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ViaPorta NovaAi turisti che raggiungono Bologna in pullman e percorrono questa via per raggiungere il centro città potrebbe sembrare solo un percorso obbligato: in realtà questa passeggiata presenta luoghi ricchi di suggestioni artistiche e storiche.

www.bolognawelcome.it

[email protected]

Piazza Maggiore 1/e Aeroporto G. Marconi, via Triumvirato 84

Informazioni turistiche tel. +39 051 239660 - +39 051 6472113

8. PALAZZO CAPRARAVia IV Novembre, 24I Caprara, già merciai e tintori, e più tardi notai, parteciparono alla vita politica bolognese fin dal secolo XIV, ma entrarono nel Senato solo nel 1616. Architetto della loro residenza senatoria è ritenuto Francesco Morandi, figlio del Terribilia, che morì nel 1603,

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Una lapide sulla facciata di pa-lazzo Orlandini ricorda che il 25 aprile 1874 qui nacque Gugliel-mo Marconi, il fisico bolognese che inventò il si-stema di telegra-fia senza fili. Nato a Bologna da famiglia nobile, il marchese Gu-

glielmo Giovanni Maria Marconi studiò da autodidatta e compì i primi esperimenti sulla trasmissione telegrafica. La grande sfi-da di trasmettere a grandi distanze fu vinta una prima volta nel 1899, con la prima comunicazione radiotelegrafica internazio-nale attraverso la Manica, e una seconda nel 1901, mettendo in collegamento le due sponde dell’Atlantico. A Guglielmo Marconi venne assegnato nel 1909 il premio Nobel per la Fisica.

Realizzato nel 1466 e riedificato nel 1613 da Floriano Ambro-sini, il palazzo cambiò proprietario col matrimonio di Eleono-ra D’Armi con Vincenzo Marescalchi. Acquistato nel 1961 dal Ministero del Tesoro, fu destinato a sede della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici dell’Emilia. Al piano nobi-le si conserva un camino affrescato con la Vigilanza di Ludovi-co Carracci e sale con affreschi di Francesco Brizio, Alessandro Tiarini, Guido Reni. La sala ovale al pianterreno fu progettata nel 1798 dall’architetto Giovanni Battista Martinetti e decorata nel 1810 da Felice Giani.

7. CASA NATALE DI GUGLIELMO MARCONIVia IV Novembre, 7

6. PALAZZO MARESCALCHIVia IV Novembre, 5

anno in cui il palazzo fu terminato. L’edificio subì nel tempo nume-rose trasformazioni e aggiunte, come quella dell’elegante scalone, nel 1705 e, ancora più significativa, quella apportata dalla contessa Maria Vittoria, che nel 1715 acquistò il confinante palazzo con portico e l’unì al suo, apportando ulteriori modifiche. Per il lusso dei suoi ambienti l’edificio fu destinato in epoca napoleonica a residenza dei viceré d’Italia; dal 21 al 25 giugno 1805 Carlo Caprara ospitò Napo-leone e la moglie Joséphine che acquistarono il palazzo l’anno se-guente. Successivamente giunse al principe Alberto d’Orléans, duca di Montpènsier e nel periodo della belle époque divenne uno dei luo-ghi più ricercati della mondanità bolognese. Oggi è adibito ad Ufficio Pubblico della Prefettura.

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Lapide G. Marconi

Palazzo Caprara

Nel Duecento la parte a oriente dell’odierna piazza era interamente percorsa da un tratto della seconda cerchia muraria della città, del quale ora rimane visibile la sola Porta Nova; all’esterno delle mura si apriva un vasto fossato. La colonna ionica al centro della piazza fu disegnata da Francesco Dot-ti (1700 circa), con ornamenti di Albertoni mentre la statua dell’Imma-colata che la sormonta fu realizzata nel 1638 da Giovanni Tedeschi su disegno di Guido Reni. Intorno a questa immagine si strutturò la tradi-zione della Fiorita: ancora oggi ogni anno, in occasione della solennità dell’immacolata concezione della Vergine Maria, ai piedi della statua si riuniscono il clero e i cittadini per deporre fra le braccia della Madonna un mazzo di fiori.

3. IL TORRESOTTOVia Porta Nova

1. PIAZZA MALPIGHI

4. LA SINAGOGAVia Gombruti, 9Casa Gombruti fu ac-quistata per contenere il crescente numero di ebrei in città; il progetto della sinagoga e di ri-strutturazione dello sta-bile fu affidato a Guido Lisi nel 1874. Ad inizio Novecento l’architetto Attilio Muggia, membro della Comunità e docente presso l’Università d’In-gegneria di Bologna, ebbe l’incarico di ampliarlo e progettarlo nuovamen-te ma l’edificio fu raso al

Progettata dall’architetto Tommaso Martelli e da Ambrogio Mazenta, padre barnabita, venne costruita tra il 1605 ed il 1623. Guardando l’altare, il transetto destro è il luogo dove probabilmente si ergeva la precedente chiesa medievale. Testimonianza di questo passato è il polittico di Vitale di Bologna, datato 1355, che nella scena centrale raffigura Cristo che incorona Maria Vergine. Negli scomparti laterali, oltre ad una graziosa rappresentazione della natività di Gesù, sono presenti alcuni santi tra cui il bolognese san Petronio a colloquio con santa Scolastica, Santa Caterina di Alessandria, patrona dei filosofi e san Tommaso Beckett, patrono degli studenti inglesi e frequentatore di questa chiesa. Nella navata si trova, in una lapide posta al cen-tro del pavimento, il monumento funebre dedicato al grande pittore Giovanni Francesco Barbieri, detto Il Guercino (1591 – 1666) che pri-ma di morire espresse il desiderio di essere sepolto nella chiesa. Una sala ha preso il suo nome perché probabilmente lì dipingeva. Il convento della Chiesa di San Salvatore fu anche sede della prima università scientifica. Lo ricorda una lapide sulla facciata della chiesa, lungo la via del IV Novembre. I medici dello Studio presiedevano alla fabbricazione della Teriaca, considerato ancora nel ‘600 un antidotodalle virtù miracolose.

La chiesa di San Francesco, voluta dai francescani bolognesi, fu co-struita in stile romanico nel 1200 ma tuttora è sconosciuto il nome dell’architetto che progettò questo innovativo ed unico esempio di gotico francese a Bologna. Si distingue in tre grandiose navate, con archi e volte a vela. All’interno il Chiostro dei Morti, risalente al 1300 e sull’altare maggiore una magnifica pala marmorea di Pier Paolo delle Masegne. All’esterno dietro all’abside si trovano le tombe di tre studiosi medioevali di diritto, detti glossatori: Francesco d’Ac-cursio, Odofredo Denari e di Rolandino de’ Romanzi. Edificare mo-

numenti funebri nelle piazze di Bologna era prassi comune dal 1200, ma degli iniziali 14 esempi ne sono giunti solo 5 fino ai giorni nostri. La basilica conserva due campanili, quello più piccolo risale al 1260 mentre quello più grande (rimasto incompiuto) fu pro-gettato e costruito da Antonio di Vincenzo nel 1397. Nel 1796, quando le truppe napoleoniche occu-parono la città di Bo-logna, il convento fu saccheggiato, scon-sacrato e adibito a caserma. La chiesa fu riaperta al culto sol-

l torresotto, o serraglio, di Porta Nova, appartiene alla seconda cer-chia di mura, detta appunto cerchia dei Torresotti la cui costruzione venne ultimata nel 1192. La cerchia presentava uno sviluppo di circa 4 Km su cui si aprivano 16 porte o serragli e 2 più piccole o posterle; le mura alte circa 8 metri erano merlate in mattoni. Le mura del-la città furono edificate in tre cerchie successive: dalla prima cinta muraria in blocchi di selenite all’ultima che coincideva con gli attuali viali di circonvallazione intercorrono secoli. Nella seconda metà del Quattrocento, viveva nel torresotto Gen-tile Budrioli, sposa del notaio Cimieri. Colta e sempre assetata di conoscenza, aveva frequentato le lezioni di astrologia tenute dal professore universitario Scipione Manfredi e aveva appreso le arti erboristiche da Frate Silvestro del convento francescano. Ven-ne scelta come dama di compagnia di Ginevra Sforza, moglie del signore di Bologna Giovanni II Bentivoglio, ma la sua sorte mutò rapidamente: nel 1488 alla congiura dei Malvezzi, che tramavano per assumere il controllo della città, si aggiunsero voci che vole-vano la politica del Bentivoglio guidata dalle due donne. Gentile divenne presto capro espiatorio dei mali della casata e Giovanni II le tolse la sua protezione affidandola alla Santa Inquisizione. Sot-toposta alle più terribili torture, Gentile finì per confessare venti anni di attività occulta. Il 14 luglio 1798 fu messa al rogo in piazza San Domenico.

5. CHIESA DI SAN SALVATOREVia Volto Santo, 1

2. BASILICA DI SAN FRANCESCOPiazza San Francesco

tanto nel 1842 ma solo per pochi anni, perché in seguito fu utilizzata come magazzino. Nel 1886 i frati francescani riuscirono a ritornare nel convento e agli inizi del Novecento cercarono di ridare alla basi-lica l’aspetto originario dell’edificio. I lavori di restauro furono diretti da Alfonso Rubbiani la cui tomba si trova nella basilica stessa.

suolo durante un bombardamento nel 1943. Guido Muggia, figlio di Attilio rielaborò il progetto del padre in chiave moderna; il nuovo tempio, terminato nel 1953, è tutt’ora in uso.La sinagoga conserva la stessa struttura di quella precedente; pian-ta rettangolare divisa in tre navate, al matroneo si accede da una scala posta all’esterno di una delle navate laterali. La volta di co-pertura è ancora a botte e sul muro perimetrale occidentale vi è una grande finestra circolare con all’interno un Maghen David (visi-bile anche all’esterno da via Mario Finzi).

Basilica di San FrancescoLa Sinagoga

Chiesa di San Salvatore