MENSILE MISERICORDIOSO COLLEVALENZA · Alfonso Maria De Sanctis, Vescovo di Todi, ha eretto...

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MENSILE DEL SANTUARIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO COLLEVALENZA ANNO L

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MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO L

Incontri di Preghiera nell’anno Giubilare

DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA Alcuni scritti della Madre ...(a cura di P. Mario Gialletti fam) ............................................ 1

LA PAROLA DEL PAPANuove tecnologie, nuove relazioni(Benedetto XVI) ........................................................................ 3“La Nota” di Antonio Colasanto

LA PAROLA DEI PADRINella pienezza dei tempi è venuta anche la pienezza della divinità (san Bernardo, abate)....................................... 13

STUDILa comunicazione tra l’uomo e Dio(Franco Sicali) .......................................................................... 15

La gestione del personale nelle Organizzazioni “Non Profit”(Sr. Giuseppina Viozzi eam) ...................................................... 18

PASTORALE FAMILIAREFamiglia dove abiti?(Marina Berardi) ...................................................................... 22

50° DEL SANTUARIONota di storia 2 - L’acqua dell’Amore Misericordioso con il Pozzo del Santuario (P. Mario Gialletti fam) ............... 27

Dove fisserò la mia dimora? (M. Berdini eam) ............................ 34

ESPERIENZEIncontro a Gesù(Paolo Risso)............................................................................. 35

La rugiada dello Spirito (M. Berdini eam)................................... 39

PASTORALE GIOVANILEAmor ch’a nullo amato amar perdona ...(Sr Erika di Gesù eam) ............................................................. 40

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZAVoce del Santuario(P. Alberto Bastoni fam) ........................................................... 43

Iniziative 2009 a Collevalenza ................................................. 3a cop.

Orari e Attività del Santuario ................................................. 4a cop.

SOMMARIO

L’AMORE MISERICORDIOSORIVISTA MENSILE - ANNO L

FEBBRAIO 2009 • 2

Direttore:P. Mario GiallettiDirettore responsabile: Marina BerardiEditrice:Edizioni L'Amore MisericordiosoDirezione e Amministrazione:06050 Collevalenza (Pg)Tel. 075.89581 - Fax 075.8958228Autorizzazione:Trib. Perugia n. 275, 1-12-1959Stampa: Litograf s.r.l. - TodiABBONAMENTO ANNUO:€ 8,00 / Estero € 10,00Sped. A.P. art. 2 comma 20/CLegge 662/96 - Filiale Perugia

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Santuario dell'Amore Misericordioso06050 COLLEVALENZA(Pg)c/c postale 11819067

Rivista on line:http://www.collevalenza.it

In copertina: Vista del Pozzo e delle “Piscine”

MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO L

28 FEBBRAIOCelebrazione Penitenziale21 MARZOVeglia eucaristica10 APRILEVia Crucis (Venerdì Santo) 9 MAGGIORosario meditato

13 GIUGNOVeglia di Preghiera17 LUGLIOLiturgia della Parola14 AGOSTOVeglia mariana24-26 SETTEMBRETriduo conclusivo

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“Il Tuo Spirito Madre”Madre Speranza di Gesù Alhama Vale-ra nata il 30 settembre 1893 a Santo-mera morta in Collevalenza l’8 febbraio1983 Fondatrice delle Ancelle e dei Figlidell’Amore Misericordioso e del Santua-rio di Collevalenza.

È in corso il Processo canonico per lasua canonizzazione e il 23 aprile 2002la Chiesa l’ha dichiarata venerabile.

In questo anno celebriamo il 50° anni-versario della erezione canonica del San-tuario dell’Amore Misericordioso in Colle-valenza; riproponiamo alcuni brani degliscritti della Madre sul santuario.

09.09.1959Pregate tanto per questa vostra Madre perché il buon Gesù le voglia conce-dere la fortuna, per tutto il tempo della mia vita, di poter vivere ubriacatadal suo amore e impastata di dolore, senza dimenticare, neanche per unmomento, che un Santuario non si costruisce con i mattoni o col cementoma con i miracoli e le grazie concesse dal buon Gesù unite al pungolo for-te del dolore e delle lacrime della persona che Lui si degna invitare a lavo-rare insieme con Lui in questo delicato lavoro. (El pan 20, Circ 637).

18.12.1959Fino a quando non è arrivato il momento della costruzione del Santuariodell’Amore Misericordioso, io non sapevo che cosa fosse un “roccolo”. E’

Alcuni scritti della Madre che accompagnano i

primi anni del Santuario

dagli scritti di madre speranzaa cura di P. Mario Gialletti fam ✍

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dagli scritti di madre speranza

un luogo per prendere uccelli... si sarebbe dovuto trasformare per l’AmoreMisericordioso in un luogo per attirare le anime… e io dicevo: Signore,per favore! E senza dubbio sarà così: qui verranno anime che vivono lon-tane da Dio e i Figli e le Ancelle dell’Amore Misericordioso con il loroamore, con la loro carità e con il loro sacrificio serviranno da richiamoper queste anime, come un tempo alcuni uccellini in gabbia attraevanocon il loro cinguettio altri uccelli; avverrà che finiranno in questo “rocco-lo” tante anime che vivono lontane da Dio e dalla sua Chiesa e che cam-minano a occhi chiusi, senza sapere dove vanno … … Io, senza dubbio, hoil conforto di vedere che tra quelli di Collevalenza c’è tanta fede e che,pur nella loro povertà, sapranno dare un aiuto per la costruzione del San-tuario dell’Amore Misericordioso che già risulta piccolo… con il tempoavremo la gioia di costruirne uno più grande, come una basilica!... vedretequanto sarà grande!... … Tutto questo mi proporziona una grande gioia; ioormai non vivo per me ma vivo per il Santuario dell’Amore Misericordio-so e per compiere la volontà del Signore; vivo perché si costruisca questogrande Santuario che, per quanto grande, non arriverà mai a esserlo comeLui lo merita… (El pan 21, Exh 15-19)

1.32.1960Quando ho finito di accogliere quelli che vengono a parlare con me, mene vado al Santuario per esporre al buon Gesù tutto quello che mi hannodetto e raccomandato queste povere persone e prego e Lo supplico e Loimportuno perché voglia concedere a queste povere persone quanto desi-derano. Se poteste vedere, figlie mie, come Lui con cuore di madre vienein soccorso e rimedia alle necessità di queste povere persone!... (El pan 20,

Circ 656)

16.03.1960Collevalenza, 16 marzo 1960Beatissimo Padre,

con l’animo pieno del più vivo e filiale attaccamento al Vicario diCristo, mi prostro ai piedi della Santità Vostra per implorare la graziadell’Indulgenza Plenaria a tutti i fedeli che, confessati e comunicati, visi-teranno il Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, secondole Vostre auguste intenzioni.Il compianto Ecc.mo Mons. Alfonso Maria De Sanctis, Vescovo di Todi, haeretto canonicamente tale Santuario, costruito e custodito dalle Ancelledell’Amore Misericordioso. Era inoltre precisa intenzione del veneratissi-mo nostro Vescovo, ora defunto, di personalmente chiedere alla VostraSantità tale grazia; la malattia che in così breve tempo lo condusse allamorte gli impedì di realizzare questo suo e nostro desiderio.

Tanti sono i fedeli, sani ed ammalati, che vengono dall’Umbria, dal CentroItalia e anche dall’Estero al Santuario dell’Amore Misericordioso, il San-tuario che ripete all’umanità l’amore senza fine di Gesù Crocifisso, mortoper la salvezza di tutti.Una così segnalata grazia da parte del “dolce Cristo in terra” sarà di gran-de conforto ai numerosi fedeli che accorrono al Cuore del Crocifisso, ri-masto sempre aperto ai peccatori, per trovare luce e conforto dei dolorinella vita.Confido che la Santità Vostra vorrà prendere in benevola considerazionela mia umile domanda, fatta a nome anche di tutte le Ancelle dell’AmoreMisericordioso, mentre china al bacio del Sacro Piede imploro su di me esu di esse la confortatrice Apostolica Benedizione.Della santità Vostra umilissima figlia

Madre Esperanza de Jesús eam(El pan 19, Cart 2365)

04.04.1960Collevalenza, 4 aprile 1960

A Sua Santità il Papa Giovanni XXIIIBeatissimo Padre,

sento il bisogno di esprimerVi l’immensa gratitudine, che provoverso la Vostra Augusta Persona, soprattutto dopo che la Santità Vostra si èdegnata di inviare al Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenzauno dei Sacri Ceri benedetti il giorno della Purificazione.La gratitudine raggiunge un grado molto più elevato in seguito alla con-cessione dell’indulgenza plenaria per i pellegrini che visitano il Santuario,ove il SS. Crocifisso attira veramente a Sè tutte le cose.Non vorrei peccare di presunzione, ma oso chiederVi, Beatissimo Padre,una grazia ancora: quella di una Vostra visita al Santuario dell’Amore Mi-sericordioso in Collevalenza di Todi. Potrà così accrescersi ancor più il ri-corso filiale fiducioso dei fedeli verso il Divino Maestro, che è Amore e lecui Misericordie sono senza numero.Perdonatemi, Beatissimo Padre, ma ad un Padre qual siete si può chiederefiduciosamente ogni cosa diretta alla maggior gloria di Dio, anche se ad al-tri potrebbe sembrare troppo ardita.Mi prostro al bacio del Santo Piede ed imploro per me e per la mia Con-gregazione la Vostra paterna Apostolica Benedizione.

Umilissima figliaMadre Esperanza de Jesús eam

(El pan 19, Cart 2366)

dagli scritti di madre speranza

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14.04.1960Collevalenza (PG), 14 aprile 1960

Beatissimo Padre,sento il bisogno di esprimere alla Santità Vostra l’immensa gratitu-

dine che provo verso la Vostra Augusta Persona, soprattutto dopo che Voi,Beatissimo Padre, Vi siete degnato di inviare al Santuario dell’Amore Mise-ricordioso in Collevalenza, uno dei Sacri Ceri benedetti il giorno della Pu-rificazione.La gratitudine raggiunge un grado più elevato in seguito alla concessionedell’Indulgenza Plenaria per i pellegrini che visitano il Santuario, ove ilSantissimo Crocifisso attira a Sé veramente moltissime anime.Padre Santo, non vorrei peccare di presunzione nel manifestarVi il vivissi-mo desiderio del mio cuore e nel chiederVi una grandissima grazia: de-gnateVi, Beatissimo Padre, di venire a visitare, quando Vi sarà possibile, ilSantuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi ! Il motivoche mi spinge a filialmente manifestare questo ardente desiderio è il beneche l’umanità avrebbe da un simile gesto da parte Vostra.Gli uomini si affannano nella ricerca della pace e Voi, Beatissimo Padre,con la visita al Santuario del Crocifisso indichereste ai cuori, oltre che coni pressanti e continui richiami, che una sola è la via che può condurreall’umanità la vera pace, quella indicata a noi dal Crocifisso. Il Santuariodell’Amore Misericordioso è l’unico, per quanto a me consti, in Italia euna Vostra visita sarebbe un monito a tutte le anime di buona volontà.Perdonatemi, Padre Santo! Ad un Padre, quale siete, si può chiedere fidu-ciosamente ogni cosa diretta alla maggior gloria di Dio, anche se ad altripotrebbe sembrare troppo ardita.Mi prostro al bacio del Sacro Piede ed imploro per me e per la mia Con-gregazione la Vostra Apostolica Benedizione.

Della santità Vostra umilissima figliaMadre Esperanza de Jesús eam

——————————————————————L’Opera istituita dalle “Ancelle dell’Amore Misericordioso” in Collevalenzadi Todi si sta dimostrando una provvidenza per la Diocesi, mentre il San-tuario ha un afflusso continuo e crescente di fedeli anche da oltre la Re-gione Umbra, sicché sta diventando un’oasi di consolante spiritualità, oveanche i Sacerdoti si raccolgono per i Ritiri mensili e “l’Apostolato della Sof-ferenza” ne ha fatto il suo centro.Todi, 16 aprile 1960

+ Ilario AlciniArcv. Titolare di Nicea

Amministratore Apostolico di Todi(El pan 19, Cart 2367)

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dagli scritti di madre speranza

17.04.1960Collevalenza, Pasqua 1960, 17 aprile

S. Ecc. Rev.ma il Sig. Card. Luigi TragliaRoma

Eminenza Rev.ma,mi consenta di esprimerLe il mio filiale augurio in occasione della

Pasqua. Unisco poi i più caldi ringraziamenti per tutta la benevolenza usa-tami. Le sono particolarmente grata per la raccomandazione alla mia peti-zione, con cui chiedevo al Santo Padre l’Indulgenza Plenaria per i pellegri-ni a Collevalenza, e per avermi fatto avere la Reliquia della Santa Croceper il Santuario dell’Amore Misericordioso.Tanto suor Emilia che Padre Gino, che L’hanno veduta in occasione dellaelevazione alla S. Porpora, mi hanno riferito che andando a Gualdo Tadi-no probabilmente sarebbe passata da noi a Collevalenza. Che onore per ilSantuario, Eminenza! Avrei tanto piacere di rivederla e tanto bisogno diparlarLe.Intanto mi lasci profittare della Sua benevolenza paterna e mi permetta dichiederLe una carità grande, grande: mi consegni personalmente a SuaSantità Giovanni XXIII la lettera, che Gli ho scritto e che Le invio; essaporta anche benevole espressioni di S. Ecc. Mons. Alcini, AmministratoreAp. Di Todi.Eminenza, ormai non vivo che per l’Amore Misericordioso e per il SuoSantuario: vorrei che dietro al Santo Padre tutto il mondo andasse dietro aGesù Crocifisso, Amore Misericordioso. Eminenza, L’assicuro che questanon è mia pretesa e velleità. Mi aiuti, mi aiuti ancora. Gesù benedetto Laricompenserà abbondantemente.Prostrata al bacio della S. Porpora, chiedo per i miei Figli, per le Figlie eper me la S. Benedizione. L’assicuro che pregherò tanto per Lei.

Dev.ma figliaMadre Esperanza de Jesús eam

(El pan 19, Cart 2369)

dagli scritti di madre speranza

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Mentre il Papa si affaccia-va per la prima volta sul sitoYou Tube, ove è possibiled’ora in avanti vederlo eascoltarne la parola, con-temporaneamente, in salastampa vaticana, veniva pre-sentato il Messaggio per la43a Giornata Mondiale delleComunicazioni Sociali. Undocumento col quale Bene-detto XVI si è rivolto in parti-colare alla “generazione di-gitale”, ai giovani, perchés’impegnino ad evangelizza-re quel “vero dono per l’u-manità” che è Internet, ren-dendo la rete un luogo ca-

Cari fratelli e sorelle,

in prossimità ormai della Giornata Mondialedelle Comunicazioni Sociali, mi è caro rivol-germi a voi per esporvi alcune mie riflessionisul tema scelto per quest’anno: Nuove tecnolo-gie, nuove rela zioni. Promuovere una cultura dirispetto, di dialogo, di amicizia. In effetti, lenuove tecnologie di gitali stanno determinan-do cambiamenti fondamentali nei modelli dicomunicazione e nei rapporti umani. Questi

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

PER LA XLIII GIORNATA MONDIALEDELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

da celebrare il 24 maggio 2009

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Nuove tecnologie,nuove

relazioni.Promuovere una cultura – di rispetto, – di dialogo, – di amicizia

la parola del papa Benedetto XVI

La notadi Antonio Colasanto

pace di promuovere i grandi va-lori dell’esistenza umana.

“Desidero incoraggiare tuttele persone di buona volontà, at-tive nel mondo emergente dellacomunicazione digitale, perchési impegnino nel promuovereuna cultura del rispetto, del dia-logo, dell’amicizia” Questo insintesi il pensiero del Papaespresso con il suo Messaggioche quest’anno ha per temaproprio ”Nuove tecnologie, nuo-ve relazioni. Promuovere unacultura di rispetto, di dialogo, diamicizia”.

Il Papa, guardando a coloroche fanno parte della cosiddetta“generazione digitale” ha esor-tato quanti operano nel settoredella produzione e diffusione dicontenuti dei nuovi media adimpegnarsi per il rispetto delladignità e del valore della perso-na umana ed ha ricordato conchiarezza che se le nuove tecno-logie devono servire al bene deisingoli e della società “quantine usano devono evitare la con-divisione di parole e immaginidegradanti per l’essere umano,ed escludere quindi ciò che ali-menta l’odio e l’intolleranza,svilisce la bellezza e l’intimitàdella sessualità umana, sfrutta ideboli e gli indifesi.”

Le innovazioni tecnologiche,l’aggiornamento e lo sviluppodegli strumenti, la molteplicitàdei canali attraverso i quali èpossibile inviare in tempo realeparole e immagini in luoghi lon-tani del mondo non costituisco-no, infatti, solo passi in avanti

cambiamenti sono particolarmente evi-denti tra i giovani che sono cresciuti instretto contatto con queste nuove tecnichedi comunicazione e si sentono quindi a lo-ro agio in un mondo digitale che spessosembra invece estraneo a quanti di noi,adulti, hanno dovuto imparare a capire edapprezzare le opportunità che esso offreper la comunicazione. Nel messaggio diquest’anno, il mio pensiero va quindi inmodo particolare a chi fa parte della cosid-detta generazione digitale: con loro vorreicondividere alcune idee sullo straordina-rio potenziale delle nuove tecnologie, seusate per favorire la comprensione e la so-lidarietà umana. Tali tecnologie sono unvero dono per l’umanità: dobbiamo perciòfar sì che i vantaggi che esse offrono sianomessi al servizio di tutti gli esseri umani edi tutte le comunità, soprattutto di chi èbisognoso e vulnerabile.

L’accessibilità di cellulari e computer, uni-ta alla portata globale e alla capillarità diinternet, ha cre ato una molteplicità di vieattraverso le quali è possibile inviare, inmodo istantaneo, parole ed im magini aipiù lontani ed isolati angoli del mondo: è,questa, chiaramente una possibilità im-pensabile per le precedenti generazioni. Igiovani, in particolare, hanno colto l’enor-me potenziale dei nuovi media nel favori-re la connessione, la comunicazione e lacomprensione tra individui e comunità eli utilizzano per comunicare con i propriamici, per incontrarne di nuovi, per crea-re comunità e reti, per cercare informazio-ni e notizie, per condividere le proprieidee e opinioni. Molti benefici deri vano daquesta nuova cultura della comunicazio-ne: le famiglie possono restare in contattoanche se divise da enormi distanze, glistudenti e i ricercatori hanno un accesso

la parola del papa

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La nota

ma, com’è stato osservato, crea-no nuove possibilità perché gliuomini se ne possano servireper il bene comune. I giovani, inparticolare, hanno colto l’enor-me potenziale dei nuovi stru-menti nel favorire la connessio-ne, la comunicazione e la com-prensione tra individui e comu-nità e li utilizzano:

• per comunicare con i propriamici

• per incontrarne di nuovi• per creare comunità e reti• per cercare informazioni e

notizie• per condividere le proprie

idee e opinioni.

Molti benefici derivano daquesta nuova cultura della co-municazione:

• le famiglie possono restare incontatto anche se divise daenormi distanze

• gli studenti e i ricercatorihanno un accesso più facile eimmediato ai documenti, allefonti e alle scoperte scientifi-che e possono, pertanto, la-vorare in équipe da luoghi di-versi.

Inoltre il Papa ha ricordatoche la natura interattiva deinuovi media facilita forme piùdinamiche di apprendimento edi comunicazione, che contribui-scono al progresso sociale.

“Le nuove tecnologie hannoanche aperto la strada al dialo-go tra persone di differenti pae-si, culture e religioni. La nuovaarena digitale – ha scritto Bene-

più facile e immediato ai do cumenti, allefonti e alle scoperte scientifiche e posso-no, pertanto, lavorare in équipe da luoghidi versi; inoltre la natura interattiva deinuovi media facilita forme più dinamichedi apprendimento e di comunicazione,che contribuiscono al progresso sociale.

Sebbene sia motivo di meraviglia la veloci-tà con cui le nuove tecnologie si sono evo-lute in termini di affidabilità e di efficien-za, la loro popolarità tra gli utenti non do-vrebbe sorprenderci, poiché esse rispon-dono al desiderio fondamentale delle per-sone di entrare in rapporto le une con lealtre.

Questo desiderio di comunicazione e ami-cizia è radicato nella nostra stessa naturadi esseri umani e non può essere adegua-tamente compreso solo come risposta alleinnovazioni tecnologiche. Alla luce delmessaggio biblico, esso va letto piuttostocome riflesso della nostra partecipazioneal co municativo ed unificante amore diDio, che vuol fare dell’intera umanitàun’unica famiglia. Quando sentiamo il bi-sogno di avvicinarci ad altre persone,quando vogliamo conoscerle meglio e far-ci co noscere, stiamo rispondendo allachiamata di Dio – una chiamata che è im-pressa nella nostra natura di esseri creatia immagine e somiglianza di Dio, il Diodella comunicazione e della comunione.

Il desiderio di connessione e l’istinto di co-municazione, che sono così scontati nellacultura con temporanea, non sono in veri-tà che manifestazioni moderne della fon-damentale e costante propen sione degliesseri umani ad andare oltre se stessi perentrare in rapporto con gli altri. In realtà,quando ci apriamo agli altri, noi portiamo

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la parola del papa

La nota

detto XVI - il cosiddetto cyber-space, permette di incontrarsi edi conoscere i valori e le tradi-zioni degli altri. Simili incontri,tuttavia, per essere fecondi, ri-chiedono forme oneste e corret-te di espressione insieme ad unascolto attento e rispettoso. Ildialogo deve essere radicato inuna ricerca sincera e reciprocadella verità, per realizzare lapromozione dello sviluppo nellacomprensione e nella tolleranza.La vita non è un semplice succe-dersi di fatti e di esperienze: èpiuttosto ricerca del vero, delbene e del bello…Occorre nonlasciarsi ingannare da quanticercano semplicemente dei con-sumatori in un mercato di possi-bilità indifferenziate, dove lascelta in se stessa diviene il be-ne, la novità si contrabbandacome bellezza, l’esperienza sog-gettiva soppianta la verità.”

Il Papa, poi, riferendosi alconcetto di amicizia, che godedi un rinnovato rilancio nel vo-cabolario dei cybernauti, ha ri-cordato che tale concetto costi-tuisce una delle più nobili con-quiste della cultura perchè attra-verso le nostre amicizie crescia-mo e ci sviluppiamo come esseriumani.

L’amicizia e l’esperienza del-l’amicizia non possono correre ilrischio di essere banalizzate. E’vero che si creano nuove rela-zioni, nuove amicizie, ma c’è ilrischio che si tratti di amicizievirtuali che piano piano fannoperdere il rapporto reale con lacomunità, con le persone che

a compimento i nostri bisogni più profon-di e diventiamo più pienamente umani.Amare è, infatti, ciò per cui siamo statiprogettati dal Creatore. Natural mente, nonparlo di passeggere, superficiali relazioni;parlo del vero amore, che costituisce ilcentro dell’insegnamento morale di Gesù:“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuocuore e con tutta la tua anima, con tutta latua mente e con tutta la tua forza” e “Ame-rai il tuo prossimo come te stesso” (cfr Mc12,30-31). In questa luce, riflettendo sul si-gnificato delle nuove tecnologie, è impor-tante considerare non solo la loro indub-bia capacità di favorire il contatto tra lepersone, ma anche la qualità dei contenu-ti che esse sono chiamate a mettere in cir-colazione. Desidero incoraggiare tutte lepersone di buona volontà, attive nel mon-do emergente della comunicazione digita-le, perché si impegnino nel promuovereuna cultura del rispetto, del dialogo, dell’a-micizia.

Pertanto, coloro che operano nel settoredella produzione e della diffusione di con-tenuti dei nuovi media non possono nonsentirsi impegnati al rispetto della dignitàe del valore della persona umana. Se lenuove tecnologie devono servire al benedei singoli e della società, quanti ne usanodevono evitare la condivisione di parole eimmagini degradanti per l’essere umano,ed escludere quindi ciò che alimenta l’o-dio e l’intolleranza, svilisce la bellezza el’intimità della sessualità umana, sfrutta ideboli e gli indifesi.

Le nuove tecnologie hanno anche apertola strada al dialogo tra persone di differentipaesi, culture e religioni. La nuova arenadigitale, il cosiddetto cyberspace, permettedi incontrarsi e di conoscere i valori e le

la parola del papa

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La nota

stanno intorno.“L’amicizia è un grande bene

umano, ma sarebbe svuotatodel suo valore, se fosse conside-rato fine a se stesso. Gli amicidevono sostenersi e incoraggiar-si l’un l’altro nello sviluppare iloro doni e talenti e nel metterlial servizio della comunità uma-na. In questo contesto, è gratifi-cante vedere l’emergere di nuo-ve reti digitali che cercano dipromuovere la solidarietà uma-na, la pace e la giustizia, i dirittiumani e il rispetto per la vita e ilbene della creazione.Sarebbe ungrave danno per il futuro dell’u-manità – ha affermato Papa Be-nedetto – se i nuovi strumentidella comunicazione, che per-mettono di condividere sapere einformazioni in maniera più ra-pida e efficace, non fossero resiaccessibili a coloro che sono giàeconomicamente e socialmenteemarginati o se contribuisserosolo a incrementare il divarioche separa i poveri dalle nuovereti che si stanno sviluppando alservizio dell’informazione e del-la socializzazione umana.”

Infine il Papa si è rivolto aigiovani cattolici e li ha esortati,con un efficace paragone, aportare nel mondo digitale, inquesto sterminato continente, latestimonianza della fede: “Neiprimi tempi della Chiesa, gliApostoli e i loro discepoli hannoportato la Buona Novella di Ge-sù nel mondo greco romano:come allora l’evangelizzazione,per essere fruttuosa, richiesel’attenta comprensione della

tradizioni degli altri. Simili incontri, tutta-via, per essere fecondi, richiedono formeoneste e corrette di espressione insiemead un ascolto attento e rispettoso. Il dialo-go deve essere radicato in una ricerca sin-cera e reciproca della verità, per realizzarela promozione dello sviluppo nella com -prensione e nella tolleranza. La vita non èun semplice succedersi di fatti e di espe-rienze: è piuttosto ricerca del vero, del be-ne e del bello. Proprio per tale fine com-piamo le nostre scelte, esercitiamo la no-stra libertà e in questo, cioè nella verità,nel bene e nel bello, troviamo felicità egioia. Occorre non lasciarsi ingannare daquanti cercano semplicemente dei consu-matori in un mercato di possibi lità indiffe-renziate, dove la scelta in se stessa divieneil bene, la novità si contrabbanda comebel lezza, l’esperienza soggettiva soppiantala verità.

Il concetto di amicizia ha goduto di un rin-novato rilancio nel vocabolario delle retisociali digitali emerse negli ultimi anni.Tale concetto è una delle più nobili con-quiste della cultura umana. Nelle nostreamicizie e attraverso di esse cresciamo eci sviluppiamo come esseri umani. Pro-prio per que sto la vera amicizia è stata dasempre ritenuta una delle ricchezze piùgrandi di cui l’essere umano possa dispor-re. Per questo motivo occorre essere atten-ti a non banalizzare il concetto e l’espe-rienza dell’amicizia. Sarebbe triste se il no-stro desiderio di sostenere e sviluppareon-line le amicizie si re alizzasse a spesedella disponibilità per la famiglia, per i vi-cini e per coloro che si incontrano nellarealtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, ascuola, nel tempo libero. Quando, infatti,il desiderio di connessione virtuale diven-ta ossessivo, la conseguenza è che la per-

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la parola del papa

La nota

cultura e dei costumi di queipopoli pagani nell’intento ditoccarne le menti e i cuori,così ora l’annuncio di Cristonel mondo delle nuove tec-nologie suppone una loroapprofondita conoscenzaper un conseguente adegua-to utilizzo.”

Ed ecco la consegna cheil Papa ha fatto ai giovanidell’era digitale: “Sappiatefarvi carico con entusiasmodell’annuncio del Vangelo aivostri coetanei! Voi conosce-te le loro paure e le loro spe-ranze, i loro entusiasmi e leloro delusioni: il dono piùprezioso che ad essi potetefare è di condividere con lo-ro la “buona novella” di unDio che s’è fatto uomo, hapatito, è morto ed è risortoper salvare l’umanità. Il cuo-re umano anela ad un mon-do in cui regni l’amore, dovei doni siano condivisi, dovesi edifichi l’unità, dove la li-bertà trovi il proprio signifi-cato nella verità e dove l’i-dentità di ciascuno sia rea-lizzata in una comunione ri-spettosa. A queste attese lafede può dare risposta: sia-tene gli araldi! Il Papa vi èaccanto con la sua preghierae con la sua benedizione.”

Una nostra breve consi-derazione.

Il magistero è dunque co-stante, limpido e non con-sente equivoci.

La comunicazione, conl’avvento delle nuove tecno-

sona si isola, interrompendo la reale intera-zione sociale. Ciò finisce per disturbare an-che i modelli di riposo, di silenzio e di rifles -sione necessari per un sano sviluppo umano.

L’amicizia è un grande bene umano, ma sa-rebbe svuotato del suo valore, se fosse consi-derato fine a se stesso. Gli amici devono so-stenersi e incoraggiarsi l’un l’altro nello svi-luppare i loro doni e ta lenti e nel metterli alservizio della comunità umana. In questocontesto, è gratificante vedere l’emergere dinuove reti digitali che cercano di promuove-re la solidarietà umana, la pace e la giusti zia,i diritti umani e il rispetto per la vita e il be-ne della creazione. Queste reti possono facili-tare forme di cooperazione tra popoli di di-versi contesti geografici e culturali, consen-tendo loro di ap profondire la comune umani-tà e il senso di corresponsabilità per il benedi tutti. Ci si deve tuttavia preoccupare di farsì che il mondo digitale, in cui tali reti posso-no essere stabilite, sia un mondo ve ramenteaccessibile a tutti. Sarebbe un grave dannoper il futuro dell’umanità, se i nuovi stru-menti della comunicazione, che permettonodi condividere sapere e informazioni in ma-niera più rapida e efficace, non fossero resiaccessibili a coloro che sono già economica-mente e socialmente emargi nati o se contri-buissero solo a incrementare il divario chesepara i poveri dalle nuove reti che si stannosviluppando al servizio dell’informazione edella socializzazione umana.

Vorrei concludere questo messaggio rivolgen-domi, in particolare, ai giovani cattolici, peresortarli a portare nel mondo digitale la testi-monianza della loro fede. Carissimi, sentiteviimpegnati ad intro durre nella cultura di que-sto nuovo ambiente comunicativo e informa-tivo i valori su cui poggia la vostra vita! Neiprimi tempi della Chiesa, gli Apostoli e i loro

la parola del papa

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La nota

logie, è entrata in ogniaspetto della vita, perciònon può più essere conside-rata come un servizio margi-nale, secondario e il suo svi-luppo non può essere lascia-to al caso. Infatti i nuovi me-dia ampliando le possibilitàcomunicative e relazionalipossono contribuire a unnuovo umanesimo o genera-re una drammatica aliena-zione dell’ uomo (Cfr. Comu-nicazione e missione ne il di-rettorio della Cei).

È necessario che si formie si diffonda una mentalitàdella comunicazione sia tra iresponsabili dell’azione pa-storale che tra i componentidella comunità ecclesiale.

Non è una semplice que-stione di attenzione alle op-portunità date dalla tecnolo-gia, ma è questione di an-nunciare il Vangelo oggi, conil linguaggio di oggi e con imezzi di oggi.

discepoli hanno portato la Buona No vella diGesù nel mondo greco romano: come alloral’evangelizzazione, per essere fruttuosa, ri -chiese l’attenta comprensione della cultura edei costumi di quei popoli pagani nell’intentodi toc carne le menti e i cuori, così ora l’an-nuncio di Cristo nel mondo delle nuove tec-nologie suppone una loro approfondita cono-scenza per un conseguente adeguato utilizzo.A voi, giovani, che quasi spontaneamente vitrovate in sintonia con questi nuovi mezzi dicomunicazione, spetta in particolare il com-pito della evangelizzazione di questo “conti-nente digitale”. Sappiate farvi carico conentusia smo dell’annuncio del Vangelo ai vo-stri coetanei! Voi conoscete le loro paure e leloro speranze, i loro entusiasmi e le loro de-lusioni: il dono più prezioso che ad essi pote-te fare è di condividere con loro la “buonanovella” di un Dio che s’è fatto uomo, ha pa-tito, è morto ed è risorto per salvare l’umani-tà. Il cuore umano anela ad un mondo in cuiregni l’amore, dove i doni siano condivisi, do-ve si edifichi l’unità, dove la libertà trovi ilproprio significato nella verità e dove l’identi-tà di ciascuno sia realizzata in una comunio-ne rispettosa. A queste attese la fede può da-re risposta: siatene gli araldi! Il Papa vi è ac-canto con la sua preghiera e con la sua bene-dizione.

Dal Vaticano, 24 gennaio 2009, Festa di San Francesco di Sales.

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

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la parola del papa

La nota

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Si sono manifestate la bontà el’umanità di Dio Salvatore no-stro (cfr. Tt 2, 11). Ringraziamo

Dio che ci fa godere di una consola-zione così grande in questo nostropellegrinaggio di esuli, in questa no-stra miseria. Prima che apparisse l’umanità, labontà era nascosta: eppure c’era an-che prima, perché la misericordia diDio è dall’eternità. Ma come si pote-va sapere che è così grande? Era pro-messa, ma non si faceva sentire, equindi da molti non era creduta.Molte volte e in diversi modi il Si-gnore parlava nei profeti (cfr. Eb 1,1). Io - diceva - nutro pensieri di pa-ce, non di afflizione (cfr. Ger 29, 11).Ma che cosa rispondeva l’uomo, sen-tendo l’afflizione e non conoscendo

la pace? Per questo gli annunziatoridi pace piangevano amaramente(cfr. Is 33, 7) dicendo: Signore, chi hacreduto al nostro annunzio? (cfr. Is53, 1).Ma ora almeno gli uomini credono

la parola dei padri

Nella pienezza dei tempi è venuta

anche la pienezza della divinità

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate(Disc. 1 per l’Epifania, 1-2; PL 133, 141-143)

san Bernardo, abate

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la parola dei padri

dopo che hanno visto, perché la te-stimonianza di Dio è diventata pie-namente credibile (cfr. Sal 92, 5). Pernon restare nasco-sto neppure all’oc-chio torbido, Egliha posto nel soleil suo tabernacolo(cfr. Sal 18, 6).Ecco la pace: nonpromessa, ma in-viata; non differi-ta, ma donata;non profetata, ma presente. Dio Pa-dre ha inviato sulla terra un sacco,per così dire, pieno della sua miseri-cordia; un sacco che fu strappato apezzi durante la passione perché neuscisse il prezzo che chiudeva in séil nostro riscatto; un sacco certo pic-colo, ma pieno, se ci è stato dato unPiccolo (cfr. Is 9, 5)in cui però «abitacorpora lmentetutta la pienezzadella divinità»(Col 2, 9).Quando venne lapienezza dei tem-pi, venne anche lapienezza della di-vinità.Venne Dio nellacarne per rivelarsianche agli uomini che sono di carne,e perché fosse riconosciuta la suabontà manifestandoi nell’umanità. Manifestandosi Dio nell’uomo, nonpuò più esserne nascosta la bontà.Quale prova migliore della sua bon-

tà poteva dare se non assumendo lamia carne? Proprio la mia, non lacarne che Adamo ebbe prima della

colpa.Nulla mostra mag-giormente la suamisericordia chel’aver egli assuntola nostra stessa mi-seria. Signore, cheè quest’uomo per-ché ti curi di lui e alui rivolga la tua

attenzione? (cfr. Sal 8, 5; Eb 2, 6).Da questo sappia l’uomo quanto Diosi curi di lui, e conosca che cosa pen-si e senta nei suoi riguardi. Non domandare, uomo, che cosa sof-fri tu, ma che cosa ha sofferto lui. Daquello a cui egli giunse per te, rico-nosci quanto tu valga per lui, e capi-

rai la sua bontà at-traverso la suaumanità.Come si è fattopiccolo incarnan-dosi, così si è mo-strato grande nel-la bontà; e mi ètanto più caroquanto più per mesi è abbassato. Si sono manifesta-te - dice l’Apostolo

- la bontà e l’umanità di Dio nostroSalvatore (cfr. Tt 3, 4). Grande certo è la bontà di Dio e cer-to una grande prova di bontà egli hadato congiungendo la divinità conl’umanità.

“Egli ci ha conosciuti da sem-pre, e ci ha pre de stinati adessere conformi all’immagi-ne del Figlio suo. (Rm 8, 29).

“Dio ci ha predestinati ad esse-re suoi figli adottivi per operadi Gesù Cristo: questo è il suopiano di amore, * a lode egloria della sua grazia. (Ef 1, 5).

Nelle scienze sociali ci sono tre tematiche portanti che servono da fonda-mento a tutte le altre, le quali, pur non essendo di ordine inferiore o secon-dario, rappresentano comunque lo sviluppo naturale delle prime tre: rap-

porto natura/cultura nell’evoluzione sociale, i processi mentali e la comunicazioneinterpersonale.

Al nostro scopo in questo momento non servono le prime due tematiche, e vo-glio soffermarmi perciò sulla terza: la comunicazione interpersonale.

Si tratta di un processo unico ed importante che serve all’essere umano per sta-bilire un contatto con altri dei quali ha bisogno per diventare uomo. Attraverso lacomunicazione interpersonale ognuno di noi si relaziona per rendere partecipi glialtri delle sue emozioni, dei suoi pensieri, delle sue scoperte, di tutti i suoi statid’animo, quando lo vuole, e di immedesimarsi negli stati d’animo che gli altri glicomunicano. Ecco perché la comunicazione è il dato fondamentale di ogni tipo diformazione e di educazione, a partire dalla quale nasce l’uomo.

L’essere umano non nasce quando viene messo al mondo, ma soltanto nel mo-mento in cui viene consapevolmente educato ed aiutato a crescere e a capire. Perfare tutto questo c’è bisogno di una relazione di scambio ciclica e circolare che gliesperti chiamano comunicazione interpersonale. Gli animali comunicano tra di lo-ro sia all’interno della stesse specie in modo singolare e più o meno elementare, siatra specie diverse e nelle forme essenziali, quando devono difendere loro stessi, laloro prole, oppure un territorio.

L’aggressività e le forme di difesa vengono espresse con un modello generico dicomunicazione che nulla ha a che fare con quel tipo di comunicazione complessa,

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studi Franco Sicali

La comunicazione tra l’uomo

e Dio

completa e raffinata di cui dispone l’essere umano. La comunicazione umana ècomplessa e variegata, ma anche in progressivo sviluppo, perché le potenzialità co-municative dell’uomo fino ad oggi non si sono mai arrestate, anzi hanno continua-to ad espandersi e a perfezionarsi.

Lo possiamo rilevare nella nascita delle lingue, nel linguaggio usato nella Bib-bia, nella lingua del Vangelo, lo possiamo notare confrontando le espressioni dellevecchie lingue, ce ne accorgiamo quando prendiamo in esame il vecchio modo diesprimersi del pensiero greco e latino e lo mettiamo a confronto con il linguaggiodella filosofia medievale, moderna e contemporanea.

Passando di secolo in secolo e di pensiero in pensiero, la comunicazione haagevolato l’espressione del pensiero, il pensiero ha favorito lo sviluppo della co-municazione.

C’è da precisare che la comunicazione umana per realizzarsi pienamente ha bi-sogno sia della forma verbale e sia dell’altra vastissima forma che è la comunica-zione non verbale.

La comunicazione si usa perché si sa di potere relazionarsi con qualcuno. Nonesiste una non-comunicazione, è realmente impossibile non comunicare, a menoche non si è completamente soli, irreparabilmente soli, ma anche in quel caso si la-sciano tracce sperando che qualcuno sappia leggerle e decodificarle, sappia appro-priarsene e trasferirle.

La comunicazione esprime un bisogno profondo dell’animo umano che è fattoper parlare ed ascoltare, per dare e ricevere, per consolare ed essere consolato.

L’uomo è un animale politico, come diceva Aristotele, e di conseguenza anchesociale. Ma a che cosa serve all’uomo la dote della sua socialità se non vuole rela-zionarsi in un contesto sociale e socialmente apprezzabile?

La socialità dell’essere umano comporta d’obbligo l’istituzione di regole, le re-gole conducono all’azione morale, la morale non può rinunziare all’etica, ogni eti-ca non può fare a meno di Dio. Dunque l’uomo non può fare a meno di Dio, cosìcome Dio esiste per parlare all’uomo.

Ed in questo non possiamo accettare né il laicismo imperante e riottoso, né ilfondamentalismo religioso esasperante e liberticida, in quanto alienano i profondisentimenti religiosi che si annidano “in nuce” nell’animo umano.

Ecco che il modello della comunicazione interpersonale tra uomini trascende illimite terreno perché non può soddisfare gli esseri umani e parte alla ricerca diDio.

Purtroppo oggi gli scienziati ci allettano con i tentativi di ricerca per trovare al-tri esseri viventi nell’universo, altre forme di vita, ma in realtà anche loro da uomi-ni cercano Dio.

Dunque Dio nel cuore e nella mente dell’uomo continuamente teso alla sua ri-cerca e perennemente insoddisfatto perché non riesce a trovarlo, a vederlo, a toc-carlo.

Forse molti di noi un torto ce lo abbiamo, ma soltanto perché anche noi siamostati vittime di una visione antropomorfica di Dio che la tradizione ci ha trasmesso:

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una pagina di vangelo

noi continuiamo a parlare di Dio cercando di rappresentarlo con le sembianze uma-ne, ma Dio di tutto quello che noi gli attribuiamo di umano non ha proprio niente:Dio è!!! Dio c’è.

L’aspetto umano di Dio, ce lo ha mostrato Dio stesso offrendo in dono il suo fi-glio unigenito Gesù, ma Dio non è rilevabile attraverso dati antropomorfici, perchéperderebbe l’essenzialità del suo essere Dio.

Allora Dio chi è? Dio com’è? Dio cos’è?Dio è!!! - …et verbum caro factum est et abitavit in nobis.Dio è voce, è parola, è consiglio; Dio è Amore: Deus charitas est!Se noi ci soffermiamo ad esaminare questo aspetto, comprendiamo l’importan-

za della comunicazione interpersonale non più tra uomini, ma tra l’uomo e Dio.La parola di Dio è arrivata al cuore dell’uomo in modo più o meno grossolana

già al tempo dell’uomo primitivo, ma poi Dio ha voluto aiutare l’uomo attraversola sua parola che ha affidato ai profeti.

I profeti non sono bastati, perché non si può passare senza danno dalle tenebrealla luce improvvisamente, e Dio ha mandato il suo figlio unigenito Gesù Cristo.

L’uomo nel tempo ha continuato ad essere seguito ed educato attraverso l’esem-pio dei Santi, ed in tutto questo percorso dal primitivo al contemporaneo, la funzio-ne della comunicazione interpersonale ha svolto un ruolo primario ed essenziale,sostenuta da quei processi mentali dei quali parlavo all’inizio, che in questo per-corso dal prima al poi si sono perfezionati nella qualità e nell’efficienza.

L’apparente dissidio tra natura e cultura in realtà si risolve in una armonica sin-tesi che concilia la natura umana con la cultura umana guidata dalla parola di Dio:- et verbum caro factum est - e dalla venuta di Cristo tra gli uomini.

Pertanto l’uomo e Dio non possono essere diversamente in comunicazione senon attraverso l’elemento religioso che nasce dalla Sua stessa parola rivelata.

una pagina di vangelo

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studi Suor Giuseppina Viozzi eam

Il caso della Congregazione delleAncelle dell’AmoreMisericordioso

La gestione del personale nelleOrganizzazioni non Profit:

Il caso della Congregazione delleAncelle dell’AmoreMisericordioso

Tesi di laurea in organizzazione aziendalePresso l’Università degli Studi di Macerata

Facoltà di Economia - Anno Accademico 2007-2008Relatore: Prof. Federico Niccolini

(seguito)

2.3 Storia dell’Ente: aspetti di sviluppo organizzativo

Alla base della edificazione delle opere vi è il carisma. La mission del-l’Ente, indicata in precedenza, è individuabile nelle pagine del diario dellaFondatrice: “…. Il buon Gesù mi ha detto che devo arrivare a far sì che gliuomini lo conoscano non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoifigli, ma come Padre amorevole, che cerca in ogni maniera di confortare,aiutare e rendere felici i suoi figli; li segue e li cerca con amore instancabile,come se non potesse essere felice senza di loro”10. Inizialmente, Madre Spe-ranza pensava di dover aiutare nella riforma la Congregazione alla qualeapparteneva e diffondere la devozione all’Amore Misericordioso, ma benpresto, il 28 marzo 1929, comprende di dover fondare una nuova Congrega-zione, con il nome di: Esclavas del Amor Misericordioso11, per aprire Collegi

10 Madre Speranza di Gesù, Diario, Edizioni L’Amore Misericordioso, pag. 11. 11 Ancelle dell’Amore Misericordioso. La sigla della Congregazione è quindi E.A.M.

dove educare orfani, poveri, figli di famiglie numerose e di condizioni socialimodeste12. Il 24 dicembre 1930 a Madrid prende vita, in forma privata lanuova Fondazione13. All’inizio fondò una semplice Associazione Laicale edottenne il riconoscimento civile, come Ente giuridico, il 14 gennaio 193114.Il 6 gennaio 1935 l’opera fu accolta sotto la protezione del Vescovo di Vitoria,Dr. Mateo Mùgica che eresse l’Associazione a Congregazione di diritto dio-cesano. Da quel momento si chiamò: Congregazione delle Ancelle del-l’Amore Misericordioso15. Allo scoppio della guerra civile (1936),l’Associazione già contava nove case. L’approvazione pontificia giunse il 16dicembre 1949, e il 5 giugno del 1970 il “Decretum Laudis”. La Congrega-zione si compone di due forme di appartenenza: di Ancelle che nel servizioapostolico testimoniano pubblicamente la loro consacrazione a Dio e di An-celle che testimoniano il Cristo senza nessun segno esterno di consacra-zione, con lo scopo di illuminare tutte le realtà temporali animandolecristianamente dal di dentro con la loro vita evangelica16. Nelle Costituzionidella Congregazione viene chiarita ulteriormente la missione organizzativa:“ Ogni forma di povertà materiale, morale e spirituale deve trovarci sensibilie pronte ad intervenire affinché ogni uomo recuperi la sua dignità di figliodi Dio, libero e responsabile per accogliere il suo Amore”17. La crescita or-ganizzativa avviene velocemente, l’organizzazione crea rapidamente divi-sioni per area geografica. Nello specifico, nel Maggio del 1936 MadreSperanza viene in Italia a Roma ed in uno dei quartieri più poveri prendein affitto una casa delle Suore di Nostra Signora di Namur, dove aprirà unCollegio per bambine povere interne. Successivamente costruirà, poco di-stante, la Casa generalizia della Congregazione. Ci si può chiedere dovetrovò risorse finanziarie sufficienti per costruire la casa: il movente delleopere che Madre Speranza ha realizzato è stato sempre quello di voler com-piere ciò che riconosceva come volontà di Dio18. Così, come avverrà annipiù tardi per la costruzione del Santuario, non cercherà benefattori per fi-nanziare le costruzioni ma lo farà con il lavoro personale, quello delle An-celle e delle giovani che desiderano apprendere un mestiere, per il restonon verrà a mancare la generosità di tante, tante persone. Si tratta, quindi

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12 Per comprendere il periodo storico della Spagna si rimanda alla lettura di: U. Miozzi, Storia dellaChiesa Spagnola.Ed. Mediterraneo.13 Cfr. Diario, opera citata, pag. 56.14 Questo gli permise di aprire molti collegi in Spagna, quando agli altri religiosi era impedita qualunqueazione educativa per la persecuzione in atto del governo.15 Beppe Amico, Madre Speranza, una storia di grazia e misericordia, Reverdito Edizioni, 2001, pag.47.16 Cfr. Costituzioni delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, Statuto per le Ancelle dell’Amore Mise-ricordioso chiamate ad operare nelle attività temporali, art 1.17 Cfr. Costituzioni delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, art. 17.18 Ricorre molto spesso nel suo diario l’espressione: “Gesù mi ha detto che è arrivato il momento di rea-lizzare …”.

di una forma di fund raising misto tra do-nazioni e lavoro interno. Così nel no-vembre 1940 a Roma, comprende chedovrà organizzare un grande laborato-rio19, lo chiamerà ditta “Amore Miseri-cordioso”: circa quarantaquattroper sone, 13 macchine da cucire piùuna macchina moderna per cucire leasole. Scrive: “Oggi, 25 novembre 1940,è arrivato un camion pieno di stoffa mi-litare perché possiamo tagliare e cucire2000 camice…”20. Il denaro ricavato ser-viva per il mantenimento delle bambinee delle suore, per pagare le macchine dacucire e per la costruzione della casa.

Nel dicembre del 1942 si legge nelsuo diario che arrivarono a cucire 10.000camice al mese, il Colonnello dell’Inten-denza militare, il 20 febbraio 1943, andòa visitare il laboratorio e rimase impres-sionato dall’organizzazione, dal modoutilizzato per economizzare la tela e dal-l’utilizzo di una macchina, che non co-nosceva, per cucire le asole. Ricordauna testimone del tempo: “…facevamoil lavoro a catena, riuscendo a confezio-nare due/trecento camice al giorno.Eravamo entusiaste e tanto gioiose. Du-rante il lavoro si cantava e si pregava eregnava un clima di famiglia”21. Emer-gono, quindi tratti organizzativi interes-santi, colpisce in particolare il connubiotra efficienza e valori positivi come l’en-tusiasmo. Il 14 Maggio 1949, Madre Speranza comprende che deve ripren-dere i lavori della casa di Roma per arrivare ad ospitare nell’Anno Santo del1950 fino a 500 pellegrini al giorno e l’opera che anni più tardi dovrà orga-nizzare a Collevalenza. Si trova scritto nel suo diario: “Organizzerai l’ultimomagnifico laboratorio che sarà di grande aiuto materiale e morale per le an-

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19 Cfr. Diario, opera citata, pag. 149 – 153;193 - 196.20 Cfr. Diario, opera citata, pag. 151.21 Giovanni Ferrotti, Madre Speranza …Pane e sorriso di Dio. Edizioni l’Amore Misericordioso, pag.141.

Lo schema riportato con la fig 1 a pg 18 suquesta nostra Rivista L’Amore Misericor-dioso nel numero di Gennaio 2009 è da in-tendere in senso lato e non strettamentegiuridico, nel senso che tanto le due Con-gregazioni delle Ancelle e dei Figli comel’Associazione ALAM sono animate da unostesso carisma e da una stessa spiritualità(al punto che utilizzano annualmente untesto comune di formazione permanente)e collaborano insieme nel portare avantidelle iniziative. Ma canonicamente e giuri-dicamente sono realtà distinte:– La Congregazione delle Ancelle del-

l’Amore Misericordeioso è una Congre-gazione religiosa di diritto pontificio edè retta da una Madre generale con ilsuo Consiglio, a norma delle proprieCostituzioni;

– La Congregazione dei Figli dell’AmoreMisericordeioso è una Congregazionereligiosa di diritto pontificio ed è rettada una Padre generale con il suo Con-siglio, a norma delle proprie Costitu-zioni;

– La Associazione Laici Amore Misericor-dioso è una Associazione riconosciutacivilmente (come tale per ora solo inItalia), retta con uno Statuto e con unRegolamento proprio da un Presidentecon il suo Consiglio.

È più esatto – pertanto – parlare semplice-mente di “Famiglia dell’Amore Misericordio-so” perché canonicamente e giu ri dicamentenon esiste una “Famiglia religiosa”.

celle e le giovani… insieme a questo laboratorio, ci sarà anche una grandee magnifica organizzazione di un Santuario dedicato al mio Amore Miseri-cordioso…”22. Così avvenne, il 24 dicembre 1949 si conclusero i lavori per lacostruzione della Casa generalizia delle Ancelle dell’Amore Misericordioso.Il 18 agosto 1951, Madre Speranza aprì la prima comunità a Collevalenza,formata dai primi tre Figli dell’Amore Misericordioso23 e da alcune suore. IlSantuario è il punto di riferimento dell’intera Famiglia religiosa, coinvoltain modo speciale per annunciare l’Amore Misericordioso e per testimoniarlocon un’accoglienza umile e fraterna24. Mentre la Congregazione si estendevaormai in diverse regioni italiane, a Fermo nelle Marche, l’11 febbraio 1957nasceva un nuovo gruppo di Ancelle dell’A.M. chiamate ad inserirsi nei di-versi ambienti di lavoro, senza alcun segno esterno di consacrazione, con loscopo di illuminare e animare tutte le realtà temporali con la spiritualitàdell’Amore Misericordioso: “Non rivelano la loro consacrazione religiosa e siconfondono esteriormente fra gli altri per portarli all’Amore Misericordiosocon la testimonianza di una vita professionale animata profondamente dalCristo e dal suo Vangelo”25. Attualmente la Congregazione delle Ancelledell’Amore Misericordioso si compone di circa 400 Suore ed è presente in 11Paesi del mondo: India, Romania, Germania, Italia, Spagna, Brasile, Bolivia,Perù, Cuba, Messico, Canada. In virtù del carisma, la Congregazione abbrac-cia tutte quelle opere di carità nelle quali l’Amore Misericordioso vuole es-sere annunciato e testimoniato. Di preferenza si dedica all’educazione deibambini poveri ed abbandonati, agli umili, agli emarginati e disabili, ai gio-vani, agli anziani e ai malati più bisognosi26.

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22 Cfr. Diario, opera citata, pagg. 226-229.23 Il 15 agosto 1951 a Roma, Madre Speranza fonda la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericor-dioso.24 Cfr. Costituzioni art. 20.25 Cfr. Costituzioni art 19.26 Cfr. Costituzioni art. 18.

(segue)

L’apertura di questa nuova rubrica di Pastorale familiare, che ha coinci-so con il tempo forte e significativo dell’Avvento, è stata all’insegnadi un annuncio lieto e gratuito: la Parola che si fa Uomo, l’Amore Mise-

ricordioso, cerca casa (novembre 2008, n. 11). Ci sono state famiglie che tra le tante parole e suoni delle feste nataliziehanno ascoltato ed accolto questo invito e, scoprendosi abitate da Dio,hanno voluto dare “un posto ben visibile” all’Amore Misericordioso nellaloro casa, per aver presente l’impegno assunto di un rinnovato camminodi conversione (dicembre 2008, n. 11). È così che l’Amore Misericordioso trova casa e che la famiglia si accorge,con stupore e gratitudine, di abitare una casa fondata sulla roccia della Pa-rola, sulla pietra angolare che è Cristo, dove ogni membro è una “pietraviva” che rende unica ed irrepetibile la costruzione.

Da qualche tempo, però, mi scopro a condividere tratti di strada con fa-miglie che, in un modo o in un altro, “faticano a vivere”, a “trovare casa”,non sanno “dove abitano”: famiglie ferite nella dignità, minate nell’unitàdegli affetti, famiglie che dubitano del loro futuro, che sperimentano tuttala loro fragilità ed inadeguatezza di fronte alla grandezza della propria vo-cazione e missione.

pastorale familiare Marina Berardi

Famiglia dove

abiti?

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Spesso i vari membri sentono di abitare tra “le pareti” di una casa, magaribella ed elegante, che li protegge da intemperie esterne, ma di non riusci-re ad abitare “nel cuore” di essa… Solo “abitando il cuore” è possibile af-frontare le inevitabili asprezze della vita, la paura, la solitudine; è lì, “nelcuore” della casa, che ciascuno desidererebbe rimanere, recuperare le for-ze, sentirsi accolto ed accogliere, è lì che si ha nostalgia di ritornare… La casa è la stessa, è quella di sempre, messa su con tanti sogni che, im-percettibilmente, nel tempo sembrano sfumare. Allora, questa stessa casala si sperimenta come una “prigione”, tanto da convertirsi in luogo di lot-ta, di indifferenza, di solitudini, di sofferenza, di fughe… e da apparire achi la visita, come è, “disabitata”, “mal abitata”.

Quale speranze per queste famiglie di tornare ad abitare l’interiorità, illuogo dove si incontrano sentimenti, valori, principi, progetti, ideali? Co-me aiutarle a “ri-edificasi” nella diversità, fra gli inevitabili problemi, nellaconcretezza della quotidianità?

1. Ripartendo dalla Parola divina, dalla parola umana

Ripartire dalla Parola è ripartire da una Persona, da Cristo, colui che siè compromesso a fare dei due, una cosa sola, “una sola carne” (Mc 10, 8).Ripartire dalla Parola è assicurarsi il pane quotidiano, l’essenziale per vi-vere. Ripartire dalla Parola è mettersi alla scuola dell’Amore.

Nella sua attenzione alla concretezza della vita, la Chiesa offre ad ognifamiglia e all’intera comunità cristiana un luogo privilegiato per nutrirsigratuitamente di questo inestimabile dono: la liturgia e, in particolare, laliturgia domenicale. È un appuntamento che Dio stesso ci dà per rendercicapaci di guardare agli eventi della vita, siano essi di gioia o di dolore, disalute o di malattia, con i Suoi stessi occhi, alla luce della sua Parola.

È la scuola che ha frequentato la SS. Vergine quando non riusciva acomprendere ciò che stava accadendo in Lei ed attorno a Lei: meditava laParola conservandola nel suo cuore.

Quelli della Parola, sono gli unici banchi di scuola su cui si è seduta an-che Madre Speranza, per seminare, o meglio, coltivare “con diligente curala divina Parola nel proprio cuore”, perché avesse prodotto “frutti abbon-danti di virtù”. In una circolare alla sua Famiglia religiosa, scrive:

“Forse ignorate il valore della Parola di Dio? Non conoscete forsela fecondità di questa Parola divina? Come mai non cercate ardente-mente questa Parola di valore inestimabile? Vi supplico, per il Si-gnore, riponete tutta la vostra fiducia e delizia nelle parole di quelAgnello che è tutto Verità, amore, carità, sapienza e santità” (El Pan20, 571-572 – dicembre 1955).

pastorale familiare

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Molto spesso la vita ci mette inaspettatamente di fronte a situazioniche non sempre dipendono da noi o che, comunque, pur volendo, nonpossiamo cambiare. L’atteggiamento veramente evangelico è quello di Ma-ria che Madre Speranza ha imitato: custodire nel cuore, ricercare il sensodi quanto sta avvenendo per lasciarsi trasformare da esso, considerarlo un“talento” destinato a produrre un frutto che rimanga. L’autentica libertànon sta nel “dirigere” gli eventi o contrapporsi ostinatamente ad essi, manello scegliere come viverli, rimanendo vigilanti, illuminati dalla lampadadella Parola.

Per far sì che la vita non sia uno scorrere banale del tempo, è necessa-rio imparare a dare il giusto posto alla Parola lasciandosi guardare, interro-gare, plasmare da essa, come singoli, come coppia e come famiglia.

Allora “la giornata del credente, e dunque la sua vita, la sua persona, isuoi affetti, le sue relazioni persino i suoi fallimenti e delusioni, tutto, in-somma, diventa come un grembo, come il grembo di Maria, che ogni gior-no partorisce una parola sempre nuova di Dio”1.

Purtroppo, però, in una famiglia “ferita” si vive l’esperienza di parolestantie, dure, ingoiate, rinfacciate.., parole “abortite”, che non produconoquella linfa vitale che avrebbero dovuto generare.

Oltre alla sua Parola, Gesù stesso ci dà un modello di comunicazione; en-tra nella comunicazione piena con noi con cose molto semplici: un po’ dipane e un po’ di vino, dell’acqua… che ricordano la quotidianità di ogni fa-miglia intorno ad una mensa. Si comunica davvero attraverso gesti semplici!

Il Dio cristiano è un Dio com-unione, c’è comunicazione d’amore tra letre Persone; il Dio rivelato da Gesù è Tre Persone che si amano così tantoda vivere un’unica vita; è Tre Persone che dialogano così profondamenteda essere «Uno»; è Tre Persone che si comunicano a vicenda così tanto daessere Comunione totale e infinita. Questo Dio dialogante ha creato l’uo-mo e la donna simili a sé: esseri dialoganti.

Un autore, Ebner, forte della sua personale esperienza, ci invita: «Alziamo lo sguardo... cerchiamo sempre Dio... Perché siamo esseri SENSIBILI, legati alla terra, egli ha mandato Gesù... la PAROLA è diventata CARNE, la Parola di Dio è entrata nel linguaggio

umano...»2.

Molto spesso la vita di coppia e di famiglia si avvia verso la perdita disenso, verso la “morte” a causa di parole non dette al momento opportuno

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pastorale familiare

1 CENCINI A., La vita al ritmo della Parola, Ed. San Paolo 2008, pg. 39.2 EBNER, PeA: Aforismi 31: la parola pg. 147.

o di parole gridate, sbattute in faccia, che finiscono per diventare coltelliche uccidono, a causa di parole “dis-umane”!

Usare in modo costruttivo la parola è un’abilità da imparare. Nella no-stra cultura non siamo educati a parlare dei nostri sentimenti, della vitaaffettiva e, contemporaneamente, non siamo abituati ad ascoltare chi ciparla del suo mondo affettivo.

È estremamente importante sviluppare il “terzo orecchio” per captare,al di là delle parole, il tono, l’emozione, i sentimenti, perché sono questi adire la qualità della comunicazione.

L’empatia è la dote di intuizione, di comprensione, di introspezione neisentimenti dell’altro ed è tanto maggiore quanto più ci si scopre capaci diessere in sintonia con se stessi, con i propri sentimenti, di saperli ricono-scere, chiamare per nome, sapendo che sentire è diverso da acconsentire:oggi, una delle “emergenze educative”!

Prima di dire le parole e comunicare gli affetti ci sono in noi degli at-teggiamenti che mettiamo in atto e con i quali trasmettiamo accettazione,accoglienza, fiducia oppure tutto il contrario, rifiuto. Non poche volte, in-fatti, la comunicazione è improntata all’aggressività e all’accusa. “Sei sem-pre il solito!”. “Non mi capisci”, ecc. In altre, ci può essere una calma appa-rente che nasconde aggressività, ironia, dove la comunicazione non ver-bale dice il contrario di quello si comunica a parole.

Abbiamo mai pensato di cercare il tempo e la situazione più adeguataper poter parlare di certe cose? Molto utile per la coppia è prendersi, peresempio, un’ora alla settimana e comunicare con sincerità, scriversi ancheuna lettera, usare il linguaggio dei gesti (il dono, il contatto fisico, ecc.).

Nel momento della discordia che nasce dalla diversità... bisogna ricor-dare, o magari imparare, l’arte di “saper litigare”: senza offendersi, senzascavare nel passato, senza pretendere di vincere o di convertire l’altro,senza subire, senza brontolare.

Anche la Parola di Dio indica una strada per non lasciar sedimentare lapolvere sotto il tappeto o lasciare che si accumulino le macerie della di-scordia, per ricostruire l’unità perduta:

“Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestirel’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità ve-ra. Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprioprossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. Nell’ira, non pec-cate; non tramonti il sole sopra la vostra ira… Nessuna parola cattivaesca più dalla vostra bocca; ma piuttosto parole buone che possanoservire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascolta-no... (Ef 4, 23-26.29).

Anche per Madre Speranza, oltre che un dono da chiedere, questa è

pastorale familiare

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una virtù da imparare, a partire dal silenzio. Ci sediamo per un momentoalla sua scuola:

“Il silenzio… è molto utile per imparare a parlare conveniente-mente con le persone, perché fa dimenticare il linguaggio volgaredel mondo e ci dà tempo di riflettere sul corretto modo di parlare. E’utile per imparare a parlare con Dio nella preghiera, dato che il ru-more delle parole e delle conversazioni ci impedisce di elevarci asanti pensieri e di ascoltare le ispirazioni divine. Inoltre ci impedi-sce di svuotare attraverso la bocca il cuore, l’anima e il fuoco delladevozione…

I modi per osservare il silenzio sono: parlare quando è giusto,perché la virtù del silenzio non consiste nel tacere sempre, ma nelparlare quando è doveroso e conveniente, considerando prima ciòche si deve dire, l’intenzione che ci spinge a parlare, a chi, di che co-sa, davanti a chi e il tempo in cui si parla, stando attenti a non inter-rompere nessuno, come le persone maleducate; ad usare modi cor-retti e un giusto tono di voce; a non fare smorfie con la bocca o conle labbra, evitando espressioni che causino sorpresa e meraviglia”(El Pan 1, 88.93-94).

Pensando a quali possono essere gli atteggiamenti interiori capaci dimettere l’altro a proprio agio, capaci di favorire il dialogo, e di ridare terra,senso, “umanità” alla parola, vi ripropongo: • stima che è sempre possibile per l’amabilità oggettiva dell’altro;• sim-patia considerando l’altro degno di essere ascoltato;• empatia che ci rende capaci di metterci nei panni dell’altro;• complementarietà nella consapevolezza di dare e ricevere;• flessibilità: è un modo generale di essere, di chi si sente ricercatore piut-

tosto che detentore della verità e nasce dalla scoperta della verità: è so-lo l’intuizione del vero che permette di stabilire ciò che è essenziale daciò che non lo è;

• responsabilità per un ascolto vero dell’altro: in fondo lui parla come ioascolto!, responsabilità perché lui giunga ad essere ciò che è chiamatoad essere.

• “per-dono” che si fonda sulla consapevolezza del proprio limite persona-le e su quello dell’altro che, comunque, rimane un “dono-per”… sempre!

(segue)

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pastorale familiare

L’acqua dell’Amore Misericordioso con

il Pozzo del Santuario

50° del Santuario note di storia ❷

La storia del Santuario è strettamente legata alla storia dell’Acquadell’Amore Misericordioso e alla storia del pozzo del Santuario. Ma-dre Speranza ci fece conoscere questo gesto di amore e di tenerezzadi Dio per tutti noi nello stesso anno della erezione canonica del san-tuario, nel 1959; negli ultimi tre mesi del 1959 la Madre ebbe la gioiadi poter avere il Decreto di erezione canonica del Santuario, poté ini-ziare la pubblicazione di una Rivista mensile e poté iniziare i lavoriper trovare l’Acqua promessa da Dio.

I lavori di trivellazione del pozzo furono segnati da particolari dif-ficoltà. Dalle note della nostra storia estraiamo alcuni appunti, scrittia suo tempo da Ferruccio Bordacchini, dalle Segreterie generali delleAncelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso.

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“A esta agua y a las piscinas, el nombre que les has de dar es el de mi Santuario.

Y también quiero que digas y lo procures grabar en el corazón

y mente de todos los que a Ti acuden, que usen de esta agua con mucha fe y confianza,

y se verán libres de grandes enfermedades, y que antes pasen todas a curar sus pobres almas

de las llagas de que adolezcanpor este mi Santuario, donde les está esperando

no un juez para juzgarlos y darles pronto el castigo, sino un Padre que les ama, perdona, no cuenta y olvida”.

50° del Santuario ❷ Note di storia

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26/11/1959Il Sig. Bordacchini Ferruccio, che ha partecipato ai lavori per la costruzione del pozzo del San-tuario dell’Amore Misericordioso, nel suo Diario racconta le difficoltà incontrate durante la suacostruzione, ed è stato testimone dell’incrollabile fede e fiducia della Madre nel “Buon Gesù”.Madre Esperanza Pérez del Molino racconta le difficoltà incontrate durante la costruzione delpozzo, le sofferenze della Madre causate dal maligno contrario alla sua costruzione per il beneche quell’Acqua avrebbe apportato alle anime ed al corpo dei pellegrini del Santuario A.M.Dal diario di padre Mario Gialletti fam sulla trivellazione del Pozzo dell’Amore Misericordioso

01/02/1960Quando il 21 gennaio u.s. sono ripartiti i Padri e le Suore per Campobasso, la Madre ha fattofermare a Collevalenza Fratel Giuseppe Tubiana per fare dei lavori. Prima gli ha fatto finire dimettere la rete al terreno di recente acquistato dall’Opera Cortesi, poi gli ha fatto sistemarela presa per l’acquedotto; oggi gli ha chiesto di iniziare una trivellazione nell’orto per trovareacqua, perché sa che c’è acqua. Il punto da trivellare è nello spazio che resterà tra la Casa dellaGiovane e la Basilica. Nessuno di noi si sa spiegare la necessità di questo nuovo pozzo, se ap-pena ieri si è fatto l’allaccio all’acquedottocomunale. Ci scappa anche detto che vale-va la pena aver fatto questa prova prima difare la spesa con l’acquedotto.

04/03/1960La Madre da alcuni giorni è sofferente dibroncopolmonite; non solo è stata in piedicome al solito, ma è voluta uscire e fermarsia seguire i lavori di trivellazione del pozzoper trovare l’acqua nell’orto. E’ stata sulluogo del lavoro dalle 9,30 alle 11,50 circa.Alle 11,35 si è spezzata la trivella mentrelavorava a circa 12 metri di profondità. LaMadre ci ha detto che nella mattina era ve-nuto il diavolo e le aveva ripetuto che lì l’ac-qua non c’era, … che se ce ne fosse unbicchiere solo quello servirebbe per affogar-la, … che con la trivella non avrebbe otte-nuto nulla perché lui avrebbe spezzato tuttele trivelle dell’Umbria (assotterrerai in que-sto pozzo tutte le trivelle dell’Umbria ecc).La Madre si era voluta portare sul posto per

Note di storia ❷ 50° del Santuario

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pregare lì e scongiurare dal Signore la grazia di evitare la rottura della trivella. Il Signore hapermesso ugualmente che la trivella si rompesse e allora la Madre ha acconsentito a non pro-seguire più con le trivelle ma a cercare l’acqua facendo direttamente un “pozzo romano”, inmuratura, in modo che il diavolo non avesse potuto mettere più in atto le sue minacce.

05/03/1960Essendosi spezzata la trivella alla profondità di 12 m., si decide di iniziare un pozzo romano;lo esegue la ditta Salici di Marsciano.

30/03/1960Alle 9, 45 si cava la prima acqua dal pozzo, è presente anche la Madre. I muratori sono a 22metri e ne mandano su una prima bottiglia da un litro; è tutta torbida. La Madre ne beve unsorso versandola sul palmo della mano; poi ne abbiano bevuto tutti: P. Gino, P. Daniele, tuttii Padri, tutte le Suore. Di quella che ne è avanzata parte è nell’archivio delle Suore.

07/04/1960Il Geom. Guariso comunica i dati di resistività apparente dovuti alla esplorazione elettricafatta nel terreno per vedere se c’è acqua nel sottosuolo dove dovrebbe venire il Pozzo delSantuario ma risultano negativi fino alla profondità di 70 metri.

08/04/1960Arriva a Collevalenza un camion della Ditta De Togni di Isola della Scala (Verona) con l’attrez-zatura per la trivellazione di pozzi. Non essendo più possibile proseguire con il pozzo romanonella ricerca di acqua per le piscine, si è deciso di affidare a questa ditta il lavoro.

29/04/1960Accompagno la Madre all’orto, dove stan-no lavorando per la trivellazione del pozzo.Sono con il pozzo a 75 mt. di profondità eora stanno lavorando a sistemare all’ester-no tutta la terra estratta. Preparano il po-sto per i nuovi tubi da 230 mm. chedevono arrivare da Verona e con i quali siproseguirà la trivellazione.

50° del Santuario ❷ Note di storia

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02/05/1960Per la trivellazione del pozzo arrivano da Verona altri tubi-camicie di lavorazione da 230 mm.

05/05/1960Verso mezzogiorno alla Madre, in cella, il demonio rompe in testa un thermos in cui le Suorele avevano preparato un po’ di the. La Madre ci dice che il demonio era furioso per il pozzo.

06/05/1960Acqua nel pozzo, a 92 mt. di profondità. Gli appunti descrivono i momenti che precedono: lasonda bloccata a 90 mt. di profondità, … tutti i presenti pregano il Trisagio alla Santissima Tri-nità perché si sblocchi la sonda, … alla fine del Trisagio l’argano riprende a funzionare, … siriprendono i lavori e a 92 mt. di profondità, si trova l’acqua. Viene avvisata subito la Madreche alle 18,25 cade in estasi; presenti P. Gino, P. Gialletti, P. Enzo fr. Ennio, fr. Pietro, Don PietroBaldelli, Bruno Benfatti il sondatore, Ferruccio Bordacchini, Goffredo il fabbro, gli altri tre operaiche lavoravano alla trivellazione e quattro persone del paese.

06/05/1960 - Primo venerdì del mese. A 92 metri di profondità, acqua nel pozzo per le piscine, tanta che la sonda ha avuto un rientrodi circa tre metri. Poco dopo le 18 varie persone vedono la Madre in estasi, al pozzo, e La sen-tono ringraziare il Signore per questa acqua e chiedere al Signore che voglia dare a questa stes-sa acqua la virtù di curare in modo particolare i malati di cancro, di paralisi e di leucemia. E

la gente, accorsa alla notizia, non avendo visto mai la Madre estasiata, si commosse profon-damente

09/05/1960Nella mattinata notiamo la Madre tanto preoccupata, portarsi continuamente dalla cucina, alpozzo, in sala, al pozzo ecc... Solo verso le 9,30 o le 10, ci dice che è tanto preoccupata perchéil demonio ha minacciato una disgrazia al pozzo: la morte di un operaio e di conseguenzamolto disonore e guai per la Congregazione. La Madre raccomanda al sondatore Bruno Ben-fatti tanta prudenza.

19/05/1960Alle 10,45 a 114 mt. di profondità si trova tanta acqua che causa il “rientro” alla sonda perpiù di tre metri. Pensando ormai, alla definitiva sistemazione del pozzo chiediamo alla Madreuna frase da poter mettere su una pergamena, chiusa in un tubo di piombo, in fondo al pozzo.La Madre ci dice che ci avrebbe pensato. Al pomeriggio, verso le 15, ci porta la frase richiesta;sono parole dette da Gesù, dettate durante un’estasi (il P. Gino conserva il foglio scritto dallaMadre durante l’estasi, a caratteri tanto grossi). Ci meraviglia che sopra ci sia scritto: “Decreto”e la Madre ci spiega: «Il 3 di aprile - dice la Madre - stavo in camera ringraziando il Signoreper il Decreto dell’Indulgenza Plenaria concessa dal S. Padre al Santuario; mi sono distratta eLui ha detto: “Adesso scrivi un altro decreto e mi ha detto questi pensieri, che quindi hannoil valore di un decreto».

Note di storia ❷ 50° del Santuario

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«Decreto. A esta acqua y a las piscinas, el nombre que les has de dar, esel de mi Santuario. Y también quiero que digas y lo procures grabar en elcorazón y mente de todos los que a ti acuden, que usen de esta agua conmucha fe y confianza, y se verán siempre libres de graves enfermedadesy que antes pasen todos a curar sus pobres almas de las llagas de queadolezcan por este mi Santuario donde les está esperando no un juezpara juzgarlos y darles pronto el castigo, sino un Padre que les ama, per-dona, no cuenta y olvida».

“DECRETO. Il nome che devi dare a questa acqua e alle Piscine è quello del mio San-tuario. Desidero anche che tu lo dica e che ti sforzi di inculcarlo molto nel cuore e nel-la mente di quanti avvicinerai che facciano uso di questa acqua con molta fede efiducia: si vedranno sempre liberati da gravi malattie; e che prima passino tutti a cu-rare le loro povere anime dalle piaghe di cui soffrono per questo mio Santuario doveli sta aspettando non un giudice per giudicarli o per dar loro un castigo ma un padreche li ama, li perdona, non tiene in conto e dimentica”.

21/05/1960La Madre ci avverte che, al di là dei tentativi fatti fino ad oggi, la trivellazione del pozzo, datala profondità di circa 120 mt., andrebbe fatta con tubi da 360 a cannocchiale su tubi da 305in modo che il pozzo reale resti da almeno 200 mm, con molta ghiaia e filtri buoni; e che latrivellazione sia ripetuta sullo stesso preciso punto della precedente. La Madre stessa comunicatutto al geometra di De Togni e questi sarà a Collevalenza mercoledì prossimo, 25 c.m.Il sig. De Togni ha un colloquio a solo con la Madre di circa 20 minuti ed esce trasformato; te-lefona subito a Verona per dare ordini, risponde la segretaria: «...senti Carla ...mi servonotubi da 360 e da 305, tubi da 200 per il pozzo con i migliori filtri ...cercali ovunque a Dalmine,a Torino, a Milano ...senti ...qui è qualcosa come Lourdes».

06/06/1960Da Verona arrivano i nuovi tubi da 360 e 305 per la trivellazione del pozzo.

14/06/1960Il giorno 6 c. m. è arrivata anche la nuova macchina e il nuovo castello per la trivellazione. Dopoalcuni giorni di sistemazione, gli operai cominciano a lavorare per ricavare i tubi che sono re-stati nel terreno e precisamente 115 mt di tubo da 230 e 70 mt di tubo da 260. Questi tubinon sono stati più mossi da una ventina di giorni ed è molto difficoltoso poterli cavare, si de-vono aiutare oltre che con la macchina, con 4 binde, devono forarli ogni mezzo metro permettere uno spinotto di appoggio per le binde, ecc ... e si ottiene tanto poco. Questo per quellida 230, di cui solo 30 mt. circa sono a contatto con la terra, gli altri lavorano a cannocchialeentro quelli da 260; molto più difficoltoso sarà smuovere quelli da 260 che per tutti i 70 mt.sono a contatto della terra e che cominciano a 23 mt. sotto la macchina, cioè in fondo alpozzo romano. E’ la sera del 14 c.m., verso le 18. La Madre sta al pozzo. La Madre mi diceche ha promesso tre serie di Messe Gregoriane se entro la giornata di domani si cavano tuttii tubi. Il giorno seguente sono stati ricavati tutti i tubi, compresi quelli da 260, senza fatica,

senza binde, con la solamacchina, tra la mera-viglia di tutti. La matti-na seguente, il 17 c.m.,si comincia la celebra-zione delle tre serie diMesse G re goriane: P.Gino Capponi per leanime del Purgatorio; P.Mario Gialletti per il re-ligioso più bisognoso disuffragi; P. Franco Scen-doni per l’anima più bi-sognosa di suffragi.

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14/07/1960Terminati i lavori, si inaugura il Pozzo; la Madre non vorrebbe partecipare ma viene obbligatada P. Gino ad andare in Cappella dove cade in estasi alla presenza di diversi pellegrini. La Segretaria Generale nel diario descrive la festa di inaugurazione del pozzo e trascrive alcunefrasi della Madre durante l’estasi: Comincia con parole piene di amore e di gratitudine a rin-graziare il Signore per averle concesso di trovare l’acqua … dice la sua commozione per quan-to ha fatto il vescovo Mons. De Sanctis erigendo la Cappella del nostro Istituto a Santuariodell’Amore Misericordioso … qui verranno da tutte le nazioni per liberarsi dalla lebbra del pec-cato mortale e dalla paralisi del peccato abituale … riceveranno la grazia per mezzo della con-fessione e dell’eucarestia per passare poi in preghiera alle Piscine e riuscirne guariti … LaMadre è presa da grande fervore e si dice disposta a qualunque cosa per amore a Lui … cheperò Lui le tenga la Mano sulla testa perché ha paura di rovinare tutto … Non desidero altracosa che Te … desidero essere e vivere solo per Te … Tu sei un Padre tanto buono … Poi alle 19,30 la Madre, accompagnata dalle Suore,dai Padri e da un buon gruppo di persone di Colle-valenza e da una rappresentanza di Assisi, va alpozzo e vi getta dentro – racchiusa in un tubo dipiombo perfettamente sigillato - la pergamena ri-cordo, con una immagine del Crocefisso del San-tuario e con il “Decreto” di cui si è fatto nota algiorno 19 maggio”. Per l’occasione esorta tutto il popolo a una grandefede e fiducia nell’A.M., esortandoli a preoccuparsidi rendere sempre più cristiana la propria vita. … Il Signore ha scelto questo paese come centrodella devozione al Suo Amore Misericordioso … quiha voluto che sorgesse il Suo santuario al quale ver-ranno persone da tutto il mondo … Io vi assicuroche non verrà la fine del mondo prima che la devo-zione all’Amore Misericordioso fosse arrivata all’ul-timo confine della terra, fino a quando tutto il mondo non avrà conosciuto questo amore dipadre che Dio ha per tutti noi … Abbiamo la certezza della predilezione di Dio … voi sapetecome tutti dicevano chi qui non ci poteva essere acqua … e io non potevo mettere in dubbiola promessa del buon Gesù … qualcuno diceva: perché non fermano questa suora che è paz-za? … se qui c’è acqua io mi faccio frate! … Ecco: ormai abbiamo l’acqua … Alla fine si canta il Te Deum di ringraziamento.

14/09/1960Alle 9,30, d’improvviso, il pozzo si illumina tutto in modo da permettere di vedere tutto chia-ramente fino in fondo: tubi, acqua, fondo del pozzo, sistemazione del ghiaietto, ecc... Eranopresenti a tale fatto prodigioso la Madre, Madre Ascensione, Suor Sacrario, Padre Mario Straffi,P. Luigi Macchi e Ferruccio Bordacchini.

Note di storia ❷ 50° del Santuario

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Tra il candore dei gigliLui ama riposare,in MARIAmadre immacolata del Signore,nella bianca Ostiadell’Eucaristiaè il Dio per sempre con noi,

nel bianco Vicario di Cristosulla terrae nella Chiesa pellegrinache unita a Lui non erra!

Lui volge lo sguardo al povero,al pubblicano, al peccatoreche dal profondodella miseriaed umiltà di cuoregrida, confidanella MISERICORDIA del Signore!

M. Berdini eam

(Cfr. Is 66,1-2)

“Dove fisserò

la mia dimora?”

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esperienzePaolo Risso ✍

Ridente paese sull’Appenninotosco-emiliano, Castiglionedei Pepoli (Bologna) gli diede

i natali, il 7 maggio 1940. La mam-ma, Armida Rapezzi e il papà Gae-tano Cavara, crescevano nella fedee nella vita cristiana, altri due figli:Maria, la maggiore, e Sergio. Al bat-tesimo, amministratogli, il sabatovigilia della Pentecoste, il piccolofu chiamato Tarcisio, come il giova-ne martire dell’Eucaristia dei primisecoli cristiani.

Piccolo prodigio

A tre anni, Tarcisio Cavara già fre-quenta l’asilo del paese, tenuto dabuone suore, rivelandosi subito unbambini intelligente e piuttostoprecoce. Quando la sorella Maria,giovane dirigente dell’Azione Catto-lica va a insegnare catechismo airagazzi della parrocchia, Tarcisiopretende che lo porti con sé. Im-possibile liberarsene: bisogna ac-contentarlo.

In aula si arrampica su una sediavicino alla sorella e se ne sta zitto ebuono a ascoltare, attentissimo aimparare i bellissimi discorsi suDio, su Gesù, il Figlio di Dio fattouomo e morto per noi, sui suoi co-mandamenti, sulla fuga dal peccatoe sulla vita in grazia di Dio, sull’in-ferno da evitare, sul Paradiso cuisiamo chiamati. Una grande gioia,prova in cuore, quando apprendela storia del suo santo protettore, S.Tarcisio, il ragazzo che, nell’anticaRoma, mentre si recava in tempodi persecuzione, a portare Gesù Eu-caristico ai cristiani condannati amorte, era stato bloccato da unamarmaglia di giovani pagani chepretendevano di vedere “ciò” cheteneva stretto al cuore, e lui preferìmorire ucciso piuttosto che lasciareprofanare da quelli il più preziosoTesoro che abbiamo, il SS.mo Sa-cramento (250 d.C.).Tarcisio Cavara promise che avrebbeamato senza fine Gesù Eucaristico,deciso e forte come il giovane martireTarcisio.

Incontro a Gesù,come Tarcisio

Presto si scopre la sua bella voce, lesue capacità di recitare in modo in-cantevole. Ancora piccolo, spessotocca a lui cantare in chiesa, dire undiscorsetto davanti a Gesù Bambinonel presepio o a una autorità in visitaal paese. A Castiglione, presto diven-ta assai popolare: tutti lo conosconoe lo apprezzano.Gesù, immolato sulla croce per noi,Gesù che ripresenta il suo Sacrificiosull’altare nella S. Messa e rimanesempre con noi nel Tabernacolo, af-fascina Tarcisio in modo singolare. A5 anni, è già chierichetto e serve al-l’altare in modo stupendo: tutto sem-bra più bello quando lui partecipa al-le sacre celebrazioni.Non sa ancora leggere e già conoscea memoria non solo le lodi popolaripiù belle, come “T’adoriam, Ostia divi-na”, ma i salmi dei Vespri della do-menica da “Dixit Dominus Dominomeo” a “In exitu Israel de Aegypto” edell’Ufficio dei defunti. E’ straordina-rio vederlo con un gran librone inmano – che non sa leggere – impe-gnato a cantare, gli inni in latino co-me “Lucis Creator optime” o “Ave Ma-ris stella”, alternandosi con il parrocoe i cantori, in coro. Ma quando impa-ra a leggere, “pretende” di leggerelui, in italiano, come lettore, “l’epi-stola” nella Messa, mentre il parrocola legge in latino.Il 6 luglio 1947, Tarcisio, più contentodi un re, si accosta per la I° volta a ri-cevere Gesù nella Comunione. Si erapreparato frequentando il catechi-smo, con un intenso impegno a mi-gliorarsi, con la Confessione accuratae fervente dei suoi peccati, il perdo-no di Dio. Da quel giorno davveroGesù diventa il suo intimo Amico.

Dirà il suo parroco, don Ercole Lo-renzini: “Ho conosciuto fin dalla suainfanzia Tarcisio Cavara e non l’homai perso di vista, anche perché fre-quentava giornalmente, mattina e serala chiesa, essendo il più assiduo deichierichetti. Ottimo, intelligentissimo,imparò presto a suonare l’harmonium.Speravo di avviarlo in seminario, maDio ha disposto diversamente”.Dunque, Tarcisio, ogni mattina si re-ca alla Messa e vi partecipa con laComunione; ritorna alla sera, inchiesa, per il Rosario alla Madonna ela benedizione eucaristica. Una gioiavederlo, guardarlo, immobile, in pre-ghiera, in ginocchio alla balaustra odavanti al Tabernacolo, proprio luiche gode assai a giocare, vivace ap-passionato con i numerosi suoi pic-coli amici. (Però, come venivamoeducati, noi ragazzi della generazio-ne di Tarcisio, e con quali frutti dibene! E perché tutto questo stile èstato abbandonato? Papa BenedettoXVI raccomanda di ritornare a que-sto stile cristocentrico…).

“Sarò sacerdote!”

Il 6 agosto 1950 – Anno Santo – laCresima, dalle mani del Card. NasalliRocca, Arcivescovo di Bologna. Tarci-sio diventa interessantissimo alle“cause più belle”: le Missioni, l’Uni-versità cattolica, la buona stampa. Siiscrive agli “aspiranti” dell’AzioneCattolica (di allora!), all’Apostolatodella preghiera, alla Milizia dell’Im-macolata. Si presta a raccogliere of-ferte per la chiesa e dà il suo piccolocontributo, frutto spesso di qualche

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e s p e r i e n z e

rinuncia; conduce altri impegni alcatechismo e agli incontri formativiin parrocchia.Ha un forte ascendente sui compa-gni, per la bontà, la signorilità deimodi, la purezza: sì, la purezza, per-ché è questa virtù che rende davvero af-fascinanti. Con lui presente, non sipuò essere volgari e neppure grosso-lani: incute correttezza e rispetto. Glialtri lo ammirano, sentendolo recita-re i versi che lui stesso compone, ocantare in chiesa o nelle recite ascuola, o suonare l’harmonium comeun’artista. Tutto lo interessa e su tut-to si informa: dai fatti dell’Anno San-to con Papa Pio XII protagonista, alla“guerra di Corea” nel 1952, all’allu-vione in Olanda nel 1953.Nulla lo intimidisce: davanti a perso-ne sofferenti o in mezzo a fatti dolo-rosi, Tarcisio, nei suoi “verdissimi”anni, animato dalla fede, sa dire laparola giusta. Come davanti a com-portamenti scorretti, non gli mancamai l’autorevolezza di dire la paroladi luce e di rimprovero. Davvero, sisente in lui la presenza di Gesù vivo,del Quale si alimenta ogni giorno nellaComunione.Si avvia verso l’adolescenza, con iprimi turbamenti dell’età. Si apre so-lo con la mamma e con il sacerdoteche lo guida, e si sente, per mezzo diloro, investito dalla luce e dall’amoredi Gesù, che vince ogni turbamento.Continua, nel silenzio e nella pre-ghiera, nel colloquio ancora più in-tenso con Gesù, il grande sublimeAmico della sua vita, in fondo l’unicoVero Amico, a essere riservatissimo,limpido, di un candore luminoso. Lon-

tanissimo dalle occasioni di peccato,siano letture, compagnie di coetaneio di adulti, o situazioni. Un piccoloangelo, circondato da singolare cu-stodia dai suoi genitori (che fanno igenitori di oggi?). “La realtà più carache ho al mondo – confida Tarcisio –è Gesù e basta!”. “Un giorno – dice – sa-rò sacerdote e salverò tante anime”.A 11 anni, Tarcisio comincia a soffri-re per uno scompenso cardiaco. Con-tinua a studiare, alla scuola media,presente alle lezioni, anche quandogli costa sacrificio: “Devo riuscire…Voglio diventare sacerdote. Gesù miguarirà”. Su di lui, però, ora si stendel’ombra della croce. Non servono néle cure premurose né la salubrità deiluoghi dove è portato né il riposo. Ilmedico alla fine di settembre 1953,riconosce, tra le lacrime: “È moltograve, occorre ricoverarlo all’ospeda-le e tentare l’impossibile”. Dovrebbeiniziare terza media, ma non ce la fapiù a alzarsi dal letto. Vengono tutti asalutarlo, prima di essere ricoveratoin una clinica di Bologna.Non perde l’abituale serenità: “Quan-ta gente per me! Ma nemmeno sedovessi morire!”.

Ecco la croce!

A Bologna si fa di tutto per fargli re-cuperare la salute, anche con curepesanti e dolorose. Tarcisio scherzacon i medici: “Signori, io non sono uncampo di esperienze!”. Dal loro sguar-do, comprende che cosa sta per suc-cedergli. Si conquista la simpatia ditutti, dei medici e degli ammalati.

e s p e r i e n z e

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Un medico dirà: “Aveva una grandebontà. Sopportava con eroismo so-vrumano – sempre pregando – lesofferenze che lo soffocavano e le cu-re tormentose che tentammo per sal-varlo”.Finché può, alla sera gioca con gli al-tri ammalati. Il dolore più grande loconfida alla mamma: “Sentissi, mam-ma, quante parolacce certuni dicono ecome bestemmiano la Madonna e par-lano male del Papa”. “E tu che fai? –gli domanda la mamma – “Dico loroche sbagliano a comportarsi così – ri-sponde Tarcisio – che offendono il Si-gnore, che andranno all’inferno. Allora,alcuni mi rispettano e mi ascoltano.Qualcuno mi ha detto: “Sì, hai ragione,perché tu sei un angelo”. Ma questo nonbasta: io chiudo gli occhi e stringendola corona sotto il lenzuolo, prego per ri-parare, per chiedere a Gesù perdonoper loro e la loro salvezza".A volte sembra assopito e nessuno lodisturba. Ma, quando apre gli occhi,confida: “Dico tanti Rosari, per me eper tutti”. Anche all’ospedale, la Comu-nione diventa il centro della sua gior-nata, dedicando il tempo, metà perprepararsi, e metà per adorare e rin-graziare, come sanno fare i santi. DaCastiglione, vengono tutti a fargli visi-ta, carichi di regali. Ha un solo rim-pianto: non poter essere a casa, perservire la Messa, all’Immacolata, aNatale, nelle feste più belle dell’anno.L’8 dicembre 1953, Papa Pio XII inau-gura l’Anno Mariano nel centenariodel dogma dell’Immacolata Conce-zione di Maria SS.ma (1854). Tarcisiolo sa e si affida alla Madonna, ricor-dando con nostalgia quanti fiori egli

le portava al suo altare nella sua par-rocchia: “Oggi, ho fatto tanti fioretti perla conversione dei peccatori”. “Volevo es-sere sacerdote, ma il Signore non miha ritenuto degno di servirlo, ha un al-tro progetto per me. Io offro tutte le miesofferenze, la mia vita, la mia morte,ormai vicina per loro, per tutti i sacer-doti, affinché siano santi e apostoli”. Loscrive anche, con le ultime forze chegli rimangono al S. Padre Pio XII, ilquale legge di persona la sua letterae gli risponde, come solo Lui sa fare.All’inizio del 1954, Tarcisio si avviadolcemente alla fine. Il cappellanodella clinica lo confessa, gli porta Ge-sù-Viatico per la vita eterna, unge lesue membra con l’Olio santo degliinfermi. Gli legge la lettera di PioXII, giunta da Roma, che lo chiama“angelo mio” e lo benedice!Alle prime luci del 15 gennaio 1954,Tarcisio Cavara rivolge il suo sguardoverso l’alto: sorride come a Qualcunoche gli viene incontro, con lo sguar-do radioso. Gesù stesso, in persona,è venuto a prenderlo e ora fanno fe-sta insieme. Ha soltanto 13 anni e 8mesi.Il 17 gennaio 1954, il funerale nellachiesa di Castiglione dei Pepoli è untrionfo: ci sono tutti, in un corteo in-terminabile e tutti vogliono toccarela sua bara bianca, tutti lo preganocome “il chierichetto santo”, il picco-lo accolito che pensa di salire ungiorno l’altare per celebrare il SantoSacrificio della Messa e donare Gesù,Pane di vita eterna: Tarcisio Cavara,del loro paese, ma della razza im-mortale del piccolo grande S. Tarci-sio, vergine e martire dell’Eucaristia.

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e s p e r i e n z e

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... irrora tutta la terra e raggiunge come in un sussurro quel piccolo chicco di grano nascosto all’ombra del Santuario . . . lo copre, lo bagna, lo custodisce e feconda: è unito per sempre alla passione di Cristo sul Calvario!

Lì si respira quell’umile effusione di VITA SANTA di grazia traboccante di maternità e tenerezza vivificante!

Madre Speranza di 6esù,silenziosa Ancelladell’Amore Misericordioso,intercedi per noi, da Lassù,essere trasformatiin olocausto vivente,a Dio Padre graditi,e per i Poveri, affamati,essere cambiatinel profondo del cuorein pane di misericordia, rugiada di bontà e d’Amore.

M. Berdini eam

“La rugiada

dello Spirito...”

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Per introdurre il tema, ultimamente hoproposto a quasi cinquanta ragazzi diCollevalenza, Campello sul Clitunno eFratta Todina un “quasi test” per son-dare quello che pensavano di amore,sessualità, matrimonio, famiglia… La finalità era quella di avere un qua-dro più chiaro dell’immaginario cheabita la testa, che pulsa nel cuore deigiovani.E per saperne di più da maestri dell’e-vangelizzazione, ho partecipato insie-me a due coppie di amici, al Corso perfidanzati che i Frati minoridell’Umbria organizzano ad Assisi…Mi faccio aiutare da libri semplici macompetenti, disegno schemi alla lava-gna, ricordando ciò che PaoloMarchionni, Emanuela Lulli hanno

Agennaio, con i giovani abbiamoparlato d’amore.

Ascoltato d’amore. Visto d’amore.Scritto sull’amore.Parlato, visto, ascoltato, scritto diqualcosa che rimane difficile se nonimpossibile definire, imparare, rico-noscere.Mi piace iniziare l’anno così!Dedicarlo all’Amore con la A maiu-scola, come diceva Don Giosy Centoai suoi ragazzi qui al RoccoloSperanza, dal 3 al 5 gennaio scorso.Una coppia di medici, Paolo edEmanuela, sabato 17 gennaio, ha par-lato ai ragazzi di Collevalenza dellasessualità.

p a s t o r a l e g i o v a n i l e g i o v a n i l eSr. Erika di Gesù, eam

P A S T O R A L E

Amor, ch’a

nullo amato

amar perdona . . .

pastorale giovanile

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detto, ciò che ho ascoltato da P.Giovanni Marini nei giorni scorsi…Temo il giorno in cui i ragazzi michiederanno: ma tu, che hai da diresull’argomento?In effetti, mentre si attardavano nelrispondere a domande più grandi diloro, più grandi di me, mi chiedevo:ma io, saprei rispondere? Che cosa?Ricordo quello che raccontano leConsorelle riguardo a MadreSperanza: non osava mai chiedere allesue “figlie” qualcosa che non avesseprima sperimentato lei stessa.Ma dell’amore non si può parlare senon lo si vive, non lo si respira, e lanostra pelle non traspira amore datutti i pori!Quindi, mentre scrivo, sorge in me unsenso di impotenza, ancora più gran-de del solito.Avverto l’urgenza educativa di affron-tare l’argomento, eppure… più passa iltempo, più mi sento una “novellina”,qualcuno che non è “iniziato” almistero e che quindi farebbe meglio atacere.Perdonatemi, allora, se ci provo lostesso.

L’ultima richiesta del “quasi test” reci-ta così: “Ricorda almeno una frasedella Bibbia sull’amore”.Pochi ragazzi hanno completato que-sta voce.Alcuni sono andati a pescare qualcheparola dalle icone evangeliche deiGiovani Amore Misericordioso, attac-cate alle pareti dei nostri ambienti;altri hanno ricordato uno dei coman-damenti più importanti: Ama il pros-simo tuo come te stesso. Meglio diniente!

Per questo amo tanto il Vangelo: per-ché Gesù affronta il discorso.Non ne parla molto, e certamente nonscrive nulla in proposito, ma Lui sìche traspira l’Amore! Chiedevo ai giovani, inoltre, di sugge-rire un film d’amore, un’immaginedell’amore e una parola d’amore.Il film: oltre all’immancabile Twilight,Tre metri sopra il cielo, Scusa ma tichiamo amore, Come tu mi vuoi,Stardust…L’immagine dell’amore: un bacio, unabbraccio, una mamma che allatta ilsuo bambino… e quindi il cuore,magari trafitto da una freccia, un luc-chetto, una catena…La parola: ti voglio bene, ti amotanto… nelle sue abbreviazioni digita-li: Tvb! Tat!Anche Gesù ha usato le sue abbrevia-zioni, o meglio le sue sintesi vitali: ilfilm della sua vita rallenta e chiude inun drammatico finale a sorpresa.L’immagine è la croce.La parola d’amore che pronuncia èsfumata, si perde nell’ultimo respiro:“Ho sete”, “Padre, perdonali…”, “Tuttoè compiuto”.A seguire, il silenzio.Parla il suo corpo. La sua anima inbraccio al Padre.Non chiede “scusa”, perché non habisogno di chiamare “amore” nessuno.Tutti si trovano o si perdono nell’ulti-mo suo respiro.I ragazzi vivono le loro storie appas-sionate, sognando amori impossibili.Un giorno cantano felici le loro can-zoni. Tutto è luminoso. Nessunaombra.Il giorno dopo, occhi gonfi di lacri-me… e la musica cambia.

L’ombra oscura la luce. È finito l’amo-re?Amor, ch’a nullo amato amar perdo-na: l’amore, che a nessuna personaamata permette di non riamare a suavolta… Spazio viene rinnegato e tradi-to. E allora? Che cosa resta?L’unico Amore che permette di nonessere riamato a sua volta: l’AmoreMisericordioso.Non conosco altro.Chi ci separerà dall’amore di Cristo?Forte come la morte è l’amore.La cosa più grande che rimane.Partiamo dunque dai test, dalle grandidomande, facciamo purecatechesi sull’argomento.Non dimentichiamo,però, di leggere ilVangelo e il Crocifisso.Parlo per me, la miaFamiglia religiosa, per igiovani, le loro famiglieassetate d’amore.L’Amore sopporta il ran-core, il rifiuto, la contraddizione.Il tradimento.Non oppone resistenza, non si tiraindietro. Sa stare da solo.E nello stesso tempo tutto fa dipende-re dalla nostra piccola risposta. La nostra. La mia.Per una ragazza, la parola d’amore èstata: “Piccolo”. Magari è l’espressione dolce che rivol-ge al suo fidanzatino.Piccolo è il nostro amore, a paragonedel Suo.Eppure, solo questo ci chiede.

L’Amore più grande gradisce l’amorepiù piccolo. Anche meschino, a volte.Purché ci sia.Oggi sono andata a trovare una cop-pia di amici sposati.La loro tenerezza mi ha sorpreso,come sempre. Non riuscivo a lasciarli,perché gradivo quella compagniadolce, affettuosa, completa.Il loro amore era un balsamo per me.Stanotte mi hanno scritto un sms rin-graziandomi per essere andata a tro-varli, per averli arricchiti. Sono io chemi sento ora come il bimbo sazio inbraccio a sua madre.

Non ho detto niente dispeciale, non ho fattoniente: sono semplice-mente stata insieme aloro. E loro con me. Mihanno servito e usatomille attenzioni.Eccolo il segreto dell’a-more: spendere del tempoper l’altro, dare via l’a-

more. Darlo via tutto.Piccolo o grande che sia.Il mio è piccolo, certamente. Ma nonserve temere il confronto.Quando avrò speso il mio piccoloamore, a mani vuote potrò finalmentericevere il Suo nel grembo.Ricevere Cristo.E, insieme a Sua Madre, generarel’Amore.

Buon anno dell’Amore a tutti!sr. Erika di Gesù

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pastorale giovanile

Il nuovo anno è inizia-to sotto lo sguardomaterno di Maria, Ma-

dre di Dio e Madre no-stra. Ci siamo sentiti av-volti da questa maternitàe, attraverso il suo sguar-do amorevole, la liturgiaci ha dischiuso la profon-dità e l’ampiezza del mi-stero dell’Incarnazione eha rinnovato in noi laconsapevolezza che Gesùabita in mezzo a noi econ noi cammina.La Chiesa ci ha fatto do-no di una commoventebenedizione che vienetrasmessa da Dio, attra-verso Aronne, a tutto ilsuo popolo. Per interces-sione di Maria, Mediatri-ce di grazia, abbiamo in-vocato e invochiamo tale

benedizione, e il donodella pace in particolare,per noi stessi e per tutti inostri fratelli.La parola “pace” includemolti significati ma, pernoi, è quella condizioneintima che, una voltaconquistata, si estende atutti i rapporti con gli al-tri..fino all’amore reci-proco.La “Giornata della Pace”,voluta da Paolo VI nel1967, anche quest’annoè stata accompagnata daun messaggio del Papa ;il tema proposto da Be-nedetto XVI per la 42maGiornata Mondiale è“Combattere la povertà,costruire la pace”. Dal Papa viene un invi-to pressante a non rasse-

gnarsi alla condizione at-tuale, anzi, siamo tuttichiamati a farci caricodella povertà, e non solodi quella materiale ma,anche e soprattutto, del-la miseria spirituale emorale che rende l’uo-mo indifferente alle sof-ferenze del prossimo. “Ad ogni discepolo di Cri-sto, come anche ad ognipersona di buona volon-tà, rivolgo pertanto all’i-nizio di un nuovo anno ilcaldo invito ad allargareil cuore verso le necessi-tà dei poveri e a farequanto è concretamentepossibile per venire inloro soccorso. Resta in-fatti incontestabilmentevero l’assioma secondocui «combattere la po-

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Voce del SantuarioVoce del Santuario

P. Alberto Bastoni fam

Gennaio 2009

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZADAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

Da pacem Domine, per Mariam

vertà è costruire la pa-ce».La conversione del cuo-re che ci è richiesta dalVangelo è prima di tuttoindividuale ma la dottri-na della Chiesa ci ricor-da che i valori della giu-stizia e della pace siesprimono principal-mente nei comporta-menti collettivi per farfronte e vincere lo scan-dalo della fame. Quipotrremmo aprire unalunga parentesi per de-scrivere come e quantola Madre abbia operatoin tal senso. Rimando al-la lettura del libro di P.Giovanni, i particolare icapitoli: La fantasia dellacarità, Un pasto per tuttie Una carità intelligente.

Pellegrini

Vorrei sottolineare che ilTempo di Natale includedue grandi solennità checostituiscono un segno dicomunione fra le Chiesed’oriente e occidente.L’Epifania è una delle fe-stività che l’Oriente cele-bra con maggiore solen-nità ed è stata ripresa dal-l’Occidente, conservan-done anche il nome gre-co e la Chiesa d’orienteha ripreso la festività delNatale dall’occidente. IlBattesimo del Signore ciha rinviati al nostro Bat-tesimo...ci ha dato l’occa-sione di dire ancora sì..sìa tutto quanto il Battesi-mo comporta..compresala croce di ogni giorno.

Ed proprio in occasionedi queste due ricorrenzeche c’è stato un notevoleflusso di pellegrini.

Gennaio, come si sà, è unmese tranquillo. Direiquasi che il ritmo del San-tuario si adegua a quellodella natura che attendepaziente il ritorno dellabella stagione per ripren-dere vitalità. La chiusuradella Casa del Pellegrinopoi, ha definitivamentedato inizio al clima di me-ritato riposo per le nostreconsorelle, che in questoperiodo si rigenerano nel-lo spirito. I pellegrini so-no decisamente diminui-ti, soprattutto a motivodel freddo. Il Santuario,durante i giorni feriali erasilenzioso, luogo idealeper lunghe meditazioni.Sembra proprio un tempofavorevole per il recuperodi quelle forze, soprattut-to spirituali, necessariead affrontare il lungo pe-riodo che va da marzo anovembre. Anche noi ab-biamo bisogno di forma-zione spirituale, pastora-le, culturale, sia per svi-luppare la nostra vocazio-ne, sia per poter aiutaremeglio le persone che ilSignore ci fa incontrare.

Vita di Famiglia

Nella prima settimana digennaio i superiori e iformatori dei Figli e del-

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Il Prespe del 50° del Santuario

le Ancelle dell’AmoreMisericordioso si sonoriuniti qui presso il San-tuario, per un incontroformativo di aggiorna-mento sul recente docu-mento della Congrega-zione per gli Istituti diVita Consacrata e le So-cietà di vita Apostolica“Il servizio dell’autorità el’obbedienza”. Tale docu-mento, diceva nella suapresentazione Annama-ria Oppo che ha guidatol’incontro, vuole con-durre verso l’instaurazio-ne, nelle comunità reli-

giose, di un servizio del-l’autorità che promuovala crescita della fraterni-tà in un clima favorevoleall’ascolto e al dialogo, lacreazione delle condizio-ni opportune per la con-divisione e la correspon-sabilità, la partecipazio-ne di tutti alle cose ditutti, il servizio equili-brato al singolo e alla co-munità, il discernimen-to, la promozione del-l’obbedienza fraterna(SAO 20). “L’autorità nellavia religiosa va colta allo-ra dentro questo quadro,

cioè quale aiuto alla co-munità (o Istituto) a cerca-re e compiere la volontà diDio. L’obbedienza non sigiustifica quindi a partiredall’autorità religiosa, poi-ché tutti nella comunitàreligiosa, l’autorità perprima, sono chiamati adobbedire. L’autorità si po-ne a servizio della comu-nità perché la volontà diDio sia insieme cercata erealizzata”.Penso sia stato opportu-no e significativo chel’incontro si sia svoltoqui al Santuario, dove

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Suore Francescane dell’Immacolata

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

possiamo contemplare ilCristo obbediente finoalla sua morte di Croce enel luogo dove la Madreha vissuto e trasmessoun atteggiamento davve-ro eroico e singolare nelvivere questo consiglioevangelico. A questoproposito mi permetto dicitare un episodio. Il 15agosto del 1965 la Madrecosì esortava le sue dilet-te figlie giunte dalla Spa-gna a Collevalenza.«… fi-glie mie come ci faremosante? Compiendo l’ob-bedienza, un’obbedienzacieca. Nella Vita Religio-sa non ci sono cose gran-di o cose piccole: il valo-re ad esse lo conferisce

l’obbedienza, il fine percui si fanno e lo spiritodi sacrificio con cui siportano a termine. Io dagiovane sono stata moltodiscola, molto ribelle e ilSignore ha permesso chemi accadessero certe co-se perché da religiosa eda madre non le ripropo-nessi alle mie figlie. Ri-cordo che un tempo ave-vamo una cuoca che civedeva poco e nell’ortoc’era dell’insalata a cui ilSignore diede una “bene-dizione di insetti”; cosìsuccedeva che siccomela cuoca non ci vedeva, avolte se ne trovava qual-cuno morto nel piatto. Ioche non sono mai stata

capace di tacere nulla,dissi alla superiora: Ma-dre, mi sembra che lacuoca non ci veda bene eogni tanto troviamo nelpiatto degli insetti chenon ci permettono diproseguire a mangiare…“ Ecco una mancanza dimortificazione: moriràsenza sapere che cos’è lamortificazione”.. mi fecequesto richiamo.. me lomeritavo perché eromolto superba.. “ Adesso– mi disse ancora – sacosa farà? Andrà tutti igiorni nell’orto e mette-rà in un secchio tutti gliinsetti che trova”. Si, cer-to! Che ribrezzo mi face-vano quegli insetti e che

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Suore in Esercizi Spirituali

brividi nel raccoglierli!Vedete, figlie mie, sonostata molto tempo a rac-cogliere insetti, finchedissi che non ce ne era-no più. Questo permiseil Signore per piegare lamia volontà e la mia su-perbia».

Preghiera per l’unità dei cristiani

“Ut unum sint! L’appelloall’unità dei cristiani,che il Concilio Ecumeni-co Vaticano II ha ripro-posto con così appassio-nato impegno, risuonacon sempre maggiore vi-gore nel cuore dei cre-denti.. La potenza dello

Spirito di Dio fa crescereed edifica la Chiesa at-traverso i secoli. Volgen-do lo sguardo al nuovomillennio, la Chiesa do-manda allo Spirito la gra-zia di rafforzare la suapropria unità e di farlacrescere verso la pienacomunione con gli altricristiani.Come ottenerlo? In pri-mo luogo con la preghie-ra. La preghiera dovreb-be sempre farsi caricodi quell’inquietudineche è anelito verso l’u-nità, e perciò una delleforme necessarie dell’a-more che nutriamo perCristo e per il Padre ric-co di misericordia”.(Giovanni Paolo II)

È stata ancora la liturgiache ci ha guidati nellasettimana di preghieraper l’Unità dei cristiani,con attenzione alla sto-ria della Chiesa in Co-rea, che quest’anno haavuto il compito di pre-parare la traccia di pre-ghiera della settimana :“Riuniti nella tua mano”(Ez 37,17). Possiamo im-parare molto dai nostrifratelli delle diverse con-fessioni cristiane (dalleChiese riformate alleconfessioni ortodosse, ainostri fratelli ebrei..), esu tutti giunga la benedi-zione di Aronne che pernoi ha il volto di GesùAmore Misericordioso,“Benedizione” del Padre

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Da Terni, parenti di P. Augusto e 50° di Sr. Maria Annunziata Dominici

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che splende su di noi. Dal 19 al 24 gennaio i pa-dri del Santuario hannopresieduto, ogni sera, laLiturgia della Parola,esortando pellegrini enon a far propria la pre-ghiera di Cristo: che tuttisiano una sola cosa.

Esercizi spirituali

Dal 26 gennaio all’1 feb-braio, P. Sante Pessot, Fi-glio dell’Amore Miseri-cordioso, ha proposto uncorso di esercizi spiritua-li per le Ancelle dell’A-more Misericordioso,provenienti da tutte lecomunità d’Italia. All’ini-zio del corso, guidatedalla Madre Generale,M. Speranza Montec-

chiani, si sono ritrovatein cripta e hanno parte-cipato alla Liturgia delleAcque, proprio per sotto-lineare il desiderio di pu-rificazione e di conver-sione. L’acqua del San-tuario va considerata co-me segno della Grazia ecome strumento dellaMisericordia del Signore:elementi essenziali peruna ripresa di quel cam-mino spirituale al segui-to di Gesù, Maestro e Si-gnore che ogni giorno cichiama al suo servizionella Chiesa del Dio Vi-vente.

Prossimamamente

Mentre vi scrivo, ci pre-pariamo a vivere la pri-

ma settimana di feb-braio, quella in cui cadel’anniversario del piotransito di Madre Spe-ranza. Una settimanaricca di appuntamenti eavvenimenti. Dal conve-gno promosso dal CentroStudi Dives in Misericor-dia al raduno dei Giova-ni “Sui Passi di MadreSperanza”. Incontri, mo-menti di preghiera, ap-profondimenti per cele-brare un anniversario: lanascita al cielo della no-stra amata Fondatrice.Ne stiamo raccogliendola preziosa eredità spiri-tuale ma soprattutto de-sideriamo conservare efar maturare il suo spiri-to. Permettetemi alloradi rivolgermi a Lei a no-me di tutti: Madre, dona-ci il tuo spirito.Nella “Voce” del prossi-mo mese, un’ ampia pa-gina dedicata a questacircostanza. Per ora de-pongo la penna. Vorreisegnalarvi il mio indiriz-zo telematico per even-tuali comunicazioni,sug gerimenti, proposte oquant’altro un bravo ret-tore dovrebbe sapere:[email protected] ma soprattuttoper avere un contattopiù diretto con pellegrinie lettori. Il 25 febbraio inizia il sa-cro tempo di quaresima:auguro a tutti un fecon-do cammino di conver-sione e di santificazione.

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Da Castel Gandolfo - Roma

28 febbraio – 1 marzo Incontro “Animatori Pellegrinaggi”

30 marzo – 4 aprile Convegno “Settimana Biblica”

9 – 12 aprile Solenne Triduo Pasquale

8 – 10 maggio Convegno “Associazione ALAM”

15 – 19 giugno Esercizi per il Clero Diocesano

18 giugno Giornata Sacerdotale

26 – 28 giugno Raduno ragazzi e Festa di Famiglia

29 giugno – 04 luglio Esercizi per Sacerdoti del “Movimento Mariano”

09 – 12 luglio Esercizi per “Laici”

24 – 28 agosto Esercizi per il Clero Diocesano

27 settembre Festa del Santuario dell’Amore Misericordioso

5 – 08 ottobre Convegno “AIPAS”

9 – 14 novembre Esercizi “Rinnovamento nello Spirito”

9 – 14 novembre Esercizi per il Clero Diocesano

S E R V I Z I D I P U L L M A NPER Collevalenzada Roma Staz. Tiburtina 7,15 Ditta Sulga ferialeda Roma Staz. Tiburtina 8,15 Ditta Sulga festivoda Roma Staz. Tiburtina 14,00 Ditta Sulga giornalieroda Roma Staz. Tiburtina 16,00 Ditta Sulga - Fermata al Bivio paese Collevalenza ferialeda Fiumicino 16,30 Ditta Sulga – Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Fiumicino 17,00 Ditta Sulga – Fermata a Todi Pian di Porto ferialeda Napoli 8,15 Ditta CLP – Tel autisti 335 7511598 giornalieroda Pompei 7,30 Ditta CLP – Tel autisti 335 7511598 giornalieroda Roma Staz. Tiburtina 18,00 Ditta Sulga – Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Roma Staz. Tiburtina 18,30 Ditta Sulga – Fermata a Todi Pian di Porto feriale

DA Collevalenzaper Roma Staz. Tiburtina 7,40 Dal bivio paese Collevalenza ferialeper Roma Staz. Tiburtina 14,45 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazio ne

al n. verde 800.099661 (da Lunedì a Venerdí entro le 19.00) ferialeper Roma Staz. Tiburtina 15,20 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazione

al n. verde 800.099661 da effettuarsi entro l’ultimo giorno feriale antecedente la parten za (entro le 19.00) festivo

per Napoli - Pompei 15,20 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Preno tazione alla CLP - Tel. autisti 335 7511598 a cui prenotare la fermata giornaliero

per Roma - Fiumicino 8,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 8,40 Da Todi Pian di Porto ferialeper Roma - Fiumicino 9,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 9,40 Da Todi Pian di Porto feriale

iniziative a Collevalenza2009

Tour in Spagna sulle orme di Madre SperanzaBARCELLONA - SARAGOZA - MADRID - ALFARO - MONTSERRAT

dal 23 al 30 maggio 2009 - Formula “bus + nave”Informazioni e prenotazioni:

Subasio Viaggi Tel. 075.8041195 - fax 075.8049913 - e-mail: [email protected] informazioni di Collevalenza Tel. 075.8958282 - e-mail: informazioni@collevalenza,it

CELEBRAZIONI FESTIVE:

Mattino - S. Messe 6,30 - 8 - 9 - 10 - 11,30

Pomeriggio - S. MesseOra solare 16 - 17,30Ora legale 17 - 18,30

Ore 17,30 - S. Messa Festiva il Sa-bato e vigilie di feste;

Dalle 17 alle 19 (Cappella del Cro-cifisso)Adorazione, Rosario, Vespri eBenedizione Eucaristica.

CELEBRAZIONI FERIALI:

6,30 - 7,30 - 10 - 17 S. Messa18,30 Vespri, Rosario, Novena

LITURGIA DELLE ACQUE:(prima del bagno nelle Piscine)Lunedì - ore 10,30 (tutti i mesi dell’anno)Giovedì - ore 16 (da Marzo a Ottobre)Sabato - ore 15,30 (tutti i mesi dell’anno)

(Non si effettua se i giorni coincidono con una festività)

SALA RICORDI E PRESEPIO:

Dalle 8,30 alle 12,30 - Dalle 15 alle 18,30

IL GIORNO 8 DI OGNI MESE:

ricordiamo Madre Speranza insiemeai Confratelli, Consorelle e Bene fat -tori defunti soprattutto nelle SS.Messe delle ore 6,30 e 17.

ATTIVITÀ:

Nel Santuario viene particolarmentecurato:

• il ministero delle Confessioni;• il lavoro con i Sacerdoti;• la Pastorale Familiare• la Pastorale Giovanile

Orari e Attività del Santuario

Orari e Attività del Santuario

L'AMORE MISERICORDIOSO Sped. A.P. art. 2 comma 20/C - Legge 662/96 - Filiale PerugiaMensile - N. 2 - FEBBRAIO 2009 TAXE PAYÉ - Bureau Postal di Collevalenza (Perugia - Italy)Edizioni L'Amore Misericordioso TASSA PAGATA - Ufficio postale di Collevalenza (Perugia - Italia)

Come arrivare a COLLEVALENZA

Dall’autostrada del Sole:per chi viene da NORD: uscire al Casello di VALDICHIA-

NA e proseguire per Perugia, Ponte San Giovanni, To-di, Collevalenza;

per chi viene da SUD: uscire al Casello di ORTE e pro-seguire (sulla linea di Perugia) per Sangemini, Acqua-sparta, Collevalenza.

Con il pullman:Vedi orari sullo specchietto “SERVIZI DI PULLMAN”

sulla pagina precedente (III di Copertina)

In trenola rete delle Ferrovie dello Stato è collegata con la reteferroviaria della Centrale Umbra: Sansepolcro – Terni.

SANTUARIO AMORE MISERICORDIOSO - COLLEVALENZA

Sito Internet http://www.collevalenza.itCentralino Telefonico 075-8958.1Conto Corrente Postale 11819067

CENTRO INFORMAZIONITel.: 075-895 82 82 - Fax: 075-895 82 83E-mail: [email protected]

TELEFONI – FAX – E-MAIL delle diverse Attività del Santuario:CASA del PELLEGRINO - Per prenotazioni soggiorno o per ConvegniTel.: 075-8958.1 - Fax: 075-8958.228E-mail: [email protected]À GIOVANILE VOCAZIONALE - Per Ritiri, Esercizi, Campi-ScuolaTel.: 075-8958.209 - Fax: 075-8958.291E-mail: [email protected] - http://www.speranzagiovani.it

POSTULAZIONE CAUSA DI CANONIZZAZIONE DI MADRE SPERANZATel.: 075-8958.1 - Fax: 075-8958.228 - E-mail: [email protected]