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Le elezioni italiane hanno mostrato un Paese che sembra voler difendere con più determinazione i propri interessi nazionali. Ciò significherà reclamare anche più Europa o tendere verso un populismo nazionalista? Dal risultato elettorale emerge sicuramente un Parlamento fortemente rinnovato, con molti giovani e donne e con una nuova classe politica che deve ora essere messa alla prova della democrazia rappresentativa. Essa deve essere anche messa alla prova dei suoi rapporti con l’Europa per capire come sarà interpretato il messaggio che è venuto dai cittadini. Essi chiedono più democrazia partecipativa e un’Europa diversa che passi dalla politica del solo rigore a quella della crescita. In Germania le scelte dell’Italia saranno seguite con un’attenzione particolare. Perché? Entrambi i Paesi, come membri fondatori delle Comunità europea, sono uniti da più di sessant’anni di tradizione europeista, hanno spesso discusso e combattuto fianco a fianco per una maggiore integrazione, da una parte e dall’altra delle Alpi c’è una sentimento simile nei confronti della democrazia e le società civili dei due Paesi condividono gli stessi valori. E non da ultimo, perché anche in Germania vi saranno in autunno nuove elezioni federali. Una settimana dopo le elezioni in Italia, i Movimenti Europei italiano e tedesco invitano autorevoli esponenti dei due Paesi ad un “Dialogo sul futuro dell’Unione europea” che avrà luogo a Roma il 1° e 2 marzo 2013. In questo progetto sono anche affiancati e sostenuti dalla Konrad Adenauer-Stiftung, dalla Fondazione De- Gasperi, dalla Fondazione Friedrich-Ebert; dall’Associazione Bruno Trentin, dal Goethe Institut di Roma e dalla Fondazione Generali. Noi crediamo che si possa ridare così slancio insieme a temi quali una nuova "governance" democratica per l'Unione europea a partire dall’Eurozona, gli interessi delle imprese, del mondo del lavoro e della società civile in un’Europa politicamente integrata, la

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Le elezioni italiane hanno mostrato un Paese che sembra voler difendere con più determinazione i propri interessi nazionali. Ciò significherà reclamare anche più Europa o tendere verso un populismo nazionalista? Dal risultato elettorale emerge sicuramente un Parlamento fortemente rinnovato, con molti giovani e donne e con una nuova classe politica che deve ora essere messa alla prova della democrazia rappresentativa. Essa deve essere anche messa alla prova dei suoi rapporti con l’Europa per capire come sarà interpretato il messaggio che è venuto dai cittadini. Essi chiedono più democrazia partecipativa e un’Europa diversa che passi dalla politica del solo rigore a quella della crescita.

In Germania le scelte dell’Italia saranno seguite con un’attenzione particolare. Perché? Entrambi i Paesi, come membri fondatori delle Comunità europea, sono uniti da più di sessant’anni di tradizione europeista, hanno spesso discusso e combattuto fianco a fianco per una maggiore integrazione, da una parte e dall’altra delle Alpi c’è una sentimento simile nei confronti della democrazia e le società civili dei due Paesi condividono gli stessi valori. E non da ultimo, perché anche in Germania vi saranno in autunno nuove elezioni federali.

Una settimana dopo le elezioni in Italia, i Movimenti Europei italiano e tedesco invitano autorevoli esponenti dei due Paesi ad un “Dialogo sul futuro dell’Unione europea” che avrà luogo a Roma il 1° e 2 marzo 2013. In questo progetto sono anche affiancati e sostenuti dalla Konrad Adenauer-Stiftung, dalla Fondazione De-Gasperi, dalla Fondazione Friedrich-Ebert; dall’Associazione Bruno Trentin, dal Goethe Institut di Roma e dalla Fondazione Generali.

Noi crediamo che si possa ridare così slancio insieme a temi quali una nuova "governance" democratica per l'Unione europea a partire dall’Eurozona, gli interessi delle imprese, del mondo del lavoro e della società civile in un’Europa politicamente integrata, la collaborazione per un "processo" che vada verso le riforme dell’Unione europea.

La crisi strutturale e di fiducia in Europa non è ancora finita. Abbiamo bisogno di un patto politico e sociale per un’unione legittimata e politicamente responsabile. Noi crediamo che la strada verso l'unione politica debba essere fondata sul principio dell’integrazione differenziata.

Abbiamo bisogno di più comunità e non di mercanteggiamenti nazionali su competenze e sfere di influenza. L’Unione politica ha bisogno di strumenti democratici.

La politica non deve temere di discutere ampiamente del futuro dell’Europa. Il consenso delle opinioni pubbliche per l'idea di Europa funziona solo se presso le cittadine e i cittadini europei vi è fiducia verso i parlamenti, la società e l'economia. Il Presidente della Commissione europea ha presentato delle proposte che vanno verso una Federazione di Stati-nazione ed un Blueprint per una vera unione economica e monetaria. Il Consiglio europeo di giugno 2012 ha da parte sua socchiuso una porta per la riforma del Trattato di Lisbona, sulla base del rapporto Van Rompuy-Barroso-Draghi-Junker. Il Parlamento europeo ha approvato significativi documenti sull’Unione economica e monetaria (ad es. il Rapporto Thyssen) e si prepara ad adottare un rapporto sulla multilevel governance. La gran parte delle decisioni sul processo di riforma non sono state ancora prese e non lo saranno almeno fino al Consiglio europeo di fine giugno 2013.

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Noi riteniamo che debba essere aperta in tempi non troppo lontani la strada per la convocazione di una Convenzione, che legittimi democraticamente lo sviluppo dell’unione politica.

L'attuazione concreta di questo progetto dipende dai risultati elettorali, dalla volontà degli altri Stati membri dell'Unione europea o da una maggioranza di essi, ma anche dal nostro comune slancio di dare delle adeguate garanzie per lotta contro la crisi. Tutti i protagonisti hanno bisogno di margini di manovra sufficienti per riunire le loro forze anche verso l’ulteriore sviluppo della costruzione europea.

Un’unione politica deve essere sostenuta da una forte iniziativa e da una comune decisione parlamentare nella sua dimensione europea e nazionale che coinvolga la democrazia rappresentativa a tutti i livelli. Uno strumento utile a questo scopo potrebbe essere la convocazione di Assise interparlamentari europee, come quelle che si svolsero a Roma nel novembre 1990, che precedano le prossime elezioni europee della primavera 2014.

Per discutere di questi scenari dopo le elezioni in Italia e dopo la visita di Stato del Presidente della Repubblica italiana in Germania, influenti personalità appartenenti alla politica, al mondo delle imprese e del lavoro e della società civile di entrambi i paesi si incontreranno dunque a Roma. Il Presidente Napolitano interverrà all’incontro. Parteciperanno fra gli altri l’ex Vice Presidente della Convenzione Europea ed ex Primo Ministro, Giuliano Amato e il Presidente del Movimento Europeo Internazionale, On. Jo Leinen. Le posizioni dei rispettivi governi saranno rappresentate dai rispettivi Ministeri degli Affari Esteri, che hanno dato il loro Patrocinio all’iniziativa.

Siamo fiduciosi che quest’evento, in cui sono trasversalmente rappresentate varie componenti della società di entrambi i Paesi, porti a risultati concreti che possano imprimere nuovo slancio all’integrazione europea. Anche la creazione dell'Unione europea con il Trattato di Maastricht può essere ricondotta ad un’iniziativa italo-tedesca come il piano Genscher-Colombo del 1981, lanciato a seguito dell’iniziativa di Altiero Spinelli nel Parlamento europeo. E il progetto di Amato-Schroeder nel 2000 va ricordato come una delle iniziative più favorevoli al processo di integrazione da cui nacque la Dichiarazione di Laeken (2001).

Oggi l'Italia e la Germania hanno ancora una volta la responsabilità di difendere le conquiste ottenute e di proporsi nuovamente quali “centrocampisti” per il futuro dell'Europa unita.

Dr. Pier Virgilio Dastoli Dr. Rainer Wend Presidente Präsident Consiglio Italiano del Movimento Europeo Europäische Bewegung Deutschland e.V.