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VISITA D'ISTRUZIONE – ROMA BAROCCA – MOSTRA MONET 24 APRILE 2018 – Di Poppa Rozzi – TERAMO - IV Porta del Popolo L’ originaria struttura esterna della Porta del Popolo, portata a termine nel 1561, fu completata dal Bernini con l’elegante cimasa ornata con motivi araldici chigiani (in parte eliminati) eseguita contemporaneamente ai restauri nella vicina chiesa agostiniana. La coppia di statue dei santi Pietro e Paolo, già destinate alla basilica ostiense, rimasero negli intercolumni della facciata esterna fino al 1980 (ora nel Museo di Roma). Una lapide nell’attico ricorda il felice ingresso, il 23 dicembre 1655, dell’ex regina Cristina di Svezia. L’ampia piazza, risultato dei più tardi interventi operati dal Valadier, penetra nel tessuto urbano generando, ai lati delle chiese gemelle di Santa Maria di Montesanto e Santa Maria dei Miracoli, il cosiddetto “tridente” formato dalle vie del Babuino, del Corso e di Ripetta. N.B. Tutte le informazioni del fascicolo sono tratte dal sito http://www.turismoroma.it 1

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VISITA D'ISTRUZIONE – ROMA BAROCCA – MOSTRA MONET 24 APRILE 2018 – Di Poppa Rozzi – TERAMO - IV

• Porta del Popolo

L’ originaria struttura esterna della Porta del Popolo, portata a termine nel 1561, fu completata dal Bernini conl’elegante cimasa ornata con motivi araldici chigiani (in parte eliminati) eseguita contemporaneamente airestauri nella vicina chiesa agostiniana. La coppia di statue dei santi Pietro e Paolo, già destinate alla basilicaostiense, rimasero negli intercolumni della facciata esterna fino al 1980 (ora nel Museo di Roma). Una lapidenell’attico ricorda il felice ingresso, il 23 dicembre 1655, dell’ex regina Cristina di Svezia. L’ampia piazza,risultato dei più tardi interventi operati dal Valadier, penetra nel tessuto urbano generando, ai lati delle chiesegemelle di Santa Maria di Montesanto e Santa Maria dei Miracoli, il cosiddetto “tridente” formato dalle vie delBabuino, del Corso e di Ripetta.

N.B. Tutte le informazioni del fascicolo sono tratte dal sito http://www.turismoroma.it

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• Piazza del Popolo con l'obelisco egiziano“Il Babuino”, via Ripetta e via del Corso, le tre arterie principali del centro storico di Roma si incontrano lì, a Piazza delPopolo. Rappresentazione del mecenatismo papale rinascimentale, antica sede di giochi, fiere, spettacoli popolari edesecuzioni capitali, la piazza è sicuramente una delle più famose al mondo. “Felici faustoque ingressui MDCLV” (“Per uningresso felice e fausto“): è questo il messaggio inciso dal Bernini sulla Porta del Popolo (l’antica Porta Flaminia) inoccasione dell’arrivo a Roma di Cristina di Svezia, e che oggi accoglie i milioni di visitatori che ogni anno si recano adammirare le meraviglie storico-culturali offerte dalla piazza.Le due chiese gemelle Santa Maria di Montesanto e Santa Maria dei Miracoli, l’Obelisco Flaminio (il più antico e ilsecondo più alto di Roma), e le due fontane del Valadier contribuiscono a creare l’atmosfera affascinante della Piazza.Ed, ancora, la chiesa di Santa Maria del Popolo, costruita sul luogo di sepoltura dell’imperatore Nerone, e sulla suaanima dannata, e i locali commerciali adiacenti, divenuti ormai parte integrante della piazza e anticamente frequentati dapersonaggi cari alla storia di Roma come Trilussa, Guttuso e Pasolini fanno di Piazza del Popolo l’emblema culturaledella “romanità”.

• Santa Maria del PopoloLa chiesa venne fondata sul luogo di una piccola cappella edificata da Pasquale II, a spese del popolo romano,motivo della successiva intitolazione. Completamente riedificata alla metà del XV secolo da un architettorimasto sconosciuto, la chiesa venne dotata di uno splendido coro dell’inizio del Cinquecento, realizzato daDonato Bramante. La semplice facciata in travertino, eretta per volontà di Sisto IV della Rovere, vennesistemata da Gianlorenzo Bernini. L’interno a tre navate, è dotato di cappelle laterali in cui si conservano opereeccezionali, tra cui i monumenti funebri realizzati da Andrea Sansovino, gli affreschi di Pinturicchio e lepreziose vetrate dipinte a fuoco, le uniche a Roma, di Guillaume de Marcillat.A sinistra dell’altare maggiore è la cappella Cerasi. Qui troviamo riuniti i due principali artisti del tempo: ad Annibale

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Carracci spetta la pala d’altare con L’Assunta mentre a Caravaggio i due celebri quadri laterali raffiguranti laConversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro. Nella Conversione di san Paolo , dominata dalla figura delcavallo, Saulo è a terra colto nell’attimo in cui la luce divina lo accecò sulla via di Damasco; nel Martirio di Pietro icarnefici stanno innalzando la croce dove l’apostolo è già inchiodato. Le due tele attualmente in loco sono la seconda versione realizzata dallo stesso artista dopo che i primi dipinti su tavola(uno, La conversione di san Paolo, in collezione Odescalchi) erano stati rifiutati da Tiberio Cerasi, committente delladecorazione.Lo stesso cardinale Chigi che aveva commissionato il completamento della cappella di famiglia eretta su disegno diRaffaello, appena eletto papa, affidò al Bernini anche il restauro dell’intera Chiesa di Santa Maria del Popolo. Alle statuedei profeti Elia e Giona, già eseguite, fu aggiunta quella del giovane Daniele orante, avvolto dal panneggio e segnato dauna violenta torsione sicuramente ispirata ad esemplari di scultura antica. L’eccezionale vivacità espressiva dell’Abacuc el’angelo - già affidato all’Algardi e collocato a destra dell’altare nel novembre del 1661 - è colta al limite della nicchia nelgesto impertinente del messaggero celeste che afferra il profeta per un ciuffo di capelli. La mano del Bernini si avverte nelsingolare modello della Lampada pensile con coppia di angioletti in volo e nel disegno dei grandi torcieri. Ad allieviappartengono, invece, la serie delle otto coppie di Sante e Martiri ai lati dei finestroni della navata, gli Angeli marmoreinegli altari del transetto e la scenografica invenzione del monumentale Organo ornato dalla quercia araldica dei Chigi, checonclude lo straordinario intervento berniniano nella chiesa.

Caravaggio, Crocifissione di San Pietro Caravaggio, Conversione di San Paolo

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• Piazza di Spagna e la Fontana della Barcaccia del BerniniUna delle piazze più famose di Roma. Deve il suo nome al Palazzo di Spagna, sede della prima ambasciatad’Europa stabile in città. Di fronte ad esso è la celebre colonna su cui si innalza la statua dell’ImmacolataConcezione, incoronata di fiori dal Papa ogni 8 dicembre; lateralmente si erge il Palazzo di Propaganda Fide,progettato da Francesco Borromini. La sistemazione della piazza si concluse nel Settecento con la costruzionedella scenografica scalinata sovrastata dalla chiesa di Trinità dei Monti. Ai piedi della scala è la celebrefontana, opera di Pietro e Gianlorenzo Bernini, detta la Barcaccia, dalla particolare forma somigliante a unabarca semisommersa.

Piazza di Spagna e la Fontana della Barcaccia

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• Palazzo Propaganda FideA seguito del diffondersi in Europa della Riforma protestante, la chiesa di Roma si trovò ad intraprendere unanuova opera di evangelizzazione e difesa della fede cattolica. Per affrontare l’impresa necessitavano religiosiprovenienti dalle diverse nazioni in mano ai protestanti, che fossero però adeguatamente preparati: unostrumento indispensabile fu individuato nell’istituzione di collegi atti a formare il clero. In particolare GregorioXIII si prodigò nella fondazione di numerose istituzioni - i collegi Armeno, Maronita, Greco, Inglese, Irlandese- potenziò l’università dei gesuiti, il Collegio Romano e protesse quello Germanico-Ungarico. Clemen- te VIIIfondò alla fine del Cinquecento il collegio Scozzese. Ispirandosi ai suoi predecessori, Gregorio XV istituì nel1622 la Congregazione “pro Propaganda fide”. Il collegio nasce come luogo dove educare i giovani religiosi didiversa nazionalità, da inviare, una volta pronti, ad evangelizzare popoli lontani. La congregazione divenne benpresto uno dei più potenti strumenti della chiesa.Nel 1626 un sacerdote spagnolo, Juan Baptiste Vives, donò alla Congregazione di Propaganda Fide, il palazzo,già Ferratini, posto sul lato meridionale di Piazza di Spagna. L’anno successivo il cardinale Antonio Barberinisenior, istituì qui l’Alunnato, per i giovani di sei diverse nazioni (detto Collegio Urbano in onore del paparegnante). Un primo intervento sul palazzo, è del 1634 e spetta a Gianlorenzo Bernini, che vi progettò unacappella interna, dedicata ai Re Magi, munita di un ingresso autonomo sulla strada. Più tardi la congregazionedecise di acquistare l’intero isolato (1644), e venne dunque edificata la facciata sulla piazza. Nel 1646Francesco Borromini venne incaricato di progettare la nuova ala su via della Mercede. Inizialmente l’architetto pensò di adattare la cappella preesistente all’interno del nuovo edificio, ma in seguito(1660) decise di ricostruirla più grande, provocando contrasti con Bernini. Lo schema rettangolaredell’ambiente viene alleggerito grazie alle numerose fonti di luce e alla grande dinamicità suggerita dal disegnoche vede sulla volta archi intrecciati, mentre sulle pareti sono grandi finestre.

La facciata del Bernini che si affaccia sulla piazza

La facciata del Borromini

Tra il 1642 e il 1644, Bernini, su incarico di Urbano VIII, progettò e realizzò la facciata del palazzo verso la piazza. Il risultato si presenta a due piani severo e composto, con cinque finestre architravate al primo piano e quattro a cornice semplice al secondo. Un grande portale bugnato, sovrastato da un timpano triangolare, e due coppie di finestre architravate completano l’ opera.La facciata borrominiana, ultimata nel 1662 in via di Propaganda, è un capolavoro dell’ architettura barocca: movimentata e scandita da grandi paraste con due piani di sette finestre decorate ed un piano ammezzato. Al piano terreno, un grande portale fiancheggiato da alti pilastri che terminano con cartiglio a conchiglie e festoni.Nel 1666, Borromini realizzò all’interno l’Oratorio dei Re Magi, dopo avere demolito la chiesetta ellittica già costruita da Bernini. L’Oratorio appare un ambiente in cui la massa muraria risulta secondaria, sovrastata dalla luce, che entra a fasci dalle ampie finestre e che costituisce uno dei grandi temi della architettura borrominiana.

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• Sant'Andrea delle Fratte con il campanile del Borromini e i due angeli del BerniniLa chiesa è denominata “delle fratte” perché in epoca medievale era ubicata fuori dell’area abitata. Dopo essere stata nelMedioevo sede della nazione scozzese, la chiesa fu donata da papa Sisto V (1585) ai padri minimi di san Francesco diPaola. Ricostruita all’inizio del ’600 per il marchese Paolo Del Bufalo, su progetto di Gaspare Guerra, la chiesa presentaforme di gusto tardo cinquecentesche. L’interno è a navata unica con volta a botte e tre cappelle per lato; all’interno sonodue dei celebri angeli in marmo di Bernini per ponte S. Angelo (ritenuti da Clemente XI troppo belli per essereesposti alle intemperie, rimasero nello studio dell’artista e vennero donati dal nipote Prospero nel 1729). Di grandeeffetto scenografico è poi la cappella di san Francesco di Paola realizzata nel 1726 da Filippo Barigioni. Si conservanoanche le stazioni della Via Crucis realizzata da diversi pittori, italiani e stranieri, legati alla cerchia dei Nazareni, chefrequentavano la zona all’inizio dell’Ottocento.Nel 1653 Borromini si vide affidare dal marchese Paolo del Bufalo l’incarico di completare la chiesa di S. Andrea delleFratte, mancante ancora a quella data, del coro, del transetto e della crociera. Dopo aver proposto una cupola ovale, idearifiutata dal committente, Borromini ne concepì una circolare, ma incassata in un alto tamburo quadrato con gli angolismussati. Bizzarro e spettacolare è il disegno del campanile, a pianta quadrata, che riprende quello del tamburo,culminando nei cherubini con le ali piegate a fungere da erme e nelle quattro volute sostenenti gli emblemi del santo edella famiglia.

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• Piazza Barberini e la Fontana del Tritone del BerniniAl centro della celebre piazza Barberini è la Fontana del Tritone, che, annunciata il 9 settembre 1642, costituì ilprincipale elemento di riqualificazione urbanistica dell’antica “piazza Grimana”, la vasta area in cima all’abitato (dettaappunto “Capo le Case”), dominata dalla sontuosa dimora che, lo stesso Bernini, aveva poco prima ultimato per iBarberini su modello della “Reggia del Sole”. Il “Tritone canoro” si erge sull’enorme conchiglia, al centro della fontana,per suonare la bùccina che, per un singolare scherzo della natura, anzichè lo stridulo suono emette un fragoroso gettod’acqua, simbolo di prosperità. La Fontana delle Api, utilizzata come abbeveratoio per cavalli all’angolo con via Sistina,fu inaugurata nel 1644 poco prima della morte del pontefice. Smantellata nel 1865 e arbitrariamente rimontata all’iniziodi via Veneto in posizione isolata utilizzando l’unico elemento superstite (la porzione mediana della conchiglia con unadelle tre api), fu inaugurata nel gennaio del 1916.

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• Palazzo Barberini e la scala elicoidale del BorrominiRealizzato nella villa del cardinale Pio da Carpi, il palazzo venne progettato da Carlo Maderno dopo che la proprietàpassò a Francesco Barberini nel 1625. Ideato come residenza della famiglia papale, l’edificio venne dotato di splendidigiardini, costituendo una vera e propria villa urbana. L’intervento successivo di Bernini vede la realizzazione del salonecentrale (decorato con il celebre affresco di Pietro da Cortona), della loggia con sottostante portico e della grande scala apozzo quadrato; a Francesco Borromini sono invece riferibili il disegno delle finestre del corpo centrale e il progettodella grande scala elicoidale. Acquistato dallo Stato nel 1949, il palazzo ospita la Galleria Nazionale d’Arte Antica che,istituita nel 1895 e recentemente inaugurata, raccoglie opere databili dal XII al XVIII secolo, appartenute a famiglienobili (Torlonia, Barberini, Chigi, Sciarra etc).

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• Santa Maria della Vittoria e l'Estasi di Santa Teresa del BerniniLa chiesa fu consacrata alla Vergine in ricordo della vittoria nella battaglia della Montagna Bianca presso Praga (8novembre 1620). L’interno, a navata unica e con tre cappelle per lato, è decorato da un repertorio di motivi militari da cuitrovano ispirazione sia i motivi ornamentali della sontuosa cantoria con i torcieri lignei berniniani nel coro, sia i temiallegorici che ornano la più tarda volta settecentesca. Tra il 1708 e il 1711 i pilastri della navata furono rivestiti conprezioso diaspro di Sicilia, già impiegato nell’altare Cornaro e nella prospiciente cappella, completata alla fine delSeicento. Nella chiesa si conservano diverse opere, tra cui il San Francesco adorante la Madonna col Bambino delDomenichino.La cappella Cornaro è un tipico esempio di “bel composto” berniniano. Fu commissionata dal cardinale venezianoFederico Cornaro dopo il suo arrivo a Roma nel 1644. I lavori, completati tra il 1647 e il 1651, modificarono la sobrielinee dell’altare, incrostato di lapislazzuli e realizzato con un tripudio di marmi preziosi e stucchi dorati. Al centrodell’intero progetto è il gruppo scultoreo con l’Estasi di santa Teresa d’Ávila, cioè l’attimo della mistica“trasverberazione (dal latino transverberātu(m), p.pass. di transverberāre “attraversare) in cui la carmelitana spagnolaracconta di aver visto “un angelo accanto dal lato manco, bello molto in forma corporale” trafiggerle il cuore con “unlungo dardo d’oro, e sulla punta parevami vi fosse un poco di fuoco”. Un fascio di luce proveniente dall’aperturaabilmente celata dall’altare, illumina la santa carmelitana mentre scivola esanime dal soffice giaciglio di nuvole, davantiagli sguardi degli otto di casa Cornaro (tra cui il committente) affacciati ai coretti laterali. La cappella, capolavoro delBernini, rimane una tra le più sorprendenti rappresentazioni del Barocco romano.

Bernini, Cappella Cornaro, Estasi di Santa Teresa

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• San Carlo alle Quattro Fontane del Borromini

L’ ordine religioso dei Trinitari venne fondato a Parigi da Giovanni di Matha e Felice di Valois alla fine del XIIsecolo. Scopo principale dell’istituzione era la redenzione degli schiavi a cui si aggiunse poi l’assistenza agliinfermi. La prima attività va collegata alla riconquista della Terra Santa, dopo la caduta di Gerusalemme nellemani del feroce Saladino (1187); fu infatti nel corso delle battaglie che numerosi cristiani vennero catturati eresi schiavi dai musulmani. L’ordine ricevette l’approvazione di papa Innocenzo III - collega e intimo amico diGiovanni di Matha all’università di Parigi - a Roma nel 1198.

La chiesa sorge sul luogo della piccola cappella dedicata alla Trinità e a san Carlo Borromeo, edificata nel 1611dai padri Trinitari scalzi spagnoli. Sull’altare del sacello era collocata la pala di Orazio Borgianni, amico diCaravaggio, ora in sacrestia. Con l’andar del tempo crebbe l’importanza dell’ordine religioso tanto che, nel girodi pochi anni, i padri acquistarono terreni limitrofi allo scopo di edificare un convento ed ingrandire l’edificiosacro. Il progetto venne affidato al Borromini che realizzò in due anni (1634– 36) il convento, successivamenteampliato nel corso del XVIII secolo. I lavori per la chiesa iniziarono qualche anno dopo e la sua consacrazioneavvenne solo nel 1646, nonostante la mancanza della facciata. Quest’ultima venne cominciata nel 1664, ma treanni dopo, quando l’architetto morì, non era ancora ultimata. La chiesa, chiamata di San Carlino per le suepiccole dimensioni, è così il primo ma anche l’ultimo lavoro dell’architetto ticinese, che non volle essereretribuito. La facciata in travertino, si distingue per l’andamento ondeggiante delle superfici ed è arricchita dalle colonne, dal balcone, dal grande ovato sostenuto dagli angeli e dalle statue delBorromeo e dei due fondatori dei Trinitari. L’interno ha una pianta particolare che risulta dall’inserzione di unottagono in un’ellisse. La cupola è ovale con cassettoni di varia forma, ottagonale, esagonale e a croce: alcentro è il simbolo della Trinità, emblema dell’ordine. Dal convento si accede al piccolo chiostro - postoparallelamente all’asse principale della chiesa - dalla pianta ottagonale schiacciata e caratterizzato dai dueordini di logge.

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San Carlo alle Quattro Fontane del Borromini

• Sant'Andrea al QuirinaleFu lo stesso Bernini a confessare al figlio: “di questa sola opera di Architettura io sento qualche particolare compiacenza”.Il progetto per la chiesa del noviziato gesuita finanziato dai Pamphilj e avviato nel 1658 è, infatti, uno tra i piùrappresentativi esempi del Barocco romano.All’esterno la struttura si articola semicircolare nella facciata caratterizzata dall’ingresso sporgente a cui fa riscontro,all’interno, la scenografica impostazione dell’altare maggiore, sottolineato da monumentali colonne in marmo cottanello.La luce che penetra dal cupolino allude alla presenza divina che si manifesta illuminando l’ampia volta cassettonata.Dopo il martirio, presentato come evento spettacolare nella pala dell’altare maggiore, anche l’apostolo, in bilico sulfrontone, ha raggiunto la beatitudine di un Paradiso popolato da candide figure di stucco in un raro equilibrio che potràdirsi compiuto soltanto con l’ultimazione delle cappelle, affidata al fedelissimo Matthia De’ Rossi. La pianta della chiesaè ellittica; attorno ad essa si affacciano cinque altari e si aprono quattro vani di passaggio. Sugli altari importanti dipinti diartisti barocchi; fra gli altri Giovan Battista Gaulli e Giacinto Brandi.

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Sant'Andrea al Quirinale del Bernini

• Il Palazzo del Quirinale sede del Presidente della Repubblica

Il palazzo fu iniziato da Gregorio XIII Boncompagni che, a partire dal 1578, commissionò prima a Martino Longhi e poi ad Ottaviano Mascherino la progettazione di una residenza estiva degna del pontefice alla sommità del colle del Quirinale, sul luogo precedentemente occupato da una villa appartenuta ai Carafa e agli Estensi. Durante il pontificato di Sisto V Peretti (1585-90) i lavori vennero proseguiti da Domenico Fontana, mentre sotto Paolo V Borghese (1605-21) a dirigere la fabbrica furono chiamati Flaminio Ponzio e, alla morte di questo, Carlo Maderno. Ulteriori interventi vennero effettuati da Gianlorenzo Bernini durante il papato di Urbano VIII Barberini (1623-44), particolarmente interessato alla sistemazione di un’area assai prossima alla sua "reggia" di famiglia. L’edificazione esterna del complesso fu completata sotto Clemente XII Corsini (1730-40) da Ferdinando Fuga, autore della cosiddetta "manica lunga" sulla Strada Pia (odierna Via XX Settembre). Dopo il 1870 il palazzo fu eletto a reggia dei Savoia e dal 1947 è la residenza del Presidente della Repubblica Italiana.L’austera facciata a due piani, opera di Domenico Fontana (1589), è movimentata dal portale del Maderno (1615) con il timpano affiancato dalle statue degli apostoli Pietro e Paolo, rispettivamente di Stefano Maderno e di Berthélot; al di sopra è la Loggia delle Benedizioni del Bernini (1638). Sulla sinistra si eleva il torrione circolare (1626), anch’esso del Bernini. Nei magnifici giardini, d’impianto cinquecentesco, si segnalano la Fontana dell’Organo (1596) e la Coffee House del Fuga (1741) con interessanti tele del Pannini. La decorazione degli ambienti interni del Quirinale costituisce un

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compendio dell’arte romana del Sei-Settecento, qui rappresentata ai massimi livelli con opere di Guido Reni, Pietro da Cortona, Giovanni Lanfranco, Agostino Tassi, Antonio Carracci e altri.

La piazza si estende sulla sommità del Monte Quirinale il più elevato dei sette colli, cosiddetto perché un tempo visorgeva il tempio di Quirino o la città dei Curi, ove secondo la leggenda, mossero i Sabini di Tazio per venire a stabilirsisu questa altura. Al centro della piazza, sopra alti piedistalli, sorgono le colossali statue dei Dioscuri, Castore e Polluce, rappresentati inpiedi presso i loro cavalli; i gruppi marmorei sono rielaborazioni romane di età imperiale, di un originale greco del Vsecolo a.C.Sul lato destro della piazza, si erge la facciata del fastoso Palazzo della Consulta eretto da Ferdinando Fuga (1732) sucommissione di papa Clemente XII, per il tribunale della Sacra Consulta. Oggi sede della Corte Costituzionale.

L'obelisco del Quirinale - Simile a quello ora in piazza Esquilino - di granito, alto circa 15 metri e senza iscrizioni - nesubì la stessa sorte. Con esso fu trasportato a Roma a fare da ornamento al Mausoleo di Augusto. Scoperto, con l'altro,una prima volta intorno al 1520, sotto papa Leone X, al contrario del gemello che restò all'aria per circa 70 anni lungo lapubblica via prima di essere collocato in piazza dell'Esquilino, questo fu presto reinterrato. Una seconda volta, intornoalla metà del '500, fu scoperto da mons. Francesco Soderini, divenuto proprietario dell'area ed autorizzato dal papa adeseguirvi scavi. Ma fu di nuovo interrato e così rimase per circa 150 anni, perdendosene la memoria. L'ultima e definitivavolta fu rinvenuto casualmente nel 1781, durante i lavori per le fondamenta di edifici vicini. Poco tempo dopo la scoperta,papa Pio VI ne decise la rierezione tra le sculture dei Dioscuri (copie romane del II-III sec. d.C. da originali greci del Vsec. a.C.), sulla piazza del Quirinale, decisione che non fu all'inizio accolta positivamente dalla cittadinanza. Tuttal'impresa di restauro e rierezione, che fu affidata all'architetto Antinori, occupò circa 5 anni. Il basamento dovette esserecompletamente rifatto, dato che l'originale era andato distrutto. Il lavoro di sistemazione comportava anche il ruotamentodelle due composizioni con i Dioscuri, cosa che non avvenne al primo tentativo, così come nel progetto dell'Antinori,provocando una messe di motti arguti nei confronti dell'architetto. Ultimo elemento aggiunto, nel 1818, fu la fontanacomposta con la conca di granito che, in origine in Campo Vaccino, Giacomo della Porta aveva sistemato nel ForoRomano alla fine del '500.

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• Fontana di TreviLa celebre fontana in stile rococò fu iniziata da Nicola Salvi ( che vinse il concorso indetto da papa Clemente XII) nel1732 e completata nel 1762 da Giuseppe Pannini. Il monumento, alimentato da uno dei più antichi acquedotti romani,quello dell’Acqua Vergine, raffigura un Oceano su un cocchio a forma di conchiglia trainato da cavalli marini, guidati datritoni.

Una curiosità: la fontana è stata la splendida cornice di una scena del famosissimo film di Fellini “la dolce vita”in cui una provocante Anita Ekberg avvolta in un vestito nero si bagna nelle acque della fontana chiamandoMarcello Mastroianni.La fontana costituisce la mostra terminale dell’Acqua Vergine, l’acquedotto costruito da Agrippa – generale,genero e collaboratore di Augusto – per alimentare le sue terme al Pantheon, inaugurato nel 19 a.C. Secondouna leggenda tramandataci da Plinio il Vecchio e da Frontino, il nome dell’acquedotto deriva da una fanciulla(virgo), che avrebbe indicato ai soldati di Agrippa il luogo della sorgente.Seriamente danneggiato dai Goti nel 537 e ripristinato una prima volta nel 790, nel 1453 l’acquedotto furestaurato, per volere di Niccolò V Parentucelli (1447-1455), da Leon Battista Alberti e Bernardo Rossellino; inquesta occasione venne creata una nuova mostra, restaurata nel 1563 da Giacomo Della Porta, costituita da unavasca rettangolare addossata ad un muro di sostegno su cui era una iscrizione con stemmi di Niccolò V e delComune.Nel 1640, durante il pontificato di Urbano VIII Barberini (1623-1644), venne incaricato Gian Lorenzo Berninidi progettare una nuova fontana. I progetti presentati dal Bernini non furono realizzati, probabilmente per glialti costi, ma si decise comunque di cambiare l’orientamento alla fontana, prima rivolta verso Piazza deiCrociferi. Bernini costruì due vasche circolari concentriche, addossate ad un’esedra concava. A fianco dellafontana era un lungo lavatoio, poi spostato in Piazza del Lavatore. I lavori, giunti a questo punto, furonointerrotti a causa delle ingenti spese sostenute dal papato nella guerra di Castro. Dopo vari progetti, mairealizzati, la fontana fu finalmente ricostruitanel 1732 durante il pontificato di Clemente XII Corsini (1730-1740), su progetto di Nicola Salvi. I lavori, proseguiti da Giuseppe Pannini dopo la morte del Salvi (1751),durarono fino al 1762, quando finalmente la fontanavenne inaugurata da Clemente XIII Rezzonico (1758-1769). Pannini apportò alcune modifiche al modello originale di Salvi, la più importante delle quali è costituitadai tre bacini sottostanti la statua di Oceano scolpita daPietro Bracci.La fontana si trova addossata a PalazzoPoli, ampliato tra il 1728 e il 1730 proprio in funzione della collocazione della nuova fontana, e ribassatarispetto alla quota della piazza per il basso livello dell’Acqua Vergine. Sopra l’arco trionfale, al centro, è unattico con balaustra e figure allegoriche, raffiguranti da sinistra a destra: l’Abbondanza dei frutti, la Fertilità, laRicchezza e l’Amenità con attributi. Al centro è una grande iscrizione, su cui è lo stemma papale sorretto dadue figure alate raffiguranti la Fama, che ricorda il compimento dell’opera voluta da Clemente XII Corsini. Leparti laterali del prospetto presentano finestre divise da lesene. Nel nicchione centrale, con soffitto a lacunari, èla statua di Oceano su cocchio a forma di conchiglia trainato da due cavalli marini guidati da tritoni.Nellenicchie laterali sono le statue della Salubrità e, a sinistra, dell’Abbondanza di Filippo della Valle. Al di sopra diqueste, due pannelli a rilievo raffigurano la vergine che indica le sorgenti ai soldati (a destra), e Agrippa cheordina la costruzione dell’acquedotto approvandone il disegno (a sinistra). Una imponente scogliera,naturalisticamente scolpita ed intagliata con piante ed animali, costituisce la base del prospetto dell’edificio e sudi essa prorompe da varie uscite l’acqua, che concorre conle sculture alla monumentalità della fontana piùfamosa del mondo. Secondo la tradizione, il turista che getta una monetina nella fontana, farà sicuramenteritorno a Roma.

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Fontana di Trevi

• San Luigi dei FrancesiIniziata nel 1518 per il futuro Clemente VII, la chiesa venne completata alla fine dello stesso secolo da DomenicoFontana su progetto di Giacomo Della Porta. L’edificio, chiesa nazionale dei francesi, sorge alle spalle di piazza Navona,accanto al Palazzo del Senato. L’ampia facciata in travertino è decorata con figure di santi francesi e con quella di CarloMagno. L’interno a tre navate, venne sistemato nel corso del ‘700. Oltre alla celebre cappella di san Matteo, la chiesaconserva il capolavoro di Domenichino: la decorazione ad affresco con le storie di santa Cecilia nella seconda cappelladestra (1616-17).Nella cappella Contarelli sono le Storie di san Matteo. Il sacello apparteneva dal 1565 all’ecclesiastico francese MathieuCointrel, che lo dedicò al proprio santo patrono con l’intento di avviarne la decorazione; i lavori, tuttavia, iniziarono solodopo la sua morte per commissione dell’esecutore testamentario Virgilio Crescenzi. Nel 1591 il Cavalier d’Arpinoricevette l’incarico di affrescare la cappella, ma otto anni dopo mancavano ancora i due dipinti laterali, che venneroaffidati a Caravaggio. Il pittore li eseguì tra il luglio 1599 e il luglio 1600: a sinistra è la Vocazione di san Matteo; adestra è il Martirio di san Matteo: il realismo della rappresentazione mette in risalto la crudezza dell’uccisione del santo;l’artista interpreta in maniera originale una tendenza della pittura della Controriforma che insisteva nella celebrazione deisanti martiri. Dopo aver rinunciato al gruppo scultoreo di Jacob Cobaert (nella chiesa della Trinità dei Pellegrini), il clerodi San Luigi affida a Caravaggio la prima versione della pala con San Matteo e l’angelo, di discussa datazione, oscillantetra il 1593 e il 1602. L’opera, presto rifiutata a causa delle dimensioni ridotte e per ragioni di decoro, venne acquistata dalmarchese Vincenzo Giustiniani (distrutta a Berlino durante l’ultimo conflitto) e sostituita da quella visibile sull’altare, colsanto rivolto verso l’angelo e poggiato con le gambe sullo sgabello in precario equilibrio sul gradino.

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Caravaggio, Vocazione di San Matteo

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Caravaggio, Ispirazione di San Matteo

Caravaggio, Martirio di San Matteo

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• Piazza Navona e Fontana dei Fiumi del Bernini

La piazza occupa l’area dell’arena dell’antico Stadium Domitiani, eretto dall’imperatore intorno all’86 d.C. come sede peri giochi in onore di Giove Capitolino. Oltre 30.000 spettatori potevano essere ospitati lungo le gradinate che siestendevano dove oggi sorgono i palazzi e la secentesca chiesa ricostruita dai Pamphilj in onore della martiresant’Agnese, detta appunto “in Agone”. La zona fu sede di un vivace mercato, luogo privilegiato per le giostre diCarnevale e per le annuali “inondazioni” estive, occasione di divertimento sull’esempio delle antiche naumachie,simboleggianti i benefici doni del Nilo.In parte già avviato dal Borromini, il progetto per una fontana monumentale fu approvato il 10 luglio 1648. Larealizzazione della fontana dei Fiumi, tuttavia, venne ideata da Gian Lorenzo Bernini ed eseguita, fra il 1650 e il 1651, daisuoi allievi (Baratta, Raggi, Fancelli e dal lorenese Poussin), a cui si devono le allegorie dei fiumi: il Rio della Plata, ilDanubio, il Nilo (il cui volto è celato poiché le sue sorgenti allora non erano conosciute) e il Gange. Accanto allasplendida creazione, inaugurata nel giugno 1651 e ravvivata dalle dorature e dai ritocchi policromi del paesaggio è lacinquecentesca Fontana del Moro, completata dal Bernini nel gennaio del 1655.

La fontana dei Fiumi - Questa famosa fontana si trova al centro della piazza occupata nell’antichità dallo stadio diDomiziano. Alimentata dall’Acqua Vergine ed inaugurata il 12 giugno 1651 da Innocenzo X Pamphilj (1644-1655), èopera di Gian Lorenzo Bernini, il cui progetto venne preferito a quello, più sobrio, del suo illustre rivale FrancescoBorromini. Al centro della fontana, quasi sospeso sulla sottostante cavità, si innalza l’obelisco proveniente dal circo diMassenzio sull’Appia. Ai suoi piedi un alto basamento roccioso ospita quattro gigantesche statue, eseguite daicollaboratori del Bernini, che raffigurano i fiumi dei quattro continenti allora noti: il Nilo, simbolo dell’Africa, opera diGiacomo Antonio Fancelli; il Gange, simbolo dell’Asia, opera di Claudio Poussin; il Danubio, raffigurante l’Europa, diAntonio Raggi e il Rio della Plata, rappresentante l’America, di Antonio Francesco Baratta. Il Nilo ha la particolarità delcapo velato, allusivo alle sorgenti ancora sconosciute nel XVII secolo mentre il Rio della Plata presenta, sparse sul suofianco, delle monete, simbolo delle ricchezze dei territori americani. La scogliera è arricchita da fiori, frutti, animali: unserpente si trova sulla sommità del basamento, la chioma di una stupenda palma sembra battuta dal vento, un leone e uncavallo fuoriescono dalla cavità rocciosa mentre due delfini sono immersi nel bacino circolare. Lo stemma della famigliaPamphilj, una colomba con il ramoscello di olivo nel becco, decora i lati del basamento e la sommità dell’obelisco. Alcuniatteggiamenti delle raffigurazioni, in particolare del Rio della Plata, con il volto spaventato e la mano sinistra levata comea difendersi dal crollo della vicina chiesa di S. Agnese in Agone, hanno acceso l’immaginazione popolare generandoaneddoti sulla rivalità tra il Bernini e il Borromini. Aneddoti di pura fantasia perché quando la Fontana dei Fiumi era giàstata ultimata, i lavori di costruzione della chiesa non erano ancora iniziati. Le ingenti spese per la costruzione delmonumento provocarono un acuto malcontento contro Innocenzo X e sua cognata, l’ambiziosa Olimpia Maidalchini, daparte del popolo gravato, per l’occasione, da una nuova tassa sul pane. Inoltre il mercato, che fin dal 1477 si teneva inquesta piazza, fu costretto a cambiare sede lasciando il posto a passeggiate e meditazioni, come riportato su un lato delbasamento dell’obelisco. Piccole attività commerciali tuttavia avrebbero, nel tempo, ripreso a vivere, in questostraordinario scenario destinato dalla famiglia Pamphilj a divenire un capolavoro assoluto dell’arte barocca. Alla metà delSeicento risale anche l’usanza, durata fino al 1867, di allagare la piazza, nelle afose giornate d’agosto, tramite la chiusuradegli scarichi delle fontane

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Bernini, Fontana dei Fiumi

• Il Vittoriano

Nel 1878 il Parlamento Italiano decise di dedicare un monumento nazionale all’appena scomparso sovranoVittorio Emanuele II.Dopo aver bandito due concorsi internazionali (1880 e 1882), fu scelto il progetto presentato da GiuseppeSacconi. Il giovane architetto marchigiano, sul modello dei grandi santuari dell'età classica, aveva concepito lospazio come una rappresentazione scenica che celebrasse, al centro della Roma imperiale, il Risorgimentoitaliano.La struttura architettonica del monumento fu elaborata come un percorso ascendente ideale che attraverso le scalinate e iterrazzamenti, arricchiti dai diversi gruppi scultorei e dai bassorilievi del centrale Altare della Patria, si innalzasse aiTempli laterali e da questi al grandioso Portico colonnato sormontato dalle quadrighe in bronzo, allegorie dell'Unità dellaPatria e della Libertà. Pur se iniziati nel 1885, i lavori procedettero lenti e il progetto fu continuamente modificato. Lostesso materiale col quale doveva essere costruito, il travertino, fu sostituito col bianchissimo botticino bresciano.Tra il 1885 ed il 1910, tutta l’area alle pendici del Campidoglio fu interessata dal nuovo assetto urbanistico che vide lademolizione dei preesistenti quartieri medievali e rinascimentali. Per una migliore visuale del monumento furono spostatianche il Palazzetto Venezia e la Chiesa di Santa Rita. Alla morte del Sacconi, nel 1905, i lavori furono diretti dagliarchitetti Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini.Il 4 giugno 1911, in occasione dell'EsposizioneInternazionale per il cinquantenario dell’Unità d’Italia, Vittorio Emanuele III inaugurò la grandiosa statua equestre inbronzo dorato. Nel 1921 nella cripta progettata da Armando Brasini, fu tumulata la salma del Milite Ignoto.Fra il 1924 ed il 1927 suiPropilei furono posizionate la Quadriga dell'Unità, di CarloFontana, e la Quadriga della Libertà, di Paolo Bartolini.Solamente nel 1935, però, i lavori poterono considerarsi conclusi.In questi ultimi anni in alcune sale interne, come la SalaZanardelli, la Sala Gipsoteca e le Gallerie Sacconi, vengono allestite mostre temporanee.

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GLI ARTISTI

• Gian Lorenzo Bernini

La vita dell’artista Gian Lorenzo Bernini nacque a Napoli il 7 dicembre 1598, città nella quale il padre Pietro siera da poco trasferito con la moglie, la napoletana Angelica Galante, per operare nel cantiere della Certosa diSan Martino. Tornato a Roma nel 1606, prese parte ai lavori avviati da Paolo V in Santa Maria Maggiore,ottenendo la protezione del cardinal Scipione Borghese e occasione per mostrare il precoce talento del figlio.Un significativo aneddoto attribuisce al cardinale Maffeo Barberini (il futuro Urbano VIII) la frase rivolta aPietro Bernini “state attento. Questo fanciullo vi sorpasserà e sarà senza dubbio più abile del suo maestro”.Affascinato dagli esempi di scultura antica, da cui trasse ispirazione per i gruppi Borghese, quando il cardinalScipione gli proporrà di completare il suo Ermafrodito (ora al Louvre) non esiterà ad accostare alla conturbantesensualità della statua la serica morbidezza di uno stupendo materasso marmoreo. Nel 1622 era già pronto pertentare un personale intervento nell’Ares (o Achille) Ludovisi (oggi a Palazzo Altemps), soprattutto nellasmorfia ferina del mostro sull’elsa della spada. Ottenuta nel ‘21 la Croce dell’Ordine di Cristo per aver eseguitoil Ritratto di Gregorio XV, la fama di nuovo Michelangelo gli procurerà, nel pontificato barberiniano, una lungaserie di incarichi ufficiali. Con la sua onnipresenza eserciterà una ferrea “dittatura” su artisti come Sacchi,Finelli o Borromini, trascinando in spese folli i committenti (il duca di Modena fu disposto a spendere 3.000scudi) e gli amici in esaltanti giudizi: il poeta Fulvio Testi lo aveva definito “uomo da far impazzire le genti”.Un amabile egocentrico, un carattere “tutto fuoco” che nella vita privata amava essere il “Padron del mondo”,un amante intollerante capace di armare sicari contro l’ammaliante Costanza Bonarelli sospettata di infedeltà.Successore del Maderno come architetto di San Pietro e, alla morte del padre, Architetto dell’Acqua Vergine, lasua ascesa subirà un brusco arresto dopo l’inchiesta circa le presunte irregolarità nell’erezione dei Campanilivaticani (1645-6) che porterà al suo temporaneo allontanamento. Riabilitato da Innocenzo X, raggiungeràl’apice della sua carriera con l’ascesa di Alessandro VII e dei Chigi, costretti a concedere un breveallontanamento dell’artista (aprile-ottobre 1665) per placare le pressanti richieste di Luigi XIV. Pur destandoammirazione a Versailles, la fama dell’artista - preceduta dal superbo Ritratto del cardinale Richelieu - generònell’ambiente accademico un clima di diffidenza che farà naufragare ogni sua aspettativa, compreso ilgrandioso progetto per il Louvre. A Roma, a parte le feroci satire che avevano paragonato il suo Costantino aduna scimmia sopra un cammello, lo attenderanno altri successi e la benigna protezione di personaggi comepadre Oliva e Cristina di Svezia, alla quale l’ormai anziano Bernini destinerà il Busto del Salvatore. Tra inumerosi figli avuti da Caterina Tezio, Paolo Valentino sarà scultore e Domenico autore della celebre biografiadel padre, pubblicata a Roma nel 1713.

• Francesco Borromini

Francesco Castelli, che dal 1628 si firma Borromini – da “Bromino” o “Brumino”, soprannome adottato dallasua famiglia e derivato dal nome di un’antica località o dal legame con i Borromeo – nasce a Bissone, nei pressidi Lugano, il 27 settembre 1599. È il primogenito di quattro fratelli ed è figlio d’arte: sia la famiglia paterna siaquella della madre, una Garvo, hanno nelle loro fila architetti, ingegneri scalpellini e scultori. Ciò non deve meravigliare poiché furono davvero numerose nel corso dei secoli le famiglie di scalpellini earchitetti provenienti dal Canton Ticino e attive in tutta Europa. Francesco lascia il paese a soli nove anni, nel1608, per recarsi a Milano “ad imparare l’arte di intagliatore in pietra”: dopo l’apprendistato partecipa, tral’altro, al cantiere del Duomo. Nel 1619, “intesosi con alcuni giovani della sua età”, va a Roma dove è ospitato dal cugino Leone Garvo, ilquale è nipote acquisito di Carlo Maderno. Fu quest’ultimo, autorevole architetto, a introdurre Borromini nelcantiere di San Pietro. Sempre Maderno, avendo notato la passione con cui il giovane Francesco assolveva gliincarichi affidatogli, “li dava da fare et tirare disegni in polito”, incarico che Borromini prese a cuore: “ lidisegni erano li suoi figlioli”. Dopo la morte accidentale del cugino nel cantiere di San Pietro, Francescoacquisì alcuni beni dello sfortunato parente (marmi e strumenti di lavoro) e lo sostituì nella società con altri due lapicidi ticinesi. Leone Garvo probabilmente abitava nella stessa casa ove poi avrebbe vissuto Borromini,

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in via dell’Agnello n. 3, non lontano da San Giovanni dei Fiorentini. Con Maderno Borromini lavorò anche neicantieri di Sant’Andrea della Valle (decorazioni del lanternino) e di Palazzo Barberini, poi affidato aGianlorenzo Bernini. Con quest’ultimo collaborò alla realizzazione del baldacchino della basilica vaticana(1631-33). Era già iniziata la grande rivalità tra i due artisti: da una parte Borromini, saturnino e malinconico, digrande sensibilità morale, fiero e intransigente nella sua professione tanto da essere soggetto a forme di nevrosi;dall’altra Bernini, astuto e disinvolto nel muoversi tra le alte gerarchie della Roma papale. Sotto Urbano VIIIl’architetto ticinese ebbe un solo incarico ufficiale, peraltro dietro indicazione di Bernini: la nomina adarchitetto dell’università alla Sapienza (1632); i lavori per la chiesa dell’università, Sant’Ivo, inizierannotuttavia solo dieci anni dopo. Tra il 1634 e il 1641 è impegnato nella sua prima opera come architetto indipendente: la chiesa e il conventodei Trinitari spagnoli di San Carlo alle Quattro Fontane. Evidentemente le commissioni degli ordini religiosi si addicevano di più a Borromini, che in quegli anni lavoròprincipalmente per gli oratoriani di san Filippo Neri (fino al 1650). Lo sbalorditivo disegno di San Carlino, impressionò l’arcivescovo napoletano Ascanio Filomarino, che gliaffidò l’altare nel cappellone dell’Annunziata nella chiesa di Ss. Apostoli a Napoli. Nella città partenopea eseguì anche la perduta decorazione dell’abside e del ciborio di S. Maria a CappellaNuova (1639-42). Non abbandona l’antico mestiere di scalpellino perché disegna e realizza nel 1642 il monumento Merlini in S.Maria Maggiore. A seguito dell’elezione di papa Innocenzo X Pamphilj ha inizio per Borromini un periodo di grande successo, ascapito di Bernini, caduto temporaneamente in disgrazia. Per la famiglia papale lavora al palazzo di PiazzaNavona e alla chiesa di Santa Agnese, progetta il casino della villa Pamphilj nei pressi di porta San Pancrazio einterviene a San Martino al Cimino (la porta Romana, forse il disegno della cinta urbana e la scala a lumaca nelpalazzo della famiglia). Su incarico di Innocenzo X curò il restauro della basilica di San Giovanni in Laterano,per il Giubileo del 1650. Nello stesso periodo lavora alla chiesa e al convento di Santa Maria dei Sette Dolori ma anche per le nobilifamiglie degli Spada, Carpegna e Falconieri. Nel frattempo, tra il 1645 e il 1648, lavorò per il Palazzo di Spagna e nel 1646 fu nominato Architetto delleStrade e della Congregazione di Propaganda Fide; interviene anche in Palazzo Giustiniani e in Sant’Andreadelle Fratte e, fuori Roma, progetta l’altare maggiore e il ciborio di San Paolo a Bologna. Nel 1652 riceve da papa Pamphilj la nomina di cavaliere dell’Ordine di Cristo, ma dopo la morte del pontefice, 1655, iniziò unperiodo di grave crisi, in cui alla creatività si intrecciano tormento psicologico e dolore; ne è chiaratestimonianza la vicenda del suicidio dell’architetto, avvenuto la notte del 2 agosto 1667.

• Michelangelo Merisi detto il Caravaggio

Michelangelo Merisi, nasce a Caravaggio, nei pressi di Bergamo nel 1571 da famiglia, legata a un ramo dellacasata Sforza, ai Colonna e ai Borromeo. Dopo un’infanzia passata tra Milano e Caravaggio, nel 1584 entra adolescente nella bottega di SimonePeterzano a Milano, dove rimane fino al 1587-88; torna nel paese di nascita ma nel 1592 è già a Roma. Quiinizia a frequentare personaggi dell’ambiente artistico. I biografi del Seicento descrivono i primi incontriartistici del giovane Michelangelo: Lorenzo Siciliano, Antiveduto Gramatica, ma soprattutto il Cavalierd’Arpino, nella cui bottega Caravaggio fu messo a “dipinger fiori e frutti sì bene contrefatti”. Lascia la bottegadel maestro e conduce una vita disordinata: viene ricoverato, tra l’altro, all’ospedale della Consolazione, forse acausa della malaria – o per un calcio di un cavallo – cambia spesso alloggio: nel suo peregrinare trovò ospitalitàpresso monsignor Pandolfo Pucci, presso il quale non ebbe vita facile perché un’insalata serviva a Caravaggio“per antipasto, pasto, e post pasto” (da qui il soprannome di “monsignor Insalata, dato al prelato). Nel 1594compare tra gli stipendiati dell’influente e colto cardinal Del Monte, nella cui casa rimarrà fino al 1600. DelMonte lo introduce presso un pubblico colto e selezionato di collezionisti romani: Vincenzo Giustiniani, CiriacoMattei, i Barberini, i Massimo. Dipinge opere da cavalletto, capolavori quali: il Bacchino malato e il Giovanecon la canestra di frutta. Arriva il primo incarico pubblico, la decorazione della cappellaContarelli in San Luigi dei Francesi. Michelangelo incorre spesso in guai con la giustizia (risse e liti violente con soldati e funzionari, garzoni,colleghi pittori, affittacamere). Nel 1605 fugge a Genova dopo aver ferito lo scrivano Mariano Pasqualone per

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difendere Lena, una delle sue modelle preferite con la quale aveva una relazione. Un episodio particolarmentegrave, l’uccisione di Ranuccio Tomassoni il 29 maggio 1606, durante una partita di pallacorda, costringeCaravaggio a fuggire: dopo essersi rifugiato nei feudi laziali dei Colonna, prosegue per Napoli ove realizzacelebri opere quali Le sette opere di Misericordia e la Madonna del Rosario. Ancora fuggitivo, perché avrebbe potuto essere catturato e giustiziato in qualunque luogo, tra il 1607 e il 1608 èa Malta, ospite del Gran Maestro dell’ordine dei Cavalieri di Malta, Alof de Wignacourt. Eppure quando lasorte sembra finalmente arridergli, la sua pittura si incupisce: i fondi diventano sempre più scuri e le pennellatepiù rapide. La Decollazione del Battista, per la Cattedrale di San Giovanni a Malta, è l’unica opera firmata diCaravaggio ma in maniera particolarmente drammatica : il nome è dipinto in rosso, col sangue del Battista.Viene accolto nell’ordine di Malta come “cavaliere di grazia”, ma poco dopo, per il delitto commesso a Roma oper un nuovo evento, viene incarcerato. Evade e arriva in Sicilia, dove rimane per circa un anno. Nell’ottobredel 1609, l’artista è di nuovo a Napoli. Viene assalito e ferito gravemente presso una locanda. È a lungoconvalescente, ma gli viene finalmente comunicata l’imminenza del perdono del papa; si imbarca per Roma maè ancora perseguitato dal suo tragico destino: muore, durante il viaggio di ritorno, a Porto Ercole, il 18 luglio 1610 per cause rimaste ancora sconosciute. I guai di ogni tipo che investirono Caravaggio svelano tuttavia una personalità complessa e sensibile: non devestupire pertanto che nella Roma della Controriforma egli abbia messo la sua pittura, così innovativa, al serviziodi nuovi ideali religiosi, come quelli sostenuti dagli oratoriani e dai cappuccini.

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