VIA CRUCIS A ROMA UN INVITO… PER ANDARE ORA Contro … · B u o nat,delCm àPpG v XI di naz l’...

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ANNO XXXI N° 12 - 30 Marzo 2014 1.00 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno VIA CRUCIS A ROMA Contro la tratta in cinquemila: "Mai più crocifisse" Grande partecipazione alla Via Crucis organizzata a Roma dalla Comunità Giovanni XXIII e dalla pastorale giovanile diocesana. Significativa la presenza del governo e del sindacato. Tra una stazione e l'altra si sono alternate nel portare la croce diverse donne rappresentanti della società civile. Illustrate le proposte per contrastare il fenomeno (Lo stesso fenomeno fu denunciato alcuni anni fa anche nel territorio della nostra Diocesi da don Oreste Benzi che organizzò una processione in una delle strade di periferia più malfamate dove la prostituzione era diffusa per denunciare lo sfruttamento di tante immigrate ndr) Una carrozzella avanza dietro la croce in mezzo a cinquemila can- dele accese per ac- compagnarla nella notte. Un volto avanza tra la folla impaurito e rico- noscente. Gloria avanza tenuta per mano da una vo- lontaria, è una delle tante, troppe ragazze vittime della tratta, testimone e simbolo della Via Crucis per le donne crocifisse svoltasi ieri sera (21 marzo) a Roma e organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e dalla pastorale giovanile diocesana a cui hanno aderito numerose altre as- sociazioni e movimenti cattolici. Un popolo in cammino. In cinquemila sono partiti da piazza Santi Apostoli e sono giunti sino a Santa Maria in Traspontina, attraverso un percorso di otto tappe nel cuore della Capitale. “Il centro della città - ha affermato monsignor Matteo Zuppi, ve- scovo ausiliare per il Settore Centro della diocesi di Roma - deve rappresentarne l’anima, perché dal cuore di questa città possa nascere una spe- ranza di liberazione”. Rivolta a tutte quelle donne “condannate sulla strada dell’ingiustizia, maltrat- tate ogni notte dai protettori, dai magnaccia e dai clienti”, come recita una delle riflessioni che sono state lette durante la serata. Dal Pantheon a piazza Navona, da San Salvatore in Lauro a Castel Sant’Angelo il corteo si è mosso tra lo sguardo partecipe delle persone affacciate ai balconi e quello distratto del popolo della movida. “Non possiamo tacere - ha spiegato al Sir don Aldo Buonaiuto, della Comunità Papa Giovanni XXIII - dinanzi all’ingiustizia: donne che sono sulle strade e anche nei locali, vittime della tratta di es- seri umani e della prostituzione schiavizzata. Quando si parla di prostituzione spesso l’accento va sulle escort e su quante vogliono fare questo mestiere e ci si dimentica delle vittime di un rac- ket spietato, donne che non avranno futuro. Allora noi vogliamo alzare la croce, che per noi cristiani è un segno di resurrezione. “Noi, discepoli di Gesù, - ha detto Papa France- sco - siamo chiamati ad essere persone che ascoltano la sua voce e prendono sul serio le sue parole. Per ascoltare Gesù, biso- gna essere vicino a Lui, se- guirlo, come facevano le folle del Vangelo che lo rincorrevano per le strade della Palestina. (...) Ma anche ascoltiamo Gesù nella sua Parola scritta, nel Van- gelo. Vi faccio una domanda: voi leggete tutti i giorni un passo del Vangelo? Sì, no…sì, no… Metà e metà… Alcuni sì e alcuni no. Ma è importante! Voi leggete il Vangelo? È cosa buona; è una cosa buona avere un piccolo Van- gelo, piccolo, e portarlo con noi, in tasca, nella borsa, e leggerne un piccolo passo in qualsiasi momento della giornata. In qualsiasi momento della giornata io prendo dalla tasca il Vangelo e leggo qualcosina, un piccolo passo. Lì è Gesù che ci parla, nel Vangelo! Pensate questo. Non è difficile, neppure necessario che siano i quattro: uno dei Vangeli, piccolino, con noi. Sempre il Van- gelo con noi, perché è la Parola di Gesù per poterlo ascoltare”. “Da questo episodio della Trasfigura- zione - ha ricordato il Papa - vor- rei cogliere due elementi significativi, che sintetizzo in due parole: salita e discesa. Noi ab- biamo bisogno di andare in di- sparte, di salire sulla montagna in uno spazio di silenzio, per ritro- vare noi stessi e percepire meglio la voce del Si- gnore. Questo facciamo nella preghiera. Ma non possiamo rimanere lì! In questo inizio di quaresima abbiamo preparato il ‘ba- stone della fede’ e stiamo mettendo dentro la ‘bisaccia del cercatore’ i doni del Signore per andare ai crocicchi delle strade e chiamare tutti a “fare Pasqua”. Per concretizzare la proposta di Gesù, in queste ultime tre domeniche del tempo quaresimale riceveremo in Chiesa, al termine di ogni celebrazione Eucaristica, un invito da portare fin dove finiscono le strade. Nella III domenica è stato consegnato l’invito da con- segnare ad una famiglia. Come la donna Samaritana di- remo: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto” (Gv 4,29). Nella IV domenica ci impegneremo a portare l’invito a qualche amico che cerca la luce e dare, come il cieco nato, la nostra testimonianza: “una cosa io so: ero cieco ed ora ci vedo” (Gv 9,25). Ed infine della V domenica andremo ad invitare i gio- vani alla GMG diocesana che quest’anno si terrà ad Ac- quaviva il prossimo 16 aprile. Sono piccoli segni che possono aiutarci ad essere “chiesa in uscita”, come spesso ci ripete Papa France- sco, missionari capaci di comunicare a questo mondo desertificato il Vangelo della gioia. UN INVITO… PER ANDARE ORA AI CROCICCHI DELLE STRADE IMPEGNO DELLA CEI Chiesa e scuola un futuro da vivere insieme Nell'ambito degli Orientamenti pastorali per il decennio, la Chiesa italiana ha messo in campo un percorso per rilanciare nella società il dibattito sull’educa- zione e sulla scuola (''tutta la scuola, senza aggettivi''). Un cammino con tante iniziative sul territorio, promosse da diocesi e associazioni, che avrà come ''mo- mento clou'' l'incontro con Papa Francesco in piazza San Pietro il 10 maggio Vincenzo Corrado Diocesi di S. BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Vicaria P. Giovanni dello Spirito Santo VIENI, CHIUNQUE TU SIA! Ritrovo presso il piazzale antistante il Liceo Scientifico “B. Rosetti” e percorso a piedi verso la Parrocchia S. Antonio da Padova Stazione Quaresimale con la presenza di S.E.R. Mons. Carlo Bresciani Incontrando il mondo della scuola venerdì 28 marzo 2014 ore 21 “La Chiesa per la scuola”. Non è un semplice slo- gan, ma un percorso che la Chiesa italiana ha messo in campo in questi mesi per rilanciare nella società il dibattito sull’educazione e sulla scuola. Un cammino iniziato nel maggio 2013 quando a Roma quattro Uffici nazionali della Cei (Educa- zione, scuola e università; Pastorale della fami- glia; Servizio per la pastorale giovanile; Servizio per l’insegnamento della religione cattolica), hanno tenuto un laboratorio nazionale con circa 300 partecipanti tra chi opera, nelle varie Regioni, nella pastorale familiare, nella pastorale giovanile e nella pastorale scolastica. “La Chiesa per la scuola”, appunto. “Tutta la scuola, senza agget- tivi”, puntualizza monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Cei, spiegando che con que- sta iniziativa, secondo quanto indicato dai vescovi italiani negli Orientamenti pastorali per il decen- nio, dedicati all’educazione, “si vuole approfon- dire il tema della scuola, in collegamento con la famiglia e la pastorale giovanile”. PAPA FRANCESCO: ASCOLTARE GESÙ LEGGENDO OGNI GIORNO UN PASSO DEL VANGELO Città del Vaticano, 16 marzo 2014 (VIS). Alle 12:00 di questa mattina il Santo Padre si è affacciato alla finestra del suo studio per recitare l’Angelus con i fedeli convenuti in Piazza San Pietro. Nella seconda Domenica di Quaresima Papa Francesco si è soffermato sull’evento della Trasfi- gurazione ed ha invitato i fedeli ad ascoltare Gesù leggendo tutti i giorni un passo del Vangelo. Segue a pag. 2 Segue a pag. 2

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ANNO XXXI N° 12 - 30 Marzo 2014 € 1.00

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

VIA CRUCIS A ROMA Contro la tratta in cinquemila:

"Mai più crocifisse"Grande partecipazione alla Via Crucis organizzata a Roma dalla Comunità Giovanni XXIIIe dalla pastorale giovanile diocesana. Significativa la presenza del governo e del sindacato. Trauna stazione e l'altra si sono alternate nel portare la croce diverse donne rappresentanti dellasocietà civile. Illustrate le proposte per contrastare il fenomeno(Lo stesso fenomeno fu denunciato alcuni anni fa anche nel territorio della nostra Diocesi da

don Oreste Benzi che organizzò una processione in una delle strade di periferia più malfamate

dove la prostituzione era diffusa per denunciare lo sfruttamento di tante immigrate ndr)

Una carrozzellaavanza dietro lacroce in mezzo acinquemila can-dele accese per ac-compagnarla nellanotte. Un voltoavanza tra la follaimpaurito e rico-noscente. Gloriaavanza tenuta permano da una vo-lontaria, è unadelle tante, tropperagazze vittimedella tratta, testimone e simbolo della Via Crucisper le donne crocifisse svoltasi ieri sera (21marzo) a Roma e organizzata dalla ComunitàPapa Giovanni XXIII e dalla pastorale giovanilediocesana a cui hanno aderito numerose altre as-sociazioni e movimenti cattolici. Un popolo incammino. In cinquemila sono partiti da piazzaSanti Apostoli e sono giunti sino a Santa Mariain Traspontina, attraverso un percorso di ottotappe nel cuore della Capitale. “Il centro dellacittà - ha affermato monsignor Matteo Zuppi, ve-scovo ausiliare per il Settore Centro della diocesidi Roma - deve rappresentarne l’anima, perchédal cuore di questa città possa nascere una spe-ranza di liberazione”. Rivolta a tutte quelle donne“condannate sulla strada dell’ingiustizia, maltrat-tate ogni notte dai protettori, dai magnaccia e dai

clienti”, come recita una delle riflessioni che sonostate lette durante la serata. Dal Pantheon a piazzaNavona, da San Salvatore in Lauro a CastelSant’Angelo il corteo si è mosso tra lo sguardopartecipe delle persone affacciate ai balconi equello distratto del popolo della movida. “Nonpossiamo tacere - ha spiegato al Sir don AldoBuonaiuto, della Comunità Papa Giovanni XXIII- dinanzi all’ingiustizia: donne che sono sullestrade e anche nei locali, vittime della tratta di es-seri umani e della prostituzione schiavizzata.Quando si parla di prostituzione spesso l’accentova sulle escort e su quante vogliono fare questomestiere e ci si dimentica delle vittime di un rac-ket spietato, donne che non avranno futuro. Alloranoi vogliamo alzare la croce, che per noi cristianiè un segno di resurrezione.

“Noi, discepoli di Gesù, - ha detto Papa France-sco - siamo chiamati ad esserepersone che ascoltano la suavoce e prendono sul serio le sueparole. Per ascoltare Gesù, biso-gna essere vicino a Lui, se-guirlo, come facevano le folledel Vangelo che lo rincorrevanoper le strade della Palestina. (...)Ma anche ascoltiamo Gesùnella sua Parola scritta, nel Van-gelo. Vi faccio una domanda:voi leggete tutti i giorni unpasso del Vangelo? Sì, no…sì,no… Metà e metà… Alcuni sì ealcuni no. Ma è importante! Voileggete il Vangelo? È cosabuona; è una cosa buona avere un piccolo Van-gelo, piccolo, e portarlo con noi, in tasca, nellaborsa, e leggerne un piccolo passo in qualsiasimomento della giornata. In qualsiasi momento

della giornata io prendo dalla tasca il Vangelo eleggo qualcosina, un piccolopasso. Lì è Gesù che ci parla, nelVangelo! Pensate questo. Non èdifficile, neppure necessario chesiano i quattro: uno dei Vangeli,piccolino, con noi. Sempre il Van-gelo con noi, perché è la Parola diGesù per poterlo ascoltare”. “Daquesto episodio della Trasfigura-zione - ha ricordato il Papa - vor-rei cogliere due elementisignificativi, che sintetizzo in dueparole: salita e discesa. Noi ab-biamo bisogno di andare in di-sparte, di salire sulla montagna inuno spazio di silenzio, per ritro-

vare noi stessi e percepire meglio la voce del Si-gnore. Questo facciamo nella preghiera. Ma nonpossiamo rimanere lì!

In questo inizio di quaresima abbiamo preparato il ‘ba-stone della fede’ e stiamo mettendo dentro la ‘bisacciadel cercatore’ i doni del Signore per andare ai crocicchidelle strade e chiamare tutti a “fare Pasqua”.

Per concretizzare la proposta di Gesù, in queste ultimetre domeniche del tempo quaresimale riceveremo inChiesa, al termine di ogni celebrazione Eucaristica, uninvito da portare fin dove finiscono le strade.

Nella III domenica è stato consegnato l’invito da con-segnare ad una famiglia. Come la donna Samaritana di-remo: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tuttoquello che ho fatto” (Gv 4,29).

Nella IV domenica ci impegneremo a portare l’invitoa qualche amico che cerca la luce e dare, come il cieconato, la nostra testimonianza: “una cosa io so: ero ciecoed ora ci vedo” (Gv 9,25).

Ed infine della V domenica andremo ad invitare i gio-vani alla GMG diocesana che quest’anno si terrà ad Ac-quaviva il prossimo 16 aprile.

Sono piccoli segni che possono aiutarci ad essere“chiesa in uscita”, come spesso ci ripete Papa France-sco, missionari capaci di comunicare a questo mondodesertificato il Vangelo della gioia.

UN INVITO… PER ANDARE ORA

AI CROCICCHI DELLE STRADE

IMPEGNO DELLA CEI Chiesa e scuola

un futuro da vivere insieme Nell'ambito degli Orientamenti pastorali per il decennio, la Chiesa italiana ha

messo in campo un percorso per rilanciare nella società il dibattito sull’educa-

zione e sulla scuola (''tutta la scuola, senza aggettivi''). Un cammino con tante

iniziative sul territorio, promosse da diocesi e associazioni, che avrà come ''mo-

mento clou'' l'incontro con Papa Francesco in piazza San Pietro il 10 maggioVincenzo Corrado

Diocesi diS. BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTOVicaria P. Giovanni dello Spirito Santo

VIENI, CHIUNQUE TU SIA!

Ritrovo presso il piazzale antistante il Liceo Scientifico “B. Rosetti” e percorso a piedi verso la Parrocchia S. Antonio da Padova

Stazione Quaresimalecon la presenza di S.E.R. Mons. Carlo Bresciani

Incontrando il mondo della scuola

venerdì 28 marzo 2014 ore 21

“La Chiesa per la scuola”. Non è un semplice slo-gan, ma un percorso che la Chiesa italiana hamesso in campo in questi mesi per rilanciare nellasocietà il dibattito sull’educazione e sulla scuola.Un cammino iniziato nel maggio 2013 quando aRoma quattro Uffici nazionali della Cei (Educa-zione, scuola e università; Pastorale della fami-glia; Servizio per la pastorale giovanile; Servizioper l’insegnamento della religione cattolica),hanno tenuto un laboratorio nazionale con circa300 partecipanti tra chi opera, nelle varie Regioni,

nella pastorale familiare, nella pastorale giovanilee nella pastorale scolastica. “La Chiesa per lascuola”, appunto. “Tutta la scuola, senza agget-tivi”, puntualizza monsignor Domenico Pompili,sottosegretario della Cei, spiegando che con que-sta iniziativa, secondo quanto indicato dai vescoviitaliani negli Orientamenti pastorali per il decen-nio, dedicati all’educazione, “si vuole approfon-dire il tema della scuola, in collegamento con lafamiglia e la pastorale giovanile”.

PAPA FRANCESCO: ASCOLTARE GESÙ LEGGENDO OGNI GIORNO UN PASSO DEL VANGELOCittà del Vaticano, 16 marzo 2014 (VIS).Alle 12:00 di questa mattina il Santo Padre si è affacciatoalla finestra del suo studio per recitare l’Angelus con i fedeli convenuti in Piazza San Pietro.Nella seconda Domenica di Quaresima Papa Francesco si è soffermato sull’evento della Trasfi-gurazione ed ha invitato i fedeli ad ascoltare Gesù leggendo tutti i giorni un passo del Vangelo.

Segue a pag. 2

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Anno XXXI

30 Marzo 2014

2PAG

Continua dalla prima pagina

Parola del SignoreQUARTA DI QUARESIMA A

Dal VANGELO secondo GIOVANNI

Passando vide un uomo cieco dalla nascita[2]e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì,chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché eglinascesse cieco?”. [3]Rispose Gesù: “Né lui hapeccato né i suoi genitori, ma è così perché simanifestassero in lui le opere di Dio. [4]Dob-biamo compiere le opere di colui che mi hamandato finché è giorno; poi viene la notte,quando nessuno può più operare. [5]Finchésono nel mondo, sono la luce del mondo”.[6]Detto questo sputò per terra, fece del fangocon la saliva, spalmò il fango sugli occhi delcieco [7]e gli disse: “Và a lavarti nella piscinadi Sìloe (che significa Inviato)”. Quegli andò,si lavò e tornò che ci vedeva. [8] Allora i vicinie quelli che lo avevano visto prima, poiché eraun mendicante, dicevano: “Non è egli quelloche stava seduto a chiedere l’elemosina?”.[9]Alcuni dicevano: “E’ lui”; altri dicevano:“No, ma gli assomiglia”. Ed egli diceva:“Sono io!”. [10]Allora gli chiesero: “Come

dunque ti furonoaperti gli occhi?”.[11]Egli rispose:“Quell’uomo che si chiama Gesù ha fatto delfango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto:Và a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo es-sermi lavato, ho acquistato la vista”. [12]Glidissero: “Dov’è questo tale?”. Rispose: “Nonlo so”... (continua)

(VANGELO DI GIOVANNI CAP. 9 VER-SETTI 1-41)

Anche questa domenica ci troviamo di frontea un brano molto lungo ma anche molto bello,generalmente chiamato il brano del “cieconato”. Di questo brano vorrei soffermarmi so-lamente sulla prima affermazione di Gesù: Nélui, né i suoi genitori hanno peccato. Gesùcon questa affermazione vuole smentire unpregiudizio molto diffuso a quel tempo, mache tutto sommato anche ai nostri giorni

trova ospitalità, cioè che lamalattia o qualunque altrotipo di disgrazia sia un castigodi Dio come risposta ai pec-cati degli uomini. Gesù af-ferma che non è affatto così.Dio, non è un castigatore, maun Padre buono e misericor-dioso, che ci aiuta a riflettere,

a meditare su ciò che la vita o le conseguenzedelle nostre stesse opere ci pongono davanti:situazioni di disagio, di malattia, di pericoloo quant’altro. Dio ci aiuta a meditare sullecose veramente importanti della nostra vita,sui valori fondamentali che dovrebbero gui-darci, e cosa più importante sul fatto che Egli,come il Padre misericordioso della parabola,ci ama profondamente, ci vuole aiutare, e so-prattutto ci vuole salvare per farci godere delsuo amore infinito per tutta l’eternità. Nonpossiamo e non dobbiamo incolpare Diodelle nostre sofferenze, esse discendono dalnostro peccato, dai peccati degli altri e soprat-tutto dalla fragilità e dai limiti della nostracondizione umana. Dio vuole che le sue crea-ture siano felici, è per questo che ci ha creati.

Quando il dolore bussa alla nostra porta eglici offre uno spunto per riflettere, per aiutarcia capire chi siamo e che cosa siamo; ma so-prattutto ci offre, se sappiamo accettarla, lasua consolazione, il suo amore e soprattuttola sua vicinanza. Egli ci dice: io conosco latua sofferenza, io stesso l’ho provata durantela mia vita e soprattutto con la mia passionee crocifissione, ma sii certo che a tutto questodolore seguirà la tua resurrezione. Io sonocon te tutti i giorni. Chiediamo al Signore diaprire anche a noi gli occhi per vedere le me-raviglie del suo amore e per farci sentire sem-pre più la sua presenza al nostro fianco.

Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZA:

DIO NON SPIEGA IL MALE E LA SOF-FERENZA. LI ABITA IN CRISTO GESU’;

LI INCHIODA ALLA CROCE; LI SUPERA ALL’ALBA DEL GIORNO DIPASQUA, SUL LIMITARE DEL NUOVOMONDO, LA’ DOVE NON ESISTONO

“NE’ PIANTO NE’ DOLORE”(V. CHARTIER)

L’incontro con Dio nella preghieraci spinge nuovamente a ‘scenderedalla montagna’ e ritornare in basso,nella pianura, dove incontriamo tantifratelli appesantiti da fatiche, malat-tie, ingiustizie, ignoranze, povertàmateriale e spirituale. A questi nostrifratelli che sono in difficoltà, siamochiamati a portare i frutti dell’espe-rienza che abbiamo fatto con Dio,condividendo la grazia ricevuta. Equesto è curioso. Quando noi sen-tiamo la Parola di Gesù, ascoltiamola Parola di Gesù e l’abbiamo nel

cuore, quella Parola cresce. E sapetecome cresce? Dandola all’altro! LaParola di Cristo in noi cresce quandonoi la proclamiamo, quando noi ladiamo agli altri! E questa è la vitacristiana”. Infine il Papa ha invitatoi fedeli a rivolgersi “alla nostraMadre Maria, e affidiamoci alla suaguida per proseguire con fede e ge-nerosità questo itinerario della Qua-resima, imparando un po’ di più a‘salire’ con la preghiera e ascoltareGesù e a ‘scendere’ con la carità fra-terna, annunciando Gesù”.

Un cammino unitario, con tante ini-ziative sul territorio promosse da dio-cesi e associazioni, che avrà come“momento clou” l’incontro con PapaFrancesco in piazza San Pietro il 10maggio. “Sarà una grande festa - af-ferma ancora Pompili -, per un cam-mino che ripartirà da lì sulla stradadel lavoro insieme”. È quanto con-fermano anche i quattro diret-tori degli Uffici nazionali dellaCei. Le tre certezze. “Tutti - ri-flette don Maurizio Viviani, di-rettore dell’Ufficio nazionaleper l’educazione, la scuola el’università - abbiamo almenotre certezze nei riguardi dellascuola. La prima: senza scuolanon c’è futuro per la società.La seconda: senza scuola unragazzo non può diventare adulto. Laterza: la scuola deve educare se vuolegenerare futuro”. Purtroppo, “negliultimi anni troppo spesso la scuola èstata la Cenerentola delle politichedel Paese e ha corso il rischio diveder evaporare la propria vocazioneeducativa, a causa di problemi buro-cratici, economici, strutturali e moti-vazionali”. Il percorso unitario,sottolinea Viviani, “intende eviden-

ziare ciò che tutti desideriamo: avereuna scuola degna della nostra tradi-zione educativa, attenta alle innova-zioni e ai cambiamenti, senzatuttavia smarrire la sua vocazioneprimigenia, ovvero accompagnare ilragazzo verso l’età adulta”. Inoltre,“intende sostenere l’impegno di ge-nitori, educatori, dirigenti, insegnanti

e alunni” nel “ricollocare la ‘per-sona’ al centro della scuola”. La verasfida. “La scuola - osserva don PaoloGentili, direttore dell’Ufficio nazio-nale per la pastorale della famiglia -è un’alleata preziosa delle famiglie eun bene di tutti”. La “vera sfida” è“una Chiesa famiglia di famiglie chemostra di avere a cuore il futuro dellegiovani generazioni e quindi, in par-ticolare, della scuola”.

PAPA FRANCESCO: ASCOLTARE GESÙ LEGGENDO OGNI GIORNO UN PASSODEL VANGELO

IMPEGNO DELLA CEI Chiesa e scuola

un futuro da vivere insieme

NELLE STANZE DI BRUXELLESSorrisini per tutti o pari dignità?“Risus abundat in ore stultorum”, senten-ziavano gli antichi latini. I quali, raccontala storia, non erano però dei noiosi mu-soni. Sapevano stare al mondo. A qual-cuno sarà balenato alla mente quel“sorriso abbonda...” vedendo il presidentedel Consiglio europeo e quello dellaCommissione scambiarsi un’occhiatinacomplice prima di rispondere alla do-manda del giornalista che chiedeva un pa-rere sulle riforme promesse dal Governoitaliano. Da un fotogramma, da un de-cimo di secondo d’imbarazzato e sor-nione silenzio brussellese, è scoppiato inItalia l’ennesimo “caso”, pompato damass media a caccia di spunti folkloristicicon i quali raccontare le cose serie dellapolitica. Sulla vicenda qualche punto nontrascurabile può però essere ribadito. An-zitutto: un incrocio di sguardi non corri-sponde a una sentenza passata ingiudicato. Magari le due alte autorità Ue

(non “tecnocrati” come sono stati tropposbrigativamente appellati i due interessati,Van Rompuy e Barroso) volevano sem-plicemente dirsi “parli tu o parlo io? Ecosa diciamo visto che con Renzi non ab-biamo ancora parlato?”. Secondo: la po-litica è, appunto, una faccenda seria,quindi eventuali dubbi europei sulle mi-sure economiche prospettate dal Governoitaliano vanno esplicitati nelle forme enelle sedi opportune. Terzo: qualche in-terrogativo sulla capacità di tener fedeagli impegni liberamente assunti in sedeeuropea l’Italial’ha fatto sor-gere in passato(inutile far fintadi niente), percui talvolta sivien ripagatinell’antipaticamoneta dello

scetticismo. Quarta osservazione, macerto non ultima per importanza: l’Ue ècomposta da 28 Stati membri, tutti -stando ai Trattati - con pari dignità.Quello che cambia, semmai, è il peso de-mografico oppure quello economico (cisono economie più grandi e solide, altripiù magre e ballerine). Non ci possonoessere, invece, pesi diversi sul piano po-litico. Negli anni scorsi è avvenuto cheBerlino o Parigi o Londra si prendesserodelle libertà che Bruxelles ha tollerato. Èstato un errore, che non si deve ripetere.

La Cem (Conferenza Episcopale Mar-chigiana), di concerto con la Fism(scuole d’infanzia) e la Fidae (scuoleprimarie e superiori) regionali, ha or-ganizzato un Convegno regionale perrichiamare l’attenzione dell’opinionepubblica ed in particolare degli espo-nenti della Regione Marche sulla pre-senza e sul servizio svolto nellaregione dalle scuole paritarie di ispi-razione cristiana. Il Convegno si terràad Ancona, nell’Aula magna della fa-coltà di Economia (ex caserma Villa-rey) nella mattina di sabato 29 marzoprossimo, alle 9.30. Saranno presentii nostri Vescovi, interverranno il Pre-sidente della Regione Gian MarioSpacca e il dr. Luigi Morgano, Segre-tario nazionale della Fism e che pro-porrà una relazione sul tema “Leragioni di una presenza e di un servi-zio”.

Non può sfuggire l’importanza di unamanifestazione del genere, per il sog-getto che la propone (i nostri Vescovi)e per il livello dell’interlocutore pub-blico (la Regione), proprio per la suavalenza pubblica e quindi anche poli-tica. La Conferenza Episcopale Mar-chigiana ha fatto pervenire un invitoal convegno ai Consiglieri regionali,ai Sindaci dei Comuni delle Marchein cui sono presenti le nostre scuole eal Dirigente dell’Ufficio scolastico re-gionale. Ma la presenza effettiva alconvegno sarà assicurata dalla parte-cipazione delle scuole paritarie che viprenderanno parte ciascuna con unapropria delegazione composta da ge-nitori, gestori, insegnanti e personalenon docente. In Italia un dibattito sereno e compe-tente sulla presenza delle scuole pari-tarie - non private, perché tutte di

interesse pubblico - è ancora tardo avenire. Nonostante sia stata ampia-mente dimostrata la qualità del servi-zio educativo e l’oggettivo risparmioper le casse pubbliche, queste scuolevengono considerate realtà private,appunto, non meritevoli di contributipubblici. Il convegno, grazie all’auto-revole presenza di Luigi Morgano,farà un po’ di chiarezza sul senso diquesto impegno educativo, per nientefacile nel nostro Paese e sarà la primamanifestazione pubblica nelle Marchedel mondo scolastico di ispirazionecristiana. Per dire che ci siamo e checi stanno a cuore i bambini, le loro fa-miglie, le comunità. E per ribadire ildiritto alla libertà di scelta per le fa-miglie.

don Gesualdo Purziani

presidente regionale Fism Marche

Sabato 29 marzo 2014

promosso dalla CEM-Conferenza Episcopale Marchigiana un convegno per sostenere

LE SCUOLE PARITARIE DELLE MARCHEcon l’intervento di Luigi Morgano, segretario nazionale Fism, su: “Le ragioni di una presenza

e di un servizio” e la partecipazione di Gian Mario Spacca, presidente della Regione

3Anno XXXI

30 Marzo 2014 PAG

Stazione quaresimale Diocesana

21 Marzo - Vicaria di S. Giacomo della Marca

Martinsicuro: quartiere Tronto,

Chiesa S. Cuore

Prossima Stazione Quaresimale Diocesana

28 MarzoVicaria P. Givanni dello Spirito SantoS. Benedetto del Tronto

Parrocchia S. Antonio di Padova

MISSIONARI MARTIRI

Sentinelle della carità

Ridiamo loro la voceIl 24 marzo, Giornata di preghiera e digiuno, nel cuore del

tempo quaresimale, per ricordare, col cuore e con la mente, quei

vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici stroncati nel compi-

mento della loro missione. Ci salveremo da un futuro pervaso

da peccaminosi egoismi e fondamentalismi solo se sapremo met-

terci alla loro scuola, quella della gratuità e dell’accoglienza

La fede non è qualcosa di accessorio o marginale nel

contesto della vita cristiana. Anzi, è l’essenza di una

umanità autentica, rinnovata dall’esperienza della

croce, di cui missionari e missionarie martiri sono stati

testimoni. Ed è proprio a loro che va il nostro plauso,

ogni anno, il 24 marzo, in occasione della tradizionale

Giornata dei Missionari Martiri.

Mentre andiamo in stampa ci giunge la comunicazione

che la veglia per i missionari martiri nella nostra diocesi

è stata rimandata a giovedì 3 aprile

come da comunicato a pag. 5

4 Anno XXXI

30 Marzo 2014PAG

Venti anni fa, il 19 marzo 1994, veniva ucciso

don Peppe Diana, mentre si accingeva a celebrare

la messa nella parrocchia di San Nicola, alle

7,30, a Casal di Principe. Stamattina il vescovo

di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, alla stessa

ora e in quella parrocchia, ha

presieduto la messa che don Peppe

non poté celebrare.

Venti anni fa, il 19 marzo 1994,veniva ucciso don Peppe Diana,mentre si accingeva a celebrarela messa nella parrocchia di SanNicola, alle 7,30, a Casal di Prin-cipe. Stamattina il vescovo diAversa, monsignor Angelo Spi-nillo, alla stessa ora e in quellaparrocchia, ha presieduto la messache don Peppe non poté celebrare.Oggi è previsto un raduno nazio-nale di scuole, associazioni e cit-tadini che sfileranno lungo lestrade di Casal di Principe, mentredomenica scorsa 6mila scout da tutta la Campaniae dal basso Lazio si sono riversati nella città perricordare don Diana. “Sono importanti questimomenti per far capire ai più giovani, che ancoranon erano nati quando don Peppe è stato uccisodalla camorra, che ci può essere un’alternativavalida alla mentalità mafiosa”, dice al Sir Luigi

Belluomo, 47 anni, dirigente d’azienda, che haconosciuto don Diana quando aveva otto anni.“Io ero un lupetto e don Peppe un seminaristache faceva volontariato con noi scout. Poi l’hoincontrato di nuovo come capo reparto degliscout, dopo che don Diana era diventato sacerdoteed era rientrato in diocesi, dopo aver studiato daigesuiti. Aveva ripreso, infatti, l’esperienza congli scout”, ricorda Belluomo. Che ricordo ha di

don Peppe?

“Don Peppe non aveva molti anni più di me, maabbastanza per essere un esempio di vita. Ricordoche quando io ero piccolo mi colpiva perché eraesuberante, gioioso e sapeva trattare con i bambini;quando l’ho rivisto da capo reparto, ero impres-sionato dalla sua capacità di trasmettere i valoriin modo semplice e diretto con il suo esempio eil suo modo di fare, mostrando la fermezza di chiha convinzioni certe e le porta avanti nella vita.Aveva il coraggio di affrontare tutte le situazioni,senza mai nascondersi. Quando, come scout,uscivamo nei boschi, ci sentivamo sicuri al suofianco, protetti. E, poi, era sempre accoglienteverso il prossimo, offriva aiuto agli immigrati,s’impegnava per un risveglio delle coscienze allalegalità”.Voi che eravate vicini a don Diana avevate

capito la portata del famoso documento “Per

amore del mio popolo”? “Quel documento èstato la causa della sua morte, perché ha rappre-

sentato una presa di posizione chiara e forte dellaChiesa contro la malavita. È stato come il chiccodi grano seminato nel terreno che poi ha datofrutto, facendo crescere nelle anime la voglia dicambiamento. Ricordo ancora il giorno della sua

morte. Quando sono tornatodal lavoro, mi è stato dettoquello che era successo; holanciato lo zaino per terra eho gridato: ‘Lo sapevo cheprima o poi si faceva ucci-dere’. Perché tutto quello chefaceva era in controtendenza,contro un modo di pensaremalavitoso molto diffuso. Lacamorra offriva a troppi quel-lo che lo Stato non era capacedi dare. Per questo, lo scos-sone che ha dato il sacerdotealle coscienze è stato grande,ma non credo che don Peppeavesse paura di una reazione,non me l’ha mai detto. Que-

sto, però, non esclude che possa aver avuto paurae non averlo manifestato”.Qual è l’eredità di don Peppe? “Dalla suamorte è nata una forza di riscatto per le nostreterre e il nostro popolo. C’è stato un avvicinamentodi tutti quelli che avevano avuto contatti con donPeppe: noi scout, i foulard bianchi, le associazioniche si occupano di immigrati, la comunità par-rocchiale. Insieme abbiamo iniziato a impegnarciper scrivere un futuro diverso per tutti noi. Ildolore per l’uccisione di don Diana ha fatto venirfuori la parte sana della società, che, fino adallora, aveva avuto paura di mostrarsi e di alzarela voce contro il potere criminale. Oggi è importantela memoria di don Peppe per far sì che le nuovegenerazioni non siano ammaliate dalle sirene deisoldi facili e del potere, che la criminalità orga-nizzata offre. Il suo esempio può far comprendereai ragazzi che è bene rigettare la mentalità mafiosa,che purtroppo continua a persistere, e costruireinsieme un mondo migliore”.C’è un episodio che ci vuole raccontare?

“Non potrò mai dimenticare l’esperienza positivache ho vissuto a Lourdes con don Diana, dal mo-mento dell’organizzazione a quello del serviziosul posto. Riuscì a coinvolgere un gruppo di noidiciottenni. Restai colpito, inoltre, di come aLourdes tutti conoscessero don Peppe, persino ilvescovo del luogo. Un altro ricordo bellissimo èla santa messa che don Diana ha celebrato conun gruppetto di sette di noi sul Monte Meta nelParco nazionale degli Abruzzi: non c’erano i pa-ramenti, come altare c’era un masso, ma potevamocontemplare uno scenario mozzafiato. Don Peppeci ha insegnato ad avvicinarci a Dio anche attra-verso la bellezza del Creato”.

a cura di Gigliola Alfaro

VENTI ANNI FA FU UCCISO Un masso per altare la messa di don Diana con i suoi scoutSulle tracce dei ragazzi di don Peppe. A colloquio con Luigi Belluomo, 47 anni, dirigente

d’azienda, che lo ha conosciuto quando aveva solo otto anni: “Io ero un lupetto e lui un semina-

rista che faceva volontariato con noi”. E ancora: “Ricordo ancora il giorno della sua morte. Ho

lanciato lo zaino per terra e ho gridato…”. Poi “ è nata una forza di riscatto per le nostre terre

e il nostro popolo”

(Sulla scia di Papa Francesco e nell’attesa

della santificazione di Papa Giovanni XXIII

e di Papa Giovanni Paolo II, non possiamo

non ricordare i predecessori che come Paolo

VI hanno contribuito all’attuzaione del Concilio

Vaticano II. ndr)

La sera del 6 agosto di trent’anni fa morivaPapa Montini. Al termine di una domenica nor-male in cui semplicemente il Papa non si eraaffacciato per la recita dell’Angelus, Paolo VIusciva in silenzio e con discrezione dalla scenadi questo mondo), accompagnato dal fedelissimosegretario Pasquale Macchi e da pochi amici,in quella residenza (li Castel Gandolfo in ettivent’anni prima era spirato il “suo” Papa PioXII. Era il giorno della Trasfigurazione, festaliturgica che ricorda come in Cristo tutta larealtà assuma una luce diversa come sul MonteTabor, e nessuna coincidenza sarebbe stata piùprovvidenziale per terminare la vita di un uomocome Montini che, diversamente da come fuspesso descritto, non era affatto l’amleticoasceta di una incertezza triste e quasi disperata,ma piuttosto il solare servitoredi una Gloria che sapeva ap-partenere non alla stia per-sona ma alla Chiesa che tantoamava e serviva.Molto si è detto e si è scrittosu di lui, ma su due aspetti,spesso ignorati, vale la penasoffermare ancora l’attenzio-ne dopo tanti anni: la conti-nuità del sito pontificato conil prima e il dopo della vitadella Chiesa e la dimensionegioiosa del suo magistero.Sulla prima questione PaoloVI ha avuto lo strano destinodi passare come rivoluzio-nario rispetto a Pio XII, di cui era stato ilfedele interprete per tanti anni, e reazionariorispetto a Giovanni XXIII, di cui portò a com-pimento in maniera saggia ed equilibrata l’in-tuizione conciliare. In realtà era la storia checambiava e chiedeva di essere riletta con origi-nalità: non era più pensabile il carattere mono-litico del mondo cattolico pacelliano, ma altempo stesso non era tutto buono il cambiamentodel postconcilio, anche perché secolarizzazioneed indifferentismo penetravano la Chiesa oscu-

randone identità e missione. Tenere insiemeTradizione e rinnovamento non poteva esseresolo un’operazione intellettuale o di aggiusta-mento di qualche aspetto della pastorale: ri-chiedeva, piuttosto, l’autorevolezza di chi, ob-bedendo solo a Cristo, valorizza ogni novitàsenza lasciarsi intrappolare dalle mode, sapendoche un mondo senza Dio è solo triste ed oscuroe che un’umanità senza Chiesa (o con unaChiesa “anonima”) resta più povera. Ecco alloraun Papa che per primo viaggia in tutti continenti(anticipando Wojtyla), che internazionalizza laCuria e la snellisce (creando le condizioni perl’elezione di un Papa non italiano), che non sistanca di catechizzare (con una semplicità finee dotta che verrà recuperata da Albino Luciani),che fonda l’apertura al dialogo con le religionie le culture sulla limpida testimonianza dellaVerità nell’inscindibile unità tra fede e ragione(aprendo la pista cara a Benedetto XVI, ultimocardinale creato da Paolo VI nel 1977).Dunque l’esaltante percorso di rinascita dellafede, soprattutto tra i giovani, che ha segnato

questo trentennio non sarebbestato possibile senza l’audaciaprudente di Montini! Ma ilsegreto di tutto ciò non puòessere ricondotto solo alla fi-nissima intelligenza e alla ster-minata cultura di Paolo VI!C’è di più: il segreto è nellastia personale esperienza digioia, evocata nel bellissimodocumento “Gaudete in Do-mino” pubblicato nel 1975durante un contestatissimoAnno Santo.L’essenza della fede è inse-parabile dalla gioia di esserestati redenti e di essere testi-

moni della letizia: il cristiano non è uomo dellarinuncia alla felicità vera, ma è uomo della pie-nezza di ogni aspetto positivo, per questo gustala vera gioia, non incosciente delle difficoltàdel tempo presente ma certo del Bene. Perché“la gioia nasce sempre da un certo sguardo sul-l’uomo e su Dio” sguardo da cui sgorga quel “gaudio della Verità” che Paolo VI ha costante-mente testimoniato.

Di Giampaolo Cottini

(Tratto da “la Prealpina del 6 agosto 2008)

Paolo VI, il Papa della luce e della gioia

MONTEDINOVE – Il quinto incontro mensile della “Scuola della Parola” per la nostra Vicariaha avuto luogo Giovedì 13 Marzo c.a. Presso il Convento diSan Tommaso a Montedinove.Esso, come in precedenza, è stato diretto e guidato da PadreGiancarlo Corsini, Padre Provinciale dell’Ordine dei FratiMinori Conventuali. Molto interesse e attenzione vengonodedicati dai parrocchiani della Vicaria alla Lectio Divina,esposta da P. Corsini, a tal punto che sempre nuovi parteci-panti si accostano alla conoscenza approfondita dei passi delVangelo. Stavolta la Lectio Divina si è basata su “gli operaimandati nella vigna” (da Matteo 20, 1-16), per cui dopo lalettura della parabola evangelica, il relatore si è soffermatosulla questione economica e cioè sul compenso spettante al-l’operaio alla fine della giornata.La logica del mondo direbbe “quanto hai lavorato, tanto ri-scuoti”, ma non è così, perchè il padrone dà il giusto contrattato, ma dispone del suo patrimoniocome vuole. E il richiamo ad altre parabole che conducono allo stesso fine non mancano nell’in-segnamento evangelico. Il mormorio, la scontentezza di chi pensa di non meritare tale insoddi-sfazione è in fondo la chiave di lettura a cui ci ha portato il relatore:”Il tuo occhio è cattivo perchèio sono buono?” E la domanda vuole una profonda riflessione: è l’invidia, il vizio capitale chesconvolge l’animo di chi sospetta un sopruso, una ingiustizia. Ma è l’accostamento antitetico allabontà “del padrone” che la parabola evangelica ci fa considerare per affermare che un cuore“buono” non è mai sordo dinanzi alla povertà degli “ultimi”. È il sentimento cristiano della gra-titudine che dovrebbe radicarsi nel cuore di ognuno e che invece sembra latente nel mondo dioggi. È il richiamo che Papa Francesco nell’omelia durante l’incontro con i fidanzati ha ribaditosottolineando che una delle tre voci e cioè “grazie” deve essere fondamento dell’unità nell’ambitodomestico. La Lectio si è chiusa con una preghiera conclusiva, tratta dal Salmo 103, e quindi cisiamo dati appuntamento col Relatore al 10 Aprile prossimo per il sesto incontro. Silvia

MONTEDINOVE

Il quinto incontro della “Scuola della Parola”

22 Marzo

la Redazione de L’Ancora in visita al nostro vescovo emeritoMons. Gervasio Gestori

5Anno XXXI

30 Marzo 2014 PAG

Preannuncio della nascita del Battista

04. ELISABETTA TI DARÀ UN FIGLIO, ZACCARIA NON CI CREDE

Dopo aver presentato la religiosità di Zac-caria e Elisabetta, Luca riferisce le parole chel’angelo dice a Zaccaria, la reazione di questi,la punizione e l’inizio della realizzazione delpreannuncio. Leggiamo questa seconda partedell’episodio, cioè Lc 1,13-25.

1. Elisabetta di darà un figlio. «Ma l’an-

gelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua

preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisa-

betta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Gio-

vanni”» (Lc 1,13). L’angelo toglie la paura daZaccaria dicendogli che è venutoper portargli una notizia lieta. «Latua preghiera è stata esaudita».Quella preghiera era stata rivolta aDio per avere un figlio? E’ quantosuggeriscono i versetti successivi.Nel contesto del rito che stavacompiendo la preghiera che Zac-caria innalzava insieme al popolopresente, non si limitava a sole si-tuazioni personali. Era forse la ri-chiesta della venuta del Messia?E’ quanto fa pensare il fatto cheZaccaria non crede alle parole del-l’angelo. In ogni caso si trattava diparole di straordinaria importanza. Non solo èimportante la nascita di un figlio, ma anche lacomunicazione del nome che Zaccaria devedare al nascituro: «tu lo chiamerai Giovanni»e Jochanan vuol dire: Dio è grazia, misericor-dia. Simbolici sono anche i nomi di Elisabetta,Dio giurò e di Zaccaria, Dio si ricordò.

2. La dignità del nascituro. «Avrai gioia

ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua

nascita,15perché egli sarà grande davanti al Si-

gnore; non berrà vino né bevande inebrianti,

sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di

sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele

al Signore loro Dio. 17Egli camminerà innanzi

a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ri-

condurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli

alla saggezza dei giusti e preparare al Signore

un popolo ben disposto”» (Lc 1,14-17). «Avrai gioia, chará, ed esultanza, agallía-

sis, e molti si rallegreranno», cháirô, al futuropassivo. Luca ha intonato il grande tema dellagioia messianica che inonderà particolarmenteil vangelo dell’Infanzia (1,28.44.47; 2,10) e, inmisura ridotta, l’intero Vangelo e gli Atti.

Di Giovanni l’angelo predice che «saràgrande davanti al Signore»; di Gesù lo stessoangelo dice: «sarà grande», simpliciter, e conil nome «Figlio dell’Altissimo» (1,32). Gio-vanni sarà nazir, consacrato a Dio, cioè nonberrà vino né bevande inebrianti (Nm 6,3-4).Sarà colmo di Spirito Santo fin dal seno di suamadre, cioè dello Spirito profetico che renderàvera e fruttuosa la sua predicazione e così «ri-condurrà molti figli d’Israele al Signore» e...anche non israeliti (3,10-14).

L’ultima frase ci invita a fare la lettura re-dazionale del brano. 1. Se il lettore si riporta a

quando la visione avvenniva, allora la parola«Signore», ripetuta tre volte, stava a indicareil Signore Jahvè. 2. Se il lettore si riporta aquando Luca scrive e si indirizza al un popolocristiano già maturo nella fede – lettura reda-zionale - , allora il «Signore» è il Signore Gesùrisorto dai morti e adorato nella chiesa di Luca(24,52). Allora lo «Spirito Santo» non è un at-tributo di Jahvè, ma la terza Persona della fedecristiana. allora il «popolo ben disposto» nonè il popolo di Jahvè, ma il popolo cristiano.

3. L’incredulità di Zaccaria. «Zaccaria

disse all’angelo: “Come potrò mai conoscere

questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti

negli ann”. 19L’angelo gli rispose: “Io sono

Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato

mandato a parlarti e a portarti questo lieto an-

nuncio. 20Ed ecco, tu sarai muto e non potrai

parlare fino al giorno in cui queste cose avver-

ranno, perché non hai creduto alle mie parole,

che si compiranno a loro tempo”. 21Intanto il

popolo stava in attesa di Zaccaria e si mera-

vigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro,

capirono che nel tempio aveva avuto una vi-

sione. Faceva loro dei cenni e restava muto»(Lc 1,18-22). La richiesta di un segno confer-mativo era lecito e Maria stesso lo chiederà:«Come avverrà questo...?» (1,34). Zaccaria,però, non chiede un segno; dice semplicementeche lui e la moglie sono vecchi. Da qui la mu-tezza che è castigo e – a dire il vero – anche ilsegno confermativo.

4. Il preannuncio incomincia a realiz-

zarsi. «Compiuti i giorni del suo servizio, tornò

a casa. 24Dopo quei giorni Elisabetta, sua mo-

glie, concepì e si tenne nascosta per cinque

mesi e diceva: 25”Ecco che cosa ha fatto per me

il Signore, nei giorni in cui si è degnato di to-

gliere la mia vergogna fra gli uomini”» (Lc1,23-25). La sterilità era considerata sempreuna «vergogna» (Gen 30,23), a volte un ca-stigo (2Sam 6,23). Conclusione. «Egli [Gio-vanni] venne come testimone / per daretestimonianza alla luce, / perché tutti credes-sero per mezzo di lui» (Gv 1,7). Il PrecursoreGiovanni ci aiuti a crescere nella fede.

[email protected]

Domenica 30 marzoOre 11.15 Acquaviva Picena

Parrocchia di S. Niccolò: S. Messa

Ore 15.30 S. Benedetto Tr.Ritiro per i Gruppi di preghiera di Padre Pio

Mercoledì 2 aprileLoreto CEM

Giovedì 3 aprileOre 21.00 Grottammare

Chiesa Gran Madre di Dio: Stazione quaresimale

Domenica 6 aprileOre 9.30 S. Benedetto Tr. - Cattedrale:

S. Messa per i motociclisti

Impegni Pastorali del Vescovo

DAL 30 MArzO AL 6 APrILE 2014

Nel ricordo di p. Marcellinoil vescovo Carlo alla Festa di S. Giuseppe

Carissimi Confratelli,vi comunico i prossimi appuntamenti.

Lunedì 24 marzo non ci sarà la Veglia dei missionari martiri in quanto è rimandata a giovedì

3 aprile (stazione quaresimale vicaria Madonna di S. Giovanni a Grottammare)Mercoledì 9 aprile ci sarà il quarto incontro formativo per i laici e Giovedì 10 aprile ritirodel Clero presso il Monastero delle Clarisse (pranzo presso la Caritas), animato da P. GiulioAlbanesi, direttore della rivista Popoli e missione. Dopo il pranzo si voterà per il rinnovo delConsiglio presbiterale diocesano, quindi vi invito ad essere tutti presentiMercoledì 30 aprile, nell’ambito della settimana Eucaristica, si terrà il ritiro mensile del Cleropresso i Padri Sacramentini (sostituirà quello previsto per giovedì 8 maggio).Da lunedì 23 giugno a venerdì 27 giugno si terranno gli esercizi spirituali per il Clero predi-cati dal Vescovo Carlo (presso Casa Gioiosa).

Seguiranno comunicazioni più dettagliate relative ad ogni appuntamento.Augurandoci un proseguimento del nostro cammino quaresimale, vi saluto fraternamente.

Mons. Romualdo Scarponi

A Ripatransone il 19marzo, festa di S.Giuseppe,nell’omonima chiesa ru-rale, dove ogni anno si ce-lebra il patrono di quantilavorano nei settori dellegno, si è notato subitol’assenza di padre Marcel-lino Nucci che dagli anni’50 si operò per edificarel’attuale chiesa. La vollenella frazione che porta ilnome del padre putativo diGesù e l’ha curata fino allafine dei suoi giorni, avvenuta il 20 giugno 2013,arricchendola di opere d’arte. Vi ha svolto il ruolodi parroco fine agli anni ’70 quando il territoriodi S.Giuseppe fu accorpato ad altra parrocchia.Sempre presente nei giorni festivi per la celebra-zione della Santa Messa, fu l’animatore instanca-bile di una festa che ha come principalemotivazione uno dei settori nevralgici dell’im-

prenditoria e dell’economia della città di Ripa-transone. La volle fin da quando la costruzionedella chiesa non era ancora ultimata, celebrandoin ambienti provvisori e chiedendo ed ottenendofin dall’inizio l’intervento del Vescovo pro-tem-pore da Mons. Chiaretti a Mons. Gervasio Ge-stori. Non poteva certomancare la presenza,quest’anno, del nuovoVescovo, Mons. CarloBresciani, il quale benvolentieri ha accettatodi celebrare insieme alvice-parroco don GianLuca Rosati. Comesempre la chiesa eragremita di residentidelle contrade limitrofee di tanti che operano

nel settore del legno e del mobile (imprenditori,maestranze, tecnici). A rappresentare la città c’erail sindaco prof. Remo Bruni insieme ad altre Au-torità sia civili sia militari. Nell’omelia il Ve-scovo si è soffermato sulla famiglia di Nazarethmettendo in risalto l’operato di S.Giuseppe, padreesemplare, lavoratore instancabile, uomo digrande fede. Ha parlato della famiglia, della sua

funzione educativa, delle tantedifficoltà cui oggi, in partico-lare, va incontro sia nel mondodel lavoro, sia nel ruolo socialeche viene costantementemesso in difficoltà. All’offer-torio la comunità locale haportato i prodotti della propriaterra. Ad animare la liturgia hapensato il coro della chiesa.Dopo la funzione religiosa, inun ampio locale attiguo, comein passato messo a disposi-zione dalla famiglia Illuminati,è stato servito un ricco buffet,offerto dalla BCC di Ripatran-sone, rappresentata dal suo

presidente dott. Michelino Michetti e dalle fami-glie della contrada. Non potevano certo mancarei prodotti della Cantina dei Colli Ripani.

I fedeli della Contrada di S.Giuseppe

foto Giacomo Straccia

6 Anno XXXI

30 Marzo 2014PAG

In questi primi giorni di marzo 2014 ho partecipato al radunomondiale delle consacrate svolto a Castel Gandolfo presso il cen-tro di “Chiara Lubich.” La presenza di consacrate, circa trecento,provenienti non solo dall’Italia ma dai cinque continenti (Cina,Corea, Camerum, Congo, Usa, Brasile, Francia…) ha creato unclima di mondialità e di singolarità della chiamata. Dio chiamaquando e dove vuole! A Lui la gloria e la gratitudine sempre.La tematica dell’incontro “ L’amore reciproco: cuore del Van-

gelo” mi ha attratto; risponde al mai sopito interesse per la vitaspirituale e agli impulsi di riflessione interiore ispirati a un’au-tentica esperienza spirituale condivisa, alla solidità della spiri-tualità che si aggancia con coraggio alla vita quotidiana. L’Amore reciproco richiede dinamismo interiore, volontà decisadi riuscire, fiducia di farcela fondata non sulla propria abilità,ma sicuramente sulla fede in Dio; si percepisce quel dinamismoche ti spinge a lavorare per l’umanità e il regno di Dio con dili-genza, generosità, gioia, con energia fisica e spirituale; si gustail lavoro gratuito e perseverante nella vita quotidiana, sperimen-tando la sicurezza e la forza dello Spirito che conduce la storia. Quando si accoglie il comandamento nuovo di GESÙ “ amatevi

gli uni gli altri” consegnato ai suoi nelle ore dell’ultima Cena,ti trovi sempre davanti ad una nuova scelta di sapore umano eallo slancio che viene dallo Spirito; dal profondo del cuore tisenti rinnovata con una forza che ti spinge a non arrenderti maidavanti ai “no” e non cedere alla paura del giudizio altrui che ti

abbatte con la pretesa di condizionarti, oppure cedere allefrequenti tensioni del vivere insieme.Avverti quel dinamismo interiore che viene dall’alto, cre-sce con forza e si oppone al tuo “io”, ti rende serena e li-bera; la dimensione spirituale che vivi con Luiridimensiona la realtà che ti circonda anzi, la stessa, di-venta inversamente proporzionale e la complessità dellavita presente sminuisce per incanto.Abbiamo ascoltato all’incontro varie persone consacrateche, nella specificità, hanno trattato in breve la meta delcammino di santità; nessuno può e deve sentirsi escluso,ognuno può sperimentare utilmente il principio dell’ ” amore re-

ciproco, cuore del Vangelo”. Più volte viene ribadito che è ne-cessaria la conversione personale e comunitaria per stare in lineacon il vangelo; noi persone consacrate, dobbiamo essere esempiviventi di reciprocità sincera ed evangelica; non possiamo pro-crastinare il dono dell’amore, non possiamo trascurare circo-stanze propizie per imitare lo SPOSO celeste e seguirlo ovunqueEgli vada.La presenza di Maria Voce – EMMAUS - presidente attuale delmovimento dei Focolari e sostituta di Chiara Lubich, diventa te-stimone vivace e trasparente dell’amore reciproco; ci ha fattotoccare con mano, non solo la bellezza del volersi bene vera-mente secondo il Vangelo ma, nella semplificazione della vita,ha reso ancor più visibile il suo sguardo sereno; le sue parole,fluide come un fiume, hanno convinto che è possibile costruire

quella reciprocità con le persone nella vita di ogni giorno ed èpossibile, avendo Gesù in mezzo, costruire la fraternità in modoautentico e sempre. Occorre riconoscere il bello e il buono che Dio compie conti-nuamente nella nostra vita, riconoscere il suo passaggio, tratte-nerlo nel cuore e insieme vivere ogni attimo con gratuità,renderlo visibile semplicemente nella propria esistenza. Gioioseed entusiaste sono state le razioni delle presenti. Non è possibilearrendersi alla fatica ordinaria, avere la certezza che Lui amastare in noi e risponde prontamente con amore gioioso ad ognicenno di richiesta.

sr m. alfonsa fusco

delegata dellUSMI

Diocesi S. Benedetto Tronto (AP)

l ’amore reciproco: cuore del VANGELO

Dopo la serata del venerdì 21 marzo trascorsa aparlare della funzione del “papà oggi...” guidatidal dott. Francesco Liberati, cui hanno parteci-pato numerosi, interessati e attenti padri dellaparrocchia, c’era, come sempre, tanta attesa perl’incontro che, come ogni anno, si sarebbesvolto, il giorno dopo, presso il MonasteroSanta Speranza delle Clarisse. Una boccata di“ossigeno spirituale” che ci accompagna lungol’anno, alimentata anche dalla gioia di stare in-sieme rialimentando amicizie sorte nella vita as-sociativa e nei campi scuola. C’è tra ipartecipanti una gioia che traspare dai volti, inseguito, anche, ad una riconciliazione con Dioattraverso il sacramento della confessione. Par-lare dell’accoglienza delle Suore si rischia di es-sere ripetitivi, certamente i padri della nostra

città non smetteranno mai di esserericonoscenti per il dono grande diquesto Monastero posto sulle col-line dove ogni istante del giorno siinnalzano lodi e preghiere e cheabbiamo sempre considerato un“parafulmine” a protezione dellenostre famiglie. Lassù, per un po’si avverte quella pace che feceesclamare, come abbiamo letto nelvangelo di queste settimane: “Si-gnore è bello stare qui..”. È la con-templazione che ci fa assaporareuno spicchio di paradiso, speciedurante la celebrazione della Santa Messa,quest’ anno presieduta dal nuovo vescovo Carlo.All’inizio, abbiamo notato una certa meraviglia

nel nostro Vescovo nel tro-varsi davanti tantissimibabbi, di ogni età ed estra-zione sociale, che partecipa-vano alla liturgia e ai canticon tanta attenzione e gli èvenuto spontaneo l’augurioper una festa che ci vede as-sociati a S.Giuseppe. Le let-ture della domenica hannodato lo spunto per una rifles-

sione sulla funzione del padre di famiglia chedeve farsi, come Mosè, da tramite tra Dio e icomponenti la famiglia. Abbiamo riscoperto, at-traverso le parole dell’omelia del Vescovo, lagrande importanza della Provvidenza nella no-stra vita. Proprio in questi nostri tempi paurosidi crisi, ci attacchiamo a tante fragili promesse,dimenticando che solo da Dio può venire la no-stra salvezza. È l’acqua che zampilla dalla roc-cia, ma ancor più “l’acqua viva” promessa daGesù alla Samaritana, che mettono in discus-sione la nostra fede. Il “chiedere” è pieno il Van-gelo, ma infarciti di materialismo, non siamopiù capaci di alzare lo sguardo verso l’alto. P.P.

Tra devoti canti liturgici e la presenza del vescovo Carlo, nel Monastero Santa Speranza, i babbi della parrocchia di S.Benedetto Martire hanno festeggiato il loro patrono S. Giuseppe.

Un papà d’argentoIl giorno 16.03.14 si è svolta, nella sala riunioni delcentro fieristico Fermo Forum, in provincia di Fermo,l’assemblea annuale dei giornalisti delle Marche. Altermine della discussione, il presidente Dario Gatta-foni ha consegnato le medaglie ai giornalisti iscrittiall’ordine da 40 e 25 anni. Tra i giornalisti c’è miopadre Fernando che ha ricevuto la medaglia d’argentoper i suoi 25 anni di giornalista pubblicista. Mio padreha iniziato la sua carriera nel 1989 proprio in questogiornale- settimanale diocesano già diretto dal caroDon Armando Alessandrini che è stato maestro eamico indimenticabile. Tra i tanti giornalisti presentiin assemblea ho riconosciuto molti volti noti del TG3Marche tra cui Patrizia Ginobili, anche lei premiataper i 25 anni di attività giornalistica. Mi ha colpitomolto vedere un giornalista di 86 anni che ha ricevutola medaglia d’oro, era felice e commosso. Al mio babbo dico: bravo!!! Sergio Ciarrocchi

Auguri da parte della redazione a Fernando, 0nostro assiduo collaboratore

7Anno XXXI

30 Marzo 2014 PAG

UFFICIO DELLA PASTORALE FAMILIARE

BEATA LA FAMIGLIA CHE CrEDE

Quando ho conosciuto Marco, alcuni anni fa’, ho percepito sin da subito che sarebbe diventatomio marito. Un’incontro di due anime che “in un attimo” si riconoscono perchè da sempre si sonoCERCATE. Una scintilla scoppiata, PENSATA “COSI”sin dall’eternità da DIO PADRE, proprioper noi DUE. Un progetto d’amore, un progetto di vita insieme, ma con un ospite insolito, NO-STRO SIGNORE. Marco è stato l’unico uomo che parlandogli di Dio e della mia conversionenon mi ha ne ‘derisa, ne ‘umiliata, anzi, pur noncapendo, poichè da anni lontano dalla Chiesa, haaccettato di vivere il nostro fidanzamento in ca-stità. Questo suo modo di rispettarmi, intensifi-cando la nostra relazione nella profondità dellenostre coscienze, ha sempre più rafforzato queldesiderio profondo che all’inizio è stata un’intui-zione, ma che poi è diventata una certezza: quelladi vivere il MATRIMONIO CRISTIANO comeun’occasione, un’opportunità per cambiare le no-stre vite. L’incontro con Don Andrea, sacerdotepolacco, quello che è divenuto poi il fondatore delmovimento Gloriosa Trinità, ci ha aiutati in un percorso spirituale a superare ed a comprenderemeglio che il matrimonio cristiano e l’AMORE non sono solo un sentimento, un’emozione, chese, egoisticamente coltivato presto miseramente svanisce ma se, questo amore diventa una rela-zione, uno scambio reciproco di se stessi e di accoglienza quotidiana dell’altro, il matrimonioCRESCE SULLA ROCCIA. I primi anni di matrimonio li abbiamo vissuti sforzandoci di diventareun uomo ed una donna migliori cercando di superare i nostri continui EGOISMI PARTICOLARIcon l’aiuto di un cammino di fede, il ricorso ai sacramenti ed al confronto con i fratelli.La promessa di un amore eterno è reso possibile perchè abbiamo accolto la persona di GESU’nelle nostre Vite, da soli con le nostre sole forze non ce l’avremmo fatta, perchè, nonostante tuttii buoni propositi le difficoltà arrivano e presto si esce dall’ILLUSIONE di esserne esenti: soprat-tutto quando si desidera un bambino e non arriva, soprattutto quando le persone più vicine ti tra-discono. La delusione di aspettative non riscontrate non hanno lasciato spazio alla SPERANZA,la speranza di credere che GESU’ non ci abbandona MAI anche se spesso non comprendiamofino in fondo il suo progetto d’amore per ciascuno di noi. L’abbandono, la fiducia e l’accettazionedi una mancata maternità ha generato in noi una maternità spirituale permettendoci di uscire danoi stessi accogliendo FIGLI SPIRITUALI lontani dalla fede. Ringraziamo il SIGNORE a cuisiamo profondamente grati poichè grazie a questo lavoro di purificazione interiore ed APERTURAall’altro dopo sette anni di matrimonio, ci ha fatto dono di una bambina bellissima: Benedetta.GRAZIE SIGNORE per le meraviglie che compi. Marco e Mariangela

I giornali, si sa, puntano molto sull’effetto dei ti-toli, a volte a scapito del contenuto degli articoli.Stavolta si parla di un evento che sarebbe avve-nuto 14 miliardi di anni fa. Provate a giudicarevoi sui titoli seguenti: “In quelle onde l’eco delBig Bang, ecco l’ultimo segreto dell’universo”;“Registrato l’urlo del Big Bang. L’onda che hacreato il mondo”; “Se un telescopio al Polo Suddà ragione ad Einstein sulle origini del cosmo”.Il tema - come appare chiaramente - è il primomomento della creazione e il suo “rumore” o“urlo”, quell’evento dal quale tutto avrebbe presoil via, una specie di enorme esplosione cheavrebbe “sparato” dappertutto pezzi di materia,da cui si sono formati i sistemi stellari tra cui lanostra terra.La Bibbia, cui siamo stati educati, parla di Dioche in sette giorni crea il mondo con tutte le coseche contiene. Il “Big Bang”, invece, da Einsteinin poi, ipotizza che il tutto sianato da una forza immane,impressa da chissà chi, laquale in una frazione infinite-sima di secondo genera unaserie di sistemi con leggi pro-prie diverse le une dalle altre.Nell’ultimo secolo si sonosusseguite scoperte parziali aquesto riguardo, dalla pre-senza delle radiazioni cosmi-che di fondo a quella delleparticelle di luce primordialiche viaggiano nello spazio-tempo, e che ci testimonianoquegli eventi. Ma con la scoperta annunciata ierii sintomi che questo “Big Bang” sia realmenteavvenuto si fanno più solidi.Grazie ad un telescopio installato al Polo Suddell’Harvard Smithsonian Center for Astrophy-sics (Stati Uniti) negli ultimi anni è stato portatoavanti un esperimento di ricerca dell’esistenzadelle onde gravitazionali, ipotizzate dalla teoriadella relatività generale di Einstein (1915). L’an-

nuncio dato al mondo è che grazie alla scopertae lettura di queste onde gravitazionali si può de-durre che l’universo nacque da un evento cheebbe luogo 14 miliardi di anni fa, in una frazionedi tempo così calcolata: 10 alla -43 secondi, cioèmeno di una frazione di un miliardesimo di mi-liardesimo di secondo! Da lì, hanno poi detto gliscienziati, si sarebbe avuta la seconda fase, unafrazione di secondo più tardi (10 alla -35 se-condi) con l’avvio dell’espansione della neonatamateria, detta “inflazione” (paragonata a un pal-loncino pieno di idrogeno primordiale che siespande a velocità della luce), con il disporsi viavia ordinato di tutte le cose, fino alla nascitadell’uomo che di questo idrogeno è composto.Insomma, parrebbe un passo avanti sul misterodella creazione, anche se il rebus rimane. Sic-come tutti concordano nel dire che queste sco-perte confermano la teoria della relatività di

Einstein, ecco come ilgrande scienziato sintetiz-zava il mistero della vita edell’esistenza o meno diDio negli ultimi anni dellasua vita: “Io non sono ateoe non penso di potermi de-finire panteista. Noi siamonella situazione di un bam-bino che è entrato in unaimmensa biblioteca piena dilibri scritti in molte lingue.Il bambino sa che qualcunodeve aver scritto quei libri,ma non sa come e non co-

nosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospettaperò che vi sia un misterioso ordine nella dispo-sizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questami sembra la situazione dell’essere umano,anche il più intelligente, di fronte a Dio. La con-vinzione appassionante della presenza di un su-periore potere razionale, che si rivelanell’incomprensibile universo, fonda la mia ideasu Dio

EINSTEIN E IL BIG BANG

Come bambini in una biblioteca

Nelle Marche un nuovo museo d’arte Al MAM’S di Sassoferrato opere inedite dal fondo “Premio Salvi”

Il già dovizioso patrimonio museale delle Marche si arric-chisce di una nuova e importante struttura dedicata all’artemoderna e contemporanea: dai primi giorni di aprile è apertoal pubblico a Sassoferrato (Ancona), nel prestigioso Palazzodegli Scalzi, il MAM’S (Mondo Arte Marche Sassoferrato),che nasce grazie a una collezione di circa quattromila opereche il Comune di Sassoferrato ha ricevuto dal 1996 in gestionedal fondo del Premio Salvi che ha visto la prima edizione nel1951 e quindi fra i più antichi premi istituiti in Italia nel se-condo dopoguerra e il più antico delle Marche, intitolato aGian Battista Salvi, detto “Il Sassoferrato”, tra i più grandi efamosi pittori italiani del Seicento. Grazie a questo Premiocentinaia di artisti e critici hanno attraversato la realtà dellacittà marchigiana; le realtà culturali più significative delleMarche da Macerata con il secondo Futurismo a Urbino conla Scuola degli Incisori, da Monachesi, Tamburi, Fazzini aWalter Valentini, Giuseppe Uncini, Umberto Peschi, LorenoSguanci, Arnaldo Pomodoro hanno partecipato al PremioSalvi. Ma anche le più significative espressioni italiane e in-ternazionali, rappresentate, tra le altre, da tanti autori che sonostati invitati nelle varie edizioni, tra cui (solo per ricordarnealcuni), Brindisi, Chia, Cassinari, Cagli, Capogrossi, Consagra, de Dominicis, Ligabue, Licini, Mi-gneco, Maccari, Fausto Pirandello, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Toti Scialoia, Turcato, Treccani,Wladimiro Tulli, Carlo Maria Vadi, Oscar Piattella, Trubbiani, Nino Ricci, Farabollini.

Il MAM’S, allestito nel Palazzo degli Scalzi (che deve ilproprio nome all’omonimo ordine religioso dei Carmeli-tani), raccoglie, secondo una selezione della curatrice SilviaCuppini e nell’allestimento di Roberto Bua, il più consi-stente nucleo delle Marche di opere di artisti da tutto ilmondo, datate dalla seconda metà del Novecento ad oggi.Il Museo nasce per rispondere all’esigenza della conserva-zione delle opere e della loro esposizione al pubblico se-guendo una scansione “tematica”: ogni parete è costruitacome una ipotetica mostra a tema, con la possibilità di va-riare nel tempo utilizzando anche le nuove acquisizioni, perle quali è stata riservata una sala. Con l’apertura del nuovomuseo un patrimonio sommerso di importanti opere, finoad ora assolutamente inedite, viene alla luce, offrendo lapossibilità di nuovi approfondimenti a studiosi e appassio-nati, specie per quanto riguarda il fortissimo contributo mar-chigiano alla creatività artistica del secondo Novecento.

MICHELE DE LUCA

A rischio le voci della periferiaPuò apparire velleitario, in questi frangenti così difficili per l’intero Paese, tornare a parlare dieditoria. Si fa un gran discutere di riforma elettorale e di modifiche sostanziali alla pubblica am-ministrazione. La gente aspira a norme semplici, facili da comprendere e da applicare. Occorrerendere lo Stato amico, in grado di creare un rapporto di fiducia con i cittadini. Per questo il pre-sidente del Consiglio vuole partire dal lavoro e da un recupero di potere d’acquisto (80 euro almese) per chi non supera i 25mila euro all’anno. Una boccata d’ossigeno per le famiglie che inquesti ultimi periodi si sono affaticate per fare quadrare bilanci sempre più risicati. Matteo Renziha imposto subito un ritmo diverso al suo esecutivo. Comunicazione più snella e immediata, senzatanti giri di parole. Le visite a Treviso e a Siracusa da parte del nuovo premier hanno dimostratocome sia importante curare il territorio. O si rimette mano a un rapporto con la provincia italiana,oppure il solco tra politica e cittadini si farà ogni giorno più profondo. Ora si rischia di perdereanche chi dà voce, da oltre un secolo, a buona parte del Paese e alle sue periferie. Stiamo parlandodi decine di periodici diocesani che, come questo “foglio”, raccontano ciò che di solito non vieneriferito dai grandi network. I contributi pubblici all’editoria sono invisi all’opinione pubblica.Anni di proclami-contro hanno creato un clima ostile: azzerare questi sostegni all’editoria assiemeal finanziamento ai partiti. Se un giornale è un’azienda, stia in piedi con le sue gambe, dicono ipiù. Se non ci riesce, chiuda bottega. Occorre andare oltre le frasi ad effetto. Sui blog si urla controla casta e si accomuna tutto in una melassa indistinta. I lettori devono sapere che la realtà è un po’più complessa. I sostegni all’editoria, nati nel 1981 e riformati nel 1990, sono presenti in Italia,come nella stragrande maggioranza degli Stati europei, per due motivi validissimi anche oggi.Prima di tutto per favorire la democrazia informativa, il pluralismo, la presenza di più voci nelcampo dei media. In secondo luogo, per controbilanciare il mercato pubblicitario in massima partedrenato in Italia dalle televisioni, senza meccanismi per una sua redistribuzione. Nel 2012 sonostate introdotte norme più stringenti per l’ammissione a questi contributi. E’ stata operata, giusta-mente, maggiore selezione. I periodici non profit sono stati confinati in un incomprensibile (nellasua definizione) 5 per cento dell’intero fondo. Ciò ha comportato, nei tagli generalizzati per tuttidi circa un terzo, una penalizzazione maggiore per molti periodici, tra cui le 70 testate (tra le 189totali) che aderiscono alla Fisc e percepiscono queste “briciole di contributi”, ormai ridotte a “bri-ciole di briciole”. Stiamo parlando di 1,8 milioni di euro erogati nel dicembre scorso. In due solianni abbiamo subito una riduzione di quasi i due terzi. Un vero salasso cui bisogna subito metteremano (portando la percentuale del 5 al 7) per non portare verso la chiusura voci fondamentali peril pluralismo. Non c’entrano nulla i privilegi. E’ solo una questione di giustizia e di libertà e noncosta un solo euro in più al bilancio dello Stato.

Francesco Zanotti

Presidente Fisc

8 Anno XXXI

30 Marzo 2014PAG

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

U N A F E D E M A T U R ANELLA CONSAPEVOLEZZADI CIÒ CHE CI CIRCONDA!

E TU CHE FAI?

"L’arte come finestra per arrivare a Dio"Presentazione del libro “Symbolum” di Maria Rosa Poggio

"Si può amare la vita oltre il ragionevole?" Incontro con i coniugi Luigi e Laura Gasparre

"Pace e sviluppo insieme ai paesi arabi?" Incontro con Valentina Colombo, Docente dell’Università Europea di Roma

"Ho conosciuto un Santo!"Presentazione del libro di Wlodzimierz Redzioch

"L’amore può vincere anche la morte"Incontro con Andreana Bassanetti, fondatrice dell’associazione “Figli in cielo”

Per gli studenti delle scuole superiori che ne faranno richiesta, sarà rilasciato un attestato di partecipazione

Tutti gli incontri si terranno presso l’Auditorium Comunale "Giovanni Tebaldini"Viale Alcide De Gasperi, 120 - San Benedetto del Tronto

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

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“24 ore con Gesù”“Dio ci perdona sempre, non si stanca di perdonare. E noi non dobbiamo

stancarci di andare a chiedere perdono” (Papa Francesco)

“24 ore con Gesù”: anche la nostra Diocesi accoglie questa proposta del Pon-tificio Consiglio per l’Evangelizazione. In concomitanza con la Quarta do-menica di Quaresima, Dominica in Laetare, la chiesa per un giorno e unanotte si mostra per quello che è: la casa della misericordia, dove ognuno puòsperimentare l’amore di Dio e la gioia del perdono attraverso il Sacramentodella Riconciliazione in un contesto di adorazione Eucaristica. Ci ritrove-remo insieme al Vescovo Carlo, venerdì 28 marzo alle ore 21.00, presso ilicei di San Benedetto in viale De Gasperi per la stazione quaresimale che siconcluderà presso la Chiesa di S. Antonio. Al termine si aprirà il Santuariodell’Adorazione dei Padri Sacramentini e rimarrà aperto tutta la notte e ilgiorno successivo fino alle ore 18.00 per consentire a quanti lo desideranodi accostarsi al sacramento della penitenza. Riscopriremo così l’importanzadella Riconciliazione, sacramento “fratello” del Battesimo, e troveremo laforza per testimoniare, in questo nostro mondo desertificato, la gioia del Van-gelo fino ai crocicchi delle strade. Saranno disponibili all’ascolto e a cele-brare il sacramento della Riconciliazione i presbiteri della Diocesi. In chiesatroveremo anche il Signore nel Sacramento dell’Eucaristia così da offrire ilsilenzio dell’adorazione che è il primo passo per rientrare in se stessi. “24per il Signore” Una proposta per te: ritrova la gioia dell’abbraccio del Padremisericordioso Venerdì 28 marzo 2014 Ore 21.00 Stazione quaresimaleLiceo - Viale De Gasperi / Chiesa di S. Antonio Ore 22.30 Sacramento dellaRiconciliazione e preghiera davanti all’Eucaristia Santuario dell’Adorazione- Padri Sacramentini

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Riparte alla grande la stagione giovaniledell’Asd Pedale Rossoblù - Picenum che, dal1972, con la medesima passione, investetempo e risorse nella formazione del vivaio.Anche quest’anno ai nastri di partenza trerappresentative: quella dei Giovanissimi (dai7 ai 12 anni), quella degli Esordienti (13 e 14anni) e quella degli Allievi (15 e 16 anni). Intotale venticinque giovani (9 Allievi, 6 Esor-dienti e 10 Giovanissimi) che rappresentanoil meglio del ciclismo giovanile a San Bene-detto del Tronto (e provincia).Questo l’organigramma del team: PresidenteMaurizio Iacoboni, Marketing Sonia Ro-scioli, Presidente Onorario Angelo Coccia,l’infaticabile segretario Lorenzo Coccia. Eancora Ivo Partemi, Valentino Persico e An-tonio Chiappini (Vice Presidente e TecnicoGiovanissimi), Antonio Marucci, FrancoFalleroni (Allenatori Giovanissimi) e Massi-

miliano Pieran-tozzi.“Ma questa società- spiega Sonia Ro-scioli - è unagrande famiglia, incui tanti volontarisi prodigano soloper amore del cicli-smo e per dareun’opportunità dicrescita a questi ragazzi. Vorrei citare, in par-ticolare, la preziosa collaborazione con NinoTozzi e col mitico Vito Santroni, DirettoreSportivo e Allenatore Allievi e Esordienti eSupervisore Tecnico di tutto il settore del-l’Asd Pedale Rossoblu-Picenum. E’ grazie aloro - conclude Sonia Roscioli - che San Be-nedetto del Tronto può vantare un vivaio cosìvalido e affiatato”.

L’attività del sodalizio marchigiano spigola,come sempre, tra agonismo ed educazione,ma tutto questo non sarebbe possibile senzal’impegno di un grande pool di sponsor: AmTextile e Polo Textile di Massimo Almonti,FRW di Claudio Brusi, Ciu Ciu Cantine,Bruni & Bovara, Banca del Fucino, BancaMarche, GM Carburanti, D’auria Printing,Piemme e Macelleria Olivieri.

Riparte la stagione giovanile dell’Asd Pedale Rossoblù - PicenumVenticinque ragazzi, tecnici qualificati ed un team di volontari animati dalla grande passione per il ciclismo:

così il vivaio di San Benedetto del Tronto è diventato un fiore

all’occhiello di tutto lo sport marchigiano

Giornata mondiale dell’acqua,

fresca e frizzante gratis per una settimanaNuova iniziativa per promuovere, in linea con le direttive ONU,

l’uso dell’acqua pubblica

Nell’ambito delle azioni promosse dal Comune di San Benedetto per cele-brare la “Giornata mondiale dell’acqua” fissata dall’ONU per il 22 marzo, c’èda registrare un’ulteriore iniziativa finalizzata a promuovere l’uso dell’acquapubblica. La ditta “Acquanet”, che gestisce le due “case dell’acqua” di vialeDe Gasperi a San Benedetto e di piazza Setti Carraro a Porto d’Ascoli, hainfatti deciso di partecipare al programma allestito dal Comune erogandogratuitamente acqua pubblica refrigerata e frizzante fino a venerdì 28 marzo.