vietato non toccare

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arte del gioco

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Progetto editorialeLaboratori CreATTIVI FILAin collaborazione con MUBA, ABM, AssociazioneBruno Munari e CorrainiEdizioni per la mostra Vietato Non Toccare

Si rigrazia Corraini Edizioniper l’utilizzo dei libri e deigiochi di Bruno Munari

Si ringrazia il CLAC, CentroLegno Arredo Cantù, per l'utilizzo della ScimmiettaZizì

CoordinamentoMUBAProgetto graficoMarco Pennisi & C.

Introduzione Fila 3

A contatto con Bruno Munari 4di Sabina Cantarelli

Ma perché giocare è una cosa seria? 6di Donata Fabbri e Alberto Munari

I libri aiutano a vivere meglio:un progetto esistenziale 10di Pia Antonini

Può un filo diventare (l’oggetto di) un gioco progettuale e creativo? 14Di Michela Dezzani

Entra ed esci! 18Di Ivana Anconelli

Libri per tutti i sensi 22di Beba Restelli

Più e meno 26di Silvana Sperati

BibliografiaBojani G.C, Anconelli I., Arte e ceramica in laboratorio, MIC 1991Droz R. & Rahmy M., Lire Piaget, Dessert, Bruxelles 1972Fabbri D. & Munari A. (2005): Strategie del sapere: verso una Psicologia Culturale, Milano: Guerini & Ass. (prima ed. Dedalo, 1984)Gostoli R., La creatività come ricerca, in “Sfoglialibro”, dicembre 1988Guidetti R., Prelibri, in Su Munari, (a cura di Finessi B.) Segesta, Milano 1999Maffei G., Munari I libri, Corraini, Mantova 2007Marucci L., Viaggi nell'arte, “Creativa Mente” incontro con Bruno Munari, Cauda Pavonis, 1986Meneguzzo M., Bruno Munari, Laterza, Bari 1993Munari B., I Laboratori Tattili, Zanichelli, Bologna 1985 riedito da Corraini, Mantova 2004 Munari B., Codice ovvio, Einaudi, Torino 1971Munari B., Arte come mestiere, Universale Laterza, Bari 1975Munari B., Da cosa nasce cosa, Laterza, Bari 1981 Munari B., dialogo in I Prelibri, Danese,1980Restelli B., Giocare con tatto, Franco Angeli, Milano 2002Piaget J. (1972), La formazione del simbolo nel bambino, Firenze: La Nuova Italia (prima ed. francese Delachaux & Niestlé, 1945)Sperati S., Dire, fare, baciare, Alberto Perdisa Editore, 2006 Catalogo mostra “Giochi e grafica”, Castello di Soncino, 1990Rivista n.8 del 1997: “C'era due volte”, periodico del centro studi “Gianni Rodari” di Orvieto

Per le immagini di opere e le citazioni di Bruno Munari © Bruno Munari. Tutti i diritti e le licenze sono riservati alla Maurizio Corraini srl.

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“Giocare è una cosa seria” è la nuova guidache i Laboratori CreATTIVI di FILA dedicano agli inse-gnanti della scuola primaria e dell’infanzia. Un progetto che nasce con l’obiet-tivo di indicare ai bambini nuove occasioni di meraviglia e nuovi mondi dascoprire, e si ispira al percorso esperienziale proposto da “Vietato non toc-care”, la mostra dedicata al gioco così come lo ha inteso Munari.

Alla realizzazione della Guida hanno lavorato MUBA e alcuni specialisti dellaformazione con una serie di contributi che si propongono di chiarire, contestua-lizzare e approfondire le proposte gioco e le suggestioni sprigionate dalla mostra.

“Giocare è una cosa seria” intende suggerire agli in-segnanti un ideale percorso da adottare du-rante le lezioni in aula. Le attività proposte, tracui la realizzazione di un oggetto sen-soriale come il Prelibro, il gioco “Più emeno”, o l’invito a realizzare un labo-ratorio sul filo e le sue varianti sensoriali e seman-tiche, sono pensate per prolungare le esperienzefattive vissute dagli alunni durante la visita alla mostra.

Da quasi un decennio, i Laboratori CreATTIVI FILA rappresentano un os-servatorio permanente e qualificato con cui FILA mette a disposizione degliinsegnanti materiali didattici finalizzati a incoraggiare e sviluppare le capacitàcreative di bambini e bambine.

Le Guide si offrono ai docenti delle classi elementari e materne come partiintegranti delle loro lezioni in aula, all’interno di quello Spazio-Scuola chei Laboratori CreATTIVI FILA continuano a promuovere come il luogoideale per lo svolgimento delle attività ludico-formative, in grado di sti-

molare i giovani alunni amettere in gioco tutta lacuriosità e le capacità

creative di cui sono natural-mente in possesso.

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Inevitabile. È inevitabile incontrare Bruno Munari quando si ha inmente di dedicarsi ai bambini, al loro modo di conoscere, alla loro

curiosità. A noi è successo di continuo in dieci anni di attività. Ovunque in Italia – maabbiamo scoperto che è uguale anche in tanti altri paesi – Bruno Munari è un rife-rimento costante; eppure sono passati anni, sono cambiate molte cose, ma non c’èniente da fare: è quasi come uno scambiarsi uno sguardo, una strizzatina d’occhi…basta un accenno e ci si intende subito.

Viene da chiedersi come abbia fatto ad essere così nel cuore e nella testa delle per-sone. Apparentemente, non era certo il tipo da impressionare… parlava piano, sor-rideva e progettava, scriveva,“faceva” opere d’arte e di design, sculture e invenzioni,libri, giochi per bambini, in fondo…giocava! Intendendo il gioco come lo definiva lui“…una cosa molto seria”.

È proprio a ciò che Bruno Munari ha fatto per i bambini che MUBA ha voluto dedi-care una mostra. Come tutte le mostre di MUBA, non propone cose da vedere, maesperienze da fare.

“Vietato non toccare” è un percorso di scoperta e di sperimentazione, per vedere,toccare, sentire e poi per raccontare e comporre queste osservazioni in piccolilibri, dei veri tesori.

Ma i bambini di oggi? Questi piccoli individui già carichi di attese e pronti a decifrare codici per noi com-plessi, saranno ancora capaci di osservare con gli occhi meravigliati di Bruno Munari? Di scorgere la piccola formica nell’angolo? La guida che accompagna la mostra è certamente un buon aiutoper far strada ai bambini in queste scoperte meravigliose.

di Sabina Cantarelli

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MUBA: curiosità e creativitàMUBA è un’organizzazione non profit, oggi Fondazione. Da dieci anni progetta e rea-lizza mostre - gioco per bambini di grande impatto fondate sul metodo pedagogicodel gioco e dell’esperienza diretta, uniche per dimensioni e per numero di visitatori.Soldi, Scatolé, Segni, Idea, Colore, Suoni e Vietato non toccare sono state presentatealla Triennale di Milano, con quale MUBA ha instaurato una positiva collaborazione.Le mostre nascono già con il programma di spostarsi nei più rilevanti musei deibambini italiani e europei, da Milano a Napoli, a Roma, a Firenze.

MUBA mette il bambino al centro, propone percorsi educativi, promuove la creati-vità e la curiosità, motore della conoscenza. Garanzia del continuo aggiornamentodella proposta pedagogica è il rapporto di costante dialogo con i più avanzati Chil-dren’s Museum del mondo: MUBA è infatti è membro fondatore e direttore di Handson! Europe, l’Associazione europea dei Musei dei Bambini.

Oggi MUBA è l’unica organizzazione a proporre in modo continuativo in Italia e al-l’estero mostre gioco temporanee ed itineranti per bambini, ma continua a perse-guire l’obiettivo di una grande sede permanente. È infatti responsabile del progettodel Palazzo delle Scintille, il più grande centro culturale per i bambini in Europa chenascerà a Milano nell’ambito del progetto di ristrutturazione del quartiere storicodella Fiera.

www.muba.it

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Un viaggio a Vienna, tanti anni fa. Una visita al Kunsthi-storisches Museum, e tra i tanti quadri ammirati, uno,adesso in particolare, nello scrivere questo testo, ci ri-torna in mente: "I giochi dei fanciulli" di Pieter Bruegel ilvecchio. Un grande spazio tra le case, pieno di bambini:ben 148, che giocano 68 giochi diversi!

Un quadro denso disignificati non so -lo artistici ma an -che antropologici,sociali, culturali, e in

più particolarmente coraggioso. Siamo nel 1560 e i pittori rappresentano soprattutto temi eroici,sacri, oppure ritratti o nature morte: qui invece siamo di fronte al quotidiano, ad una sorta di enci-clopedia a cielo aperto di tutti, o quasi tutti, i giochi esistenti all'epoca. Un quadro allegro che ci trasmette ancora oggi l'idea che giocare non solo è bello e piacevole,ma che fa parte della vita ed è importante. Che lo era allora e che lo è ancora oggi.

Certamente oggi, guardando dei bambini giocare non pensiamo più solamente che giocare siabello e divertente. Le molteplici teorie sul gioco che si sono avvicendate in ambito psicologico epedagogico ci hanno ormai abituati a riconoscere i suoi risvolti emotivi, relazionali, metacomu-nicativi e soprattutto le sue importanti valenze cognitive. Sotto questo aspetto, la nostra epistemologia operativa (Fabbri & Munari, 1984-2005) propone delleriflessioni teoriche e delle proposte concrete per chi si occupa di conoscenza ed educazione.

Pensando dunque agli aspetti cognitivi del gioco, una rilettura di Piaget può essere interessante:il gioco è infatti al centro di uno dei suoi testi fondamentali: “La formazione del simbolo nel bam-bino” (1945-1972). Potremmo dire, ripensando a questo scritto, che il gioco è un piacere ed unanecessità nello stesso tempo: piacere, perché è indipendente da un fine da raggiungere, e ne-cessità, perché per suo tramite imprescindibile vengono costruiti gli strumenti cognitivi neces-sari allo sviluppo dell'intelligenza e alla comprensione simbolica della realtà.Ecco allora che diverse interessanti sinergie appaiono: per esempio l'imitazione nutre il pen-

di Donata Fabbri & Alberto Munari

Bruno Munari. Foto di Giliola Chisté. Courtesy Edizioni Corraini

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siero con gli elementi necessari per costruire simboli. "Il fare come dell'imitazione è com-pensato dal fare come se del gioco simbolico" – come dicevano giustamente Droz e Rahmynel commentare il testo Piagetiano (1972, p. 113).

Eppure tutto questo non basta per descrivere anche solo inparte la complessità cognitiva del gioco. C'è di più. In ognigioco, in ogni attività ludica del bambino o dell'adulto, c'èuna costante presenza di almeno tre caratteristiche: l'eser-

cizio, il simbolo e la regola.

L'esercizio lo abbiamo imparato fin da piccolissimi, ripetendoazioni solo per il piacere di ripeterle o giocando per ore con i nostri ge-

nitori o i nostri nonni al gioco dei “perché”. Il gioco del ripetere azioni, movi-menti, parole, ci accompagna per tutta la vita e ci aiuta ad arricchire il nostro conoscere.

È il gioco della ripetizione che ritroviamo anche nell'arte, o nei fregi simmetrici dell'ar-chitettura, o in certe scritture orientali, o ancora nella musica.

Il simbolo, e la sua forza, lo sco-priamo pian piano a partiredai 2-3 anni, imparando a “far

finta di” ma, cosa più spesso di-menticata, imparando anche ad at-

tribuire e ad attribuirsi dei ruoli, delle funzioni ben precise all'interno di un gioco. Ilmondo dei simboli diventa allora parte del quotidiano, nuovo strumento di lettura.

La regola non a caso appare insieme alla scoperta dei simboli: per attribuire ruoli, perimpersonare personaggi diversi ci vogliono regole ben precise. Da quale momento esatto si

entra o si esce da un personaggio? Quando e come si inizia un gioco? Quando lo si finisce? Il gioco delle regole diventa la scoperta delle regole del gioco, e questo ci accompagnerà pertutta la vita, nello sport, nella competizione, nei giochi di carte, ecc.

Questi tre elementi, l'esercizio, il simbolo e la regola, sono da vedersi a nostro avviso in una pro-spettiva di costante interazione, e non come una rigida tipologia di tre categorie distinte. Ogni gioco,anche quello che ci può sembrare il più meccanico e ripetitivo, comprende sempre tutte e tre que-ste dimensioni. Pensiamo ad esempio al comunissimo gioco del saltare (la corda, la "settimana",ecc.): esso comprende evidentemente una buona dose di esercizio ripetitivo, già soddisfacente diper sé; ma quasi sempre questo esercizio viene compiuto secondo certe regole: saltare su duepiedi, su un piede solo, alternando i piedi, ecc.; spesso poi il saltare è accompagnato dal canto difilastrocche, che rimandano a personaggi o situazioni simboliche con lequali il bambino può identificarsi mentre salta.E...“saltando” al mondo dell'adulto, pensiamoal gioco delle carte, ad esempio al “solita-

La scimmietta Zizì (B. Munari, 1953)

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rio”: è indubbiamente un gioco di regole, alle quali il gio-catore si attiene anche se è "solitario", perché il rispetto

delle regole rende ancor più soddisfacente l'eventuale riu-scita; l'ordinamento delle carte poi, e le figure che le illustrano,

simbolizzano le gerarchie presenti nella società umana, con il po-tere assoluto del re, ma anche il potere ambivalente della più pic-cola delle carte, l'asso; e infine, vi è il piacere dell'effettuarel'esercizio ripetitivo dei gesti del rimescolare le carte, disporle in or-dine sul tavolo, coprirle e scoprirle, riporle nel mazzo, e così via.È questo stretto intreccio di esercizio, simbolo e regola che fa del

gioco un'attività cognitiva fondamentale, indispensabile per ac-quisire il bagaglio necessario ad un consapevole adattamento

al mondo in cui si è chiamati a vivere. Per riuscire ad inte-ragire utilmente con questo mondo è necessario, infatti,cogliere e capire la ricorrenza di quegli eventi che ne de-lineano le caratteristiche, riconoscere la valenza simbo-

lica delle azioni e dei comportamenti che ne definiscono lacultura, imparare il gioco delle regole che permette la condi-

visione e lo scambio con l'altro. Un bambino – così come ogni piccolo di mammifero – privato delgioco durante l'età dello sviluppo avrà poi molte difficoltà a costruirsiuna visione coerente ed equilibrata del suo essere al mondo. Questoperché il gioco presenta una differenza fondamentale rispetto allavita quotidiana cosiddetta "vera": il gioco permette l'esplorazione didiverse alternative, permette di correggere l'errore e di ricominciareda capo, permette l'invenzione di nuove regole e la verifica delle loroconseguenze, permette di provare esperienze altrimenti irrealizza-bili, il tutto senza incorrere in gravi rischi. Nella vita "vera" invece, leregole sono quelle e non altre, e l'errore ha il più delle volte graviconseguenze. Nella vita "vera", in fondo, si impara meno che nelgioco, e soprattutto si impara a subire la costrizione piuttosto che aricercare e a creare la novità. Giocare è una cosa seria e importante dunque, ma abbiamo visto cheè anche un'attività estremamente complessa. È sufficiente alloraquello slancio spontaneo che tutti i bambini sembrano avere per ilgioco, affinché ne possano cogliere tutta la complessità e beneficiareappieno delle sue potenzialità cognitive ed esistenziali? Non sarebbeforse utile accompagnarli in questo percorso di scoperta, offrir lorodegli scenari adeguati per favorire una migliore consapevolezza diquelle molteplici dimensioni che fanno la ricchezza del gioco? E qualisarebbero gli scenari e i contesti più propizi, come dovrebbero esserecostruiti, che genere di attività dovrebbero proporre?

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L’ Associazione Bruno Munari (ABM) è stata fondata nel2001 dal figlio, prof. Alberto Munari, psicologo ed episte-mologo, con l’intento di promuovere la diffusione del-l’opera e del Metodo Bruno Munari®.

I “Laboratori Bruno Munari”, progettati ed elaboratida ABM nel quadro della rifondazione del “Metodo”,coniugano la dimensione e il valore storico del-l'opera dell’artista con la necessità di riflettere suiprocessi di apprendimento che in essi si manifestano.Le attività che Bruno Munari dedicò ai bambini, infatti, ap-parentemente così semplici da sembrare di facile realizza-zione, sono invece sempre state frutto di un lavoro di ricercamolto accurato e rigoroso.

www.brunomunari.it - info: 334 5438916

Educare e promuovere la consapevolezza della complessità del gioco, è uno degli obiettivi che ilMetodo Bruno Munari rifondato intende perseguire, proponendo non soltanto delle attività par-ticolarmente studiate di esplorazione attiva di materiali, forme, oggetti, tecniche, regole, ecc., maanche dei momenti di riflessione guidata affinché il bambino possa ripensare il percorso di giocoeffettuato, confrontarlo con quello dei suoi vicini e coglierne così tutta la ricchezza in ognunadelle sue dimensioni: di esercizio, simbolica e di regole.

Esempi particolarmente significativi di questo tipo di attività sono i giochi presentati in questa guidadalle colleghe che con noi fondarono l'Associazione Bruno Munari – che peraltro ha attivamentecollaborato con MUBA alla realizzazione della mostra interattiva "Vietato non toccare". In ognuna diqueste proposte si tratta infatti di allestire degli scenari di gioco dove è possibile esplorare in modointenzionale e consapevole – e non distratto e casuale – le diverse interazioni tra l'azione del gestoe le resistenze della materia, offrendo la più ricca varietà possibile di esperienze sensoriali e per-cettive; dove è possibile far interagire diverse strategie di esplorazione, tramite il confronto attentoe dialogato tra le proprie azioni e quelle degli altri soggetti che stanno condividendo le stesse espe-rienze; dove ogni forma di giudizio preconcetto – sia esso estetico, pratico o morale – è momenta-neamente sospeso durante tutte le fasi di esplorazione e di confronto, lasciando così libero spazioal fascino della meraviglia e all'entusiasmo della scoperta, ma anche al piacere dell'interpretazionesimbolica; dove l'adulto che propone e coordina il gioco non impone la sua presenza né le sue di-rettive (sono gli spazi e gli scenari stessi che, se ben studiati, devono suggerire spontaneamente legiuste direttive), ma è sempre attento a cogliere ogni più piccola occasione persottolineare l'intelligenza di un gesto e favorirne così la presa di coscienza,senza però mai voler colonizzare con il proprio vissuto l'esperienza sem-pre singolare della costruzione individuale di un pensiero consapevole.

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Esiste, fra i tanti Munari che ognuno di noi ha nel cuore, un Bruno Munari speciale,quello dei libri, che continua ancora oggi a fare la rivoluzione (B.M., Verbale scritto1992, p.24). Nel centenario della nascita ci sorprendiamo ad ammettere di esserciemozionati e formati con i suoi libri per averli toccati, osservati, letti, studiati, dise-gnati. Non ce ne eravamo accorti, immersi nel flusso veloce della quotidianità senza

memoria. Libri d’artista e di grafico, di latta e illustrati, teorico-didattici e illeggibili, cartelled’autore e manuali d’istruzione, libri per bambini e collane per ragazzi editi da Einaudi, Mon-dadori, Scheiwiller, Zanichelli, Corraini. E ancora le autolibro, autocarri attrezzati a biblio-teca, librerie Vademecum, lezioni e laboratori alla Scuola Politecnica del design sullacostruzione dei libri, mostre di libri realizzati dai bambini e Libro Letto sono solo categorienelle quali cerchiamo di ordinare oggetti, esperienze, indicazioni di metodo che formano il re-ticolo infinito della progettualità concreta di Bruno Munari.

“Gli altri siamo noi. L’artista interessato solo a far vedere quanto è bravo, senza aiutare glialtri a capire ed a esprimersi, non serve alla collettività.” (…) “Sono più di quanto non sicreda le persone che non hanno mai letto un libro. (…) Esse non sanno che nei libri c’è ilsapere, che grazie ai libri l’individuo può aumentare le conoscenze dei fatti e capire moltiaspetti di quello che succede, che i libri possono svegliare altri interessi, che i libri aiutanoa vivere meglio” (Bruno Munari)

Munari agiva i valori etici che appartengono alla cultura del rispetto di sé e degli altri, guidatodal “pensiero progettuale creativo”. Agiva spinto da una curiosità riflessiva e generativa,“Dis-sipando intorno a sé la sua generosità creativa” (A.Vettese). Dalla riflessione scaturivano so-luzioni inusuali e soprattutto oggetti nuovi quali la “Re-invenzione dell’oggetto libro” (G.Maffei,2002).

di Pia Antonini

Immagine tratta da “Libro Illeggibile N.8” (B. Munari, 1951)

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I Prelibri sono solo un oggetto di design?Una scatola di cartone è l’imballaggio che custodisce un libro-confezione di 36 cm per 25. Le pa-gine sono di plastica trasparente, progettate come tasche per esporre e conservare, in bella mo-stra, dodici libretti allineati come sullo scaffale di una libreria. Si chiamano PRELIBRI, li produceDanese dal 1980 e oggi sono riediti da Corraini. Dedicati a bambini dai tre ai cinque anni, sul dorsorecitano: Bruno Munari I PRELIBRI PREBOOKS PRELIVRES VORBUCHER Danese Milano Edizionibambini. Per i bambini un libro è solo un oggetto verso cui provano attrazione perché è nuovo. Lacopertina, realizzata in vari materiali, quale porta di accesso sollecita a entrare ed esplorare. Ibambini sono già dentro, in azione. Grandi fotografie in copertina mettono a fuoco il loro intera-gire con l’oggetto e il materiale. Toccano, tirano, aprono, sfogliano, annusano, addentano, perce-piscono il rumore e il calore, scoprono come si formano i colori con le pagine trasparenti. È l’azione che porta al cuore della conoscenza, e i bambini sono attivi. Possiedono una curiositàpolisensoriale spontanea con la quale si avventurano nella comprensione della realtà che li cir-conda. Non sanno che nei libri c’è il sapere, eppure vi sono immersi. L’attenzione del progetti-sta si pone con sensibilità e rispetto dalla parte del bambino che sta entrando a piccoli passinella conoscenza. La copertina con le fotografie dei bambini svela in modo non verbale ma visivola funzione di Prelibri, nuovo oggetto di design. Bruno Munari amava fare chiarezza sul suo pen-siero, rendere leggibile, manipolabile e persino copiabile la sua opera. Per questo motivo, e peraccontentare gli adulti con una comunicazione verbale e scritta, Bruno Munari presenta i suoiPrelibri con un’altra introduzione in controcopertina. Si tratta di un meta-dialogo fra un bambinoe l’autore che si interrogano a vicenda su ciò che sanno dei libri. È una pagina che merita di es-sere recitata a teatro. Munari si diverte a giocare con le parole:“ I Prelibri non hanno senso”.Come un prestigiatore disorienta ma incuriosisce. In prima e quarta di copertina il titolo è sem-pre lo stesso: LIBRO. Su uno dei lati è volutamente capovolto. Il bambino non sa ancora leggerela parola “libro” ma, poiché il titolo è da ambedue le parti, in qualsiasi modo lo prenda in manonessuno interverrà a correggerlo. Se i Prelibri non hanno senso, inteso come verso o direzione,il messaggio di Bruno Munari è chiaro: si può iniziare a sfogliare il libro da dove si vuole. Il libro, prima di essere tale, è un oggetto utile che deve essere progettato con la stessa cura di un

Immagine tratta da “Libro Illegibile N.15” (B.Munari, 1951)

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articolo di design. Ha un corpo, una fisicità costituita da forme e materiali. Il formato dei librini è ilquadrato tanto caro a Munari. Dieci centimetri per dieci è la misura dell’attenzione alle esigenzedegli altri, ancora una volta adatta ai bambini.

I Prelibri sono oggetti nuovi“Non è stato facile proporli”, afferma Renata Gostoli, una giornalista di Sfoglialibro, riferendosi aiPrelibri in una intervista a Bruno Munari nel 1988.

”Qui siamo in presenza di un altro preconcetto. Diciamo che la gente ha bisogno di tempoper recepire il nuovo (…). L’oggetto troppo nuovo confonde, spaventa perché non ha paragone(…). I Prelibri sono oggetti nuovi. Esistono già per esempio dei libri di stoffa che recano stam-pata la tazza del caffelatte. Invece nei miei libri c’è la sorpresa, c’è qualcosa che il bambinonon conosce”. (Bruno Munari)

Dai Libri illeggibili del 1950 ai PrelibriI Prelibri sono oggetti nuovi, di grande forza inventiva come i Libri Illeggibili da cui derivano. Unaserie di sei, ora dispersa, fu esposta per la prima volta nel 1949 alla Galleria del Salto, cioè nelcuore culturale e creativo del nuovo movimento artistico milanese, il M.A.C., Movimento di ArteConcreta di cui Bruno Munari con Atanasio Soldati, Gianni Monnet e Gillo Dorfles è stato fonda-tore. In quell’occasione prendono forma i Libri Illeggibili, che sono anche inclassificabili perchéal tempo stesso sono e non sono prodotti editoriali, e appartengono e non appartengono alla ca-tegoria dei libri d’artista (Maffei). I Libri Illeggibili sono libri senza parole che possiedono consi-stenza materica. Dopo primi esperimenti in esemplare unico o in piccolissima serie sono stateeseguite speciali tirature, da quella olandese fino a quelle esposte a Tokyo, Roma e New Yorknegli anni Sessanta. Una ricerca artistica coerente, durata un’intera vita, unisce i Prelibri ai LibriIlleggibili. È scelta dell’artista rinunciare alla comunicazione testuale a favore della funzioneestetica e plurisensoriale del libro. Il concetto di libro, estremizzato per l’assenza delle parole,qui si allarga in zone inedite e inesplorate.“Il libro come oggetto indipendentemente dalle parolestampate, può comunicare qualcosa? E che cosa?” -si chiede Bruno Munari- “Normalmente lacarta è usata come supporto del testo e delle illustrazioni e non come comunicante qualchecosa. Se si vuole sperimentare le possibilità di comunicazione visiva dei materiali con i quali èfatto un libro, allora dovremo provare con tutti i tipi di carta, tutti i tipi di formati, con rilegaturediverse, fustellature, sequenze di forme (di fogli), con carte di materie diverse, coi loro colori na-turali e le loro texture”. (B. M., Da cosa nasce cosa,1981)

Immagini tratte da “Prelibri” (B.Munari, 1980)

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Il libro prima di tutto è un oggetto sensoriale (Bruno Munari)Anche i Prelibri non contengono storie per bambini, non hannoprotagonisti e nemmeno parole. Consistono di tanti materialidiversi che trasmettono stimoli visivi, tattili, olfattivi, sonori,termici, materici.I Prelibri sono la “prima enciclopedia plurisensoriale perbambini in età prescolare” (Guidetti) che sia mai stata realiz-zata. I primi sei sollecitano un’esplorazione con vari tipi dicarta ruvida, colorata, liscia, trasparente. Pochissime le im-magini per lo più stilizzate. Tantissime le sorprese. Sono libriper educare la percezione visiva. Quelli che vanno dal n. 7 aln. 12, invece, sono realizzati con materiali differenti dallacarta: pannospugna, panno feltro, plastica rigida, smerigliata,vipla trasparente, fibralin, legno. I Prelibri rivoluzionano il con-cetto di libro per bambini piccoli favorendo un’educazione altatto. Attraverso gli oggetti da lui creati, Munari ha incorag-giato per tutta la vita la dimensione estetica di un senso, iltatto, per la prima volta elevato a espressione artistica. Dailibri di latta futuristi del 1936 ai già citati Libri Illeggibili del1949, dalla Notte Buia del 1952 al Libro Letto del 1993, BrunoMunari ha affermato e agito il valore della polisensorialità inuna dimensione di sinestesia priva di gerarchia fra i sensi. Laricerca sul Tattilismo di F. T. Marinetti, iniziata nel 1921, è ilpunto di riferimento che ha stimolato gli interessi di BrunoMunari. Si può affermare che i Prelibri sono Libri di avventuretattili (Guidetti), di passeggiate e viaggi tangibili che richia-mano gli esperimenti futuristi sul tatto.

Perché Prelibri?Inventando la parola, Munari li ha chiamati Prelibri. ”Pre” iden-tifica un’anteriorità temporale e attribuisce al progetto la mis-sione di esplorare la genesi del libro e la sua funzione. “Pre”esprime anche superiorità e preminenza. I Prelibri, infatti, sonolibri speciali il cui compito autorevole è avvicinare e familiariz-zare i bambini piccoli con il mondo della “conoscenza che faci-lita l’esistenza” e che fa “vivere meglio” (Bruno Munari).

Immagine tratta da “Libro Illeggibile Bianco e Rosso” (B. Munari, 1953)

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“FILI METALLICI, DI COTONE, LANA, SETA,D’OGNI SPESSORE, COLORATI.VETRI COLORATI, CARTE VELINE, CELLULOIDI,RETI METALLICHE, TRASPARENTI, D’OGNI GENERE,COLORATISSIMI, TESSUTI, SPECCHI,LAMINE METALLICHE, STAGNOLE COLORATEE TUTTE LE SOSTANZE SGARGIANTISSIME”

Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo, 1915

di Michela Dezzani

ImmaginI tratte da “Libro Illeggibile N.Y.1” (B. Munari, 1967)

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Bruno Munari ci diceva sempre che

“si può fare un laboratorio su qualsiasi argomento”!

Dicendo questo ci invogliava a non fermarci alla sperimentazione dei laboratori da lui proget-tati negli anni 70, ma ad andare oltre, a spingerci alla scoperta di spazi, oggetti, procedimentie relazioni impreviste che soddisfino il desiderio di conoscere e il bisogno di comunicare.Questo percorso educativo segue il Metodo di Bruno Munari® per lo sviluppo del pensieroprogettuale creativo. Nei vent’anni di progetti innovativi con bambini e adulti, sono state tantele occasioni nelle quali ho visto apparire in loro un curioso interesse per i fili e i “movimentidei fili”. Il progetto dunque si è arricchito di anno in anno con i contributi di tutti.

IntroduzioneChe cos’è un filo? Per rispondere a questa domanda si può cominciare consultando il vo-cabolario: filo, s.m. manufatto per tessere, cucire e sim., allungato e sottile, che si traemediante filatura, da fibre tessili.Tra le prime forme di manufatti nella storia dell’umanità troviamo la creazione di fili, fi-lati e cordami, dai più sottili ai più spessi. Si può far risalire la prima forma di arte tes-sile agli albori del paleolitico ricavata da fuscelli, tendini e budelli. Come è nato? Di solito le grandi invenzioni sono attribuite agli dei.Del filo non si può dire chi l’abbia inventato, ma è uno dei più antichi prodotti della crea-tività umana. Certamente l’invenzione del filo non è stata preceduta da un disegno pre-paratore, il concetto di filo è stato suggerito da elementi naturali. L’artigiano-inventoredel paleolitico operava imitando i modelli e met tendo in relazione le “procedure” visibilinella natura.Il filo è anche altro? Dalla polisensorialità alla polisemanticità del filoIl filo è un concetto presente anche nei processi di costituzione della materia: possiamoconsiderare il DNA un filo lunghissimo che ripiegandosi su se stesso genera volumi ecrea la materia. Fili sono anche le sinapsi, ovvero le diramazioni che collegano le cellulenervose tra loro fino a formare la rete del sistema nervoso. Il filo è anche un concettomatematico: mettere in fila è una delle prime attività cognitive che il bambino compie.

AttrezzaturaSono necessarie forbici e pinze per tagliare i fili, ma le mani sono lo strumento più im-portante per tutti gli esercizi creativi e progettuali con i fili. L’animazione sensoriale che i fili attivano sul tatto fa scattare la collaborazione di manie cervello.

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MaterialiNaturali o artificiali, tradizionali o innovativi i fili sono percepibiliattraverso i sensi. Ogni filo ha una natura diversa e originale rico-noscibile solo attraverso il tatto: fili a struttura ininterrotta chevengono prodotti industrialmente come nylon, fibre sintetiche efili metallici; spaghi e corde realizzati di solito con fibre vegetalicome canapa, lino e juta che hanno una struttura composta.

Per giocare e progettareIl progetto educativo viene introdotto attraverso una approfon-dita esplorazione sensoriale delle proprietà dei fili e si arricchi-sce con le categorie degli opposti che sono alla base della teoriadella sensazione: semplice / ritorto, caldo / freddo, spes so / sot-

tile, leggero / pesante, resistente / fragile, molle /duro, flessibile / rigido, scorrevole / frenato...

Filoteca, un piccolo museo inventato del filoIl museo sensoriale dei fili è uno strumento per l’apprendi-mento da parte dei bambini. Il progetto di apprendimento èpersonale e permette a cia scuno di costruirsi una mappadel mondo delle sensazioni e un archiviopersonale del ricco mondo dei fili.

Ogni filo, se osservato, è portatore di un messaggioe può essere sottoposto ad una azione e una modifi-

cazione: avvolgere, legare, annodare, sfilacciare, tor-cere, disfare, tessere, intrecciare, filare, accavallare,

piegare, tagliare, incrociare, attorcigliare, am magliare... Non vengono mostrati ai bambini dei modelli da copiare, ma

viene proposto un metodo di sperimentazione universale che sipossa estendere anche ad altri materiali. I fili, con le diverse varianti,raccontano di andamenti morbidi, ritorsioni, deformazioni, leggerivolumi, piegature disordinate, movimenti a spirale, nodi, occhielli. Ilcompito del progettista (il bambino) è quello di conoscere le diffe-renti possibilità dei materiali per trasformarli in progetti, in oggettipossibili e impossibili, in macchine utili e inutili.

Fotocopie di fili Con l’aiuto della macchina fotocopiatice si può passare dalfilo all’immagine del filo!

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La comunicazione visiva ha come van-taggio la facilità nel riconoscere perché ètutto sotto gli occhi, è sufficiente guar-dare per ricordare.

Tuttavia le immagini qui proposte nonsono esaustive, esse propongono degliesempi cui ispirarsi per poi allenarsi coni bambini in ricerche più personali.

Il metodo da seguireUn metodo innovativo perché pone al centro del-l’attenzione il rapporto che si costruisce tra ilbambino e il materiale da lui investigato.

Un’attività sperimentale che osserva lesomiglianze e le differenze delle mate-rie, che raccoglie e cataloga le trasfor-mazioni a cui un materiale può esseresottoposto.

Un apprendistato che permette di acquisire co-noscenze, ma anche strategie per conoscere.

Un gioco investigativo che fa emergere tuttele possibilità di “movimento del filo”.

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Si può entrare da una porta e uscire da una finestra...Si può entrare da un portone tutto decorato e uscire da un cancello...

Porte di case, finestre di case, che sono i buchi delle case...

Si può entrare in un pizzo fattodalla nonna per uscire dall'asoladella camicia del babbo...Si può entrare in una maglia bucata per uscire da un buco della tenda strappata...

Buchi tondi, quadrati, sfrangiati fatti nella stoffa...

Si può entrare in una montagna dipanna montata e uscire da una palla di zucchero filato...Si può entrare in una torta di fragole e uscire da un bignè al cioccolato...

Buchi tondi fatti col dito nei dolci...

Si può entrare in una pizza di argilla per uscire ed entrare in un’altra pizza di plastilina colorata...Si può entrare col filo in una palla di creta ed uscire per vedere il cielo...

Buchi tondi, quadrati, irregolari, fatti con le dita o con attrezzi appuntiti, nelle materie plastiche...Buchi tutti buchi. Bruno Munari amava i buchi; i suoi libretti creati per i bimbi sono pieni di buchi!

di Ivana Anconelli

Immagini tratte da “Nella Notte Buia” (B. Munari, 1956)

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Buchi quadrati, buchi rotondi, buchi regolari, buchi irregolari, buchi diversi nati da diversi stru-menti utilizzati. Per fare i buchi si possono usare le nostre dita, punteruoli, forbici, legnetti, cac-ciaviti con punte diverse: a stella, a sezione quadrata o tonda, chiodi lunghi e corti, grossi esottili, forchette coltelli e quant'altro, l'importante che siano oggetti un po' appuntiti!

Vogliamo fare un pizzo come quello della nonna, usandol'argilla?

Ruotate e stendete col mattarello l'argilla fino a creare una pizza, dalla cassettiera che con-tiene tanti piccoli oggetti di tutte le fogge, colore e materia, scegliete gli attrezzi che piac-ciono di più per fare i buchi. Questi buchi possono essere perforanti, cioè che esconodall'altra parte, oppure no, di forma regolare o irregolare, l'importante è rispettare la regola:i buchi sull'argilla non devono mai essere fatti ai bordi della sfoglia. Tondi, quadrati, ovali, ret-tangolari, sfrangiati, a fessura, buchi di forme diverse, creando nell'insieme una superficie,un manufatto bucato che messo contro luce presenta un effetto visivo di luce e ombra.

Ho fatto così un merletto della nonna!

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Quale altro materiale potrei usare per fare i buchi? Domanda che farebbe Bruno Munari. Potrei usare il Pongo!

Col piccolo mattarello che la mamma usa per fare la pizza salata tirare bene la plasti-lina fino a formare con essa una sfoglia colorata, poi con gli attrezzi appuntiti fare ibuchi. Come? Entra da destra ed esci a sinistra, entra dal basso ed esci dall'alto, con-tinua fin tanto che la pizza è piena di buchi.

Quando si è finito di giocare con i buchi cosa ne faccio dellasfoglia di argilla e del Pongo?Domanda che farebbe Bruno Munari.Possiamo giocare a creare dei personaggi utilizzando anche altri materiali di recupero come:tessuti, pelliccia, cordoni, utilizzando per l'occorrenza anche gli oggetti della cassettiera.

Proviamo a mettere diritte le sfoglie, congiungendo le due parti opposte di ogni sfoglia,formando così sculture perforate. Scegliendo i materiali di recupero che si vuole, crearei personaggi che più ci piacciono.

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A seconda degli oggetti che si utilizza nasceranno personaggi diversi come: il tagliabosco, la ballerina, il fumatore, testa rossa...Personaggi che appartengono ad un popolo di un mondo lontano tanto lontano...Proviamo ad inventarci una favola!

Con quali altri materiali posso fare dei buchi?Posso usare le carte, le plastiche di tutti i colori, di tutti gli spessori e superfici diverse!

A seconda di come è la carta e la plastica e qual è l'attrezzo che uso per fare i buchi cam-bierà il risultato. Se voglio buchi regolari userò forbici, punteruoli, se voglio buchi irre-golari potrò usare qualsiasi attrezzo appuntito. Tanti buchi regolari creano un’immagineuniforme che trasmette nell'osservarla una sensazione di calma...come la risacca delmare, volo di farfalle...Tanti buchi irregolari creano un’immagine discontinua e disordi-nata che trasmette nell'osservarla una sensazione di movimento...come un vortice di unfiume, un mercato variopinto, tante bandiere al vento...

Con tutte queste carte e plastiche bucate cosa posso fare? Penserebbe Bruno Munari:potrei unirle per creare un grande quadro!

Su un foglio grande di cartoncino un po'sostenuto, del colore che si vuole maconsigliabile è il nero, incollare i fogli dicarta bucati dopo averli stropicciati unpo', intervallati dai fogli di plastica colo-rata anch' essi bucati, creando una com-posizione astratta di forma e colore e ilvuoto dei buchi, che caratterizza la lorosuperficie, dà al quadro, per chi lo os-serva, movimento e profondità.

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Fare libri secondo il metodo Bruno Munari®: i bambini autori di libriI libri, strumento di conoscenza e di piacere, servono anche a vi-vere meglio, osserva Bruno Munari. E quali libri possiamo pro-porre ai piccoli che ancora non sanno leggere, ma sono presenticon tutti i sensi, con la voglia di scoprire cose nuove e di farecome i grandi? Ecco allora Bruno inventare per loro i Prelibri:libri “illeggibili”, ma con stimoli visivi, tattili, sonori, termici ematerici, pieni di sorprese. Fatti per aiutare i bambini a imma-ginare, a fantasticare, a essere creativi. Adatti a una mano pic-cola: si possono “leggere” cominciando da un lato o dall’altro,non c’è un inizio o una fine, non c’è giusto o sbagliato! I Prelibri – ricordiamoci la loro data di nascita: 1979 – sono fruttodi esperienze culturali e artistiche associate a un’attenta osser-vazione e frequentazione dei bambini e a una profonda cono-scenza della psicologia infantile. Oggi i libri plurisensoriali non sono più una novità – Munari hainsegnato molto a molti – e in commercio se ne trovano tanti ditutti i tipi; la vera novità, ancora oggi, consiste nell’invitare i pic-coli – ma non solo loro - a farli con le proprie mani e possibil-mente insieme ai grandi. I bambini – osserva l’artista -, fin dallascuola dell’infanzia, prima che lettori possono diventare autori,sviluppando per il libro un interesse operativo. Ognuno può co-struirsene uno di formato diverso, regolare o irregolare, con pa-gine piccolissime o grandissime, con carta e cartoncini, maanche con tessuti, spugne, pelli, reti...e rilegarlo nei modi piùimpensati.

di Beba Restelli

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Per ben avviare il lavoro è importante preparare con cura l’allestimento del laboratorio in mododa suscitare interesse e curiosità, e predisporre alcuni esempi di libretti per far capire come sifa: ma solo suggerimenti tecnici, non libri finiti da copiare...

Alcune osservazioni di metodoEccovi dunque qualche spunto per “giocare” con i bambini e realizzare libri per tutti i sensi:prima però dobbiamo metterci in gioco noi e provare a fare… Iniziamo con la ricerca e la raccolta del materiale, osserviamone le caratteristiche e diamoloro un nome: è un’attività di scoperta e di conoscenza, utile e divertente da proporre ai bam-bini. Volendo, si potrebbero realizzare dei pannelli da tenere esposti in classe dove man manofissare i ritagli trovati, così da poterli osservare, analizzare, nominare, classificare, suddivi-dere…e con i più grandicelli preparare un libro di documentazione. Andiamo poi a scopriretutte le azioni che si possono sperimentare con un foglio di carta: si può rompere, stracciare,stropicciare, sfrangiare, piegare, appallottolare, tagliare, bucare, bagnare e così via. Osser-viamo, per esempio, come cambia la carta quando viene stropicciata e proviamo a manipo-larla con pressioni diverse alla ricerca di più varianti possibili. E come si taglia un pezzo distoffa o un ritaglio di pelliccia? Sperimentiamo a lungo insieme ai bambini, domandiamo loroche cosa hanno scoperto: soffermiamoci a riflettere sulle varie azioni e su quanto hanno co-nosciuto di nuovo. In seguito potranno scegliere i materiali preferiti per creare la propria ri-serva da conservare magari in un sacchettino della spesa, oppure nella scatola del tesoro(caramelle e cioccolatini forniscono bellissimi pezzetti di oro e di argento)…Infine si potrebbe realizzare un bel collage: magari uno di gruppo per un pannello da esporrein bella vista e un altro personale, inizio forse di un libro materico…

Libri-campionario Cominciamo con il fare un libro utilizzando solo diversi tipi di carta: leggera, pesante, tra-sparente, semitrasparente, lucida, opaca, argentata…dove all’improvviso compare qualcosadi ruvido attraverso un buco. È uno scherzo della carta vetrata! Si potrebbe realizzare ancheun vero e proprio campionario di tessuti, come quelli che una volta venivano proposti nei ne-gozi per sentire quella morbidezza decantata a parole, e osservare meglio trame e colori. Sene trovano di bellissimi (vedi quelli in seta e panno), con moltissime gradazioni di colori: unafesta per gli occhi e le mani! Spesso a questo punto, durante i corsi di formazione, le inse-gnanti mi fanno presente la mancanza di materiale nella scuola…Vorrei ricordare che la ri-cerca di quanto necessario, se fatta insieme ai bambini, può trasformarsi in una vera e propriaattività didattica. Visitare negozi di tessuti di abbigliamento e arredamento e fornitori di ma-teriali per l’edilizia diventa una bella occasione per incontri interessanti con persone appas-sionate del loro lavoro, competenti e solitamente disponibili a illustrare materie e strumenti,e magari anche a svuotare ripostigli pieni di vecchi campionari.

Immagini tratte da “Prelibri” (B. Munari, 1980)

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Libri a massimo contrastoUn buon modo per conoscere i materiali e soprattutto per identificarne meglio le qualità speci-fiche è quello di proporre un libro a massimo contrasto: per esempio qualcosa di molto liscio (unritaglio di seta, un cartoncino di carta patinata, un foglio sottile di plastica…) e qualcosa di moltoruvido (carta vetrata granulosa, spugna abrasiva…); oppure un foglio di cellophane trasparentee un cartoncino coprente; una lastrina di metallo e una di polistirolo, e così via. All’inizio è im-portante proporre materiali con caratteristiche molto evidenti, come chiaro e scuro, liscio e ru-vido, caldo e freddo, morbido e duro...Soltanto in seguito si potranno sperimentare materialisimili tra loro per imparare a riconoscerne le minime differenze.

Libri bianchi Si può fare un libro tutto bianco, un libro senza parole, senza immagini, soltanto con pagine bian-che, come una passeggiata nella neve...? Certo, ma un libro senza testo e senza illustrazioni èancora un libro? Sì, perché comunica attraverso i sensi. È un’idea di Bruno Munari. L’artista hachiamato Libri Illeggibili i suoi libri-oggetto, perché non hanno parole, ma raccontano una sto-ria che si può “leggere” seguendo il filo del discorso visivo e tattile. Anche noi possiamo fare deilibri “illeggibili”. Osserviamo bene le carte raccolte: scopriremo che la carta già da sola può co-municare: carta trasparente comunica trasparenza, carta ruvida comunica ruvidità. La carta dalucido evoca la nebbia: sfogliare quelle pagine è come passeggiare per le vie di Milano in una serad’inverno. Un libro facile da proporre ai più piccoli è fatto di carta extra strong (quella da lettereper intenderci) con pagine tutte dello stesso formato. L’importante è capire la regola del “comesi fa”. Si prende un foglio e lo si piega. Tanti fogli piegati, una “pinzata” ed ecco fatto il libro. Mapagine tutte eguali comunicano monotonia, mentre pagine di formato diverso sono più interes-santi. Si possono costruire libri piccolissimi e libri grandissimi, libri con pagine strappate, ta-gliate, bucate, piegate, sfrangiate...naturalmente solo bianchi! Libri di vari formati, con paginedalle forme bizzarre e dai bordi a zig zag.

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Storie per tutti i sensiProponiamo ai bambini di fare un libro da guardare, toccare, ascoltare, annusare emangiare…con tanti materiali e una sorpresa al suo interno: ricordiamoci del sugge-rimento di Munari. Solitamente non viene dato un tema, l’idea del libro e il raccontonascono dalle suggestioni delle diverse qualità dei materiali e dalla loro manipola-zione. Come sempre è molto importante l’allestimento del laboratorio. Disponiamotutto sui tavoli come fossero bancarelle al mercato: scampoli di lana, velluto, seta,tulle, pizzi, ritagli di jeans e di pile, spugna, gommapiuma, plastiche varie da imbal-laggio, tessuti per l’arredamento, garza, ovatta, fili di lana, rafia, fettuccine, corde,cordoncini, tanti bottoni (sono i gioielli dei bambini!) e ancora cartoncini lisci, ondu-lati, mille righe, e reti a maglie diverse e così via. È bello poter frugare a lungo e libe-ramente tra sensazioni, forme, colori ed emozioni alla ricerca delle pagine del propriolibro. Giochiamo insieme a loro, prepariamo alcune sorprese (si sa che il bambinoimita l’adulto): facciamo un buco dove infilare un dito ma anche un filo di lana…al filosi può attaccare un bottone, una caramella o un pezzetto di pelliccia e inseriamo cor-doncini e fettuccine colorate tra le maglie di una reticella. In seguito, per mantenerevivo l’interesse, introduciamo alcune varianti, come per esempio un libro morbido persognare; un libro leggero per volare; un libro trasparente per scoprire i colori che simescolano; un libro odoroso e un libro goloso dove gustare aromi e sapori in bustetrasparenti: tutti spunti per iniziare nuove storie. E chissà che racconto nascerà tra lepagine di rete e un pezzetto di pelliccia…

“Tavola tattile” (B. Munari, 1931)

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Che cos’è?Aggiungi o togli. Che cosa? Un’immagine, oppure un co-lore, o la sagoma di una grotta…e otterrai, in virtù dellatrasparenza delle carte, sempre nuove figure, più com-plesse, in una evoluzione che stimola il desiderio di im-maginare e di raccontare. Questa potrebbe essere laricetta base del gioco (costituito da 72 carte, di cui 48con immagini a vari colori, 8 cartoni grigi forati, 8 cartelattee semitrasparenti, 8 cartoncini bianchi) “Più emeno” progettato e ideato da Bruno Munari e GiovanniBelgrano nel 1970 e prodotto da Giochi didattici BrunoDanese, Milano. (Prodotto da Giochi didattici Bruno Da-nese, Milano, riedito da Corraini Editore, Mantova 2008)

Il come e il quando ? “Più e meno” venne proposto nell’ambito di un programma, variamente articolato, definito “Pro-getto Scuola” (coordinato da G. Belgrano per Danese) che contemplava un certo numero di gio-chi didattici per la “programmazione di attività che favoriscono lo sviluppo cognitivo”. In questocontesto “Più e meno” venne inserito tra le esperienze utili all’educazione visiva e all’apprendi-mento linguistico. È interessante ricordare come il gioco, insieme con altri “strumenti-gioco” fa-centi parte del materiale di “Progetto scuola,” fu oggetto di una mostra di materiali didattici(Milano, 15 aprile-14 maggio 1977) che prevedeva anche: sperimentazioni didattiche, animazioni,dibattiti; a cui furono invitati bambini, insegnanti, genitori con l’obiettivo di proporre, verificare econdividere, un modello di attività creativa alternativa per bambini dal 3 ai 7 anni. All’iniziativa mi-lanese furono invitati coloro che “volevano andare oltre le formule generali del rinnovamento dellascuola per esaminare, in concreto, tutti quei contributi che la sperimentazione ha già fornito percambiare la realtà attuale della didattica nella scuola per l’infanzia e nei primi anni della scuolaelementare”. Questa breve contestualizzazione storica del gioco, ci permette di conoscere l’am-bito nel quale è stato pensato ed anche le finalità: notizie utili per rammentarci che abbiamo ap-pena vissuto momenti di grande fermento critico, di volontà di rinnovare la società, migliorandola scuola e formando individui più creativi, più consapevoli. Questo toglie alla proposta, come adaltre di Munari, ogni rischio di essere percepita solo come un bel gioco fine a se stesso. Che di persé non sarebbe neppure negativo: ce ne fossero di bei giochi! Ma riconosce al designer, ancora una

di Silvana Sperati

Immagini tratte da “Più e meno” (B. Munari, 1970) e “Nella Nebbia di Milano” (B. Munari, 1968)

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volta, la capacità di progettare a partire da bisogni molto concreti, che sa intrave-dere ed interpretare, delineando modelli, sviluppi, potenzialità ancora oggi diestremo interesse ed attualità .Bruno Munari, in un’intervista che gli feci nel 1995, a proposito del tema delgioco, mi disse: “Un apprendimento ricevuto attraverso il gioco si fissa moltomeglio nella memoria per il fatto che tutta la personalità è stata coinvolta. Mentre unapprendimento, una memoria, che nasce da un lavoro, che non è giocoso, è più de-bole perché non ha un “rivestimento” fatto dalla sensorialità generale dell’individuo.Il lavoro coinvolge solo una parte della persona mentre il gioco coinvolge global-mente la persona, tutti i sensi sono interessati. Inoltre il gioco è un’attività che tipermette di risolvere dei problemi, di arrivare a dei risultati, di chiarire delle cose.Il gioco è un lavoro fatto con la partecipazione di tutta la personalità”.

Come si gioca a “Più e meno”? Il gioco è corredato da una serie di indicazioni, anche in rela-zione all’età dei giocatori, che può andare dai 3 agli 8 anni,ma, credo, possiamo considerarlo - per le varie possibilità diazioni che consente - anche adatto a bambini più grandi .“Piùe meno” può essere giocato da soli o in gruppi di giocatori.Tra le indicazioni di gioco offerte, la prima suggerisce di uti-lizzare un numero ridotto di carte per i bambini più piccoli,scegliendo, inizialmente un gruppo di carte con la struttura re-lazionale più semplice per passare, poi a strutture più com-plesse. Un ramo a cui si aggiungono le foglie, poi i fiori, può essereconsiderata come una struttura semplice. Se a questa sequenza ag-giungo una carta scura con la sagoma della luna e, quindi aggiungo la sug-gestione della notte e del tempo che passa, rendo la struttura più complessa.Essenziale in queste esperienze, come ci sottolineano gli autori, è “che le situazioni elaboratevengano descritte verbalmente, poiché “il palarne” favorisce la comprensione delle operazionicompiute per strutturare le immagini”. Giocando a mettere le parole, l’esperienza passa da unafase concreta ad una più rappresentativa. Le carte, inoltre, sono progettate in modo da rendernepossibile l’utilizzo nei 4 lati, questo permette di attivare differenti proposte, come per esempio:

� Sperimentare il mutamento delle condizioni ambientali: cambia il tempo atmosferico, il giornoe la notte si alternano; si intensificano o diminuiscono di “forza” i fenomeni naturali (peresempio la pioggia può aumentare, diminuire, cessare…)

� È possibile “mettere in scena” il cambiamento del punto di vista: il mare, ad esempio, conl’aggiunta della carta della finestra, viene visto come se fossimo all’interno della casa; oppure,con l’aggiunta della carta con le foglie, ci appare in lontananza dal fitto del bosco …

� Si può giocare con i ribaltamenti, poiché ogni carta può essere usata in vari modi. Posso spo-

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stare una roccia da destra a sinistra, oppure la ringhiera del ponte può essere orizzontale - ecosì può sembrare anche un binario - oppure verticale e assomigliare ad una scala; una moscapuò volare in alto nel cielo o nascondersi in basso tra i cespugli, l’uomo in bicicletta può viag-giare verso destra o verso sinistra, per cercare la sua via.

� Il posizionamento di una carta rispetto ad una altra può rendere evidente o far solo intrave-dere una immagine. Ad esempio, la casa può essere collocata sopra la roccia-montagna odietro di essa, in modo che si intraveda.

� La presenza delle “carte grotta” consente di giocare a coprire e svelare le immagini per in-dovinare che cos’è.

Molte scelte sono possibili e il cambiamento è l’elemento che caratterizza il gioco, rendendolo ve-ramente interessante e divertente per i giocatori. “Più e meno” è un gioco aperto che consente unnumero indefinito di scoperte e d’invenzioni di situazioni, l’osservazione dell’uso spontaneo chene fa ciascun bambino fornisce agli educatori e ai genitori utili elementi di conoscenza delle di-verse personalità infantili. Ancora, Munari (nell’ intervista citata del 1995) a proposito dei giocat-toli più reclamizzati, a volte creando appositi programmi televisivi, ci fa notare che “sono giocattoliche bloccano un po’ la creatività perché più un giocattolo è “finito” nei suoi particolari e nelle suecaratteristiche e più è bloccato nel senso che non consente certe esperienze che invece consen-tirebbe se fosse un oggetto più libero”. Naturalmente queste sono considerazioni interessanti pergli insegnanti e di genitori, ma i bambini sono tutti coinvolti nel gioco di gruppo e nella sollecita-zione dinamica che viene anche dal ritmo dell’aggiungere o togliere una carta e quindi variare - indiretta - la storia. Il modo più semplice per giocare in gruppo è questo: “distribuire le carte ai bam-bini; il capogioco inizia con una prima sovrapposizione di due carte e ne spiega il significato; glialtri bambini a turno aggiungono le loro carte, continuando la descrizione delle immagini chemutano. Occorre consegnare ai bambini un numero limitato di carte. Vince chi riesce a trovare ilmaggior numero possibile di associazioni d’immagini”.

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E poi?Il gioco ci stimola in tante direzioni, suggerendoci attività che possiamo proporre ai nostribambini sia a scuola che a casa, anche usando, diversamente, i materiali più consueti. La trasparenza è una caratteristica che non finisce mai di stupirci: con una carta di cara-melle, dopo aver mangiato la caramella, possiamo giocare a vedere il mondo tutto coloratodi rosso o di blu. Ed è subito magia! Se vogliamo iniziare a giocare con le trasparenze si puòcominciare a raccogliere tutti i materiali, scelti tra quelli che si usano quotidianamente (im-balli, carte regalo, buste della spesa, copertine per i libri...) realizzati in materiali trasparenti,così da costruire una variegata collezione personale. Anche giocare alla “caccia al tesorodelle cose trasparenti” può essere una buona strategia per far “digerire” ai bambini un no-ioso pomeriggio al supermercato.A questo punto sarà interessante osservare tutti i materiali per coglierne: i vari colori, le pos-sibili mescolanze di toni favorite dalla trasparenza, i differenti gradi di trasparenza, l’eventualeinserimento di textures (come nelle carte regalo o nei cellophane dei fioristi ), la presenza discritte…Sarà molto interessante osservare come la qualità può essere declinata: quanto unacosa è trasparente? Quanto è semi trasparente? Ci sono oggetti con qualità miste? Se stropiccio una carta da lucido (che magari mi ha regalato il papà geometra) resta trasparente? E i segni della stropicciatura come sono? Ci sono tantissime osservazioni che possono esserefatte, insieme ai bambini, stimolandoli a costruirsi un modello per rapportarsi alla conoscenzain modo attivo. Dopo aver sperimentato i materiali possiamo giocarci in tanti modi. Il più sem-plice potrebbe essere quello di realizzare collages, insoliti e luminosi, usando le buste tra-sparenti utilizzate normalmente per inserire i documenti. Se si usa la colla per fissare i varipezzi, costruiremo un collage “pezzo unico”, se invece posizioniamo i pezzetti preferiti nellabusta trasparente senza usare la colla, potremo variare la nostra composizione tutte le volteche lo vogliamo. Il collage, una volta realizzato, potrà essere fissato con un filo di lana davantialla finestra. In questo modo si potranno vedere tutti gli effetti che le sovrapposizioni dellecarte offriranno. Un bellissimo collage con tanti pezzi rossi, con tutte le sfumature di rosso.

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La storia di FILA - Fabbrica Italiana Lapis ed

Affini - prende vita nel 1920 a Firenze e da al-

lora è legata indissolubilmente a quella del nostro Paese.

Oggi, oltre ad essere divenuta la principale azienda

italiana nel settore degli strumenti per la scuola, il

disegno, le attività manuali e la scrittura, FILA rap-

presenta una delle realtà più solide, dinamiche e

in crescita sul mercato mondiale per quanto

riguarda il suo comparto.

Con i suoi marchi Giotto, Giotto be-bè, Das,

Didò, Pongo e Tratto, FILA opera ancora nel ri-

spetto di quei valori che l’hanno resa famosa in Ita-

lia e nel mondo: grande attenzione alla qualità e alla

più alta tradizione del Made in Italy, valori che hanno

contribuito a realizzare una gamma completa di pro-

dotti per la scuola, la famiglia e i professionisti riconosciuta per la sicu-

rezza d’uso. I suoi prodotti, realizzati con materie prime selezionate e certificati da

enti competenti, sono quotidianamente sottoposti a rigorosi controlli di qualità.

Una sensibilità sociale che FILA nell’ultimo decennio ha avuto modo di confermare.

Contestualmente al processo di espansione verso l’estero – che l’ha vista protago-

nista dell’acquisizione di importanti gruppi industriali europei e americani, af-

fini e complementari del settore - l’azienda ha infatti firmato il Codice etico

di condotta nei confronti dei lavoratori, con cui si impegna a garantire il

pieno rispetto dei diritti elementari sociali dei lavoratori.

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Giotto be-bè è la linea di prodotti per colorare ideale già dal nido.Dedicata ai bambini dai due anni in su, è la linea completa di ma-tite, pennarelli, pastelli, pasta per modellare, colori a dita e tem-pere realizzata per permettere ai più piccoli di esprimersi senzavincoli e in tutta sicurezza, lavabili con acqua, dermatologica-mente testati e privi di parti amovibili.

Giotto Patplume è la plastina facile da modellare, a base vegetale,sempre morbida ed elastica. Utilizzabile da tutti i bambini perché noncontiene glutine. Lavabile con acqua e sapone, è priva di odore e nonindurisce neppure all’aria aperta.

Oggi il tradizionale Das è disponibile anchecolorato. 8 nuovi colori, ideali e sicuri, perrealizzare piccoli manufatti che restanobrillanti anche dopo l’essiccaggio.

Temagraph No Sign è la nuova gomma esagonale per cancel-lature di precisione della linea di matite grafite Temagraph,che non contiene né ftalati, né pvc, a garanzia della totale si-curezza dei suoi consumatori, soprattutto dei più piccoli.

Tratto Cancellik è la penna ad inchiostro cancellabile con gomma incor-porata, dotata di cappuccio traslucido anti-soffocamento e di spazio perscrivere il proprio nome. La gamma di otto colori vivaci ne fa l’unica pennacancellabile disponibile sul mercato in una così ampia scelta di colori.Tratto Cancellik è, inoltre, l’unica ad essere dotata di una maxi-gomma dacancellare.

Tratto Pen, la penna-pennarello a punta sintetica ultra-fine, nata nel 1975e premiata per il suo design innovativo nel 1979 con il premio Compassod’Oro, oggi è disponibile in 7 nuovi colori brillanti: arancione, azzurro cielo,verde chiaro, fucsia, giallo, viola e marrone.

Giotto Decor è la linea di prodotti ideale per creare e personalizzare gli og-getti e ogni tipo di supporto in modo facile, veloce e divertente, adatta siaalle attività decorative dei bambini da svolgersi a scuola e a casa con i ge-nitori, sia agli adulti che desiderano creare oggetti e capi di moda perso-nalizzati. Tutta la linea è realizzata con inchiostri/pigmenti a base di acqua,atossici e sicuri, e lavabili dalle mani. La gamma comprende pennarellimultisuperficie per decorare cartoncino, legno, vetro,cuoio, plastica, sassie Das, i pennarelli per decorare tessuti, e le tempere acriliche e brillanti.

LE ULTIME NOVITÀ FILA PER LA SCUOLA

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