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1 VIAGGIO D’ISTRUZIONE A.S. 2013 -2O14 ISTITUTO COMPRENSIVO MATER DOMINI CATANZARO Roma 11-12– 13– 14 maggio 2014

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VIAGGIO D’ISTRUZIONE

A.S . 2013 -2O14

ISTITUTO COMPRENSIVO MATER DOMINI

CATANZARO

Roma 11-12– 13– 14 maggio 2014

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Prima tappa L’abbazia di Montecassino Fondata nel 529 da san Benedetto da Norcia sul luogo di un'antica torre e di un tempio dedicato ad Apollo, situato a 519 metri sul livello del mare, ha subito nel corso della sua storia un'alterna vicenda di distruzioni, saccheggi, terremoti e successive ricostruzioni. Nel 577, il monastero venne di-strutto per la prima volta dai Longobardi e la comunità dei monaci, con le spoglie del santo fondatore, dovette ripararsi a Roma. Ricostruita intorno al 717 l'Abbazia venne distrutta una seconda volta dai Saraceni nel 883, venendo riedificata per volere di papa Agapito II solo nel 949. Per tutto il medioe-vo, l'Abbazia fu un centro di cultura attraverso i suoi abati, le sue biblioteche, i suoi archivi. Testimonianze storiche del più alto interesse e di sicura validità sono state raccolte e tra-mandate a Montecassino: dai primi preziosi documenti in lingua volgare ai famosi codici miniati cassinesi, ai preziosi e rarissimi incunaboli. Il più illustre dei suoi abati fu forse Desi-derio - il futuro papa Vittore III (sepolto nell'abbazia stessa) - che alla fine dell'XI secolo fece ricostruire completamente l'abbazia ed ornò la chiesa di preziosissimi affreschi e mosai-ci. Distrutta da un terremoto nel 1349 fu nuovamente rico-struita nel 1366, l'abbazia assunse nel XVII secolo l'aspetto tipico di un monumento barocco napoletano, grazie anche alle decorazioni pittoriche di numerosi artisti. In queste for-me era giunto fino a noi l'antico monastero prima che il 18 febbraio del 1944, durante la seconda fase della battaglia di Montecassino, un bombardamento massiccio delle forze alleate, che sospettavano la presenza di reparti tedeschi, lo distruggesse nuovamente. Il bombardamento cominciò la mattina del 15 febbraio e ben 142 bombardieri pesanti e 114 bombardieri medi rasero al suolo l'Abbazia. Per merito dell'allora arciabate Gregorio Diamare, e del colonnello Julius Schlegel della Divisione corazzata Hermann Goring, l'archivio ed i più preziosi documenti bibliografici furono posti in salvo. La ricostruzione, iniziata subito dopo la fine della guerra, ha mirato ad una riproduzione esatta delle architetture di-strutte. Il restauro fu realizzato dal 1948 al 1956, Papa Bene-detto XVI si è recato in visita a Montecassino il 24 maggio 2009, nel 65º anniversario della distruzione dell'Abbazia. Il Pontefice - che al momento della sua elezione sul trono di Pietro aveva scelto il proprio nome anche ispirandosi alla figura di san Benedetto da Norcia - ha pregato sulla tomba del santo, ricordandone l'importanza nella formazione cultu-rale europea.

I cimiteri di guerra Le nazioni che presero parte ai combattimenti per Cassino vollero che le migliaia di uomini caduti sulla linea Gustav fossero sepolti nei luoghi dove ebbero a combattere e dove si sacrificarono. Cassino e i comuni limitrofi accolgono alcuni sacrari militari presso i quali si recano in pellegrinaggio i pa-renti, i commilitoni e i compatrioti di questi caduti e si tengo-no cerimonie di commemorazione. Il cimitero Inglese, che ospita 4.265 salme, è sotto la rocca sulla strada Casilina che porta a S. Angelo in Theodice. Fu inaugurato il 31 agosto 1956 alla presenza del gen. Alexander e di tutti gli ambasciatori del Commonwealth. Al centro del cimitero un grande giardino dove campeggia un altare con la scritta their names liveth for evermore (i loro nomi vivranno per sempre) Il cimitero di Mignano Montelungo. Ospita 975 salme della guerra di liberazione 1943-45, provenienti dai vari cimiteri di guerra sparsi lungo tutta la penisola; nell'ultimo emiciclo in alto è situata la tomba del gen. Umberto Utili, morto nel 1952 e lì sepolto. Cimitero tedesco -Caira (Colle Marino). Ospita 20.027 salme ed è uno dei più importanti cimiteri di guerra tedeschi in Ita-lia. Fu iniziato nel 1959 dall'arch. Tischler e condotto a termi-ne dal prof. Offenberg; raccoglie le salme dei combattenti sotto la bandiera tedesca caduti nel meridione d'Italia (esclusa la Sicilia). Cimitero del Commonwealth- Cassino. Situato sulla strada che porta a S. Angelo in Theodice; fu inaugurato nel 1956 alla presenza del gen. Alexander e di tutti gli ambasciatori del Commonwealth. Nel Cimitero si trovano ora sepolti o com-memorati 3.982 soldati del Commonwealth della Seconda Guerra Mondiale. All'interno del cimitero si trova il Cassino Memorial, che commemora oltre 4.044 soldati le cui tombe non sono note. Cimitero polacco -Cassino (Monte Cassino). Ospita 1.052 salme del 2° Corpo d'Armata polacco, comprese quelle del gen. Anders insieme alla moglie e del cappellano arcivescovo Gawlina, morti nel 1970 e lì trasferiti per loro volontà stessa. Il sacrario è affidato alla custodia dei monaci del Monastero.

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Il Commonwealth Il Commonwealth è un’associazione volontaria di 53 stati indipendenti e sovrani, che collaborano nell’interesse co-mune dei loro popoli per promuovere la comprensione in-ternazionale e la pace nel mondo. Il Commonwealth è stato promosso dalla Gran Bretagna ed i membri sono Stati che facevano parte dell’impero britanni-co: 30 sono repubbliche, 21 sono monarchie e 16 sono mo-narchie che riconoscono il sovrano inglese come capo dello stato. Il Commonwealth crede nella libertà degli individui, nella pace internazionale come requisito essenziale per la prosperità e nella cooperazione internazionale e si oppone a tutte le forme di dominio coloniale e di oppressione raz-ziale. Regno Unito (1931) Canada (1931) Sudafrica (1931; uscito nel 1961 ma tornato nel 1994) Stato Libero d'Irlanda (1931; uscito nel 1949) Terranova (1931; diventata provincia del Canada nel 1949) Australia (1942; invitata nel 1931 ma ratificata nel 1942) Nuova Zelanda (1947; invitata nel 1931 ma ratificata nel 1947) India (1947) Pakistan (1947; uscito nel 1972 ma rientrato nel 1989) Sri Lanka (1948) Ghana (1957) Malaysia (1957) Federazione delle Indie Occidentali (1958; scissa nel 1962) Nigeria (1960; sospesa nel 1995 ma riammessa nel 1999) Cipro (1961) Tanganika (1961; unitasi a Zanzibar per formare la Tanzania nel 1964) Sierra Leone (1961) Giamaica (1962) Trinidad e Tobago (1962) Uganda (1962) Zanzibar (1963; unitasi a Tanganika per formare la Tanzania nel 1964) Kenya (1963) Tanzania (1964) Malawi (1964) Malta (1964) Zambia (1964)

Montecassino e la linea Gustav Montecassino va presa perché blocca agli Alleati la strada per Roma. Ci provano e falliscono gli Inglesi, i Gurkha e i Neozelan-desi, tutti respinti dai paracadutisti tedeschi. Ci riusciranno, al quarto tentativo, i Polacchi. Il generale Wladyslaw Anders, 51 anni, comanda il Corpo polacco e ha chiesto l'onore di attacca-re ciò che resta dell'Abbazia, demolita dagli aerei americani. L'offensiva scatta l'11 maggio 1944, portata dalle divisioni Kar-patia e Kresova. I Polacchi vanno all'assalto del monte tre vol-te e tre volte sono respinti. Al mattino del 12 hanno già perso il 20 per cento degli uomini. Hanno difronte la Prima divisione paracadutisti del generale Heinrich. Montecassino domina la valle e i tedeschi difendono da posizione favorevole la loro fortezza diroccata. I cecchini colpiscono i polacchi come uccelli appollaiati sui rami. Tedeschi e Polacchi uccidono per non es-sere uccisi. L'attacco decisivo Il 17 gli uomini di Anders ripartono all'attacco della montagna. all'alba del 18 la montagna viene conquistata. L’intero fronte tedesco sulla linea Gustav sta cedendo sotto i colpi degli Allea-ti e quella di Anders è stata l'ultima sanguinosa battaglia Sulle rovine di Montecassino scende il silenzio. Nel cielo di mezzo-giorno soldati issano al vento la bandiera rossa e bianca e piangono come bambini. Dopo sei mesi la battaglia di Cassino è finita e la strada per Roma è aperta agli americani del gene-rale Clark.

Una lapide per ricordare Il generale polacco Anders dopo la guerra si rifiu-terà di tornare nella Polonia comunista. Morirà a Londra, in esilio. I suoi uomini si disperderanno. L'abbazia di Montecassino rinascerà. Nel cimitero polacco di Cassino resta una scritta su una lapide. Dice: «Noi soldati polacchi abbiamo dato le nostre anime a Dio, i nostri corpi all'Italia e i nostri cuori alla Polonia».

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PIAZZA NAVONA E’ sicuramente la piazza più elegante e la più gioiosa piazza romana. Sorta sulle ceneri dell’antico stadio Domiziano, lungo 275 metri e largo 106, poteva contenere fino a 30.000 spettatori. Alcuni resti delle imponenti costruzioni sono anco-ra visibili in un palazzo in piazza di Tor Sanguigna o negli am-bienti sotterranei della chiesa di Sant'Agnese in Agone. La piazza era utilizzata in antichità per le competizioni di vario tipo. Il nome della piazza deriverebbe dai giochi “agonali “ (gare ginniche) che vi si tenevano ma, probabilmente, po-trebbe riferirsi all'usanza, sopravvissuta fino all'Ottocento, di allagare il fondo concavo per le sfilate degli equipaggi dei prelati e dei principi , in ricordo delle antiche “naumachie”. Oggi la piazza ospita artisti di strada, pittori e ritrattisti che in pochi minuti riescono a catturare i tratti più caratteristici del modello. Nel periodo natalizio la piazza si illumina di mille colori e si riempie di bancarelle e dolciumi, oggetti d’artigia-nato e statuette per il presepe. Il tipico mercato invade la piazza fino alla discesa della befana nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. La chiesa di Sant'Agnese, a croce greca, venne rea-lizzata su progetto iniziale di Carlo Rainaldi, al quale seguì Francesco Borromini, autore del celebre prospetto sulla piaz-za. Al centro della piazza spicca la monumentale fontana dei Quattro Fiumi del Bernini, mentre a nord è la fontana del Moro, scolpita su disegno di Giacomo della Porta e ritoccata dallo stesso Bernini e a sud la fontana del Nettuno, opera di Gregorio Zappalà e Antonio della Bitta (XIX secolo). La fontana dei Quattro Fiumi sorge al centro della piazza, nel punto in cui fino ad allora si trovava un “beveratore”, una semplice vasca quadrata per l’abbeveraggio dei cavalli. Si compone di una base formata da una grande vasca ellittica a livello della pavimentazione stradale, sormontata da un gran-de gruppo marmoreo, sulla cui sommità si eleva un obelisco. Le statue in marmo bianco che compongono la fontana han-no una dimensione maggiore di quella reale. I nudi rappre-sentano le allegorie dei quattro principali fiumi della Terra, uno per ciascuno dei continenti allora conosciuti, che nell'o-

pera sono rappresentati come dei giganti in marmo che sie-dono appoggiati sullo scoglio centrale in travertino il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata.

Leggende sulla fontana Una leggenda, molto popolare ancora ai giorni nostri, è lega-ta alla rivalità tra il Bernini e l'altro grande maestro del baroc-co, il Borromini. Si racconta, infatti che la statua del Rio della Plata tenga alzato il braccio per ripararsi dall’eventuale crollo del campanile o della cupola della prospiciente chiesa di Sant'Agnese in Agone e per sorreggere i suoi resti; ugualmen-te la statua del Nilo si copre il volto per non doverla vedere in realtà, la copertura della testa è dovuta al fatto che quan-do fu realizzata non se ne conoscevano ancora le sorgenti. Si tratta di un evidente anacronismo storico, poiché la fontana fu realizzata tra il 1648 e il 1651, mentre la chiesa di Sant'A-gnese in Agone fu iniziata dal Borromini non prima del 1652 . Sono inoltre tramandate dai cronisti dell'epoca alcuni esempi del carattere giocoso del Bernini: il 12 giugno 1651, giorno dell'inaugurazione della fontana, alla presenza di papa Inno-cenzo X, dopo aver scoperto il suo lavoro tutti rimasero fol-gorati dalla bellezza delle statue e dalle decorazioni in verni-ce dorata, ma la fontana era priva di acqua. Bernini raccolse le congratulazioni di tutti, compreso il papa, il quale non fece cenno della mancanza per non umiliarlo e, solo quando il pontefice stava facendo girare il corteo per andarsene ad un cenno del Bernini venne finalmente aperta la leva che fece sgorgare le acque, con grande ammirazione e soddisfazione di tutti. Anche in un'altra occasione Bernini dimostrò senso dell'umorismo: molti erano preoccupati della stabilità dell'o-belisco sulla fontana e più di uno gli fece notare che il suo innalzamento era una sfida all'equilibrio naturale, tanto che un giorno alcuni suoi rivali sparsero la voce che l'obelisco stesse per crollare. Bernini non mancò di arrivare presto, e, davanti alla numerosa folla che si era radunata, fissò alla ba-se dell'obelisco quattro cordicelle sottili che solennemente attaccò con dei chiodini ai muri delle case circostanti della piazza.

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MONTECITORIO

Palazzo Montecitorio è un edificio di Roma, che si affaccia su piazza del Parlamento. Nel palazzo Montecitorio c’è la Camera dei deputati della Repubblica italiana. La storia del palazzo inizia nel 1653 quando Innocenzo X commissionò a Gian Lorenzo Bernini di realizzare una residenza per la fami-glia Ludovisi. II Bernini, straordinario interprete del barocco romano, realizzò un edificio che, sia nella struttura che nelle decorazioni, si adattava all’assetto urbanistico preesistente. I lavori subirono un brusco rallentamento nel 1654 per una lite avvenuta tra Innocenzo X e il principe Ludovisi che aveva sposato la cognata del Papa, furono ripresi circa vent’anni dopo dall’architetto Carlo Fontana. Carlo Fontana conservò la caratteristica facciata aggiungendo due porte al lato dell’ ingresso principale. Il palazzo fu sede dei tribunali pontifici, del Governatorato di Roma e della direzione di polizia, assu-mendo un ruolo di spicco nella vita giudiziaria e amministra-tiva del governo pontificio. Con l’unità d’ Italia, Palazzo Mon-tecitorio fu espropriato dallo Stato italiano e destinato ad ospitare la Camera dei Deputati. Le modifiche necessarie alle nuove mansioni vennero compiute rapidamente, il compito di edificare l’aula dell’ assemblea fu affidato all’ingegnere Paolo Comotto, che costruì nel cortile una sala semicircolare a gradinate su un’intelaiatura di ferro interamente ricoperta di legno e inaugurata il 27 novembre 1871. La nuova aula si dimostrò tuttavia inadeguata dotata di una pessima acusti-ca , freddissima d’ inverno e troppo calda d’ estate. Inoltre , a causa di infiltrazioni d’acqua, fu dichiarata pericolante e chiusa nel 1900. Nel frattempo, fallito un tentativo di costrui-re un nuovo palazzo del Parlamento in Via Nazionale, venne costruita una nuova aula provvisoria in via della Missione e solo nel 1918 fu inaugurata la sede definitiva di Palazzo Mon-tecitorio. I lavori di ampliamento del palazzo erano stati affidati all’ architetto palermitano Ernesto Basile, esponente che eseguì importanti interventi costruendo un nuovo edificio alle spalle dell’ originale. Basile mantenne solo la parte frontale del palazzo berniniano riducendo invece il cortile e demolendo le ali e la parte posteriore e innalzan-do sulla piazza del Parlamento il nuovo corpo di fabbrica. All’ interno di questo blocco Basile collocò l’aula delle sedute illuminata da uno straordinario lucernario a ventaglio in stile liberty, il famoso Velario di Giovanni Beltrami . A Basile

si deve anche il grande salone detto “Transatlantico” , lungo ed imponente, posto sul diametro dell’ emiciclo, la curiosa denominazione è dovuta all’ arredo tipico delle grandi navi d’inizio Novecento. Le più importanti sale di rappresentanza si trovano al secondo piano, insieme agli uffici del Presidente e dei componenti dell’ Ufficio di Presidenza e del Segretario generale. Attraverso uno scalone monumentale, si accede al cosiddetto corridoio dei busti, lungo il quale sono esposti una trentina di busti in bronzo e marmo di illustri deputati e di presidenti della Camera. Un altro salone è chiamato “della lupa” e deve il suo nome alla presenza di una scul-tura in bronzo della lupa capitolina . Qui fu proclamato il risultato del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e qui ancora oggi si svolgono riunioni importanti. A Palazzo Montecitorio si trovano più di mille dipinti e sculture datati tra il XVI e XX secolo, alcune migliaia di incisioni e stampe di varie epoche, un nucleo consistente di reperti archeologici e una discreta quantità di beni artistici tra i quali: orologi, mobili d’epoca, arazzi e busti.

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IL CAMPIDOGLIO Secondo la leggenda il primo insediamento sul colle fu fonda-to dal dio Saturno nel quale furono accolti i greci guidati da Ercole. Il Campidoglio dovette essere abitato fin all’ età del bronzo, come provano alcune ceramiche scoperte ai piedi di esso, nell’ area sacra di Sant’ Omobono. Secondo lo storico Tacito il Campidoglio, come pure il sottostante Foro Romano, furono aggiunti alla Roma quadrata di Romolo da Tito Tazio. Altri lavori sul monte furono eseguiti da Tarquinio Prisco, il quale vi costruì il trionfale. Il Campidoglio è legato alla presa

della rocca ad opera dei Sabini che attaccarono i romani per vendicarsi del ratto delle sabine e che terminò solo grazie all’ intervento delle donne rapite ormai spose e madri dei roma-ni. Il nome del colle deriva probabilmente dalla testa di un guerriero di nome Tolo o Olo rinvenuta durante gli scavi per le fondazioni del tempio di Giove Ottimo Massimo o Giove Capitolino (Capitolium) e dedicato alle Triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva che anticamente occupava la se-conda sommità del colle ed era solo un altare. Fu proprio durante le opere di scavo delle sue fondazioni che fu ritrova-to un teschio umano da ciò si ipotizza che abbia preso nome l’intero colle caput Auli da cui Capitolium. All’ epoca dell’ invasione gallica del 390 a.C. il Campidoglio fu sede di uno degli episodi più famosi, quello delle oche capitoline tenute nel recinto sacro del tempio di Giunone che con il loro star-nazzare svelarono il tentativo di assalto notturno dei Galli. In ricordo dell’ episodio venne eretto nel 345-344 a.C. il tempio di Giunone. Il Campidoglio è anche la sede del comune di Roma.

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LA PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO

L’aspetto attuale di piazza del Campidoglio è il prodotto del genio architettonico di Michelangelo. Nel Cinquecento papa Paolo III affidò a Michelangelo la ristrutturazione della piazza: l’artista morì prima della realizzazione completa dei lavori, che vennero comunque proseguiti e finiti nel XVII secolo nel pieno rispetto del progetto originario. Vi si accede da una monumentale scalinata detta "Cordonata" ornata di statue. A guardia della scalinata michelangiolesca che sale a piazza del Campidoglio sono poste le statue dei Dioscuri, Castore e Polluce, figli, secondo l'antica leggenda, di Zeus e di Leda. Sin dal ritrovamento, nella metà del Cinquecento, le due statue subirono numerosi restauri; al centro della piazza c’è la fa-mosa statua equestre in bronzo dorato dell’imperatore Mar-co Aurelio in alto la Torre del Campidoglio. La piazza ha una pianta trapezoidale e si presenta come una terrazza panora-mica sulla città: molto suggestivo è lo spettacolo dei Fori ro-mani che da qui si può godere; particolarmente bella è la pavimentazione, con il famoso disegno “a stella” ideato da Michelangelo, a sottolineare la centralità simbolica di questo luogo. I dei due palazzi laterali oggi sono sedi della Pinacote-ca e del Museo Capitolino. Consapevole dei due millenni di storia che vivono su questo colle, Michelangelo volle fare della piazza un palcoscenico per le grandi statue della Roma antica, prima fra tutte quella di Marco Aurelio quella che vediamo oggi è una copia, l’originale si trova nei Musei Capi-tolini.

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TOMBE DEI PAPI Le Grotte Vaticane si estendono sotto una parte della navata centrale della Basilica di San Pietro, tre metri sotto l’attuale pavimento, dall’altare maggiore. Formano una vera e propria chiesa sotterranea che occupa lo spazio tra l’attuale pavi-mento della Basilica e quello dell’antica Basilica costantiniana del IV secolo. Gli angusti spazi, furono scavati dagli architetti rinascimentali per preparare le fondamenta dell’attuale Basi-lica. La pianta delle Grotte Vaticane, che si diramano in nic-chie, corridoi e cappelle laterali, è quella di una chiesa a tre navate, e così dette Grotte Vecchie, con cappelle che ospita-no le sepolture dei papi; l’abside semicircolare della chiesa, con cappelle e monumenti funebri, le così dette Grotte Nuo-ve, ha come centro ideale la cappella di San Pietro, alla quale corrisponde, sopra le grotte, la tomba dell’Apostolo Pietro, il primo papa romano. Oltre a custodire le tombe di numerosi pontefici, le grotte sono ricche di opere d’arte provenienti dall’antica Basilica. Sotto le grotte si estende una necropoli con antichi sepolcri cristiani e la zona sacra della tomba di San Pietro. Farsi seppellire nelle Grotte Vaticane, vicino alla tomba di Pietro, è stato il desiderio di molti Papi, re e regine; Tra le più antiche personalità sepolte nelle Grotte ricordiamo l’appena venticinquenne Papa tedesco Gregorio V (996-999), l’imperatore Ottone II , morto a Roma nel 983, e Adriano IV

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IL COLOSSEO Il Colosseo è il più grande Anfiteatro del mondo. E’ situato nel centro di Roma. Gli storici ritengono che sia stato origina-riamente utilizzato per tutto, dalle sfide tra i gladiatori a finte battaglie navali e nei secoli successivi come ospedale, fortez-za, cava, e santuario cristiano. La vastità della sua maestria architettonica, accoppiata con la sua storia rappresenta un’i-cona dell'antico impero romano. Voluto dall’imperatore Ve-spasiano e terminato da suo figlio Tito nell’80 d.C., era desti-nato ai combattimenti e giochi tra i gladiatori e alle simula-zioni di caccia ad animali feroci ed esotici. E’ probabilmente il monumento più famoso al mondo, conosciuto con il nome di Colosseo per la statua di bronzo di Nerone che nel II sec.d.C. fu messa vicino al monumento, si chiama in realtà Anfiteatro Flavio. Oggi è simbolo della città ed è una delle sue maggio-ri attrazioni turistiche. In grado di contenere circa cinquan-tamila persone, il Colosseo ha una forma ellittica con 1719

metri di circonferenza e 159 metri di altezza. I primi tre piani sono dotati di colonne in stile dorico, ioniche e corinzie, e un sistema elaborato di camere, corridoi e volte ubicate sotto il pavimento dell'arena. Il Colosseo fu costruito in circa dieci anni e rimase in servizio per circa quattro secoli e mezzo. La funzione principale del Colosseo era quella di ospitare eventi pubblici con lo scopo di distrarre e controllare socialmente il pubblico. In sostanza, i gladiatori e gli animali combattevano l'uno contro l'altro fino alla morte. L’arena era aperta a tutti i cittadini romani a titolo gratuito però solo le classi gentilizie potevano sedersi sui sedili di marmo verso il basso, mentre, il popolo restava in piedi sulla parte alta della struttura. In occasione dell'inaugurazione, furono indetti cento giorni di giochi e cerimoniali che causarono la morte di più di cinque-mila tra uomini e animali selvatici in feroci combattimenti. Dopo la fine dell'Impero romano, il Colosseo cadde in un periodo costante di abbandono fino a quando fu preso in gestione dalla chiesa cattolica. Secoli di abbandono, due grandi terremoti e un grande incendio lasciarono il Colosseo in rovina prima di essere sottoposto a lavori di ristrutturazio-ne durante il Medioevo per essere usato come castello, cimi-tero e fortezza. Il Colosseo oggi è diventato un luogo di culto religioso per i cristiani, in memoria di tanti di loro che hanno trovato la morte durante il periodo della persecuzione. I turisti che visitano il Colosseo possono immaginare con gli occhi e la mente la storia del più antico ed intatto monumen-to che la civiltà romana ha trasmesso ai posteri, come dono di un'epoca che ha segnato la storia del mondo moderno. Nel 2007 è stato inserito fra le nuove 7 meraviglie del mon-do.

(1154-1159), unico papa inglese della storia; Papa Bonifacio VIII (1294-1303), che riposa sotto la splendida scultura di Arnolfo di Cambio; Papa Pio VI, morto prigioniero dei francesi nel 1779, è racchiuso in un sarcofago paleocristiano ma rivive nel marmo in cui Antonio Canova lo immortalò in preghiera. Tra i re Giacomo III Stuart e i suoi figli, la regina Cristina di Svezia (1626-1689). Se si eccettuano gli ultimi Papi sepolti nelle Grotte Vaticane (Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II), molto Pontefici del pas-sato preferirono invece essere sepolti altrove: Pio IX, per esempio, riposa nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, Leone XIII in San Giovanni di Laterano.

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Piazza di Spagna

Al centro della piazza vi è la famosa fontana della Barcaccia, che risale al primo periodo barocco, scolpita da Pietro Berni-ni e da suo figlio, il più celebre Gian Lorenzo Bernini. La monumentale scalinata di 135 gradini fu inaugurata da papa Benedetto XIII in occasione del Giubileo del 1725; essa venne realizzata (grazie a dei finanziamenti francesi del 1721-1725) per collegare l'ambasciata borboni-ca spagnola (a cui la piazza deve il nome) alla chiesa di Trinità dei Monti. Venne progettata sia da Alessandro Specchi che da Francesco De Sanctis dopo generazioni di lunghe ed acce-se discussioni su come il ripido pendio sul lato del Pincio do-vesse essere urbanizzato per collegarlo alla chiesa. La solu-zione finale scelta fu quella di Francesco De Sanctis: una grande scalinata decorata da numerose terrazze-giardino, che in primavera ed estate viene addobbata splendidamente con molti fiori. La sontuosa, aristocratica scalinata, posta all'apice di un lungo asse viario che portava al Tevere, fu di-segnata in modo che avvicinandosi, gli effetti scenici aumen-tassero man mano. Tipico della grande architettura barocca era infatti la creazione di lunghe, profonde prospettive culmi-nanti con quinte o sfondi a carattere monumentale. La scali-nata è composta da tre parti e comprende anche parecchie zone di sosta. Nelle intenzioni dell’architetto infatti, la scala doveva servire non solo al passaggio delle persone ma anche come luogo di ritrovo. A tale scopo furono realizzate delle terrazze che ancora oggi sono affollate sia di turisti che di abitanti di Roma. Il progetto originale prevedeva anche delle lunghe file di alberi ai lati, alternati a sculture ed ornamenti che però non sono mai stati realizzati. Nel periodo di prima-vera-estate la scala, come già detto in precedenza, viene ad-dobbata con fiori e nello stesso periodo è anche sede di un’importante sfilata di moda. La scalinata nel 2005 è stata oggetto di un profondo restauro.

FORI IMPERIALI I Fori Imperiali furono il centro della vita pubblica romana. Rappresentano una passeggiata in una storia millenaria che inizia nel VI secolo a.C. I Fori Imperiali di Roma raccolgono una serie di piazze monumentali edificate tra il 46 a.C. e il 113 d.C. Vengono considerati il centro dell'attività politica di Roma anti-ca. I Fori Imperiali sono composti da: Foro di Cesare, Foro di Augusto, Foro della Pace, Foro di Nerva ed il Foro di Traiano. La nascita dei Fori Imperiali segna il passaggio dalla repubblica all'impero, sull'esempio di Giulio Cesare che costruì il primo foro del complesso nel 46 a. C., tutti i più importanti imperatori romano hanno voluto lasciare il loro segno costruendo un foro intitolato al loro nome. L'area archeologica è una delle più ric-che al mondo, e per tutti gli amanti dell'arte e del mondo anti-co la visita dei Fori Imperiali rappresenta una delle tappe più suggestive che Roma può offrire.

ll più importante tra i vari fori che compongono il complesso è il Foro di Traiano, costruito da Traiano stesso per celebrare la vittoria romana in Dacia nel 105 d. C., i lavori furono affidati ad Apollodoro di Damasco. Per realizzare l'opera non si esitò ad attuare lo sbancamento parziale del Colle Quirinale, e conse-guentemente furono costruiti i Mercati Traianei, che si svolgo-no assecondando il terreno scosceso del colle. All'interno del Foro di Traiano trova la sua sistemazione la Colonna Traiana che raffigura nei suoi disegni le gesta romane durante la guerra di Dacia.

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Il Vittoriano, meglio conosciuto come Altare della patria, è il monumento celebrativo costruito a Roma nel 1885 in piazza Ve-

nezia, all'incrocio tra Via del Corso e Via Fori Imperiali. Esso prende il nome da Vittorio Emanuele II, il primo re d'Italia a cui è

dedicato. Alla sua morte nel 1878, infatti, si decise di innalzare un monumento per celebrare il re, considerato il Padre della

Patria, artefice dell'unità e della libertà della Nazione e con lui celebrare l'intera stagione del Risorgimento. Il Vittoriano , co-

struito in stile neoclassico , è largo 135 metri, profondo 130 e alto 81. Il tema centrale di tutto il monumento è rappresentato

dalle due iscrizioni sui propilei: "PATRIAE UNITATI" (All’unità della patria) e "CIVITUM LIBERTATI"( Alla libertà dei cittadini). Il

Vittoriano è infatti la rappresentazione dell’Italia Unita e tutte le decorazioni di cui è costituito sottolineano l'importanza di

tutto ciò. Alla base del Vittoriano si trovano le Fontane dei due mari, poste ai lati dello stesso: la fontana di sinistra, di Emilio

Quadrelli, rappresenta il mare Adriatico, rivolto a Oriente, con il Leone di San Marco. A destra il Tirreno, di Pietro Canonica,

con la lupa di Roma e la sirena Partenope. Al Vittoriano si accede attraverso un'ampia scalinata e la salita è accompagnata da

sei gruppi scolpiti, due in bronzo dorato e quattro in botticino, il marmo bresciano che riveste tutto il monumento. Essi rappre-

sentano allegoricamente i Valori civili del popolo italiano: azione, pensiero, concordia, diritto, forza, sacrificio. Al centro della

scalinata si trova il Monumento al Milite Ignoto, detto anche Altare della Patria, dove il 4 novembre 1921 fu sepolto un anoni-

mo soldato della Prima Guerra Mondiale in ricordo dei tantissimi caduti durante la Grande Guerra e rimasti senza sepoltura o

non identificati. Veglia la tomba del Milite Ignoto la grande statua della dea Roma nelle sembianze di Minerva. Procedendo in

alto, gli altorilievi delle quattordici città italiane fungono da piedistallo della statua equestre di Vittorio Emanuele II. Le città

rappresentate (Genova, Milano, Bologna, Ferrara, Pisa, Mantova, Urbino, Palermo, Firenze, Torino, Ravenna, Amalfi, Napoli,

Venezia) furono o capitali o Repubbliche marinare. La figura a cavallo di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, è il perno del

monumento. Fu realizzata fondendo 50 tonnellate di bronzo, ricavate da cannoni forniti dal Ministero della Guerra. La statua

equestre, affidata ad Enrico Chiaradia nel 1889, e completata da Emilio Gallori, fu inaugurata il 4 giugno del 1911. Le dimensio-

ni sono gigantesche: è lunga 10 metri ed alta 12. A fare da quinta alla statua equestre c'è il portico, lungo 72 metri, contenente

sedici statue, una per ognuna delle sedici regioni italiane di fine Ottocento. La realizzazione di ciascuna delle statue, alte 3,5

metri, rappresentanti Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Campania,

Puglia, Basilicata, Sicilia, Calabria e Sardegna, venne affidata ad uno scultore di ogni regione. Le Quadrighe simboleggiano l'Uni-

tà e la Libertà.

IL VITTORIANO

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PALAZZO MADAMA

Palazzo madama è un edificio di Roma che si trova in Corso Rinascimento, a pochi metri da piazza Navona. Oggi è la sede del Senato della Repubblica Italiana. Il terreno sul quale ven-ne edificato Palazzo Madama fu ceduto nel 1478 dai monaci dell'Abbazia imperiale di Farfa alla Francia, che cercava un luogo ove ospitare i pellegrini francesi a Roma. I primi impor-tanti lavori di trasformazione del palazzo furono realizzati quando esso entrò in possesso della famiglia Medici. Il palaz-zo, infatti, venne restaurato su progetto di Giuliano di Sangal-lo e vi fu trasferito quello che era rimasto della biblioteca di Giovanni de' Medici - figlio di Lorenzo il Magnifico e futuro Papa Leone X –. Alla morte di Leone X, palazzo Madama ven-ne assegnato a suo cugino Giulio de' Medici, che vi aveva lungamente abitato prima di salire al soglio pontificio come Clemente VII, successivamente l'edificio fu ereditato da Ales-sandro de' Medici. Quando questi morì, venne assegnato in usufrutto alla moglie Margherita d'Austria, detta la "Madama" (da cui il palazzo prende il nome), figlia naturale di Carlo V e duchessa di Parma e Piacenza,. Il Palazzo rimase ai Medici ed ai Granduchi di Toscana fino al XVIII secolo. Nel Seicento vennero effettuati notevoli lavori di ristrutturazione: una facciata barocca e soffitti decorati di fregi. I Medici, però, non si servirono più del palazzo finché, nel 1725, non andò ad abitarvi Violante di Baviera, cognata di Gian Gastone de' Medici, ultimo rappresentante della famiglia. Palazzo Mada-ma visse allora un ultimo periodo di splendore, fu teatro di balli e feste e sede dell'Arcadia e dell'Accademia dei Quirini. Nel 1737, alla morte del Granduca Gian Gastone, il Grandu-cato di Toscana passò dai Medici ai Lorena, e con esso anche palazzo Madama. Quest'ultimo, nel 1755 fu acquistato da Papa Benedetto XIV e divenne palazzo pubblico dello Stato

Pontificio. Il palazzo fu interessato da importanti interventi di ristrutturazione: fu aperto un secondo cortile dove oggi c'è l'Aula e fu sistemata la piazza antistante la facciata, affidata a Luigi Hostini. Negli anni successivi vi furono installati, fra l'altro, gli uffici del tribunale e la sede della polizia. Palazzo Madama ospitò l'ufficio centrale della Repubblica franco-romana nel 1798-99. Pio IX lo destinò a sede del ministero delle finanze e del debito pubblico e sembra che sulla loggia esterna del palazzo a piazza Madama venissero estratti - a partire dal 1850 - i numeri del lotto. Nel febbraio del 1871 palazzo Madama venne scelto come sede del Senato del Re-gno. Questo evento rese necessari ampi lavori di adattamen-to: nello spazio del cortile delle poste pontificie fu realizzata l'Aula dove il Senato del Regno si riunì per la prima volta il 28 novembre 1871. Attualmente a palazzo Madama hanno sede l'Aula, alcuni Gruppi parlamentari, gli uffici della Presidenza e del Segretariato generale, nonché alcuni servizi ed uffici più direttamente connessi con l'attività parlamentare

PALAZZO VENEZIA

Fu costruito tra il 1455 e il 1467 su commissione del cardinale veneziano Pietro Barbo, che in seguito divenne papa con il nome di Paolo II. Venne utilizzato travertino proveniente dal Colosseo e dal Teatro di Marcello. Rappresenta uno dei primi e più importanti edifici civili della Roma rinascimentale e in diversi periodi fu utilizzato, oltre che come residenza papale, come ambasciata della Repubblica di Venezia, da cui il nome del palazzo. Dal 1797 passò in proprietà agli austriaci, divenne sede dell'ambasciata austriaca (dal 1867 ambasciata di Au-stria-Ungheria), e dal 1916 passò allo Stato italiano. Il 16 settembre 1929 Mussolini pose qui la sede del proprio quar-tier generale*2+, nella sala del mappamondo; nei restanti anni del fascismo la luce di questa stanza non veniva mai spenta a significare che il governo non riposava mai. Era dal balcone di questo palazzo che Mussolini arringava la folla nelle occasioni più importanti, come nel 1940 quando, dichiarando la guerra alla Francia e al Regno Unito, decretò l'entrata in guerra dell'I-talia. Palazzo Venezia ospita ora il Museo Nazionale di Palazzo Venezia, dove tra le altre opere si possono osservare sculture in terracotta di Gianlorenzo Bernini, e la biblioteca nazionale d'arte, che però attualmente è chiusa.

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Il Pantheon E’ il monumento romano che vanta il maggior numero di primati: è il meglio conservato, ha la cupola in muratura più grande di tutta la storia dell'architettura, è considerato l'an-tesignano di tutti moderni luoghi di culto, ed è stata l'opera dell'antichità più copiata ed imitata. Michelangelo la conside-rava opera di angeli e non di uomini. Il punto in cui sorge non è casuale ma è un luogo leggendario della storia della città. Secondo una leggenda romana, infatti, questo era il posto dove il fondatore di Roma, Romolo, alla sua morte fu afferra-to da un'aquila e portato in cielo fra gli dei. Il nome deriva da due parole greche: pan, "tutto" e theon "divino", in origine infatti il Pantheon era un piccolo tempio dedicato a tutte le divinità romane. Fatto erigere tra il 27 e il 25 a.C. dal console Agrippa, prefetto dell'imperatore Augusto, l'edificio attuale è opera di successive e imponenti ristrutturazioni. Domiziano nell'80 d.c, lo ricostruì dopo un incendio, trent'anni dopo colpito da un fulmine prese nuovamente fuoco. Fu allora ricostruito nella sua forma attuale dall'imperatore Adriano, sotto il cui regno l'impero di Roma raggiunse il culmine del suo splendore, ed è probabile che la struttura attuale sia frutto proprio del suo genio eclettico dai gusti esotici. Infatti, il Pantheon unisce ad una struttura cilindrica, di chiaro stam-po romano, lo splendido colonnato esterno d'ispirazione gre-ca. Benché la nuova struttura risultasse molto diversa da quella originale l'imperatore Adriano volle che sulla facciata

fosse apposta un'iscrizione latina che tradotta significa "Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta". Dopo alcuni restauri, eseguiti dagli imperatori Severi all’inizio del terzo secolo d.C., il monumento cadde in stato di abbandono, fino al 608, quando venne ceduto dall’impe-ratore bizantino Foca al papa Bonifacio IV, che lo trasformò nella chiesa di S. Maria ad Martyres. Nel 1625 il papa Urba-no VIII, appartenente alla famiglia Barberini, asportò le travi di bronzo del portico per farvi le quattro colonne del celebre baldacchino berniniano di S. Pietro e ottanta cannoni per Castel S. Angelo. Il Pantheon è famoso per la struttura circo-lare e ancora di più per il grande foro che ha un diametro di circa 9 metri e che si trova al centro della cupola, noto anche come “oculos”. Quando piove l'acqua cade sul pavimento, ma, grazie ad un sistema di fognature ben progettato, riesce a defluire senza rischi di allagamento. Il portone in bronzo è alto circa 7 metri e da questo si accede all’interno dell’area circolare dove è possibile ammirare le sette divinità, racchiu-se nelle nicchie, collegate al culto dei pianeti. Le nicchie so-no a loro volta comprese tra due colonne corinzie realizzate con prestigiosi marmi provenienti da tutto il mondo. Divenu-to nel 1870 sacrario dei re d’Italia, il Pantheon accoglie le spoglie di Vittorio Emanuele II, Umberto I e Margherita di Savoia. Vi è anche sepolto il sommo artista rinascimentale Raffaello Sanzio.

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Fontana di Trevi Si tratta della più grande e sicuramente della più famosa fon-tana di Roma, compone uno degli scenari più famosi al mon-do, e rappresenta una delle mete turistiche più visitate della città. È , adagiata su un fianco di Palazzo Poli, venne pro-gettata da Nicolò Salvi nel '700ed è stata inaugurata esatta-mente nel 1785 e appartiene al tardo barocco. . La fontana è l'elemento terminale dell'acquedotto Vergine, uno dei più antichi acquedotti romani, tuttora in uso fin dal tempo di Augusto. Fu voluto nel 19 a.C. da Marco Vepsanio Agrippa, per alimentare le terme che egli stesso aveva fatto costruire al Pantheon. Nel 1453 il papa Nicolò V avviò un'opera di bo-nifica dell'acquedotto, della quale furono incaricati Leon Battista Alberti e Bernardo Rossellino, architetti dell'Acqua Vergine .La fontana che oggi ammiriamo fu iniziata per vole-re del papa Clemente XII, nel 1732, dopo che nell'area, a partire dal 1640, si erano intrapresi lavori di restauro fermati-si, però, a un basamento a esedra, realizzato da Gian Lorenzo Bernini. Nello stesso tempo la famiglia Poli, proprietaria degli edifici retrostanti, aveva edificato i due prospetti simmetrici che avrebbero poi fatto da sfondo alla splendida scenografia della fontana La grande statua del Dio Oceano, di Pietro Bracci, adagiata sull'enorme conchiglia che funge da cocchio, è affiancata, in nicchie laterali, dalle immagini della Salubrità e dell'Abbondanza, che sono opera di Francesco della Valle. Il cocchio è trainato da cavallucci marini e da tritoni. Nel 1570 Pio V ordinò di edificare una vasca sul lato opposto di quello dove si trova la Fontana ora. Solo Papa Clemente XII fece iniziare nel 1732 i lavori per l'attuale Fontana, nonostante le proteste dei Duchi Poli, alla cui residenza la Fontana è attac-cata. Alla morte di Nicolò Salvi, la costruzione proseguì sotto la direzione di Giuseppe Panini, che completò l'opera nel 1762, sotto Papa Clemente XIII. Il monumento destava già allora la meraviglia di architetti, artisti e semplici visitatori e diventò uno dei simboli di Roma nel mondo. Celebre è la tradizione di gettare una moneta nelle sue acque, per aver esaudito il desiderio di tornare ancora a Roma. Le monete sono raccolte dal Comune di Roma, che le destina ad opere

Castel S. Angelo La storia di Castel Sant'Angelo coincide sostanzialmente con quella di Roma. Il castello si specchia nelle pigre acque del Tevere. Nasce come sepolcro voluto dall'imperatore Adriano in un'area periferica dell'antica Roma ed assolve questa sua funzione originaria fino al 403 d.C. circa, quando viene inclu-so nelle mura aureliane per volere dell'imperatore occidenta-le Onorio. Da questo momento inizia una 'seconda vita nelle vesti di castellum, baluardo avanzato oltre il Tevere a prote-zione della città. Numerose famiglie romane se ne contendo-no il possesso, che sembra garantire una posizione di premi-nenza nell'ambito del confuso ordinamento dell'Urbe: sarà roccaforte del senatore Teofilatto, dei Crescenzi, dei Pierleoni e degli Orsini. E' proprio un papa Orsini - Niccolò III - a far realizzare il Passetto di Borgo, che collega il Vaticano al Ca-stello, in una continuità fisica ed ideale. Nel 1367 le chiavi dell'edificio vengono consegnate a papa Urbano V, per solle-citare il rientro della Curia a Roma dall'esilio. Da questo mo-mento in poi Castel Sant'Angelo lega inscindibilmente le sue sorti a quelle dei pontefici, che lo adattano a residenza in cui rifugiarsi nei momenti di pericolo. Grazie alla sua struttura solida e fortificata ed alla sua fama di imprendibilità il Castel-lo ospita l'Archivio ed il Tesoro Vaticani, ma viene adattato anche a tribunale e prigione. Con il cambiamento di funzione, l'aspetto e l'impianto del Castello vengono rimodellati attra-verso una lunghissima serie di interventi. La storia lunghissi-ma e variegata dell'edificio, con le sue mille metamorfosi sembra essersi sedimentata nel complicato intrico di sotter-ranei, ambienti, logge, scale e cortili che costituiscono l'attua-le assetto del Castello.

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BASILICA DI SAN PIETRO La basilica di San Pietro è uno dei più grandi edifici del mondo: lunga ben 218 metri e alta fino alla cupola 133,30 metri, la su-perficie totale è di circa 23.000 metri quadrati. L'edificio che si può attraversare lungo il suo perimetro, anche se è collegato ai Palazzi Vaticani attraverso un corridoio sopraelevato disposto lungo la navata destra e dalla Scala Regia a margine della faccia-ta su Piazza San Pietro; due corridoi invece lo uniscono alla vicina Sacrestia. Nonostante questo aspetto tradisca l'idea di una costruzione isolata al centro di una vasta piazza, come probabilmente l'aveva pensata Michelangelo Buonarroti, la presenza di passaggi sopraelevati, che non interferiscono con il perimetro della basilica, permette ugualmente di cogliere la complessa articolazione del tempio. L'esterno è caratterizzato dall'uso di un ordine gigante oltre il quale è impostato l'attico. Invece, lungo le navate, presso i 45 altari e nelle 11 cappelle che si aprono all'interno della basilica, sono ospitati diversi capolavori di inesti-mabile valore storico e artistico. L’imponenza della facciata seicentesca di Carlo Maderno rende l’idea delle mastodontiche dimensioni della Basilica di San Pie-tro, ancora oggi una delle chiese più grandi al mondo. La primitiva Basilica di San Pietro, un edificio di dimensioni paragonabili all’attuale, fu eretta intorno al 320 dall’imperatore Costantino nel luogo dove, secondo la tradizione, era stato sepolto l’aposto-lo Pietro. Nel corso dei secoli e sotto svariati pontificati ebbe inizio quel lungo processo che, in circa duecento anni e con il con-corso di moltissimi artisti (Bramante, Michelangelo, Bernini), avrebbe portato al completo rifacimento della primitiva basilica costantiniana. La cupola ideata da Michelangelo sorprende per dimensioni e armonia, caratteristiche che si apprezzano nell’impegnativa ma gratificante salita che permette di ammirarne da vicino sia l’interno che l’esterno. Tra i tanti capolavori, assolutamente da non perdere la Pietà di Michelangelo, l’opera che stupisce da secoli per tecnica ed emotività. Uno splendido colonnato di 284 colonne di ordine dorico e ottantotto pilastri in travertino di Tivoli circonda la Basilica di San Pietro, come volesse accogliere in un simbolico abbraccio i fedeli in visita. La splendida architettura del colonnato fu commis-sionata da Papa Alessandro VII Chigi a Bernini, il quale dispose radialmente le quattro file di 284 colonne, di cui aumentò gra-dualmente il diametro, riuscendo così a mantenere invariate le relazioni proporzionali tra gli spazi e le colonne anche nelle file esterne. Grazie a questo accorgimento, lo spettatore raggiungendo i dischi di porfido ai lati dell’obelisco vede il colonnato come composto da un’unica fila di colonne.

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CONSIGLI PER IL VIAGGIO

NON STACCARSI MAI DAL GRUPPO.

CAMMINARE IN FILE SERRATE.

UBBIDIRE ALLE MAESTRE.

COMPORTARSI EDUCATAMENTE IN OGNI SITUA-ZIONE.

ESSERE RESPONSABILI “SEMPRE”.

ESSERE PUNTUALI LA MATTINA DEL-LA PARTENZA E...SEMPRE!

TUTTE LE MAESTRE SONO A VO-STRA DISPOSIZIONE PER QUALSIASI

EVENIENZA.

PRIMA DI LASCIARE IL PROPRIO COM-PAGNO AVVISARE LE PROPRIE MAE-

STRE.

NON DISTRARSI MAI.

NON DARE RETTA AGLI ESTRANEI CHE DOVESSERO AVVICINARSI.

NON URLARE PER LE STRADE

RICORDARSI SEMPRE E OVUNQUE CHE LA GEN-TE CI GIUDICA PER IL NOSTRO MODO DI COM-

PORTARCI.

UNA VOLTA RIENTRATI NELLA PROPRIA CAMERA IN ALBERGO, RICORDARSI DI N0N FARE CHIASSO PERCHE ALTRI OSPITI DELL’ALBERGO VOGLIONO

RIPOSARE

COMPORTARSI SEMPRE EDUCATA-MENTE CON TUTTI

PER CHIEDERE QUALCOSA USARE SEMPRE LE PA-ROLINE MAGICHE: GRAZIE, PREGO, PER FAVORE….

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COSA PORTARE

UNA VALIGIA POSSIBILMENTE DEL TIPO TROLLEY.

RICAMBIO DI BIANCHERIA INTIMA PER ALMENO QUATTRO GIORNI

SCARPE COMODE

SPAZZOLINO E DENTIFRICIO GIUBBINO LEGGERO TIPO

K- WAY

FELPA

2 MAGLIONCINI UNO PIU’ PESANTE E UNO PIU’

LEGGERO MAGLIETTE A MANICHE LUNGE E CORTECORTE

FAZZOLETTI DI CARTA

PER IL GIORNO DELLA PARTENZA PRANZO AL SACCO

ZAINETTO LEGGERO PER METTERE LA COLAZIONE

COSA NON PORTARE

BIBITE GASSATE VIDEO GIOCHI

PENNA E BLOCCO NOTES BRACCIALETTI ANTI-VOMITO

GONNELLINE O PANTALONI CALZE

PANTOFOLE

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ED ORA…ED ORA…ED ORA…

BUON BUON BUON

VIAGGIOVIAGGIOVIAGGIO

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LAVORO ESEGUITO DALLE CLASSI V A E V B DEL PLESSO T. CAMPANELLA