Viaggiando Verso Te

20
7/17/2019 Viaggiando Verso Te http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 1/20 Sommario a cura di Matteo Sabato CAPITOLO 1. SCEGLI LA DESTINAZIONE! CAPITOLO 2. È IN ARRIVO LA PAC CAPITOLO 3. IL VIAGGIO CONTINUA! CAPITOLO 4. PORTATORI DI NOVITÀ 

description

.

Transcript of Viaggiando Verso Te

Page 1: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 1/20

Sommario

a cura di Matteo Sabato

CAPITOLO 1. SCEGLI LA DESTINAZIONE!

CAPITOLO 2. È IN ARRIVO LA PAC

CAPITOLO 3. IL VIAGGIOCONTINUA!

CAPITOLO 4. PORTATORI DI NOVITÀ 

Page 2: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 2/20

Capitolo 1. SCEGLI LA DESTINAZIONE!

Un fischio che rompe l’aria e spegne per un attimo il brusio di tanta gente che quelgiorno riempie ogni spazio della stazione ferroviaria della grande città. A un tratto laolla, che è ferma nella sala d’attesa e davanti alla biglietteria, è come falciata dallauria di una ragazzina che corre all’impazzata: ai divertiti spettatori di quellopettacolo ricorda un puledro che ha appena ricevuto uno sferzante colpo di frusta.

«Corri, papà, il treno sta partendo. Adesso lo perdo... Oh Dio mio, non posso, cheiguraccia!».

«Allegra, dove corri come una pazza? Fermati... rischi di farti male».

«Ma papà, non hai sentito il fischio? Lo sto perdendo, lo sto perdendo! Accidenti a me alla mia lentezza. Uffa, adesso Giada mi ucciderà!». «Precipitarti in quel modo noni aiuterà di certo. Guarda, frena, ti è caduto il biglietto: senza questo, se anche doveiuscire a prendere il treno, non andresti da nessuna parte».

«Mamma mia, che disastro. È tutta colpa tua e di mamma che non mi avete svegliatn tempo... ». «Allegra, ti ricordo che ti abbiamo chiamato alle 6.30 stamattina e tu h

voluto poltrire a letto per un’altra ora, infischiandotene di dover partire alle 8.30!».«Papà, smettila di brontolare e spicciati... ». «Benedetta figlia... ma che ho fatto dimale?».Allegra e suo padre riescono a guadagnare la banchina del binario 1 dal quale il trenche va verso nord dovrebbe partire. Per fortuna l’avviso del capostazione riguarda undelle vetture in partenza verso sud e così, quando Allegra arriva vicino al nugolo deiuoi compagni di classe, li trova tutti tranquilli e pazienti.

«Ma come, il treno non sta partendo?». «No, Allegra, non vedi che il binario èvuoto?», risponde pungente Giada. «Oh, menomale, temevo di averlo perso perempre. Ma ti immagini che tragedia?». «Ti avrei ucciso, amica. Volevi per caso farm

andare in Francia con questi sfigati?», risponde Giada indicando con lo sguardo il

esto della scolaresca, dieci tredicenni in tutto tra ragazzi e ragazze, che quella matti

Page 3: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 3/20

partono alla volta di Lione per un periodo di scambio culturale. Dovranno fare uncambio in un capoluogo dell’Italia settentrionale dove un treno che attraversa le Alpi condurrà a destinazione. Una volta arrivati nella cittadina transalpina, saranno

ospitati presso alcune famiglie e frequenteranno la scuola locale per quindici giorniAllegra e Giada fremono dal desiderio di iniziare questa nuova avventura e per’occasione si sono preparate a dovere. «Giadina, ripassiamo la lista delle cose da

portare? Non vorrei aver dimenticato qualcosa. Magari papà fa ancora in tempo adandare a prenderla».

«Allora: hai portato il telefono, vero?». «Ma certo, mi prendi per una stupida?». «E’eyeliner? La crema per il viso e il phard?». «Allora, fammici pensare...». Allegra alz

gli occhi per cercare nella sua memoria il momento in cui ha riposto tutte queste conel suo beauty-case. «Eyeliner ce l’ho, crema anche e... phard... mhm... ma sì, certoche ce l’ho! Mi hai preso per una sprovveduta?».«Beh, meglio così. Hai portato dei vestitini per uscire? La mia corrispondente daLione mi ha informato che alcune sere i suoi genitori ci porteranno a ballare. Chebello... i miei non me lo hanno mai permesso qui!».

«Certo, ho messo in borsa l’abito che ho indossato alla festa per i tredici anni diMilena. E poi ho altre cose nuove che ho comprato per l’occasione. Te le faccio vedeappena arriviamo».«Benissimo... un’ultima cosa: la piastra per i capelli?». «Che cosa? Dovevo portarlao?». «Ma certo che dovevi portarla tu. Ne abbiamo parlato ieri! Non ricordi?».

«No, ricordo che mi hai detto che l’avresti portata tu! Povere noi, come faremo? Pappapino, corri è successo un dramma...». «Smettila, sciocca, ti sto prendendo in giro. ’ho io la piastra...».

«Mi vuoi fare venire un colpo per caso?». «È così divertente farti spaventare!».

Allegra finge di infastidirsi alla battuta dell’amica e tiene un poco credibile broncioche provoca l’ilarità degli altri.La loro tutor le osserva alzando gli occhi al cielo, pregustando grandi grattacapi perutta la durata di quell’esperienza.

Pochi passi più in là un impettito cinquantenne con un vestito blu e una cravattaceleste osserva di continuo l’orologio. Pensa che oltre al chiasso che faranno tutti qumocciosi a bordo, sta correndo anche il rischio di arrivare in ritardo. La sua fermataa raffinata città sul fiume, nota per le sue numerose opere d’arte: lì ci va per affari,

perché l’industria presso la quale lavora vuole espandere la sua attività e ha trovatodegli importanti finanziatori interessati al commercio in quelle zone. Non puòassolutamente azzardarsi di fare tardi se non vuole correre il rischio di perdere lapratica: chi lo sente il capo! Mentre è assorto in questi pensieri, si sente urtare daqualcosa. Si volta e vede che una donna di origine indiana sta avvicinando alla lineagialla due grosse e pesanti valigie. Ha anche in braccio un bambino piccolo e alla suaveste è attaccato un ragazzino più grande. Riconosce subito che è indiana dalla pellecura, dal tatuaggio rosso in mezzo alla fronte e dal sari, l’abito tradizionale che ha

visto altre volte indossare alle donne che abitano il suo quartiere e vengono da quellparte del mondo.

Page 4: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 4/20

La donna gli chiede scusa e lui non si scompone. Si gira dall’altra parte e guardapazientito i binari vuoti dalla parte da cui il treno dovrebbe arrivare. Nel frattempo

quel gruppetto di indiani è rallegrato da una stramba coppia che è seduta per terra apochi passi da loro. Sono un ragazzo e una ragazza, avranno trent’anni e tanta gioia volto: lui suona con trasporto una chitarra che ha poggiato sulle gambe incrociate e o accompagna con la voce. La donna indiana e i suoi bambini non conoscono quella

canzone, non solo perché è cantata in italiano, una lingua che hanno cominciato amparare ma ancora non masticano benissimo, ma anche perché sembra parlare di u

Dio e forse hanno sentito anche il nome di Gesù – o così gli è sembrato di capire.C’è qualcuno che osserva questa scena con occhi timidi e impauriti: è un piccolobambino di nove anni che si stringe forte al fianco della sua mamma. La donna loiene a sé gustando tutti quei siparietti che si presentano di volta in volta davanti alloro vista. In una mano stringe un trolley bianco e al braccio, sotto il quale si èifugiato il suo bambino, tiene appesa una grande borsa colorata.

Finalmente un nuovo fischio preannuncia l’arrivo del treno. Un segnale acusticoichiama l’attenzione degli astanti e una voce prorompe squillante dagli altoparlanti

alle colonne, informando sull’arrivo del treno e sull’imminente ripartenza:«... allontanarsi dalla linea gialla!».«Ragazzi, indietreggiate un po’, per favore: andate dietro la linea gialla». La tutor siaffanna a tenere a bada il gruppo dei ragazzini che nel frattempo si è avvicinatoempre più ai binari. Di lì a pochi istanti, il treno è fermo davanti a loro e i passegge

cominciano a salire in modo confuso e caotico.«Io voglio stare accanto al finestrino, voglio godermi il paesaggio».Allegra e Giada corrono ad accaparrarsi i posti migliori in treno, strattonando icompagni e dirigendosi verso il fondo della carrozza. A poco a poco quasi tutti i sedi

ono occupati e mentre la scolaresca si raggruppa tutta in un punto, gli altri passeggi dividono per i posti restanti. Gli studenti parlottano tra di loro e si scambiano leoto con i cellulari; qualcuno ha infilato le cuffie e sta ascoltando la compilation rap

che ha preparato prima di partire. C’è chi preferisce attaccare le guance al finestrinoguardare il paesaggio scorrere davanti ai suoi occhi. Le due amiche, invece, tiranouori gli smartphone e cominciano a scattare numerosi selfie che inviano agli amiciimasti a casa; poi Giada apre la sua borsa coloratissima e piena di stampe e tira fuo

qualcosa che mostra orgogliosa alla sua amica.

«Guarda un po’... me l’ha regalato papà prima di partire. Ha detto che mi sarà utilecon la lingua francese e per comunicare meglio con loro. Io ci vedo solo un’occasionper ascoltare musica e guardare tutti i video più divertenti sul web. E magari anchechattare con Marco... Quello lì fa tanto il prezioso e non mi fila per niente».«Wow, ma è fantastico! Lo voglio anch’io... devo dirlo subito al mio papino quandoorniamo. Comunque ho sentito parlare di un’applicazione che ti aiuta a conquistaragazzo che ti piace: dovremmo provarla...». «Già, ma io faccio di meglio. Adesso

chiedo l’amicizia su Facebook a tutti i suoi amici e scrivo loro qualcosa in bacheca,così si ingelosisce...».«Tu sei un genio!».

Page 5: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 5/20

Sull’altro lato del treno, nel frattempo, la donna indiana prova a calmare il suoneonato che strilla, forse per la fame o forse perché ha bisogno di essere cambiato.Accanto a lei l’altro figlio, un mingherlino e scuro bambino sugli 8 anni, si è addossatancamente sulla madre, quasi a cercare riparo e protezione da quel mondo di

estranei che lo guardano con occhi curiosi. Di fronte c’è il piccolo Mattia, il bambinoche guardava tutti con occhi impauriti sulla banchina: stringe tra le mani un involtoche continua a rimirare attentamente ogni due minuti, abbandonandosi ogni volta aun timido sorriso. Si volta a guardare la sua mamma che ricambia quello sguardo co

amorevole soddisfazione; poi, a un tratto, lei gli prende la mano e gliela stringe fortementre lui le si fa ancora più vicino: si sente protetto e sicuro in quel modo e senteche nessuno può fargli del male.Mentre è in quella posizione, si accorge del suo vicino di posto. Lo sta fissandonterrogativo: forse si starà chiedendo perché è così sorridente; di certo vorrebbeapere che cosa contiene quel pacco, ma più di ogni altra cosa sta invidiando quellaerenità che traspare sul viso di Mattia. Lui se ne accorge e la cosa lo imbarazza un

po’. Si volta verso sua madre, Sara, che lo invita a salutare il piccolo straniero seduto

di fronte a lui: «Su, dai, salutalo. Sii cortese... chiedigli come si chiama». E per primdà il buon esempio rivolgendosi all’indiana davanti a lei: «Piacere di conoscerla,ignora, il mio nome è Sara. Andate anche voi a nord? In quel caso dovremmo fare u

bel pezzo di strada insieme!».«Mi chiamo Deepa, gentile signora. E anche io, insieme a loro due, vado a nord. E iluo bel bambino come si chiama?».

«Su, diglielo tu come ti chiami...», Sara esorta il suo compagno di viaggio.«Io mi chiamo Mattia», risponde arrossendo lui. «E lui? come si chiama? E ilpiccolo?», chiede, indicando il ragazzo davanti a sé e il neonato che strilla.

o mi chiamo Rahul e lui è il mio fratellino Arnav. Ciao Mattia, ciao signora Sara!».«Ciao Rahul, quanto siete belli tu e Arnav. Dove andate di bello?».«Ehm... andiamo a trovare il mio papà... ».«Già, come dice mio figlio, stiamo andando da mio marito. Ma non andiamoemplicemente a trovarlo. Lui vive lì già da due anni e dopo tanti sacrifici e lavori

umilianti, ha finalmente trovato un lavoro. Ora possiamo ritrovarci tutti e sperare dessere felici. Noi siamo arrivati l’anno scorso, ma abbiamo aspettato da alcuni amiciche sono venuti qui in Italia più di dieci anni fa. Ci hanno ospitato e si sono presi cu

di noi. Ora finalmente possiamo ritrovarci e speriamo di poter tornare a essere felicSara sorride mentre ascolta la loro storia perché le ricorda tanto la sua. Anche lei è iviaggio perché spera di tornare a essere felice. Mentre le due donne cominciano adiscorrere tra loro, Mattia e Rahul prendono confidenza e la diffidenza iniziale lascipazio a risatine di bambini eccitati dalla scoperta di una nuova amicizia.

Allegra e Giada guardano quella coppia di bambini così strana e cominciano a lanciadelle occhiatacce: «Mai dare confidenza agli stranieri... sono portatori di malattie, diempre la mia mamma», afferma sdegnata Giada.

«Già, torniamo a occuparci della Francia... meglio non pensare a quei due».Alle loro spalle l’uomo d’affari controlla la posta e sbuffa infastidito da tutti quei

Page 6: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 6/20

agazzini che urlano e fanno baccano in treno. Dietro Mattia, invece, i due pellegrinosservano divertiti quel gruppo e ricordano la loro adolescenza, i sogni che lacaratterizzavano e la voglia di scoprire sempre cose nuove. È quella passione per lavita che li ha spinti a partire per il loro viaggio: vogliono essere grati per le tante cosche hanno raccolto sul loro cammino. Mentre sono presi da queste riflessioni,cominciano a canticchiare, attirando l’attenzione di Mattia e Rahul.

Page 7: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 7/20

Capitolo 2. È IN ARRIVO LA PACE!

l treno su cui viaggiano Mattia, Rahul, Allegra e Giada e tutti i loro compagni stafrecciando a velocità costante sulla lunga ferrovia che attraversa come un tortuosocheletrico fiume l’Italia da sud a nord. Attorno a loro, la campagna colorata di giallo

verde e marrone fa la staffetta con gli alti palazzi e le strade alberate della città: iagazzi guardano quel paesaggio così diverso che di momento in momento si disegn

davanti ai loro occhi e ne restano affascinati. Quando qualche volta il treno passa suun ponte vertiginoso, subito tutti si incollano al finestrino per vedere se stanno

passando su un corso d’acqua oppure su un burrone. Le ragazzine sono più spaventda quell’evento, perché hanno paura di cadere sotto e per questo vengono prese in gdai loro amici.Mentre il treno si muove, la carrozza è allietata dalle note suonate da Lorenzo con laossa chitarra che è ancora sfoderata e in azione. Alice è un’ottima accompagnatrice

perché canta con una voce squillante, e molto intonata, le canzoni più allegre chedivertono tanto i passeggeri di quella carrozza. A guardare i visi di tutti queiviaggiatori, oltre a immaginare le tante storie, le tante aspettative, i sogni e le speranche caratterizzano il loro viaggio, si può vedere divertimento per quelle note cheompono la monotonia di un viaggio che si preannuncia lungo e stancante.

Lorenzo, che è quello seduto sul lato del corridoio, sta suonando con vero trasporto note di una famosa canzone di un divertente cantante italiano, quando sente su di s’attenzione di qualcuno. Si volta lentamente e incrocia due grandi occhioni neri, chono incastonati come pietre preziose su un viso scuro e dolce: è Rahul che, insieme

Mattia, si è avvicinato incuriosito a quella coppia di canterini. Alice li osserva mentrta intonando a squarciagola e attende di finire prima di esclamare: «Ma ciao, piccol

Volete cantare anche voi?».

«Ma io... non conosco le canzoni», dice imbarazzato Rahul.

Page 8: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 8/20

«E io invece sono un po’ stonato!», aggiunge Mattia. «Nessuno è stonato quandocanta con il cuore e divertendosi!», gli risponde Lorenzo.«È vero, ragazzi. E poi cantare rende felici... », aggiunge Alice.«Noi ci siamo accorti che voi siete davvero felici. Ma come mai lo siete tanto?», chieRahul.«Perché siamo felici? Il pensiero del luogo che stiamo per raggiungere ci rende felicibatte Lorenzo.

«E dove siete diretti allora? Dov’è questo posto che rende così felici?», incalza Matt

«Noi siamo diretti a Santiago de Compostela, una città spagnola in cui c’è un grandeantuario. Non è, tuttavia, solo il posto a renderci felici, ma soprattutto l’impegno ch

ci metteremo per arrivarci, perché prima dovremo fare un lunghissimo pezzo di straa piedi. Aspettavamo di compiere questo viaggio da tempo e la nostra felicità vieneproprio dall’essere riusciti a realizzare questo sogno e dall’aver avuto la capacità e lapossibilità di intraprendere un percorso per realizzarlo. Quando ti metti in movimenverso una meta che desideri, verso il tuo sogno, stai già costruendo un pezzo della tuelicità», spiega Alice.

«Che bello!», urlano in coro i due bambini. E nel frattempo altri ragazzi si sonoavvicinati incuriositi. Poi i due animatori si girano verso di loro e chiedono: «E voi lapete dove siete diretti? E il perché?».

«Io sì, certo che lo so!», grida tutto euforico Mattia.«E tu, invece?», domanda Alice a Rahul.Rahul arrossisce e non sa cosa dire, ma Mattia lo esorta a non stare in silenzio: «DaRahul, raccontaci la tua storia. Di’ anche a loro dove stai andando!».«Beh... ehm... io, la mia mamma e il mio fratellino Arnav stiamo andando dal miopapà che lavora al nord. È lì da due anni e finalmente adesso si può permettere di fa

arrivare anche noi. Prima vivevamo a Calcutta, in India, ma ogni giorno che passavaera sempre più difficile. Mio papà non trovava più lavoro e noi eravamo sempre piùpoveri. Alcuni giorni non mangiavamo nemmeno per risparmiare o perché non c’eracibo. Mia madre cercava in qualche modo di racimolare un po’ di soldi per aiutarepapà, ma non sempre le andava bene e quindi una mattina ricordo che papà,arrabbiatissimo, ha urlato contro suo fratello che se ne sarebbe andato da quel postperché per noi non c’era più speranza. E così è partito: è ve- nuto in Italia perchéalcuni suoi parenti erano emigrati qui tanti anni fa; dopo alcuni mesi si è spostato p

a nord perché si diceva che da quelle parti c’era tanto lavoro, soprattutto per glimmigrati. Noi siamo arrivati l’anno scorso perché a Calcutta non potevamo più starSiamo stati anche noi da quei parenti, che si sono presi cura di noi e ci hanno fatto upo’ riprendere dalla fame a cui eravamo costretti. Nel frattempo riuscivamo a vederepapà ogni due mesi, fino a che lui non è venuto un giorno e ci ha detto che finalmenaveva trovato un impiego stabile... Era così felice che stringeva forte me e la mammSono passati sei mesi da quel giorno e, nel frattempo, è nato anche Arnav e papà harovato una casa grande per entrarci tutti. Ora possiamo finalmente tornare a stareutti insieme e anche noi vogliamo essere felici».

Quando Rahul smette di raccontare, si accorge che attorno a sé è sceso un silenzio

Page 9: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 9/20

rreale e altra gente si è avvicinata. Anche Allegra e Giada, incuriosite da quello che accadendo, hanno lasciato i loro gingilli elettronici e hanno ascoltato la storia diRahul, che le fa sorridere e ha vinto la loro ritrosia. Cercano quindi di accostare ilpiccolo indiano per conoscerlo e saperne di più. I due pellegrini che hanno permessoutto questo si accorgono di quella attenzione e subito favoriscono quell’incontro. Nrattempo si accorgono che Mattia è desideroso di parlare e così chiedono come maiua risposta è stata tanto convinta. Sono proprio curiosi di sapere dove sta andandoui.

Mattia sorride a quella domanda e stringe nella mano il pacchetto che si porta dietrda quando sono partiti. Dà uno sguardo alla sua mamma, che si è accorta di quello cta accadendo e si è girata a vedere. Lei gli fa un cenno con la testa, che lo rincuora e

gli permette di raccontare spedito.«Io e la mia mamma stiamo andando nella stessa città dove è diretto Rahul, la nostbellissima città circondata dalle montagne. Prima era la nostra casa, fino a due anniOra non lo è più. Lì io ci sono nato perché i miei genitori sono andati a viverci quanpapà è stato trasferito nella compagnia della Guardia di Finanza. Loro sono originar

del sud, ma in quella città fredda si sono trovati tanto bene e quando sono nato io,utto è stato più bello. Quando papà non lavorava nei fine settimana, facevamo delleescursioni sulle montagne vicine, oppure passeggiavamo lungo i viali o il grandeiume che l’attraversa. Ci divertivamo un sacco tutti e tre. Fino a che... ». «Che èuccesso, Mattia?», stavolta è Rahul a invitare il nuovo amichetto a proseguire.

«Due anni fa... io e la mamma eravamo in casa; lei stava preparando la cena e ionvece stavo giocando con il mio robot preferito. Il telefono ha squillato e la mamm

andata a rispondere. Dopo pochi secondi ha riattaccato, è corsa da me, mi haabbracciato e ha iniziato a piangere. Mi ha detto che papà aveva avuto un incidente e

era grave in ospedale. Quella sera non poteva lasciarmi con nessuno e mi ha portatocon sé. Quando siamo arrivati, il suo collega Giuseppe era lì, disperato, e ci haaccontato che papà, poco prima di smontare dal suo turno di servizio, mentre

camminava nei pressi della stazione, aveva sentito una donna urlare ed era corso inuo aiuto. Lei e il suo bambino erano stati prima truffati e poi minacciati da un tipoosco e cattivo che appena aveva visto mio padre, era scappato via. Papà lo avevanseguito e mentre gli stava dietro era stato investito. I medici ci dissero che era mo

grave e io vedevo la mia mamma che piangeva tanto, ma che mi ripeteva

continuamente che papà si sarebbe ripreso presto. La mattina dopo ci chiamaronodall’ospedale perché papà si era svegliato dal coma. Corremmo subito da lui e cidiedero la possibilità di parlargli per pochi minuti. Stava ancora molto male e nonpoteva fare molti sforzi e poi non aveva la forza di reagire e di dire molto. Quando iomi avvicinai a lui, mi guardò e mi sorrise. Ero spaventato e rimasi un po’ distante, apiedi del letto. Lui fece segno di avvicinarmi e io allora lo abbracciai per quello chepotevo; papà spostò un po’ la testa per appoggiarla alla mia e poi riuscì a dirmi unacosa che allora faticai a comprendere: «Se ti farai portavoce della felicità e dell’amorche abbiamo sempre vissuto insieme, io non morirò mai davvero perché vivrò nei tuicordi e nelle tue azioni di tutti i giorni...». I dottori poi ci fecero uscire perché papà

Page 10: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 10/20

icominciò a stare male. Io pregai tanto Gesù perché lo facesse guarire. Ma così nonuccesso. Papà si addormentò di nuovo e non si svegliò più. Il giorno dopo, infatti,

morì».Mentre Mattia sta raccontando, il silenzio che già è sceso attorno a lui, è rotto daalcuni singhiozzi: Allegra e Giada stanno piangendo. Anche Sara è commossa e Deepa guarda con affetto, ora che ha appreso la sua storia. Nel frattempo Mattia aggiung

dettagli alla sua storia: «Io e la mia mamma siamo stati molto male... per tanto temNon riuscivamo ad accettare che papà non potesse stare più con noi. Inoltre lì ci

entivamo soli e dopo poche settimane tornammo nel paese della mamma. Tantevolte io le ho detto che forse papà si sarebbe salvato se non avesse aiutato quellaignora e il suo bambino. Ma il mese scorso lei mi ha detto una cosa moltomportante. Mentre guardavamo le foto di noi tre insieme felici, mi ha spiegato che

papà era morto così tragicamente, un motivo importante ci doveva essere e noidovevamo comprenderlo. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che se papàera morto per salvare un’altra vita, lo aveva fatto anche per insegnarci il valore dellenostre vite e dell’importanza di spenderle per gli altri, di spenderle per ciò che è

giusto, di spenderle per amore. La morte di papà doveva insegnarci e spingerci adamare sempre di più. Così abbiamo deciso insieme che avremmo dovuto iniziareproprio dalla persona che papà aveva salvato. Abbiamo pensato di andare a trovarlaper conoscerla e dirle che per noi lei è importante perché il nostro papà ha dato la viper lei. Io ho anche deciso di portare al suo bambino un portafortuna come segno diamicizia».Mattia smette di raccontare mentre il treno fa la sua fermata e l’uomo d’affari si alzper scendere perché è arrivato a destinazione. Anche la sua serietà è scossa e, mentrcende dal treno, ha gli occhi rossi. Allegra e Giada continuano a piangere e

abbracciano forte Mattia. Rahul lo guarda invece stranito, ma anche con tantaammirazione. Nessuno sa cosa dire. Alice invece abbraccia il piccolo e sorride di gusdicendogli che la sua è la più bella storia d’amore che abbia mai ascoltato e che il lorgesto è la più bella occasione per trasmettere quell’amore.Nel frattempo il treno riparte: andando incontro a verdi colline e cominciando adaccarezzare le montagne, sale sempre più su lungo la penisola, con i suoi passeggeriche da quel momento hanno i cuori gonfi di tante emozioni che inaspettatamente qviaggio sta regalando loro.

Page 11: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 11/20

Capitolo 3. IL VIAGGIO CONTINUA!

A ogni partenza segue sempre un arrivo. Il più delle volte i passeggeri di un treno novedono l’ora di arrivare e, quando il loro viaggio arriva a destinazione, tirano sempreun sospiro di sollievo perché finalmente possono muoversi un po’, sgranchirsi legambe, respirare aria nuova e riprendersi un po’ dalla stanchezza accumulata nelleunghe ore in cui sono stati chiusi nella vettura. A questo si accompagna anche laretta di visitare il posto in cui si trovano, se i viaggiatori sono dei turisti; oppure la

certezza di poter riabbracciare finalmente qualcuno, se quel viaggio era l’occasione pncontrare le persone amate, e così via.

Per i passeggeri del nostro treno, invece, l’arrivo, pur caratterizzato da sentimentipositivi, lascia a tutti un po’ di malinconia. Quel gruppo, nato dall’incrocio di tantetorie e tanti sogni, è diventato così affiatato che il raggiungimento del capolinea

giunge inaspettato e quasi indesiderato. Nessuno ha voglia di staccarsi dalle amiciziappena nate e dalla bellezza e dal divertimento che hanno condiviso in quelle ore. Mciascuno ha una meta ben precisa e così, anche per i nostri, è tempo di salutarsi: peralcuni è un addio, per altri solo un arrivederci. Alice e Lorenzo salutano il gruppo coun’ennesima strimpellata, scendendo a saltelli dal treno. Sono i primi a fiondarsi fue, mentre gli altri sono ancora alle prese con il recupero dei bagagli, loro due con ipesanti zaini sulle spalle stanno già sulla banchina a offrire una piccola dedica ai lornuovi amici che li osservano divertiti dal finestrino.Quindi è la volta del gruppo di studenti diretti a Lione: un pullman per la Francia liattende fuori dalla stazione e la tutor cerca di raggrupparli tutti prima di muoversi.Devono attendere però Allegra e Giada, le quali vogliono prima salutare i loro nuoviamici. Corrono euforiche da Mattia e Rahul e li abbracciano calorosamente,iempiendoli di baci e ripetendo numerosi grazie. «Siamo felicissime di avervi

conosciuto. Le vostre storie ci hanno aperto il cuore», dice Giada.

«Già, d’ora in avanti guarderò davvero alla vita con occhi diversi, perché voi mi avet

Page 12: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 12/20

nsegnato che ci sono tante cose che la riempiono di senso e la rendono davvero belmportante e meritevole di essere vissuta fino in fondo senza perdersi in inutili

distrazioni», aggiunge Allegra.quattro ragazzi si abbracciano ancora una volta e Mattia e Rahul augurano alle loro

amiche di divertirsi tanto in Francia e di imparare tante cose nuove; quindi corronodalle loro mamme che li attendono. Quando sono vicini, però, si accorgono che c’èun’altra persona con loro: è Palak, il papà di Rahul, che è venuto a prenderli. Il piccocorre ad abbracciarlo forte e poi gli presenta fiero il nuovo amico.

«Piacere di incontrarti, Mattia. Ho appena conosciuto la tua mamma e mia moglie mha detto che siete stati la più bella compagnia che un emigrante potesse desiderare pl suo viaggio. Grazie per l’amicizia con mio figlio!».

Mattia non sa cosa dire: arrossisce e un po’ imbarazzato si avvicina alla sua mammache lo tiene sotto braccio. A un certo punto il telefono di Sara squilla: Giuseppe,’amico di suo marito, è arrivato finalmente a prenderli e li sta attendendo vicino

all’ingresso della stazione.Lei e Mattia devono salutare i loro amici indiani, ma lo fanno con la promessa di no

perdersi: si scambiano i numeri di telefono e anche l’indirizzo di posta elettronica ppotersi ancora scrivere e raccontare delle loro vite. Le mamme si abbraccianocalorosamente, con il cuore colmo del vissuto di emozioni che ciascuna ha regalatoall’altra. Mattia e sua madre corrono verso Giuseppe che li accoglie con il suo enormorriso, sempre stampato sul volto.

«Che gioia rivedervi, non ci speravo più. Mi siete mancati tantissimo... ma ditemipiuttosto come state», dice l’uomo.«Stiamo bene, Giuseppe. È una gioia grande anche per noi poterti riabbracciare. Tucome stai? Ti vedo in forma», replica Sara. «Io sto bene. Ma voi, ditemi come state

veramente: sicuro che è tutto a posto? Sono stato tanto in pena... sapervi lontani e npotervi stare accanto è stato uno strazio».«Davvero, amico caro, stiamo bene. Adesso sì... adesso possiamo dire che stiamobene». «Lo spero davvero. Sapete, non è stato facile abituarsi alla sua assenza. Sonotato malissimo: era il mio più grande amico e perderlo così, da un giorno all’altro, i

maniera così tragica, è stato un trauma. Col tempo, però, ho ricordato le tante cosebelle che mi diceva ogni giorno mentre eravamo in servizio. È stato un vero maestrovita: sempre pronto e sollecito nei confronti di chiunque, sempre buono con tutti...

Quanti consigli mi ha dato e quante volte mi ha aiutato a capire che nella vita tuttipossono sbagliare e che il nostro lavoro deve diventare l’occasione non tanto perpunire, quanto per aiutare gli altri a capire che gli errori si possono fare, ma poibisogna ripartire! E mi ripeteva sempre che questo si può fare solo cominciando aperdonare... e che si può cominciare a perdonare solo se si comincia ad amare».Giuseppe è visibilmente commosso, eppure non vuole perdere il sorriso. «Piccolo eadorato Mattia, il tuo papà è stato un grande uomo e devi essere fiero di lui: soloacendo tesoro di tutte le cose belle che ho vissuto con lui e che mi ha insegnato, ioono riuscito ad andare avanti negli ultimi due anni. In suo onore ho ricominciato a

amare la mia città e a prendermi sempre cura del territorio in cui vivo».

Page 13: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 13/20

«Che belle parole hai detto, Giuseppe. Lui sarebbe davvero felice di sapere che il suogrande amico non l’ha mai dimenticato... anzi credo che lo sappia e che ti guardi fierdall’alto», commenta Sara.«Lui si faceva amare e noi lo abbiamo amato. E tu, piccolo Mattia, vieni qui... fattiabbracciare... come sono felice di poter rivedere i tuoi occhi così profondi».«Mi sei mancato tanto, zio Giuseppe, ti voglio bene!», dice Mattia correndo adabbracciarlo commosso. «Siete pronti per farlo? Lei vi sta aspettando. Quando sonoiuscito a rintracciarla e a spiegarle che volevate incontrarla, all’inizio si è spaventat

poi le ho fatto capire che volevate solo parlare un po’ e mi hai risposto che forse ne hbisogno anche lei perché negli ultimi due anni ha vissuto schiacciata dai sensi dicolpa», dice poi Giuseppe.«Sì, siamo pronti. Vogliamo conoscere Sonia e farle capire che per noi è importantecosì come lo è stata per mio marito. Vogliamo ricominciare a vivere con un cuorenuovo... e dobbiamo partire da qui, da dove ci siamo allontanati negli ultimi anni».Giuseppe accompagna Sara e Mattia a incontrare Sonia e il suo bambino Nicola: sonoro a essere stati salvati quella sera di due anni prima. L’incontro è davvero toccant

e pieno di commozione, ma questo non toglie spazio al buonumore. Mattia spiega adonna che insieme alla mamma hanno pensato di regalare a Nicola il portafortuna cuo papà portava sempre con sé. «Potevo tenerlo con me, ma in fondo io ho già il m

papà sempre accanto, e se lui ha voluto donare la sua vita per voi, significa che lavostra vita è importante e quindi vogliamo continuare a custodirla nell’amiciziaeciproca attraverso questo regalo».

Nicola guarda con i suoi grandi occhioni emozionati quel piccolo fischietto con ilquale il papà era solito giocare con Mattia, mentre Sonia si commuove nell’udirequelle parole.

«Grazie, Mattia... io da grande vorrei diventare un capostazione per poter sempreguardare i treni partire e poi arrivare... Lo sai che tutti i giorni vado alla stazione perosservarli? Adesso potrò fischiare pure io quando sono pronti per andare!».Dopo un po’ è arrivato il momento di un nuovo congedo. Da quel momento Sonia eNicola sono nuovi amici che non potranno assolutamente essere dimenticati: Sara eMattia lo sanno bene e per questo promettono che si rivedranno presto.Quando escono da lì, Giuseppe porta i loro ospiti a fare un giro per la grande città. ASara, ma soprattutto a Mattia, appare con occhi diversi, forse nuovi.

«Wow, mamma, guarda la piazza dove passavamo il tempo noi tre. Non la ricordavoanto grande! E guarda tutti quegli artisti che si stanno divertendo».«Negli ultimi tempi, piccolo, noi questa città non la vedevamo nemmeno perché ilnostro cuore ci aveva chiuso gli occhi e tutto ci sembrava grigio e spento. Dopo’incontro con Sara anche io torno a vedere la nostra città bella come ci è sempre

apparsa... guarda: il parco dove venivamo a correre tutti e tre».tre amici decidono quindi di fare una passeggiata nel parco dove osservano incanta

’orto botanico, il grande castello che campeggia al centro di quello spazio e il verdeche, illuminato dal sole, rende quello spazio incantevole. Poi decidono di prendere ilbattello che permette di fare una gita sul fiume e da lì si muovono lungo la città che

Page 14: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 14/20

apre ai loro occhi: i tanti ponti uno più caratteristico dell’altro, i palazzi austeri eppucosì affascinanti, i resti della città medievale. Quando scendono da quella gita fluviaSara e Mattia sono entusiasti e gridano in coro: «Quanto ci è mancata questa città!»E mentre dicono così si voltano a guardare le montagne che fanno da corona a quelposto e che sembrano così imperiose e affascinanti. Poi Mattia aggiunge una cosa chllumina gli occhi di Sara e Giuseppe: «Sai, mamma, quando ho detto ai miei

compagni che saremmo venuti qui, mi hanno subito detto che ero proprio sfigato avenire in una città così grigia e fredda. Quando torneremo, potrò dire loro che non è

per niente grigia, anzi, per me è proprio solare: quando soffia il vento che spazza lenuvole, il cielo è azzurro e si vedono le montagne, cosa si può desiderare di più? Eapete perché? Perché anche quando il cielo è grigio, il sole si trova dove si sta benel calore lo senti dove c’è chi ti riscalda il cuore. Io qui avrò sempre chi mi riscalda il

cuore, come Giuseppe e adesso anche Sonia e Nicola».l gruppetto continua la sua passeggiata lungo le grandi vie eleganti del centro, dove

negozi si aprono come tanti scrigni a regalare ai passanti luci, colori e le cose piùdiverse. Passeggiare sotto i portici è stata sempre l’attività preferita di Mattia che si

divertiva a prendere in giro papà e a lasciarsi inseguire da lui mentre il rumore deioro passi rimbombava sotto i palazzi.Ogni tanto si ferma a guardare i grandi palazzi nobiliari che sbucano sui viali, alcunicircondati da grandi giardini, e ricorda quando papà gli raccontava le storie cheavevano animato quegli edifici.Poi finalmente arrivano nella nuova casa di Giuseppe e scoprono con sorpresa che’uomo ha acquistato la casa in cui vivevano prima loro: «Voi avete fatto la scelta dicappare da questo posto, ma sapevo che prima o poi avreste avuto la voglia diitornarci e non potevo lasciare che la prendesse qualcun altro, togliendovi ogni

possibilità di rivederla.Sara e Mattia sono di nuovo commossi e si muovono frenetici a rivedere quella cheino a due anni prima era la loro abitazione. Scoprono così che la cameretta di Mattia stanza degli ospiti: «La vostra più che altro... siete gli unici ospiti che mi aspetto»pecifica Giuseppe.

Poi il loro ospite tira fuori il sontuoso pranzo che ha preparato in loro onore. Mentrono seduti a tavola, Giuseppe si alza e scappa in camera e dopo pochi istanti rientra

con le mani dietro la schiena, nasconde qualcosa che subito svela e dà a Mattia: «È

una foto che il tuo papà teneva sempre nel suo armadietto in caserma». Sulla fotoono impressi Mattia abbracciato dalla sua mamma e dal suo papà sullo sfondo di ubinario e di un treno che si allontana.«Che bella questa foto, Giuseppe... ».«Sì, piccolo, ma leggi dietro».l ragazzo gira la foto e dietro c’è un pensiero, scritto da suo padre: «Non smetterò m

di camminare, di muovermi, di andare, se voi continuerete a essere la mia stazione partenza e di arrivo».Mattia rilegge quella frase, ma fatica a comprendere quelle parole.«Papà voleva dire che io e te rappresentavamo la spinta a compiere il suo dovere ogn

Page 15: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 15/20

giorno, perché aveva la certezza che saremmo stati sempre l’affetto in cui rifugiarsi ornare per condividere la bellezza di quanto viveva ogni giorno», gli spiega Sara.

Giuseppe confida a Mattia che il suo papà condivideva spesso quel pensiero anche cui: gli diceva che le persone più care, come anche i suoi colleghi erano il fischio delreno che dava il via alle sue giornate e la meta verso cui tornare perché era convint

che non sarebbe mai rientrato in stazione se non avesse fatto una buona azione ogngiorno. Mattia sta piangendo, non solo perché il papà gli manca, ma anche perché èelice delle tante cose belle che sta sperimentando quel giorno.

È felice perché quel viaggio gli sta regalando davvero un futuro che potrà guardare cocchi diversi, grazie anche al suo papà.

Page 16: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 16/20

Capitolo 4. PORTATORI DI NOVITÀ 

«Corri, mamma, o rischiamo di perderlo!».«Mattia, attento, di questo passo ti farai male... per carità, mi farai prendere uncolpo!».«Ma mamma, non senti che il capostazione ha fischiato? Se non ti sbrighi, resteremqui per altre due settimane!».«Beh, a essere sincera, non mi dispiacerebbe». «Nemmeno a me, mamma».Sono passati quindici giorni da quando Mattia e la sua mamma sono arrivati in cittàn tutto questo tempo hanno avuto la possibilità di ritornare a vivere gli spazi che p

oro erano tanto familiari, ma soprattutto di riallacciare tutti quei legami che con ilempo si erano interrotti. Il dolore della perdita di una persona cara a volte ti spingesolarti dal mondo, come era successo a loro due, ma quelle relazioni forti endissolubili non ti abbandonano mai e si riallacciano senza fatica nel volgere di pocempo.

È successo così anche a Sara e al suo bambino. Hanno ritrovato tanti amici e tantepersone care con le quali hanno condiviso anni indimenticabili: quelle amicizie,itrovate ancora più vive, hanno allietato la loro permanenza. Non c’è stato giorno c

non abbiano passato in compagnia di qualcuno. Tutto il condominio ha organizzatoogni sera una cena in un appartamento diverso per festeggiare l’evento: Mattia èornato a scuola a salutare i suoi vecchi compagni di classe e ha fatto un salto in

parrocchia per riabbracciare gli amichetti dell’oratorio. Con la sua mamma hapercorso la città in lungo e in largo; si sono spinti fino alle montagne e, in compagndi Giuseppe, l’hanno rivissuta come erano soliti fare anni prima. Quella bella vacanperò, sta per terminare perché le nuove vite che hanno intrapreso nel loro paesempongono loro di tornare. Se ne tornano a casa un po’ dispiaciuti, ma sicuri di aver

arricchito il loro bagaglio di ricordi memorabili. Adesso sono convinti, inoltre, di un

cosa: che lì ci torneranno molto più spesso perché quella è la loro seconda casa e no

Page 17: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 17/20

possono starne lontano a lungo. La mattina del rientro hanno fatto una colazionepiena di dolci e hanno portato un regalo a Giuseppe: una foto che li ritrae tutti e trensieme e che hanno scattato negli ultimi giorni durante una visita al parco. Sul retr

hanno anche lasciato una dedica: «Lo sei sempre stato, ma da oggi sarai ancora di puna delle più belle stazioni della nostra vita!». Giuseppe si è commosso quando haetto quel messaggio e non vuole più lasciarli andare. Li ha accompagnati in stazion

con un po’ di tristezza, ma Mattia con le sue sempre acute osservazioni sulla città, hatto tornare a Giuseppe il buonumore.

Adesso sono in stazione e non stanno rischiando di perdere il treno, come temeMattia, perché ha appena avuto un guasto e dovranno attendere un po’ prima chevenga sistemato. Ne approfittano per fare un giro nella grande stazione, dove visitan

tanti negozi che vi hanno realizzato all’interno. Poi, a un certo punto, Mattia vede ubarbone accucciato su una panchina e chiede alla madre se possono comprargliqualcosa. Vanno quindi a prendere una bevanda calda e una brioche per l’uomo che più sfortunato di loro. Quando si avvicinano a lui, quel signore crede che lo voglianomandare via e si irrigidisce, ma Mattia, con il suo grande sorriso, gli porge le cose ch

hanno preso e quello si intenerisce e non smette di ringraziarli. Il piccolo gli chiedecome mai dorme lì e apprende che quel barbone ha perso il lavoro due anni prima euna casa non ce l’ha più; che ha scelto di dormire nella stazione perché l’unica cosache gli resta è incontrare la vita lì dove essa scorre e farsi accarezzare da questa: «Sauna cosa, piccolo amico? I treni sono trasportatori di storie: ne raccolgono tante ogngiorno e permettono a queste di farsi conoscere e di arricchire le vite di chi ha laortuna di ascoltare. Stando qui in stazione, io vedo tante storie scorrere sotto i miei

occhi: alcune le posso immaginare soltanto, altre le ascolto mentre sono piegato suquesta panchina; qualcuno si ferma a raccontarmi la sua. Poi il treno le prende tutte

e porta lontano a incontrare nuove storie e queste, incrociandosi e intrecciandosi,costruiscono ciò che dà senso alla nostra vita».A Mattia piace quel pensiero e chiede a Giuseppe se si può impegnare a fare qualcosper quel pover'uomo. L'amico di papà non può che accontentare il suo piccolo epromette solennemente che gli troverà presto una casa. Nel frattempo il guasto è stiparato e il treno può finalmente ripartire. I tre si congedano con grandi abbracci e

proprio mentre Sara e Mattia stanno per salire, si sentono chiamare da due vociquillanti: sono Allegra e Giada che hanno terminato il loro periodo di scambio a

Lione e ora sono pronte a tornare a casa. Sono davvero felici di incontrarsi e sanno gche per tutto il viaggio di ritorno si racconteranno le avventure che hanno vissutonelle ultime settimane. Perciò, mentre Sara comincia a discorrere animatamente coa tutor che è tornata da quel viaggio davvero stressata, Mattia, in compagnia di

Allegra e di Giada, si posizionano sulle poltroncine con il tavolinetto al centro e,mentre colonizzano quel piano con i loro telefonini, il tablet, le patatine e le bevandprendono a tempestarsi vicendevolmente di numerose domande. «Allora, com'è laFrancia?», chiede curioso Mattia.«È fighissima, Mattia, non puoi capire quanto è bella!», gli risponde eccitata Allegra«E tu, piuttosto, com'è andata la vostra visita? Siete riusciti a incontrare quella

Page 18: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 18/20

ignora e suo figlio?», domanda a sua volta Giada.«Sì, è stato bellissimo. Ho regalato a Nicola il fischietto di papà e lui è statocontentissimo. Lo sapete che da grande vuole fare il capostazione?».«Siamo contente per te. Nicola sarà stato felice, come noi, di averti conosciuto. Maadesso non vi vedrete più?», chiede curiosa Allegra.«Certo che ci vedremo! Torneremo spesso da loro perché non vogliamoassolutamente perderci».«Che bello... anch'io vorrei avere un amico o un'amica in un'altra città da poter anda

a incontrare spesso», dice entusiasta Giada.«Magari qualche volta verrete con me a conoscere Nicola», ribatte Mattia.«Oh sì, sarebbe bellissimo. Sì, sì... dai!», è di nuovo l'euforica Allegra a intervenire.«Ma saremo anche noi amici, adesso, visto che viviamo nella stessa città?», chiedembarazzato lui.

«Certo che sì», dicono le due amiche in coro. «Neanche noi dobbiamo assolutamenperderci perché la nostra amicizia può essere davvero bella e significativa». Mattia ècontento di quella risposta e per un attimo si siede e gira la testa verso il finestrino.

reno ha già percorso un tratto importante di strada. Le montagne dell'Appenninoitagliano l'orizzonte con linee irregolari e spigolose, mentre un fiume scorre paralleal treno. Il ragazzo non smette mai di ammirare quel paesaggio così favoloso ecomincia a immaginare già il prossimo viaggio verso nord. Intanto, però, deveitornare alla vita di tutti i giorni: che cosa lo aspetta? Ripensa a quello che ha vissu

e, mentre infila la mano nella tasca del suo zainetto per cercare gli auricolari, sente e dita la foto che gli ha regalato Giuseppe. La tira fuori e la riguarda, con la stessa

ammirazione e con gli stessi occhi pieni di speranza con i quali durante il viaggio diandata ha guardato il fischietto del papà. È partito per portare un dono che desse un

uturo diverso ad alcune persone e se ne torna anche lui con un dono che dà un sendiverso al suo domani. In realtà pensa che non è stato solo quello il regalo che haottenuto in quel viaggio: le tante cose che ha ritrovato sono servite a riaccendere dinuovo il suo cuore e i suoi sogni. Ora sa che nella sua vita la mamma e tutte lepersone che gli vogliono bene saranno sempre le sue stazioni di partenza e di arrivocon questa certezza già si immagina a casa: vuole tornare a entusiasmarsi al calcio,come faceva prima; vuole tornare a studiare e a imparare perché la scuola loappassionava tanto; vuole divertirsi un mondo e fare nuove amicizie perché sa che

questo potrà rendere più serena anche la sua mamma; vuole tornare a essere altruise attento agli altri perché le buone azioni lo aiuteranno a fare il suo personale viaggVuole insomma tornare a vivere quella vita piena e ricca di gesti belli che il suo papàha cercato di mostrargli, anche con il suo sacrificio. Papà e mamma gli hannonsegnato in questi anni che l'amore è il fischio che fa partire i treni della nostra vita

questo gli basta per capire che d'ora in avanti il suo destino potrà essere diverso e nopiù triste.Mentre è assorto in questi pensieri, Mattia si ritrova Allegra e Giada con gli occhipuntati addosso.«A cosa stai pensando?», si incuriosisce Allegra.

Page 19: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 19/20

«A un regalo che mi hanno fatto».«E cosa? Lo possiamo sapere anche noi?».Lui tira fuori dalla borsa la foto e la mostra orgoglioso alle nuove amiche: spiega chquello è un momento bello del suo passato con papà e mamma e che è stato resoignificativo da papà con la frase che vi ha scritto dietro. Loro la leggono e restano dasso per le bellissime parole.

«Che bella questa cosa, Mattia!», esclama emozionata Allegra.«Il tuo doveva essere proprio un grande papà», commenta Giada.

«Lo era, sì... il mio papà era un eroe».«Lo diventerai anche tu, ne siamo sicure!», commentano di nuovo in coro le sue ducompagne.Mattia si rallegra per quella osservazione e allo stesso tempo ne è imbarazzato. I treamici continuano a raccontarsi le tante cose che hanno fatto: dalle figuracce di Allegagli scherzi che Mattia ha fatto con i suoi vecchi amici; dalle foto di Giada agli scattiche il piccolo ha fatto nei posti più belli con mamma e Giuseppe. Non smettono piùparlare e il loro viaggio scorre così, pieno di gioia come lo era stato all'andata.

È sera quando il treno raggiunge la stazione d'arrivo. Ad attendere sulla banchina ciono i genitori di tutta la scolaresca e un brusio accompagna quella fermata. Anche nonni di Mattia sono lì, pronti ad accoglierlo, e il bambino gli corre incontro gioioso«Come sei stato, piccolo mio?», chiede il nonno. «Benissimo, nonno», dice lui, «ètato il viaggio più bello della mia vita... senza considerare quelli che facevamo io,

mamma e papà».«Allora avrai tante cose da raccontarci», commenta la nonna.«Sì, nonna, ma solo se tu mi preparerai la mia torta preferita!».«Ah, adesso scendiamo anche a compromessi? Sei un birbone... per fortuna la torta

già in forno e ti aspetta!». «Grazie nonna, ti voglio bene!», urla lui entusiasta.Nel frattempo tutti i compagni hanno riabbracciato i loro genitori e c'è qualcuno cheta creando scompiglio: è Allegra che sta costringendo i suoi genitori a conoscere

Mattia e corre all'impazzata per tutta la stazione. «Papà, mamma, lui è il mio nuovoamico Mattia. È più piccolo di me, ma durante questo viaggio mi ha insegnato tantecose».«Ciao Mattia, se sei riuscito a far stare ferma e zitta Allegra per un attimo, vorrà dirche sei proprio speciale». Come ogni volta che un adulto gli fa un complimento,

Mattia arrossisce e corre a rifugiarci presso la sua mamma, la quale lo invita aingraziare e poi saluta i genitori di Allegra. Tutti ridono divertiti di quella scena e,prima di lasciarsi, i due amici promettono di rivedersi nel fine settimana per farequalcosa insieme.Quella stessa sera Mattia, prima di andare a letto, prende dallo zaino il suo diario. Lha scritto tutti i giorni quando è stato via per raccontare le cose belle che gli stavanoaccadendo. Adesso vuole raccontare il viaggio di ritorno, ma soprattutto dedicare unettera al suo papà. Decide quindi di infilare la foto che gli ha dato Giuseppe tra dueogli sui quali scrive un lungo pensiero al padre. Non vi dirò tutto quello che Mattia

detto al suo angelo in cielo, perché il suo diario è segreto e noi vogliamo salvaguard

Page 20: Viaggiando Verso Te

7/17/2019 Viaggiando Verso Te

http://slidepdf.com/reader/full/viaggiando-verso-te 20/20

a sua privacy: vi basti solo sapere che, oltre a tutto il resto, Mattia ha ringraziato iluo papà per le tante cose che gli ha regalato nelle ultime settimane e gli ha promes

che adesso comincerà di nuovo a vivere, adesso anche lui si "muoverà" come dice iluo papà nella foto e come gli ha sempre insegnato. E, infatti, a conclusione della suettera, il nostro protagonista scrive: tu sarai il mio macchinista, sempre accanto a m

e io adesso parto, papà... sto