Vieni da Noi: Val vVibrata

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Vieni da noi in Val Vibrata ITE Rosa Nereto classe I C indirizzo Turismo

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La 1^C Turismo dell'ITE "Rosa Nereto" ci racconta la Val Vibrata. File del Concorso "Classe Turistica" promosso da Touring Club Italia

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Vieni da noi

in

Val Vibrata ITE Rosa – Nereto

classe I C indirizzo Turismo

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Val Vibrata & i suoi paesi

La Val Vibrata è la parte più a nord del territorio della provincia di Teramo e di tutto l’Abruzzo. Comprende dodici comuni,quasi tutti arroccati sui colli, che conservano elementi preistorici e romani ed interessanti strutture medievali. La Val Vibrata si estende lungo una vallata percorsa dall’omonimo corso d'acqua, il torrente Vibrata, fino al confine con le Marche. Il Vibrata origina nel versante orientale della Montagna dei Fiori sotto la cima del Monte Girella, a 1697 metri , ed è un torrente di piccole dimensioni, con una lunghezza di circa 30 km. I comuni che ne fanno parte sono tra i più industrializzati della provincia. Dall'anno 2000 i dodici comuni della Val Vibrata hanno costituito un'unione denominata Città-Territorio Val Vibrata[ai sensi dell'art. 32 del Testo unico degli enti locali] al fine di mettere in comune la gestione di alcuni servizi. Una delle caratteristiche della Val Vibrata è la presenza di numerose tipiche case di terra. Nel comune di Sant'Omero se ne possono osservare diverse nell'itinerario (per trekking, mountain bike e cavallo) denominato Via delle Pinciare.

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I comuni che appartengono alla

valle sono :

Civitella del Tronto, Sant’Egidio alla Vibrata, Ancarano, Torano Nuovo, Sant’Omero, Controguerra,

Colonella, Corropoli, Martinsicuro, Alba Abriatica, Tortoreto e Nereto.

La Val Vibrata è un fazzoletto di terra ricco di arte e di storia, abitato da gente accogliente e gentile.

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Le sagre della Val Vibrata

Il termine sagra ha origine latina, di derivazione dall'aggettivo

sacrum "sacro”, similarmente, l'origine del termine festa è latina:

viene da festum ("ricorrenza sacra", al plurale festa), che

appartiene allo stesso ceppo semantico di feriae ("tempo

festivo").

La sagra si connota innanzitutto per la dimensione religiosa,

infatti, esse costituivano primariamente momenti di comunione

tra gli uomini e il sacro.

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Le sagre della Val vibrata LA SAGRA DEL VINO, DELLA SALSICCIA E DEL FORMAGGIO PECORINO ... quasi inaspettatamente, dal 1969, ogni anno, ad agosto, Torano esplode come impazzito in un ‘orgia di vino, salsicce e cacio pecorino. E' la sagra! Le vie e le chiuse piazzette pregne di effluvi, quasi incredule di tanta animazione, guardano ammirate e stupite i tanti turisti e buongustai. La gente locale ha messo in mostra, con orgoglio, il frutto della sua quotidiana fatica e della sua antica bravura e sorride compiaciuta di tanto risultato. La Sagra di Torano si svolge ogni anno dal 12 al 17 agosto, ed è forse quella che vede il maggior numero di presenze fra le molte sagre che hanno luogo durante l'estate in tutta la zona compresa tra l'Abruzzo e le Marche. La manifestazione nasce intorno agli anni settanta ad opera dell'Associazione Pro-Loco al fine di valorizzare i prodotti tipici del paese: il vino, le salsicce ed il formaggio pecorino che per l'occasione viene preparato con una pastella e fritto. I vini principali sono il Montepulciano ed il Trebbiano prodotti da quasi tutti i piccoli coltivatori del paese, ma per la Sagra vengono presentati anche i vini di produttori di paesi limitrofi che allestiscono stands in cui è possibile degustare ed eventualmente acquistare i vari prodotti.

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Controguerra D.O.C. Controguerra è un piccolo borgo adagiato sullo sfondo di colline pittoresche in un panorama in cui vigneti, uliveti e campi di grano convivono felicemente con l’attività industriali grazie, soprattutto, a un clima molto favorevole e ancor più al sapiente lavoro dei contadini che hanno creato un vino di grande qualità vanto per il borgo.

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Controguerra D.O.C. Il suo nome per molti è un mistero, ma c’è l’ipotesi che derivasse dal latino “Contra “ dirimpetto a una località di nome Guerra che secondo alcune ricerche sarebbe identificabile con Monsampolo, paese marchigiano che risulta essere proprio dirimpetto. Molto famosa per il buon vino negli ultimi anni vede organizzata dal comune la manifestazione “Calici di Stelle”. Nonostante le sue dimensioni ridotte rende ogni cittadino fiero di abitarci.

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Controguerra e il suo nome

Il nome di Controguerra è originale e forse rimarrà un mistero, ma oggi più che mai ha un importante significato sociale come il suo stemma, che rappresenta due cavalieri che si affrontano con le spade alzate e non si toccano, segno certo della disapprovazione degli abitanti delle colline alla guerra, allora la Gotico-Bizantina del 535-553 d.C.

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La Storia Il territorio di Controguerra, di origini antichissime, fu abitato da civiltà antichissime risalenti al Paleolitico inferiore come documentano i ritrovamenti avvenuti sui terrazzamenti alluvionali della valle Val Vibrata, riferiti alla cultura abbevillliana e acheuleana. Per quanto riguarda la cultura abbevilliana sono stati ritrovati manufatti in selce lavorati su tutte e due i lati e ceramiche dipinte con anse antropomorfe, datati circa cinquecentomila anni fa. Dall'età del bronzo, fino al periodo romano, il territorio subì continuamente l'influsso di fusione di varie genti. Come per tutta la Val Vibrata, l'epoca romana portò notevole fertilità in tutta la zona circostante, infatti notevoli sono i reperti ritrovati, nel secolo scorso, in località di San Venanzio. Quando l'impero romano tramontò , le invasioni barbariche perpetrate nel territorio, portarono un grande impoverimento e una notevole decadenza. La città risorse a levante del vico Madonna della Cona e il nuovo centro abitato adottò il nome di Controguerra con l'auspicio che non si ripetesero più terribili devastazioni. Sorta quindi come roccaforte, anche per difendersi da possibili attacchi, il territorio di Controguerra fu sotto il comando prima della città di Teramo e poi di Ascoli. Molti furono i feudatari che si avvicendarono per il suo controllo, tra cui ricordiamo i Nanno, gli Acquaviva, i Serra e i Conclubet. In seguito, la dominazione Angioina-Aragonese, e poi quella spagnola, portarono di nuovo un grande impoverimento del territorio. Nel 1800, benchè Controguerra ebbe un forte spirito carbonaro che la univa ai compatrioti ascolani, quando nel suo territorio passarono le truppe piemontesi, la cittadina, con spirito antiunitario, si schierò con i cittadini di Civitella filoborbonici. I cittadini di Controguerra, tra la prima e seconda guerra mondiale, si schierarono anima e corpo per lo Stato Italiano, anche se stremati da innumerevoli lutti e sofferenze.

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La chiesa della Madonna delle Grazie

e la sua Festa

Il 2 luglio per i controguerresi è una data molto importante: è la festa della Madonna delle Grazie. Tanto tempo fa non c'era credente, anche dei paesi vicini, che non si recasse a far visita alla Madonna. Da alcune testimonianze abbiamo saputo che molte donne, vestite in bianco, venivano di domenica da tutte le contrade cantando inni mariani e una volta giunte in piazza, in ginocchio, si recavano pregando fin davanti al sagrato della chiesa. Questa consuetudine si protrasse fino ai primi decenni del '900. Durante il secondo conflitto mondiale i fedeli, insieme al loro parroco Don Alberto Di Pietro, fecero un voto: "Se Tu Vergine Santa ci libererai dalla deportazione dalle nostre case e dalle rovine delle nostre campagne noi ti erigeremo un tempio che sia bello...in modo da poter costruire per i nostri figli il documento della nostra fede". Il 10 giugno del '44 la guerra passò e i cannoni che erano puntati verso il paese non spararono. L'8 ottobre, a dieci anni di distanza dal voto, il parroco, alla presenza del vescovo Mons. Battistelli e del sindaco pose la prima pietra per l'impianto del tempio. Negli ultimi decenni del secolo scorso la chiesa era ormai in degrado e i controguerresi, o meglio i devoti della Madonna delle Grazie, e la ferma volontà del parroco Don Dario Lucantoni hanno voluto rendere di nuovo omaggio alla Madonna, ridonandole una chiesa fatta diventare dimora e meta, speriamo ancora, di tanti pellegrini. Ecco perché, il 2 luglio nel paese è festa e la sera dello stesso giorno una solenne processione, accompagnata dalla banda musicale, si snoda per le vie fino ad arrivare in piazza dove si celebra la santa Messa; infine, si attendono i fuochi d'artificio e i canti del passato che chiudono la giornata di festa.

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Chiesa della Madonna delle Grazie all’esterno

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La chiesa della Madonna delle Grazie all’interno

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La Chiesa della Madonna della Cona

La devozione mariana a Controguerra è confermata dal recente restauro (terminato nel 2004) della piccola chiesa comunemente detta della "Cona“. La chiesa fu eretta nel XIV secolo fuori le mura del borgo e nel corso dei secoli forte fu la devozione che le genti del contado rivolsero a questo luogo mariano. Essa racchiude al suo interno un dipinto che raffigura l'Immacolata Concezione tra due Santi: Sant'Emidio vescovo di Ascoli e San Bernardo. Si può quindi ipotizzare che l'iconografia rinvii ad un atto di protezione dai terremoti. L'affresco, del XV secolo, per le assonanze cromatiche e quelle stilistiche, richiama il ciclo pittorico di Giacomo Bonfini, famoso artista marchigiano.

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Chiesa della Cona all’esterno

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La Chiesa della Cona all’interno

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La Chiesa di San Francesco Non si hanno notizie precise sull'insediamento francescano a Controguerra, ma sicuramente la chiesa ed il convento vennero edificati prima del 1375, anno in cui il cenobio compare nell'elenco del Provinciale Vetustissimum. Attualmente rimane solo la chiesa, completamente rifatta in forme moderne, al cui interno si conserva una statua lignea raffigurante S. Antonio da Padova, databile al XV secolo.

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Il Torrione-Palazzo Ducale Fu costruito nel 1370 su resti di edifici romani. Collocato sul culmine dell'altura domina tutto il paese è costituito da un complesso in laterizio con torrione a pianta quadrata, denominato Palazzo Ducale in riferimento alla passata signoria degli Acquaviva.La torre ha un basamento a scarpa di natura ambigua, forse originale o forse un rinforzo. L'insieme è a tal punto rimaneggiato da rendere difficile ogni datazione stilistica, ma la più probabile rimane quella che vuole la torre di epoca tardo medievale ed il resto di età Acquaviviana.

Il torrione, localmente chiamato "Lu turrepò", cioè torre di ponente, in contrapposizione alla torre di Colonnella, che la fronteggia al di là del torrente Vibrata, a controllo dell'intero territorio, fino al mare, venne edificato nel 1370. L'edificio in muratura continua con volte a botte ribassate ha subito nei secoli una serie di trasformazioni e di rifacimenti: nella parte superiore, la ripresa muraria appare diversa dal paramento di sottili tipici mattoni teramani di tutta la torre. Probabilmente in origine la costruzione era più alta, e forse anche merlata, nella logica delle torri di avvistamento e di difesa dell'epoca. Le finestre sono state tutte aperte in epoche posteriori, quando la torre è stata adibita ad ampliamento dell'abitazione ad essa adiacente, che alcune fonti considerano coeva alla torre al Palazzo Ducale degli Acquaviva.

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Il Torrione-Palazzo Ducale

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Controguerra D.O.C.

La tradizione viticola Controguerrese risale all’epoca etrusca, periodo in cui fu introdotta la coltivazione razionale della vite e non a caso i vini di questa zona furono lodati da narratori greci e latini. In particolare è stato storicamente accertato che il grande Annibale, dopo la battaglia sul lago Trasimeno, trovò nella zona di Controguerra un luogo ed un vino che ebbero il potere di ritemprare le forze delle sue truppe. Il paese, oltre a vantare ben 200 ettari vitati e 16.000 ettolitri di vino prodotto, vanta ben 47 aziende vitivinicole. Tra queste alcune, grazie all’impegno e alla professionalità dei proprietari, che hanno investito molto in questo settore specializzandosi e producendo solo vino in bottiglia, hanno raggiunto altissimi livelli qualitativi e hanno portato con onore il nome di Controguerra in paesi lontanissimi come in Giappone e negli Stati Uniti oltre che nella più vicina Europa.

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I principali vitigni coltivati sono il Montepulciano, il Trebbiano, il Pinot, il Cabernet, lo Chardonnay, la Malvasia, e la Passerina. Botti per la fermentazione del vino. Nel 1996, inoltre, Controguerra ha ricevuto la denominazione DOC diventando la denominazione più giovane d’Abruzzo Il territorio di questa DOC è quello dei comuni di Controguerra, Torano Nuovo, Ancarano, Corropoli e Colonnella, includendo già vini di gran pregio in diverse tipologie.

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Corropoli

Piazza Pie’ Di Corte

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Corropoli tra presente, passato e futuro

Alcune cartoline che riprendono Corropoli fotografata dall’alto sono la prova di quanto l’etimologia latina “città a forma di cuore” sia corretta.

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Corropoli tra presente, passato e futuro

Percorrendo le sue vie a piedi saltano agli occhi testimonianze che vanno dalla preistoria (Ripoli) fino ad oggi.

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Corropoli tra presente, passato e futuro

Notevole la testimonianza della presenza della famiglia degli Acquaviva sul territorio e dei monaci Celestini che avevano sede nella Badia di Santa Maria di Mejulano. Ulteriore anello di congiunzione tra passato, presente e futuro è il “Palio delle Botti”. Questa manifestazione rievoca di anno in anno la storia, i giochi e i costumi di epoca medievale. Vi partecipano tutte le contrade coinvolgendo non solo i paesani ma anche numerosi turisti.

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Corropoli e la sua storia Prima della caduta dell'impero romano d'occidente (476 d.C), Corropoli ancora non esisteva; esistevano Gabbiano e

Ripoli. Nel 578, quando arrivarono i Longobardi, così il territorio entrò a far parte del Ducato di Spoleto.

La dominazione dei Franchi fu caratterizzata da pace e benessere e permise la nascita di numerose chiese ed edifici di ogni genere.

Nel X secolo, con l' arrivo degli Ungari, cominciò il periodo dell' Incastellamento. Sorsero i primi centri abitati sulle colline.

Sembra che Corropoli risalga al VIII-IX secolo, dalla fusione di Truentum, Ripoli e Gabbiano.

Nei secoli successivi Corropoli passò sotto il dominio degli Acquaviva di Atri divenendo un luogo fortificato, infatti,

robustissime mura circondavano tutto il paese e vi si accedeva attraverso due porte: di sud e di nord. Le mura erano

intervallate da 12 torri quadrate sulle quali giorno e notte vegliavano guardie armate. Le torri erano collegate tra loro da una rete

di gallerie sotterranee che ancora oggi periodicamente vengono alla luce in vari punti del paese. Dove oggi c'è Piazza Piè di Corte,

nel Medioevo c'era il castello baronale, dimora preferita dei Duchi di Atri. Il

castello aveva sale di tortura, grandi cartine e stalle per circa 40 cavalli. Gli ultimi ruderi furono demoliti intorno al 1828.

Ancora oggi lo stemma, scelto nella metà dell'800, ce ne da un'idea attraverso la stilizzazione delle tre torri merlate. Corropoli

rimase agli Acquaviva fino alla scomparsa di questa famiglia, avvenuta nel 1760.

A Corropoli si trova prova della diffusione del cristianesimo fra 800 e 900. Sono arrivati fino a noi, infatti, suggestive chiese e

monasteri come l’abbazia di S. Maria di Mejulano (detta "la Badia"e nota per la sua poliedrica attività: costruita sopra un tempio pagano della dea Flora, monastero dei Benedettini prima e dei Celestini poi, campo profughi tra il 1915-1918, campo di concentramento dal 1941-1944, preventorio antitubercolare, struttura culturale e polifunzionale e oggi adibita a scuola superiore), la Chiesa Parrocchiale di Sant'Agnese (di origine barocca, con rifacimenti del 1800 e recenti ristrutturazioni), la Chiesa di S. Giuseppe.

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Corropoli Risale a questo periodo anche la costruzione della Torre Campanaria di Corropoli, che oggi è

considerato il simbolo della città. Ad opera di mastro Antonio da Lodi e della sua scuola, la torre è stata eretta tra il XV e il XVI secolo e fa parte di un gruppo di quattro campanili "fratelli" della

provincia di Teramo. Dopo la scomparsa degli Acquaviva, venne demolito il castello baronale per far spazio alla Piazza Pie' di Corte ("ai piedi della corte", in riferimento agli Acquaviva).

Il 21 maggio 1915, davanti ad una donna che si era recata a pregare ai piedi della statua, la

Madonna mosse gli occhi verso il cielo e la terra. Dopo alcuni anni,nel 1940, la Chiesa riconobbe come vero il miracolo ed elevò la chiesa parrocchiale a dignità di Santuario mariano del Sabato

Santo, così chiamato per una tradizione locale risalente al 1600. Infatti in quell’anno una terribile pestilenza colpì i buoi della zona ed i contadini di Corropoli, temendo per i propri, chiesero

protezione alla Madonna proprio la mattina del Sabato Santo: da allora si iniziò a chiamare così la statua. Ogni anno i fedeli di Corropoli onorano la Madonna con tre giorni di festa i cui momenti culminanti sono la Veglia di preghiera la sera del 20 ed il giorno successivo quando la statua, in

legno realizzata agli inizi del quattrocento di probabile scuola marchigiana, viene portata in processione per le vie del Paese.

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Corropoli

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Ripoli Tra gli scavi di Corropoli, vi è un importante

ritrovamento: Ripoli.

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Ripoli Il termine “Preistoria” indica quel lunghissimo periodo di tempo di cui manca il documento scritto e la ricostruzione della civiltà è affidata soltanto ad oggetti di pietra, di metallo,di ceramica, alle necropoli e alle tracce di abitati. Questo primo periodo viene indicato con il termine “Paleolitico”, durante al quale l'economia era basata sulla caccia e sulla raccolta, sfruttate senza però essere capace di trasformarle a proprio favore. In Abruzzo l'industria litica, fittile e ossea è stata sempre fiorente. I manufatti si possono ammirare nel museo Nazionale di Chieti. A metà strada tra Corropoli e Alba Adriatica, si trova il Villaggio Neolitico di Ripoli; scoperto nel 1867 , dal medico condotto di Corropoli, Concezio Rosa che negli anni successivi fece eseguire numerosi scavi in vari luoghi e raccolse moltissimi reperti. L'8 Aprile del 1871 scoprì in contrada Belvedere di Controguerra il primo fondo di capanna appartenente il primo villaggio Neolitico. Molti gli archeologi che scavarono questo territorio oltre Concezio Rosa ricordiamo il Mosso e in ultimo Radmilli. Un fossato scoperto nel 1962 circondava il villaggio a Prima della recentissima scoperta della ceramica dipinta di Catignano (Pescara), quella di Ripoli era la più antica d'Italia.

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La cultura di Ripoli I ripolini importavano la materia prima ed esportavano i prodotti lavorati. Ripoli è

stata giudicata il più importante centro Neolitico italiano per la lavorazione della pietra e della ceramica, ed ha dato il nome ad una cultura “ La cultura di Ripoli” che è durata per oltre un millennio.

Dal 1960 al 1970 sono stati scavati circa 20 fondi di capanne; è stato possibile definire l'espansione dell'insediamento grazie alla datazione ottenuta col C/14 sui carboni presenti nei fondi delle capanne. La capanna era chiusa con tronchi e frasche, sigillata alla base con creta, il tetto invece di frasche e terra. La durata media di una capanna era di circa 30 anni e venivano scavate nel terreno argilloso. Durante la campagna di scavo del 1914, il Messina scoprì, nel sepolcreto di Ripoli lo scheletro di una donna rannicchiata ed ai suoi piedi quello di un cane; la posizione del corpo è la presenza del cane sembra abbiano un valore cultuale: il ritorno dell'uomo nel grembo della madre terra e l'uccisione e sepoltura dell'amico più fedele accanto al corpo del padrone. Dall'esame del bacino si scoprì che non si trattava di un “uomo col cane”, ma di una donna, probabilmente di razza mediterranea con alcune variazioni che rivelano una certa affinità con i danubiani. L'unico corredo della sepoltura era un vaso di ceramica grezza. Oggi la tomba è conservata nei magazzini della Soprintendenza archeologica di Chieti.

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Concezio Rosa e la preistoria vibratiana Concezio Rosa è ricordato tra gli studiosi del Regno d'Italia egli riportò alla luce circa 300 fondi di capanne

e 5163 oggetti. Ottenne consensi da parte di illustri scienziati.

Nel 1873 offrì tutta la sua collezione alla provincia di Teramo, l'anno successivo al sindaco di Roma ed al Ministro della Pubblica Istruzione per la somma di L. 40000.

Agli eredi fu consegnata la somma di L. 90000, mentre le ricerche erano costate al Rosa o ltre 20000 mila lire.

Nel 1960 furono ripresi gli scavi a Ripoli diretti da Antonio Mario Radmilli dell‘Università di Pisa.

Dal 1971 ci fu il primo Congresso di preistoria vibratiana e venne rievocata la figura dell'illustre studioso C. Rosa che nel 1867 scoprì in Val Vibrata grotte e villaggi nel periodo Neolitico. Ripoli si meritò l'appellativo di “prima capitale d'Italia”, perché fra Paleolitico e Neolitico fu il centro industriale più importante della penisola.

Nelle caverne e nelle grotte, sono stati rinvenuti armi e strumenti di pietra dura.egli esplorò molte grotte e caverne della Montagna dei Fiori; localizzò le officine di lavorazione nelle contrade Gabbiano, Ravigliano e San Giuseppe.

Il Rosa riscosse consensi da parte di illustri scienziati e archeologi ma poche parole di incoraggiamento da parte di politici come Quintino Sella.

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Garrufo Garrufo è una frazione del Comune di Sant'Omero, in provincia di Teramo.

Situato nella Val Vibrata, il centro abitato, il cui sviluppo urbano è molto recente, è posto ad ovest del capoluogo comunale, lungo la S.P. 259 "Vibrata", circa 3 km più a valle di Paolantonio, frazione del comune di Sant'Egidio alla Vibrata.

Il suo nome viene da Castrum Rufi, il nobile romano Lucio Tario Rufo, che si stabilì per primo sul territorio Garrufese e al quale è intitolata la vecchia piazza di Garrufo ed una via del paese.

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Piazza XXV Aprile

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Chiesa San Vincenzo Ferreri

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Martinsicuro

Su una collina sovrastante il fiume (località Colle di Marzio) sono stati rinvenuti i resti di un

insediamento dell'età del bronzo (X-IX secolo a.C.). Alla foce del fiume era sorto il centro

abitato di Truentum, ricordata da Plinio il Vecchio tra le altre colonie e cittadelle fortificate

della regio V Picenum, presso il fiume omonimo, e attribuita ai Liburni. Strabone la cita come

città che riprende il nome dal fiume Truentus, collocandola tra il Fanum Cupra e Castrum

Novum (Giulianova).

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Martinsicuro

Dopo la conquista romana nel III secolo a.C. fu municipio con il nome di Castrum Truentinum. Gli scavi

condotti nella località "Case Feriozzi" tra il 1991 e il 1995 hanno riportato alla luce i resti della città, con un

quartiere commerciale, già esistente nel II secolo a.C. e impiantato secondo un'urbanistica regolare. In epoca

augustea venne prolungata fino alla foce del Tronto e a Castrum Truentinum la via Salaria.

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Martinsicuro

Martinsicuro fu sede vescovile nel V secolo. La città cadde probabilmente in potere dei

Longobardi dopo la conquista di Fermo nel 580. Fino agli inizi dell'VII secolo sono attestati

livelli di frequentazione con strutture in legno e sepolture, mentre gran parte degli abitanti

dovette spostarsi in preesistenti centri più interni, come Colonnella (Civitas Tomaclara). Sulla

costa rimase un insediamento noto dalle fonti come "Turris ad Trunctum".

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Martinsicuro Nel XVI secolo nei pressi della foce del Tronto venne costruita una delle torri di avvistamento

del sistema difensivo voluto da Carlo V contro le incursioni saracene, che venne realizzata dal

nobile spagnolo Martin de Segura nel 1547, dal quale deriverebbe l'attuale toponimo della

cittadina. Il comune è stato insignito della Medaglia di bronzo per meriti civili per i

bombardamenti subiti dal paese durante la seconda guerra mondiale. Precedentemente

appartenente al comune di Colonnella, divenne comune autonomo nel 1963. Negli anni

sessanta e settanta Martinsicuro ha conosciuto un forte sviluppo turistico, convertendosi

(insieme alla vicina frazione di Villa Rosa) in una frequentata località balneare.

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Orizzonti verdi neretesi

Nereto è uno dei dodici paesi della Val Vibrata. Offre molti parchi

dove i bimbi possono giocare. Si può visitare l’antica chiesa di San

Martino e vedere la Fontana Vecchia . Ci sono colline verdi da

vedere e aria buona da respirare. Gli abitanti accoglienti saranno

felici di ospitarvi

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Nereto

Nereto, come molti centri della vallata vanta origini molto antiche,

risalenti fino al neolitico; secondo lo studioso neretese Giuseppe

De' Guidobaldi Speranza i primi abitatori furono i Siculi, originari

della Grecia, mentre l'appartenenza di Nereto all'Agro Truentino

viene confermata da Nicola Palma.

In età Romana il centro abitato sorgeva nell'odierna contrada S.

Martino ed il suo nome era Vicus Gallianus, probabilmente

possedimento di un certo Gallio o Galliano, a cui era stato

concesso per meriti militari.

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Nereto

La caduta dell'impero Romano d'occidente e gli eventi che ne seguirono

sconvolsero luoghi e culture. Così, l'antico nucleo abitato, distrutto, fu

ricostruito più a nord, incastellato proprio dove si trova attualmente,

originando così "Casale Nereti". Lo storico ascolano Antonio

Marcucci, abate, nel suo settecentesco Saggio delle cose Ascolane e

de' Vescovi di Ascoli Piceno afferma che lo stesso Carlo Magno, di

passaggio in Ascoli alla volta di Roma per l'incoronazione, in data 5

agosto dell'anno 800, EGO KAROLUS conferiva «...col mero e misto

imperio, Nereto al Capo Emidio di Wenderando ed al Senato,

Ancarano al Vescovo Justolfo e Maltignano all'Arcidiacono Rinaldo

ed al Capitolo».

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Piazza di Nereto

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Nereto

Dopo l’XI secolo giunsero in queste terre i monaci

benedettini che introdussero il culto di S. Martino

edificando una chiesa in onore del santo sui ruderi del

Vico Galliano. Nel frattempo il territorio, che dai tempi di

Augusto aveva fatto parte del Piceno, fu unito dai

Normanni al Regno di Napoli, divenendo così zona di

frontiera: fu infatti re Ruggero II a fissare il confine del

regno sul fiume Tronto. L'antico Casale Nereti si

trasformò, allora, nel più importante Castrum Nereti,

acquisendo anche funzioni difensive.

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Chiesa Madre

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Chiesa San Martino

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Eventi a Nereto Gli eventi a Nereto sono:

la Festa delle ciliege (1 Giugno),

Fiera di San Martino (11 Novembre),

festa della birra (estate)

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Sant’Omero: emozioni di un

passato presente

Sant’Omero sorge sopra a un colle. Ancora oggi si può vedere nel centro del Paese il

Castello che serviva per individuare i nemici dall’alto.

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Sant’Omero e le sue vie

Nella parte del castello si trovano molte vie strette che portano al centro dove c’è la

vista panoramica.

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A Sant’Omero si trova una chiesa medievale che è tra le più antiche d’Abruzzo “Santa Maria a Vico”. E un albero dalla lunga vita , meno famoso della chiesa ma che compie il suo quattrocentesimo anno.

Sant’Omero e le sue chiese

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Autori

Gli alunni della classe I C:

Ciarrocchi Daniel

Cichetti Lorenzo

D’Angelo Gianluca

De Berardinis Rossella

De Rosa Christian

Di Leonardo Chiara

Gambacorta Fabrizio

Iacoboni Samuele

Jurubescu Diana Maria

Marocchi Giulia

Mozzano Jennifer

Puglia Ilenia

Tomassetti Luca

Fonti

Testi, immagini e progetto grafico sono

stati elaborati dagli alunni della classe

1C ITE .

Le informazioni ricavate da

bibliografia di stampo locale si sono

completate e/o ampliate con la

consultazione web .

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