vivremo del lavoro, o pugnando si morrà! · Noi dovremmo cercare di meritare un po' più...

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Anno XXII. 5S9 A^AJMMUh 20 Maà|;io 1922 COMUNISTA - ANARCHICO. 1 ■■IIHDi^tfi ^^^>^^^»"*» SVIZZERA ED ITALIA Abbonamento : annuo, fr. 5; semestrale, fr. 2.50 Un numero separato : io cent. PERIODICO QUINDICINALE Indirizzare lettere e vaglia : IL RISVEGLIO Rue des Savoises, 6, GINEVRA (Svizzera) PAESI DELL' UNIONE POSTALE Abbonamento : annuo, fr. 5; semestrale, fr. 2.50 Un numero separato ì io cent. O vivremo del lavoro, o pugnando si morrà! I DISOCCUPATI : Nulla, proprio mai nulla da fare... Facciamo una barricata ! NOTE DI PRIMO MAGGIO Non è difficile scorgere come la crisi terribile, radicata nel vivo del sistema statalcapitalistico e che getta la sua ombra malefica snlla società in genere e sul proletariato in ispecie, ha rag giunto un tal grado d'intensità e di sviluppo da domandare, esigere comunque uno sbocco, una soluzione. Purtroppo però, fra luna e l'altra delle due parti preposte a risolverla, regna tale una confusione ed incoscienza, da lasciar sup porre che lunga sarà l'agonia della vecchia e non meno lungo e penoso il parto, l'avvento della nuova società. Da un lato, infatti, gli Stati capi talistici in lotta fra loro per le egemonie nazio nali ed economiche e solidali nella lotta contro il proletariato ; dall'altro, il proletariato con corde fondamentalmente nelle sue frazioni sul problema dell'eliminazione del capitalismo, ma discorde nei mezzi e nelle vie da seguire per la bisogna e nell'indirizzo da dare alla nuova so cietà. Così mentre le borghesie nell'ennesima loro adunata, che ha luogo a Genova, manovrano per scaricarsi mutuamente il peso che in comune le schiaccia, il proletariato da Francoforte a Berlino e a Roma va cercando la soluzione nel l'unione assurda di forze eccentriche che si eli dono e si paralizzano. Un'altra prova di questo controsenso, di que sto errore tragico, è per me emersa dallo svol gimento del comizio indetto il Primo Maggio dal l'Alleanza del Lavoro qui a Milano, dove parla rono oratori di ogni partito e tendenza, provo cando un senso di malessere e di disgusto in quanti intendono il significato, il carattere inti mo e grandioso del Primo Maggio. E questo ma lessere si rivelò subito, allorché dopo gli accenti vibrati del rappresentante dei ferrovieri e del l'Unione Sindacale Italiana, inneggianti alla solidarietà operosa e fattiva, intesa a fronteggiare l'incalzante, intollerante e intollerabile reazione per le vie maestre dell'azione diretta di classe e rivoluzionaria, sorse a parlare il vecchio Tu rati che, nella sua qualità di rappresentante del Partito socialista, si profondò in una critica ser rata controia Direzione di questo Partito, affer mando l'inanità di ogni movimento rivoluzio nario e la conseguente necessità di collaborare con quella parte di borghesia industriale, non necessariamente reazionaria come quella terrie ra, e di cercare in questo incuneamento un punto d'appoggio per far leva sul regime capi talistico. Bisogna tuttavia riconoscere che, a parte l'il lusione turatiana di dividere il campo borghese, che nello stesso giuoco parlamentare ritrova au tomaticamente la sua base di solidarietà di fronte ad ogni sia pur minima pretesa sociali stoide. Turati prospetta una linea, un piano di azione che non possiedono la Direzione del suo partito, i comunisti che per bocca del Graziadei patrocinarono l'idea dello sciopero ri voluzionario, affacciando la punta del dubbio e della sfiducia sulla possibilità attuale di riuscita. Un qualche cosa come un suicidio eroico. Ma Turati svelò sinceramente il piano di azione ri formista, annunciando l'imminente creazione del Partito Indipendente del Lavoro, alla quale lavorano alacremente i dirigenti la Confedera zione Generale del Lavoro, partito i cui grandi manifesti già tappezzavano la città, con un pro gramma intonato alla necessità della ricostru zione nazionale e statale. Disgraziatamente anche per il fatto dell'inde cente gazzarra che si disfrenò, l'oratore degli anarchici, che si trovò a parlare per uno degli ultimi, non trovò modo di rilevare la pericolosa situazione nella quale vengono a trovarsi i rivo luzionari in seno all'Alleanza del Lavoro, limi tandosi a stigmatizzare quegli atti di bestiale e settaria violenza ostruzionistica, sabottatrice di ogni discussione proficua, e invitando il prole tariato tutto a pensare seriamente alla situazio ne precaria attuale, specialmentein quelle plaghe agricole, dove la reazione combinata dello Stato e del fascismo schiaccia, martoria e disperde le milizie vinte del lavoro, Ma tant'è. Il problema, posto dal Turati e vi sibilissimo ovunque nelle sue linee generiche, s'impone senza indugio all' attenzione delle falangi rivoluzionarie. Da troppo tempo le fur besche manovre riformiste fanno il giuoco, cosciente 0 incosciente, del capitalismo interna zionale, grazie alla discordia e all'apatia dei rivo luzionari che si bisticciano siili' ipotetica^ pelle . * * ■■

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Anno XXII. N» 5S9

A ^ A J M M U h

20 Maà|; io 1922

COMUNISTA - ANARCHICO. 1 ■■IIHDi^tf i

^^^>^^^»"*»

SVIZZERA ED ITALIA Abbonamento : annuo, fr. 5; semestrale, fr. 2.50

Un numero separato : io cent.

PERIODICO QUINDICINALE Indirizzare lettere e vaglia : IL RISVEGLIO

Rue des Savoises, 6, GINEVRA (Svizzera)

PAESI DELL' UNIONE POSTALE Abbonamento : annuo, fr. 5; semestrale, fr. 2.50

Un numero separato ì io cent.

O vivremo del lavoro, o pugnando si morrà!

I DISOCCUPATI : Nulla, propr io mai nulla da fa re . . . Facciamo una barr ica ta !

NOTE DI PRIMO MAGGIO Non è difficile scorgere come la crisi terribile,

radicata nel vivo del sistema statal­capitalistico e che getta la sua ombra malefica snlla società in genere e sul proletariato in ispecie, ha rag­giunto un tal grado d'intensità e di sviluppo da domandare, esigere comunque uno sbocco, una soluzione. Purtroppo però, fra luna e l'altra delle due parti preposte a risolverla, regna tale una confusione ed incoscienza, da lasciar sup­porre che lunga sarà l'agonia della vecchia e non meno lungo e penoso il parto, l'avvento della nuova società. Da un lato, infatti, gli Stati capi­talistici in lotta fra loro per le egemonie nazio­nali ed economiche e solidali nella lotta contro il proletariato ; dall'altro, il proletariato con­corde fondamentalmente nelle sue frazioni sul problema dell'eliminazione del capitalismo, ma discorde nei mezzi e nelle vie da seguire per la bisogna e nell'indirizzo da dare alla nuova so­cietà.

Così mentre le borghesie nell'ennesima loro adunata, che ha luogo a Genova, manovrano per scaricarsi mutuamente il peso che in comune le schiaccia, — il proletariato da Francoforte a Berlino e a Roma va cercando la soluzione nel­l'unione assurda di forze eccentriche che si eli­dono e si paralizzano.

Un'altra prova di questo controsenso, di que­sto errore tragico, è per me emersa dallo svol­gimento del comizio indetto il Primo Maggio dal­

l'Alleanza del Lavoro qui a Milano, dove parla­rono oratori di ogni partito e tendenza, provo­cando un senso di malessere e di disgusto in quanti intendono il significato, il carattere inti­mo e grandioso del Primo Maggio. E questo ma­lessere si rivelò subito, allorché dopo gli accenti vibrati del rappresentante dei ferrovieri e del­l'Unione Sindacale Italiana, inneggianti alla solidarietà operosa e fattiva, intesa a fronteggiare l'incalzante, intollerante e intollerabile reazione per le vie maestre dell'azione diretta di classe e rivoluzionaria, — sorse a parlare il vecchio Tu­rati che, nella sua qualità di rappresentante del Partito socialista, si profondò in una critica ser­rata controia Direzione di questo Partito, affer­mando l'inanità di ogni movimento rivoluzio­nario e la conseguente necessità di collaborare con quella parte di borghesia industriale, non necessariamente reazionaria come quella terrie­ra, e di cercare in questo incuneamento un punto d'appoggio per far leva sul regime capi­talistico.

Bisogna tuttavia riconoscere che, a parte l'il­lusione turatiana di dividere il campo borghese, che nello stesso giuoco parlamentare ritrova au­tomaticamente la sua base di solidarietà di fronte ad ogni sia pur minima pretesa sociali­stoide. Turati prospetta una linea, un piano di azione che non possiedono né la Direzione del suo partito, né i comunisti che per bocca del Graziadei patrocinarono l'idea dello sciopero ri­voluzionario, affacciando la punta del dubbio e

della sfiducia sulla possibilità attuale di riuscita. Un qualche cosa come un suicidio eroico. Ma Turati svelò sinceramente il piano di azione ri­formista, annunciando l'imminente creazione del Partito Indipendente del Lavoro, alla quale lavorano alacremente i dirigenti la Confedera­zione Generale del Lavoro, partito i cui grandi manifesti già tappezzavano la città, con un pro­gramma intonato alla necessità della ricostru­zione nazionale e statale.

Disgraziatamente anche per il fatto dell'inde­cente gazzarra che si disfrenò, l'oratore degli anarchici, che si trovò a parlare per uno degli ultimi, non trovò modo di rilevare la pericolosa situazione nella quale vengono a trovarsi i rivo­luzionari in seno all'Alleanza del Lavoro, limi­tandosi a stigmatizzare quegli atti di bestiale e settaria violenza ostruzionistica, sabottatrice di ogni discussione proficua, e invitando il prole­tariato tutto a pensare seriamente alla situazio­ne precaria attuale, specialmentein quelle plaghe agricole, dove la reazione combinata dello Stato e del fascismo schiaccia, martoria e disperde le milizie vinte del lavoro,

Ma tant'è. Il problema, posto dal Turati e vi­sibilissimo ovunque nelle sue linee generiche, s'impone senza indugio all' attenzione delle falangi rivoluzionarie. Da troppo tempo le fur­besche manovre riformiste fanno il giuoco, cosciente 0 incosciente, del capitalismo interna­zionale, grazie alla discordia e all'apatia dei rivo­luzionari che si bisticciano siili' ipotetica^ pelle

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2 IL RISVEGLIO

dell 'orso. Cosi di fronte al nascituro Partito In­dipendente del Lavoro, nel quale entreranno in blocco la Confederazione Generale del Lavoro e la frazione riformista del Partito socialista italia­no, è lecito domandarsi cosa faranno i comuni­sti militanti quale minoranza nella pr ima ed i cosidetti rivoluzionari formanti la maggioranza del secondo? Seguiranno, pe r l e loro vecchie fi­sime unitarie, gli uni e gli altri a rimorchio i riformisti, oavrà luogo una nuova e più formi­dabile scissione nel campo politico come in quello economico e sindacale i>

11 problema non è da affrontarsi alla leggiera, ed è perciò che crediamo utile ch'esso venga get­tato nell'arena dell 'esame e della discussione at­tenta e spassionata, alfine di i l luminare le masse e metterle in grado di giudicare e di agire con cognizione di causa e ponderatezza

In quanto a noi, il problema ci sembra solo risolvibile con lo spezzamento dell'equivoco uni­tario che sovrasta e paralizza, dal Partito Socia­lista alla Confederazione e all'Alleanza del La­voro, tutto il movimento proletario italiano, e con l'alleanza delle forze veramente e fattiva­mente rivoluzionarie, sovra m a base di mutuo rispetto e tolleranza e con un programma di realizzazioni sociali larghe quanto più i tempi e le circostanze lo permettono.

Nutnilore.

N. d. li. Non condividiamo interamente l'opi­nione del nostro collaboratore. L'esperienza ci ha insegnato a non sperare troppo dai cosidetti grandi organismi proletari e crediamo ci sia megli» da fare al presente per noi che cercare delle alleanze. Ne parleremo in un prossimo numero.

Pel nostro movimento In u n vecch io n u m e r o della Cronaca Sov­

versiva (- d i c e m b r e i()i,).) t r o v i a m o r i s t am­pa to senza c o m m e n t i q u e s t o nos t ro a r t i co lo , che r i a s s u m e il n o s t r o pens i e ro i m m u t a t o sul le q u e s t i o n i s e m p r e m a g g i o r m e n t e di­scusse fra c o m p a g n i .

Noi dovremmo cercare di meritare un po' più materialmente il nostro titolo di rivoluzionarii, col considerare sempre come possibile e non lontana un'insurrezione armata e prepararci in conseguenza. Ma per parte nostra crederemmo un errore l'isolarci dal movimento operaio d'ogni giorno, benché fatto evidentemente per un riformismo illusorio. Bisogna che al momento di un'azione decisiva, non abbiamo l'aria di piovere dal cielo e siamo conosciuti non solo da poliziotti e spie, ma anche da quella massa che potremo tanto meglio sollevare con noi quanto più avrà già subito da un certo tempo la nostra influenza. L'elemento anarchico non può che rimanere sempre piccola minoranza, ma occorre crescere di molto in­torno a noi il numero dei simpatizzanti, che ci per­mettano di diventare sempre più audaci, intuendo che basterà una forte crisi, magari un'incidente di non grande importanza, un'ingiustizia più special­mente sentila per ragioni impreviste, perchè si met­tano interamente con noi e ci seguano nell'azione. Un movimento popolare d'emancipazione non ècon-cepibile che anarcliieamenle, ma avverrà, come nel passato, che sarà fatto col concorso di una massa ta quale agirà più per istinto che per scienza. Perchè si si dovesse aspeltareche tutti abbiano un'idea precisa e una visione chiara del divenire, prima di scendere in lotta, continueremmo a lasciar predominare un ambiente ed un insieme di istituzioni, che sono ap­punto il maggior ostacolo ad un serio mutamento, ad una trasformazione radicale della mentalità e dell'opinione dei molti.

L'anarchia non è un partito, che abbia da far trion­fare delle individualità, dei capi, ma una tendenza che cerca di penetrare tutta la vita sociale per rinno­varla.Noi non arrechiamo al mondo una legge nuova per surrogare la vecchia, ma alla coercizione ed al­l'autorità vogliamo sostituire l'accordo naturale e la libertà. E quando parliamo di penetrazione intendia­mo che si eserciti non nei vecchi istituti statali e ca­pitalistici, perchè allora si risolverebbe in un fallace assorbimento, ma dovunque si lavora, si studia e si lotta pel benessere e il progresso di tutti e non più a scopo di dominio e di speculazione.

Torniamo dunque alla propaganda ed alla prepa­razione insurrezionale, senza però isolarci da tutte quelle manifestazioni della vita proletaria,che,erratt in sé stesse, servono però a mantenere lo spirito di opposizione, di resistenza e di protesta, che spetterà a noi di mutare poi in spirito ed in azione di rivolta.

Ricordiamo sempre le vittime politiche !

Umanità Nova Amministrazione : Casella postale 4 u . ROMA

[{edazione : Via della Guardiola. a3. ROMA Abbonamenti per l'Estero :

Anno, lire 96 —Semes t re . 5o — Trimestre, 27

11 nostro quotidiano rivolge un caldo appello a tu Iti i compagni, perchè la sua esistenza sia assicurala in questo periodo di crisi intensa. La sua scomparsa significherebbe un regresso trop­po doloroso per noi tutti ; ciascuno faccia quanto è in suo potere per evitarla. Tutti i compagni s'abbonino al nostro quotidiano.

La Prima Rivoluzione Russa Ecco il riassunto storico che ne faceva Pietro

Kropolkine in un suo articolo scritto nel 1906 : Il 10 agosto it)o4. la bomba di Sazonoff ucci­

deva l 'onnipotente ministro degli interni, Pleh-\ve, che s'era incaricato di mantenere l'autocra­zia per una diecina d'anni ancora, purché avesse pieni poteri e somme illimitate di denaro. E ne aveva usato senza controllo. Più di trenta mila persone erano state deportate amministrat iva­mente in Siberia o nelle provincie lontane del­l ' Impero. La polizia era strapotente : lo stesso Plehwe era protetto meglio dello czar. Quando osava uscire in vettura per le vie di Pietroburgo, nugoli di spie sorvegliavano tulio il percorso. Non valse a nulla — il rivoluzionario sacrifican­do sé stesso l'aveva colpito.

Durante sei sett imane, il posto di ministro degli interni rimase vacante; nessuno osava ac­cettarlo e, quando Svialopolx-Miroxy si decise infine a diventare ministro, esigette dallo czar che fosse permesso ai Zemslvos di trovare una forma transitoria tra l'autocrazia ed un governo rappresentativo.

Fu allora, nel novembre 190/4, ch'ebbe luogo il famoso Congresso dei Zemstvos. che iniziò l'agitazione attuale fra le classi istruite. Alcune settimane dopo, grandi unioni d ' ingegneri , av­vocati, docenti, farmacisti, ecc. furono costituite, e lanciarono la parola d'ordine d'un'Assemblea Costituente, eletta dal suffragio universale di­retto e secreto. Gli studenti facevano nel frat­tempo manifestazioni imponenti .

Però il movimento non avrebbe progredito di più per un certo tempo, se gli operai di Pietro­burgo, organizzati dal prete (japon, non avessero fatto la loro enorme manifestazione del aa gen­naio 190a. a cui parteciparono duecento mila uomini . Per la prima volta nella storia della capitale del Nord, il popolo entrava nella car­riera rivoluzionaria

Si sa quel che avvenne : la truppa, sparando a bruciapelo, fece una carneficina d 'uomini , donne e fanciulli... ma l'autocrazia era stata colpita a morte.

Allora, il movimento si propagò dovunque. I conladini, malgrado l ' inferno, cominciano ad insorgere nelle provincie baltiche,in Polonia, in Lituania, nel Caucaso, ed anche nelle provincie del centro della Russia europea. Ovunque i con­tadini agivano con una certa solennità. Il comu­ne riunito si dirigeva co' suoi carri verso i ma­gazzeni di grano del signore, e ne distribuiva onestamente i sacchi fra tutti i suoi membr i , senza dimenticare di lasciare al signore la razio­ne spettante alla sua famiglia. Ovunque i conta­dini reclamavano il loro dirit to a tutta la terra. n Noi vogliamo la terra e noi l 'avremo ! » dice­vano. L'insurrezione, onda irresistibile, avan­zava da un punto all 'altro del paese. Nel Caucaso, i Guriani congedavano tutte le autorità e forma­vano comunanze indipendenti , simili a quelle dei vecchi cantoni svizzeri.

Al giungere della primavera, la Polonia, già tutta in fermento, entrò in lizza ; immensi scio­peri generali scoppiarono a Varsavia, Lodz e in tutte le grandi città. Questo mezzo, di cui la vec­chia Internazionale aveva così bene intravvisto il valore, deriso più tardi dai partigiani della conquista del potere (nello [Stato borghese, ben inteso) appariva ora in tutta la sua grandezza, e già nel luglio, lo czar si vedeva costretto a far convocare dal suo ministro Boulyguine. una specie d'Assemblea dei Notabili.

Nel 1881, all' indomani dell'esecuzione d'Ales­sandro II, simile mezzo avrebbe ancora potuto riuscire e scongiurare il fiume di sangue che co­sterà la Rivoluzione. Nel r895,all 'avvenlo di Ni­cola II. forse la stessa concessione sarebbe an­cora stata di qualche valore. Oggi, sembrava ridicola.

Gli scioperi e le insurrezioni di conladini con­t inuavano; tutto il paese era agitato,

Fu allora che gli operai gettarono nuovamente il peso della loro volontà sulla bilancia della lolla. Imo sciopero di fornai scoppiava a Mosca nel l 'ot tobre 1900, immediatamente seguiti dai tipografi. Si credette dappr ime ad una semplice scaramuccia fra capitale e lavoro. Nessuna delle organizzazioni rivoluzionarie vi aveva preso la benché minima parte. Ma tutto ad un tratto, per uno di quei movimenti che caratterizzano tutte le grandi rivoluzioni, la scaramuccia si allargò. Si estese a tutti i mestieri , si comunicò a Pietro­burgo e dilagò rapidamente per tutta la Russia meridionale. Quando il grido di « sciopero gene­rale ! » s'era fallo intendere a Mosca, i dotti poli-licanti ostinati avevano r ipetuto: « Che ossurdi-là. è impossibile !» — e in pochi giorni lo scio­pero si generalizzava, si spandeva sul l ' immensa superficie della Russia.

Quel che i lavoratori dovettero soffrire durante quelle settimane, non lo si saprà mai. Mosca re­stava senza pane, senza carne. Montagne di vi­veri s 'accumulavano lungo le ferrovie senza mo­vimento. Nessun giornale, niente altro che le proclamazioni dei Comitati di sciopero. Migliaia di viaggiatori rimanevano fermi a Mosca, centi­naia di tonnellate di pacchi e lettere «rano ac­cumulate sotto le tettoie.

Allo sciopero di Mosca, seguiva quello delle altre città. Poco a poco l 'entusiasmo dei lavora-tari si comunicò alle altre classi : commessi di negozio, docenti, impiegati di bauca, attori, av­vocati, persino i giudici si unirono al movimento — tutta la nazione faceva sciopero contro il suo governo.

A palazzo, regnava il panico. L' imperatrice madre imballava i suoi gioielli, non dimenti­cando di farne altrettanto coi bronzi e le porcel­lane di valore, e partiva a mezzanotte per Co­penhagen. Fu allora che Nicola II si decise, il 3o ottobre, a convocare un'assemblea di rappresen­tanti, e due giorni dopo, quando 3oo,ooo uomini invadevano le vie della sua capitale, pronti a dar l'assalto alla paigione centrale, firmava un de­creto d'amnistia.

La Russia ebbe due mesi di libertà. Fd allora si vide sino a qual punto erano giusti i priu-cipii dell 'anarchia. La gente si affrettò a prendere le libertà, senza aspettarle dall 'alto, dalla legge, e queste libertà prese restano. La censura fu abolita dagli operai tipografi stessi, che fecero sapere a tutti gli editori che non stamperebbero più nessun giornale, i cui numeri venissero spe­diti alla censura. E se qualcuno continuasse a farlo, boicotterebbero i crumir i che lavorassero per quel giornale.

Dovunque si cominciò ad armarsi , dovunque si prese la libertà di riunirsi . La Russia si com­portava come se non avesse governo. E quando la reazione organizzò le contro-manifeslazioni ed i massacri di ebrei e d'intellettuali in certe città. fu la gioventù stessa che s'armò per resistere.

Quanto ci si è parlalo dell'evoluzione lenta delle società !... —Sì ,genera lmente , è lenta. Ma bisognava vedere come la Russia, tutta la Russia dei contadini, degli operai ed artigiani cambiò in quei due mesi. Una nuova nazione era nata. Il contadino, l 'operaio, che, ieri ancora, osava ap­pena mormorare sordamente contro la guardia campestre, ora parlava contro lo Stato, il Capi­tale e i suoi lacchè, czar e ministr i . Il più timi­do dei contadini dei dintorni di Pietroburgo e di Mosca parlava di barricate, proprio come se fosse suo mestiere il farne. Ad un tratto, tutta la Russia cominciò ad intravvedere che l ' intero sistema di lor signori del governo non era che una truffa colossale; ch'erano essi, i lavoratori, i contadini, a costituire la Russia ; ad essi dun­que la terra, i frutti del loro duro lavoro. Tutti sono d'accordo nel dire che una nuova Russia nacque in quei due mesi.

Forse l 'entusiasmo fu anzi troppo grande, nel senso che non si calcolavano bene le forze im­mense che possedeva il governo nel suo esercito e negli interessi delle classi agiate, perchè que­ste, scorgendo il pericolo d'una rivoluzione po­polare, stavano ora per schierarsi intorno al po­tere, anche se autocratico. I giovani rivoluzionari non seppero altresì tener conto delle sofferenze inaudite che i lavoratori avevano sopportato due mesi pr ima, e nel dicembre 1906, si tentò di sol-levareMosca con uno sciopero generale. La massa ancora stanca dello sciopero d'ottobre non rispo­se all'appello ; ma malgrado ciò. si vide a Mosca un fatto che rovesciava tutte le teorie che i lega­litari ci avevano spacciate durante questi ult imi anni. Gli insorti non avevano che alcune centi­naia di fucili e 3oo 0 /|Oo rivoltelle, nondimeno.

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IL RISVEGLIO

le bande armate e i lavoratori del Belleville mo­scovita— La Presnia — poterono resistere du­rante otto giorni agli obici ed alle mitragliatrici della truppa. Fu il popolo, gli ignoti, il biricchi­no, il vagabondo, che eressero barricate, di cui i parigini stessi sarebbero stati orgogliosi. Ma il popolo, la folla di 000.000 uomini nelle vie e per le piazze mancava a rendere l'insurrezione vittoriosa, mancava a quel momento — verrà fra poco! — e l'insurrezione fu schiacciata.

Nello slesso tempo, un' insurrezione tanto se­ria e anzi più profonda di quella del Delfinato nell'agosto 1789, scoppiava nelle provincie bal­tiche. I comuni congedavano le loro autorità, si dichiaravano indipendenti e s'impadronivano delle terre dei signori.

Altrove, lungo tutta la linea transiberiana, la Siberia insorgeva. In fondo, durante due mesi, la massa dei lavoratori, sul lungo percorso della ferrovia, formò una repubblica indipendente, che — immagine delle unioni operaie anarchiche dell' avvenire — dirigeva con ordine tutto il traffico sulla via. Trasportava, con un ordine non mai smentito, le truppe di ritorno dalla Manciù­ria, prodigava le sue cure pei convogli di feriti, ma non conosceva altra auLorità all'infuori dilla propria — quella degli scioperanti.

L'una e l'altra insurrezione furono annegate nel sangue. Ma non bisogna credere che il vec­chio regime avesse cosi guadagnato del terreno. Dovunque, la guerra fu dichiarata a tutti i suoi rappresentanti, e, ieri ancora, un giornale me­dico, facendo l'addizione di fuuzionari, poliziotti e capitalisti, uccisi 0 feriti dai rivoluzionari, otteneva il totale di 1421 pel periodo di quindici mesi soltanto, sino al maggio 190(1 : e fra coloro che hanno dato la propria viia per punire i ver­sagliesi russi, vi sono nomi che vivranno nella memoria dei popoli, come quelli delle due gio­vinette Spiridonova e Konopliannikova.

Che dire della Duma, convocata pel 5 maggio e sciolta sei settimane dopo, per avere forte­mente resistito sul terreno legale ai ministri au­tocrati ? Composta in gran parte, come bisogna­va aspettarselo, di rappresentanti del vecchio regime e di moderati, non ebbe nemmeno la possibilità di formulare leggi di principio, come quella del !\ agosto 1789, che avrebbero potuto scuotere gli strati più profondi del paese. Una Assemblea Nazionale, anche in tempo di rivolu­zione, non può mai fare delle leggi che rispon­dano ai bisogni della rivoluzione economica vo­luta dal popolo ; ma la Duma non riuscì neppure a lanciare una formula, come quella del !\ ago­sto, quando l'Assemblea Nazionale di Versaglia dichiarava (in principio soltanto! : « I diritti feu­dali sono aboliti. »

Col rinvio della Duma, Nicola 11 non è però riuscito che a guadagnare alcuni mesi. Il potere assoluto è morto inRussia. Di fallo, non esiste più. La Russia, in questo momento, è un assieme di una sessantina di monarchie africane, in cui ogni reuccio uccide, imprigiona ed esilia come vuole, ma senza giungere a ristabilire in un modo qual­siasi il prestigio del governo. Il vecchio regime non si riformerà più.

Nelle masse profonde, l'opinione in merito è fatta. I lavoratori delle grandi città non aspetta­no che l'occasione propizia per rinnovare il grande sciopero, in cui la truppa non sarà più unanime contro di loro. Anche i contadini han­no la loro opinione fatta. « La terra sarà a noi », dicono, » il regno del signore è finito », ed i ri­voluzionari, approfittando dell'esperienza di due anni di rivoluzione, combinano già i loro colpi con maggiore profondità ed audacia. La Repub­blica non è forse così lontana come si crede.

Ma non è tutto. Dalla rivoluzione russa sca­turisce l'idea che si deve andare oltre la Grande Rivoluzione francese. Le idee del 1798, che eb­bero un principio d'applicazione l'anno II della Repubblica, dopo l'espulsione dei Girondini, sa­ranno realizzate, tutto porta a crederlo, su più larga scala e con maggior successo.

Non sarà ancora quella Rivoluzione sociale — che i popoli latini saranno chiamati ad inaugu­rare — ma sarà un passo verso di essa, già cosi viva nel cuore dei' proletari di tutto il mondo.

P. Kropotkine (1906).

Per l'Italia l'abbonamento annuale è di ­20 lire, da spedirci a mezzo lettera. Il giornale deve essere venduto 20 cent, la copia ed i rivenditori ci spedi­ranno pure in carta italiana il ricavato ogni tre mesi.

Dato l'enorme disavanzo del giornale, preghia­mo tutti i compagni in ritardo nei pagamenti, a

.mettersi inregola con la nostra Amministrazione.

insanguinato il

Il Processo del Diana Il processo del Diana olire uno spettacolo

profondamente tragico. Nello sfondo i cadaveri della terribile sera

di passione, sui quali specula la banda più ignobile e sanguinaria di venduti e di sicari, che abbia mai conosciuto sino ad oggi la storia d'Italia. Essa ha vigliaccamente col­pito ed assassinato in tutte le città e in tutte le campagne di quella che osa chiamare la sua patria centinaia d' inermi, con la com­plicità del re, del governo, della polizia, dei tribunali, dei padroni, protetta cioè aperta­mente nella sua opera di distruzione e di morte da tutte quelle autorità e classi so­ciali che pretendono rappresentare l 'ordine e far rispettare la vita ed i beni di tutti.

Colmo d'impudenza gli assassini trattano da vili gli assassinati, minacciando i loro congiunti, i loro fratelli di fede, di lavoro e di lotta di altre vendette, compiute sem­pre col consenso e l'ausilio di spie, di guar­die regie, di carabinieri, di ufficiali, di tutti i corrotti e i corruttori . E mai non si vide corruzione maggiore di quella brulicante sull ' immenso carnaio della guerra.

Davanti e vicini a noi stanno gli accusati, i più innocenti, i meno — travolti in un turbine di passioni veementi, d'ire disperate, d'odìi atroci — vittime doloranti non già colpevoli. Su tutti quei nostri compagni, torturati da biechi inquisitori, resi pazzi alle volte da sofferenze inenarrabili, scendono tutte le minaccie, le maledizioni, gli anate­mi, proprio come se— invece d'averlo com­battuto aspramente — incarnassero tutte le abbiezioni, le turpitudini, le infamie del regime mostruoso che ha mondo.

Come pensare, senza un sentimento d' in­dignazione, a quei cosidetti rappresentanti della legge, a tutti gli altri incoscienti od ipocriti che manifestano o fingono l 'orrore, dopo essersi bagnati per lunghi anni , con voluttà cinica e feroce, in fiumi e fiumi cruenti, protestando contro ogni voce che s'elevasse anche timidamente a domandare la fine del macello, ben più facendo una colpa del fatto di sentirsi stanchi di tanto scempio di vite e di ricchezze, giungendo a creare il delitto di disfattismo per chi invo­casse un termine a tanto strazio di carni, di cuori e di cervelli.

Basta, Tartufi immondi ! Contro quei no­stri compagni che stanno nella gabbia delle Assise di Milano, abbiano o non abbiano partecipato all'attentato del Diana, voi non avete diritto di alzare la voce : voi che per anni ed anni avete tanto più valorizzato l'uomo (/uanlo maggiore era il numero dei. cadaveri da lui fatti ; voi che vi siete estasiati matti­na e sera all'udire che tonnellate d'alto esplo­sivo erano state profuse dovunque con buoni risultati; voi che avete esaltato sopratutto quella scienza che scoprisse sempre nuovi e più terribili mezzi d'annientamento e di massacro.

Basta, o (iiuda, 0 Maramaldi della classe proletaria, passati al servizio di lor signori ! Invano fate la voce grossa pei' lasciar cre­dere ad una emozione che non provaste mai, a meno non fosse quella della paura che una giusta vendetta potesse ancora colpirvi ; invano cercate con venti cadaveri di nasconde­re i venti milioni di vittime che hanno costato all'umanità la vostra guerra e i mali infiniti che ne risultarono ; invano fingete di con­dannare quel terrore che fate regnare in Ita­lia e dovunque può estendersi il vostro do­minio !

Non sono gli anarchici e l'Anarchia che hanno voluto la conflagrazione ; non sono gli anarchici e l'Anarchia che, pur dopo l'ar­mistizio, hanno mantenuta l 'Europa sul piede di guerra ; non sono gli anarchici e l'Anarchia che vennero creando sempre nuove situazioni tragiche, proprie a spinge­re gli individui alle estreme determinazioni !

L'attentato al Diana l 'hanno preparato tutti i torturatori, gli oppressori, gli sfrutta­tori d'Italia. Ad essi la responsabilità terri­bile di tanti interminabili anni di lotta cruenta !

Contro nessuno dei compagni nostri che stanno sul banco degli accusati si è potuto provare che abbia agito per un interesse proprio di lucro o d'ambizione ; sentinelle perdute vennero sorprese agli avamposti di una difesa disperata che solo l'eroismo po­teva inspirare.

Quegli solo è colpevole cui il. delitto giova ! 1 nostri compagni diedero, sfidarono, subi­rono tutto, senaa aspettarne compenso alcu­no. Sono innocenti !

I colpevoli siete voi, o famuli della nuova Inquisizione, o pretoriani del nuovo cesari­smo, o aguzzini della nuova schiavitù, voi che nell 'orgia spaventosa di violenze e di crimini trovaste il successo e la fortuna, l'o­ro e la triste fama, voi che nella vostra fe­roce rabbia d'essere sprezzati e dalla massa e da chi vi paga, sempre più v' ingolfate nel brago e nell ' infamia !

A tutti i compagni nostri il commosso saluto d'affetto ; ai loro nemici aperti o na­scosti, coscienti od incoscienti, la protesta fiera e l'affermazione ardente di non cedere mai !

ERRICO MALATESTA A l f^o­f lFo Conversazioni

/■Vi U d l i c su l l ' anarch i smo Volume di 120 pagine : I franco.

Ad un sicario Abbiamo letto in quella fogna che è II Popolo

d'Italia l'ultimatum che Mussolini, peri fascisti, intima «Agli Anarchici ». Lo abbiamo letto senza impressione, ma con supremo disprezzo.

Il sicario abbietto e maramaldo posa da sto­macato per le proteste che la suprema e provo­catrice viltà leguleia della parte civile nel pro­cesso per l'attentato dinamitardo al Diana ha generato de parte dei nostri compagni — il mag­giornumero innocenti—.che nel gabbione della regia corte d'assise di Milano dovranno, fra qual­che settimana, udire la sentenza, implacabile e feroce, che forse li seppellirà per sempre.

Benito Mussolini, il primo e più ripugnante fedifrago che conosca l'Italia contemporanea, in coerenza alla sua anima conigliesca e panciafi­chista di ex­socialista, sente orrore di quelle nostre giovinezze scapigliate ed impetuose e fa subdolo appello incitatore alle sue mandrie inca­rognite, perchè — sicure di tutte le protezioni sbirresche e di tutte le impunità giuridiche — si apprestino a consumare l'invocato linciaggio dei nostri.

Torquemado è riabilitato da questi novelli araldi della civiltà tricolore.

Niente processo, ma semplicemente linciaggio. Così, come giorni or sono fu pugnalato da fa­

scisti un compagno innocente del Valdarno, che, dopo qualche anno di carcere, scendeva dal tre­no per riabbracciarsi con i suoi, essendo stato assolto !

Linciaggio è la parola d'ordine. Bisogna lincia­re gli anarchici. Questo è l'incitamento di Mus­solini. Così ordina il sicario. I nostri compagni — dopo le innumeri sevizie subite nelle sentine luridissime di San Fedele — sereni e sorridenti sono andati e stanno al processo con la dignità, con la fierezza tradizionale degli anarchici ; di­gnità e fierezza alle quali, da tempo, noi stessi non eravamo più abituati.

Questi nostri compagni, dal loro duro banco d'accusati, tengono ben alta la bandiera dell'A­narchia. Non chiedono e non vogliono pietà.

Mariani — il principale accusato — ha già di­chiarato con la baldanza serena e cosciente del milite impavido, di assumersi ogni responsabi­lità del suo gesto. Non facciamo qui sterili ed inutili apologie verbali. Sarebbero ridicole.

Non discutiamo sulla bontà, sull'utilità, sul­l'opportunità ed anche sull'errore del gesto com­piuto da queste due giovinezze anarchiche, Ma­riani ed Aguggini, la notte del a3 marzo 1931.

Ciò può riguardare coloro che dal caffè o dal salotto vivono le lotta di classe. Non noi che la combattiamo.

■ . ■ • ■ ■ ,

Page 4: vivremo del lavoro, o pugnando si morrà! · Noi dovremmo cercare di meritare un po' più materialmente il nostro titolo di rivoluzionarii, col considerare sempre come possibile e

4 IL RISVEGLIO

S e n t i a m o che q u e s t i nos t r i c o m p a g n i di fen­

d o n o la causa n o s t r a , la r i v o l u z i o n e n o s t r a , o n d e oggi la g a b b i a de l le Assise di Milano è u n a t r i b u ­

na d e l l ' A n a r c h i a . E' là , su i nos t r i c o m p a g n i , che si p r o t e n d o n o i n o s t r i s g u a r d i p iù a n s i o s i , il n o s t r o o recch io vig i l e , i l n o s t r o c u o r e p a l p i t a n t e

Da q u e l l a t r i b u n a si p a r l a agl i o p p r e s s i la san ­

t i tà i m m o r t a l i ! ed i n v i n c i b i l e de l l a r ivo l t a . Da que l l a Cor t e , oggi così p i e n a di s b i r r i e di a r ­

m a t i , so rge la d o c u m e n t a z i o n e , p e r le class i p o ­

p o l a r i , del la p a u r a e del t e r ro r e dei p o l e n t i , che la p r o p r i a d o m i n a z i o n e sce l l e ra t a i m p o n g o n o con la forza b r u t a l e del le a r m i , con l ' ecc id io c o n s a p e v o l e , f r eddo e c r i m i n a l e , effe t tuato in n o m e del la l egge fat ta s e m p r e pe r e t e r n a r e lo s f r u t t a m e n t o e la d o m i n a z i o n e dei p o c h i su i m o l t i s s i m i , dei p a r a s s i t i su i p r o d u t t o r i . Dicono q u e s t i n o s t r i c o m p a g n i c o m e sia i n u t i l e dal la l egge , da l l a p a t r i a , da d i o , cioè da l p a d r o n e , d a l b i r r o , da l p r ê t a , s p e r a r e pei l a v o r a t o r i la p r o p r i a r i s u r r e z i o n e m o r a l e e soc ia le , pol i t i ca ed econo­

m i c a . Dicono q u e s t i a n a r c h i c i , r i n s e r r a t i nel la te t ra g a b b i a de l le Assise e già vota l i a l l ' e r g a s t o ­

lo , c h e la l i be r t à , il p a n e , il b e n e s s e r e n o n si m e n d i c a n o , m a si c o n q u i s t a n o c o m b a t t e n d o . D i c o n o q u e s t i n o s t r i , con l ' e loquenza i m m e n s a del p r o p r i o sacr i f ic io , q u a n t o e c o m e s i ano de le ­

ter ie e v a n e t u t t e le a l t r e vie, che n o n s i a n o que l l e del la r ivo l ta t ragica e s a n g u i n a n t e dei d o m i n a t i c o n t r o i d o m i n a t o r i , non c o n s e n t e n d o ques t i u l t i m i , n o n c o n s e n t e n d o le l o ro t i r a n n i ­

che i s t i t u z i o n i , l i be r t à a l c u n a nel la scel ta dei mezzi di difesa e di offesa.

Afferma l ' a t t ua l e p r o c e s s o del Diana ai l avo ra ­

to r i , ai p r o d u t t o r i , ch 'ess i p e r rea l izzare il p r o ­

p r i o b e n e s s e r e , la p r o p r i a l i be r t à , per n o n pe r ­

p e t u a r e l ' a t t ua l e s l a to di s c h i a c c i a m e n t o in cui g i a c i o n o , n o n d e b b o n o s o l a m e n t e i n c r o c i a r e le b r a c c i a . Non bas t a p iù la res i s tenza pass iva d i ­

nanz i al la p o t e n z a t e r r i b i l e m i c i d i a l e d e l l e a r m i . E a f f e r m a n o i nos l r i col p r o p r i o sacrif ìc io q u a n ­

to sia i n u t i l e , t r a d i t r i c e e d a n n o s a ogni az ione pacifica p e r l ' e m a n c i p a z i o n e dei l a v o r a t o r i del p e n s i e r o e del b r a c c i o nel la società p r e s e n t e , az ione che finisce s e m p r e p e r i n f r a n g e r s i d i n a n z i a l l ' i n e s o r a b i l i t à sp i e t a t a del le l egg i , la cui u l t i ­

m a e n a t u r a l e e s p r e s s i o n e è i a violenza o m i c i d a ­

ria del la so lda tesca a r m a t a . "Ebbene q u e s t a p r o p a g a n d a , q u e s t ' a u t o d i f e s a ,

q u e s t a espos iz ione d ' o p i n i o n i , q u e s t a af ferma­

z ione s in te t i ca e g e n e r o s a da p a r t e deg l i i m p u ­

tati del le n o b i l i s s i m e c a u s e idea l i che d e t e r m i ­

n a r o n o l ' i n s u r r e z i o n e degl i a n a r c h i c i , n o n p u ò essere to l l e ra ta dag l i sc iaca l l i , s p e c u l a n t i sui m o r t i e su l p a t r i o t t i s m o .

Se i m a g i s t r a t i avesse ro m a n t e n u t a la l o ro az ione nei l i m i t i de l lo ro s tesso cod ice , se si fos­

sero decis i a p r o c e s s a r e Mala tes ta e c o m p a g n i d o p o l u n g h i m e s i d ' i n g i u s t i f i c a t a d e t e n z i o n e . s e n o n avesse ro g i o l i t t i a n a m e n t e p e r s i s t i t o nel b r u ­

ta le ed i l l ega le s o p r u s o di n o n voler l i m a i p r o ­

cessa re p e r m a n t e n e r l i in ga l e r a , se n o n li aves ­

se ro così sp in t i alla d i s p e r a z i o n e de l lo sc iope ro del la f a m e , se n o n avesse ro i r r i s o al la lo ro s t r a ­

z ian te a g o n i a . — si s a r e b b e a v u t o il t en ta t ivo d i sc iope ro g e n e r a l e in I t a l i a . s a r e b b e a v v e n u t a l ' e ­

s p l o s i o n e del D i a n a ? C e r t i s s i m a m e n t e n o .

La s to r i a i n s e g n a c h e al la violenza dei gover ­

n a n t i , r i s p o n d e s e m p r e la vio lenza del p o p o l o . Ma oggi Beni to Musso l in i appe l l a ai fascist i —

d o p o aver a p p e l l a t o ai g i u r a t i — , p e r c h è si a p ­

p r e s t i n o , ove i p r i m i n o n u b b i d i s s e r o , al linciag­

gio dei n o s t r i c o m p a g n i , se l ' e spos iz iona e la gius t i f i caz ione de l le cause p o l i t i c h e c h e l i d e t e r ­

m i n a r o n o ad a g i r e n o n avesse a cessa re . E' u n a i n t i m a z i o n e c a n n i b a l e s c a ed u n a goffa m i n a c c i a a n t r o p o f a g a che il sozzo s i ca r io c rede di farci i m p u n e m e n t e ?

Noi n o n s t a r e m o qu i a r i l eva re t u t t a la bieca l e lega l i t à g i u r i d i c a o u d ' è i n t e s s u t o q u e s t o p r o ­

cesso , che è s e m p l i c e m e n t e u n a t u r p e c o m m e d i a p i r s o d d i s f a r e con u n a v e n d e t t a di c lasse — m a ­

ter ia ta dag l i odii e da l le p a u r e d i t u t t i i d o m i n a ­

t o r i . Gasli n o n esc luso — il lo ro s a d i s m o c r i m i ­

na l e di s e p p e l l i r e pe r s e m p r e q u e s t i n o s t r i g r a n d i p r o t e s l a t a r i . Non s t a r e m o n e p p u r e a r i l eva re co­

m e fra gli a t t u a l i i m p u t a t i , i più s i ano c o m p l e ­

t a m e n t e i g n a r i ed i n n o c e n t i , m a v e r r a n n o , a n c h e in i s p r e g i o ad ogn i n o r m a la p i ù e l e m e n t a r e del la c o s i d e t t a . . . g ius t i z i a di l o r s i g n o r i , c o n ­

d a n n a t i solo p e r c h è a n a r c h i c i . T u t t o ciò è o r m a i n o t o a n c h e al le m a s s e a m o r ­

fe ed a p o l i t i c h e . T u t t i s o n n o o r m a i la s p e c u l a ­

z ione i n d e g n a , fatta col s a n g u e dei u o s t r i c o m ­

p a g n i m a r t o r i a l i p e r s e t t i m a n e i n t e r e dai b i r r i del la Q u e s t u r a m i l a n e s e , c o m p l i c i i r eaz iona r i ed i c o n s o r t i d i t u t t e le t i n t e . T u t t i s a n n o gli scopi m a c a b r i che la r eaz ione i n t e n d e rea l i zza re con q u e s t o p r o c e s s o , tu t t i c o m p r e n d o n o c o m e i ca­

dave r i d e l l ' e s p l o s i o n e al D i a n a p o s s o n o se rv i r e e g r e g i a m e n t e agl i sciacal l i del la p a t r i a p e r fare dimenticare le centinaia di proletari, di donne, di fanciulle, di bimbi inermi, assassinati a tradimento da due anni a questa parte, il giorno e la notte, nelle grandi città e nelle piccole borgate, nelle fabbriche e nei campi, dagli schiavisti agrari in cruento tripudio impunitario coi magistrati e coi carabinieri del re.

Ma q u a n d o i l r a p p r e s e n t a n t e di q u e l p a r t i l o che v a n t a ne l le sue g lo r i e le m a r a m a l d e fuci la­

z ioni dei gen t i l i e l a b o r i o s i c o n t a d i n i di F o i a n o del la C h i a n a , q u a n d o il Rabagas dei fascist i v a n t a in p i e n o Milano l ' a s sa s s in io del G a d d a e di c e n t o a l t r i p r o l e t a r i , q u a n d o il sozzo Ben i to c h i a m a a raccol ta le sue o r d e , p e r c o n s u m a r e in c o m b u t t a agli s c h e r a n i di Cas t i , il p r e m e d i t a t o linciaggio dei n o s t r i che p e r l ' I d e a si sono seppe l l i t i nel b u i o f o n d o di u n c a r c e r e , — a l lora noi che n o n s p e c u l i a m o su i c a d a v e r i , noi c h e n o n ci a b b e v e ­

r i a m o al s a n g u e di n e s s u n a v i t t i m a , di n e s s u n c a d u t o del la g u e r r a soc ia le , p e r a u s p i c a r e i sa­

crifici e s p i a t o r i così cari ai fascis t i , noi r i c o r d i a ­

m o al p a r a n o i c o s i ca r io che segue e n o n p r e c e d e , r i c o r d i a m o a Beni to Musso l in i che oggi tu t t i gli a n a r c h i c i ci' I ta l ia , sui b a n c h i del le Assise del la ci l tà l o m b a r d a , h a n n o i fratel l i p i ù ca r i , gli a n ­

t e s i g n a n i p iù d i l e t t i . Essi d i c o n o con l ' e loquenza s u b l i m e d e l l ' e s e m ­

p io c o m e si possa t u t t o d a r e nel c o m b a t t e r e p e r l ' A n a r c h i a .

Essi non h a n n o u n a s to r i a , u n ' i n t e r a es i s t en ­

za di o l i r e mezzo secolo c o n s a c r a t a u n i c a m e n t e a l l ' i d e a . Non h a n n o u n a vita I n t e m e r a t a e p u r a , n o n h a n n o sub i Lo l u t l e le p e r s e c u z i o n i , t u t t e le c o n d a n n e , tu t t i gli es ig l i , tu t t i i dolor i de l l 'A l ­

fiere f o r t e m e n t e a m a l o . Essi di lu i n o n h a n n o il g r a n d e i n g e g n o . la squ i s i t a g e n e r o s i t à di c u o r e , la for le n o b i l t à d e l l ' a n i m o . Non h a n n o c o m e E r r i c o Mala tes la c h i a r i t o l ' i d e a l e della r ivo luz io ­

n e p r o l e t a r i a , n o n h a n n o fa t to la s to r ia de l l ' In­

t e r n a z i o n a l e dei L a v o r a t o r i col p r o p r i o sacrif ic io c o s t a n t e , non h a n n o la t e m p r a d e l l ' i n d o m i t o a g i t a t o r e d e l l ' A n a r c h i a .

Ma p u r essi h a n n o u n a v i r tù , u n a n o b i l t à . Quel la i n c o m p a r a b i l e di aver assoc ia lo . — in u n t r i s t e p e r i o d o di vil tà u n i v e r s a l e e di m e r c a n t i ­

l i s m o b o t t e g a i o , m e n t r e gli ideal i si o s c u r a n o e gli u o m i n i vac i l l ano , — i l Pens i e ro e l 'Azione .

Ess i . — Mar ian i ed Agugg in i fra t u t t i . — ci sono car i ogg i , q u a n t o ier i ci e r a n o di le t t i i t re c o m p a g n i d i g i u n a t o r i .

A M u s s o l i n i c h e f a r n e t i c a di linciaggio o g g i c h e i n o s t r i s o n o i n c a t e n a t i e q u i n d i n e l l ' a s s o l u t a i m p o s s i b i l i t à p e r s i n o d i m u o ­

v e r s i , r i c o r d i a m o c h e g l i a n a r c h i c i n o n s o ­

n o p o l i t i c a n t i e p e r c i ò n o n s o n o v i g l i a c c h i . Q u a n d o la b o r g h e s i a f r a n c e s e g h i g l i o t t i n ò

a P a r i g i V a i l l a n t , e la s u a t e s t a i n s a n g u i n a ­

ta c a d d e n e l p a n i e r e f e r a l e , la sf ida v e n n e r a c c o l t a e i l p r e s i d e n t e d e l l a R e p u b b l i c a C a r n o t fu c o l p i t o i n e s o r a b i l m e n t e .

N o n e r a il p r i m o e s e m p i o e n o n fu l ' u l ­

t i m o . La b o r g h e s i a e il f a s c i s m o d ' I t a l i a r i c o r ­

d i n o c h e se a n c h e t u t t i g l i a t t u a l i i m p u t a t i d i M i l a n o d o v e s s e r o r i m a n e r e r o v e s c i a t i e d a m m u t o l i t i s o t t o u n a ra f f ica b e n t i r a t a — e f a c i l e s a r e b b e i l b e r s a g l i o ! — d i m i t r a g l i a r e g i a o d i p i o m b o f a s c i s t a , il l o r o s i l e n z i o e l a l o r o m o r t e n o n r e s t e r r e b b e r o i n v e n d i c a t i .

P e r c h è l ' A n a r c h i a n o n si u c c i d e , n o n m u o r e .

Ne p r e n d a n o b u o n a n o t a , c o l t r i s t e s i c a ­

r i o , il g o v e r n o e le c a m i c i e n e r e d e l l a m a ­

g i s t r a t u r a .

Trento, 12 Maggio 1922. E. M.

C O N F E R E N Z E B E R T O N I

U n a s o t t o s c r i z i o n e p e r u n n u o v o g i r o t r i ­

m e s t r a l e d i c o n f e r e n z e è a p e r t a . La q u o t a d a s p e d i r e r i m a n e f i s sa ta a 2 0 f r a n c h i p e r c o n f e r e n z a .

LUIGI FABBRI

La Contro­Rivoluzione preventiva Saggio di un anarchico sul fascismo

Volume in vendita presso il Risveglio, al prezzo di ifr. 50. Si spedisce per posta in tu t ta la Svizzera dietro invio anticipato di / fr. 60.

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Ricavato netto della festa del 22 aprile del l 'Unione filodrammatica Sciaffusa­Neuhausen Fr. 83 5o

Versamenti del Gruppo Era Nuova tG 20

Totale entrate Fr. 99 5o L'scile : Disavanzo precedente Fr. 64 3o

Al Gruppo l ibertario di Zurigo 35 —

Totale uscite Fr. 99 3o Rimanenza in cassa Fr. o 20

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VAmerican Relief Administration, rue doTilsi t l . 18,. Parigi, spedisce per la somma di io dollari (52 fran­chi svizzeri;, all ' indirizzo della Croce Nera della Fe­derazione degli anarchici­comunis t i di Russia, a Mosca, Tverscaia, Nastavviinsky per. , d. 5. 2, le se­guenti merci :

ÓO l ibbre di farina bianca — \>~> l ibbre di riso — 20 scatole di latte — IO l ibbre di grasso — IO l ibbre di zucchero — .'* l ibbre di thé .

Ricevalo: Ginevra, Jeanqu imarche 5, Lironi 10, A. A. 5, Pili]. 5 ; Sion, F. .M.5 ; Bellinzona, dopo con­ferenza Bertoni io.5o, F. M. 5 ; Chaux­de­Fonds. M. 2 : Sciaffusa, Gruppo l ibertario 02.3o ; Zurigo, Dol­cino 2 ; avanzo sottoscrizione « PourlesRusses» 10. i5.

Totale 91.93. Abbiamo già falto due nuove invìi di io dollari fi­

la sottoscrizione r imane aperta .

P I E T R O K R O P O T K I N E Abbiamo edito in due cartoline postali l'ul­

tima /'olografia (novembre 1920), di Pietro Kropotkine. Prezzo: 10 centesimi ciascuna.

M I C H E L E B A K L . M N

L'Idea anarchica e l'Internazionale V o l u m e di :>.")() p a g i n e : 1 fr. 60.

B I L A N — R e c e t t e s

B I L A N C I O E n t r a t e

■5 3o Soirées du Réveil : 3i décembre et 3o avril VENTE — VENDITA

Agno, Bellinzona, Biasca 48.00, G. io.3o, Annacy 20, Basel i­'i.So, R. 12, Bis. 20, Chaux­de­Fonds. B. 33, Fr ibourg io, Genève 122.So, Lausanne, S. 10.03, Le Lode et Saint­lmier 18.70, C. 19.30, Limeil­Brévannes 8(17) , Lucerne 22, Neuchàtel 10, Rorschach 10, St. Gallen. S. A. 12, St. Margrethen 10.80, Zurich. C. io . V. 29.io. Total ' I5 I 55 ABONNEMENTS — ABBONAMENTI

Agno, C. A. 5. C. P. 5, Basel, Barn. 5, Bellinzona, Maur. 5. Delcò 5, Biasca, Ruffa 5, Chiesa 5, VanzaG. 5, Birsfelden, Vism. 5, Bruxelles, Fr. 4.70 (io,;. Car­linville. Funa 5, Chènc­Bourg. Rova 5, Genève.Bov. 5. F;es 5. B. P. 5. Chappuis 5. Guardabosone . R. N. », Paris, Gir. 10, Payerne, G. L. 4, Saint­ lmier. C. 5.

Total 108 70 SOUSCRIPTIONS — SOTTOSCRIZIONI

Agno, fra compagni 1.90. Basel. Barn, io . Riva io, , fra compagni 8.70, Vent. 1, De G. 5, Bellinzona, Bon. 5, Delcò 5. Chaux­de­Fonds, Guyot 2, Rischi 2, C E . 3. F". M. io, Clinton, Ind. C. S.S. 23. Genève. Giord. 2, Libre Pensée io, T. i .5o. Tur . 2, S .B .5 , L. A. ao, F. G. 3, Lit tm. 5, A. A. 5. Birchm. 2, E. St. 5, Gaiba 5. J e a n q u i m a r c h e 5. avanzo bicchierata 1.20, Heri­sau, S. M. M. S.3o, Nicolis 2, Lausanne , Schert. 5, Limeil­Brévannes, entre camarades 4.70(10), Lucer­na . Alceo 2.5o, Cant. 1.00. Lega Proletaria 100, Mo­ral . A. L. 1. 00, Neuchàtel. Libre Pensée io, Neub.au­sen. fra compagni 8.55, Saint­ lmier , A.D. 1. Sion, F. M. 5, Turgi , Cavallari 2. Viganello. fra compagni a mezzo Rizieri 17.0.5, Zurich, Gruppo l ibertario 20. fra compagni 5. Total 351 io ­

Total des recettes au 17 mai 1136 90

Dépenses — Uscite Déficit Muméro du Premier Mai Journal n° 089 Frais de poste (deux numéros)

Total des dépenses

536 20 448 ­3oo — 170 —

l i s i 30

Déficit 3l~ 25

Ricevuto in valuta italiana : Oìgiale Comasco 36, Codogno. G, P. 9. Oggebbio, G. M. 5o, Tricase. P.C. 20, Firgent i , F . C . io . Totale L. 133

I m p . Buzzi­Macherel.