Vita Giuseppina - sito...

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1 Vita Giuseppina MENSILE DEI GIUSEPPINI DEL MURIALDO n. 6 luglio-agosto 2010 Incontro Internazionale della Famiglia del Murialdo Anno CXVI - N. 6 Luglio-Agosto 2010 - POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/03 (CONT. L.46/04) ART. 1 COMMA 2, DCB - FILIALE DI ROMA Incontro Internazionale della Famiglia del Murialdo Amici, Fratelli e Padri per un mondo solidale Amici, Fratelli e Padri per un mondo solidale

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Vita GiuseppinaM e n s i l e d e i g i u s e p p i n i d e l M u r i a l d o n. 6

luglio-agosto 2010

Incontro Internazionaledella Famiglia del Murialdo

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Incontro Internazionaledella Famiglia del Murialdo

Amici, Fratelli e Padri

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AIUTA LA GUINEA BISSAU!Puoi sostenere questo progetto con una donazione sul CCP n. 24781288 intestato a “ENGIM - Amici della Guinea Bissau” - Corso Palestro 14/g - 10122 Torino. Vita Giuseppina 6 l 2010

L ’ o r i z z o n t e

di don Mario aldeganiPadre generale

28 aprile 2010: una giornata storica ed indimenticabile per la Famiglia del Murialdo.Stiamo vivendo uno dei momenti più intensi dell’incontro Internazionale della FdM e in una piazza

San Pietro, inondata di sole, spiccano in un settore i cappellini e gli zainetti arancioni dei membri della Famiglia del Murialdo, provenienti da tutto il mondo: un migliaio e più sono in piazza, una delegazione di 50 sono sul sagrato accanto al palco del papa; il Padre generale dei Giuseppini e la Madre generale delle Murialdine sono nei posti di protocollo, accanto al Santo Padre.

Una gioia grandissima per tutti noi. Ogni tanto, dal mio posto, in attesa dell’arrivo del Papa, agito il mio capellino arancione e in piazza mi rispondono mille cappellini arancioni sventolati in aria: è festa e gioia. Mi vengono in mente le parole dell’inno del Murialdo, che abbiamo cantato proprio 40 anni fa: “Son mille, mille voci, che fanno eco dalla tua città…”.

Arriva il Papa e comincia il suo discorso: “Cari fratelli e sorelle, in questo ultimo mercoledì di aprile vorrei parlarvi di due santi sacerdoti torinesi nella loro donazione a Dio e nella loro testimonianza di carità: il primo è San Leonardo Murialdo…”.

La piazza ”murialdina” si agita e si emoziona; guardo la madre Orsola, che sta accanto a me: siamo stupiti e commossi tutti e due. Non era mai successo che un Papa parlasse al mondo intero del nostro Santo in un’udienza generale: per noi è un dono grandissimo. Il papa tratteggia la vita del Murialdo e le caratteristiche della sua spiritualità.

Tre passaggi del suo discorso mi si imprimono nella mente.Il primo ricorda il cuore della sua spiritualità: “Il Murialdo si considerò

sempre un uomo graziato da Dio misericordioso… Egli vedeva tutta la sua esistenza non solo illuminata, guidata, sorretta da questo amore, ma continuamente immersa nell’infinita misericordia di Dio”.

Il secondo svela il segreto della sua vita santa: “Egli ha unito il silenzio contemplativo con l’ardore instancabile dell’azione, la fedeltà ai doveri di ogni giorno con la genialità delle iniziative, la forza nelle difficoltà con la serenità nello spirito”.

Il terzo lo associa all’altro santo torinese di cui il papa ha parlato, il Cottolengo: “Questi due santi sacerdoti hanno vissuto il loro ministero nel dono totale della vita ai più poveri, ai più bisognosi, agli ultimi, trovando sempre la radice profonda, la fonte inesauribile della loro azione nel rapporto con Dio”.

Al termine del discorso il Santo Padre è sceso a salutarci…L’ho ringraziato del grande dono che ha fatto agli oltre mille cappellini arancioni che erano in piazza

e a tutta la Famiglia del Murialdo nel mondo. Mi ha risposto: “Ma voi avete un grande santo, una spiritualità importante, soprattutto in un momento come questo…”.

Gli ho chiesto una benedizione speciale per tutti voi, gli ho assicurato la nostra preghiera. Grazie, Santo Padre: il 28 aprile 2010, a 40 anni dalla sua canonizzazione il nostro Santo è

stato nuovamente proclamato davanti a tutto il mondo come modello ed esempio.28 aprile 2010: una data storica per noi, un giorno indimenticabile. n

‘‘Quel 28 aprile...Quel 28 aprile...

Dopo una giornata di traffico e di lavoro non c’è di meglio che rigenerare lo spirito con la musica. Ecco perché il Concerto offerto dal presidente della Repubblica in occasione del quinto anniversario di pontificato del papa diventa un’occasione da cogliere.

Mentre il pubblico si lascia cullare da Mozart, Sammartini e Beethoven non posso non notare due fenomeni interessanti.

Il primo è il numero crescente di musicisti stranieri, ed in particolare slavi ed asiatici. Soprattutto negli strumenti ad arco ormai la maggioranza è composta da ucraini, cinesi, coreani. Tra i primi violini l’organico dell’Orchestra presenta 10 stranieri e solo 4 italiani. Stesso rapporto nei violini secondi e nelle viole. Va un po’ meglio nei timpani, nei clarinetti e nei corni. Non è un’eccezione: i musicisti asiatici avanzano anche nelle grandi filarmoniche internazionali. Questa invasione non è soltanto la conferma che l’Estremo Oriente produce talenti competitivi in tutti i campi e in tutte le attività umane. Cosa che ormai non ci sorprende più.

Ma c’è un altro aspetto che trovo più importante.Un ragazzo cinese o coreano non nasce in una società, in una storia, omogenee al mondo di Mozart e Beethoven. Se riesce ad eccellere assimilando una cultura così distante da quella

d’origine, vuol dire che conferma un’altra dote asiatica: l’apertura alle culture diverse da quella di nascita, la curiosità di imparare.

L’altra sensazione che emerge dentro la Sala Nervi in Vaticano è quella di essere circondato dalla precisione. Se tutto funziona a meraviglia, se un filo d’intesa lega il

direttore d’orchestra, il coro e gli orchestrali, è chiaro che il risultato è frutto di anni di studio e di lavoro, uniti a disciplina e rigore.

Ma è bastato uscire da quella sala per ritornare in un mondo dominato dal pressapochismo, dove l’errore provocato da superficialità, imprecisione,

dabbenaggine è quotidiano e ripetuto. Se il primo violino incappa in una serie di “stecche” sicuramente non riceverebbe l’applauso e, dopo un

po’, verrebbe magari fischiato. Eppure, fuori dalla sala, il dilettantismo è la regola.

Che sia tutta colpa della musica? n

In copertina

Collage di immagini dell'Incontro Internazionale della Famiglia del Murialdo. Nella foto centrale: il Padre generale al termine dell'udienza indica al Papa le 1300 persone della Famiglia del Murialdo presenti in piazza san Pietro.Collage de imágenes del Encuentro Internacional de la Familia de Murialdo. En la foto central: el Padre General terminada la audiencia señala al Papa las 1.300 personas de la Familia de Murialdo.Colagem de imagens do Encontro Internacional da Família de Murialdo. Na foto central: o Padre Geral, no fim da audiência, indica ao Papa as 1300 pessoas da Família de Murialdo.Collage of pictures about the Murialdo’s Family International Meeting. In the centre: the Father General at the end of the audience points out to the Pope the 1300 people belonging to the Family of Murialdo.

3 L’orizzonte Quel 28 aprile... di p. Mario Aldegani

5 grAndAngoLo Gli inganni della musica di giuseppe novero

6 rePortAgeL'incontro internazionaledella Famiglia del Murialdo

a cura della redazione

10 uoMini di dio Due Papi sul Murialdo di mons. Pier giuseppe Accornero

11 inContri Prete da trent'anni di p. giuseppe taveri

12 sAn LeonArdo MuriALdo La croce dei debiti di p. giuseppe Fossati

13 Ci sCrivono

14 voCe Ai giovAni Esistono ancora la normalità e il buon senso? di p. M. rocchi e alcuni giovani

16 FdM Un evento storico...

17 vitA giovAni

21 in FAMigLiA Esperienza di chiesa... esperienza di famiglia Monia scarparo

22 MuriALdine Viaggiando nel mondo murialdino di sr. emma Bellotto

23 vitA deLLA ChiesA Stili di vita di p. tullio Locatelli

24 AttuALità Il carisma giuseppino al Laurentino 38, Roma di p. gino giansante

26 Amici ed Ex Allievi: aperti all'internazionalità a cura di un ex-allievo

27 Gli Ex Allievi di Vicenza di Mario Pavan

28 neLLA CAsA deL PAdre

30 FLAsh di vitA

34 ControLuCe

35 sAn giusePPe

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Vita Giuseppina MensiLe dei giusePPini deL MuriALdo

anno CXvi - luglio-agosto 2010 n. 6Direttore responsabile Giuseppe NoveroRedattore M. De SummaRedazione M. Aldegani - A. Santonico - M. Regosa - U. MaggioreSegreteria F. De Summa - A. RomozziEditing G. RocchettiCollaboratori grafici A. Aimetta - G. Marzano - M. Villalba - S. GirodoProgetto grafico S. AureliVersione on-line I. Soncini - S. Agazzi

Direzione e amministrazione Via Belvedere Montello, 7700166 Roma - Tel. 066247144 - Fax 066240846 - [email protected]

www.giuseppini.org - www.murialdo.orgAutorizzazione del Tribunale di Roma 26-7-1954 -n. 4072 del Registro della Stampa.La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.

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gli inganni della musica

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grAndAngoLo

di giuseppe novero

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Libreria editrice muriaLdo

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INCONTRO INTERNAZIONALE della FAMIGLIA del MURIALDO

Vita Giuseppina 6 l 2010Vita Giuseppina 6 l 2010

rePortAgerePortAge

RoMa, 26 aprile

è stato il giorno di apertura dell’Incontro Internazionale della Famiglia del Murialdo a 40 anni dalla canonizzazione di san Leonardo e a 110 anni dalla sua nascita al cielo.è stata una giornata di accoglienza degli oltre 400 partecipanti, trascorsa tra arrivi, sistemazioni e una breve passeggiata per la Capitale d’Italia. Qualche ritardo e qualche valigia non arrivata a destinazione, ma tutto in un clima di serenità, di gioia e di entusiasmo.Ecco le delegazioni presenti con il numero dei partecipanti: Albania 5, Argentina 107, Brasile 29, Cile 58, Ecuador 65, Ghana 3, Guinea Bissau 5, India 1, Messico 54, Spagna 81, Sierra Leone 6. Dalle opere della Provincia italiana erano presenti un migliaio di persone.

RoMa, 27 aprile

Con la celebrazione dell’Eucaristia in lingua spagnola ha preso il via la seconda giornata dedicata ai luoghi turistici della città di Roma, che molti dei partecipanti hanno potuto ammirare per la prima volta.Partiti dal Circo Massimo siamo giunti alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, dove abbiamo vissuto un incontro di preghiera dal titolo “Gesù: Testimone fedele dell’Amore del Padre”. Un tempo intenso per raccoglierci e professare la nostra fede, illuminati dalla testimonianza di quanti hanno dato la loro vita per il Signore: i martiri, che ci indicano quale strada seguire per “far nuove” le nostre vite, rimandandoci al coraggio delle scelte e alla serietà della vita cristiana. Subito dopo, sotto la pioggia e accompagnati dalle guide turistiche, i vari gruppi hanno intrapreso la visita della città.

RoMa, 28 aprile

La terza giornata è stata caratterizzata da uno dei momenti più emozionanti del’Incontro Internazionale: l’udienza del mercoledì di Papa Benedetto XVI. Tra le migliaia di persone presenti in Piazza san Pietro erano ben visibili i nostri 1300 cappellini arancioni.L’Udienza, a sorpresa, è stata dedicata a due grandi santi della Chiesa: san Giuseppe Cottolengo e il nostro san Leonardo Murialdo. Nel suo discorso il Papa ha illustrato la vita e la storia di san Leonardo, la grandezza della sua spiritualità centrata sull’Amore di Dio e l’Amore a Dio, sulla certezza della misericordia del Padre. Infine Benedetto XVI si è rivolto proprio a ciascuno di noi! Ha invitato noi tutti, rappresentanti della Famiglia del Murialdo di tutto il mondo, a far continuare a vivere nelle nostre quotidianità il carisma di san Leonardo Murialdo.

La giornata è proseguita visitando la Basilica di san Pietro, le Tombe dei Papi e la Basilica di san Paolo fuori le mura. Dopo una breve passeggiata nell’Oratorio san Paolo, abbiamo vissuto un incontro di preghiera presso la Parrocchia san Leonardo Murialdo sul tema: “Cittadini del mondo nella Chiesa”.

RoMa – pisa – toRino, 29 aprile

Terminate le giornate romane, per i partecipanti all’Incontro Internazionale è giunto il momento di spostarsi a Torino sulle orme del nostro Santo! Ben sette pullman sono partiti da Roma verso il capoluogo piemontese! Lungo il tragitto una sola tappa: la città di Pisa, in Toscana, con la sua torre pendente e la Piazza dei Miracoli che abbiamo colorato con i nostri cappellini arancioni!

CronaCa di sei giorni... ...vissuti alla riCerCa delle nostre radiCi!

8 9Vita Giuseppina 6 l 2010Vita Giuseppina 6 l 2010

rePortAgerePortAge

toRino, 30 aprile

La prima giornata nella città di san Leonardo è iniziata con la visita alla Sindone, esposta nel Duomo torinese. Una grandissima emozione!La mattinata è proseguita con un giro turistico tra i monumenti cittadini e si è conclusa, con il pranzo, al Collegio degli Artigianelli in un gioioso clima di festa. Nel primo pomeriggio abbiamo visitato il Santuario “Nostra Signora della Salute” dove riposano i resti del nostro Fondatore. Qui abbiamo vissuto un bellissimo momento di spiritualità animato dai giovani delle opere di Thiene e di Montecchio Maggiore. Con tanta bravura hanno messo in scena una rappresentazione della vita e della spiritualità di san Leonardo Murialdo, permettendoci di condividere la ricchezza e la risonanza del carisma murialdino nella nostra famiglia e nelle nostre vite. Nel tardo pomeriggio ci siamo trasferiti a Rivoli

presso la scuola san Giuseppe che ha preparato per le delegazioni un’accoglienza veramente calorosa. Il dopocena è stato rallegrato da una bellissima serata nella quale hanno fatto da protagonisti il canto, il ballo, il gioco... e la gioia! Arricchita dalla testimonianza dei nostri religiosi e religiose e, in particolare, del nostro caro p. Mario che ci ha regalato un forte “segno di famiglia”, cimentandosi in una grande esibizione canora!

toRino, 1 maggio

Sesto ed ultimo giorno dell’Incontro Internazionale. La mattina è stata dedicata alla visita dei luoghi di san Leonardo Murialdo: la casa natale in via Garibaldi, la Chiesa di san Dalmazzo, la Chiesa di santa Chiara, la Chiesa di santa Barbara, il Santuario della Consolata, la Chiesa della Visitazione, l’Oratorio san Luigi e, infine, il Collegio degli Artigianelli dove, oltre alla camera del Murialdo, abbiamo visitato la mostra

museo sulla sua vita e la Cappella della Fondazione della Congregazione di san Giuseppe.Nella mattinata è avvenuta l'elezione del Consiglio della Federazione Internazionale degli Amici ed Ex Allievi del Murialdo. Al pranzo presso il Collegio degli Artigianelli ci hanno raggiunto i gruppi della Provincia Italiana; qui abbiamo festeggiato il compleanno di Suor Orsola, Madre generale delle Suore Murialdine di san Giuseppe.Nel primo pomeriggio, presso il Teatro Valdocco dei Salesiani, è stato conferito il Premio Murialdo “Una vita per la gioventù” al sig. Alfredo Tonelli, ex allievo di Roma, che ha speso e continua a spendere la sua vita a favore dei ragazzi e dei giovani del quartiere romano Laurentino 38. E per concludere, sempre in teatro, ogni delegazione internazionale si è presentata con un’esibizione folkloristica della propria cultura nazionale per un momento ricco di gioia e di colore. E, infine, la Concelebrazione Eucaristica presso il

Santuario Nostra Signora della Salute, presieduta da d. Mario Aldegani, Padre generale, che per l’occasione ha indossato la casula che Paolo VI indossava nel giorno della Canonizzazione di san Leonardo Murialdo (3 maggio 1970), poi donata alla Congregazione. Durante la sua omelia p. Mario si è rivolto a tutti i partecipanti all’evento, circa 1500 persone, nelle quattro lingue dei partecipanti (italiano, inglese, portoghese e spagnolo). Il Padre generale ha esortato i presenti a continuare a far vivere nelle proprie vite quotidiane il carisma del nostro fondatore.La celebrazione, molto sentita da tutti i presenti, si è conclusa con la consegna della croce della Famiglia del Murialdo, che è stata creata appositamente per l’evento.Infine un altro momento di festa: la cena conclusiva presso l’Oratorio san Martino e, poi, tanti tanti saluti e un caloroso arrivederci al prossimo incontro della Famiglia del Murialdo. n

Amici, fratelli e padri... per un mondo solidale!

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Due Papi sul Murialdo prete da trent'anni

uoMini di dio inContri

Due Papi per Leonardo Murialdo, «insigne figlio dell’Italia e santo straordinario nell’ordinario», come lo definì Paolo VI domenica 3 maggio

1970 quando lo canonizzò fissandone la festa al 18 maggio. Nacque il 26 ottobre 1828 in via Stampatori 4 angolo via Dora Grossa (oggi Garibaldi), fondò i Giu-seppini, fu grande devoto della Sindone, apostolo tra i giovani operai, sostenitore del laicato cattolico, tra i promotori de «La Voce dell’Operaio» (poi «La Voce del Popolo»). Spirò a Torino il 30 marzo 1900. «è morto un santo» piangeva la folla di poveri, operai e giova-ni accorsi al «Collegio Artigianelli» in corso Palestro dove Giovanni Paolo II, 30 anni fa, nella prima visita a Torino, il 13 aprile 1980, fece una tappa imprevi-sta. Benedetto XVI parla di lui (e del Cottolengo) il 28 aprile 2010, alla vigilia della visita a Torino domenica 2 maggio per vene-rare la Sindone e ne traccia un profilo spirituale 110 anni dopo la morte e 40 anni dopo la canonizzazione. L’omelia di Paolo VI è divisa in capitoletti.

FASCINO DELLA SANTITÀ - «Noi siamo così avidi di incontrare l’uomo grande ed eccezionale, l’operatore dei miracoli, l’eroe, il campione, il divo, il “leader”, che non possiamo sottrarci al fascino del santo, che per-sonifica un essere superiore. L’agio-grafia è uno studio di antropologia superlativa, dovuta al fattore religio-so. Il santo è oggetto di conoscenza e interesse, di legittima e commende-vole curiosità».

IMITAZIONE E DEVOZIONE - «Vogliamo vederne il volto e coglierne le linee caratteristiche. Il quadro storico è l’Ottocento a Torino, alla quale rivolgiamo il nostro vivissimo plauso. Torino ci appare una città fortunata, eletta e benedetta di santi: don Bosco, Cot-tolengo, Cafasso, Domenico Savio, Mazzarello e altre figure splendenti, che dalla nobile terra piemontese trassero radici di santità. Siamo nel solco delle tradi-zioni che risalgono a san Massimo e ci ricordano la Sacra Sindone. Si respira un’atmosfera di spiritualità favorevole alla fioritura della santità; vi si è formata una scuola di robuste virtù morali, con alunni e ma-estri di un Cristianesimo rinnovato e moderno. L’am-biente politico piemontese è reso vivace e drammatico da grandi correnti di idee, da grandi figure e da me-morabili avvenimenti; quello industriale è destinato a straordinari sviluppi nel campo economico e sociale».

INSIGNE FIGLIO D’ITALIA - «Dobbiamo congratu-larci con Torino e con l’Italia di codesta prerogativa di dare alla Chiesa e al mondo uomini buoni, provvidi e tipici, come quello di cui esaltiamo la figura e ren-diamo imperitura la memoria». Paolo VI saluta il car-dinale Michele Pellegrino, «arcivescovo dell’avventu-

rata città dove il Murialdo nacque, operò e morì» e il presidente del Consiglio Mariano Rumor. «La ce-lebrazione di un così insigne figlio d’Italia conforti le migliori tradizioni religiose e morali del popolo italia-no, sostenga ogni sforzo di civile progresso, prosperità, concordia e pace. Fra i molti titoli della sua ope-ra e che ne innalza il nome bene-detto c’è la fondazione della Con-gregazione di San Giuseppe “con lo scopo di educare con la pietà e l’istruzione culturale e tecnica i gio-vani poveri, orfani, o abbandonati, o bisognosi di emendazione”». n

- Continua sul prossimo numero -

Dirò sul sacerdozio (e sul mio essere sacerdote) qualche pensiero molto sparso.

Un giorno un parroco, mio amico, mi ha det-to: “Penso di aver fatto tante cose, anche belle… ma non so se adesso le rifarei!”. Io invece non so se avrei potuto fare qualcosa di diverso dall’aver fatto e dal fare il prete.

Devo dire di aver sentito sempre, anche in modo molto tangibile, la presenza e la vicinanza di Dio nella mia storia. E per fortuna che è stato così!

Nello stesso tempo ho sentito la presenza e la vici-nanza della famiglia, dei confratelli, di tanti amici.

La mia famiglia non è di tante parole, ma mi è sem-pre stata vicino e ha gioito insieme a me del fatto che sono sacerdote.

I confratelli: importanti e preziosi in ogni comunità nella quale ho vissuto. Adesso, a Valbrembo, siamo in tre, ma ci vogliamo bene: la mia comunità è la mia famiglia.

E poi gli amici: ripeto continuamente quanto li con-sidero importanti!

C’è in me la convinzione che dobbiamo fare il bene “perché gli uomini vedano le vostre buone opere, e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”, come dice Gesù nel Vangelo. Però se qualche volta la gente apprezza qualcosa di quello che facciamo, devo dire che non mi dispiace tantissimo. E devo anche ricono-scere che qualche volta la gente pensa di noi anche troppo bene, e, siccome io un po’ mi conosco, so che qualche volta i complimenti, che sono sinceri da parte di chi li fa, sono però esagerati.

La gente chie-de spesso a noi di pregare, convinta che le nostre pre-ghiere abbiano chissà quale valore in più rispetto alle loro. E questo non è vero, perché chi tribola, chi soffre, chi ama… prega, anche molto me-glio di quanto pre-ghiamo noi!

Per il mio anni-versario di ordina-zione il regalo più bello che ho avuto è quello di un ra-gazzo di 18 anni, che mi ha detto: “L’altro giorno sono andato a Roma, nella Basili-ca di San Pietro, ed ho pregato per lei”.

Noi siamo qui oggi a chiedere e a raccogliere il rega-lo di una preghiera; che il Signore ci tenga una mano sulla testa, che ci aiuti ad essere delle persone che amano:

che amano il Signore e lo pregano tanto, e cercano di ascoltarlo,

che amano con tanta pazienza, con tanto rispetto e con tanta fiducia i giovani e i ragazzi che incontriamo sulla nostra strada, e questo non avviene per caso,

che amano questo nostro mondo con tanta speran-za, anche se qualche volta ci pare che all’orizzonte si vedano tanti nuvoloni carichi di pioggia. n

p. Giuseppe Taveri

Padre Giuseppe Taveri, Giuseppino del Murialdo, prete da 30 anni, non è tanto incline alle interviste… Questa testimonianza gli è stata un po’ “rubata” dall’omelia che ha tenuto nella Messa in cui, il 2 marzo, ha celebrato il trentesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

Il biografo del Murialdo, Mons. Pier Giuseppe

Accornero, caporedattore de L'Eco di Bergamo

e autore del libro “il pioniere. leonardo

murialdo tra giovani e mondo operaio”, Ediz.

Paoline 1992, rivisitando la splendida omelia

di Paolo VI del 3 maggio 1970 e il bellissimo

discorso di Benedetto XVI del 28 aprile 2010,

offre questo articolo ai nostri lettori.

di Mons. pier giuseppe accornero

Vita Giuseppina 6 l 2010Vita Giuseppina 6 l 2010

Ci sCrivonosAn LeonArdo MuriALdo

Tutto l’impegno organizzativo e formativo del Murialdo nel Collegio Artigianelli (nella foto)era accompagnato dalla preoccupazione dei

debiti: «La sua croce principale dovette essere... quel-la che pesò su di lui per 32 anni e che gli proveniva dalle strettezze finanziarie del Collegio degli Artigia-nelli» (Vita, p. 191), croce che egli portò fidandosi della Provvidenza. Scrive don Reffo: «La conduzione del collegio comportava un lavoro penoso e continuo che tutti i giorni si ripeteva e si faceva anche più grave poiché non pochi provvedimenti richiedeva la gestione complessa dei grandi e dei piccoli, dei maestri e degli alunni, delle scuole e dei laboratori. Eppure il pensiero più grande per il Murialdo era ancor sempre quello delle finanze che al suo entrare aveva trovato in scon-quasso e che nel progredire degli anni non migliorava-no. Tutto ciò gli dava tormento al capo di giorno e di notte, e rendeva quella vita faticosa e nascosta piena di grandi meriti presso Dio» (Vita, p. 52).

Quando il Murialdo assunse la direzione del collegio i debiti assommavano a L. 261.098,97 (valore attuale circa € 1.070.00,00) e aumentavano continuamente in quanto le entrate non erano nemmeno sufficienti per la vita ordinaria. Tale debito era causato principal-mente dalla costruzione dello stabile nuovo che aveva costretto l’Amministrazione del Collegio a contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti e poi con il Credito Fondiario San Paolo che comportava un rim-borso annuale non indifferente, dall’impianto e dal funzionamento dei laboratori che non davano entrate

significative, dal pagamento del personale, dal mante-nimento dei ragazzi, che rimanevano in collegio tutto l’anno, la maggior parte dei quali accolti gratuitamen-te. Nel 1875 i ragazzi ospitati in collegio erano 183, di cui 150 assistiti gratuitamente.

Le entrate, derivanti dalle offerte, dalle poche rette e da alcuni lasciti non riuscivano a far diminuire il debi-to, che anzi col passare degli anni aumentava sempre più fino ad arrivare all’enorme cifra di circa L. 500.000 (valore attuale circa € 2.235.00,00). Ormai «le cose erano giunte ad un tale punto che, nella primavera del 1897 si davano quasi per disperate. Già si cominciava a insinuare fra gli amici di un imminente disastro...» (Vita, p. 203).

Continua il biografo del Murialdo: «Due pene spe-cialmente rendevano più pesante la sua croce. La prima era la lotta contro i creditori; egli, di animo così cortese e delicato, soffriva immensamente nel doversi trovare ogni giorno ed anche più volte al giorno di fronte a persone che venivano a richiedere il loro denaro, men-tre egli non aveva di che soddisfarli. Bisognava dar loro buone parole; dove le parole non potevano bastare bisognava industriarsi per acquietare gli animi inaspriti e sottomettersi talora anche a non piccole umiliazioni. Spesso, tranquillizzato un creditore, ne veniva un altro e poi un altro; tornato in camera stanco di una lunga lotta, era richiamato in portineria per altre udienze del medesimo genere, e nuovamente implorava la pazien-za e la pietà dei creditori. L’altra pena gravissima al teologo Murialdo era il dovere domandare la carità per i suoi Artigianelli. Egli, proveniente da famiglia agiata, signorilmente educato, aveva una naturale ed invinci-bile ripugnanza a domandare l’elemosina... Lo faceva allora con uno sforzo supremo che gli costava chi sa quanta pena!» (Vita, pp. 197-198).

La situazione debitoria, scrive il Reffo, «giorno e notte pesava al Murialdo come un incubo penoso sul petto, senza mai dargli tregua, disturbando tutti i suoi pensieri, intorbidendo tutte le sue occupazioni, ama-reggiando tutte le sue gioie» (Vita, p. 195), tanto da esclamare: «… qui si vive, o a dire meglio, si soffre e si languisce incessantemente…» (Scritti, X, p. 123). n

di p. giuseppe Fossati

La croce dei debiti

Cara Vita Giuseppina...Cari amici, non so chi devo ringraziare, ma lo faccio ugualmente con questa mail (indirizzata a [email protected]). Sono padre Silvano Galli della SMA, e risiedo a Kolowaré, nella diocesi di Sokodé, in Togo. Rice-vo regolarmente Vita Giuseppi-na da qualche anno. Qualcuno ha pensato di inviar-mi la pubblicazione. Grazie per la vostra gentilezza. Un carissi-mo saluto e auguri di ogni bene da questo piccolo angolino del Togo.

Padre Silvano Galli (Togo - Africa)

Carissimi, vi scrivo per chiedervi una pre-ghiera per due genitori, miei amici, che hanno perso un figlio di 18 anni. Questi due genitori e la sorella hanno bisogno delle nostre preghiere. Con affetto

Claudia (Acquedolci - Messina)

Ricevo Vita Giuseppina, ormai da molti anni. È sempre una gio-ia immensa, quando ogni mese apro il mensile, così ho l’occa-sione di ricordare e rivedere le persone con le quali ho vissuto durante le vacanze nel tempo della Filosofia e Teologia a Viter-bo. Bel ricordo! Vita Giuseppina mi regala la gioia di leggere l’idioma dei miei nonni. Grazie per questa opportunità.In questo momento, approfitto

di fare mie le parole di Isaia Fer-rari di Bergamo che si trovano a pag. 4 del mensile di settembre/ottobre 2009: “Approfitto per esprimere il mio apprezzamen-to per la rivista: interessanti ed edificanti gli articoli…” soprat-tutto (parole mie) gli articoli di p. Mario. Articoli e riflessioni che mostrano una mente aperta, sempre attenta a cogliere la o le differenti realtà mondiali nel senso religioso, pastorale, antro-pologico, economico, culturale, sociale ed educativo con base in una coscienza collettiva.Dico “coscienza collettiva” per-ché, purtroppo, nella relazione, nella nostra società, si coltiva quasi solamente la coscienza in-dividuale, anche nelle Istituzio-ni Educative.Sono un insegnante dell’Uni-versità e i giovani studenti non sanno identificare la coscienza collettiva. Sia i giovani studen-ti sia la società in generale sono dominati dall’ingranaggio di produzione e consumo; per que-sto c’è la necessità imperativa di una specializzazione per pro-durre meglio e di più. Si forma così la coscienza individuale, per sfruttare meglio il benessere in-dividuale. Ma è una coscienza molto fragile. L’insegnamento, la tecnologia e il ritmo di vita ci spingono a svi-luppare in ciascun di noi, a con-siderare il bene come proprietà particolare e non sociale e collettivo. È come se dicessi che ognuno vuol

prendere il volo verso il sole (la felicità individuale) e non è ca-pace di sentire il calore e la luce attorno a se.Un altro mondo è possibile, si potrebbe dire oggi, ma è neces-sario scegliere una Coscienza Critica e Collettiva, come valore umano e cristiano.

Danilo Presotto (Porto Alegre – Brasile)

Sono il nipote di p. Giuseppe Pa-tacchini di "Beneamata memo-ria", così si espresse p. Aldegani quando mi presentai a lui recen-temente. Ho sempre ricevuto la rivista "Vita Giuseppina" e de-sidero riceverla tutt'ora sempre, perchè mi tiene informato sulle attività dei Giuseppini nel mon-do e mi è cara, come mi è caro il ricordo di mio zio. Con la presente unisco un diplo-ma (nella foto) rilasciato dalla Municipalidad de Requinoa a mio zio P. Josè Patacchini il 18 maggio 1997. Ringraziando, por-go distinti saluti.

Mechelli Angelo (Roma)

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15Vita Giuseppina 6 l 201014 Vita Giuseppina 6 l 2010

voCe Ai giovAni

Da tempo pensavo di scrivere qualcosa su questo argomento. Siamo così pieni e ossessionati da cose super, extra, special, da emergenze e da desideri di successo, da cose fuori dal comune, da attenzioni alle diversità e minoranze, dal voler apparire a tutti i costi, da notizie al telegiornale ogni giorno più sciocche

o ipersottolineate… che mi è balenata la domanda. Parlando poi di educazione vedo che si scrivono articoli e libri, si fanno serate e convegni, con tanto di esperti, psicologi, pedagogisti o tuttologi, che alla fin fine dicono e scrivono cose che tutti potevano pensare, ma erano così ovvie, così legate al senso comune o al buonsenso, che chissà perché non ci siamo arrivati da soli. Per forza: chi parla ancora del normale, del buonsenso? Non fa notizia, non si nota, appartiene a tutti. Il buon senso è, fra le cose del mondo, quella più equamente distribuita, diceva Cartesio. Eppure oggi si preferisce essere schic, essere diversi, essere firmati, essere al passo coi tempi, o affidarsi a assicuratori, avvocati, psicologi (solo a volte ai preti…), ad esperti, a testimonial, per dire cose che da sempre dice la saggezza popolare.

Ho voluto su questo argomento raccogliere opinioni di giovani, perché mi sembrava argomento un po’ da “matusa”. Così ho mandato un messaggio agli amici. In tanti mi han risposto. Mi piacciono queste domande tra il filosofico e l’antropologico, mi scrive Stefano. Purtroppo sia la normalità che il buonsenso sono stati inghiottiti dal passo dei tempi: una cosa normale 30 anni fa non lo è adesso e viceversa; una cosa normale ora non lo sarebbe stata 30 anni fa... Per fare un esempio molto banale che sicuramente è di facile riscontro, il modo di vestire dei giovani adolescenti di oggi, quelli che amano farsi definire emo. Per loro è un normale modo di vestirsi come è un normale modo di approcciarsi alla vita... Una volta il BUONSENSO dei genitori avrebbe impedito che questi ragazzini

uscissero di casa conciati in quel modo, ora è tutto assolutamente NORMALE. Chi scrive così non ha ancora 30 anni… Alla parola normalità oggi è associato spesso un certo disprezzo, perché ciascuno vuole sentirsi unico e la paura del confondersi nel gregge crea sempre nuove modalità per distinguersi, per sentirsi speciali, per non apparire banali o forse per non sparire nel grigiore del quotidiano. Ohibò! Ma allora noi siamo già vecchi? Scrive il più attempato Claudio. A volte i giovani hanno molto da insegnarci, ma a volte sono già vecchi. La freschezza è di quelli che nelle vicende della vita sanno rinnovarsi e rinascere ogni giorno. Il buon senso, ovvero l’equilibrio, esiste ancora, ma a volte il raggiungerlo è il lavoro di una vita! Il lavoro di una vita: bella questa espressione. Normalità è solo un insieme di usi convenzionali, o appartenenza ad un gruppo di riferimento? La stragrande maggioranza di noi è normale, per certi versi banale: le coordinate di vita che ci permettono di procedere sono pressappoco uguali per tutti. Eppure legata alla parola normalità spesso c’è sofferenza. Soffre chi si sente troppo normale e chi si sente anormale. Nel primo caso c’è l’incubo del grigiore, della banalità, della mancanza di una vita piena di effetti speciali. Nel secondo caso c’è la solitudine di colui che non si sente riconosciuto in un gruppo. Ciascuno di noi è normale in quanto persona, ma è anche singolare, per le proprie caratteristiche personali. Normalità e buonsenso esistono, manca forse la coerenza delle proprie azioni, scrive Massimo. Esistono ancora, dice Eleonora, non ancora ventenne, ma sono cambiati i parametri con i quali si misurano. Questo non significa che abbiano perso di valore, ma si sono semplicemente evolute con la società e il mondo che ci circonda. Ovvio, ci sono dei valori fondamentali che sono eterni. Non mancano gli scettici: Il buon senso sì, assolutamente sì che esiste. La normalità è mai esistita? scrive Manuela; e i critici: oggi la normalità è vedere l’ultima puntata del Grande Fratello, scrive tristemente Elena, e l’anormalità è non

averne vista neanche una e non sapere chi ha vinto! (Io sono anormale allora!). Nella nostra società massificata è diventato un atto di merito atteggiarsi da anormali, contrastando con i propri atteggiamenti le regole d’uso comune. C’è quasi una rincorsa a fare gli strani, senza accorgersi che poi si finisce in un altro contesto usuale che attua un gioco linguistico dove la propria stranezza diventa normalità. Dice un’altra Elena: c’è molto poco di normale ultimamente in giro, se penso alla mia idea di normalità! Se pensi alle notizie scritte sui giornali ed a ciò che si vede in televisione, scrive Marco, sembra di no. Poi mi guardo intorno, e vedo tanti esempi di gente con molto buonsenso... allora mi rendo conto che la realtà che ci descrivono fortunatamente non coincide sempre con quella che ci circonda. Invece alcune volte sembra che la gente il cervello proprio non lo accenda. Non sempre chi dimostra buonsenso è normale per gli altri... Quel buon senso che fa dire e fare cose sensate sembra un caro estinto soppiantato dall’insensato, dall’insensatezza e dal “dementismo”. Chi ha ucciso il buon senso? La gente vede la follia nella mia colorata vivacità, scrive Alberto citando un film, e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità. Essere “normali” è ormai essere noiosi, se non sei stravagante, se non stupisci sei da encefalogramma piatto. Una volta si diceva che è bello ed importante essere se stessi, non mettere una maschera, ora pare che se non sei “particolare” non sei te stesso! Beh non credo anzi, penso che se poi vai a scavare dietro la superficie scopri un mare sempre più grande di fragilità.

Ho fatto l’esperimento di gettare questa domanda nel mare degli amici in internet. In tanti hanno risposto. Interessante notare come le risposte siano state tanto varie quanto lo erano le provenienze. Rispondono amici recenti e vecchi amici, chi ti vede tutti i giorni e chi non ti vede da molti, molti anni! Bellissimo! Tutto questo è normale? E non sembra secondo il buonsenso... n

i giovani si raccontano

Esistono ancora

la normalità

E il buon sEnso?

voCe Ai giovAni

A cura di d. Massimo Rocchi e di alcuni giovani

Per continuare il dibattito scrivi a [email protected]

16 Vita Giuseppina 6 l 2010

F d M

INCONTRO INTERNAzIONALE DELLA FdM 2010

“Un evento storico...”P. Mario Aldegani, che cosa vi ha

spinto ad organizzare questo incontro?Essenzialmente due motivi. Il primo, di

carattere generale, è racchiuso nel tema stesso dell’incontro: “Amici, fratelli e padri per un mondo solidale”. Noi, come FdM, ci riconosciamo in un’unica identità, nella nostra scelta di campo nel fare il bene: in un mondo sempre più diviso e intollerante la Famiglia del Murialdo vuole costruire un mondo fraterno e solidale, ci vogliamo fondare sul principio di solidarietà. E nella seconda motivazione, di carattere particolare, c’è la giustificazione logica della prima. Il nostro carisma è un carisma attuale che potremmo definire relazionale: che vive la relazione con Dio nella sua infinita misericordia, tra noi fratelli in una ben unita famiglia e con i giovani specialmente poveri. La FdM cerca di interpretare e vivere ogni giorno questo codice relazionale così importante per noi: ma nella realtà quotidiana sono tante le difficoltà che ciascuno incontra. Per questo, visto che i sogni si fanno di notte ma all’alba si dimenticano, questo evento è stato pensato - ed è servito - a ravvivare i sogni, a rischiarare la vista dell’orizzonte. è servito a ritrovarsi negli sguardi dei fratelli di altri paesi: come loro e con loro.

P. Mario, quali erano le aspettative alla vigilia?Le aspettative sono state grandi sin dall’inizio: sin

da quando nel 2006 è stato pensato e voluto. Nel tempo abbiamo incontrato molti dubbi e difficoltà: la crisi economica dapprima e, in ultimo, il terremoto in Cile e l’eruzione del Vulcano Eyafjallajokull in Islanda, che ha bloccato i voli sui cieli d’Europa, oltre che una serie di difficoltà logistiche e organizzative, avevano destato una certa preoccupazione sulla partecipazione all’evento stesso. Nei miei viaggi e nell’incontro con i fratelli della FdM del mondo ho sempre letto un grande desiderio di venire in Italia, qui a Torino, sui luoghi di

San Leonardo; ho sempre sentito questa forte affezione al nostro carisma nelle storie personali di ciascuno: per questo sono sempre stato convinto della riuscita dell’Incontro Internazionale. Ed oggi posso dire che, rispetto alle aspettative, tutto è andato oltre le righe; e a conferma di questo c’è stata l’udienza generale del

Papa, a cui abbiamo partecipato in più di 1300, che è stato un evento storico: un regalo, una sorpresa incredibile di uno straordinario impatto emotivo.

Suor Orsola Bertolotto, non possiamo non chiederti un commento a caldo su questo evento.

è stato un incontro bellissimo! Una festa di Famiglia che ci ha fatto sentire “un cuor solo e un’anima sola”, uniti da uno stesso spirito che ci rende fratelli e sorelle in san Leonardo Murialdo. In questi ultimi anni avevamo già vissuto momenti di festa come Famiglia del Murialdo

a livello nazionale, ma si desiderava un incontro internazionale che potesse coinvolgere tutte le realtà presenti nel mondo giuseppino e murialdino, così da costruire famiglia attraverso relazioni significative. Nella commissione preparatoria, all’inizio, si pensava che l’incontro potesse avere un carattere formativo, ma, quando ci siamo resi conto che il numero dei partecipanti superava qualsiasi aspettativa, abbiamo preferito dare un carattere di festa. Ed è stato proprio il clima di festa che ha prevalso ed ha coinvolto positivamente tutti.

Qual è stata la vostra partecipazione come suore Murialdine di san Giuseppe?

Eravamo presenti tutte e cinque le consorelle del Consiglio generale, inoltre c’erano dieci consorelle italiane, quattro brasiliane, una ecuadoriana, parecchie laiche collaboratrici italiane e un gruppo tra insegnanti e collaboratori laici delle nostre opere di Argentina, Cile, Brasile e Messico. n

PRIMA PAGINA

1Vita Giuseppina 1 l 2010Vita Giuseppina 6 l 2010 17

Che meraviglia! Tutto ha avuto inizio mercoledì 28 Aprile in Piazza San Pietro con l’udienza del Papa Benedetto XVI, insieme a moltissime persone della Famiglia del Murialdo, prove-nienti da ogni angolo del mondo per l’incontro internazionale celebrativo dei 110 anni dalla morte e 40° anniversario della canonizzazione di san Leonardo Murialdo. Che meraviglia!La mattina di venerdì 30 Aprile, una rappresentanza degli “Amici ed Ex-Allievi del Pontificio Oratorio San Paolo di Roma”, il nostro Assi-stente p. Gino Giansante, Adriano Di Rienzo, Pietro Bernardi, Alfredo

Tonelli e Giuseppe Petruzziello (rappresen-tante dei giovani) sono partiti con desti-nazione Torino per proseguire e terminare l’incontro internazionale (foto in basso).Nel pomeriggio, nella Chiesa del Duomo dopo una fila chilometrica, siamo riusciti a vedere da vicino, per circa 5 minuti la Sa-cra Sindone. Quel telo davanti a te, loguardi, lo contempli, lo ammiri, e ringrazi il Signore. Che grande emozione, al pensiero che quel telo sacro circa 2000

anni fa, ha avvolto il corpo di nostro Signore Gesù.Sabato mattina 1° Maggio, presso gli Artigianelli, si è tenuta la riunione dei delegati con la votazione per il nuovo Presidente (nella foto) e i Consiglie-ri della Federazione Internazionale Amici ed Ex-Allievi . Nel Pomeriggio presso il Teatro Valdocco, stracolmo di persone, si è svolta la premiazio-ne della 9^ edizione del Premio Na-zionale “S. Leonardo Murialdo – Una vita per la gioventù”. Successiva-mente presso il Santuario Nostra Si-gnora della Salute, dove sono con-servate le spoglie del nostro Santo, gremitissimo ogni ordine di posti, a

conclusione di questa settimana storica, ve-niva celebrata la Santa Messa dal Superiore Generale P. Mario Aldegani, concelebrata da tantissimi sacerdoti Giuseppini.

Pietro Bernardi

INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA FdM26 aprile - 1 maggio 2010

19Vita Giuseppina 6 l 201018 Vita Giuseppina 6 l 2010

Il commento dei partecipantiEssere presenti alla Messa nella chiesa di Nostra Signora della Salute è stato a dir poco emozionante:

una grande Famiglia, proveniente da più parti del mondo, riunita per ringraziare il Signore del dono di un uomo mite e umile, il nostro Murialdo... nelle parole del Padre Generale, negli sguardi, nei sorrisi, negli abbracci della gente si respirava quell’aria di una “Ben Unita Famiglia”.Silvia Fontana (Milano – Italia)

Ky takim ėshtė i veēantė. Tė jep ndjesimė e tė qėnit ne njė familje tė madhe. Nė Kėtė familje edhe pse perdoren shumė gjuhė, flitet nje gjuhė e vetme… gjuha e Murialdos. Amarilda e Sonila (Fier – Albania)

Luego de algunos días de haber vivido el encuentro de la Familia de Murialdo en Italia, sólo me queda agradecer a Dios por este gran regalo y a quienes hicieron posible este encuentro. Caminar tras la huella de nuestro padre Fundador, conocer los lugares de los que tantas veces había oído hablar y leído o sólo visto en fotografías, lugares que fueron partes de la vida de Leonardo Murialdo. Esta experiencia,me impulsa y motiva a seguir adelante a

continuar con lo que Murialdo inició, a educar con profundo amor a nuestros niños a ser firme en la corrección para que lleguen a ser ciudadanos de bien. Alejandra Cornejo Parra (Requinoa – Cile)

Estávamos, inicialmente,muito apreensivos com a nossa participação no Encontro Internacional da Familia Murialdina, principalmente, pelo fato de ser o primeiro encontro dessa natureza. Entretanto, com as graças

de Deus, foi uma experiência maravilhosa, onde tivemos a oportunidade de conviver com leigos e religiosos de tantos países, conhecendo a vida e obras de São Leonardo Murialdo. Pudemos vivenciar e comungar com irmãos de diversas nações com grande emoção os passeios, os momentos culturais e, principalmente, a espiritualidade que com certeza nos era inspirado pelo Espírito Santo e pelo próprio São Leonardo Murialdo!Selma e Jorge Yamashita (Maringá – Brasil)

Intalnirea Internationala a Familiei Murialdo s-a petrecut la Torino, in locurile unde acum zeci de ani, se intamplau lucruri minunate... Am plecat la drum, acompaniate de emotii si zambete dar si de linistea si credinta Parintelui Elio- gazda si ghidul nostru. Nu stiam decat ca ne vom intalni cu

altii ca noi- laici si consacrati, membri ai Fundatiei. Am uitat de emotiile drumului si ale aventurii atunci cand am descoperit ca suntem parte dintr-o familie, ca suntem ghidati

spre educatia tinerilor si copiilor, folosind aceleasi arme: dragoste si intelegere, cuvinte calde si potrivite pentru fiecare. Am petrecut 3 zile de Impreuna, am inteles ca emotiile ne ajuta sa intelegem si sa ajutam. Am vazut istorie si inceputuri, am vazut trecut si exemple, am inteles charisma si scopul unui misionar. Am vazut prezent, am vazut simtiri comune, am vazut si am simtit ca ceea ce lucram si cum lucram, ne defineste. Suntem o mica parte dintr-un puzzle, dintr - o fotografie care a fost facuta: fotografia Familiei Murialdo. Martha Lepadatu e Mihaela Stefan (Popesti - Romania)

Nuestra experiencia en este encuentro con la familia murialdina ha sido inolvidable, tanto con nuestro grupo como con todos. Nos hemos sentido muy cercanos sin conocernos antes, siempre en un tono alegre y familiar. Una maravilla lo que hemos visto y lo que sentimos cuando

fuimos a la audiencia con el Papa. Uge y Lolo (Orduña – España)

Un gran acierto el haber organizado el Encuentro Internacional de la Familia de Murialdo, pues los seguidores de San Leonardo Murialdo, venidos del

Antiguo y Nuevo Continente, tuvimos la oportunidad de recorrer los caminos de nuestro Patrono e interiorizarnos más en su apostolado en beneficio de los niños y jóvenes más abandonados del mundo.

Eduardo Jaramillo (Ecuador)

Gracias a esta oportunidad de encontrarnos nos dimos cuenta de que somos realmente muchos,dispersos por los cinco continentes pero sabiéndonos, de ahora

en más, unidos como Familia Murialdina. Mercedes (Buenos Aires - Argentina)

The visit to Turin lived up to all our hopes for the anniversary celebrations. Our guides made our visits round the city magnificent. Not only were we able to visit all the sites associated with the life of our Holy Founder - we remember in particular the visit to Artigianelli and its museum as well as the musical reception prepared for us at Rivoli at the St. Leonard Murialdo College - but we also had the rare chance to visit the Holy Shroud during its special exhibition. Even our walks around the street of the city made us feel much as St. Leonard must have when he walked the same distances. Many thanks to you for having prepared for our benifit such memorable visit.Bernard Manu, Richard Donkor (Ejisu – Ghana)

INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA FdM26 aprile - 1 maggio 2010

21Vita Giuseppina 6 l 2010

Vorrei iniziare questa breve condivisione con una domanda che molte volte mi è stata posta: “Perché vuoi partire per la Romania? Perché

proprio là… cosa ti spinge?”. Una domanda che ho sempre trovato complessa e a cui spesso ho risposto dicendo che penso che ognuno di noi sia chiamato in un “luogo”. Il mio primo ricordo della Romania risale al 1989 quando ancora bambina sentii parlare dell’arresto di un terribile dittatore… Ceaucescu. Negli anni successivi mi capitò di vedere servizi televisivi riguardanti la situazione di abbandono e degrado degli orfanotrofi che molti bambini dell’est Europa subivano. Spesso provai il desiderio di mettermi a servizio di queste realtà anche se non sapevo come e la cosa mi sembrava quasi irrealizzabile.

A un certo punto questo desiderio trovò forma e una possibile concretizzazione tra il 2003 e il 2004. condividendo con un’amica questo mio desiderio (che era anche suo) scoprii che lei conosceva una congregazione che lavorava lì. A ottobre partimmo, per una ventina di giorni, per Cîmpîna a 90 Km a nord di Bucarest. Fu un’esperienza ricca, anche se complessa ed emotivamente molto dura. Ben 57 bambini orfani o abbandonati (dai 15 giorni ai 6 anni), dalle storie tragiche, segnati sia materialmente ma soprattutto emotivamente.

Il ritorno fu molto difficile, soprattutto di fronte a un mondo che ha “tutto” e nonostante ciò si lamenta ma in particolare per quello che questi bambini, veri semi di speranza, avevano smosso e perché comunque poi io ritornavo a casa… nel “mio mondo”.

Fu un’esperienza certamente dura ma profondamente voluta e desiderata… tanto da serbare nel cuore il desiderio di tornare. Per alcuni anni e diverse ragioni ciò non è stato possibile ma nel 2009 si è ripresentata la possibilità di partire con i Giuseppini del Murialdo. Ad agosto siamo partiti diretti a Popesti a sud di Bucarest (50 Km dalla Bulgaria).

Non vorrei cominciare il mio racconto dall’inizio bensì dalla fine di questi venti giorni, con quella che chiamo la mia “eredità”, un po’ il mio mandato di invio lasciatomi da un giovane romeno il giorno della partenza. Mi ha lasciato con queste parole che nascevano dal più profondo del suo cuore: “Tu ora tornerai, hai visto, ci hai conosciuto e hai conosciuto i ragazzi di qua… ti prego racconta di noi, dì che non siamo quelli che riempiono le cronache italiane… ma racconta i segni di speranza che hai visto…”.

A Popesti ho vissuto un’esperienza che definirei di chiesa e di comunione con la chiesa (persone) romena, un’esperienza di oratorio, di famiglia. La prima settimana siamo stati a visitare la cittadina dove eravamo e poi Bucarest, che, come accade per molte grandi città, è divenuta una grande capitale occidentalizzata, con le sue contraddizioni. Infatti appena si esce dalle strade principali si intravvede uno scenario diverso e purtroppo anche qualche ragazzino che sniffa colla (anche se non escono dalle fogne durante il giorno e sono stati spostati nella periferia). Il resto dei giorni è stato dedicato all’oratorio, abbiamo preparato il “Varapreuna” (estate ragazzi) per i 300 bambini (cattolici, ortodossi, non credenti…).

Per concludere alcune riflessioni. In Romania sono sempre stata accolta prima come persona e poi come italiana. Penso innanzitutto che, al di là di ogni giudizio spesso sterile, bisogna conoscere la storia di un popolo e fare un po’ di strada con esso (anche se ammetto di averne fatto solo un piccolo pezzo con loro). In secondo luogo sentirsi stranieri: credo mi abbia fatto molto bene per mettermi nelle “scarpe” degli altri (altri che sono a volte gli immigrati che vengono in Italia). Prendo spunto da Casaldaliga “Solo camminando si apre il cammino” e solo così si può creare e cogliere una nuova primavera e nuovi segni di speranza: percorrendo un po’ della propria strada con altri fratelli. n Monia Scarparo

VitaGiovani

20 Vita Giuseppina 6 l 2010

Giorni incredibilmente pieni di avvenimenti quelli vissuti nel mese di maggio nelle opere di Roman e di Popesti Leordeni in Romania. Da Sabato 15 a Giovedì 20 maggio tante le iniziative che hanno coinvolto bambini e giovani in divertentissimi giochi, partecipate celebrazioni e spettacoli canori in onore di san Leonardo Murialdo.

ROMANIA

All’Opera San Michele di Foggia sabato 15 maggio si è tenuto il “Giò madonnari”. Quest’anno oltre 240 ragazzi delle elementari e delle medie si sono cimentati in una gara di creatività improvvisandosi madonnari: con tanti gessetti colorati hanno espresso la propria interpretazione del tema: “Girotondo

quanto è bello il mondo, colora la tua idea di ambiente intorno a te”.

FOGGIA

Festa del Murialdo

S. GIUSEPPE VES.“…Noi cristiani dobbiamo essere sempre contenti…”! Scriveva così San Leonardo Murialdo ed è

stato questo il sentimento che ha accompagnato i giovani di San Giuseppe Vesuviano che hanno organizzato una giornata speciale in onore del nostro Santo. È infatti alla sua terza edizione la manifestazione intitolata “Murialdo Day” per festeggiare la nostra grande famiglia: catechesi, celebrazioni, spettacoli canori e di cabaret poi ancora stand gastronomici e tanto altro in onore di San Leonardo.

Lafesta del Murialdo a Taranto il 18 maggio si è distinta per la concelebrazione presieduta dal vicario provinciale p. Ferruccio Cavaggioni e la promessa della comunità dei Laici del Murialdo, a cui è seguita l’inaugurazione della Via intitolata a san Leonardo Murialdo alla presenza dei rappresentanti del Comune e della Circoscrizione.

TARANTO

in FAMigLiA

Esperienza di chiesa.... esperienza di famiglia!

Esperienza di chiesa.... esperienza di famiglia!

22 Vita Giuseppina 6 l 2010Vita Giuseppina 6 l 2010

MuriALdine vitA deLLA ChiesA

viaggiando nel mondo

murialdinoI

primi tre mesi dell’anno sono stati dedicati ad una vi-sita alle comunità dell’America Latina da parte della nostra madre generale, suor Orsola Bertolotto.La visita, che giuridicamente viene chiamata “cano-

nica”, ha lo scopo di ravvivare la vita spirituale e l’unio-ne tra i membri della congregazione, come pure verificare se le opere di apostolato rispecchiano il carisma. In sintesi, una visita impegnativa, ma anche inte-ressante e arricchente per chi la realizza e per le sorelle che la ri-cevono. Abbiamo rivolto alcune domande a suor Orsola:

È stato un viaggio lungo e forse anche faticoso…

è vero, ma devo dire che, visi-tando 25 comunità in cinque na-zioni diverse, il tempo passa veloce-mente e la fatica non si sente quan-do si va incontro alle consorelle con grande desiderio di condividere con loro, almeno per alcuni giorni, gioie e dolori, fatiche e speranze, per dir-la con le parole del Concilio.

Quale impressione delle co-munità murialdine d’America?

L’impressione è di una grande vi-vacità di apostolato: centri educati-vi, case famiglia, scuole, animazio-ne pastorale nelle parrocchie, attività missionaria, ecc. Ho trovato consorelle ben impegnate, opere “belle” nel senso di attenzione ai bambini, ragazzi, giovani poveri e famiglie bisognose di essere amate ed evan-gelizzate.

C’è stato anche qualche momento di festa?Sì, ho partecipato alla celebrazione del 50° di fon-

dazione della delegazione ecuadoriana a San Rafael (Quito). Avevo già incontrato le consorelle nelle singo-le comunità, poi abbiamo vissuto insieme alcuni giorni di spiritualità, preparandoci così alla solenne celebra-

zione eucaristica del 13 febbraio presieduta da mons. Paolo Mietto. Vi hanno partecipato più di trecento persone: giuseppini, laici, insegnanti ed educatori, ol-tre naturalmente alle consorelle e ai familiari.

In Messico ho avuto la gioia di condividere una gior-nata di formazione come Famiglia del Murial-

do (formandi e formande delle due con-gregazioni e dell’Istituto Secolare) e

accogliere la rinnovazione dei voti di due juniores. Altri momenti di festa sono state le prime pro-fessioni di due novizie: una di Mendoza (Argentina) e l’altra di Valparaiso (Cile).

In Brasile, ogni 27 del mese, viene celebrata una santa Messa

presso la tomba del servo di Dio p. Giovanni Schia-vo. Mi sono trova-ta là il 27 marzo e sono rimasta affascinata della grande devozione di innumerevoli fedeli che per la loro fede otten-gono guarigioni sia fisiche che spi-rituali e ne danno testimonianza.

In sintesi posso dire di aver vissuto incontri belli, tempi intensi di fraternità e condivisione che lasciano tanta gioia nel cuore.

Qualche momento difficile?In verità non avrei mai pensato di poter condividere

un momento davvero drammatico con le consorelle del Cile: mi trovavo a Valparaiso il 27 febbraio, la not-te del terremoto. Accomunate dalla stessa angoscia e impotenza davanti alla violenza della natura, ci siamo sentite più che mai sorelle tra noi e solidali con la po-polazione cilena. n

Capita alle volte di sentire frasi del genere: “Con questa crisi ci toccherà cambiare il nostro stile di vita, più per forza che per

convinzione”. Qualcuno addirittura ha pensato che la crisi è una occasione propizia per qualche riflessione sul nostro modo di consumare, di spendere, di vivere “alla grande”. E la Chiesa cosa dice?

Forse non tutti sanno che presso la curia del Patriarcato di Venezia c’è un Ufficio della Pastorale degli stili di vita. Dalla presentazione di tale ufficio traggo queste frasi: “Si propone di camminare insieme a coloro che si sentono parte del Creato. Stiamo cercando nuovi stili di vita rispettosi della natura e attenti alla giusta divisione dei beni tra gli uomini della terra”. Credo che faccia piacere a tutti il tono di questa dedica: “Dedicato a chi pensa che una vita felice dipenda anche da uno stile di vita più lieve”.

A qualcuno può sembrare una provocazione, ad altri uno stimolo in sintonia con i tempi, per tutti una proposta da prendere in considerazione. Ma non finisce qui. A Roma, presso l’Istituto di Pastorale Redemptor Hominis, il 5 maggio scorso è stato celebrato un convegno dal titolo: “Consumo dunque sono? Una prospettiva educativa, teologica e sociale”.

Magari adesso qualche lettore pensa che questo articolo è stato scritto per rovinarci un poco le vacanze con qualche moralismo di troppo, che mal si combina con il consumare un buon gelato sulla riva del mare o lungo un sentiero di montagna. Solo qualche battuta, che non ci rovinerà l’appetito, se nel contempo riesce a suggerire qualche buon pensiero.

Ci siamo dimenticati che il termine “consumare”, (derivato da due parole latine: cum + sumere, che vuol dire prendere, usare interamente) nella sua accezione più ampia vuol dire “prendere con gli altri”, “consumare insieme”. Non ha quindi il senso negativo della parola consumismo, che indica la nostra abitudine odierna di “usa e getta”, una visione

meccanicistica e utilitaristica della natura, che si riduce a un indiscreto uso e consumo da parte dell’uomo. Non solo: il consumismo indica anche una esclusione rispetto agli altri, perché innesca un pensare solo per sé, solo per il proprio benessere e non un ragionare in termini di bene comune.

Al convegno diversi relatori hanno posto in luce che il consumismo è il prodotto di

una visione che rischia di tradire il giusto rapporto tra l’uomo ed il creato, tra uomo e uomo, nella trasmissione dei beni tra le varie generazioni. C’è quindi un deficit di orientamento etico nel modo di acquisire i beni materiali, di procurarsi ciò che è

bene e piacevole per la vita. Il consumo non è male, anzi si pone come necessario alla

stessa esistenza, ma non può essere realizzato senza alcun rispetto alla convivenza comune e al

pensiero di esaurimento dei beni a disposizione. Si tratta di assumere dei comportamenti etici, cioè

in grado di coniugare bisogno individuale e bene sociale, di dare spazio al necessario, limitare ciò che è opportuno, eliminare il superfluo.

Penso a tante famiglie che di questi tempi fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, a tanti genitori che compiono sacrifici in favore dei figli. Le varie diocesi si sono organizzate creando fondi monetari appositi di sostegno a chi è in difficoltà, organizzando uffici e sportelli “caritas” per offrire un primo aiuto. Tuttavia il discorso sugli stili di vita non può essere solo per i tempi di crisi. è quanto l’ufficio della curia di Venezia vuol far capire. C’è una mentalità ed una cultura evangelica del consumare che occorre acquisire per i tempi di carestia e per i tempi di benessere, perché lo stile di vita sia frutto di una scelta e produca quelle virtù della sobrietà e della leggerezza che aprono all’amore concreto verso il prossimo. Allora sì, il consumare vorrà dire il ritrovarsi insieme attorno alla stessa mensa, spezzando il pane perché ce ne sia per tutti, rendendo sempre più vera l’eucarestia, il “consumare” per eccellenza della vita di ogni cristiano. n

di p. tullio locatellidi sr eMMa Bellotto

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stili di Vita

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AttuALità AttuALità

Laurentino 38 fino a qualche anno fa era uno dei quartieri periferici tra i più malfamati della capitale. Era il regno del degrado, della miseria

e della delinquenza: lì non entravano neppure le forze dell’ordine!

Al Laurentino 38, in località “I Ponti”, si trasferì, ne-gli anni 80, Alfredo Tonelli. Era cresciuto nel quartie-re Ostiense e fu tra i primi a frequentare il Pontificio Oratorio S. Paolo nella sua vecchia sede. Lì conobbe i Giuseppini del Murialdo. Imparò a fare il chierichetto e il capo dei chierichetti; gli piaceva il calcio e organiz-zava i suoi compagni di gioco. Era un animatore nato, un trascinatore.

Fu lì che imparò a dedicarsi agli altri e a prodigarsi per i più disagiati. Fu lì che assimilò il carisma Giusep-pino. è logico che, una volta stabilitosi ai Ponti, pensò subito come continuare la sua attività in mezzo ai ra-gazzi di quel luogo maledetto. Ma lì non c’erano i suoi Giuseppini e doveva fare tutto da solo; non c’erano spazi e strutture e doveva inventarsi tutto.

Non si perse d’animo, Alfredo! Sotto casa sua c’era una discarica comunale e più

sotto ancora uno strapiombo sulla marana. Mise gli occhi su quella discarica e cominciò a rimuovere le im-mondizie per far largo ad una campetto ove far gio-care i ragazzi del quartiere che vagavano come talpe

in mezzo alla sporcizia. Li accoglieva, li radu-nava, li organizzava, li educava alla vita. Erano ragazzi rozzi, violenti, disadattati, emarginati, figli di drogati e di car-cerati. Aspettavano solo qualcuno che sapesse interessarsi di loro, con-quistare il loro cuore e dedicarsi alla loro cre-scita umana e cristiana. Alfredo si comportò con loro come avrebbe fatto un figlio di S. Leonardo Murialdo. E fu per loro amico, fratello e padre.

il carisma giuseppino al “Laurentino 38”, roma

Fece domanda al Comune per la concessione di quel terreno. Fondò una cooperativa e diede vita ad una polisportiva. La cooperativa e la polisportiva portano il nome della Via dove si trova “l’Oratorio” di Alfredo Tonelli: JOYCE. Oggi ai Ponti tutti lo conoscono.

Comincia subito ad organizzare partite e tornei riser-vando un premio speciale alla disciplina. Svolge anche attività culturali: feste, spettacoli, concorsi….Sistema per bene il terreno ricavando un campo da calcetto e un campo polivalente. Si fa regalare due prefabbricati

e li adibisce uno per la direzione (foto a pag. 24) e l’altro per gli spogliatoi di due squadre. Non manca un bagnetto, un tavolo da ping pong e un parco giochi per i più piccoli. Nella cosiddetta direzione c’e anche una brandina o un divano letto. Alfredo spiega che i suoi ragazzi spesso lo cercano anche di notte, per-ché qualcuno scappa da casa e chiede un rifugio per dormire. Qualche volta li ospita anche a casa sua, li fa mangiare, li ripulisce. Parla anche con i genitori e tiene i contatti con le scuole.

Siamo andati a trovarlo nel suo “regno”. Ci accoglie con un largo sorriso. Ci mostra tutto ciò che è riusci-to a realizzare finora, ma anche i suoi progetti per il prossimo futuro: un campo in erba sinte-tica e una recinzione alta per impedire che i palloni vadano a fi-nire nella marana.

Ma Alfredo vuo-le riservarci un’altra sorpresa: vicino all’in-gresso (foto a destra) c’è una edicola piena di vasi e di fiori, al centro vi troneggia una piccola statua della Madonna di Lourdes: “è la Mam-ma che qui accoglie i suoi figli e veglia su di loro”, dice Alfredo orgoglioso.

Alfredo Tonelli è il vincitore del Premio nazionale Mu-rialdo 2010. Questo Premio è stato lanciato dagli Ex Allievi di Foggia e viene assegnato ad una persona che si sia distinta nell’attualizzare il carisma del Fondatore. Quest’anno è stato consegnato il primo maggio a Tori-no nell’incontro internazionale della Famiglia del Mu-rialdo (foto a sinistra). è stata una cornice grandiosa per dare ad Alfredo Tonelli ufficialmente e solennemente un degno riconoscimento di tutto quello che ha fatto per decenni e che continua a fare a favore dei ragazzi poveri, discoli e abbandonati del Laurentino 38. n

p. Gino Giansante

Il premio Murialdo 2010 è stato consegnato ad Alfredo Tonelli, ex-allievo romano, il primo maggio durante l’incontro internazionale della Famiglia del Murialdo a Torino.

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27Vita Giuseppina 6 l 2010

AttuALità

Vita Giuseppina 6 l 2010

inContri con profeti etestimoni del XX SeColo

AttuALità

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Durante l’incontro internazionale della Famiglia del Murialdo si è tenuto a Torino il “63° Consi-glio Generale della Federazione Nazionale degli

Amici ed ex Allievi del Murialdo” e la “1^ Assemblea Generale della Federazione Internazionale degli Amici ed Ex Allievi del Murialdo”.

Non poteva esistere occasione migliore per simili av-venimenti in quanto ricorreva anche il 40° Anniversa-rio di Fondazione della Federazione Nazionale, il 40° Anniversario di canonizzazione di Leonardo Murialdo ed il 110° Anniversario della sua morte.

è stato eletto Presidente all’unanimità il signor Bru-sarosco Paolo, già consigliere per la missionarietà della Federazione Nazionale Italiana.

Prendendo poi la parola, il neo Presidente della Fe-derazione Internazionale degli Amici ed Ex Allievi del Murialdo ringrazia per la fiducia accordata e si impe-gna a portare avanti il progetto di costituire in ogni provincia giuseppina una Federazione di Associazioni. Durante l’assemblea sono stati eletti anche i due vice Presidenti per aree geografiche: Gonzalo Pullas Tapia e Gabriel De Rosa.

Durante l’Incontro Internazionale, come segno di adesione e partecipazione, il neo Presidente ha conse-gnato a tutte la Province e nazioni presenti un gagliar-detto celebrativo della Federazione Internazionale e la pubblicazione sul 40° della Costituzione della Federa-zione Italiana. n

Un ex-allievo

AMICI ED Ex ALLIEvI: aperti all'internazionalità

Foto di gruppo subito dopo la costituzione della Federazione Internazionale.

Foto qui sopra. Da sinistra:il Presidente nazionale degli ex-allievi Vincenzo Negrin con gli ex Presidenti Sandro Palumbo, Luigi Girardi, Antonio Maffia.

Il Patronato Leone XIII di Vicenza, che conta oltre 1200 iscritti all’associazione Ex Allievi

e Amici, ha scelto, tra le sue varie attività, la proposta della cultura cristiana e attuale da offrire anche all’intera cittadinanza e in modo speciale agli educatori, agli insegnanti e ai giovani.

è così nato un “pensatoio” con il compito di dar vita a degli incontri periodici nel corso dell’anno.

Sotto lo slogan: “Testimoni e profeti del secolo XX” si è dato vita nel maggio del 2009 a un approfondimento sull’opera di don Lorenzo Milani. è successivamente seguita un’uscita a Barbiana sui luoghi del grande educatore.

è stato riscoperto e attualizzato, per i docenti dell’Engim di Vicenza e per vari altri partecipanti, da un suo ex alunno d’eccezione, già amministratore e sindacalista e attualmente presidente della stessa Fondazione don Lorenzo Milani, Michele Gesualdi.

A chiusura del cinquantenario della morte del sacerdote di Bozzolo, scrittore, resistente e, soprattutto, parroco dal grande cuore, don Primo Mazzolari, nell’ottobre scorso al cinema-teatro del Patronato di Vicenza è giunto da Brescia l’on. Mino Martinazzoli, già ministro, parlamentare nazionale ed europeo.

L’illustre ospite ha trattato il tema ”Don Primo Mazzolari, pastore, educatore e profeta del nostro tempo” di fronte a una sala gremita e alla presenza del vicario generale diocesano e, tra gli altri, dei responsabili della stessa Fondazione Mazzolari di Bozzolo, che si sono congratulati dell’incontro. Ne è uscito un profilo alto di sacerdote coraggioso, che fa ancora parlare di sé e delle sue intuizioni profetiche, avviate poi con il Concilio Vaticano II. Ma soprattutto si è ripensato all’insegnamento di un sacerdote che fino all’ultimo è rimasto nella Chiesa sempre con la schiena dritta nonostante i veti e le ingiuste incomprensioni che spesso nella vita l’hanno tormentato.

è risuonato l’appellativo di “Don Primo tromba dello Spirito Santo della Valpadana” datogli dall’amico Giovanni XXIII, il papa che lo volle ricevere in un’udienza particolare, a pochi mesi dalla scomparsa, avvenuta nella domenica del Buon Pastore del 1959.

Il terzo incontro su ”Giuseppe Lazzati: un grande Laico cristiano, maestro di vita del nostro tempo” l’ha svolto con vera

sapientia cordis, da collaboratore e amico, il dottor Franco Monaco, giornalista, già deputato e presidente dell’Azione Cattolica di Milano (foto).

Ha fatto conoscere in profondità la persona, il suo tempo e l’azione a tutto campo dell’educatore Giuseppe Lazzati, professore, prigioniero del lager, costituente di un’Italia democratica e rettore della Cattolica.

Lazzati è stato attualizzato nella sua visione di creatore della “città per l’uomo”, dove i diritti e la dignità di ogni persona credente e non credente (e oggi anche diversamente credente) trovano spazio per una crescita autentica, di fede innanzitutto, come laico, per una profonda adesione al vangelo nella Chiesa e nella libertà. Libertà che in Lazzati si è fatta azione di proclamazione di un impegno, espresso nei suoi viaggi tra i giovani di tutta Italia fino alla sua importante missione di responsabile del convegno nazionale su: “Evangelizzazione e promozione umana” del 1976, voluto dal suo estimatore ed ex arcivescovo, Giovanni Battista Montini, diventato papa Paolo VI.

A ottobre il pensatoio giuseppino del Patronato Leone XIII ha in programma un approfondimento su padre Davide Maria Turoldo, frate servita, poeta e profeta. n

Mario Pavanconsigliere dell’associazione ex-Allievi e Amici del

Patronato Leone XIII e componente del “pensatoio”

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neLLA CAsA deL PAdre neLLA CAsA deL PAdre

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Fratel agostino agostini

ë Isola del Liri (Frosinone), 16 agosto 1927+ Napoli, 28 aprile 2010

La sera del 28 aprile è morto presso il CTO di Napoli, dove era stato da poco ricoverato per un improvviso peggioramento globale della salute, fr. Agostino Agostini. Nei giorni passati era stato sottoposto ad un duplice intervento chirurgico, all’anca prima, quindi al femore, che si era improvvisamente spezzato, presso il Centro Columbus di Roma, collegato al Policlinico Gemelli; era poi rientrato in comunità a Napoli, dove una serie di peggioramenti fisici e psicologici hanno reso necessario un ulteriore ricovero all’ospedale della città.

Fr. Agostino era nato a Isola del Liri (Frosinone) il 16 agosto 1927. Dopo l’anno di noviziato vissuto a Pinerolo fece la professione religiosa il 25 settembre 1947 e la professione perpetua a Sarno (Salerno) il 19 ottobre 1952. Ha lavorato con passione e dedizione in mezzo ai giovani di tante opere del Centro e del Sud Italia: Dipignano, Sarno, Roma Pio X - dove fu a lungo anche economo dell’opera - San Giuseppe Vesuviano, Foggia, Montecatini, Rossano ed infine Napoli.

Fino a che la salute glielo ha consentito è stato in oratorio tra i ragazzi e i giovani, infine nel parco per i piccoli. Con l’organizzazione dello sport, con l’animazione delle associazioni, fr. Agostino è stato per tanti ragazzi l’educatore giuseppino fattosi amico, fratello e padre, con semplicità.

I funerali sono stati celebrati presso la chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia di Napoli.

Padre renato gambellini

ë Vetralla (Viterbo), 6 marzo 1930+ Quito (Ecuador), 13 maggio 2010

Dopo una lunga malattia dovuta ad un tumore ed altre complicanze, particolarmente dolorosa nell’ultimo tempo, nella notte che introduceva al giorno della Madonna di Fatima (13 maggio) il Signore ha chiamato a Sé p. Renato Gambellini: aveva da poco compiuto gli 80 anni.

Era nato a Vetralla (Viterbo) il 6 marzo 1930. Dopo gli studi medi compiuti a Viterbo, aveva vissuto l’anno di noviziato a Vigone ed a Viterbo aveva emesso la prima professione il 16 ottobre 1946.

Prestissimo parte per l’Ecuador: qui sbarca il 31 marzo 1947 e dà inizio alla nuova vita, tutta dedicata alla terra ecuadoriana. Compie ad Ambato gli studi filosofici ed un primo anno di magistero; quindi un secondo anno a Quito ed altri tre a Guayaquil dove, il 7 novembre 1951, emette la professione perpetua. Ancora ad Ambato svolge il corso di teologia, al termine del quale, l’8 dicembre 1954 viene consacrato sacerdote. Dedica la freschezza del suo apostolato di sacerdote giuseppino prima ai ragazzi del seminario di Ambato (1955-1958), poi nello Scolasticato di Quito, dove è superiore e maestro degli studenti (1958-1961) e quindi economo ed insegnante (1961-67). Dal 1967 al 1973 è a Quito nella parrocchia La Magdalena e nel Collegio San José, con il compito di economo provinciale: qui consegue il titolo di Ingegnere civile; un anno a Tena, come ispettore-economo; un anno direttore al Paulo VI di Quito. Dal 1976 al 1978 è a Roma, in casa generalizia, con l’incarico di procuratore delle missioni, ma riparte presto. Ancora un anno nel seminario di Ambato, per passare poi allo Scolasticato di Quito, dal ’79 al ’91, come parroco e, nuovamente, economo provinciale. è incaricato dei postulanti dal ’91 al ’94, parroco a Babahoyo per due anni, economo (dal 1996 al 2002) a Salinas e collaboratore parrocchiale; dal 2003 è nuovamente a Quito come direttore e parroco de La Magdalena.

La malattia, infine, con le operazioni connesse, che lo hanno portato anche in Italia nella speranza di trovare una soluzione efficace al tumore, lo ha costretto a ritirarsi nella casa provinciale, dove il Signore lo ha incontrato per accompagnarlo nella sua Vita. I funerali si sono svolti nella parrocchia La Magdalena il giorno 14 maggio; la sua salma riposa nella tomba di congregazione nel cimitero de La Magdalena (Quito).

La Famiglia del Murialdo in Cielo

Lucia Gavagnin, mamma di Gianna Frison, della Comunità Laici del Murialdo di Venezia, morta il 28 maggio, a 84 anni.

Genoveffa Natali, mamma di d. Pietro Rota, giuseppino della comunità di Padova, morta il 5 maggio, a 86 anni.

Eleonora De Santis ved.Guerrieri, sorella di p. Rolando, giuseppino della comunità di Albano, morta il 27 aprile, a 87 anni.

Fratel silvio Carletti

ë Montecchio Maggiore (Vicenza), 15 dicembre 1922+ Arzignano (Vicenza), 4 giugno 2010

Dopo una lunga malattia, con un peggioramento globale della situazione sanitaria che ha consigliato il ricovero nell’Ospedale di Arzignano (VI), all’alba del 4 giugno 2010, è mancato fr. Silvio Carletti, uno dei numerosi “fratelli Carletti” della congregazione giuseppina.

Era nato a Montecchio Maggiore il 15 dicembre 1922. Dopo il periodo di postulato a Montecchio, nel 1940 passò a Pinerolo per

svolgere l’anno di noviziato professando poi per la prima volta a Vigone il 29 agosto 1941 e in perpetuo il 22 settembre 1946.

Ha vissuto a Pinerolo presso la Colonia Maffei dal 1941 al 1949, a Ponte di Piave dal 1949 fino alla chiusura della casa nel 2004: un lungo periodo di servizio, che gli meritò anche la cittadinanza onoraria; da qui passò a Montecchio Maggiore, dove ha vissuto gli anni difficili della malattia.

Una vita “con le mani piene di tanto lavoro e con il cuore colmo di tanta preghiera”, come si è espresso il superiore provinciale, padre Tullio Locatelli, nel comunicare la notizia della morte. è questo il ricordo di fratel Silvio che hanno nel cuore i moltissimi giuseppini che lo hanno conosciuto da giovani confratelli negli anni di Ponte di Piave.

I funerali si sono svolti nella chiesa parrocchiale di Montecchio Maggiore, gestita dalla comunità, e la salma è stata quindi tumulata nella tomba di congregazione del cimitero locale.

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FLAsh di vitA

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FLAsh di vitA

incontro internazionale dei formatori giuseppini

Nel mese di aprile si sono riuniti a Viterbo, presso l’Istituto san Pietro, i rappresentanti delle comunità formative dei Giuseppini del Murialdo, convocati da p. Celmo Lazzari, Vicario generale e incaricato della formazione. Hanno partecipato: p. Celmo del Consiglio generale; p. Julio Gamboa e fratel Pierangelo

Rizzato per USA/Messico; p. Giampietro Brizi per la provincia Argentino/Cilena; p. Esvildo Pelucchi, p. Sergio Murilo Severino, p. Marcionei Da Silva e p. Nadir Poletto per il Brasile; p. Misihadas Govindan dall’India; p. Cesare Cotemme e p. Fabio Volani per la Provincia Italiana; p. Fidel Antón, p. Angeo Bissoni e p. Giuseppe Fossati per l’Istituto teologico san Pietro; p. Bruno Guzzonato e p. Mark

Withers per la Delegazione Africa. Al raduno ha partecipato anche p. Giuseppe Rainone, superiore provinciale di USA/Messico e ha fatto visita anche il

Padre generale.

anno sacerdotale

Questa foto è stata scattata a Viterbo, nel giardinetto davanti allo Scolasticato teologico (una volta si chiamava così), prima di partire per essere ordinati nelle rispettive Province di provenienza nel Giugno del 1970 (dunque, anno quadragesimo).Da sinistra in alto: Nereo Tommasi, Adriano Camparmò, Paolo Cestonaro, Tosco Lorenzo, Fernando Angelini, Fidenzio Nalin. In basso: Gaetano Popoli, Vincenzo Tristaino, Ferruccio Cavaggioni, Aldo Pacini, Norino Dal Maso.

Dice Gesù: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me fa molto frutto". Ricordiano con questa frase, tratta dal Vangelo di Giovanni, i 60 anni di sacerdozio di padre Marcello Revrenna, giusep-pino del Murialdo, che con instancabile attivismo e pro-fonda spiritualità ha saputo vivere, operare, testimonia-re il suo ministero nei suoi 60 anni di sacerdozio compiuti il 4 marzo 2010. Auguri!

Ordinazione sacerdotale di padre Alcides Rech e di  padre Harry Jung - Viterbo 1960.

VIterbo

Sabato 17 aprile la Comunità Laici del Murialdo di Montecchio Maggiore (Vicenza) ha rinnovato l’impegno a vivere il battesimo e il sacramento del matrimonio nel carisma di san Leonardo Murialdo. La comunità è costituita dalle coppie: Claudia e Giampietro Gaianigo, Maria Teresa e Giorgio Storti, Cristina e Ivo Turcato, Annalisa e Mino Lombardi, Arianna e Stefano Aleardi, Margherita e Roberto Giacomuzzo.

montecchio maggiore

1985. Prima Messa di padre Raimundo Pauletti: 25 anni fa!

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PROFESSIONE PERPETUA NELL'ISTITUTO SECOLARE

Sabato 8 maggio, nella Cattedrale di Caxias do Sul, durante la Concelebrazione Eucaristica presieduta dal parroco p. Leomar Brustolin e la partecipazione di p. Raimundo, superiore provinciale brasiliano e di p. Ricardo Fontana, sacerdote giuseppino, Maria

José Rota di Calolziocorte (Lecco), prima italiana a far parte dell’Istituto Secolare Leonardo Murialdo (Ismur),

ha emesso la professione perpetua dopo alcuni anni di esperienza secondo la Regola di Vita. Erano presenti le

Murialdine della casa provinciale brasiliana, le consorelle Ismur di Caxias e Porto Alegre e la comunità parrocchiale. Le ha consegnato la Regola Moema Muricy, coordinatrice generale dell’Istituto.

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FLAsh di vitAFLAsh di vitA

Vita Giuseppina 6 l 2010Vita Giuseppina 6 l 2010

ALBANIA

prima professione religiosa

Le suore murialdine della delegazione cileno-argentina hanno vissuto due eventi di grande gioia. Le due giovani: Carina Silvana Cruz (foto qui a fianco) e Nathalie Galleguillon Roja (foto in basso) hanno emesso la loro prima professione religiosa attorniate da consorelle, familiari, parenti e amici. Le celebrazioni si sono svolte per Carina sabato 20 febbraio presso la parrocchia “Sagrada Famiglia” di Villa Nueva (Mendoza) e per Nathalie domenica 28 febbraio presso la parrocchia “Nuestra Señora del Pilar” a Valparaiso. Ha ricevuto i voti la Madre generale suor Orsola Bertolotto durante la sua visita canonica alle comunità dell’America Latina. Momenti di grande gioia, nonostante la sofferenza per il terremoto che ha colpito la nazione cilena.

consacrazione dell' altareVenerdì 19 marzo 2010, solennità di san Giuseppe, il Vescovo ausiliare Mons. Erminio De Scalzi, ha presieduto la Santa Messa per la Consacrazione dell’Altare della nostra Chiesa: completamento dell’inaugurazione e benedizione della Chiesa, avvenuta il 10 ottobre 2009 con il Cardinale Tettamanzi e alla presenza del Padre generale. Alla funzione presenziavano tutti i nostri Sacerdoti e i parroci del Decanato. La Chiesa, era gremita. La comunità ha assistito a tutta la liturgia della Consacrazione iniziata con le litanie e la preghiera di dedicazione, proseguita con l’Unzione con il sacro crisma e l’incensazione e conclusasi con la copertura (l’altare è stato ricoperto con la tovaglia e i fiori) e con l’illuminazione, come nella veglia pasquale: la luce di Cristo viene trasmessa al mondo attraverso la Chiesa.

argentina e cile

Milano

VITERBO

L’oratorio di Nicotera è stato voluto dalla parrocchia diocesana che lo ha affidato a un gruppo di Laici che si ispirano al carisma del Murialdo. Nei giorni 15-16 maggio p. Ferruccio Cavaggioni, visitando la Comunità Laici del Murialdo di Nicotera, si è unito ai numerosi animatori dell’oratorio riuniti per la loro riflessione settimanale sul Vangelo della domenica (foto).

ORDINAZIONE DIACONALE

In un clima di famiglia il 16 maggio 2010 il confratello Marius Martin è stato ordinato diacono a Viterbo, presso la chiesa di san Leonardo Murialdo. La celebrazione, molto partecipata dai presenti in preghiera, è stata presieduta dal Vescovo di Viterbo Mons. Lorenzo Chiarinelli. Nutrita la presenza dei confratelli giuseppini, dei laici e in particolare della famiglia di Marius (foto) venuta dalla Romania.

BRASILE E ITALIA

nicotera

34 Vita Giuseppina 6 l 2010

Quel silenzio così vigile e pieno d'amore - Continua dal numero precedente -

“E Giuseppe prese con sé la sua sposa” (Mt 1,24); e ancora: “Egli prese con sé il bambino e sua madre, nella notte, e partì per l’Egitto” (Mt 2,14); e in seguito: “Egli si alzò, prese con sé il bambino e sua madre e s’incamminò verso la terra d’Israele” (Mt 2,21).

“Prese con sé”. Prese con sé Maria, prese con sé il figlio a cui darà il nome di Gesù. Tutto l’amore di Giuseppe è in quel prendere nel suo cuore chi gli è stato affidato. È Dio chi gli ha preparato quel cuore e solo quel cuore sa trasformare in amore un comando che, per quanto venga dall’Altissimo (“che sia benedetto il suo santo nome”), è sempre un comando. Ed è proprio illuminante che, alla radice del mistero dell’Incarnazione, il divino entri in questa nostra terra attraverso un’umanissima, anche se singolare, storia d’amore, verginale e feconda.

Le vicende di quella famiglia come tante, poi, si dipanano facendo fronte al dispotismo dei potenti (il censimento di Augusto, l’ossessione omicida di Erode) e alla monotona quotidianità della vita di un villaggio, dove ci si guadagna il pane facendo i calli sulle mani e l’amore ha bisogno di essere tenuto vivo nei gesti ripetuti ogni giorno, mentre il ricordo degli interventi prodigiosi si allontanano con il passare degli anni.

Nei Vangeli segue uno stacco di venti anni, dove il silenzio di Giuseppe è diventato anche il silenzio di suo Figlio e il suo nome diventa un eco lontano. Così Gesù viene identificato, presso i suoi paesani, come il “figlio di Giuseppe” (Lc 3,23; Gv 6,42) e “il “figlio del carpentiere” (Mt 13,55).

Ma il silenzio di Giuseppe troverà l’eco più nitida proprio nelle parole audaci e liberanti di Gesù. “Beati i poveri, i miti, i misericordiosi, gli uomini di pace, i perseguitati”. Come non richiamare in quelle parole proprio il viso di chi lo aveva accolto, difeso, fatto crescere, amato, in fondo reso felice della vita? E ancora: “Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. “Abbà” Papà mio, quello terreno, di cui sentiva battere il cuore quando lo sollevava al suo petto e gli insegnava ad esultare nello spirito per l’Abbà del cielo, fonte del suo mistero.

Abbiamo iniziato, nell’articolo pubblicato sul numero di maggio-giugno, parlando di romanzi e di film sul silenzio di Giuseppe di Nazareth. A metà degli anni ottanta è stato scritto un romanzo, a dir poco discutibile, che ha per protagonista proprio l’umile artigiano di Nazareth e da questo romanzo, successivamente, è stato tratto anche un film. Di quel romanzo e di quel film vorremmo solo ricordare il titolo che ci pare tagliato proprio su misura del nostro Santo. “Per amore, solo per amore”.

p. Fidenzio Nalin

San Giuseppe...

la foto del mese

La Conferenza Interprovinciale, radunata a Viterbo nei primi giorni di giugno, in formato Campionato del Mondo di Calcio...Presenti i Superiori delle Province, delle Viceprovince e delle Delegazioni della Congregazione insieme al Consiglio Generale.

Sul prossimo numero daremo ampio spazio alla cronaca di questo evento.

c o n t r o l u c e

IN SIERRA LEoNE: segni di speranza!Abolire il costo delle cure sanitarie in Africa significa salvare la vita a migliaia di bambini. In Sierra Leone, dove attualmente un bambino su cinque muore pri-ma di aver compiuto 5 anni, dal 27 aprile, giorno dell'indipendenza, il governo ha deciso di rendere gra-tuito l'accesso alla salute per i bam-bini sotto i 5 anni e per le donne incinte.

Fonte: www.savethechildren.it

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NEL MoNDo: bambini soldatoNonostante le iniziative diplomatiche, sono an-cora 250mila i bambini soldato che prendono parte a guerre in 35 Paesi coinvolti sia dagli esercizi governativi sia dai gruppi armati; e ben 120.000 solo nel continente africano.

Fonte: www.avvenire.it

IN SPAGNA: gmg 2011Fervono i preparativi in tutte le diocesi spa-gnole per accogliere i giovani pellegrini provenienti da tutto il mondo per riflettere e pregare insieme al Santo Padre durante la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Madrid nell'agosto 2011.

Fonte: www.gmg2011.it

“We want to be one single familyout of our feelings, affection and activities”

unida pelos sentimentos, pelo afeto, pelas ocupações”

“Nós desejamos formar uma única família

per sentimenti, per affetto, per occupazioni”San Leonardo Murialdo (Scritti, X, p. 43)

“Noi desideriamo formare una famiglia sola

por los sentimientos, por el afecto, por las actividades”“Nosotros queremos formar una sola familia,

Vita Giuseppinanel prossimo numero...

vita giovani le attività estive

S.L.MuriaLdofedeLe aLLa Sua MiSSione

attuaLità la conferenza interprovinciale