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Parrocchia S. Agostino Vescovo e Dottore Via Mambro 96 44124 FERRARA Tel. 0532 975256; email: [email protected] www.parsagostino.it 8 novembre 2015 XXXII Domenica del Tempo Ordinario Tutta intera la sua vita Gesù è quasi al termine del suo itinerario verso la Pasqua. Gli ultimi giorni prima dell’evento cruciale li passa nel tempio di Gerusalemme: insegna, ascolta, discute con la gente, con i discepoli, con gli scribi, i farisei, i sadducei. Il brano che ascoltiamo oggi (Mc 12,3844) è immediata mente precedente il suo ultimo grande discorso (quello cosiddetto ‘escatologico’). Nel suo insegnamento, il Signore continua a manifestare premura e insieme grande chiarezza e profondità. Mette in guardia (‘guardatevi!) i suoi ascoltatori di allora e di oggi: lo stile di vita degli scribi non va bene. È fondato sull’apparire, sul farsi vedere, sul cercare il consenso degli altri. ‘Amano’ fare così. C’è proprio un senso di compia cimento, che Gesù ci aiuta a smascherare in noi stessi: nessuno è esente da questa tentazione, che lui stesso, il Signore, aveva affrontato nei quaranta giorni di deserto all’inizio della sua missione. La tentazione dell’avere, del successo del potere, nella quale pensiamo di star bene, di essere forti e sicuri. In realtà è una illusione. È una ri sposta sbagliata ad un bisogno vero. Tutti abbiamo biso gno di sentirci forti e sicuri, perchè abbiamo bisogno di essere amati. Perché abbiamo paura di non essere amati. E cercare il consenso, e l’applauso, e il dominio sulle cose e sulle persone ci dà l’impressione di compensare il biso gno e la paura. Gesù dice che bisogna guardarsi da que sto: la risposta vera è un’altra! Marco continua a raccontare che Gesù «stava seduto di fronte al tesoro». Il tesoro era una grande sala costruita da Erode nella parte settentrionale del tempio di Gerusa lemme, che conteneva 13 cassette per le offerte, fatte a forma di imbuto, ristretta verso l’alto, dette ‘trombe’. Set te erano per le imposte stabilite, cinque per un qualche scopo specifico, una per offerte spontanee. Gesù si è di vertito a star lì a guardare come la gente gettava la sua offerta. Luogo pubblico, sacerdoti che controllano, rumo re sonante delle monete che scivolavano nelle trombe… Possiamo immaginare anche noi la scena: i volti compia ciuti di chi gettava manciate di monete; il volto dimesso dei poveri che avevano poco da offrire. E in particolare il volto sereno e pieno di dignità di quella vedova povera, che ha gettato solo due monetine. Quel gesto così semplice non sfugge agli occhi e al cuore buono di Gesù, che chiama apposta i suoi discepoli per farlo notare anche a loro. E per fare notare un duplice contrasto: quello fra le tante e le poche monete, ma so prattutto quello fra la falsa e la vera generosità. Anche qui il Signore è veramente radicale.Anche noi siamo im mediatamente d’accordo con lui (cioè siamo schifati dalla ostentazione e ammirati dall’umiltà), ma qui non basta fermarsi all’insegnamento morale. C’è di più. Gesù preci sa che quella vedova ha gettato «tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Allude certo alle cose es senziali che servono per vivere, ma allude forse anche al la vita stessa. Si potrebbe tradurre letteralmente: «tutta intera la sua vita». Quella vedova ha capito tutto. Ha ca pito che tutto ciò che ha è un dono. La sua stessa vita è un dono. E la rimette nelle mani del donatore, senza te nere nulla per sé. Si sente figlia del Padre pieno di miseri cordia e provvidente, che viene in soccorso degli orfani e delle vedove. Quella vedova è forse anche l’immagine in cui possiamo riconoscere lo stesso Gesù, il Figlio di Dio che riceve tut to dal Padre e che riconsegna tutto al Padre. Che si dona senza riserve, che «dà la sua vita» fino all’ultima goccia di sangue. In quella vedova, povera in spirito, Gesù ci aiuta a ricono scere la risposta di Dio al nostro bisogno di sicurezza: non solo il dono delle cose che ci servono per vivere, ma soprattutto e prima di tutto il dono di una relazione di comunione indistruttibile. Su questo fondamento si posa la fortissima provocazione a verificarci nella scelta della povertà, che non è un op tional per i discepoli di Gesù. E nella scelta della condivi sione dei beni e della nostra stessa vita. Forse siamo an cora al livello di quei ricchi che condividono solo ‘parte’ del loro ‘superfluo’? Sarebbe già molto decidere di con dividere ‘tutto’ il superfluo. Ma il Signore ci vuol dare la grazia di donare tutto quel che abbiamo e perfino la no stra vita, nella sicurezza dell’amore del Padre, che vuole muovere in sintonia con Lui ogni nostro desiderio e ogni nostra scelta: «ma già volgeva il mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle» (Par XXXIII, 143145).

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Parrocchia  S.  Agostino  Vescovo  e  Dottore  Via  Mambro  96  -­‐  44124  FERRARA  Tel.  0532  975256;  e-­‐mail:  [email protected]  www.parsagostino.it    

8  novembre  2015 – XXXII Domenica del Tempo Ordinario    Tutta  intera  la  sua  vita  

Gesù  è  quasi  al  termine  del  suo  itinerario  verso  la  Pasqua.  Gli   ultimi   giorni   prima   dell’evento   cruciale   li   passa   nel  tempio  di  Gerusalemme:   insegna,  ascolta,  discute  con   la  gente,  con  i  discepoli,  con  gli  scribi,  i  farisei,  i  sadducei.  Il  brano   che   ascoltiamo   oggi   (Mc   12,38-­‐44)   è   immediata-­‐mente   precedente   il   suo   ultimo   grande   discorso   (quello  cosiddetto  ‘escatologico’).  Nel  suo   insegnamento,   il  Signore  continua  a  manifestare  premura  e  insieme  grande  chiarezza  e  profondità.  Mette  in   guardia   (‘guardatevi!)   i   suoi   ascoltatori   di   allora   e   di  oggi:   lo   stile   di   vita   degli   scribi   non   va   bene.   È   fondato  sull’apparire,  sul  farsi  vedere,  sul  cercare  il  consenso  degli  altri.   ‘Amano’   fare   così.   C’è  proprio  un   senso  di   compia-­‐cimento,   che   Gesù   ci   aiuta   a   smascherare   in   noi   stessi:  nessuno  è  esente  da  questa  tentazione,  che   lui  stesso,   il  Signore,   aveva   affrontato   nei   quaranta   giorni   di   deserto  all’inizio  della  sua  missione.  La  tentazione  dell’avere,  del  successo  del  potere,   nella  quale  pensiamo  di   star  bene,  di  essere  forti  e  sicuri.   In  realtà  è  una  illusione.  È  una  ri-­‐sposta  sbagliata  ad  un  bisogno  vero.  Tutti  abbiamo  biso-­‐gno  di   sentirci   forti   e   sicuri,   perchè   abbiamo  bisogno  di  essere  amati.  Perché  abbiamo  paura  di  non  essere  amati.  E  cercare  il  consenso,  e  l’applauso,  e  il  dominio  sulle  cose  e  sulle  persone  ci  dà  l’impressione  di  compensare  il  biso-­‐gno  e   la  paura.  Gesù  dice  che  bisogna  guardarsi  da  que-­‐sto:  la  risposta  vera  è  un’altra!  Marco   continua   a   raccontare   che  Gesù  «stava   seduto  di  fronte  al   tesoro».   Il   tesoro  era  una  grande  sala  costruita  da  Erode  nella  parte  settentrionale  del  tempio  di  Gerusa-­‐lemme,  che  conteneva  13  cassette  per   le  offerte,   fatte  a  forma  di  imbuto,  ristretta  verso  l’alto,  dette  ‘trombe’.  Set-­‐te  erano  per   le   imposte   stabilite,   cinque  per  un  qualche  scopo  specifico,  una  per  offerte  spontanee.  Gesù  si  è  di-­‐vertito  a   star   lì   a   guardare   come   la   gente  gettava   la   sua  offerta.  Luogo  pubblico,  sacerdoti  che  controllano,  rumo-­‐re   sonante  delle  monete  che  scivolavano  nelle   trombe…  Possiamo  immaginare  anche  noi  la  scena:  i  volti  compia-­‐ciuti  di  chi  gettava  manciate  di  monete;   il  volto  dimesso  dei  poveri  che  avevano  poco  da  offrire.  E  in  particolare  il  volto  sereno  e  pieno  di  dignità  di  quella  vedova  povera,  che  ha  gettato  solo  due  monetine.  Quel  gesto  così  semplice  non  sfugge  agli  occhi  e  al  cuore  buono   di  Gesù,   che   chiama   apposta   i   suoi   discepoli   per  farlo   notare   anche   a   loro.   E   per   fare   notare   un   duplice  contrasto:  quello  fra   le  tante  e   le  poche  monete,  ma  so-­‐prattutto   quello   fra   la   falsa   e   la   vera   generosità.   Anche  qui  il  Signore  è  veramente  radicale.  Anche  noi  siamo  im-­‐mediatamente  d’accordo  con  lui  (cioè  siamo  schifati  dalla  ostentazione   e   ammirati   dall’umiltà),   ma   qui   non   basta  

fermarsi  all’insegnamento  morale.  C’è  di  più.  Gesù  preci-­‐sa  che  quella  vedova  ha  gettato  «tutto  quello  che  aveva,  tutto  quanto  aveva  per  vivere».  Allude  certo  alle  cose  es-­‐senziali  che  servono  per  vivere,  ma  allude  forse  anche  al-­‐la   vita   stessa.  Si  potrebbe   tradurre   letteralmente:  «tutta  intera  la  sua  vita».  Quella  vedova  ha  capito  tutto.  Ha  ca-­‐pito  che  tutto  ciò  che  ha  è  un  dono.  La  sua  stessa  vita  è  un  dono.  E  la  rimette  nelle  mani  del  donatore,  senza  te-­‐nere  nulla  per  sé.  Si  sente  figlia  del  Padre  pieno  di  miseri-­‐cordia  e  provvidente,  che  viene  in  soccorso  degli  orfani  e  delle  vedove.  Quella  vedova  è   forse  anche   l’immagine   in  cui  possiamo  riconoscere  lo  stesso  Gesù,  il  Figlio  di  Dio  che  riceve  tut-­‐to  dal  Padre  e  che  riconsegna  tutto  al  Padre.  Che  si  dona  senza  riserve,  che  «dà  la  sua  vita»  fino  all’ultima  goccia  di  sangue.  In  quella  vedova,  povera  in  spirito,  Gesù  ci  aiuta  a  ricono-­‐scere   la   risposta   di   Dio   al   nostro   bisogno   di   sicurezza:  non  solo  il  dono  delle  cose  che  ci  servono  per  vivere,  ma  soprattutto   e   prima  di   tutto   il   dono  di   una   relazione  di  comunione  indistruttibile.  Su  questo  fondamento  si  posa  la  fortissima  provocazione  a  verificarci  nella  scelta  della  povertà,  che  non  è  un  op-­‐tional  per  i  discepoli  di  Gesù.  E  nella  scelta  della  condivi-­‐sione  dei  beni  e  della  nostra  stessa  vita.  Forse  siamo  an-­‐cora  al   livello  di  quei   ricchi   che  condividono  solo   ‘parte’  del   loro   ‘superfluo’?   Sarebbe  già  molto  decidere  di   con-­‐dividere   ‘tutto’   il   superfluo.  Ma   il  Signore  ci  vuol  dare   la  grazia  di  donare  tutto  quel  che  abbiamo  e  perfino  la  no-­‐stra   vita,  nella   sicurezza  dell’amore  del  Padre,   che  vuole  muovere  in  sintonia  con  Lui  ogni  nostro  desiderio  e  ogni  nostra   scelta:   «ma   già   volgeva   il   mio   disio   e   ‘l   velle,   sì  come  rota  ch’igualmente  è  mossa,  l’amor  che  move  il  sole  e  l’altre  stelle»  (Par  XXXIII,  143-­‐145).    

AGENDA  SETTIMANALE  

8  Domenica  –  XXXII  del  Tempo  Ordinario  8   S.  Messa    10   Visita  Pastorale  della  Comunità  di  Santa       Francesca  Romana  10   Catechismo:  ANNUNCIO    11   S.  Messa  (def.  Gilberto)  21   Lectio  Divina  sul  Ciclo  di  Abramo  (Gen  18)  9  Lunedì  -­‐  Dedicazione  Basilica  Lateranense  17   S.  Vincenzo  18   S.  Rosario  18.30   S.  Messa  (deff.  Angela,  Bruno,  Isabella)  21   Incontro  genitori  ACR  10  Martedì  -­‐  S.  Leone  Magno  Papa  18   S.  Rosario  18.30   S.  Messa  20.30   Giovanissimi  21   Consiglio  Pastorale  Parrocchiale  11  Mercoledì  -­‐  S.  Martino  di  Tours  Vescovo  18   S.  Rosario  18.30   S.  Messa  20   Consiglio  dell’AC  parrocchiale    12  Giovedì  -­‐  S.  Giosafat  Vescovo  17   Adorazione  eucaristica  e  Lectio  divina  18   ACR  (al  Corpus  Domini)  18,30   S.  Messa     Adorazione  eucaristica  fino  alle  22  21   Formazione  Giovani  13  Venerdì  18   S.  Rosario  18,30   S.  Messa    19   Riunione  gruppo  liturgico  21   Prove  dei  canti:  In  coro  con  Rosaria  14  Sabato  15   Corso  di  chitarra  per  ragazzi  16,15   S.  Messa  alla  Residenza  Caterina  18   S.  Rosario  18,30   S.  Messa  prefestiva  (def.  Ivo  e  famiglia)  15  Domenica  XXXIII  del  Tempo  Ordinario    8   S.  Messa  10   Catechismo:  CONDIVISIONE  11   S.  Messa    19   Immissione  canonica  di  don  Nicola       Morcavallo  al  servizio  delle  comunità  di     Villanova  ed  Albarea  

AVVISI  E  APPUNTAMENTI  

ADORAZIONE  EUCARISTICA.  Ogni  giovedì,  alle  ore  17,   il  SS.mo  Sacramento  sarà  esposto   in  chiesa   fino  alle  ore  22  per  la  preghiera  silenziosa  personale.  Al-­‐le   ore   17,   subito   dopo   l’esposizione   dell’Eucaristia,  

sarà  dettato  qualche  punto  di  meditazione  sul  van-­‐gelo  della  domenica.  LECTIO  DIVINA.   Domenica   sera,   alle   ore   21,   terzo  appuntamento   della   lectio   divina   sul   ciclo   di   Abra-­‐mo:   in  particolare  su  Gen  18.  Si   tratta  di  un   impor-­‐tante  momento   formativo   per   i   giovani   e   gli   adulti  della   Parrocchia.   Ogni   incontro   è   così   strutturato:  invocazione  allo  Spirito,  presentazione  del   testo  bi-­‐blico,  silenzio  per  la  riflessione  personale,  dialogo  di  condivisione  e  di  approfondimento.  Gli  spunti  della  meditazione   saranno  poi  di   volta   in   volta   condivisi  con  tutta  la  comunità. S.   VINCENZO.   La   distribuzione   delle   sportine   in  questo  mese  avrà  luogo  lunedì  9  e  lunedì  16.  CONSIGLIO  PASTORALE  PARROCCHIALE.    Il  CPP  si  riunisce  il  10  novembre  per  discutere  sul  seguen-­‐te  ordine  del  giorno:  1)verifica  sulla  festa  di  Sant'A-­‐gostino  e  individuazione  di  alcuni  criteri  su  cui  svi-­‐luppare  la  programmazione  per  la  festa  patronale  del  2016,  anche  in  vista  della  riunione  del  Comitato  Festa  programmata  per  il  7  marzo.    2)  Riflessione  sul  futuro  della  casa  di  Forno  di  Zoldo  e  sulle  modalità  organizzative  e  pastorali  dei  campi  scuola.  3)  programmazione  e  preparazione  al  Tem-­‐po  di  avvento.  FORMAZIONE   GIOVANI   Inizia   giovedì   12   alle   21  anche   la   formazione   dei   giovani   che   si   svilupperà  secondo  un  calendario  definito  successivamente.  DOMENICA   DELLA   SOLIDARIETA’.   Domenica   15,  terza  domenica  del  mese,  raccogliamo,  come  di  con-­‐sueto,  offerte  per  far  fronte  ai  bisogni  delle  famiglie  che  bussano  alla  nostra  porta  per  necessità  varie.  DON   NICOLA   MORCAVALLO   sarà   ufficialmente  presentato   dal   Vescovo   alla   comunità   di   Villanova  domenica  15  novembre  alle  ore  19.  ARCOBALENO.  Sabato  21  novembre  alle  20,  presso  la  mensa  della  Rivana,  si  terrà  una  Cena  di  solidarie-­‐tà   in   favore   dell’Associazione   Arcobaleno   per   dare  un  aiuto  concreto  ai  ragazzi  che  la  frequentano    ANTITRATTA.   Venerdì   27   novembre   alle   20,45,  nella   Sala   parrocchiale,   serata   di   sensibilizzazione  sulla   tratta   di   esseri   umani:   ‘Qui   non   smerciamo  persone’,  con  interventi  dell’Assessore  alle  Politiche  sociali  del  Comune  di  Ferrara  e  del  consulente  lega-­‐le  dell’Associazione  Papa  Giovanni  XXIII.  ANSPI   –  E’   tempo   di   rinnovare   la   propria   associa-­‐zione  per  l’anno  2016.    La  quota  annuale  di  Euro  15  (socio   ordinario)   e   di   Euro   30   (socio   sostenitore)  comprende   l’assicurazione   per   tutte   le   attività   or-­‐ganizzate  dall’Oratorio  (Gite,  Campi,  Festa  patrona-­‐le,  ecc.)  ed  è  un  modo  per  sostenere  tali  iniziative.  

PER  LA  S.  VINCENZO:  OLIO  

 

Pro-memoria sulla celebrazione della Messa

secondo intenzioni particolari

Anche nella nostra Parrocchia si vive la buona prassi di celebrare le SS. Messe secondo le intenzioni particolari dei fedeli, per i vivi o per i defunti. Può essere utile ri-cordare che:

IL VALORE INFINITO DELLA MESSA. Ogni S. Messa è la celebrazione della Pasqua di Gesù, ed ha un va-lore infinito perché attua la salvezza di tutto il genere umano! Ciò significa che la Messa vale per le intenzio-ni di tutti i fedeli che la stanno celebrando con fede. Non ha senso quindi dire ‘Questa è la mia Messa’, an-che se si prega per una particolare intenzione.

CELEBRARE CON FEDE SECONDO UNA INTEN-ZIONE PARTICOLARE. La Chiesa ha sempre ritenuto cosa buona celebrare o far celebrare una Messa se-condo una intenzione particolare (pregare per sé, o per una o più persone, vive o defunte): l’efficacia non è le-gata all’offerta pecuniaria, ma alla fede e all’amore con cui si vive personalmente la Messa. Infatti, vivere bene la Messa significa accogliere l’amore di Gesù Cristo e crescere in questo amore, per il bene nostro e dei fratelli (vivi o defunti) per cui preghiamo.

PERCHÈ L’OFFERTA? La prassi di dare un’offerta ai sacerdoti perché venga celebrata una Messa secondo le proprie intenzioni è motivata dalla opportunità di contribuire al bene della Chiesa, al sostentamento dei suoi ministri e delle sue opere. Le disposizioni canoniche sulla applicazione secondo le intenzioni personali dei fedeli hanno lo scopo di te-nere lontana anche l’apparenza di contrattazione o di commercio. L’offerta consigliata dal Vescovo di Ferrara-Comacchio per la celebrazione di una S. Messa se-condo una particolare intenzione è di € 10,00. Chi fos-se in difficoltà economica può comunque chiedere tranquillamente la celebrazione secondo le proprie in-tenzioni!

UNA MESSA, UNA INTENZIONE. Ogni messa può essere celebrata secondo le intenzioni di una sola persona che ha dato un’offerta (cf. Can. 948). Quindi la regola è che per ogni Messa si prega in particolare secondo una sola intenzione, e non si possono riceve-re offerte per altre intenzioni.

MESSE CON PIÙ INTENZIONI: UNA ECCEZIONE. Secondo quanto sabtilito dal Decreto Mos iugiter della Congregazione per il Clero (22 febbraio 1991), ecce-zionalmente, il prete può celebrare la S. Messa secon-do una intenzione ‘collettiva’ (cioè secondo più in-tenzioni per le quali riceve una offerta), a condizione: - che i fedeli siano esplicitamente avvertiti

- che sia pubblicamente indicato il giorno e l’orario del-la celebrazione, non più di due volte per setti-mana

- che il prete trattenga per sè solamente l’elemosina stabilita dalla Diocesi

Nella Parrocchia di S. Agostino, le S. Messe in cui si possono cumulare le intenzioni sono: - il sabato alle ore 18.30 - la domenica alle ore 11.00

MESSA PRO POPULO. La S. Messa delle ore 8 della domenica verrà sempre applicata ‘pro populo’, cioè per tutta la comunità parrocchiale: è un modo per edu-carci a pregare per tutti i parrocchiani (cf. canone 534 § 1, sugli obblighi del parroco).

 

La  presentazione  dei  doni  nella  S.  Messa  

Nell’ultima  riunione  del  gruppo   liturgico,   si  è  precisato   il  modo   nel   quale   vivere,   durante   la   Messa,   il   momento  della   presentazione   dei   doni.   Dice   l’Ordinamento  generale  del  Messale  Romano:  

La  preparazione  dei  doni    

73.  All'inizio  della  Liturgia  eucaristica  si  portano  all'altare  i   doni,   che   diventeranno   il   Corpo   e   il   Sangue   di  Cristo.  Prima   di   tutto   si   prepara   l'altare,   o   mensa   del  Signore,   che   è   il   centro   di   tutta   la   Liturgia   eucaristica,  ponendovi  sopra   il  corporale,   il  purificatoio,   il  Messale  e  il  calice,  se  non  viene  preparato  alla  credenza.    Poi  si  portano  le  offerte:  è  bene  che  i  fedeli  presentino  il  pane  e  il  vino;  il  sacerdote,  o  il  diacono,  li  riceve  in  luogo  opportuno  e  adatto  e  li  depone  sull'  altare.  Quantunque  i  fedeli   non   portino   più,   come   un   tempo,   il   loro   proprio  pane   e   vino   destinati   alla   Liturgia,   tuttavia   il   rito   della  presentazione   di   questi   doni   conserva   il   suo   valore   e   il  suo  significato  spirituale.    Si   possono   anche   fare   offerte   in   denaro,   o   presentare  altri  doni  per  i  poveri  o  per  la  Chiesa,  portati  dai  fedeli  o  raccolti   in   chiesa.   Essi   vengono  deposti   in   luogo   adatto,  fuori  della  mensa  eucaristica.    74.  Il  canto  all'offertorio  accompagna  la  processione  con  la  quale   si  portano   i  doni;  esso  si  protrae  almeno   fino  a  quando  i  doni  sono  stati  deposti  sull'altare.    

Normalmente,   dunque,   nelle   messe   domenicali,   al  termine  della  preghiera  dei  fedeli,  tutti  sono  invitati  ad  alzarsi  per  portare  la  propria  offerta  (in  denaro  o  in   generi   alimentari)   negli   appositi   cesti.   Intanto   si  esegue   il   canto  di  offertorio.  Terminata   la   raccolta,  si  portano  all’altare   il  pane  e   il   vino  per   il   sacrificio  eucaristico   e   i   cesti   con   le   offerte   dei   fedeli,   che  vengono  depositati  ai  piedi  dell’altare.  Termina  pure  il  canto  e  il  sacerdote  offre  il  pane  e  il  vino  a  nome  di  tutti  con  le  parole  «Benedetto  sei  tu,  Signore…».  

 

 

Tra il 9 e il 13 novembre 2015 si terrà a Firenze il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale. Dopo Evangelizzazione e promozione umana (Roma 1976), Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini (Loreto 1985), Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia (Palermo 1995) e Testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo (Verona 2006), titoli dei convegni ecclesiali precedenti, i Vescovi italiani hanno voluto questo nuovo Convegno In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Il 5° Convegno affronterà il trapasso culturale e sociale che caratterizza il nostro tempo e che incide sempre più nella mentalità e nel costume delle persone, sradicando a volte principi e valori fondamentali per l’esistenza personale, familiare e sociale. L’atteggiamento che deve ispirare la riflessione è quello a cui richiama quotidianamente papa Francesco: leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore che Gesù ci ha insegnato. Solo una Chiesa che si rende vicina alle persone e alla loro vita reale, infatti, pone le condizioni per l’annuncio e la comunicazione della fede. In tale cammino di rinnovamento non è difficile scorgere alcune costanti che complessivamente delineano il percorso delle nostre Chiese. Al centro dell’attenzione è sempre rimasta l’evangelizzazione, attuata in spirito di dialogo con il contesto sociale italiano. Rispetto a questa missione, dopo il Vaticano II, le nostre comunità si sono interpretate come segno della presenza salvifica del Signore sul territorio. Di conseguenza, sempre desta è stata anche l’attenzione nei riguardi dell’humanum, chiamato insistentemente in causa: nella prospettiva della promozione umana a

Roma; nell’orizzonte comunitario e in quello sociale rispettivamente a Loreto e a Palermo; infine, a Verona, sotto le cifre esistenziali degli affetti, del lavoro e della festa, della fragilità, dell’educarsi vicendevolmente e del convivere nel rispetto di regole stabilite democraticamente. Il Vangelo annunciato dalla Chiesa illumina di senso il volto dell’uomo e permette di intuire le risposte meno scontate ai suoi interrogativi più profondi (cf. Gaudium et spes 41).

Si può discutere – come del resto s’è fatto – su modalità, contenuti ed esiti di questi Convegni ecclesiali, ma non si può non riconoscere che essi hanno contribuito a delineare il volto storico delle nostre Chiese, innescando una serie di reazioni virtuose utili a dare vitalità alle nostre Diocesi. La stagione dei Convegni nazionali esprime tutto ciò in un rinnovato stile ecclesiale, che porta a convenire, traduzione permanente del paradigma sinodale rappresentato dal Concilio. Questa prassi realizza la Chiesa quale esperienza di comunione, allenandola a vivere la sua vocazione di «sacramento dell’unità del genere umano» in cammino verso Dio (Lumen gentium 9).

(Dalla presentazione di Mons. Nosiglia)  

Visita  pastorale  della  parrocchia  

di  S.  Francesca  Romana  Ospitiamo   oggi   gli   amici   della   Comunità  parrocchiale   di   S.   Francesca   Romana.   Già   da  molti  anni   c’è   un   legame   particolare   tra   le   nostre  Parrocchie,  nato  in  un  primo  tempo  con  lo  ‘scambio  dei   parroci’   che   nel   mese   missionario   di   ottobre  celebravano   nelle   comunità   sorelle   e   sviluppatosi  con   la   partecipazione   di   tutti   i   parrocchiani   di   una  comunità  alla  celebrazione  eucaristica  dell’altra.  

Si   tratta   di   una   piccola  ma   significativa   esperienza  che   ci   richiama   l’appartenenza   all’unica   Chiesa  diocesana   di   Ferrara-­‐Comacchio   e   ci   aiuta   a  condividere   il   cammino   dei   fratelli   cristiani   al   di   là  dei  confini  parrocchiali.  

I   ragazzi  della  catechesi  di  S.  Francesca  si   ritrovano  questa   domenica   alle   ore   10   in   chiesa   assieme   ai  ragazzi   della   nostra   parrocchia:   dopo   un  momento  di  preghiera  tutti  insieme,  si  divideranno  nei  gruppi  del   catechismo   per   condividere   un   tratto   del  cammino   di   formazione   e   per   approfondire   la  conoscenza  reciproca.  Alle  ore  11,   la  S.  Messa  sarà  presieduta  da  don  Michele  e  don  Andrea  Zerbini  (il  parroco  di  S.  Francesca)  con  le  due  comunità  riunite  per   pregare   insieme.   Al   termine   della   celebrazione    ci   sarà   uno   scambio   di   valigie   da   viaggio:   sarà   il  segno   del   desiderio   di   ‘Camminare   insieme’,   come  un  unico  popolo  di  Dio.