VILLA DI RIPOSO G.PASCOLI PASQUA 2015 Il nostro N°72 … · festeggiare il culmine del carnevale....

16
VILLA DI RIPOSO G.PASCOLI PASQUA 2015 Alcuni degli articoli in questo numero : N°72 LA PENTOLACCIA RICORDO DI NORMA CECCHINI LA STORIA DI FIORINA MENCHINI LA MAESTRA CARLA GERICO E LILIANA La festa della Pentolaccia In ricordo di Norma Cecchini iornalino Il nostro

Transcript of VILLA DI RIPOSO G.PASCOLI PASQUA 2015 Il nostro N°72 … · festeggiare il culmine del carnevale....

VILLA DI RIPOSO G.PASCOLI

PASQUA 2015

Alcuni degli articoli in questo numero :

N°72

LA PENTOLACCIA

RICORDO DI NORMA CECCHINI

LA STORIA DI FIORINA MENCHINI

LA MAESTRA CARLA

GERICO E LILIANA

La festa della Pentolaccia In ricordo di Norma Cecchini

iornalinoIl nostro

2

3

UN CARO BENVENUTO A:

Bertini Lida (Lucca)Marchetti Maria (Barga)Orsi Caterina (Gorfigliano)Michelotti Giovanna (Lucca)Bossi Primavera (Lucca)Piro Anna (Milano)Rebechi Alberto (Gallicano)

Hanno contribuito alla realizzazione di questo numero: Chiara Casci, Sandra Rigali, Caterina Salvi.

Cari lettori, eccoci al numero primaverile che ogni anno va a coincidere con la Santa Pasqua, una raccolta, questa, di diverse storie di ospiti che hanno avuto il piacere e la voglia di raccontare qualche aneddoto di vita, o la loro storia personale e lavora-tiva. Sono semplici racconti, che abbiamo ritenuto meritevoli d’essere pubblicati nella loro semplicità. Troverete poi la “ vivace” Pentolaccia e un ricordo particolare alla cara Sig.ra Norma Cecchini Consigliere della G. Pascoli Benevolent Society.

A voi una buona lettura e gli auguri di Buona Pasqua!

4

LA PENTOLACCIA.

Ultimo giorno di carnevale festeggiato con la tradizionale Pentolaccia a Villa Pa-scoli. Allegria, maschere e coriandoli han-no fatto da protagonisti in questo affollato pomeriggio dove la sala intitolata a “G. Pa-scoli” si è riempita di parenti ed amici per festeggiare il culmine del carnevale. Bella e apprezzata la musica di fisarmonica, man-dolino e pianola hanno fatto da cornice alla giornata e la simpatica sfilata di maschere d’ ogni genere hanno reso ancora più di-vertente la festa. Tante le “pentole” spac-cate con entusiasmo dai nostri ospiti, con piogge di coriandoli e stelle filanti per tut-ti. Tanti bomboloni, castagnole e dolcet-ti tipici del carnevale e buon vino hanno contornato la festa con apprezzamenti da tutti. Quindi non resta da dire che aspettia-mo con piacere il prossimo carnevale per “ spaccare “ ancora pentole in allegria!

5

6

IN RICORDO DI NORMA CECCHINI

Ho avuto il piacere di conoscere la Sig.ra Norma Cecchini, Consigliere della G. Pascoli Bene-volent Society sin dalla fondazione, durante gli incontri che si sono tenuti nel corso degli anni con il Consiglio a Chicago . Di lei ricordo la gentilezza, l’amore per Barga, il ricordo che aveva delle sue amiche barghigiane e soprattutto i ringraziamenti che ogni volta faceva per il nostro operato rivolto agli anziani di Villa Pascoli. Il ricordo, per me più toccante, ma che dimostrava tutto l’amore per la sua terra e per la Villa di Riposo era quando nel salutarmi, diceva:” Luigi, lasciami la camera con la vista sulla Pania per quando verrò anch’io” Purtroppo Norma la camera con vista Pania non l’ha potuta mai vedere ma per noi quella camera sarà sempre la sua.

L’ Amministratore Delegato Luigi Salvi

In memoria della Sig.ra Norma Cecchini sono state fatte delle donazioni alla Villa di Riposo che saranno impiegate per l’acquisto di una targa in suo ricordo che verrà affissa in una camera rivolta alla sua amata Pania. Qui riportate pubblichiamo le donazioni:

Betty J. Brailey $. 30

Fred J. Brailey Jr. $. 50

Lisa Carbaugh $. 200

Paul Cecchini $. 200

Diana Corrieri $. 100

Margareth Johnson $. 25

Roy E. Johnson $. 50

Eleonora Lesinki $. 50

Hilda Baldacci Rohamann $.100

Chiappa Tina $. 100

7

Da “The hammerless gun” di Giovanni Pascoli

... Su la nebbia che fuma dal sonoro Serchio, leva la Pania alto la fronte nel sereno: un aguzzo blocco d’oro, su cui piovano petali di rose appassite. Io che l’amo, il vecchio monte, gli parlo ogni alba, e molte dolci cose gli dico:

LA PANIA O monte, che regni tra il fumo del nembo, e tra il lume degli astri, tu nutri nei poggi il profumo di timi, di mente e mentastri. Tu pascoli le api, o gigante: tu meni nei borri profondi la piccola greggia ronzante. Sei grande, sei forte: e dai cavi tuoi massi tu gemi, tu grondi del limpido flutto dei favi. Sei buono tu, grande tra i grandi: né spregi la nera capanna...

8

LA STORIA DI FIORINA MENCHINI

Per quasi cinquanta anni ho abitato nella corte San Lazzaro a San Concordio, una zona in disparte dalla città ma al tempo stesso molto vicina e comoda per la stessa. La corte di case era stata ricavata dal rifacimento di un vecchio ospedaletto che accoglieva in epoca assai lontana i malati di colera, per questo era situato fuori dalle mura e allora quasi in aperta campagna. Accanto c ‘era il cimitero oggi trasformato invece in una grande palazzina con ga-ragi annessi. L’ospedaletto fu sanificato e suddiviso in piccoli appartamenti, monolocali, che strutturalmente, in semicerchio, venivano a racchiudere le mura della piccola chiesetta di corte dedicata proprio a San Lazzaro. Negli ultimi anni hanno abitato la corte 7 o 8 famiglie, in passato invece era più popolata. Ogni domenica alle 10 veniva celebrata la Messa, da un prete molto conosciuto e la piccola chiesetta era sempre piena di gente, venivano anche da fuori corte e da San Concordio. La morte del prete purtroppo ha lasciato il vuoto domenica-le, perchè nessun altro parroco ha più detto Messa in San Lazzaro. Ricordo, ora che siamo alle porte di Pasqua, i bei tempi, di quando la Domenica della Palme venivano benedette le rame d’ulivo, la gente veniva anche da Pontetetto e Don Bachini faceva la breve processione all’in-terno della corte. Poi in quella settimana attendevamo la benedizione delle case e delle fa-miglie e quindi, le massaie si dedicavano alle grandi pulizie, al riordino della casa al lavaggio delle tende, all’inamidatura dei centri e delle trine che diventavano tecche come tavolette. Non ci doveva essere un filo di polvere in casa, all’arrivo del prete che entrava salutava pri-ma i bimbi che l’ avevano sbirciato quando ancora era in casa dei vicini attendendolo quasi con ansia e poi tutti insieme si recitava il Padre Nostro dopo di che saliva le scale e andava a benedire le camere. Anni ed anni addietro per ringraziare della Benedizione, gli si davano le uova, negli ultimi anni veniva offerta la busta con la moneta. In casa rimaneva un profumo

9

di pulito, quasi di nuovo e un pensiero levato, così si diceva a Lucca, quando il prete se ne era uscito. Stanche morte alla sera ma ben soddisfatte ci si tirava sul letto perchè al mattino dopo la Cucirini Cantoni Coats all’ Acquacalda di San Marco, ci aspettava alle 5 di mattina. Tanti anni, per l’esattezza 35, ho lavorato per questa ditta di cotone e filati, era la fabbrica più grande di Lucca ad un certo punto aveva più di 4 mila operai. Erano tanti i reparti in cui era divisa la fabbrica, io ho lavorato allo scatolaggio gomitoli, alla filatura e alla torgitura dei filati per la bellezza di 35 anni, dal 1946 al 1981 quando subentrò la crisi. Mi ritirai in pensione nella mia corte dedican-domi all’orticello dietro casa che mi divertiva e mi faceva passare tante ore al sole. Passeggiavo, andavo in bicicletta in città. Nel frattempo la crisi della ditta si fece irreversibile e negli anni 90 portò alla chiusura di questa importante realtà della nostra città.

10

LA MAESTRA CARLA di Giannasi Alessandra

Carla Giannasi è nata nel 1928 a Castelnuovo Garfagnana, dove ha sempre vissuto. E’ sta-ta maestra elementare per tantissimi anni, in epoche in cui la maestra era unica e per questo ben ricordata negli anni dai propri studenti, anche dopo molto tempo. Ha studiato per due anni alle Magistrali a Barga, da esterna, ma ospitata durante la settimana presso la casa del Consigliere Co-munale. Ha interrotto gli studi a causa della seconda guerra mondiale e li ha poi ripresi a Massa, dove la mamma aveva uno zio sacer-dote che l’ha ospitata in modo da permetter-le di terminare le scuole e conseguire poi a Frosinone l’esame di idoneità.I primi anni da maestra sono stati in paesini della Garfagnana, a Gragnana, poi a Ronta-no, che raggiungeva con il pullman, parten-do da casa la mattina presto e rientrando solo nel pomeriggio. Poi per alcuni anni ad

Antisciana, dove ha avuto come studente l’attuale sindaco di Castelnuovo Garfagnana, Andrea Tagliasacchi, di cui va fiera e che ri-corda con affetto, orgogliosa di essere stata la sua maestra. Erano anni in cui una maestra insegnava in pluriclassi, riuscendo a gestire in un’unica stanza scolari di diverse età e che frequenta-vano classi diverse. Proprio per poter raggiungere il posto di la-voro decise poi di prendere la patente, cosa non così comune per una donna in quegli anni, e con la sua 600 poteva così essere più indipendente ed arrivare più facilmente a scuola. Per più di 30 anni Carla ha poi insegnato alle elementari di Castelnuovo, a questo punto però seguendo una classe per volta. Il pomeriggio lo dedicava al negozio di fami-glia, proprio di fronte alla Rocca Ariostesca, ed anche per questo è sempre stata molto conosciuta in paese. Carla non si è mai sposata, ha vissuto sempre con i genitori, non ha quindi avuto una sua famiglia, ma di certo non le sono mancati i bambini...chissà, se si potesse fare il conto, quanti bimbi e quante generazioni hanno attraversato la sua vita!

11

CHIARA E IL GIORNALINO DI VILLA PASCOLI.

L' angucrinita Chiara s'arrovella per rendere più bello il giornalinoa questo e a quello chiede di narrarequalcosa che interesse possa dare, fatti di vita storie oppur poesiedisegni, indovinelli e fantasie.

Pure a me si è rivolta ma purtroppola mente è vuota dal pensare troppo.

Mezza pagina è bianca sul giornalelibero è il posto a chi vuol disegnare!

Ing. Enrico Croccolo

12

GERICO E LILIANA.

Si chiamano Gerico e Liliana, sono due vi-spi sposi provenienti da Lucca, un poco in convalescenza presso la nostra casa. Liliana dall’accento puramente emiliano perchè proveniente proprio da Mirandola, la bella cittadina martoriata negli ultimi anni da pe-ricolose scosse di terremoto e Gerico nato in-vece al mare, a Camaiore. La loro, è una bella storia, nata proprio nella città di Mirandola, dove Liliana figlia di commercianti alimenta-ri, viveva e lavorava nel negozio dei genito-ri. La bottega, nel centro di Mirandola in via Verdi al 15 era conosciuta e frequentata da tanti clienti. Liliana raccontando questi par-ticolari ci tiene a sottolineare che la buona riuscita del negozio era dovuta alla genti-lezza e all’attenzione che ogni giorno lei ed i bravi genitori dimostravano nei confronti di chi si presentava in bottega. Il negozio non era molto grande ma offriva un bell’assor-timento generale, da prodotti tipici, quali i famosi tortellini, a generi vari, la pasta ven-duta sfusa, al baccalà, fino alle stringhe da scarpe, insomma la tipica bottega dove ci si trovava di tutto. Gerico, aveva vinto in quel periodo il concorso per l’impiego all’ufficio del lavoro di Mirandola e lì a malincuore s’era trasferito, in un piccolo appartamento, nel-la via principale a poche centinaia di metri

dall’alimentari Ghimenti. Di tanto in tanto frequentava il negozio e lì i due giovani si co-nobbero e iniziarono a frequentarsi. Gerico, tipo solitario e appassionato di lettura, non stava volentieri a Mirandola, ma il destino volle che incontrando Liliana venne proprio in questa cittadina a costruirsi una famiglia. I due giovani si sposarono, andando ad abi-tare nell’appartamento sopra a i genitori di Liliana e dove nel 1957 nacque il loro unico figlio Massimo. Passarono diversi anni e la nostalgia della Toscana aumentava sempre più, Gerico desiderava tornare in Toscana, Liliana certamente non desiderava quello ma quando ci fu la possibilità di trasferirsi a Lucca seguì il marito e si stabilirono defini-tivamente a San Vito, acquistando una bella villetta nel verde del fuori città. Era il 1962 e da lì non si mossero più. Gerico sempre più assorto fra libri e riviste ritrovò quella pace e quella tranquiliità tipica dei nostri posti e Li-liana si dedicò a tempo pieno alla casa ed al bel giardino coltivando fiori e piante. E come dicevamo all’inizio, oggi, i due sposi sono qui da noi per un periodo di riabilitazione e pia-cevolmente, ci hanno raccontato questo loro spaccato di vita che noi non esitiamo come sempre a pubblicare con piacere! Grazie

13

LA VIPERA DI PIAZZANA.

Piazzana è una bella località nel comune di Coreglia Antelminelli, situata in mezzo al ver-de di castagni secolari, poco dopo l’abitato di Piastroso. Oggi questa meta è divenuta di facile accesso perchè percorribile con qual-siasi tipo di automobile e senza andare in-contro a nessuna difficoltà. Tanti anni fa era un luogo quasi impervio, isolato e raggiun-gibile solo a piedi da Piastroso. E’ un posto veramente particolare e suggestivo, meta di tanti visitatori ed amanti della montagna. Una verdeggiante cartolina appare agli oc-chi di quel visitatore che per la prima volta spazia con lo sguardo quando vi giunge: un piccolo gruppetto di abitazioni rustiche, in pietra e dai tetti bassi, dalle entrate appe-na a dimensione d’uomo, che sono situate nella parte alta della località , e davanti, un immenso prato in discesa quasi a sembrare un grande tappeto steso, che in primave-ra si tinge di mille colori e profumi, e dalla quantità riscontrabile pari ad un ettaro. Ad incorniciare tale bellezza, abeti e castagni che si intervallano dietro la schiera di casette allineate come a proteggerle dai venti e dal-le burrasche dei rigidi inverni che spesso lo ammantano di neve.

La nostra cara Guglielma, conosciuta come Memma, dal sangue puramente Coreglino, ha molto da raccontare di Piazzana, comin-cia dicendo che fu acquistata dai bisnonni quando lei ancora non era nata; la compera venne divisa con un’altra famiglia di Core-glia, i Pellegrini che tutt’ ora ne sono rimasti proprietari. L’ appezzamento di terra con le rispettive abitazioni fu acquistato dai con-ti Roman Garzoni di Collodi, che mai si capì come potessero avere queste terre a loro così lontane. Per lunghi anni i Pellegrini ed i Micheli ( famiglia della Memma) ebbero sul posto contadini e pastori, per tener pulito e attivo il podere. Un ‘oasi di pace e di tranquil-lità , indimenticabili le domeniche estive al fresco dei castagni e a quell’aria così fresca e salutare. Memma continua dicendo che Piazzana è un posto dove nascono funghi porcini in abbondanza, perfino a pochi metri da casa. I mesi di settembre e ottobre, insieme al ma-rito e ai figlioli trascorrevano i fine settima-na lassù e all’alba tutti in piedi per andare in cerca di funghi. Canestri pieni, piccoli, più grandi che soddisfazione e che bontà quan-do poi arrivavano sulla tavola, fritti, in umido

14

o “ truccati” in qualunque modo. Piazzana, ha però lasciato un ricordo un pò meno bello, ma fortunatamente finito bene alla Memma, che ancora racconta di un assolato pomerig-gio di fine maggio del lontano 1973, quan-do, godendosi del bel tepore pomeridiano, si divertiva a pulire erbacce dai fiori stagionali che aveva piantato qualche tempo prima. I gerani, Memma li piantava ogni anno perchè qualcuno le aveva sempre detto che fosse-ro una salvaguardia per le vipere, in quanto emanavano un odore che le infastidiva e che le teneva lontane. Ahime! questo forse non è del tutto vero! Una puntura come di un ago, colpì il dito medio della mano sinistra della Memma, la quale pur non riuscendo a vederne il responsabile, capì subito che era una vipera. Si recò immediatamente in casa, afferrò il primo coltello e cercò con freddezza e apparente calma di aprire di più la piccola ferita provocata dalla punture. Nel frattempo chiamò il marito Aristodemo, che si trovava li vicino e senza far troppa paura al figlio mi-nore Paolo, spiegò l’accaduto quasi sottovo-ce. Fortuna volle che in casa, come sempre tenessero il siero antivipera, e ancor di più favoriti dal destino, al Molinetto, una località

vicinissima a Piazzana vi si trovasse in quei giorni in soggiorno il Dott. Lido Stefani me-dico di base di Filecchio. Aristodemo corse a chiedere aiuto al dottore il quale trafelato arrivò di corsa dalla Memma somministran-dole la puntura del siero e inviandola all’o-spedale di Barga senza perder tempo. Fu im-mediatamente soccorsa, le furono iniettate subito 5 punture attorno al punto in cui era stata attaccata dalla vipera. Nel giro di poche ore, sia il braccio che una parte del busto della Memma diventarono violacei e gonfi. Chiaramente fu ricoverata in ospedale ed ogni tre ore le somministravano un’ iniezio-ne. Durante quella prima notte, per ordine dei medici Memma dovette rimaner sveglia perchè il sonno favorisce in senso negativo la produzione di veleno nell’organismo. Pas-sarono così tre o quattro giorni e il rischio di vita scomparve, Memma si sentiva meglio ma ci vollero quasi tre mesi per poter far scomparire del tutto l’ematoma provocatole dal veleno. A conclusione storia c’è da dire, che in quel giorno di maggio, in Piazzana la vipera fu catturata ed uccisa, e la Memma in-vece è qui con noi a dimostrare che la batta-glia l’ ha vinta lei! brava Memma!

Un caro saluto e sentite condoglianze ai familiari e agli amici di:

Schwaz EsterGherardi FloraSpinelli SergioMazzoni Armando

15

Pubblichiamo un articolo scritto da nostro ospite dott. Angelo Pini su un settimanale di Crema “Terrazzo”

CAMMINARE CON I GIOVANI

Egr. sig. Direttore,

mi chiamo Angelo Pini, sono spastico fin dalla nascita, non parlo e per comunicare utilizzo una tabella e uso il computer. Dai due ai 28 anni ho vissuto in Istituto dove ho frequentato scuole che mi hanno assicurato una certa cultura. Io lavoro su computer e scrivo libri religiosi aiutato da un gruppo di volontari. Vorrei parlarle della mia esperienza con i giovani.

I giovani: un pianeta sempre da scoprire! Così io li ho definiti. Ma chi sono realmente questi giovani? Cosa fanno? Cosa pensano? Come vedono la famiglia, il lavoro, l’amore, l’impegno politico, la religione? Sono domande costanti che, pur cambiando il momento storico ritor-nano puntualmente.

I giovani dicono: “La pena di amare e di essere amati”. Fra i dispiaceri della giovinezza ce n’è uno che fa male praticamente sempre. È la pena di amare e di non essere amati. È il dolore di voler essere amati e di saper amare nel modo giusto. In conclusione, è la pena dell’amore che fa diventare grandi dentro piuttosto che fuori. E poiché non trovano più soddisfazione in loro stessi, soffrono il momento dell’infinito nel finito. Gioventù e sofferenza sono due parole che non dovrebbero mai fare rima, eppure vanno d’accordo. E vanno d’accordo bene! Neanche amore dovrebbe fare rima con dolore ed invece lo fa. Fa tanto male perdere una persona amata, è molto doloroso amare e non essere corrisposti. I giovani soffrono; soffrono quelli che amano molto, e soffrono colore che cercano l’amore e non lo trovano oppure non è come lo desiderano.

Giovani e famiglia

Ci sono delle situazioni familiari molto difficili, incomprensione tra genitori e figli. I ragazzi cercano i loro idoli e modelli nella generazione più grande, ragazzi e ragazze si allontanano dalla famiglia, dalle amicizie della scuola e di quartiere per la breve ma tempestosa traver-sata dalla maturità. Hanno dai 18 ai 24 anni e nel loro cuore non c’è bussola né timone. Co-noscono più o meno la direzione ma remano controcorrente e nell’oscurità. Così facendo la traversata può diventare pericolosa.

La mia esperienza con i giovani

Ho capito una cosa sui giovani. Devo avere tanta pazienza con loro e devo capirli nella cre-scita della loro personalità. Non devo pretendere da loro quello che voglio ma camminare insieme a loro senza esigere grandi cose.

Ad esempio gli obiettori di coscienza coi quali vivo nella casa-famiglia sono dei giovani che hanno deciso di fare il servizio civile anziché quello militare.

All’inizio fanno un po’ fatica ad accettare noi ragazzi handicappati però poi ci danno il loro affetto. Ho avuto una notevole esperienza con i giovani di Castelnuovo di Garfagnana (Luc-ca) dove sono stato ospite per 20 giorni, nel periodo natalizio, dell’Associazione Misericordia, un’associazione di volontariato e pronto intervento e qui ho potuto constatare quanto que-sti giovani siano coinvolti anima e corpo in questo delicato lavoro.

Ciò mi ha portato a riflettere sulla necessità di dire ai giovani quanto sia importante avere un rapporto fraterno tra loro, noi portatori di handicap e tutte le persone bisognose di aiuto, un rapporto di comprensione e condivisione abolendo le barrire psicologiche della diversità, stabilendo un rapporto paritario considerando comunque le oggettive differenze.

Io non posso camminare, ma con voi posso; io non posso parlare, ma con voi ne ho la pos-sibilità.

La mia dipendenza non è un limite se l’amore è l’elemento di coesione.

Angelo Pini

VILLA DI RIPOSO G.PASCOLI - VIA ROMA 32, BARGA - TEL.0583711176 www.villapascoli.it [email protected]

GR

AFI

CA

: ART

EIM

MA

GIN

E