parola da dire: ver-gogna! Gli uomini tutti non possono che indignarsi; occorre usci-re dall’indifferenza. È quanto abbiamo preso a cuore anche comeamministrazione comunale, attraverso il sostegno ai servizi so-ciali. Credo - ha affermato Piazza - che c’è bisogno di capire checos’è che scatena l’aggressività degli uomini per potere preveni-re la violenza».

La giornata è proseguita poi con la divulgazione degli esitidei questionari, a cura del centro “Ascolto donna” dell’Asp

di Cosenza, consegnati la settimana precedente aglistudenti del “Da Vinci”. Il test voleva fare lu-

ce su quanto alcuni aspetti della problemati-ca della violenza di genere fossero chiari epercepiti dai giovani. Ebbene, i risultati hanno fatto registrare al-cuni interessanti dati, quali l’idea che le vio-lenze di genere più diffuse siano quelle ses-suale e psicologica. La parola stalking è co-nosciuta dagli studenti, ma non tutti sannoche è anche un reato. La strada, la discotecae la famiglia sono i luoghi in cui si consumamaggiormente la violenza di genere, e la per-

sona violenta è immaginata come un uomo con problemi di droga,alcool o afflitto da disturbi mentali in genere. Assolutamente pre-dominanti sono state le risposte alle domande “chi è la vittima?” e“che cosa può fare?”; gli studenti pensano che la donna sia una vit-tima che ha bisogno di assistenza e che debba denunciare alle au-torità quanto accaduto. Dal questionario, inoltre, si evince che i gio-vani pensano che occorrano leggi più severe e che bisogna com-battere la violenza di genere attraverso la “lotta all’ignoranza”.Molto originale e istruttiva la parte conclusiva del convegno, cheper protagonista ha avuto la dottoressa Patrizia Nicotera e gli stu-denti. La psichiatra, responsabile del progetto Free-Fly del centro“Ascolto donna”, ha suddiviso il suo intervento in due parti. Ha mo-

strato ai presenti quattro brevi filmati che hanno avuto per og-getto l’autostima della donna, la figura del branco, il rapporto

tra una madre e una figlia vittimadi stupro, alcuni dei segnaliche una mente disturbata puòlanciare, come certe maniedi perfezione.

Nicotera ha poi invitatodiversi alunni a rag-

giungerla al centrodella sala, per discu-

tere con loro delle im-pressioni scaturite dal-

la visione dei filmati, per ri-spondere a dubbi, curiosità,

per ascoltare diverse storie: si è discusso dell’importanza di parlarecon gli altri di eventuali abusi subiti, del supporto della legge e del-le forze dell’ordine, del bisogno di denunciare e formare per scon-figgere la violenza. Obiettivo finale della discussione con i ragazzidel “Leonardo Da Vinci”: capire che solo conoscendo bene le emo-zioni, che sono il nucleo della vita di ogni individuo, possiamo riu-scire a smascherare tutti quei meccanismi che strutturano il proces-so mentale che porta alla violenza. Uno sforzo culturale che biso-gna del supporto e dello stimolo della scuola, della politica, di pro-fessionisti che mettano a disposizione delle giovani menti la propriaesperienza. Al “Da Vinci” l’esperimento può dirsi sicuramente riu-scito.

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III

Violenza di genere

1 Patrizia Nicoteracon gli studentidel “Da Vinci”

2 Il tavolo dei relatori3 I cartelloni contro

la violenza di genere4 Uno dei lavori

degli studenti5 le sagome

delle donne vittimedi femminicidio in Calabria

6 Graziella Cammallerie Patrizia Nicotera

7 il pubblico presente

L’incontroè stato apertodallaesposizionedi alcunicartellonicontrola violenzadi genere eda una brevema forteperformancesul femmini-cidio, messain scenadagli studentistessi

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Arginare un fenomeno sempre più dilagante quale quello dellostalking e del femminicidio, purtroppo anche nelle zone del nostroterritorio, è ormai diventata una necessità fondamentale. È quantoè emerso dal convegno organizzato dall’Associazione culturaleMeEduSA di Spezzano Albanese (Cs) e tenutosi presso il Liceoscientifico “V. Bachelet” che ha visto, fra gli illustri ospiti, il co-mandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, il colonnelloGiuseppe Brancati, e la criminologa Roberta Bruzzone. Un vero e proprio seminario di studi su una emergenza che non ri-sulta essere lontana da questa realtà. Il progetto, per tali ragioni, èstato rivolto ai ragazzi delle scuole superiori di Spezzano e Cassanoall’Ionio che hanno partecipato ad un concorso sul tema “I giovani,lo stalking e il femminicidio” proponendo dei video che hanno cen-trato in pieno l’argomento, dimostrando la grande consapevolezzadei giovani sulla triste questione. A vincere sono stati i giovani del-lo Scientifico arbëresh con il video “Uniti contro il femminicidio”.La giuria che ha valutato i lavori, formata dalla ginecologa DanielaBattafarano (presidente di giuria), dall’ispettore emerito del mini-stero Iur Francesco Fusca, dal carabiniere Sara Guarino e dall’av-vocato Alcide Simonetti, ha così motivato la scelta: «Il lavoro svol-to, originale, si è attenuto pienamente al tema del concorso, offren-do uno spaccato realistico sull’argomento trattato. Il cortometrag-gio ha affrontato, inoltre, esaustivamente le tematiche proposte dalconcorso».L’evento, moderato dal giornalista e presidente MeEduSAEmanueleArmentano, che ha introdotto i lavori accendendo un riflettore suidati raccolti da “Telefono Rosa” nel 2013, che vedono ben 128 don-ne ammazzate violentemente e spesso per mano dell’uomo che ama-vano, ha visto i saluti della dirigente scolastica Marietta Iusi, la qua-le si è detta contenta di ospitare unevento di questa caratura, del subcommissario di Spezzano Albanese (in rappresentanza anche del

prefetto di Cosenza), Antonella Vecchio, la quale non ha esitato acondannare tali fenomeni che - ha detto - «sono sempre sotto l’at-tenzione della Prefettura». Saluti anche dalla promotrice dell’evento, la giovane criminologaRosita De Pasquale, che ha invitato le donne a non nascondersi piùperché «non sono più sole».Spazio quindi agli interventi, aperti dalla consulente in criminolo-gia Catia Gambaro che si è soffermata «sulle persecuzioni, sulle sot-tili e continue minacce, sul progressivo annientamento prima psi-cologico e poi fisico» delle vittime, definendole una vera e propria«strage». E alle donne ha detto: «Abbiate sempre rispetto della vo-stra libertà e prima ancora di cercare amore, amate voi stesse». Ilcomandante della Compagnia dei carabinieri di San MarcoArgentano, capitano Giuseppe Sacco, ha insistito sull’importanzafondamentale della denuncia. A seguire, il comandante provincialedell’Arma, colonnello Giuseppe Brancati, ha ricordato Fabiana Luzzie il piccolo Cocò, invitando ad usare il numero verde 1522. Lo stes-so, nell’illustrare i passi in avanti compiuti dalla relativa legislazio-ne, ha osservato: «Mi fa piacere che a reagire sia stato lo Stato». Aimaschi ha detto: «Perché accontentarsi di un amore drogato e nondi una donna che sappia anche essere un sostegno nei momenti didifficoltà?».Un invito forte accolto con un grande applauso. Così, dopo la pre-miazione e la visione dei filmati, ha chiuso i lavori la criminologaRoberta Bruzzone che ha fatto una disamina approfondita sul pro-blema, spiegando: «Per fortuna non si usa più l’ignobile definizio-ne di delitto passionale. Chi ricorre a questo tipo di violenze non èil maschio della situazione, ma solo un poveraccio. Uno sfigato».Rompere il muro del silenzio, recuperare una profonda autostimae, soprattutto, convincersi che «l’unicomodo per cambiare un fi-danzato violento è quello di cambiare fidanzato» sono stati i mes-saggi che Bruzzone e anche altri hanno lanciato dal tavolo della pre-sidenza, tutti con lo stesso obiettivo, ossia quello di far arrivare ilmessaggio il più lontano possibile.

associazione culturale MeEduSa

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IV

Uscire dall’incubodella pauraUscire dall’incubodella paura

Per fermare lo stalking e il femminicidio

Sempre più emergenza

Questoil messaggioemersodal convegnodi SpezzanoAlbanesecon lacriminologaRobertaBruzzonee il colonnelloGiuseppeBrancati

Da Catanzaro a Vibo: il direttore generale dell’azienda ospedaliereuniversitaria “Mater Domini”, Florindo Anotoniozzi, lascia la cittàcapoluogo dopo due anni «di intenso e proficuo lavoro».«Ho assecondato con soddisfazione - sottolinea Antoniozzi - la pro-posta del presidente Scopelliti, che ringrazio per la fiducia, di an-dare alla direzione generale dell’Azienda sanitaria provinciale diVibo Valentia, in quanto si poneva una esigenza tecnica in quellaAsp e, soprattutto, l’attività svolta alla Mater Domini aveva rag-giunto, in soli due anni e nella concreta sostanza, gli obbiettivi delmio mandato. Avevo trovato una azienda con grandi potenziali, manella quale ho dovuto iniziare dal bilancio, che era ancora “finan-ziario”, ed ho terminato con il “piano delle performance” attraver-so il quale le attività di tutti possono essere misurate, e quindi “pre-miate”. Una intensa attività a 360 gradi non sempre semplice, spes-so in salita, con qualche errore anche dovuto forse all’entusiasmodi fare ed al tempo a disposizione».«Il rapporto con l’Università - continua il dg - non è stato sempreidilliaco, e ciò è dovuto a più fattori, non ultimo il fatto che le rego-le è molto più facile non seguirle, soprattutto quando si ha avuto lapossibilità di indirizzare in modo diverso tutto ciò che avviene al-l’interno di una organizzazione. Ma una gran parte assistenziale del-l’università ha risposto molto bene alle sollecitazioni al cambia-mento, e di questo devo dare atto, ringraziando coloro che hannointerpretato la “mission” dell’azienda e del sottoscritto: è così cheda un bilancio 2011 di una precedente gestione in perdita di 12,4milioni di euro, l’azienda è passata ai 10,5 milioni di euro di perdi-ta nel 2012, il cui bilancio non è stato accolto perchè non coerentead una previsione “impossibile”, ma fatta sempre dal precedentemanagement nel 2011, ai dati del conto economico del 2013 conuna perdita prevista di 2,1 milioni di euro: meno 83% rispetto a quan-to ereditato. E questo dato è ancora più interessante se si confrontacon il numero delle prestazioni di qualità offerte ai cittadini, au-mentate di oltre 20.000 all’anno rispetto al 2011, ed un fatturato cre-sciuto comunque di un punto percentuale nonostante la modificanell’appropriatezza dei ricoveri, che i regolamenti hanno modifica-to in day hospital e day surgery con valorizzazione del rimborso as-solutamente ridotto.È stata una esperienza entusiasmante perché ho avuto modo di in-contrare, per la maggior parte, persone meravigliose, disponibili chehanno consentito di collaborare tenacemente. Quelli che in genera-le non sono stati fattivi, o hanno cercato di creare rallentamenti e

problemi per tanti motivi, vuol dire che non hanno interpretato ilconcetto di azienda, di una comunità che offre servizi sanitari pub-blici alla comunità stessa.«Ritengo che oggi la Mater Domini - conclude il dg - sia una azien-da migliore rispetto al 2011, dove le liste d’attesa sono in aumentoper la richiesta che aumenta in quanto la sua immagine è cambiata,c’è una consapevolezza del ruolo importante che i medici del ser-vizio sanitario regionale ed i medici universitari possono e devonogiocare in favore di una regione, non solo di una città, che necessi-ta di servizi qualificati. Ma tante cose devono essere ancora fatte: iltrasferimento delle unità operative dalla Fondazione Campanellache sono in attesa di decreti regionali, la migliore integrazione conil Pugliese Ciaccio, la implementazione di una serie di attività e, nonultima, la riorganizzazione del personale che mi accingevo nel 2014ad effettuare.Auguro solo all’Azienda un futuro in costante crescita, ricordandoa tutti, ma veramente tutti, che una azienda sanitaria pubblica è unbene prezioso nel momento che si evolve nell’offerta e nel miglio-ramento dei servizi sanitari, e che quindi bisogna sempre vigilareaffinché nulla possa invece snaturare tale concetto».

V.U.

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V

Un addio in corsia

FlorindoAntoniozzi

Il dg Florindo Antoniozzi riepiloga i dati del suo mandato. Alla “Mater Domini” due anni di intenso lavoro

Il ruolo fondamentaledel medicoIl ruolo fondamentaledel medico Il direttore

generaledell’Aziendaospedaliera

universitariadi Catanzaro

lasciatra i bilanci:

«Aziendasanitariapubblica:è un beneprezioso»

L’iniziativa, organizzata in selezioni locali e nazionali (la finale siterrà a Trento), è inserita nel contesto della International brain bee(Ibb), una competizione internazionale nella quale studenti dellescuole superiori competono sul grado di conoscenza nel campo del-le neuroscienze. Il vincitore nazionale riceverà una borsa di studioper partecipare alla gara internazionale (agosto 2014, Washington,Usa).

Le “Olimpiadi delle neuroscienze” giunte alla quinta edizione, stan-no riscuotendo un successo crescente. Alla selezione regionale, coor-dinata all’UniCal dal professor Giacinto Bagetta, hanno preso par-te 15 studenti vincitori delle selezioni scolastiche. Questi i parteci-panti: Liceo Scientifico “Fermi” cs: Maria Bruna Arturi, TizianoGrandinetti, Daniela Nisci, Camilla Longobucco, Marta Abele (coor-dinatrice prof.ssa Francesca Elia); Liceo Scientifico “Berto” di Vibovalentia: Ginevra Gallone, Martina D’Ambrosio, Daniele Carnovale,Giorgio Marcello, Antonio Malvaso (coordinatrice prof.ssa MariaConcetta Dell Giudice); Liceo scientifico “Lucrezia Della Valle” diCs: Ludovica Mancuso, Tiziano Grandinetti, Daniela Nisci, CamillaLongobucco, Marta Abele, (coordinatrice prof.ssa Silvana Greco).Alla conclusione delle tre prove previste dalla selezione, è risultatovincitore lo studente del liceo “Berto” Daniele Carnovale che purarrivando ex aequo con Antonio Malvaso s’è aggiudicato lo spa-reggio con quest’ultimo vincendo, tra l’altro, il tablet offerto dalDipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizionedell’Unical. Al terzo posto, sempre del Liceo “Berto”, GiorgioMarcello.

«L’iniziativa dimostra l’attenzio-ne crescente verso le neuroscien-ze- ha spiegato il professorGiacinto Bagetta, responsabiledella sezione di Farmacologia pre-clinica e traslazionale dell’Unical-. Oggi questa materia ha ampliatole conoscenze sul funzionamen-to cerebrale, sull’origine delle ma-lattie e sulla loro evoluzione gra-zie ad un sofisticato arsenale distrumenti e di tecniche che per-mette di applicare le nozioni ac-quisite e di accelerare il progres-so nella ricerca cerebrale. Le neu-roscienze sono state, infatti, tra lediscipline scientifiche a maggiorcrescita nell’ultimo decennio. La nostra società - ha spiegato anco-ra il professor Bagetta - sta invecchiando, mostrando così tutta lasua fragilità in termini di patologie della sfera cognitiva. Pertantogià Horizon 2020, ma anche gli interventi nazionali di finanziamento

della ricerca scientifica, attenzionano fortemente l’ambito delle neu-roscienze e delle malattie degenerative del sistema nervoso centra-le. Per far comprendere l’importanza di questi argomenti bastereb-be fare riferimento alla demenza, termine che racchiude una vastagamma di disordini cognitivi che vanno dall’alzheimer alle demenzevascolari. Patologie, quest’ultime, che rappresentano un problemasociale enorme in termini di richiesta d’assistenza e costi per il ser-vizio sanitario. In tale ambito si stanno facendo passi da gigante perla comprensione delle patologie, tuttavia siamo ancora lontani dal-l’aver individuato una terapia realmente efficace. Anche per questomotivo il progetto delle Olimpiadi delle Neuroscienze si rivolge aigiovani, ancor prima di entrare all’ università, per motivarli versociò che sarà il loro futuro».

Il prof. Bagetta, che ha preso parte all’iniziativa assieme al prof.Sebastiano Andò, direttore del Dipartimento di Farmacia e Scienzedella salute e della nutrizione, ha posto l’accento anche sulle ricer-che che vedono impegnato il Dipartimento di Farmacia e Scienzedella salute e della nutrizione dell’Unical.«Studiamo da oltre un ventennio le patologie del sistema nervosocentrale e degli organi di senso, in particolare dell’Ischemia cele-brale, del glaucoma e del dolore. Sono ambiti in cui la ricerca, an-che all’UniCal, è molto attiva vista la limitata disponibilità di trat-tamenti farmacologici definitivi. In particolare per l’ischemia cele-brale allo stato attuale l’unico intervento terapeutico è rivolto allacura dello stroke trombotico attraverso la trombolisi che ha effica-

cia entro le prime 4 ore dall’e-vento ischemico. In questo am-bito stiamo sviluppando nuoviapprocci farmacologici con unavisione non neuronocentrica, ap-proccio che negli ultimi trentaanni non ha prodotto risultati ap-prezzabili in termini di disposi-tivi terapeutici. Siamo poi im-pegnati nello studio del sistemaimmune nel processo neurode-generativo mentre per quanto at-tiene il glaucoma, l’attenzione ètutta rivolta alla migliore com-prensione dei processi degene-rativi della retina che preveda-no nuovi “target” per lo svilup-po di farmaci efficaci».

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VI

Emisferi da esplorare

Nel centro congressi “Beniamino Andreatta” dell'Unical, la fase regionale delle “Olimpiadi delle neuroscienze”

Il progresso nella ricerca cerebraleIl progresso nella ricerca cerebrale

«La nostrasocietà -ha spiegatoil professorBagetta - stainvecchiando,mostrandocosì tutta lasua fragilitàin terminidi patologiedella sferacognitiva»

Il gruppo dei partecipanti alle OlimpiadiSopra, i tre vincitori insieme ai docenti

Una sinergia efficace. Che ha soddisfatto le aspettative dei sogget-ti in campo e prodotto positivi risultati, tanto sul piano della colla-borazione istituzionale che - ed era l’obiettivo principale da rag-giungere - della crescita professionale di giovani laureati. È quanto, in sintesi, può dirsi del Progetto Lavoro&Sviluppo 4, rea-lizzato tra “Italia lavoro” spa, Agenzia tecnica del ministero delLavoro e delle Politiche sociali, e l’Università della Calabria.Attraverso Lavoro&Sviluppo4, finanziato dal ministero delloSviluppo economico nell’ambito del Programma operativo nazio-nale “Ricerca e competitività” 2007-2013 per le regioni dell’Obiettivoconvergenza, l’ateneo calabrese ha avuto la possibilità di attivare 40tirocini di inserimento/reinserimento al lavoro. Un’opportunità sulla quale la più grande università della regione hadeciso di puntare con convinzione, qualificando ulteriormente il nu-trito gruppo di aziende, atenei, istituti ed enti pubblici di ricerca che,sia in Calabria che nelle altre regioni dell’Obiettivo convergenza,hanno aderito all’iniziativa.All’interno dell’Università della Calabria, come si diceva, il pro-getto si è configurato come un’ importante occasione formativa, siaall’interno di alcuni dipartimenti che in strutture e attraverso servi-zi all’utenza, interni al campus. Il progetto è stato presentato dal rettore dell’Università della Calabria,Gino Mirocle Crisci, e da Francesco De Simone, uno dei referentidel progetto Lavoro&Sviluppo 4 Calabria. Erano presenti anche ladelegata del rettore per l’Orientamento, i servizi agli studenti e l’ap-prendimento permanente, Assunta Bonanno, e la Responsabiledell’Unità operativa complessa orientamento Sonia Gallo.Nel suo intervento il rettore dell’Università della Calabria ha sotto-lineato l’importanza dell’esperienza messa in campo tra l’ateneo diArcavacata e Italia lavoro. «Si tratta», ha detto tra l’altro Crisci, «diuna sperimentazione che aiuta a potenziare le competenze e le ca-pacità dei giovani universitari, anche attraverso un’analisi preven-tiva dei fabbisogni delle organizzazioni produttive presenti sul ter-ritorio di riferimento, facilitandone l’inserimento nel mondo del la-voro».Il rettore dell’Unical, infine, ha auspicato che «a quella appena av-viata si affianchino presto altre occasioni per lo sviluppo e l’imple-mentazione di politiche attive del lavoro, opportunità» - ha conclu-so - «di grande importanza sia per i laureati calabresi che per il ter-ritorio».

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VII

Sinergia perfetta

L’Unicalsi rimbocca le manicheL’Unicalsi rimbocca le maniche

Presentati i risultati della collaborazione con “Italia lavoro” attraverso il progetto Lavoro&Sviluppo 4

Il Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza ha promossol’importante novità contenuta nel Bando di ammissione relativoall’ a.a. 2014-15, prevedendo la modalità di iscrizione anticipataai Corsi di Laurea in- Economia - Statistica per le aziende e le assicurazioni.L’iscrizione anticipata è una possibilità offerta a coloro che, inpossesso di un titolo di studio di scuola media superiore di dura-ta quadriennale o quinquennale ovvero acquisiranno tale titolonell’anno scolastico 2013-14, conseguiranno una valutazione po-sitiva nel Tolc (Test On Line Cisia), finalizzato all’orientamentoe alla valutazione delle capacità iniziali.Il Tolc sarà erogato in tre sessioni (9 e 16 maggio 2014, 09 giu-gno 2014,17 e 23 luglio 2014) presso i laboratori didattici diInformatica del dipartimento di Economia, Statistica e Finanzadell’Università della Calabria.

Meglio prevenire...Iscrizione anticipata per Economia e StatisticaTramite

questainiziatival’ateneocalabreseha avutola possibilitàdi attivare 40tirocini diinserimentoal lavoro

Considerare il libro come fautore di economia e sviluppo può ap-parire una contraddizione in termini, quasi che l’arte e l’intellettosiano avulsi da una qualsiasi dimensione economica ed utilitaristi-ca. Eppure non è così. Otium e negotium, cultura e affari possonocoesistere e convivere fruttuosamente. Anzi, è un connubio auspi-cabile in una società umanamente migliore, ove coesistano ricchezzae cultura, soldi e libri, idealismo e merce. La Calabria, in tal senso,bisognosa a livello materiale, fanalino di coda nel mondo industrialeed aziendale, è al contrario piena di cultura editoriale, rappresenta-ta da decine di sigle, più o meno inserite nel mercato nazionale e fu-cine di talenti letterari.Ed ecco allora il senso del convegno “L’editoria come economia ecultura. Omaggio per i 90 anni di Luigi Pellegrini”, tenutosi giorno6 marzo nell’elegante cornice di Villa Rendano a Cosenza in colla-borazione con l’assessorato alla Cultura della Regione Calabria.Occasione, questa, come emerge dal titolo del convegno, per fe-steggiare un importante compleanno, quello di Luigi Pellegrini, fon-datore dell’omonima casa editrice, operatore di cultura sin dagli an-ni cinquanta e scopritore di tanti studiosi e scrittori che hanno tro-vato nella Lpe possibilità di esprimersi e di imporsi al grande pub-blico. Un uomo che ha accolto saggiamente e generosamente stu-diosi ed intellettuali di ogni dove, senza lesinare complimenti maanche rimproveri.Ad accogliere i convenuti è stata Antonietta Cozza, addetto stampadella Casa editrice Pellegrini, che ha rammentato gli esordi dellaLpe e l’audacia di Luigi Pellegrini che con la rivista Il Letterato nel1952 ha dato inizio alla sua avventura editoriale. È stata quindi lavolta dei saluti di Francesco Pellegrini, direttore generale dellaFondazione “Attilio e Elena Giuliani”, organizzatrice del convegno,con sede appunto nella preziosa dimora posta su Colle Triglio e chesi propone come centro di formazione e ricerca, aperto alla proget-tazione e alla valorizzazione del territorio. A seguire, il saluto diGiuseppe De Rose che ha recato al folto pubblico intervenuto gliomaggi e la stima del Comune di Cosenza per l’iniziativa. Al cen-tro della serata, un interessante dibattito, moderato dal giornalistaRai Gregorio Corigliano, tra PierFranco Bruni, vicepresidente nazio-nale Sindacato libero scrittori italia-ni, Roberto De Gaetano, presidentedel corso di laurea in Dams Unical,Giuseppe De Bartolo, già Preside diFacoltà di Economia Unical, MarioCaligiuri, Assessore alla Cultura del-la Regione Calabria, e NicolaGratteri, procuratore aggiunto Ddadi Reggio Calabria. Quest’ultimonon ha mancato di esprimere la sin-cera stima alla Lpe, a Walter e aLuigi Pellegrini, per aver costoro ac-cettato di pubblicare il volume scrit-

to a quattro mani con Antonio Nicaso Fratelli di sangue nel 2006,testo caldo, con oltre duecento nomi scottanti del panorama mafio-so, testo che tante case editrici avevano rifiutato! Il dibattito, quin-di, ha messo in luce il valore e l’impegno dell’editoria in Calabria,la capacità di creare un mercato basato sulla cultura, indispensabi-le anche per arginare l’illegalità, il malaffare e la violenza, comeemerge dalle parole dello stesso Gratteri. Ma dalla discussione èemersa anche la difficoltà che gli editori hanno nel dare quell’im-pronta aziendale al lavoro e gli sforzi per garantire un’ampia distri-buzione del prodotto e creare quindi un circolo virtuoso tra autore-editore-distributore e lettore. Questo perché manca nella regione uncontesto economico e industriale sviluppato tale da supportare losviluppo di un’industria della conoscenza. La Lpe, a tal riguardo,non ha mai avuto paura di osare e di investire nei talenti letterari, diguardare oltre la siepe, ponendosi come leader nella regione per lapubblicazione di testi che spaziano dalla narrativa, alla poesia, allasaggistica, alla manualistica, in ambito sia divulgativo che pretta-mente accademico e universitario.Ed è stato proprio Luigi Pellegrini, con l’aplomb e l’eleganza chelo contraddistinguono, a concludere l’incontro, ringraziando per glionori di cui è stato tributato e ritenendosi «felice, per aver ottenutopraticamente ogni cosa», dai successi lavorativi alle gioie persona-li, lui, capostipite di una numerosa famiglia che gli è sempre stataaccanto, che lo supporta e che gli riempie le giornate, che nelle fi-gure di Walter e Marta prosegue l’attività editoriale, continuando aguidare la sua «navicella di carta», la Lpe, testimonianza che èpossibile investire in Calabria, credere nel libro per renderlo pro-dotto spendibile ed economicamente valido. Si prenda allora inconsiderazione questo virtuoso esempio, emblema di unaCalabria che non si arrende, di un grano capace di ma-turare anche sotto la neve, come scrisse tanti anni faLeonida Repaci, scrittore ed intellettuale del ‘900, ami-co di Luigi Pellegrini e della casa editrice tutta. Simbolo,come afferma ancora Mario Caligiuri, della Calabriache vogliamo, della Calabria che legge eche studia, che ha il coraggio di parlareall’Italia e che ha fede nell’avvenire:insomma, una bella storia da raccon-tare.

sabato15 marzo 2014

IX

Il futuro è adesso

di Angela Costanzo

Editoria e culturaaccendono il motoreEditoria e culturaaccendono il motore

Uno sviluppo di cui si è parlato in un convegno a Villa Rendano a Cosenza

Occasione anche per festeggiare un importante compleanno

La Calabriaè piena

di culturaeditoriale

rappresentatada decine

di sigle, più omeno inserite

nel mercatonazionale,

e fucinedi talentiletterari.

Festeggiatianche i 90

anni di LuigiPellegrinifondatore

dell’omonimacasa editrice

L’editore Luigi PellegriniAccanto, Villa Rendano

Con la pubblicazione del Regolamento 2014 sul sito www.premio-letterariotropea.org è partita l’ottava edizione del “Premio Tropealetterario nazionale”, che per il terzo anno si svolge nel contesto del“TropeaFestival Leggere&Scrivere”.Concluso il ciclo dei primi sette anni, l’Associazione culturale“Accademia degli Affaticati”, titolare dell’evento, ha proceduto adun rinnovamento del Comitato tecnico-scientifico. La presidenza èstata affidata a Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il Libroe la Promozione della lettura del Consiglio dei ministri. Ferrari suc-cede a Isabella Bossi Fedrigotti, il cui prestigio e il cui rigore han-no assicurato al Premio Tropea, nel breve volgere di sette anni, unsuccesso riconosciuto anche all’estero.Della giuria di esperti fanno parte quest’anno quattro dei soci fon-datori dell’Accademia degli Affaticati (col presidente PasqualinoPandullo, Antonio Pugliese, Pasquale D’Agostino e GiuseppeMeligrana). Gli altri componenti del comitato tecnico-scientificosono: Gilberto Floriani, direttore del Sistema bibliotecario vibone-se; Pierfranco Bruni, scrittore e vice presidente del Sindacato Liberoscrittori italiani; Vito Teti, antropologo; Mimmo Gangemi, scritto-re; Lionella Morano, presidente della Fondazione “Antonio Liotti”;Piero Violante, scrittore, giornalista. Il nome del dodicesimo com-ponente sarà comunicato a breve.Per l’edizione 2014, il Premio Tropea ritroverà la sua collocazionenel periodo estivo e si svolgerà nelle serate del 26 e 27 luglio pres-so il Teatro del Porto di Tropea.L’appuntamento per la selezione della terna dei finalisti è fissato perdomenica 4 maggio, alle ore 10, presso la Sala del Museo Diocesanodi Tropea.A decretare il vincitore assoluto, saranno tutti e 409 i sindaci cala-bresi, affiancati da una giuria popolare formata, anche, da studenti.Il “Tropea” è il primo Premio letterario ad essere veicolato in for-mato e-book.

sabato15 marzo 2014

X

La cultura si fa avanti

Varat l-ottava edizione del Premio letterario “Tropea”

Dove i libri fanno a garaDove i libri fanno a garaConclusoil ciclodei primisette anni,l’associazioneculturale“Accademiadegliaffaticati”,titolaredell’evento,ha procedutoa un rinnova-mento delComitatotecnico--scientifico

Si è tenuto, in occasione del Carnevale, il 2 marzo, il rea-ding poetico in allegria del “parlare materno”, presso lasala delle associazioni di Castrolibero, Cosenza alla pre-senza dei rappresentanti dell’amministrazione comunaledi Castrolibero (Gigliotti, Serra, illuminato) che ha di-vertito quanti erano presenti alla manifestazione, mode-rata da LilliBargone con la col-laborazione nell’or-ganizzazione diRomina Bianco,Domenica Biondoe Rita Pangaro,coordinatrice delleperformance deipoeti Lucia DeCicco che si è fattapromotrice dellaconsegna delle tar-ghe 1° memorialFerruccio Greco,noto poeta delleSerre Cosentine, diCerisano che hapremiato i poetiFerdinando Vigna e Massimo Cistaro Memorial inseritonel concorso di poesia del settimanale diocesano, Paroladi Vita “La poesia voce della fede” e che ha visto gli stes-si premiati anche tra i vincitori del concorso con l’asse-gnazione di attestati firmati dal direttore del Settimanale,don Enzo Gabrieli.

I poeti, che hanno partecipato al reading, invitati dallaBottega degli Hobbies di Vilma Perrone, sono oltre ai giàcitati, Angela Gallo, Rosa Leale, Marcello Manna,Carmine Marozzo, Elena Prete, Antonio Strigari,Francesco Tarantino, ospite d’onore il poeta GaetanoCaira, intermezzato dalla musica di Raffaella Scarpelli.

Una serata di arte egastronomia con lapartecipazione deipittori MimmoIntrieri, AngeloGnoato, ReginaRocco, MaurizioSavaglia, PatriziaDe Bernardo,Francesco Oriele.Patrizia DeBernardo, di Acri,ha frequentatol’Istituto d’arte diLuzzi, Cosenza. Lasua prima mostra il22 dicembre 2013,presso la ComunitàMontana. La tecni-

ca usata è olio su tela e con acrilico, una tecnica mista. Èanche paesaggista ma predilige i soggetti femminili per-ché è il simbolo della bellezza assoluta. Già giovanissi-ma inizia con gli schizzi, in seguito studia la tecnica aolio. La sua esperienza conoscere con la possibilità di ap-prendere attraverso ogni forma di arte.

Versi in mascheraReading poetico a Castrolibero

Nel V Centenario che quest'an-no segna il ritorno nelle Serre diCalabria dei Padri Certosini, inquella terra di paradiso - comescrisse San Bruno di Colonia -dove poi i suoi discepoli mona-ci e conversi amavano vivere (elo fanno ancora) all'ombra e nelprofumo di abeti secolari, sta-rebbe per compiersi un immanedelitto.Quello che si dice indetto dalComune che si fregia del nomedel Santo che vorrebbe far cassacancellando storia e memoria de-molendoli e vendendoli al mi-gliore offerente.È davvero incredibile! Fermiamotale scempio! È l'appello che rivolgo ai lettoridel settimanale perché aderisca-no tutti a tutelare un patrimonioche tutto il mondo ci invidia, in-viando il loro appoggio alla te-stata.

Salviamola Terra

di Paradiso

L’appello

Pietro De Leo

Stabilmente inserito da oltre sei mesi tra i venti titoli di saggisticapiù letti in Italia, L’Utilità dell’inutile di Nuccio Ordine, docente diLetteratura italiana all’Università della Calabria, domenica 9 mar-zo ha riconquistato la quarta posizione (raggiunta la prima volta loscorso novembre), confermandosi tra le iniziative editoriali di mag-giore successo proposte dalla Bompiani negli ultimi anni.I numeri che il libro di Nuccio Ordine può vantare sono effettiva-mente importanti. In Italia il volume è arrivato alla 9 edizione (46.000copie), con la casa editrice che annuncia come imminente la 10 edi-zione (51.000).Tuttavia, fin dall’esordio, avvenuto a settembre 2013, L’Utilità del-l’inutile si è reso protagonista di un crescendo inarrestabile di at-tenzioni e di apprezzamenti, sia da parte della critica che dei letto-ri. Dopo appena due settimane, infatti, il libro ha raggiunto 3 edi-zioni (15.000 copie), sorprendendo la stessa Bompiani, che pureaveva puntato con convinzione sull’opera del docente calabrese.L’impennata è arrivata dopo il caloroso post di Roberto Saviano sufacebook, il 27 ottobre, che sottolineava con forza il valore peda-gogico-culturale del saggio, e a seguito della partecipazione di NuccioOrdine a “Che Tempo che fa” di Fabio Fazio il 28 ottobre. Due mo-menti mediatici che hanno indubbiamente contribuito a lanciareL’Utilità dell’inutile, fino al quarto posto tra i libri più venduti disaggistica, pubblicata dal quotidiano la Repubblica il 3 novembre2013.Sempre in classifica tra i primi venti, domenica 9 marzo, come sidiceva, sia la Repubblica che l’inserto domenicale La lettura delCorriere della Sera, hanno indicato il libro di Ordine nuovamenteal 4° posto; un risultato tutt’altro che scontato per un libro uscito or-mai da diversi mesi, ma che evidentemente continua a ricevere l’ap-prezzamento del pubblico.Notizie non meno significative arrivano anche dalla Spagna e dal-la Francia.Nel primo paese, il libro è stato per molte settimane al 1 posto nel-la saggistica (in lingua catalana) e al 2° posto in lingua castigliana(nel settore Tascabili, dove figurano anche romanzi e best seller divaria natura), mentre l’ultima classifica, diffusa il 21 febbraio scor-so dal quotidiano El Mundo, ha visto L’Utilità dell’inutile, nella ver-sione castigliana, ancora al 3° posto nella categoria tascabili.In Francia, invece, è uscita a metà gennaio 2014 la prima edizioneaccresciuta (dopo le tre edizioni stampate nel corso del 2013), perun totale di quasi 10.000 copie vendute.Ma il successo del libro, come detto, ha ormai una dimensione mon-diale. Oltre alle edizioni in francese, catalano e castigliano, infatti,si annunciano anche quelle in cinese semplificato e in cinese tradi-zionale, in coreano, greco, tedesco, portoghese, galiziano, rumenoe bulgaro.Risultati che il rettore dell’Università della Calabria, Gino MirocleCrisci, commenta con soddisfazione: «Il libro sta suscitando un en-tusiasmo incredibile che naturalmente si riflette anche sulla nostraUniversità, orgogliosa di annoverare tra i suoi docenti il prof. NuccioOrdine, cui va l’apprezzamento mio e di quanti ogni giorno si ado-perano con dedizione e sacrifici per mantenere l’Ateneo di Arcavacatasu standard elevati di qualità scientifica e accademica».

sabato15 marzo 2014

XI

Di successo in successo

Nuccio OrdineA destra, le classifiche redatte da la Repubblica e dal Corriere della sera

Ancora al quarto posto in Italia “L'Utilità dell'inutile” del docente di Letteratura italiana all'Unical Nuccio Ordine

Pagine da podioPagine da podioCon 60milacopie venduteormai ha unadimensionemondialeTraduzionianchein francese,catalano,castigliano,portoghese,greco,rumeno,cinesee coreano

È terminata nei giorni scorsi la mostra dell’artista di Montevideo,Uruguay, ormai di adozione calabrese da quasi mezzo secolo, EdisonVieytes, tenutasi presso il Sit down - Arte contemporanea 2014 neigiorni scorsi a Cosenza e dal titolo Contaminazione natura, Vieytessi trasferisce a Cosenza nel 1982 e subito s’impone nel panoramaartistico locale per la sua impegnata attività pittorica. L’artista cheha ricevuto anche fuori regione importanti premi per la sua arte, co-me a Firenze, prima edizione Lorenzo de Medici “il Magnifico”conferito dall’associazione Galleria d’arte centro storico, una suaopera ha partecipato a una collettiva di pittura presso la GalleriaThuiller di Parigi, opera esposta durante una sua personale a Veneziapresso la Galleria Bonan Studio D’Arte Due. Vive la sua prima ado-lescenza nella natura incontaminata tra arte e bellezza del territoriodi Montevideo, infatti, le opere della sua primissima esperienza ar-tistica riproducono i paesaggi liberi, selvatici e sani della sua terra.Oggi attento, ma non rassegnato all’incuria dell’ambiente, rimaneparticolarmente impressa una sua opera in cui in un tramonto di bel-lezza marina, naviga un messaggio di amore in una bottiglia, perporre l’accento su come, a volte, anche dall’amore può nascere, ladisattenzione verso il Creato, Infondo anche una bottiglia che con-tiene un messaggio d’ amore è posta nel luogo sbagliato, e nocivoper l’ambiente.Di lui dice il critico d’arte, Fernanda Stefanelli: «Le sue opere cat-turano per il particolare linguaggio visivo e sono espressione di unavoce interiore e di un talento individuale. L’artista propone in inte-ressanti opere pittoriche immagini surreali ed espressioni figurateche inducono a esplorare diversi livelli di significato e rivelano te-mi di forte attualità, come quello dell’inquinamento ambientale.Numerose sono anche le tele in cui forte è il richiamo alla natura in-contaminata del suo paese di origine, ai colori della sua terra “gau-cha” che restituisce in nostalgiche visioni di forte impatto emotivo

e valore culturale: cavalli in libertà, “el gau-cho” guardiano di bovini, emblema del folk-lore uruguaiano, simbolo di libertà e amoreper la sua terra; e qui mi sovviene una fila-strocca della pampas che dice “en la guelladel querer - no hay animal que se pierda”“nel sentiero dell’amore - non c’è animaleche si perde”. Nei paesaggi en plein air del-la città che lo ospita, mentre sperimenta l’im-mediatezza degli effetti luminosi della vi-sione diretta, l’ebbrezza impetuosa del co-lore e ricorda la forza prorompente impres-sionista, ci rivela l’intimità, l’incanto, le con-traddizioni e le aspirazioni dell’anima delpopolo uruguaiano. Molta sua pittura trasu-da di una scalpitante liricità di vita vissuta edi accenti e scelte cromatiche che esaltano iltonalismo coloristico. Immagini che ci fan-no comprendere il reale dal punto di vista dichi s’interroga sulla bellezza del creato e sulrapporto tra l’uomo contemporaneo e il vi-vere in armonia con l’ambiente. Le evoca-zioni realiste incentrate sulla natura incon-taminata sono poi il fulcro generatore delle

sue ultime opere sul tema “contaminazione natura”: rappresenta-zioni metaforiche di una realtà vista con l’impegno ideologico dichi fa proprie le problematiche più scottanti del suo tempo. Immaginiche mostrano oggetti e situazioni irreali tanto particolari da scon-certare il fruitore. Vieytes ricorre a metafore utilizzando oggetti diuso quotidiano, figurazioni dal messaggio simbolico premonitoredi ciò che può ipotizzarsi come estrema conseguenza della conta-minazione della natura. Le sue opere pittoriche hanno bisogno diessere contemplate, studiate, capite e l’artista invita a osservarle, ad“ascoltarle” con devozione.La poetica che più gli è propria è quella che va oltre la percezionevisiva e vive all’interno di un proprio universo segnico e coloristi-co. Nei suoi dipinti coniuga una tecnica pittorica precisa, dettaglia-ta con l’innesto di una serie di simboli evocativi, passando attraversotoni impressionisti a una pittura pervasa da un lirismo cromatico di-visionista che attraverso piccolissime pennellate rende luminosa tut-ta la composizione, al fine di rappresentare una natura grandiosanella sua bellezza incontaminata.

Mentre con lo specchio della metafora ci fa riflettere sull’attualità delmomento rappresentato, animato dal forte sentimento di denunciaambientale, riverbera senza sforzo la complessità della vita moder-na, con le sue ambiguità e contraddizioni. Lo scopo dell’artista è an-che quello di trovare nuove espressioni figurate che meglio espri-mano le problematiche della vita reale, in modo da scuotere l’os-servatore sempre con nuovi innesti metaforici e che concorrano acreare nuove raffigurazioni sulla tela: un’ampolla di vetro, una bot-tiglia che galleggia nel mare o bloccata nella coltre di neve, nell’a-rida zolla si rivelano una salvezza o una prigione quando la manodell’uomo continua a riversarvi rifiuti.Aparlare di realismo, d’impressionismo e ancora di surrealismo pertentare di qualificare il linguaggio pittorico e stilistico di EdysonVieytes si rischia di pronunciarsi sulla sua pittura in modo generi-co. Abbiamo di fronte un pittore che sa trasformare immagini no-stalgiche in un linguaggio visivo contemporaneo mentre ci propo-ne una rappresentazione ricca di spunti contenutistici basata sul ve-ro oggettivo e nello stesso tempo surreale metaforico. Edyson Vieytesci dice che è proprio su questo filo sottile tra realismo e surrealismometaforico che cammina il suo pensiero di artista contemporaneo.Non c’è dubbio che il tema sull’inquinamento ambientale a livelloiconografico, compositivo e stilistico connota la sua produzione e,non trovando giusta sistemazione in alcuna corrente innanzi citata,designa l’artista ideatore di un personale linguaggio pittorico».

Lo abbiamo incontrato per sentire dalle sue parole come nasce lasua ispirazione: «I soggetti che maggiormente mi ispirano in que-sto momento sono quelli della natura deturpata, le bottiglie e i con-tenitori sparsi per essa, ma anche in altra opera ripropongo la scenadi una creatura, che è sollevata su una natura altamente contamina-ta dalle radiazioni. Amo molto i simbolismi che, posso dire, rac-chiudono messaggi diretti all’osservatore. La cosa che maggior-mente voglio trasmettere consiste nel fatto che tutti noi non faccia-mo nulla per evitare di deturpare l’ambiente e a volte immettiamosostanze, che vanno direttamente a danneggiarlo. Anche, a volte, ilriciclo del materiale che si fa in molte case di molti comuni non ser-ve a nulla se poi tutto il materiale è confluito in un solo luogo». L’ispirazione dell’artista nasce dal paesaggio attorno a sé, pitturaimpressionista e contemporanea tende al surrealismo. Da trent’an-ni che dipinge, oggi, sente la necessità di dare un senso più profon-do ai suoi soggetti, che siano anche impegno sociale. Fin da ragaz-zino amava molto il disegno, ma alla pittura si accosta solo in etàpiù adulta ai venti anni, appassionato di arte a tutto tondo era ancheun musicista, la pittura era uno stimolo innato in lui che svolgevasenza pensare, così ci dice Vieytes, ma a un certo punto si accorgeche studiare e approfondire ciò che forse era stata fin da giovanis-simo, anche se inconsapevole, la sua vera natura; così incomincia afrequentare una scuola per disegno pubblicitario, e fu lì che incon-trò uno dei più grandi acquarellisti contemporanei, Guarino, le cuiopere sembravano delle splendide fotografie, l’arte dell’acquarelloci dice infatti, il pittore Edison, è tra le tecniche più difficili, una pen-nellata sbagliata e la tela va buttata, fu suo professore e in Vieytesaveva per primo notato un talento innato, che con lo studio diven-ne più consapevole.

Lucia De Cicco

sabato15 marzo 2014

XII

Lo dice anche l’arte

Terminata a Cosenza la mostra dell'artista di Montevideo, Edison Vieytes

Basta con i rifiutiBasta con i rifiuti

Vieytessi trasferiscenella cittàdei Bruzinel 1982e subitos’imponenel panoramaartisticolocaleper la suaimpegnataattivitàpittoricaL’artista hauno sguardoattento e nonrassegnatoall’incuriadell’ambiente

L’artista Edison Vieytes al lavoroA bordo pagina

una delle sue opere più importanti

Presentato il 6 marzo presso l’auditorio Guarasci del liceo classicoB. Telesio il libro Vita di don Giussani edito Rizzoli, di AlbertoSavorana. A parlarne con l’autore, il magistrato Biagio Politano, ilgiornalista Piero Sansonetti, che l’ha intervistato, ponendo una seriedi domande, che poi attraversano il dubbio umano dell’esistenza diDio della presenza dello Spirito Santo in laici, atei e praticanti; l’in-contro è stato moderato dal giornalista, Pasqualino Pandullo; ha in-trodotto Carlo Trentacapilli, di Comunione e liberazione; era pre-sente anche l’arcivescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari. Un testo,quello di Savorana, dedicato a Julian Carron, oggi guida del movi-mento nazionale di Cl, con Francesca, Pietro, Giovanni, Maddalenaa Caterina.«La gioia più grande della vita dell’uomo è sentire Gesù vivo nellecarni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illu-sione o sterco». Con queste parole, che don Giussani esprime in unalettera indirizzata a un amico, racconta l’autore, potrebbe essere rac-chiusa tutta la vita di don Giussani, che visse alla luce anche della fi-gura paolina, quando affermò nelle sue lettere: «Tutto ormai io re-puto una perdita davanti alla sublimità della conoscenza di CristoGesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cosee le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di es-sere trovato in Lui» (Fil. 3,8-9).Il giornalista Sansonetti nella serie di domande/dubbio all’autore chepoi si sono rivelate essere le domande che attraversano la vita di donGiussani, ci ha confermato essere in realtà una sola la questione:“Come la vita dell’essere umano si rapporta all’intero Universo e dicome questo approccio può essere differente tra credenti e atei?”.È affrontato, nel testo, il tema del rapporto tra ragione e realtàed essendo la realtà più vasta della ragione essa risulta essererattrappita se s’identifica con la misura del reale. Nel suo espor-re, Piero Sansonetti ha spaziato dall’autorità ecclesiale alla for-za sessantottina del movimento di Cl di andare controcorren-te e del rifiuto del pensiero unico, il mettere in discussione ciòche non si può mettere in discussione. Nulla in un Paese è piùdannoso del pensiero obbligatorio, afferma Sansonetti; men-tre Cl pone valori e non moderazione, essi si riveleranno ne-gli anni in cui nacque Cl. Una grande avventura, la definisceSansonetti, quella di Cl che ha accompagnato il movimentonel suo essere anticonformista che lo avvicina ai laici con lacapacità di mettere in discussione tutto con la sua grande aper-tura mentale. Le domande-chiave poste in finale d’interventodal giornalista sono state rivolte al valore della fede: “essa puòinteressare di là delle figure come Cristo o Giussani un mon-do laico?. E ai cattolici può interessare un confronto di un mondoche non ha la fede, la rispetta, ma non vi aderisce e che vive nella si-curezza della morte?”.L’intervento di monsignore Nunnari si è concentrato sulla figura diLugi Giussani, che era importante per una Chiesa che potesse dia-logare con il mondo e in un periodo di grande chiusura della stessa. Ad Alberto Savorana, l’autore, le conclusioni: «Don Giussani nonha avuto paura del mondo e non ha avuto neppure il disprezzo delmondo; e standogli accanto non ho avuto mai la percezione di un uo-mo impaurito dal mondo moderno. Egli è figlio della modernità edurante il suo percorso di studio trova in Leopardi il suo accompa-gnatore, il pessimista cosmico, ateo, compagno di giovinezza e ditutto il suo itinerario religioso», così esordisce l’autore all’inizio delsuo appassionato intervento. Ha aggiunto che trovandoci di fronte a

un ateo, si può anche leggergli un’intera biblioteca in cui si affermal’esistenza di Dio e riuscirne anche a fornire la prova di ciò, ma luirimarrà senza la fede. Eppure don Giussani non ha fatto altro cheporre l’accento sul cuore dell’uomo: esso è identico in ogni esserevivente ed è così, afferma Savorana, che il giovane prete Giussani,nel 1954, insegnando in un liceo, comincia a interessare agli studentinella sua figura, molti dei quali del cristianesimo non sapevano nul-la, ma in ognuno di loro c’era quel cuore umano che come in tutti sipone delle domande e cerca la felicità. In fondo, aggiunge Savorana,non è ciò che ha fatto anche Cristo con l’adultera?Ed ecco allora che c’è un qualcosa di più profondo, il valore perso-nale è oltre, a volte, anche della stessa cattiveria. Per Giussani l’a-vere incontrato Cristo non era avere chiuso una partita; egli aderiscealla realtà in ogni circostanza. Anche nel momento della sua malat-tia, che poi lo porterà alla morte, scorge la bellezza delle giornate disofferenza, perché non belle in quanto tali, ma belle in quanto vere.L’esperienza per Giussani non è solo fare delle cose, ma trovare inessa qualcosa di più grande e verificare se ciò che si è provato cor-risponda al bisogno profondo che è dentro di noi. Questa esperien-za, dice Savorana, diventa occasione di dialogo per Giussani e il dia-logo è relazione, il rapporto tra due esseri comunicanti, che è alla ba-se della verità cristiana. La verità cristiana è basata su ciò, un’espe-rienza con un’altra esperienza, che fa crescere in quanto reciprocaricchezza e consiste nella scoperta dell’altro e della sua libertà.

Abbiamo incontrato Alberto Savorana alla fine della presentazionedel libro. Giornalista professionista dal 1987, ha lavorato presso Rai-Usa a New York. Ora è responsabile dell’ufficio stampa e pubblicherelazioni di Cl e delle attività editoriali. Ha collaborato con donGiussani alla realizzazione della collana Bur “I libri dello Spirito cri-stiano”.Qual è il ricordo che conserva della collaborazione con don Giussani?L’ho incontrato negli anni dell’Università, ero già aderente aComunione e liberazione. Diventammo amici, anzi fu di più, un pa-dre; la mia vita è molto legata a don Giussani, ché mi ha aiutato acapire molto di più non solo del privato, ma anche nel lavoro. La fi-ducia per lui non era un qualcosa, che veniva aggiunto alla vita dal-l’esterno, ma era la modalità più umana di vivere la stessa. Il modocon cui affrontare le emergenze del vivere in ogni situazione dallavita quotidiana al lavoro, alla situazione della malattia.Papa Francesco sembra vivere il quotidiano con la stessa verità e ade-sione totale alla realtà di don Giussani! Si trova d’accordo con que-st’affermazione?Ci sono aspetti di grande vicinanza, entrambe sono figure afferrateda Cristo, un dato di gande evidenza. Cristo essendo il centro dellaloro vita, gli ha consentito di essere aperti verso tutto e tutti. Mettendoin discussione pregiudizi e preconcetti e sacrificando la loro vita so-lo aderendo a ciò, rinunciando alla pretesa di affermazione di sé.La pretesa del mondo di resistere all’accoglienza della fede e il suoabbandono alla moda del tempo...È la pretesa dell’uomo moderno di essere misura di tutta la realtà. Indon Giussani ha trovato una risposta non di rifiuto, ma di accetta-zione del limite del mondo che ha aiutato giovani e adulti a ripren-dere possesso di se stessi, rendendosi conto che l’uomo è molto dipiù dell’immagine che ci si è costruiti. L’uomo è in ricerca, nulla glipotrà impedire di cercare una risposta alle sue domande, origine del-la libertà che don Giussani ha testimoniato e che Papa Francesco sug-gerisce ogni volta che si muove e parla. La libertà, che non è assen-za di legami e certezze bensì la testimonianza di un uomo che haun’unica certezza, che ha un solo padrone (Cristo) a differenza di al-tri che per non avere un solo padrone sono schiavi di tutti.

sabato15 marzo 2014

XIII

di Lucia De Cicco

Pillole di fede

La vita coraggiosa di Don Giussani

Oltre le apparenzeOltre le apparenze

Presentatopresso

l’auditorium“Guarasci”

del liceoclassico

B. Telesioil libro

“Vita di donGiussani”

edito Rizzoli,di AlbertoSavorana

L’autoreAlberto Savorana

A centro paginala copertina del libro

Il maestro Severino non aveva alcuna voglia di cimentarsi con undiscorso che riguardasse la condizione delle tradizioni popolari diquesta terra di Calabria. Eppure quando si parla di questo argomentoscatta come una molla ed attacca subito. Qualche volta non si sen-te perfettamente in forma e non ha grande voglia di conversare. Maquesti argomenti sono pane quotidiano per i suoi denti e gli bastaun minimo di insistenza che parla e non si ferma più. Il luogo delnostro incontro è sempre lo studio dentro il quale frequentano gliappassionati della musica, fanno le prove tanti suoi amici che por-tano da casa i loro strumenti musicali, la figlia Giovanna insegnacanto e strumenti vari (chitarra, piano, basso) per tanti allievi chesono il meglio che nasce dalle attività educative e formative in fat-to di musica pere questa zona dalle grandi tradizioni popolari efolckoriche. In una delle vie centrali di Reggio, in questo studio, sidanno appuntamento gli appassionati della musica ed apprendonolezioni, si fanno una propria esperienza sotto guida, si esercitano insuoni e roba da pentagrammi, passano un tempo meraviglioso persviluppare la loro capacità creativa e imparare al meglio uno stru-mento musicale.

Severino attacca, una volta sensibilizzato in questo giorno difficile, eparla di tutte le sue esperienze in qualità di unico reggino che ha unaconoscenza quasi completa in materia di attività quotidiana e tradi-zionale relativamente a quella che è una delle grandezze mai ab-bondantemente sfruttate della città di Reggio Calabria e che riguar-da, appunto, la creatività popolare che da una parte ha prodotto di-versissime testimonianze di cantanti, autori e gruppi folk e dall’al-tra ha dato luogo alla composizione di diversi gruppi orchestrali chesono andati e vanno per la maggiore in tante parti d’Italia ed all’e-stero dove vengono chiamati proprio perché originali, frutto di unatradizione che viene da lontano, espressione genuina dell’anima po-polare.Il professore Grio, un ottimo medico che opera in ospedale vicinoospedale, è un appassionato di violino e non manca mai da questostudio quando la professione di medico gli lascia le ore libere. Dice:«Il violino è la mia seconda passione, dopo la professione. Anzi, èla prima perché di fronte al violino lascerei anche la professione, incerti momenti, viene in secondo ordine. Facendo il medico, in ospe-dale, sicuramente utilizzo anche la mia creatività. Non tralascio nul-la e mi dedico con grande volontà. Quella del medico è una profes-sione che ho scelto e mi porterò sempre nella vita. Il violino, la fre-quentazione dello studio del maestro Severino, rilassa, mi restitui-sce carica dopo ore interminabili in sala operatoria con ammalati ditutte le specie che hanno tanto bisogno di attenzione, di cure, di ta-gli, di cuciture, di infinita attenzione e dedizione. Ma io penso cheognuno di noi faccia bene la propria professione, qualunque sia, acondizione che mantenga integra la propria personalità, indipen-dentemente dal mestiere o dall’arte che svolge, se mantiene equili-brio, sorriso, benevolenza, condizione fisica ideale, tranquillità; sevive soddisfatto e lieto della propria giornata. Ama il violino da tan-to e diventa sempre più un elemento di equilibrio e di tranquillità.Opero meglio, se mi sento tranquillo e realizzato».Anche la moglie di Grio frequenta lo studio e fa scuola con Giovanna,sicuramente la migliore cantante di Reggio Calabria. Giovanna ri-de sempre quando fa scuola, è sempre gioiosa, contenta. Basta cheapra la bocca che di essa si capisce che è una grande cantante, nataper cantare, per insegnare canto. Ed ha tantissimi allievi ed allieve.La sua voce è argentea, con tonalità da autentica cantante lirica, tan-to che canta le più impegnative canzoni napoletane che richiedonoaltezza di voce, tonalità di massima acutezza, esprime con tranquillitàquella che comunemente è considerata la nota più impegnativa eche viene chiamata il “do di petto”.

Dalla scuola di Giovanna e Antonio Severino nascono fiori di cantantie suonatori di chitarra. Il luogo di questi importanti artisti reggini èmolto frequentato e tutta Reggio ha poche altre possibilità di espe-rienza nel campo artistico e della composizione musicale.

Gino è un altro cantante impegnato e, pur in età sicuramente moltoavanzata, ha riscoperto la sua passione per il canto. Mi dice: «Quandoero giovane cantavo. Poi ho smesso, col passare degli anni e il mol-tiplicarsi delle attività e dei doveri famigliari, ho avuto ben altri com-piti da svolgere ed altre ragioni per impegnare le mie ore quotidia-ne. Ho fatto un ottimo lavoro per vivere e mantenere la mia fami-glia e rispetto al cantare posso dire che ho avuto molte distrazioni.Ma ora, diciamo nella vecchiaia, frequentando il maestro Severino,m’è tornata la passione di quando avevo giovinezza e tranquillità espensieratezza. La chitarra si Severino ti fa cantare senza volerlo.La tua voce, con essa trova l’accordo adeguato e non ti fa mi fati-care per cominciare una canzone. Io tralascio qualsiasi cosa per ve-nire qui, passare le mie ore con gli altri che suonano, cantano, com-pongono una orchestra che continuamente viene utilizzata in diver-se piazze ed in tanti locali per allietare serate ed accompagnare gen-te in voga di divertimento. Facciamo diverse serate e siamo ancheapprezzati moltissimo. Peccato che in questo nostro ambiente nonc’è l’attenzione che avrebbe dovuto esserci da parte delle autoritàlocali che trascurano, quando proprio non stanno fuori del tutto, ogniforma di attività che riguarda il folklore e le attività sociali. Diciamoche anche qui il pubblico viene trascurato ed i nostri politici espri-mono il difetto del disinteresse».

Severino afferma: «Dalle nostre parti c’è una delle più intense atti-vità tradizionali di folklore. Qui vicino c’è Cardeto che vanta il piùantico gruppo folck della nostra zona. È un gruppo fatto da un uo-mo con una folta barba a coprire gran parte della sua faccia». Lochiamavano anche “barbozza” appositamente. Era l’amico fedeleche guidava il gruppo, dopo averlo inventato, con maestria inimi-tabile e animava tutte le piazze dei paesi circostanti. Andavano an-che fuori della Calabria, negli altri paesi del Nord ed anche all’e-stero. Anzi, all’estero era conosciuto con “il gruppo reggino”. Neipaesi d’Aspromonte era conosciuto come nessun altro e tutto lo ama-vano, volevano sentirlo, aspettavano la festa del Santo patrono pergodersi la serata con il gruppo dell’amico Fedele che lo curava, lopreparava, ci lavorava un anno intero, giorno dopo giorno, per por-tarlo a migliori condizioni in modo da non avere mai critiche ed ave-re sempre applausi.

sabato15 marzo 2014

XIV

Il racconto

Il maestro Severino e la figlia Giovanna

Tradizioni di CalabriaTradizioni di Calabriadi Giuseppe Aprile

Una dellegrandezzemai abbon-dantementesfruttatedella cittàdi ReggioCalabriariguardala creativitàpopolare

I complessi più consistenti su Reggio sono quelli di Enzo La Faceche impegna tutta la famiglia in modo meraviglioso e molto impe-gnativo. Enzo, Pina. Adele e Bartolo La face sono sempre in atti-vità. Notevoli sono le loro voci. Pina è conosciuta come una dellemigliori cantanti folk di questa terra. Forse, come cantante folk, è lapiù dedita, la più conosciuta, la più devota. Tutti la apprezzano e tut-ti la richiedono sui palchi delle piazza. Adele si dedica pure a can-zoni nazionali. Non è specifica solo per il folk per come qualcunogli ha consigliato sempre perché sfruttasse senza limiti la sua for-tissima e intonata voce. Dice: «La mia attività risente dell’ambien-te. Siamo in una realtà assai trascurata, dove si fanno tante parole esi concretizza poco. I soldi li spendono per cantati di grido , milio-ni a non finire e noi restiamo senza lavoro. Abbiamo le doti, la pas-sione, ci mettiamo tutto quanto serve per raggiungere risultati im-portanti, ma poi basta un nome che la televisione ti ha pubblicizza-

to e la curiosità prende il sopravvento sui valori. Chiamano e paga-no abbondantemente i forestieri e lasciano da parte i locali che nonhanno santi in paradiso. “La roba di altri è sempre meglio” dice unantico proverbio calabrese. Di questo passo è meglio cambiare me-stiere o tentare fortuna nelle città del Nord. Èquello che quasi ten-do a fare».

Gruppo impegnato è pure quello di Natino Rappocciolo “I calabre-selli” che si esibisce anche all’estero. Poi c’è Micu u Pulici che can-ta e fa spettacolo per far ridere e allietare anche con barzellette e sce-ne proprie ricavate da sue personali combinazioni.Altri gruppi che vanno per la maggiore ce ne sono in abbondanza,ma meritano ttti una trattazione in partitore, Cosa che ci riserviamodi fare assieme al maestro Severino che sa “tutto di tutti” e ci puòdare indicazioni per una storia completa delle tradizioni folck di que-sta terra che non riesce a sfondare nel turismo, nell’arte, nelle tradi-zioni, Si potrebbe dire “tanta abbondanza, tanta passione ma pocosuccesso e poca utilizzazione”.

Tutta la gente del popolo ama il folklore ed è orgogliosa delle suetradizioni locali. Non c’è persona che non parli bene di esso, nonc’è persona che non sappia i nomi degli artisti impegnati o che du-rante le feste non gradisca l’esibizione. Poi, però, quando arriva ilpersonaggio della TV è un’altra cosa. Tutti pensano al miracolo,scambiano il nazionale come privilegio sul locale. «E si sbaglia»come dice il nostro amico Severino. «I nostri valori non sono infe-riori a quelli degli altri. Io - continua - non invidio nessuno. Ho cin-quecento composizioni di cui sono autore per le parole e per le mu-siche. Solo che devo dire di non avere come affermarle. La televi-sione è lontana da noi, ha i suoi mercati, le sue pubblicità. Sta a Romae di noi non s’è mai curata e mai si curerà. La televisione ha im-pressione, sembra che chi va in televisione è un dio e chi sta a rom-persi le ossa lavorando e sacrificandosi, creando, debba restare fuo-ri gioco. Qui da noi ci sono grandi cantanti, belle composizioni, can-zoni di rilievo non meno belle di quelle che cantano in televisioni enessuno ci bada, tutti io nazionali ci snobbano. Restiamo sempre le-gati alla nostra passione che è il nostro denaro, il nostro sostegno,la nostra unica risorsa su cui puntare senza mai stanchezza».

Si aggiunge a noi Giovanna Severino che ha finito le sue ore di le-zione e ci dice: «Vedete io sono legata alla mia terra. Le ragioni chemi hanno portato sin da piccole, nella e con la mia famiglia, ad ama-re la musica ad imparare quello che ho imparato, sono intoccabili.Resto sempre qui e fare il mio possibile lavoro. Non mi faccio tira-re dal successo pratico. Mi interessa il successo artistico. Invece miofratello Domenico ha abbandonato ogni incertezza e s’è buttato suRoma dove ha lavorato ed ha costruito una vita di successo artisti-co. Va in Cina, in Francia, in Africa. È collegato con importanti per-sonaggi della televisione e fa la sua vita sfruttando il sapere che ini-zialmente gli è derivato dalla vita famigliare, con mio padre sem-pre alla guida. Oggi va da solo. Io continuo la mia passione per incanto, sviluppo la mia attività creativa e lascio al tempo, senza al-cuna forzatura, il mio avvenire di artista. Quello che faccio mi sod-disfa e continuo a scoprire talenti, cercare sempre più amatori del-lo strumento musicale ed amanti del canto perché quello che contanon è il successo, ma la concretezza delle cose. Il successo non mi-gliora nessuno. Il lavoro sicuramente si e la capacità e la forza crea-tiva restano la base per ogni attività educativa, formativa, artistica».

sabato15 marzo 2014

XV

Il racconto

Cantanti,autori,gruppi folke orchestraline sono testi-monianza

Nel quadro delle iniziative promosse dall’Associazione culturale Le Musearte sui personaggi calabresi del passato che ritornano a noi, sabato 15 mar-zo alle ore 17.00 nell’aula Magna del Conservatorio di musica “StanislaoGiacomantonio”, in via Portapiana, Emilio Tarditi relazionerà sul tema: Laproposta culturale del musicista Giuseppe Giacomantonio. Seguirà un mo-mento musicale a cura del Conservatorio S. Giacomantonio.Esibizione di Roberto Nadiani, tenore, Anna Cirullo, soprano e MarcoMandoliti, pianoforte. Introdurranno la direttrice del Conservatorio di musica, maestro AntonellaCalvelli e la presidente dell’associazione Le Muse Arte, dottoressa MyriamPeluso.Per questo evento sono state realizzate due opere pittoriche dall’artista al-banese Emin Shaqja che saranno a disposizione del pubblico.

Personaggi calabresi del passato che ritornanoLa proposta culturale di Giuseppe Giacomoantonio

il presidente dell’associazione, Myriam Peluso