Vita Cattolica 171215

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7/21/2019 Vita Cattolica 171215 http://slidepdf.com/reader/full/vita-cattolica-171215 1/1 SANITÀ, ABORTO, FAMIGLIA, PROFUGHI, AMBIENTE E TERRORISMO NEL DISCORSO DELL’ARCIVESCOVO AI POLITICI Nelle foto (di Anna Piuzzi): da sx, sindaci e ammi- nistratori; l’Arci- vescovo e don Alessio Geretti. «Riforme, si riparta dalle piccole comunità» di ricostruzione dopo il terremoto del 1976, del quale ci accingiamo a commemorare il 40° anniver- sario». «Una intelligente sussidiarietà permise ad ognu- no, a partire dal basso, di farsi carico di quella rico- struzione di cui era capace; e via via salendo di li- vello si individuò il giusto ruolo di tutti i soggetti coinvolti. Questo “metodo Friuli” fu il motivo prin- cipale, accanto ad una grande mobilitazione di so- lidarietà, che fece del post-terremoto una pagina gloriosa della storia friulana». Dopo aver spiegato perché la virtù della misericordia è «elemento indi- spensabile per creare un vero bene comune», mons. Mazzocato ha declinato molto concreta- mente e profondamente questo atteggiamento in alcuni importanti problematiche che stanno inve- stendo la comunità friulana, chiamando i problemi per nome e cognome. La sanità, ha esemplificato, «non è pensabile che regga senza quel “di più”, non regolabile, che si chiama gratuità, volontariato, de- dizione e che nasce dalla compassione e dalla mise- ricordia dei cuori». L’Arcivescovo ha ammesso la necessità di riforme radicali, ma evitando – ha am- monito – la razionalizzazione fine a se stessa. «È evidente che questo sistema chiede un’organizza- zione oculata e razionale ma esso non raggiungerà il suo obiettivo se non ha anche un cuore sensibile verso chi soffre e non parla ai cuori di coloro che si dedicano ai fratelli infermi o per professione o per gratuito volontariato – ha sottolineato mons. Maz- zocato –. In tema di sanità e assistenza non posso non pensare a quanti di quei circa 1.609 bambini, eliminati ogni anno nei nostri ospedali con la prati- ca dell’aborto, potrebbero arricchire il popolo friu- lano se ci fosse una più convinta e misericordiosa assistenza alle donne e alle altre persone coinvolte in quei drammi». L’Arcivescovo ha evidenziato che oltre a quello della sanità, potremmo aggiungere molti altri esempi in campo economico, sociale, scolastico, politico. «Tutti confermano che la giustizia e il bene comune hanno bisogno del “lubrificante” della mi- sericordia per girare bene». Misericordia, dunque, nell’affrontare le riforme, ma anche intervenendo su ciò che di più caro ha la società. Sulla famiglia, ad esempio, «si sta stenden- do come un velo di silenzio – ha denunciato l’Arci- vescovo –. Anche nei mezzi di comunicazione l’at- tenzione è riservata, per lo più, alle varie forme di relazione affettivo-sessuale e ai modi conseguenti di generare o accogliere figli, mentre sembra poco degna di interesse la famiglia definita, con leggera sfumatura negativa, “tradizionale”; cioè, la comuni- tà fondata da un uomo e una donna che si legano in un patto d’amore definitivo, sancito pubblicamente dal rito sacramentale o civile, e aperto a generare ed educare figli. Solidarietà e attenzione riservata ad altre forme di relazione affettivo-sessuale dovreb- bero essere maggiormente rivolte alla famiglia mo- strando tanta stima e sostegno per il suo insostitui- bile ruolo dentro una società che voglia essere vita- le e aperta al futuro. Dovrebbe anche essere difesa con più decisione di fronte a forze sociali e culturali evidentemente ad essa ostili e delle quali si fatica a cogliere i veri obiettivi a cui mirano, al di là di quelli dichiarati. Non mi sembra esagerato auspicare che quanti hanno responsabilità politiche e ammini- strative custodiscano nella loro coscienza senti- menti di misericordia verso le famiglie, con azioni conseguenti». E come non raccomandare la misericordia nei confronti dei nuovi arrivati, i profughi? Abbando- narli, a volte, in condizioni di assoluta precarietà, addirittura all’aperto, è stato un atteggiamento dav- vero misericordioso? Evidentemente no. «I flussi migratori sono un fenomeno oggettiva- mente complesso da governare e pongono non po- chi e sensati interrogativi sulle reali possibilità di in- tegrazione ed anche sulla misura delle effettive no- stre capacità di accogliere seriamente – ha osserva- to mons. Mazzocato –. Si tratta di una questione de- licata, impossibile da sciogliere se si oscilla tra ec- cessi di ingenua apertura ed eccessi di irragionevo- le rifiuto e paura. Recenti e tragiche azioni di vio- lenza inconsulta, perpetrate in Europa o nei Pesi mediorientali hanno ulteriormente acuito le ten- sioni. Cosciente di tale complessità, da parte mia ho sempre evitato toni accesi e polemici invitando, piuttosto, a sinergie costruttive per far fronte al- l’emergenza e rispondendo più con i fatti che con le parole. Davanti, però, all’emergenza umanitaria, i “se” e i “ma” vengono dopo, e la rete di cooperazio- ne che le più alte istituzioni e le più locali comunità sono in grado di attuare per un pronto soccorso all’umanità ferita è la prima reazione di una civiltà che meriti questo nome». Non meno importante è la misericordia verso il creato. «Il nostro Friuli, però, quanto è bello, tanto è fragile e con poco può essere sfregiato e alterato nei suoi equilibri. Per questo, ha bisogno di quella sa- piente ecologia integrale raccomandata dal Papa. Progetti spregiudicati che non esitano a distruggere l’ambiente o ad abbandonarne alcuni angoli in no- me di un maggiore profitto si rivelano sempre più inaccettabili e preoccupano molti. L’abbandono delle terre alte fa piangere il cuore e ha ripercussio- ni anche sulle terre della bassa. Anche se la sfida è non poco impegnativa, miriamo ad essere un labo- ratorio di ecologia integrale, di uno sviluppo atten- to al nostro ambiente». F.D.M.  L MESSAGGIO DI SINDACI E AMMINISTRATORI «Grazie Chiesa a noi sempre vicina perché nessuno sia emarginato» I  UAL È STATO IL segreto della ricostru- zione del Friuli, della sua rinascita? La sussidiarietà. Cioè la valorizzazio- ne da parte dello Stato e della Regio- ne del ruolo dei sindaci, quali fun- zionari delegati, i quali, a loro volta, seppero interloquire con le proprie comunità, at- traverso i comitati di tendopoli o di baraccopoli, in particolare quanti si ritrovavano nei centri delle co- munità donati dalle diocesi italiane alle parrocchie affinché i friulani si riunissero per discutere del loro futuro. È ciò che avviene con le grandi riforme – da- gli enti locali alla sanità – oggi in corso? No, ci siamo sentiti rispondere dai sindaci che «la Vita Cattolica» ha interpellato prima dell’incontro con l’arcivesco- vo mons. Andrea Bruno Mazzocato. Ed ecco che l’Arcivescovo, nell’appuntamento di giovedì 10 di- cembre, è tornato su questo argomento facendo ca- pire che con l’Anno Santo della misericordia è forse necessaria una conversione dei politici e degli am- ministratori verso i più deboli, i più fragili. «Siccome operiamo sulla carne di comunità pic- cole, inserite in ambienti fragili, è misericordioso verso la realtà verificare ad un certo punto del cam- mino se stiamo facendo del bene alla realtà o se la stiamo costringendo a subire qualcosa di non ab- bastanza indovinato», ha detto mons. Mazzocato davanti ad una platea di oltre un centinaio di am- ministratori pubblici, fra i quali il presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, il presidente del- la Provincia, Pietro Fontanini, il sindaco di Udine, Furio Honsell. Occorre «specialmente, permettere ad ogni livello, a partire dal più vicino alla gente, la possibilità di fare la sua parte con ingegno, passio- ne e sano orgoglio così da sprigionare preziose ri- sorse. È questo criterio di rispettosa sussidiarietà che permise al Friuli di attuare un percorso virtuoso   A VOLUTO ringraziare uffi- cialmente l’Arcivescovo per le sue parole, il pre- sidente del Consiglio regionale Franco Iacop – in occasione dell’incontro annuale, per il quinto anno consecutivo, volu- to da mons. Mazzocato per un confronto con sindaci e ammi- nistratori friulani (ne parliamo sopra) –; ha detto di aver ap- prezzato tutte le sottolineature esternate davanti agli ammini- stratori e, in particolare, il ri- chiamo a chi gestisce la cosa pubblica ad una attenzione for- te nei confronti della persona.  A margine dell’incontro «la Vita Cattolica» ha sollecitato Iacop a commentare l’invito rivolto dall’Arcivescovo a chi presiede le diverse istituzioni, in materia di riforme, a mettere in campo «la sapienza di camminare in- sieme», anche con «le fragili piccole comunità locali». Pic- coli e marginali comuni che in questi ultimi tempi hanno alza- to la voce perché preoccupati di perdere valore e identità al- l’interno delle più grandi Unio- ni territoriali intercomunali. «È vero che quando si vanno a riformare sistemi si va ad in- cidere anche su valori impor- tanti, come attribuzioni, identi- tà, autogoverno e rappresen- tanza, che sono forse ancora H più preziosi laddove uno si sen- te in qualche modo poco consi- stente nel confronto con chi è più grande. Ma la razionalizza- zione del sistema delle presen- ze istituzionali andrebbe piut- tosto considerata come un’op- portunità che garantisce ugua- glianza di diritti e di risorse a tutte le persone che vivono in una comunità». Il nocciolo del- la questione, per Iacop, sta pro- prio nella sottolineatura del- l’Arcivescovo. «A che valori ci ispiriamo? Se sono quelli della persona allora la riforma avrà il senso di valorizzare il risultato globale, piuttosto che le rispo- ste date alle esigenze delle sin- gole persone. La necessità, ri- cordo, è quella di raggiungere obiettivi, non conservare privi- legi; ottimizzando la risposta pubblica e facendo in modo che anche il più debole, che soccomberebbe nella logica dei numeri, non resti marginale. Certo, che si deve camminare insieme, ma non dimentichia- mo che c’è stato qualcuno che ha fatto ricorso alla Magistratu- ra prima ancora di cominciare a parlarci!». Grazie alla Caritas «Un grande grazie per quan- to state facendo come Arcidio- cesi, in primo luogo attraverso la Caritas, per l’emergenza im- migrazione. E un grazie anche per l’operato di quella struttura portante che sono le parroc- chie, per il loro sistema di so- stegno, accoglienza e supporto sociale, valori preziosi per af- frontare il futuro della nostra città e dei paesi». Così il sinda- co di Udine, Furio Honsell, che ha parlato anche di miseri- cordia «quale punto fonda- mentale dell’operato quotidia- no degli amministratori chia- mati a fare in modo che nessu- no si senta emarginato, a volte in situazioni di estrema conflit- tualità». Il primo cittadino di Udine, al proposito, ha fatto un esplicito riferimento alle pole- miche sollevate dagli abitanti di via Ronchi per le lunghe file di persone bisognose davanti alla mensa diocesana, accusate di insudiciare strade e aiuole. Honsell ha parlato anche «di società disorientata su non va- lori, come individualismo e consumismo, in questo caso anche quello dell’ambiente». Sottolineando la necessità di accostare all’agire amministra- tivo proprio una buona dose di misericordia. Sì alla famiglia naturale Il numero uno della Provin- cia, Pietro Fontanini si è sof- fermato, riprendendo il passag- gio di mons. Mazzocato, su quello che è un «un Friuli tanto bello e tanto fragile». Occasione per muovere una critica esplici- ta all’operato della Giunta Ser- racchiani. «La nostra montagna è in stato di abbandono; le pro- spettive stanno diminuendo giorno dopo giorno, perché manca una politica della mon- tagna perché non si attua una fiscalità di vantaggio, perché non si permette a chi vive lì di usufruire di servizi a costi più bassi. Si preferisce invece spen- dere 40 milioni di euro per por- tare i turisti a sciare in Austria, quando quei soldi potrebbero diventare, ad esempio, delle centraline idroelettriche. Come fa una piccola cooperativa di montagna, la Secab, che produ- ce energia elettrica e la vende al 20% in meno rispetto alle altre società. Serve davvero un’azio- ne concreta per le terre alte!». Fontanini è tornato anche sul tema del declino demografico e della famiglia. «Quella naturale non è più di moda e su di essa si sta stendendo un velo di si- lenzio – ha messo in guardia –; fa molta più notizia quella co- struita artificialmente, fluida, dove i ruoli tra uomo e donna si possono cambiare come indica “la moda del gender”. Ecco per- ché il messaggio dell’Arcivesco- vo – ha concluso – è un ottimo stimolo che ci richiama a inse- gnamenti e i principi che fanno parte della nostra storia». Misericordia nelle leggi Sussidiarietà e misericordia: ecco le due parole chiave del- l’amministrare per Mario Pez- zetta, presidente dell’Anci Fvg, che ha ammesso: «L’Arcivesco- vo è riuscito a dirlo molto me- glio di quanto facciamo noi amministratori, richiamando- ci, in questo momento com- plesso e delicato, alla pazienza reciproca nell’ascoltarsi tra en- ti, permettendo ad ogni livello di fare la propria parte con in- gegno e passione». Di qui la sottolineatura di Pezzetta. «So- prattutto a livello regionale, quando si legifera, bisogna sempre avere a mente la mise- ricordia, cioè la capacità di ca- pire che ciascun livello istitu- zionale, anche quello più bas- so, ha lo stesso diritto di rap- presentanza e le sinergie vanno raggiunte in un percorso co- mune». Anche Pezzetta ha rin- graziato pubblicamente Arcive- scovo e Caritas, oltre a tutte le associazioni di volontariato, per la loro vicinanza alle ammi- nistrazioni locali che con i mez- zi a disposizione non riuscireb- bero da sole a far fronte a tutte le necessità». Società più accogliente  Anche per l’onorevole Gian Luigi Gigli, al pari di quanto espresso dall’Arcivescovo, una tra le sfide più importanti che attende gli amministratori e i rappresentanti delle istituzioni «è quella di creare le condizioni affinché si generi una società più accogliente, più civile e più rispettosa della vita umana». Ci si deve interrogare su come va- dano affrontate sfide quali la denatalità («La nostra regione si sta desertificando»), ha sotto- lineato Gigli, rimarcando quan- to detto da mons. Mazzocato – nella nostra regione ogni anni a causa dell’aborto circa 1700 bambini non nascono –, e l’im- migrazione. E questione fonda- mentale, «a cui ciascun ammi- nistratore è chiamato», è quella dell’accoglienza. Dai bambini, agli anziani, agli immigrati. Co- me? «Aiutando chi è nel biso- gno e facendo in modo che la violenza, quella che sopprime una vita che deve nascere, non derivi mai dalla costrizione. Ac- cogliendo gli immigrati in un ambiente dove possano trovare anche l’aiuto a rispettare, a loro volta». MONIKA PASCOLO e GI o N e  GIOVEDÌ 17 DICEMBRE 2015 16  LA VITA CATTOLICA

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SANITÀ, ABORTO, FAMIGLIA, PROFUGHI,AMBIENTE E TERRORISMO NEL DISCORSODELL’ARCIVESCOVO AI POLITICI

Nelle foto

(di Anna

Piuzzi):

da sx,

sindaci

e ammi-

nistratori;

l’Arci-

vescovo

e don

Alessio

Geretti.

«Riforme, si riparta dalle piccole comunità»di ricostruzione dopo il terremoto del 1976, delquale ci accingiamo a commemorare il 40° anniver-sario».

«Una intelligente sussidiarietà permise ad ognu-no, a partire dal basso, di farsi carico di quella rico-struzione di cui era capace; e via via salendo di li-vello si individuò il giusto ruolo di tutti i soggetticoinvolti. Questo “metodo Friuli” fu il motivo prin-cipale, accanto ad una g rande mobilitazione di so-lidarietà, che fece del post-terremoto una paginagloriosa della storia friulana». Dopo aver spiegatoperché la virtù della misericordia è «elemento indi-spensabile per creare un vero bene comune»,mons. Mazzocato ha declinato molto concreta-mente e profondamente questo atteggiamento inalcuni importanti problematiche che stanno inve-stendo la comunità friulana, chiamando i problemiper nome e cognome. La sanità, ha esemplificato,«non è pensabile che regga senza quel “di più”, nonregolabile, che si chiama gratuità, volontariato, de-

dizione e che nasce dalla compassione e dalla mise-ricordia dei cuori». L’Arcivescovo ha ammesso lanecessità di riforme radicali, ma evitando – ha am-monito – la razionalizzazione fine a se stessa. «Èevidente che questo sistema chiede un’organizza-zione oculata e razionale ma esso non raggi ungeràil suo obiettivo se non ha anche un cuore sensibileverso chi soffre e non parla ai cuori di coloro che sidedicano ai fratelli infermi o per professione o pergratuito volontariato – ha sottolineato mons. Maz-zocato –. In tema di sanità e assistenza non possonon pensare a quanti di quei circa 1.609 bambini,eliminati ogni anno nei nostri ospedali con la prati-ca dell’aborto, potrebbero arricchire il popolo friu-lano se ci fosse una più convinta e misericordiosaassistenza alle donne e alle a ltre persone coinvoltein quei drammi».

L’Arcivescovo ha evidenziato che oltre a quellodella sanità, potremmo aggiungere molti altriesempi in campo economico, sociale, scolastico,politico. «Tutti confermano che la giustizia e il benecomune hanno bisogno del “lubrificante” della mi-sericordia per girare bene».

Misericordia, dunque, nell’affrontare le riforme,ma anche intervenendo su ciò che di più caro ha lasocietà. Sulla famiglia, ad esempio, «si sta stenden-do come un velo di silenzio – ha denunciato l’Arci-vescovo –. Anche nei mezzi di comunicazione l’at-tenzione è riservata, per lo più, alle varie forme direlazione affettivo-sessuale e ai modi conseguentidi generare o accogliere figli, mentre sembra pocodegna di interesse la famiglia definita, con leggerasfumatura negativa, “tradizionale”; cioè, la comuni-tà fondata da un uomo e una donna che si legano inun patto d’amore definitivo, sancito pubblicamentedal rito sacramentale o civile, e aperto a generare ededucare figli. Solidarietà e attenzione riservata ad

altre forme di relazione affettivo-sessuale dovreb-bero essere maggiormente rivolte alla famiglia mo-strando tanta stima e sostegno per il suo insostitui-bile ruolo dentro una società che voglia essere vita-le e aperta al futuro. Dovrebbe anche essere difesacon più decisione di fronte a forze sociali e culturalievidentemente ad essa ostili e delle quali si fatica acogliere i veri obiettivi a cui mirano, al di là di quellidichiarati. Non mi sembra esagerato auspicare chequanti hanno responsabilità politiche e ammini-strative custodiscano nella loro coscienza senti-menti di misericordia verso le famiglie, con azioniconseguenti».

E come non raccomandare la misericordia neiconfronti dei nuovi arrivati, i profughi? Abbando-narli, a volte, in condizioni di assoluta precarietà,addirittura all’aperto, è stato un atteggiamento dav-

vero misericordioso? Evidentemente no.«I flussi migratori sono un fenomeno oggettiva-

mente complesso da governare e pongono non po-chi e sensati interrogativi sulle reali possibilità di in-tegrazione ed anche sulla misura delle effettive no-stre capacità di accogliere seriamente – ha osserva-to mons. Mazzocato –. Si tratta di una questione de-licata, impossibile da sciogliere se si oscilla tra ec-cessi di ingenua apertura ed eccessi di irragionevo-le rifiuto e paura. Recenti e tragiche azioni di vio-lenza inconsulta, perpetrate in Europa o nei Pesimediorientali hanno ulteriormente acuito le ten-sioni. Cosciente di tale complessità, da parte miaho sempre evitato toni accesi e polemici invitando,piuttosto, a sinergie costruttive per far fronte al-l’emergenza e rispondendo più con i fatti che con leparole. Davanti, però, all’emergenza umanitaria, i“se” e i “ma” vengono dopo, e la rete di cooperazio-ne che le più alte istituzioni e le più locali comunitàsono in grado di attuare per un pronto soccorso

all’umanità ferita è la prima reazione di una civiltàche meriti questo nome».

Non meno importante è la misericordia verso ilcreato. «Il nostro Friuli, però, quanto è bello, tanto èfragile e con poco può essere sfregiato e alterato neisuoi equilibri. Per questo, ha bisogno di quella sa-piente ecologia integrale raccomandata dal Papa.Progetti spregiudicati che non esitano a distruggerel’ambiente o ad abbandonarne alcuni angoli in no-me di un maggiore profitto si rivelano sempre piùinaccettabili e preoccupano molti. L’abbandonodelle terre alte fa piangere il cuore e ha ripercussio-ni anche sulle terre della bassa. Anche se la sfida ènon poco impegnativa, miriamo ad essere un labo-ratorio di ecologia integrale, di uno sviluppo atten-to al nostro ambiente».

F.D.M.

 

L MESSAGGIO DI SINDACI E AMMINISTRATORI

«Grazie Chiesa a noi sempre vicina perché nessuno sia emarginato»I

  UAL È STATO IL segreto della ricostru-zione del Friuli, della sua rinascita?La sussidiarietà. Cioè la valorizzazio-ne da parte dello Stato e della Regio-ne del ruolo dei sindaci, quali fun-zionari delegati, i quali, a loro volta,

seppero interloquire con le proprie comunità, at-traverso i comitati di tendopoli o di baraccopoli, inparticolare quanti si ritrovavano nei centri delle co-munità donati dalle diocesi italiane alle parrocchieaffinché i friulani si riunissero per discutere del lorofuturo. È ciò che avviene con le grandi riforme – da-gli enti locali alla sanità – oggi in corso? No, ci siamosentiti rispondere dai sindaci che «la Vita Cattolica»ha interpellato prima dell’incontro con l’arcivesco-vo mons. Andrea Bruno Mazzocato. Ed ecco chel’Arcivescovo, nell’appuntamento di giovedì 10 di-cembre, è tornato su questo argomento facendo ca-pire che con l’Anno Santo della misericordia è forsenecessaria una conversione dei politici e degli am-

ministratori verso i più deboli, i più fragili.«Siccome operiamo sulla carne di comunità pic-

cole, inserite in ambienti fragili, è misericordiosoverso la realtà verificare ad un certo punto del cam-mino se stiamo facendo del bene alla realtà o se lastiamo costringendo a subire qualcosa di non ab-bastanza indovinato», ha detto mons. Mazzocatodavanti ad una platea di oltre un centinaio di am-ministratori pubblici, fra i quali il presidente delConsiglio regionale, Franco Iacop, il presidente del-la Provincia, Pietro Fontanini, il sindaco di Udine,Furio Honsell. Occorre «specialmente, permetteread ogni livello, a partire dal più vicino alla gente, lapossibilità di fare la sua parte con ingegno, passio-ne e sano orgoglio così da sprigionare preziose ri-sorse. È questo criterio di rispettosa sussidiarietàche permise al Friuli di attuare un percorso virtuoso

   A VOLUTO ringraziare uffi-cialmente l’Arcivescovoper le sue parole, il pre-

sidente del Consiglio regionaleFranco Iacop – in occasionedell’incontro annuale, per ilquinto anno consecutivo, volu-to da mons. Mazzocato per unconfronto con sindaci e ammi-nistratori friulani (ne parliamosopra) –; ha detto di aver ap-prezzato tutte le sottolineatureesternate davanti agli ammini-stratori e, in particolare, il ri-chiamo a chi gestisce la cosapubblica ad una attenzione for-te nei confronti della persona.

 A margine dell’incontro «la VitaCattolica» ha sollecitato Iacop acommentare l’invito rivoltodall’Arcivescovo a chi presiedele diverse istituzioni, in materiadi riforme, a mettere in campo«la sapienza di camminare in-sieme», anche con «le fragilipiccole comunità locali». Pic-coli e marginali comuni che inquesti ultimi tempi hanno alza-to la voce perché preoccupatidi perdere valore e identità al-l’interno delle più grandi Unio-ni territoriali intercomunali.

«È vero che quando si vannoa riformare sistemi si va ad in-cidere anche su valori impor-tanti, come attribuzioni, identi-tà, autogoverno e rappresen-tanza, che sono forse ancora

H più preziosi laddove uno si sen-te in qualche modo poco consi-stente nel confronto con chi èpiù grande. Ma la razionalizza-zione del sistema delle presen-ze istituzionali andrebbe piut-tosto considerata come un’op-portunità che garantisce ugua-glianza di diritti e di risorse atutte le persone che vivono inuna comunità». Il nocciolo del-la questione, per Iacop, sta pro-prio nella sottolineatura del-l’Arcivescovo. «A che valori ciispiriamo? Se sono quelli dellapersona allora la riforma avrà ilsenso di valorizzare il risultatoglobale, piuttosto che le rispo-ste date alle esigenze delle sin-gole persone. La necessità, ri-cordo, è quella di raggiungereobiettivi, non conservare privi-legi; ottimizzando la rispostapubblica e facendo in modoche anche il più debole, chesoccomberebbe nella logica deinumeri, non resti marginale.Certo, che si deve camminareinsieme, ma non dimentichia-mo che c’è stato qualcuno cheha fatto ricorso alla Magistratu-ra prima ancora di cominciarea parlarci!».

Grazie alla Caritas

«Un grande grazie per quan-to state facendo come Arcidio-cesi, in primo luogo attraverso

la Caritas, per l’emergenza im-migrazione. E un grazie ancheper l’operato di quella strutturaportante che sono le parroc-chie, per il loro sistema di so-stegno, accoglienza e supportosociale, valori preziosi per af-frontare il futuro della nostracittà e dei paesi». Così il sinda-co di Udine, Furio Honsell,che ha parlato anche di miseri-cordia «quale punto fonda-mentale dell’operato quotidia-no degli amministratori chia-mati a fare in modo che nessu-no si senta emarginato, a voltein situazioni di estrema conflit-tualità». Il primo cittadino diUdine, al proposito, ha fatto unesplicito riferimento alle pole-miche sollevate dagli abitantidi via Ronchi per le lunghe filedi persone bisognose davantialla mensa diocesana, accusatedi insudiciare strade e aiuole.Honsell ha parlato anche «disocietà disorientata su non va-lori, come individualismo econsumismo, in questo casoanche quello dell’ambiente».Sottolineando la necessità diaccostare all’agire amministra-tivo proprio una buona dose dimisericordia.

Sì alla famiglia naturale

Il numero uno della Provin-cia, Pietro Fontanini si è sof-

fermato, riprendendo il passag-gio di mons. Mazzocato, suquello che è un «un Friuli tantobello e tanto fragile». Occasioneper muovere una critica esplici-ta all’operato della Giunta Ser-racchiani. «La nostra montagnaè in stato di abbandono; le pro-spettive stanno diminuendogiorno dopo giorno, perchémanca una politica della mon-tagna perché non si attua unafiscalità di vantaggio, perchénon si permette a chi vive lì diusufruire di servizi a costi piùbassi. Si preferisce invece spen-dere 40 milioni di euro per por-tare i turisti a sciare in Austria,quando quei soldi potrebberodiventare, ad esempio, dellecentraline idroelettriche. Comefa una piccola cooperativa dimontagna, la Secab, che produ-ce energia elettrica e la vende al20% in meno rispetto alle altresocietà. Serve davvero un’azio-ne concreta per le terre alte!».Fontanini è tornato anche sultema del declino demografico edella famiglia. «Quella naturalenon è più di moda e su di essasi sta stendendo un velo di si-lenzio – ha messo in guardia –;fa molta più notizia quella co-struita artificialmente, fluida,dove i ruoli tra uomo e donna sipossono cambiare come indica“la moda del gender”. Ecco per-

ché il messaggio dell’Arcivesco-vo – ha concluso – è un ottimostimolo che ci richiama a inse-gnamenti e i principi che fannoparte della nostra storia».

Misericordia nelle leggi

Sussidiarietà e misericordia:ecco le due parole chiave del-l’amministrare per Mario Pez-zetta, presidente dell’Anci Fvg,che ha ammesso: «L’Arcivesco-vo è riuscito a dirlo molto me-glio di quanto facciamo noiamministratori, richiamando-ci, in questo momento com-plesso e delicato, alla pazienzareciproca nell’ascoltarsi tra en-ti, permettendo ad ogni livellodi fare la propria parte con in-gegno e passione». Di qui lasottolineatura di Pezzetta. «So-prattutto a livello regionale,quando si legifera, bisognasempre avere a mente la mise-ricordia, cioè la capacità di ca-pire che ciascun livello istitu-zionale, anche quello più bas-so, ha lo stesso diritto di rap-presentanza e le sinergie vannoraggiunte in un percorso co-mune». Anche Pezzetta ha rin-graziato pubblicamente Arcive-scovo e Caritas, oltre a tutte leassociazioni di volontariato,per la loro vicinanza alle ammi-nistrazioni locali che con i mez-zi a disposizione non riuscireb-

bero da sole a far fronte a tuttele necessità».

Società più accogliente

 Anche per l’onorevole GianLuigi Gigli, al pari di quantoespresso dall’Arcivescovo, unatra le sfide più importanti cheattende gli amministratori e irappresentanti delle istituzioni«è quella di creare le condizioniaffinché si generi una societàpiù accogliente, più civile e piùrispettosa della vita umana». Cisi deve interrogare su come va-dano affrontate sfide quali ladenatalità («La nostra regionesi sta desertificando»), ha sotto-lineato Gigli, rimarcando quan-to detto da mons. Mazzocato –nella nostra regione ogni anni acausa dell’aborto circa 1700bambini non nascono –, e l’im-migrazione. E questione fonda-mentale, «a cui ciascun ammi-nistratore è chiamato», è quelladell’accoglienza. Dai bambini,agli anziani, agli immigrati. Co-me? «Aiutando chi è nel biso-gno e facendo in modo che laviolenza, quella che sopprimeuna vita che deve nascere, nonderivi mai dalla costrizione. Ac-cogliendo gli immigrati in unambiente dove possano trovareanche l’aiuto a rispettare, a lorovolta».

MONIKA PASCOLO

R eGIoNe   GIOVEDÌ 17 DICEMBRE 201516    LAVITA CATTOLICA