VINO E ARCHITETTURA
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WINE BUSINESS Corso di Perfezionamento Universitario
Anno Accademico 2010 / 2011 – I Edizione
Project Work
WINERIES
Franco Archidiacono
Indice
Introduzione
Incontro di due culture
Architetture che ascoltano il luogo
Architetture a basso consumo energetico
Architetture che sorprendono
Architetture come luogo di culto
Architetture che rivitalizzano i luoghi
La forma e la funzione
Conclusione
Bibliografia
“ … il vino, è uno dei pochi tra i prodotti agricoli in cui il valore immaginario supera, talvolta di molte lunghezze, quello reale ancorato ai costi di produzione. Il vino non si vende se non ha immagine … “
[ Ezio Rivella]
INTRODUZIONE
Il cambiamento nella maniera di rapportarsi e di valoriz-
zare gli spazi dedicati alla produzione e conservazione
del vino, nell’ultimo ventennio, merita un’attenta consi-
derazione.
Diffondendo valori e arricchendo di significati simbolici
luoghi e regioni che, proprio dal vino e dalla coltivazione
della vite, hanno avuto molto in termini di sviluppo turi-
stico e di crescita economica, il mondo del vino ha pro-
dotto continui cambiamenti nei territori in cui vive, con-
tribuendo, non poco, a determinare dei mutamenti cul-
turali.
Il diffondersi della tendenza a concepire e utilizzare le
cantine non più soltanto come contenitori inusuali o sce-
nari variamente pittoreschi di opere d’arte, ma a identifi-
care i luoghi di produzione con le opere di architettura
trasformate in mete di visita, offre al territorio
un’occasione ambita, considerata la duplice valenza cul-
turale ed enologica che gli stessi insediamenti produttivi
rurali possono, così, proporre.
Il vino rappresenta un concentrato di storia, cultura, pa-
esaggi, arte, scienza, immagine, fatica di uomini, orgo-
glio. E molto di questo orgoglio “si esprime ” attraverso
i luoghi legati all’architettura.
Lavorando sull’alta qualità e sulla selezione estrema di
processi e tecnologie, la cultura del vino ha inevitabil-
mente intercettato l’architettura.
Coltivando entrambi l’eccellenza, il connubio tra la pro-
duzione di vino e il mondo del progetto è nato in modo
naturale.
La creatività architettonica, puntando sulla valorizzazio-
ne del contesto, ha intercettato la sperimentazione eno-
logica e insieme hanno creato un luogo di comunione tra
tradizione e contemporaneità.
Alle necessità tecniche di un ambito prodotto altamente
specializzato si è aggiunto il desiderio della committenza
di concepire le nuove cantine come opportunità di quali-
ficazione estetico/funzionale complessiva delle aziende e
come strumento di comunicazione dei valori culturali,
antropologici ed enogastronomici, legati al mondo del
vino.
La qualità delle immagini delle aziende si lega con quella
dell’architettura dei luoghi che, divenendo nuovi attrat-
tori del territorio, sottolineano il valore ed i caratteri del
paesaggio.
Le cantine se si armonizzano con i principi del valore
ambientale, culturale di un luogo rappresentano sempre
di più anche un valore di mercato.
Gli imperativi categorici diventano:
Il bello _ ambiente, paesaggio, arte;
Il buono _ vino e prodotti agricoli del territorio;
Il bene _ qualità sociale, accoglienza.
Non più solo centro di produzione, le cantine si propon-
gono infatti come emergenze di una complessiva visione
del benessere che investe la nozione stessa di bene cul-
turale, proiettandola dalla misura isolata del manufatto a
quella più generale del territorio, in una sorta di offerta
globale che equipara la degustazione intellettuale a
quella sensoriale del cibo, dell’intrattenimento della so-
cialità.
Lungi dal voler definire in modo categorico i caratteri di
una cantina moderna, è possibile, però, delineare alcuni
punti generali che devono, oggi, appartenere
all’enoprogetto:
Identità architettonica riconoscibile;
Favorire l’accoglienza dei visitatori, la socializza-
zione, lo scambio culturale e l’esperienza senso-
riale del vino;
Coniugare tradizione e modernità;
Essere energeticamente efficiente, sia nei processi
produttivi che nei consumi legati all’edificio.
Il project work, dopo una breve escursione storica sulla
evoluzione del rapporto tra vino e architettura, evidenzia
alcuni modelli progettuali.
Una prima traccia dello studio è:
Architetture che ascoltano il luogo;
Architetture a basso consumo energetico;
Architetture che sorprendono;
Architetture come luogo di culto;
Architetture che rivitalizzano i luoghi.
INCONTRO DI DUE CULTURE
La storia della civiltà coincide, sotto molti aspetti, con la
storia del vino e, quindi, con i luoghi di produzione della bevanda, con i suoi spazi, volumi e ambienti. Ci troviamo di fronte ad una naturale evoluzione tra:
.- tecniche e forme;
.- funzione e tecnologie evolutive edilizie.
Ma a quando possiamo far risalire il tema di
un’architettura specificatamente pensata per rappresen-
tare un’attività così nobile, rispetto alla più che millena-
ria storia della vinificazione?
Nei secoli, grotte, cave di pietra e cantine di edifici si
sono prestate a ospitare la produzione del vino, ma fino
al tardo rinascimento nessun manufatto è stato coeren-
temente concepito per l’intero processo di lavorazione
del vino.
Bisogna aspettare il tardo rinascimento per avere luoghi
che ospitano l’intero ciclo di produzione del nettare,
nell’area intorno a Bordeaux.
Si avvia così la cosiddetta civilizzazione regionale vitivini-
cola regione del bordeaux nella Francia Atlantica, con la
diffusione dell’architettura degli Chateaux che sono dei
veri e propri castelli del XVI secolo.
In modo particolare a Haut-Brion, Jean de Pontac fece
costruire un maniero che ospitava le funzioni legate
all’azienda vitivinicola e iniziò a commercializzare i vini,
utilizzando il suo cognome e il nome della sua proprietà
per farlo conoscere, materializzando così un suo potere
economico e politico.
In questo modo, con il vino che viene bevuto all’interno
degli ambienti più ricchi e aristocratici della borghesia
francese, si avvia quello status symbol di felice connubio
tra l’arte del vinificare e l’arte del costruire.
Grazie anche alle scoperte che velocizzarono alcuni pro-
cedimenti produttivi e scoperte nel mondo scientifico,
come ad esempio nuovi procedimenti biologici che con-
sentirono di difendere l’uva dall’aggressione di malattie
in precedenza letali, in meno di due secoli si passò da
un’arte del costruire (con nuovi modelli architettonici)
all’arte del comunicare. Nel XIX secolo l’architettura vie-
ne utilizzata come strumento di marketing.
E’, quindi, lo Chateaux come immagine di marca che im-
pone una associazione inconsapevole che lega il vino ad
una sontuosa architettura.
L’architettura degli Chateaux solitamente era composta
dal castello (dimora del proprietario), dal Cru ( podere
del vigneto) e dai padiglioni di produzione alti solo un
piano (tinaia, barricaia, imbottigliamento).
Tra l’800 e la prima decade del 900 in Europa si svilup-
parono architetture che furono denominate: LE CATTE-
DRALI DEL VINO. I maggiori centri di produzione sono
stati i paesi del mediterraneo come: Jerez, Madera, Por-
to, Marsala. L’architettura era espressione di grossi sta-
bilimenti industriali a più piani che in molti casi andaro-
no anche a modellare tessiture volumetriche nei contesti
che li ospitarono sia urbano che rurale.
Possiamo, quindi, affermare che ad ogni evoluzione tec-
nologica della tecnica di vinificazione si è combinata la
ricerca architettonica.
Pertanto, è innegabile che all’aumento costante delle
tecniche di procedure della vinificazione e alla crescente
raffinatezza dei prodotti, corrisponde un notevole incre-
mento della qualità dell’architettura.
A partire dalla seconda decade del 900’ fino ai primi
anni 60’ assistiamo ad un sessantennio di silenzio sul
mondo del vino: guerre, crisi economiche, epidemie di
parassiti sulle viti, leggi proibizionistiche.
Superati questi anni i nuovi processi di vinificazione, le
nuove tecniche, maggiori controlli in cantina, tini in ac-
ciaio a temperatura controllata, dagli anni 70’ del Nove-
cento si assiste alla combinazione di queste evoluzioni
tecnologiche con la ricerca architettonica.
Ma soprattutto, con forza, si affacciano sul panorama
vitivinicolo nuovi temi, come:
Autenticità;
Appartenenza;
Genuinità;
Ingegno e saperi;
Ricchezza nelle tradizioni;
Proprietà ambientali, privilegi geografici, geologia,
in una parola sola:
il terroir e il genius loci .
Proprio in questi anni, in California, in Francia, in Spagna
e in Italia dopo qualche decennio, si lavora sul migliora-
mento delle produzioni, lavorando sui terreni (il vino si
fa in vigna) e intervenendo nei processi di vinificazione e
di affinamento dei vini.
Si avvia, così, l’interessante indagine sui fattori intrinseci
ai vigneti che influenza in maniera accentuata il gusto dei
vini. Tutto questo porta ad un atteggiamento diverso del
rapporto architettura/ambiente/suolo/paesaggio:
maggiore attenzione per il patrimonio ambientale;
maggiore attenzione per gli equilibri naturalistici;
Si avviano molte azioni imprenditoriali di valorizzazione
culturale del luogo di produzione, arrivando a coniare an-
che nuovi termini e a discutere su nuovi concetti, come:
TURISMO VINICOLO
MARKETING TURISTICO e OSPITALITA’
Intensi scambi culturali si avviano tra la Francia e gli Stati
Uniti d’America. Mostre, dibattiti, riviste specializzate, in
particolare la mostra al Centro Pompidou a Parigi rafforza
ancora di più il sodalizio culturale ed economico fra i pro-
duttori di questi due paesi.
Seguono due esempi su tutti: Micheal Graves nella Na-
pa Valley e Riccardo Bofil in Francia, che costruiscono
cantine che diventano il simbolo di questa rinascita del
vino e della nuova attenzione prestata all’immagine
dell’azienda che lo produce.
Architetture che ascoltano il luogo
Intorno agli anni 90’ la cultura architettonica internazio-
nale assume un atteggiamento più critico verso i modelli
progettuali fino ad ora intrapresi e si interroga mag-
giormente sul come bisogna agire per un corretto inse-
rimento delle nuove costruzioni nel paesaggio.
Maggiore attenzione viene posta nei materiali con basso
impatto ambientale, le volumetrie sono essenziali e line-
ari per una migliore risposta alle esigenze produttive, il
controllo del soleggiamento e la ricerca dei progettisti è
tutta rivolta alla qualità dei materiali “essenziali ”.
Si elaborano, così, i primi progetti in cui gli architetti a-
scoltano il luogo e in cui tessono un fitto dialogo con
l’ambiente, cercando di farne rivivere gli aspetti più par-
ticolari attraverso l’architettura e comunque tentando di
non irrompere bruscamente nel paesaggio con il fine e-
sclusivo di stupire.
Si cerca di avere la massima comprensione delle caratte-
ristiche territoriali (cultura, clima, tecniche costruttive,
cromatismi, caratteristiche geologiche, topografia) e la
loro restituzione in architettura.
L’architetto familiarizza con lo stesso “terroir ” da cui le
uve, che verranno trasformate nella cantina, traggono
sostentamento.
L’uso dei materiali rende esplicito il legame che
l’architettura intende esprimere con il terreno e
l’ambiente antropizzato.
VINSKA KLET BRIC, SLOVENIA 2002
architetto BORIS PODRECCA
Produzione annua 300.000 bottiglie
www.vinabric.si
Architetture a basso consumo energetico
Pensare edifici a basso consumo energetico è un at-
teggiamento progettuale che ha molto senso per i luoghi
in cui si trasforma l’acino di vite.
Atteggiamento che, nello specifico ambito del vino, incide
su più livelli, se si considera il processo vi-
te/impianto/stabilimento, la cui armonia di funzionamento
è la base per la produzione di qualsiasi vino.
Gli interventi alla ricerca di una maggiore sostenibilità del-
le attività legate alla coltivazione e produzione del vino si
sono in particolar modo rivolti alla definizione di strumenti
che mettessero viticoltori e progettisti nelle condizioni mi-
gliori per la realizzazione di edifici energeticamente effi-
cienti, a basso impatto ambientale e caratterizzati comun-
que da una elevata qualità architettonica.
Le tecniche costruttive sostenibili più diffuse oggi giorno,
sono:
Strutture a secco senza scarti di cantiere;
Sistemi costruttivi appartenenti alla tradizione loca-
le;
Massa termica delle murature;
Ventilazione naturale dei sistemi di tamponamento
verticale e orizzontale;
Ombreggiamento estivo ed eliminazione dei ponti
termici;
Utilizzo di sistemi di energia rinnovabile;
Riutilizzo dell’acqua piovana per la gestione del ver-
de esterno;
Utilizzo dell’acqua con contenitori separati per i di-
versi ambienti e Fitodepurazione per gli scarti dei li-
quidi della sala di vinificazione;
Efficienza dei sistemi di illuminazione;
Introduzione della domotica nella gestione degli
impianti.
CANTINA PROTOS
VALLADOLID – SPAGNA 2008
architetto ROGERS
www.bodegasprotos.com
Architetture che sorprendono
Cantine spettacolo, volte prima di tutto a stupire il visita-
tore con elementi architettonici in grande contrasto con
l’intorno.
Cantine che potrebbero stare ovunque e che valutano
innanzitutto un funzionalismo che diventi modello da e-
sportare in qualunque contesto.
Primeggia la logica dell’esibizionismo e con la consape-
volezza di attrarre visitatori per il rafforzamento del turi-
smo e del posizionamento del mercato dell’azienda per
un mercato internazionale.
Architetti dello “Star System“ vengono chiamati per
soddisfare le esigenze dei proprietari di cantine per e-
spandere i loro mercati di vendita al di fuori dei confini
territoriali e diventano delle tappe all’interno di nuovi iti-
nerari enoturistici, puntando oltre che sulle qualità delle
proprie produzioni vinicole sul richiamo esercitato dai
nomi degli architetti.
Questo atteggiamento – variegato, fantasioso – è mag-
giormente presente nelle nazioni che più recentemente
si sono accostate al mondo del vino, chiamato “Nuovo
Mondo”, come Stati Uniti, Cile, Australia e Nuova Zelan-
da, rispetto a quello che si può osservare in paesi come
Francia, Italia e, almeno parzialmente in Spagna dove
tradizioni e preesistenze esercitano condizionamenti par-
ticolarmente significativi.
GRUPPO FAUSTINO
RIBERA DEL DUERO, SPAGNA 2010
architetto FOSTER + PARTNERS
www.bodegasportia.com
Architetture come luogo di culto Negli ultimi anni si è assistito alla proliferazione di co-
struzioni create per il vino, nelle quali però non si vinifica
né si affina.
Potremmo dire che sono edifici di culto, spesso costruiti
in luoghi rinomati per la produzione vinicola, nei quali si
racconta il vino, si parla di vino, ci si cura con il vino, ma
dove il vino non viene prodotto, ma soltanto venduto.
E’ un fenomeno che si presenta con diversi nomi: vino-
terapia, wine bar, sala degustazione, hotel de charme,
wine center.
Sono strutture che rispondono alle nuove esigenze
dell’enoturismo che è ormai un fenomeno di costume.
Il turismo si avvia a diventare il comparto economico
più grande del mondo con 3.500 miliardi di dollari di bu-
siness annuo.
Attualmente è al terzo posto e rappresenta circa il 6%
del PIL mondiale.
In Italia si contano circa sette milioni di turisti alla ricer-
ca del sapore più antico e della cantina più esclusiva.
E il dato cresce del 6% l’anno.
Con le architetture come luogo di culto, il turismo del vi-
no e il turismo dell’architettura si combinano per mettere
in movimento masse di persone attirate dalla possibilità
di conoscere splendidi paesaggi, degustare vini eccelsi e
scoprire opere mirabolanti delle archistar del XXI seco-
lo, in un susseguirsi di iniziative e di opere che isolano
tra i ricordi l’esperienza che solo pochi anni fa si poteva
compiere visitando un’appartata cantina.
CENTRO VISITATORI LOISIUM
Langenlois, Austria, 2005
architetto STEVEN HOLL
www.loisium.at
Architetture che rivitalizzano i luoghi
In molti contesti del paesaggio agricolo del “Vecchio Mon-
do”, molte volte si è intervenuti in territori dove la pre-
senza di edifici antichi, come ad esempio le vecchie canti-
ne, i castelli e i resti di un antico villaggio rurale sono an-
cora presenti.
Questi elementi architettonici condizionano fortemente
l’approccio alla progettazione di un nuovo complesso vi-
tivinicolo, in quanto, ricercando una giusta armonia, e-
quilibrio degli spazi con il resto degli edifici non è sem-
pre un’operazione facile, ovviamente l’architetto assume
un atteggiamento di rispetto del contesto.
Assistiamo a interventi rigorosi ed essenziali, con minimi
impatti visivi, integrati, inglobati, interrati.
Profondamente legati al terroir.
BODEGAS JULIAN CHIVITE
NAVARRA, SPAGNA 2001
architetto RAFAEL MONEO
www.bodegaschivite.com
La forma e la funzione
L’industrializzazione della produzione vinicola, la stan-
dardizzazione dell’offerta, giustificata dall’espansione del
mercato globale, ha portato alla modificazione
dell’architettura delle cantine, da luogo ombroso ed u-
mido, col vino posto ad elevarsi in botti di legno, a luogo
iper-tecnologico.
La trasformazione e la razionalizzazione del metodo vini-
ficatorio crea la necessità di spazi idonei, adatti alla ma-
nutenzione e alla circolazione di macchine, capaci di a-
gevolare al massimo il lavoro.
Da qui, in alcuni casi, la necessità di realizzare nuove
cantine in grado di soddisfare le nuove esigenze.
I vecchi spazi esistenti, in alcuni casi, si vanno ad inte-
grare nelle nuove architetture che vengono trasformate
in enoteche, ambienti di rappresentanza e di socializza-
zione.
Dal punto di vista funzionale, la cantina è il luo-
go/strumento atto ad ottimizzare la resa delle operazioni
produttive: una cantina mal progettata rende tanto diffi-
cili quanto costose le diverse fasi della gestione del pro-
cesso; una cantina non adeguatamente concepita com-
promette la qualità complessiva del vino prodotto, vani-
ficando così il valore attinto dai fattori viticoli della pro-
duzione.
Ma, concentriamoci, ora su quali sono gli spazi necessa-
ri per una cantina moderna ed efficiente:
PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE
ricezione, scelta, diraspatura, premitura delle uve;
fermentazione delle uve, tinaia;
VINIFICAZIONE
sviluppo enologico del vino, stabilizzazione, labo-
ratorio chimico fisico, sala wine tasting;
CONFEZIONAMENTO
imbottigliamento, stoccaggio, magazzino e spedi-
zione;
GESTIONE
uffici, direzione tecnica, direzione commerciale,
archivio;
SOCIALIZZAZIONE, SERVIZI TURISTICI, ACCOGLIENZA
ricevimento, spazio attesa con eno/biblioteca;
wine bar;
degustazione con cucina attrezzata / ristorante;
punto vendita;
spazio mostre ed esposizione per le arti;
enoteca;
spazio conferenza;
foresteria.
“ … L’architettura d’un luogo è il suo carattere, la sua
fisicità e la sua atmosfera, lo spirito materiale, l’aura del-
la struttura. Così il vino, immateriale spirito della stessa
nativa natura … “ [ Luca Maroni ]
CONCLUSIONE
Gli esempi delle cantine, mostrati in questo project
work, sono interventi che dimostrano quanto il pae-
saggio non è sinonimo di spazio naturale contrappo-
sto a spazio costruito, ma ogni idea di spazio (nuovo o
ristrutturato) tende a forti relazioni morfologiche con
il contesto evitando qualsiasi mimesi con esso.
Altresì, sono interventi che pongono una grande atten-
zione verso il mondo agricolo e tendenzialmente sono
diventate tappe all’interno di nuovi itinerari enoturistici,
puntando oltre che sulle qualità delle proprie produzioni
vinicole sul richiamo esercitato dai nomi degli architetti e
dalle loro opere di architettura.
Vivere in questi luoghi, in cui si uniscono la ricerca dei
cibi e vini di qualità con quella dell’architettura, equivale
accedere a uno status symbol.
L’architettura rappresenta un valore aggiunto alla bontà
dei vini o alla bellezza dei luoghi.
L’architettura diviene, così, una componente delle stra-
tegie di marketing, ormai applicate all’intera struttura a-
ziendale, coinvolgenti l’immagine dell’azienda, la produ-
zione, il logo, le etichette delle bottiglie, l’interfaccia sul
web.
Pensare al vino come oggetto di culto significa puntare
sulla valorizzazione complessiva dei luoghi, dalla cultura
e alle tradizioni locali, ma soprattutto è determinate fare
leva sull’innovazione complessiva dei processi produttivi,
dello spazio architettonico e della comunicazione del
prodotto.
Un’azienda vitivinicola competitiva può trovare proprio
nel rinnovamento delle forme architettoniche
un’immagine forte di promozione sul mercato.
Le cantine divengono spazi di rappresentanza, accolgo-
no visitatori, offrono occasioni di degustazione e di edu-
cazione enologica.
Si registra così l’incremento di un turismo del vino, che
si muove alla ricerca di ambienti inseriti nel paesaggio e
di strutture in grado di rispondere alla vocazione dei
luoghi.
La sfida è aperta per il futuro dei nostri territori, e
l’architettura può assumere un ruolo chiave in tale pro-
spettiva.
BIBLIOGRAFIA
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Azienda vinicola Dominus, in <Domus > n. 803
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J.M. Rovira. 2001
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Un piccolo monumento ai vini di Spagna, in <Casabella> n. 704
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Cantine, architetture 1990-2005. Motta Editore, Milano
Donatella Cinelli Colombini. 2007
Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina. Agra
Editrice, Roma.
F. Dal Co. 2007
Lo smalto sul nulla, in <Casabella> n. 752
M. Mulazzani. 2007
Efficace leggerezza, in <Casabella> n. 755
Francesca Chiorino. 2008
Architettura e vino. Nuove cantine e il culto del vino. Electa, Milano
Anna Mainoli. 2008
Cantine. 24 Ore Motta Architettura, Milano
Adriana Sarro. 2008
Architetture del Vino. Grafil srl, Palermo
Riccardo Pastore. 2009
Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso. Franco Angeli, Milano
Francesca Chiorino. 2011
Cantine secolo XXI. Architetture e paesaggi del vino. Electa, Milano
Massimo Rossetti. 2011
Cantine: tecnologia, architetture, sostenibilità. Maggioli Editore, Rimini
Wineries. 2011
Numero monografico della rivista <Area>, n. 117
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http://winenews.it
http://www.movimentoturismovino.it
http://www.cittadelvino.it
http://www.enoteca-italiana.it
http://www.slowfood.it/slowine
http://www.vinitaly.com
http://www.fivi.it
http://www.aiol.it
http://www.federdoc.com
http://www.oiv.int
http://www.inumeridelvino.it
http://www.cercavini.com
http://www.tagliacarne.it
http://www.terredelvino.net
http://www.paesaggio.net
http://www.marketingdelvino.it
http://www.corrieredelvino.it
http://www.wein-plus.it
http://www.touringclub.it
“ … bevete il nostro vino e visitate il terroir da cui proviene … “
[Luca Maroni]