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«Di questa storia non so assolutamente nulla. Hosoltanto difeso davanti al Tribunale del riesame di ReggioCalabria un cliente che mi aveva nominato nell'agostodel 2009 revocando un altro legale». Lo ha dettoall'ANSA l'avvocato Armando Veneto in relazioneall'inchiesta della Dda di Catanzaro che lo vede indagatoper corruzione in atti giudiziari aggravata del metodomafioso e concorso esterno in associazione mafiosa.«Questa vicenda - ha aggiunto Veneto - era già statadefinita con l'accertamento da parte del Tribunale diCatanzaro della mia totale estraneità a qualsiasi ipotesi dicorruzione. Solo ora capisco compiutamente cosasignifichi trovarsi da innocente in un processo penale inItalia».È in queste poche ma significative righe che si puòracchiudere la vicenda giudiziaria, professionale e umanache in questa ultima settimana ha visto coinvoltol’avvocato Armando Veneto, penalista, uomo politico,persona di alta cultura. La magistratura ha chiuso leindagini relative a una storiaccia di corruzione in attigiudiziari risalente al 2009, per la quale in passato c’èstato già un processo.Non sappiamo su cosa è fondato questo avviso dichiusura indagini. Forse lo si verrà a sapere nelleprossime settimane. sarà interessante comprendere ilmotivo e cosa sia intervenuto per far si che i pubbliciministeri abbiano scritto: “Considerata ultimata la fasedelle indagini preliminari; ritenuto di non doverformulare richiesta di archiviazione”, richiamando a unaproroga di indagini e di relative intercettazioni.Un procedimento penale, quindi, che non si è conclusoallora, come lo stesso avvocato Veneto ha creduto, ma èproseguito. Bisogna capire il perché e cosa si celi dietro a

questa novità. Quali sono i nuovi elementi che hannoportato la magistratura a una scelta di procedere senzaarchiviare.In questi stessi giorni un giudice di Catanzaro è statomandato in un convento dai colleghi di Salerno. C’èun’indagine che rischia di mettere a soqquadro il settoregiustizia in tutta la Calabria. Sono due vicende lontanema che servono, forse, a meglio comprendere quello chesta avvenendo nella giustizia regionale, che è un riflessodelle vicende nazionali che hanno toccato il ConsiglioSuperiore della Magistratura.C’è un movimento di opinione che sta sfruttando espesso interpretando intercettazioni captate a uncomponente del CSM per portare avanti richieste dicambiamento. Una rivoluzione “gentile” che sembramettere all’angolo il potere giudiziario, che negli anni si ètrovato, suo malgrado, a gestire momenti essenziali delPaese.In questi momenti un’interpretazione, un delatore dicomodo, un momento di giustizialismo populista,potrebbe portare a sconvolgere gli equilibri nazionali. Achi giova tutto questo? Cosa sta succedendo nei PalazziRomani?Sembra stiamo divagando, ma forse ci sono casi in cui ilegami tra la periferia e il centro sono sì sottili, maimportanti. Ci sono strategie di politica giudiziaria cheesulano, spesso e volentieri, dalla singola indagine peravere delle ricadute altrove. Sono ipotesi frutto di unmomento di crisi del sistema giustizia italiano, dove puòscattare la ghigliottina del “populista redentore”, manodi una mente sopraffina.In attesa di comprendere quanto meno quali siano lenuove prove che hanno portato la Procura catanzarese a

emettere l’avviso a carico dell’avvocato Veneto, insiemead altre persone, riportiamo alcuni degli attestati disolidarietà espressi nei suoi confronti.“L’Osservatorio Doppio Binario e Giusto Processomanifesta i sentimenti di profonda vicinanza e solidarietàall’amato Maestro Armando Veneto, per la vicendagiudiziaria che lo vede coinvolto.Lui, che è il fondatore di questo Osservatorio,fortemente voluto ed egregiamente presieduto per anni,per denunciare le storture dei processi di criminalitàorganizzata rispetto al giusto processo, tra le quali ladilatazione delle indagini che spesso diventanopermanenti ed infinite, con la sottrazione delle regole alcontrollo dei tempi; prassi distorta di cui proprio lui èrimasto vittima. Armando Veneto ha rappresentato, e rappresenta, pertutti i colleghi di intere generazioni del Paese un punto diriferimento e un modello di Avvocato e di Uomo daimitare. Inestinguibile fonte di cultura, non solo giuridica,equilibrio, impareggiabili capacità oratorie estraordinario intuito nello studio dei fascicoli lo hannoreso protagonista vincente di innumerevoli battaglie digiustizia.La sua storia personale e professionale, la sua specchiatacondotta e dirittura morale sono talmente solide da nonpoter essere scalfite e messe in discussione, agli occhi ditutti i giuristi (Accademia e Magistratura compresa) ecittadini che lo hanno conosciuto.Nel rispetto delle Istituzioni e della Giurisdizione,proprio come Armando Veneto ci ha insegnato, gliauguriamo tutto il coraggio e la fermezza per ristabilire laverità e la giustizia, ma soprattutto il tempo per poter, a85 anni di età, dopo una splendida, inimitabile ed

immacolata carriera, dimenticare questa triste pagina. IResponsabili Avv. Eugenio Minniti - Avv. Maria TeresaZampogna. Il Delegato di Giunta Avv. CarmeloOcchiuto”.E ancora, di seguito, il documento congiunto inviatodalle Camere Penali calabresi (Castrovillari, Catanzaro,Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Locri, Palmi, Paola,Reggio Calabria, Rossano, Vibo Valentia) che:“esprimono la propria piena ed assoluta adesione alleattestazioni di solidarietà espresse dalla Giunta dellaUnione delle Camere Penali Italiane ed esplicitano pienavicinanza, solidarietà ed affetto all’Avv. ArmandoVeneto per la vicenda che lo ha visto destinatario di unavviso di conclusione delle indagini preliminari per unavicenda del 2009. L’Avv. Veneto ha rappresentato, erappresenta ancor più adesso, un assoluto punto diriferimento per tutti gli Avvocati penalisti italiani.Esempio di lotta per la affermazione dei principi delgiusto processo e del diritto di difesa, dentro e fuori daiprocessi. Maestro di diritto per molti; certamenteesempio di correttezza e rispetto dei principi per tutti.Pur nel rispetto della attività investigativa e nella attesa diconoscere gli atti del fascicolo processuale, non possonotuttavia non manifestare le proprie perplessità per l’avviodi un procedimento penale ben undici anni dopo rispettoal momento della verificazione dei fatti. Nella certezzache l’Avv. Veneto riuscirà a chiarire la propria posizione(per come sembra avesse fatto, alla luce dei comunicatipubblici del P.M. procedente), si augurano che la vicendapossa concludersi prontamente restituendo la propriaserenità ad un monumento della Avvocatura penalistaitaliana”.

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Cosa sta succedendonei Palazzi Romani?

La vicenda giudiziaria che ha coinvolto questa settimana l’avvocatoArmando Veneto ha scosso profondamente il mondo della magistratura,che ancora si lecca le ferite riportate in seguito al terremoto che ha scossorecentemente il CSM. E allora, nonostante il caso Veneto possa sembrareperiferico, si comincia a scorgere il disegno di una mente sopraffina checolpendo le periferie, mira a ottenere risultati lì dove conta davvero. “CasoArmando

Veneto

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Calciatori solidali donano presidi al 118 di Locri

Marcello Anastasi e il Decreto San Luca

Il Consiglio Regionaleabroga la norma sui vitalizi

Il calciatore professionista Francesco Cosenza, originariodi Stignano, presidente e promotore dell’Associazione“Un’azione per un sorriso onlus”, con sede a SalineJoniche, assieme al vice presidente Vincenzo Morabito,hanno donato al 118 e al Reparto di Terapia Intensiva diLocri dispositivi Anticovid-19.A consegnare il materiale ai medici e agli infermierilocresi è stato lo stesso Francesco Cosenza, che militanella squadra dell’Alessandria in Lega Pro, girone A.“Il gesto del calciatore – si legge in una nota - assume par-ticolare rilevanza in considerazione del fatto che gli ope-ratori del 118, in un periodo di estrema delicatezza per lasalute pubblica, sono stati costretti a fronteggiare unagrave emergenza senza disporre – con la necessaria con-tinuità e nella misura dovuta – dei dispositivi di protezio-ne individuale”. Il segno di solidarietà di Francesco

Cosenza e dei suoi collaboratori “ha regalato una ‘bocca-ta d’ossigeno’ ai sanitari del 118 e, contestualmente, li haripagati per i sacrifici derivanti dal lungo e intenso perio-do di lavoro. Tutti i medici, gli infermieri e gli autisti del118 locrese ringraziano l’associazione per la sensibilitàdimostrata”.Dall’associazione si apprende che sono state donate 41visiere, 48 litri di igienizzante, 300 mascherine, 100 tute e,nei prossimi giorni, arriveranno 6 termoscanner.L’associazione ha raccolto circa 8mila euro, destinati aben 26 strutture ospedaliere di tutta Italia.Ciccio Acerbi, Angelo Dacosta, Missiroli, Ceravolo,Floccari, Bonera e Nino Barillà sono alcuni dei nomi deicalciatori che sono vicini all’associazione di CiccioCosenza e di Enzo Morabito e alle loro “azioni solidali”che compiono da 8 anni.

Il passaggio forse più importante della giornata in ricordo dellaStrage di Capaci svoltasi a San Luca il 23 maggio, e quello sicu-ramente passato colpevolmente sotto silenzio, è stato l’inter-vento del consigliere regionale di minoranza MarcelloAnastasi, della lista “Io resto in Calabria”, che ha lanciato laproposta di un decreto serio e concreto con il quale affrontaree risolvere una volta per tutte gli atavici problemi che attana-gliano e penalizzano il paese di Corrado Alvaro. «Quello chemi auguro – ha ha affermato il Consigliere – è che questa gior-nata non rimanga soltanto un incontro fine a sé stesso. Per SanLuca credo sia necessario che la politica si esprima attraversoun decreto dedicato, da chiamare, perché no, decreto Falcone,per poter così rilanciare il nome e l’immagine del paese attra-verso progetti che garantiscano quello sviluppo economico delquale il comune ha tanto bisogno. Interventi, insomma, di unacerta credibilità, che rallentino anche lo spopolamento alquale sta andando incontro il paese.»

Antonio Strangio

Il Consiglio regionale della Calabria ha approva-to all'unanimità l'abrogazione della legge 5 del26 maggio 2020 che dava la possibilità, anche aiconsiglieri di cui fosse stata annullata l'elezione,di accedere alla contribuzione volontaria. Lanorma aveva scatenato polemiche e attacchi alConsiglio regionale accusato, da più parti, diavere reintrodotto forme di privilegio. «Cosìcome con l'approvazione della legge regionale 5del 26 maggio scorso, non avevamo reintrodottoi vitalizi - ha detto il presidente del Consiglioregionale, Domenico Tallini - con l'abrogazionedella stessa legge che votiamo oggi, non li stiamocancellando.» Il voto è giunto al termine di undibattito nel corso del quale sia gli esponentidella maggioranza sia quelli dell'opposizionehanno parlato di leggerezza e "scarsa qualitàdella comunicazione" tra Conferenza capigrup-po e consiglieri. In molti, nel corso degli inter-venti, hanno stigmatizzato i ritardi nella costitu-zione delle Commissioni consiliari permanenti.

PILLOLE scelte da effemme

Quali condizioni favoriscono il consolida-mento della cultura e delle istituzioni demo-cratiche nei paesi della terza ondata? Datoche nel 1990 la terza ondata durava solo daquindici anni non è possibile fornire unarisposta definitiva, ma sono disponibili dueinsiemi di dati rilevanti a questo proposito:le esperienze delle due ondate precedenti,che potrebbero dimostrarsi utili anche per laterza, e i fattori determinanti l’inizio dellademocratizzazione, che potrebbero contri-buire anche al consolidamento. Inoltre sipotrebbe concludere che taluni sviluppisono più favorevoli di altri a un consolida-mento democratico. Inutile e dispersivoinvece cercare di prevedere in quali paesi lademocrazia si andrà consolidando, ma nonaltrettanto inutile l’individuazione dellevariabili atte al consolidamento della demo-crazia e della misura in cui queste variabili sisono manifestate nei vari paesi della terzaondata. Il successo del consolidamentodipende dunque da diversi fattori […].Lo scenario internazionale e gli attori esterihanno avuto un peso rilevante nella creazio-ne delle democrazie della terza ondata e lopotrebbero avere anche nel loro consolida-mento. Con “scenario internazionale” sivuole qui indicare governi e attori stranieridemocratici interessati all’esistenza di altriregimi democratici e a strette relazioni conessi. L’unificazione tedesca ha trasformato lafutura democrazia orientale assimilandolacompletamente nella Germania federale.L’appartenenza all’Unione Europea è fattomolto appetibile per i nuovi regimi e condi-zione per farne parte è quella di presentareun assetto democratico, cosa che ha spintola Grecia, il Portogallo e la Spagna a conser-vare le loro istituzioni democratiche. Altripaesi che aspirano ad appartenere alla CE(Turchia, Ungheria, Cecoslovacchia ePolonia) hanno così anche loro un ulterioreincentivo a rafforzare le loro istituzionidemocratiche.

Samuel P. Huntington

QUISQUILIEIL FUTURO A PALAZZOCHIGI: RISCHIOASSEMBRAMENTI!

CALABRIA: CAMPIONATOREGIONALE PERL’AMBIENTE: IL CAPITANOÈ ULTIMO!

Vincenzo Amidei

Per dire che ci sono molti umani che si assembranocon il fisico e con il pensiero, che gli elettori - parla-vamo di loro la settimana scorsa, nella rubrica - sonotroppo consenzienti, avremo parlato troppo maledelle pecore. Che poi - questo ci scrive Giulio Raymo- nel Piccolo Principe, "vedere" tutti insieme una"pecora" (che non c'è, oltre il visibile) dentro una sca-tola, può essere il primo passo verso un desiderioalto. La pecora, ben custodita, diventa a sua voltacustode di un progetto forte e condiviso, di un'appar-tenenza che non cancella le identità. Non si pensi alpossesso di qualcuno né alla sudditanza verso qualcu-no, ma a una appartenenza responsabile. Tutti insie-me e ognuno con le proprie mani lavoriamo all'im-presa. Per salvaguardare la salute e la sopravvivenzadella rosa, il mondo di tutti e il desiderio di ognuno.Chi è chiamato ad avere responsabilità, ruoli digestione, non è giustificato per titubanze e assenze.Puoi riuscirci o fallire (governi una Regione o uncomune seppelliti dai rifiuti), ma puoi dire di avervisto o immaginato la pecora. E come non ricordare

quanto le pecore furono utili per la fuga di Ulisse dalciclope? Una senatrice, Elena Fattori, ha visto nel suoex gruppo parlamentare dei 5 Stelle una posizionetutta e solo ideologica contro i vaccini e l'ha spiegatain un libro, "Il Medioevo in Parlamento". Né salti nelvuoto, soprattutto con questa emergenza sanitaria, nériportarsi indietro nel tempo. Ma ragionando, senzapregiudizi. Raymo approfitta del "passaggio" e già chesi trova, "cade dal pero”. «Quel tuo amico che hafatto una grande fortuna in politica, che meriti ha?Ha vagato a lungo nel deserto e meritava di trovareun pozzo? Ha fatto una lunga marcia sotto le stelle?»Che voglia dire «Meglio le pecore che i pecorai?» Inuna condizione senza qualità e meriti pure il pecoraiosi confonde, come dice la canzone: "Quandu fa nacarizza ara mugliera se crida che è la piecura lattara".Qualcuno si gasa "va alla chiesa e si 'nginocchia, sicaccia lu barrittinu, piecurareddu malandrinu". EMorra coltiva il suo fondamentalismo malato. A nonreagire, gli elettori autorizzano, però, la supremaziadel predone. Elevato da loro a predone. Abbiamo un

altro commento sul rapporto tra elettori ed eletti,quello di Antonella Caraffa. Progettista e portataall'armonia, in politica è portata a registrare le tantedelusioni del momento, donna portata alla comuni-cazione. La pecora nella scatola del Piccolo Principesi faceva carico di un progetto condiviso, la frammen-tazione e i particolarissimi sono l'esatto contrario. Leisottolinea: «Non sono in forma né gli eletti né gli elet-tori. Fino a ieri le divisioni politiche erano le conse-guenze delle culture e sub-culture diffuse in Italia,oggi sono il riflesso di tatticismi, anche i più azzarda-ti e disperati, più visibili ancora a livello locale.» Lasua Caulonia docet, immaginiamo. «L’elettorato noncomprende quelle divisioni, non le vede nascere daprogetti credibili, il che li giustificherebbe pure.Perciò si disorienta e si distanzia dalla politica.» A"ristabilire la verità" c'è comunque il voto, l'arma cheha in mano il cittadino.

Franco Crinò

La settimana scorsa avevamo finito perparlare troppo male delle pecore.

Eppure, a seconda dei contesti in cuivengono utilizzate (confronta il “PiccoloPrincipe”) potrebbero diventare ancheil simbolo di una realtà sociale di là da

venire, che custodisce in nuce tutti icambiamenti di cui la nostra società habisogno. Ma quale deve essere, allora, il

ruolo dell’elettorato per fare sì cheescano dalla proverbiale scatola?

La pecora e il principe

Tramite l’associazione“Un’azione per un

sorriso onlus” il 118 ela Terapia Intensiva

hanno ricevutovisiere, igienizzante,

mascherine, tute etermoscanner.

Mercoledì 3 giugno èstata finalmente

abrogata la “norma dellavergogna” con la quale il

Consiglio Regionaledella Calabria

permetteva di accederealla contribuzione

volontaria anche a queiconsiglieri che fossero

rimasti in carica per unsolo giorno.

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www.larivieraonline.com Rscuola

JACOPO GIUCA

Con l’approssimarsi del termine dell’anno scolastico,fissato per martedì 9 giugno e, soprattutto, con l’avven-to degli esami di maturità, abbiamo voluto confrontar-ci con gli studenti sulla Didattica A Distanza e sulfuturo della scuola realizzando una videochat ancorareperibile sulla pagina Facebook del nostro giornale.Abbiamo parlato così con Elisabetta e Domenico, stu-denti del 5º anno del Liceo Magistrale, frequentantirispettivamente l’indirizzo Linguistico e l’indirizzodelle Scienze Umane, Davide, all’ultimo anno delLiceo Classico, e Selma, che sta concludendo invece il4º anno del Liceo Artistico. I quattro, che hannodimostrato tutti grande spirito critico e capacità dianalisi della difficile condizione sociale dalla quale sti-amo emergendo, si sono detti tutti sostanzialmented’accordo nel definire la DAD un “male necessario”,che ha consentito di portare a termine i programmipur sacrificando il contatto umano con i compagni e iprofessori.«Certo -ha aggiunto Selma, - nel caso del LiceoArtistico i laboratori ne hanno risentito moltissimo,perché nessuno di noi ha in casa il necessario per lavo-rare l’argilla o realizzare i quadri richiesti a chi frequen-ta l’indirizzo pittorico», ma la disponibilità dei profes-sori ha consentito nella totalità dei casi di portare a ter-mine il programma di studi. Discorso a parte deveessere fatto, purtroppo, per le attività extracurriculari,Elisabetta, ad esempio, si rammarica di non averottenuto le certificazioni linguistiche che le avrebberofornito crediti aggiuntivi, Domenico di non aver porta-to a compimento i progetti ai quali aveva preso parte,Davide, invece, è amareggiato per chi frequenta il lab-oratorio teatrale, che non ha potuto coronare le fatichedell’anno con la messa in scena che viene tradizional-mente organizzata dal Liceo Classico. Selma, poi, sagià di doversi affannare per recuperare ciò che, suomalgrado, non ha avuto l’occasione realizzare in questimesi, una difficoltà aggiunta a un 5º anno che si rivel-

erà certamente più impegnativo di quanto non già pre-ventivato.E che dire dell’ultimo giorno di scuola?«Probabilmente lo passerò chiusa in camera a pian-gere - ci confessa Elisabetta. - I miei compagni sonouna parte importante della mia vita e non riesco acredere di non poterli salutare in presenza.» Un senti-mento di tristezza che ovviamente accomuna Davide eDomenico, che ci parlano di una “normale” giornataspesa in videoconferenza, la cui amarezza sarà smorza-ta solo in parte dal pensiero di potersi ritrovare infuturo. Selma invece ha la possibilità di recuperarel’anno prossimo, ma la distanza sociale si farà sentireanche per chi non ha ancora concluso il proprio per-corso di studi.Ma arriviamo alla tanto attesa maturità: «Inizialmentenemmeno i docenti sono riusciti a comprendere lemodalità di svolgimento - ci spiega Domenico, - equesto ha creato una fase di transizione che ci hadestabilizzato, ma che non ci impedirà di arrivare

preparati alla prova che si svolgerà tra qualche giorno.Certo, dopo aver immaginato per anni questo momen-to, la maturità svolta in maniera esclusivamente oraleci sembrerà un po’ “monca”.» E se per Elisabetta ilsusseguirsi di decisioni e revoche della MinistroAzzolina ha creato momenti di panico, Davide si con-centra sulla necessità sviluppare un modo di ragionareanticonvenzionale, perché la prova orale richiederà direalizzare i collegamenti interdisciplinari sui quali loscritto permetteva di ragionare per decine di minuti inpochi istanti. Per Selma naturalmente, più che la matu-rità il problema è come sarà il prossimo anno perché,al netto dei programmi in pari, le incognite relative aldistanziamento sociale e alla nuova didattica restanoenormi.Strumento essenziale per non perdere l’anno, la DADha dimostrato di avere molti pro e altrettanti contro,ma quali sono gli aspetti che i ragazzi hanno apprezza-to, e quali invece quelli che preferiscono dimenticare?Elisabetta pretende un ritorno alla lezione frontale,

augurandosi tuttavia che gli insegnanti continuino amettersi in gioco come hanno fatto in questo periodo,perché «questa situazione li ha obbligati a trovarenuove strategie di comunicazione e nuovi modi dispronarci che potrebbero essere alla base di uno “svec-chiamento” della didattica.» Per lei, come per Selma,la scuola resta un “porto sicuro” in cui la concen-trazione è garantita, esattamente come per Davide eDomenico la DAD resta importante per gli appro-fondimenti, ma non potrà mai raggiungere i livelli diinsegnamento della lezione frontale. «Almeno -aggiunge Davide, - questo periodo ci ha insegnato adautogestirci, rivelandosi un’inaspettata anticipazionedi come dovremo affrontare lo studio universitario.»Ma cosa rimarrà di questa esperienza ai ragazzi e comela racconteranno a chi non l’ha vissuta direttamente?Per Elisabetta «la pandemia ha dato ai professori laconsapevolezza di quali siano le vere potenzialità dellatecnologia e di quale sia il rapporto che noi studentiabbiamo davvero con essa. Al contempo noi abbiamocompreso quale sia il valore delle lezioni frontali equanto fragile sia la nostra presenza sul pianeta, sti-molandoci a recuperare il rapporto anche con i nostricompagni.»«In questo periodo abbiamo capito quanto diamo perscontata la quotidianità - afferma invece Selma, - equanto importante sia la routine dello studente chefino a ieri consideravamo noiosa. Io racconterò diquanto mi sia mancato il rapporto con gli insegnanti ei compagni, e persino l’ansia delle interrogazioni.»«Io ho imparato a non dare nulla per scontato - ci riv-ela Domenico, - e mi sono ripromesso di vivere almeglio ogni istante per cercare di realizzare tuttequelle cose che in questi mesi non sono riuscito a fare.»«Inevitabilmente racconteremo versioni romanzate diquesto periodo - ci dice invece Davide. - Ma è certoche la pandemia, paradossalmente, sia stata in grado diriunirci, perché la distanza fisica ci ha fatto inventaremille modi per restare in contatto.»

Sembra poterlo sentire, il silenzio assordantedi quelle classi spoglie e vuote. Vuote di senti-menti contrastanti. Prive di risate e gioie. Privedi paure e timori. Prive di bambini, ragazzi edocenti. Un anno scolastico diverso dal solito,quello che sta per volgere al termine. Inquest’ultimi mesi, a causa del Covid-19, migli-aia di studenti e insegnanti si sono visti proiet-tati verso una nuova quotidianità. La tantoamata e allo stesso tempo odiata tecnologia èdivenuta all’improvviso l’unica fonte di culturae apprendimento. L’unico mezzo per comuni-care e rimanere in contatto. L’unico mezzo pernon "perdersi". L'unico strumento utile e nec-essario per proseguire insieme in un unico per-corso. Videolezioni all’ordine del giorno.

Piattaforme innovative su cui caricare materi-ale e compiti svolti. Tutti curiosi e allo stessotempo spaesati nell’affrontare un nuovo meto-do di studio. Non del tutto nuovo, però, perl'Istituto d'Istruzione Superiore - Francesco LaCava di Bovalino, nel quale, già nell’anno2015\2016, una classe del corso A scientificoha concluso il proprio percorso scolastico conl'utilizzo di videolezioni in una circostanza dinecessità molto particolare. Allora, come oggi,una delle docenti che svolgeva servizio pressola scuola era la professoressa Maria CaterinaLo Giudice. «Nel lockdown questa nuovaDidattica A Distanza, è stata essenziale perportare avanti non solo i contenuti disciplinari,ma è servita anche e soprattutto per capirecome stessero realmente i miei alunni. La miavalutazione è che sia stata sì positiva dal puntodi vista metodologico, ma che non possa asso-lutamente considerarsi un mezzo sostitutivoalla didattica formale.» La docente ci spiegacosì come sia stato fondamentale avere unapproccio con i propri allievi in un momento dismarrimento comune. Tiene a precisare,inoltre, che ci troviamo in una particolareposizione geografica e mentale, tale da far sìche la scuola sia uno dei pochi punti diaggregazione. Ecco come, seppur vista damolti come una gabbia, la scuola può diventareun punto di ritrovo per i ragazzi. Un punto diriferimento. Un modo per uscire di casa. Unmodo per conoscere e acquisire nuove espe-rienze culturali. E mai, forse, prima di questomomento, era stato attribuito il giusto valore aquesto insieme di fattori. Sembrano però aver-lo compreso bene gli studenti di 3ª B Classicodell’IIS La Cava, allievi dell’insegnante LoGiudice. «Non vi è nulla di più abituale, nellavita di uno studente, della scuola, che fa attec-chire amare radici da cui germogliano dolci

frutti. Saggio espediente ci salvò: un’istruzionea distanza dalle fragili fondamenta, che noncedette, solidificando il suo fulcro.» VanessaMusolino, che ci incanta con questo suo pre-giato e toccante pensiero. Parole importantitanto quanto quelle della sua compagna MariaChiara Versaci, che non ha mai smesso diritenersi fortunata rispetto ad altri che si sonovisti privati di quest’opportunità. «Il Governoha dato per scontato che allievi e docenti fos-sero provvisti di connessione internet e chetutti abitassero in luoghi raggiunti da una con-nessione veloce.» A queste si unisce ancheMaria Porzia Nirta, la quale spera di poter sen-tire presto l’odore della libertà e si augura chefinalmente «soffocheremo per il caldo e nonper la mascherina, moriremo sì, ma di allegriae non per il virus.» Messaggi di speranza, quel-li di queste giovani ragazze. Racconti riportatiattraverso le emozioni vissute dagli studentiche non si sono arresi alle prime difficoltàincontrate in questo nuovo percorso. Chehanno saputo apprezzare il lavoro, ma soprat-tutto la dedizione dei loro insegnanti. E alloral’augurio per questo fine anno scolastico cosìinsolito è quello di poter vedere riempirepresto quelle classi così vuote e tristi. Che inquei corridoi possano nascere nuovi amori eamicizie. Che bambini e ragazzi possanoritrovare quel contatto tanto mancato edesiderato. Che il loro impegno possa portaresempre al risultato sperato e meritato. Che idocenti possano tornar presto a guardare iloro sguardi terrorizzati o soddisfatti. Che pos-sano, questi ragazzi, giovani audaci, non smet-tere mai di incuriosirsi, conoscere e apprez-zare le piccole cose. Perché un giorno, ai loroocchi, potrebbero risultare grandi.

Carmelina Nicita

Lo scorso 22 marzo avevamo intervistato ilprofessore Giuseppe Giarmoleo in merito alledifficoltà della Didattica A Distanza. Ma cosa

pensano gli studenti di questa pratica, forzatamenteintrodotta a causa della pandemia da Covid-19? Apochi giorni dalla fine dell’anno è la domanda che

abbiamo posto a quattro studenti del nostrocomprensorio durante una videochat che ci ha

permesso di affrontare diversi interessanti temi legatial mondo della scuola e alla maturità imminente.

A poche ore dalla fine della scuola ènecessario fare un bilancio di questoanno scolastico così insolito, che siconcluderà tra le mura domestiche

lasciando grandi interrogativi anchein merito al futuro. Grazie alla

tecnologia l’anno si è in qualchemodo salvato, lasciando in eredità ai

ragazzi l’insegnamento piùimportante: l’importanza della

libertà e il vero valore della scuola.

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Un percorso insolito ma necessario

Come cambia la scuola sela vita si mette di traverso…

Didattica A Distanza

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C’è chi sale e c’è chi scende. Ma c’è anchechi rimane in attesa di “ascendere” perchél’ascensore si è volatilizzato. Dove sta si pre-suppone, ma non tutti conoscono la desti-nazione. C’è chi lo ha definito “l’ascensorefantasma”, c’è chi lo ha visto all’esterno diun palazzo del centro, c’è chi sostiene che siastato installato in una casa privata ubicata inuna via poco distante dal centro storico,sebbene non lontano dallo Stadio intitolatoal “Barone Giuseppe Raffaele Macrì”.C’è la Magistratura che indaga e che ha con-cluso le indagini sul “presunto” furto di un diun ascensore (Piattaforma marcaThyssenKrupp, modello OR 03 – matricola9925698) di proprietà del Comune di Locri einstallato nel teatro “Città di Locri”, sot-traendolo alla struttura pubblica per instal-larlo a sua volta nell’abitazione di due privaticittadini, dietro corresponsione di unasomma pari ad alcune migliaia di euro. Chepoi sarebbero 7.500, anche se in molti hannopreferito non scrivere questo dettaglio“monetario”.Il presunto autore che si sarebbe imposses-sato del “bene pubblico” viene indicato conle iniziali del suo nome e cognome, e loavrebbe fatto in concorso con persone allo

stato ignote, nel lontano 2012. Sono passati8 anni da quella sottrazione e forse il reato ègià prescritto. Comunque sia la notizia è chec’è stato un furto di un bene pubblico e quin-di chi ci va di mezzo non può che essere ildibattito pubblico e, di riflesso, la politicalocale. Io non so. Tu sai. Eri a conoscenza.Voi dove eravate. Intanto piove. Hannopreso di mira la Città. Indagate pure.Speriamo che si giunga al più presto alla ver-ità. Ancora una volta c’è chi ha accompagna-to l’imprenditore a denunciare il fatto. Via lagiustizia. E qualcuno ha aggiunto: “Ma nonsi erano fregati pure una elettropompa?” Larisposta potrebbe essere sempre positiva;“pare” che ci sia un verbale di consegnadelle chiavi del Teatro risalente al 2015(potrebbero essere passati 3 anni dopol’asserito furto dell’ascensore “scomparso”),seguito al sopralluogo effettuato da tecnici e,“pare”, anche da altre persone.Sono indagati per l’ipotesi di falsità ideolog-ica in concorso tra loro, invece, tre tecniciche, nel 2015 sembra abbiano redatto un cer-tificato di collaudo tecnico, amministrativo estatico “da ritenersi – scrive la Procura diLocri con tanto di firma in calce – ideologi-camente falso, in quanto viene omessa

l’assenza della piattaforma” sopra descritta“e del gruppo di elettropompa per l’alimen-tazione idrica degli impianti automatici anti-ncendio”.Come se non bastasse sono indagati per ireati di concorso formale e continuato eapertura abusiva di luoghi di pubblico spet-tacolo o intrattenimento il legale rappresen-tante e il direttore artistico e organizzativodella società cooperativa che risulta essereconcessionaria a titolo di comodato d’usogratuito di tutte le strutture teatrali di Locri.“Che Teatro!” Avrebbe di certo esclamato ilpoeta. “Che Commedia!” Avrebbe fatto ecoil “sommo”.La giustizia farà il suo corso. Attendiamo.Per il momento, però, registriamo un colpodi scena. L’avvocato Eugenio Minniti, presi-dente della locale Camera Penale edell’Osservatorio “Doppio Binario e GiustoProcesso”, difensore della persona che siritiene si sia impossessato dell’ascensore hadichiarato ai nostri microfoni virtuali:«Ritengo che da una attenta lettura degli attiemerga come il mio assistito, allo stato, siaassolutamente estraneo in ordine ai fatti chegli sono stati contestati. Nei prossimi giorni,al fine di poter chiarire definitivamente la

propria posizione sarà sentito in sede diinterrogatorio (a seguito dell’intervenutachiusura dell’indagine preliminare) dal p.m.competente presso il Tribunale di Locri».L’avvocato Minniti ha aggiunto:«Naturalmente si tratta di una vicenda piut-tosto ambigua ed equivoca, nella quale ilmio difeso paradossalmente riveste la con-trapposta qualificazione di persona offesadel reato, essendo stato ingiustamentecalunniato da taluni soggetti, il cui narratoandrà debitamente verificato nelle oppor-tune sedi processuali. A tal fine evidenziocome a carico del mio assistito esistono solole contraddittorie e inverosimili propalazionidella asserita parte persona offesa (personadiversa dall’Amministrazione Comunaleindicata nell’avviso quale persona offesa)assolutamente prive di alcun riscontroestrinseco, le quali peraltro sono assoluta-mente contrastate da oggettive emergenzeinvestigative e processuali, che sarannodovutamente rappresentate in sede di inter-rogatorio dinanzi al pubblico ministero».Alla prossima novità.

lr

Il caso dell’ascensorescomparso dal Teatro diLocri ha scosso la societàcivile e politica del nostro

comprensorio e scoperchiatoun vaso di Pandora di

presunti illeciti sui quali lamagistratura deveassolutamente fare

chiarezza. Una situazionecosì paradossale da farci

tornare alla mente labarzelletta in cui Pierino

pretendeva di chiamare conurla e strepiti un ascensore

che si ostinava a nonarrivare mai… Che Teatro!

L’ascensoresi chiamacon il dito…

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www.larivieraonline.com Rattualità

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Il supermercato: idolo d’oro daabbattere per ritrovare sé stessi

La società consumistica, anche in tempo dipandemia, ha dimostrato di non poter fare a meno

del supermercato, non mera trasposizione modernadell’antico mercato, ma asettico attrattore delle

masse, che subiscono uno (involontario?)scollamento dal reale. E allora, una classe dirigente

che voglia attuare politiche efficaci dovrebberipartire da queste riflessioni per apportare quellemodifiche che ci permetterebbero di “tornare alla

terra” e rivalutare finalmente i nostri paesi.

L’epidemia l’ha dimostrato: il supermercato è il centrodella vita della comunità.Il Totem della nuova tribù.È nel supermercato, o dinanzi a esso, che la folla s’èradunata in laica preghiera.Se il titolare fosse uscito sulla porta annunciandone la“morte” vi sarebbero state scene di panico, di rabbia, crisiisteriche ed esistenziali.La turba dei nuovi fedeli può vivere senza Chiesa, senzaMunicipio, senza ospedale, senza ambulatori, senza uffi-ci, caserme e tribunali, ma non senza i nuovi luoghi sacriin cui si celebra il sacro rito quotidiano.Riflettiamo un solo attimo: quanti si fermano a vederrifiorire la primavera? Chi va in estasi per i colori dell’e-state o per la malinconica musica dell’autunno? Chi sialza a veder spuntare il sole e chi si sente toccato il cuorenell’ora del tramonto?Oggi contempliamo in silenzio le confezioni di pasta, icolori degli involucri dei surgelati, la musica della cartastagnola, la bellezza dei formaggi, la soffice leggerezzadei tovaglioli mentre ci culliamo nel dolce sogno del cioc-colato e ci avvolgiamo nella morbida crema del gelato.Fosse vissuto oggi, Botticelli non avrebbe dipinto “LaPrimavera” bensì il miracolo d’un luogo senza tempo,dove mai entrano le tenebre o l’accecante luce del sole.Impenetrabile al caldo torrido dell’estate, al tempoumido dell’autunno e ai venti freddi di Tramontana.“Libertà” di scegliere un prodotto.Eppure non c’è luogo sulla terra che dimostri l’irraziona-lità della “civiltà” occidentale come un supermercato. Èlì dentro che il mondo reale svanisce per far spazio a unavisione artefatta dell’esistenza.Spariscono gli animali da latte e con loro gli allevatori,svaniscono i coltivatori di cacao, i raccoglitori di riso, ilavoratori della terra.Vengono rimosse le montagne di plastica, l’inquinamen-to dei mari, lo sfruttamento dei bambini, l’inesorabiledistruzione del pianeta.Non c’è rapporto alcuno tra mucche e formaggio; traalbero e frutta, tra uova e galline, tra carne e vitello, trapovertà in Africa e tavolette di cioccolato, tra superalco-lici e cirrosi epatica.Tutto diventa merce da acquistare perché tutto è sempli-ce, comodo, scorrevole, confortevole, soft, artificialmen-

te colorato e ben confezionato.E quando hai in tasca una carta di credito, Dio mio,diventi il padrone del “mondo”!Sia lode al supermercato! Anch’io mi inginocchio dinan-zi ai creatori della nuova chiesa universale e al suo diovivente magistralmente esposto in ogni angolo del tem-pio.E tuttavia non posso fare a meno di ricordare che nellamia infanzia e nella mia gioventù c’era il “mercato” dipaese ma non il supermercato. Eppure siamo sopravvis-suti.Rivedo le confezioni a nido di passero e composte dafelci intrecciate e traboccanti di fragole di bosco, di moredi luglio, di funghi. Le sporte piene di pomodori, melan-zane, peperoni, lattughe, che riempivano il mercato e glispazi antistanti. Le montagne di frutta colorata. Le fave

a maggio, i broccoli e i cavolfiori in inverno. Le ricottenelle loro “fascine”, autentici capolavori di ingegneriacontadina. I formaggi curati dalle massaie, le collane diaglio e cipolle, di “pomodori seccagni”. Le scope di sag-gina o di “brughiera”, i panieri di vimini.Ogni prodotto conteneva una storia scritta da mani cal-lose e da un volto rugoso che sostava accanto alla suamerce.Un semplice pomodoro rappresentava una sintesi intel-ligenza, abilità, anche di durissimo lavoro ma mai alie-nante. E il mercato era un luogo vivo caratterizzato damani che si stringevano, occhi che si incontravano, paro-le che si scambiavano, esperienze che si tramandavano.Ogni mattina si riprendeva il discorso interrotto il giornoprecedente dallo stesso punto in cui era stato lasciato.E ogni discorso durava una vita! Il “mercato” di paese

non annullava le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, losfruttamento ma, nonostante ciò, lasciava in vita l’Uomo” con le sue speranze e i suoi sogni.Era un luogo umano almeno quanto il supermercato èalienante e disumano. La contadina, asciugata dal sole eaffilata dal vento, era cosa ben diversa dalla commessa odalla cassiera ben vestita, ma totalmente estranea allamerce esposta.Non sono un nostalgico! Non inseguo il ritorno al passa-to e guardo con un misto di attenzione e prudenza allafilosofia della decrescita felice.Ho solo tentato una semplice riflessione politica e, nellamisura in cui ne sono capace, anche culturale.“Mercato” e “supermercato” sono due filosofie di vita,espressione di due diversi mondi. Una antinomia tra fati-ca alienante e lavoro intelligente e umano.Al mercato corrispondeva la “madre terra” da accarez-zare coltivando gli alberi, pulendo i boschi, curando gliorti. Al supermercato corrisponde la terra percepitacome oggetto di sfruttamento, quasi una “donna” da vio-lare senza farsi troppe domande per il domani.E io ancora sogno la rinascita dei nostri paesi caratteriz-zati da boschi vigorosi, alberi curati, orti ordinati, campidi grano color dell’oro.E al posto degli antichi contadini, moderni produttori.Possono la “politica”, la cultura, l’economia, le scienzesociali saltare a piè pari l’argomento?Sicuramente no.Oggi meno di ieri. Nella nostra Regione e nei paesi dellaLocride la “politica” è un misto tra sistematica denigra-zione del “nemico”, supina accettazione dell’esistente, eridicola rivendicazione di qualche opera pubblica.Dibattito sul nulla.Noi abbiamo bisogno invece d’una “Politica” che proget-ti dal basso valorizzando le intelligenze che ci sono, sti-molando la partecipazione, sostituendo l’impegno indivi-duale e collettivo all’assistenza e alla rassegnazione.Capace di operare a Canolo o a Gioiosa, a Reggio oCosenza ma con lo sguardo rivolto al mondo.Un'alternativa di civiltà, non un diverso governo nazio-nale o regionale e meno ancora una diversa ma ugualeamministrazione comunale.

Ilario Ammendolia

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Abbiamo incontrato Walter Pedullà, professoreemerito, giornalista professionista, fondatore diprestigiose riviste culturali nato a Siderno nel 1930,che ci ha spiegato il suo modo di vedere la Calabria,mostrato come la letteratura possa renderci migliorie, soprattutto, presentato la sua ricetta per unarinascita sociale e culturale del nostro territorio.

Credo che uno degli errori piùfrequenti sia quello di pensareche il meglio sia dietro di noi.Guardando al passato connostalgia, infatti, rischiamo difarci scivolare addosso la bel-lezza del presente. Pertanto,penso sia necessario racconta-re di chi oggi, con determina-

zione e cultura, riesce a valorizzare la nostraterra. Questa settimana ho avuto la graditapossibilità di intervistare Walter Pedullà,nato a Siderno il 10 ottobre 1930 e maggiorcritico letterario del secondo ‘900, allievo diGiacomo Debenedetti, per 50 anni docentedi Letteratura Moderna e Contemporaneaall’Università “La Sapienza” di Roma. Èstato anche Presidente della Rai e del Teatrodi Roma, è professore emerito, giornalistaprofessionista, direttore e fondatore delleprestigiose riviste “L’illuminato”e “Il caffèillustrato”.Quali sono i ricordi più belli che riguardanoSiderno?La vita di tutti i giorni, il mare, le montagnee gli amici. Potrei parlare di Siderno per ore,tanti sono i ricordi che si affacciano nellamia mente.Suo fratello Gesumino ha influenzato la suapassione per lo studio?Mio fratello era una leggenda, un modelloirraggiungibile per tutti e naturalmenteanche per me, per il quale è stato un secon-do padre, attento alla mia formazione e ailibri che leggevo. Da lui ho appreso che sipossa fare grande cultura in modo semplice,per esempio ascoltando una canzone popo-lare, da cui è possibile apprendere i suoniespressi da un popolo. La sua perdita è statamolto dolorosa per tutta la famiglia.Qual è stato l’insegnamento più importantericevuto dal suo maestro GiacomoDebenedetti?Mi ha insegnato il modo di interpretare illibro per renderlo attuale. Riuscendo così acreare con Pascoli o Svevo una sintoniaprofonda, trasformandoli in autori moderni.Lei è direttore e ideatore della collana“Cento libri per mille anni”, che contienepiù di mille autori e più di cinquecentoopere. Secondo lei, esiste un poeta o unmovimento letterario che è riuscito a incide-re più di altri nella società?Penso che Foscolo, Leopardi e Manzoniabbiano pesato molto nella società e inmaniera positiva e che hanno avuto moltiimitatori. D’Annunzio, invece, lo è stato informa negativa, non certo per la sua attivitàpoetica, ma per il suo essere un fascista.Tra gli scrittori calabresi chi ha suscitato dipiù il suo interesse?Parecchi. Penso a Corrado Alvaro, uno deipiù importanti scrittori del ‘900, a SaverioStrati mio compagno di studi, a Mario LaCava, persona ironica, cortese, affettuosa,ma mai sarcastica, ci riforniva di libri che noinon avevamo la possibilità di comprare. Tragli scrittori attuali Carmine Abate, MimmoGangemi, Seminara, che tutti dimenticano.Ritengo che ogni scrittore dovrebbe essereunico, avere un proprio stile, inventarsisenza imitare lo stile di chi lo ha preceduto.Cosa le ha dato, a livello umano, il rapportocon i suoi allievi?Ho adorato fare lezione per mezzo secolo,sono diventato amico dei miei allievi, con iquali ho stabilito un rapporto alla pari,curioso di conoscere il pensiero delle nuovegenerazioni. Non ho mai voluto avere lafama del professore che terrorizza i suoialunni, ma ho sempre voluto andare loroincontro, capire la vera motivazione del loronon sapere. Soprattutto, ho sempre cercatodi incuriosirli in modo da motivarli a studia-re.Oggi si ha la sensazione che il mondo stiaandando alla deriva dal punto di vista socia-le, culturale e politico. Cosa pensa al riguar-do?Non è la prima volta che il mondo si trova insituazioni del genere, tuttavia siamo sempreriusciti a riprenderci. Quello che sembra ilfondo è sempre l’inizio della ripresa.Ritengo sia necessario partecipare alle gran-di battaglie della vita, che non si debba maitirarsi indietro, è più auspicabile avere unaproiezione verso l’assoluto, piuttosto chevivere alla giornata.Crede sia racchiusa nella cultura la chiaveper la rinascita della nostra Calabria?Si, è ancora una via di uscita, studiare peravere la possibilità di inserirsi, non solo inItalia, ma anche in Europa. Io, in veste diintellettuale ho l’obbligo di cercare una viad’ uscita.

Rosalba Topini

INTERVISTA

BIOGRAFIA

Walter Pedullà“Sento l’obbligo di contribuire alla rinascita della Calabria”Walter Pedullà è professore Emerito dell'Università "La Sapienza" diRoma, nella cui Facoltà di Lettere ha insegnato dal 1958 per quasicinquant'anni Storia della letteratura italiana moderna e contempo-ranea. È stato giornalista professionista dal 1962 al 1980, è stato criti-co letterario del quotidiano “Avanti!” dal 1961 al 1993 e attualmentecollabora al “Messaggero”, dopo aver collaborato con “l’Unità”, “ItaliaOggi”, “Il mattino”. Ha fondato nel 2001 due riviste culturali:“L’Illuminista” e “Il Caffè illustrato”, da lui poi anche dirette.Ha diretto con Nino Borsellino la “Storia generale della letteratura ital-iana”, in dodici volumi, che, edita nel 1999 da Rizzoli e Motta, è statanel 2004 ristampata in edizione economica e in sedici volumidall'Espresso.Ha diretto la collana di classici italiani “Cento libri per mille anni” (dueinteramente curati da lui - uno su Svevo, un altro su narratori eprosatori del Novecento - e due in collaborazione con altri: uno sulsaggio del Novecento e uno sulla poesia e il teatro del Novecento).È stato presidente o membro delle giurie, fra le altre, dei maggioripremi letterari (Strega, Viareggio, Campiello, Mondello, Scanno, PenClub, Flaiano, Bari, nonché Penna, Pisa, Aquileia, Coni, Latina,Oriente-Express, Trulli, Crotone, Vibo, Padula, Siderno, Palmi, Locri,

Gela, Messina, Taranto e così via).Ha vinto tra gli altri i premi Vittorini, Borgese, Giusti, Locri, Melfi,Adelphi, Regium Juli, Siderno, Cortina, Montesilvano. È statoPresidente della RAI nel 1992 e nel 1993. Dal 1995 al 31 ottobre 2001è stato Presidente del Teatro di Roma. È Cavaliere di Gran Croce permeriti culturali.È autore di numerosi libri di saggistica letteraria, tra cui monografie suSavinio, Gadda, Palazzeschi, Debenedetti, raccolte di saggi centratisu temi generali del Novecento come il futurismo, la neoavanguardia,la comicità, la Controcultura, il fantastico, la questione meridionale, l'e-marginazione.È con Pagliarani, Malerba, Manganelli, Guglielmi tra i fondatori dellaCooperativa Scrittori, della quale è stato Vicepresidente. Ha diretto laCasa Editrice Lerici. Cura per Rizzoli l'edizione delle opere di StefanoD'Arrigo in cinque volumi, di cui tre già usciti, e ha curato opere diSvevo, Alvaro, Pizzuto, Insana, oltre ad aver introdotto decine di volu-mi di saggistica e poesia. Per i Meridiani di Mondadori ha curatoun'antologia delle opere di Luigi Malerba.Il figlio Gabriele è anche lui docente universitario di letteratura italiana.

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Questo spazio è riservato a te. 1200 bat-tute per lamentarti o complimentarticon noi, fare segnalazioni, raccontarcile tue esperienze, potrai inviarci foto

degli scorci del tuo paese o video se haiun talento nascosto. Saremo lieti dirisponderti pubblicamente, daremo

voce al tuo pensiero e ti daremo visibil-ità sui nostri social.

Sii parte integrante di questa realtà

L’1 Giugno Francesco Gentile ha protocollatopresso il Comune di Siderno una missiva, indi-rizzata ai tre componenti della triade commis-sariale, nella quale informava gli organi digoverno e rappresentanza istituzionale dell’esi-stenza di un avviso pubblico della CittàMetropolitana di Reggio Calabria per la con-cessione di contributi economici finalizzati asostenere iniziative volte ad arricchire il patri-monio librario e potenziare le dotazioni infra-strutturali delle Biblioteche. Un avviso impor-tante, sottolinea Gentile, perché «se si dovessepresentare una buona proposta progettuale equesta dovesse essere valutata positivamentedalla Città Metropolitana, si potrebbero miglio-rare e digitalizzare i servizi che la nostra biblio-teca offre.» Se preso seriamente in considera-zione dalla triade commissariale, insomma,questo avviso potrebbe cambiare il volto dellabiblioteca di Siderno che, oggi, «dopo esserestata dislocata per anni nella scuola elementaredi Siderno Superiore, si trova a pochi passi dalPalazzo Municipale, proprio nel centro cittadi-no, ed è resa fruibile solo grazie all’abnegazio-ne degli addetti ai lavori, degli operai delComune e di alcune associazioni culturali»ribadisce Gentile. «Da quando ho iniziato ascrivere i progetti sociali - continua, - ho impa-rato che da noi tutti dobbiamo fare la nostraparte per portare a casa un risultato globalepositivo, tuttavia il calcio d’inizio di questaimportantissima e speciale partita culturale èaccompagnato da un modulo di partecipazioneche va compilato dal legale rappresentantedell’Ente richiedente, pertanto solo se iCommissari prefettizi accettassero di avviare lepratiche noi potremo iniziare a giocare una par-tita che possiamo facilmente vincere.»Sicuramente non sarà facile portare a casa ilrisultato, ma affrontare questa sfida sarebbeimportante perché «in un contesto territoriale esociale come il nostro le biblioteche cittadine eterritoriali non sono altro che uno dei pochi

baluardi del sapere in cui due bisogni umani,come quello della cultura e della socialità, rie-scono ad incontrarsi e a confrontarsi con moltafacilità, andando a stimolare una futura cresci-ta individuale e sociale. Oggi ognuno di noi,come cittadino, per difendere, tutelare e arric-chire questo patrimonio deve fare la sua picco-la parte e, proprio riflettendo sulla possibilitàche gli uffici preposti a svolgere le attività di ste-sura della proposta progettuale siano oberati dilavoro e che la città sia a serio rischio di disse-sto finanziario, ho scritto ai commissari che

sarei disposto a stilare una proposta progettua-le gratuitamente per aiutare Siderno, impegnonel quale sarei affiancato da altri giovani pro-fessionisti innamorati della cultura e della città,che presterebbero all’ambiziosa ma entusia-smante e fattibile idea le loro professionalità»conclude Gentile. Adesso insomma, tocca allatriade commissariale che rappresenta Sidernoiniziare o meno questa importantissima partita,per affrontare la quale manca solo la battutadel calcio d’inizio.

Lo scorso 1 GiugnoFrancesco Gentile ha

intercettato e inoltrato aicommissari prefettizi

che amministranoSiderno un bando dellaCittà Metropolitana chepotrebbe elargire fondiper l’ampliamento e la

digitalizzazione deiservizi della biblioteca.

Un progetto chepotrebbe cambiare

radicalmente ilpanorama culturale

cittadino e che Gentilesarebbe disposto a

svilupparegratuitamente per ilComune. Ma devono

essere i legalirappresentanti dell’Entea inoltrare la domanda…

I commissari coglieranno un’occasioned’oro per la biblioteca di Siderno?

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L’associazione “Benessereper la Jonica” ci fa

ripercorrere la StradaProvinciale 1 (o “Strada dei

Due Mari”), che da Locriporta fino a Gioia Tauro, e

propone alle autoritàcompetenti di avviare unsuo percorso di recupero evalorizzazione al fine di

farne un itinerario turisticoche, immerso nella natura, ci

faccia comprendere ilfascino antico del viaggio

tra lo Jonio e il Tirreno.

“La Strada dei Due Mari”: Turismo e cultura per il rilancio di un territorio

La vera casa dell’uomo non è l’abitazione ma la stra-da, la quale, come la vita, è un viaggio da assaporarepiano piano, possibilmente percorrendola a piedi.All’interno della rivalutazione del territorio dal puntodi vista turistico e ambientale, con i tanti della Piana,e nel ricordare un percorso naturalistico da assapora-re con amici e familiari, o meglio, in una paradisiacasolitudine per godere quel rilassante silenzio cheparla… privo di Covid-19, l’associazione “Benessereper la Jonica” propone all’attenzione degli OrganiCompetenti la dimenticata strada provinciale 1, ex SS111, oggi sostituita dalla moderna SGC 682 Jonio-Tirreno.Coloro che per diversi motivi hanno frequentato laPiana di Gioia Tauro non possono dimenticare la vec-chia statale che da Locri porta a Gioia, passando daGerace, Canolo, attraverso lo Zomaro, fino a rag-giungere Cittanova e Taurianova, con la facoltà diimmettersi nella SS 18 Tirrenica che, da ReggioCalabria, porta a Napoli, in quel percorso già creatocentinaia di anni or sono dai Romani.Un itinerario irto e sinuoso, pieno di colori, viste stu-pende e brezza mutevole rigenerante, a volte calda avolte fresca, che sembra interminabile e avventurosa,ma premiante sia alla meta che nel tragitto. L’intentoper chi veniva dal Tirreno era quello di scoprire unaltro mondo, quello in cui, sulla Costa greca deiGelsomini vide gli albori per la prima volta l’Italia -

Itala - che dopo innumerevoli curve e saliscendi, tra lemontagne del Parco Nazionale dell’Aspromonte e lecolline di Gerace, voleva dire conoscere gente e luo-ghi diversi, dialetti e credenze che segnavano altre ori-gini e altri avi. La distanza di una cinquantina di chi-lometri non contava, solo il primo passo era difficile,e percorrendo quella via impervia, si apprendeva lavita, si conoscevano le persone: in una terra difficilecome la Calabria, quel cammino per tanti serviva asanare le ferite e sperare in un giorno migliore, consciche solo i demoni potevano percorrere strade dritte.Il tragitto può ancor oggi usufruire di una variante, laSP 5 con un percorso simile a quello della SGC 682Jonio-Tirreno (Gioiosa-Rosarno): inizia a Rosarno,passa per Melicucco, Polistena, Cinquefrondi e, attra-verso il Passo della Limina raggiunge i paesi diMammola e Marina di Gioiosa Jonica e quindi lacosta Jonica sulla SS 106/E90, Reggio Calabria-Taranto: sono entrambe strade meno comode, ma ailoro bordi crescono ancora i fiori.Il camminamento realizzato in epoca Borbonica pergli abitanti della Piana sembrava un miracolo. L’albache maestosa sale dal mare era, alla prima impressio-ne, la grande differenza che distingueva due mondiper loro abituati a vedere il sole colorare di rosso altramonto prima di tuffarsi dietro lo Stromboli.Vivevano guardando a Ovest, e con la “Due Mari”scoprirono come guardare dallo Jonio a Est. I due

versanti collegati hanno in comune la vista di torrenti,boschi, uliveti giganteschi, la fiumara del Serra e ilrumore della cascata dell’Incudine, che ci fa ripensa-re a una poesia (Cittanova) di Alberto Cavaliere: “Esalgo verso lo Zomaro, l’incudine selvaggia mi sorrideall’improvviso. Se qualche volta sogno un paradiso è ilparadiso della solitudine. Ed è perciò che, dopo qua-rant’anni, di tanto in tanto, medito il ritorno pur senon troverò, tornando un giorno, la mamma il babboed il vecchio zio Giovanni…”Rileggendo questi versi si riassapora la nostalgia ditempi passati quando, il 1º maggio, i paesi limitrofidella Piana si svuotavano e la gente, chi in macchina echi a piedi per voto, si recava al Santuario Jonico dellaMadonna della Grotta di Bombile. Ancor oggi nontutte le macchine ci arrivano facilmente, le sostedurante il tragitto erano, tante ma sapevano diimmenso nel vedere le meraviglie della natura circo-stante. E senza aspettare molto, arrivati alla pianadello Zomaro, ci pensava la nonna e la mamma a tira-re fuori il pane con la frittata di asparagi e rifocillaregrandi e piccoli senza pensare che il peggio dovevaancora venire. Difatti la discesa verso Locri, passandoper il Passo della Zita ed il Borgo di Gerace, non eracerto il chilometro più bello d’Italia, ma un susseguir-si di curve e strette carreggiate negli anni migliorate.Gerace Normanna, e ricca di chiese e borghi, è dasempre legata alla Piana, a partire dalle parentele

della dominazione dei Grimaldi, ma differiva dallaLocri Epizephiri che aveva più antica parentela nellalocalità della Costa dei Greci.Con i suoi mari, con le sue spiagge, con le foreste e lemontagne, il percorso della vecchia “Due Mari” èmagico. Una strada ricca di spettacoli della natura chedall’entroterra porta ai litorali dove si può godere didue splendide coste (tirrenica e ionica), ricche di luo-ghi anche agli autoctoni tutt’oggi non del tutto noti. Ecosì, spaziando tra le due riviere, il percorso ci ine-brierà di profumi addentrandoci in luoghi ricchi distoria, arte e natura da gustare in clima accogliente,paesaggi incredibili tra litorali rocciosi alternati adarenili di sabbia fine e candida. Lungo la ionica deigelsomini, in cui non mancano le zone ricche di vege-tazione, si potranno visitare unitamente arte e storianei numerosi borghi tra i più belli d’Italia.La proposta di “Benessere” ha lo scopo di rafforzarel’immagine del territorio dell’area jonio-tirrenica,valorizzando gli aspetti consolidati nel tempo, inquanto circoscrizione con risorse culturali, materiali eimmateriali con forti specificità locali. Si chiede aglienti locali e agli operatori privati dell’area in questio-ne di creare un tavolo di coordinamento per la pro-mozione turistica della “Due Mari” e del contesto daquesta attraversato.

Franco Napoli

Voglio issar le mie veleSul tuo volto alberga il sorrisose hai almeno un santo in paradiso.Questo è la realtà in fondoè inutile girarci in tondo.Se non appartieni almeno a una correntesarai pur oro, ma non varrai mai niente.Anche colei che ama a orebisogna del suo santo protettore.Del resto non è di certo voce,ma dura realtà e atrocedi come quel tal fu messo in croce:libero Barabba l'assassinosacrificando il figlio del Divino.Per ogni posto non si sceglie il meglioma solo l'ammanicato e sveglioe poco importa se non è capaceormai sepolta la coscienza giace.Ma ditemi, come si fa ad appartenere?!?voglio anch'io issar le mie veleperché è dolce anche il naufragarese hai la protezione di un buon compare.

Esclamazione Popolare

Ferita apertaMemorabuli e precîsa ’a sua feritaaperta, “i quand’ancôr cotrâru ricivûta,”restâu sulennementi ’a favurîtai tutti latti a sua: decîsa e muta…azzannand’u so’cori, p’o restu da so’ vita!Fusti…‘A ferîta ‘aperta soprumânae piaga da so’vita chi camîna‘a velenûsa durcîzza da funtânachi ‘nducîa ‘u so’ cori ogni matîna…… durcîzza velenûsa chi mai sana!Fusti…‘a ferîta ‘aperta micidiâli,ormai giâ cancarûsa chi mai cedi,u so’ cancar’amâtu Virginâlichi resta puru fin’o so’ morîri…… campiunessa bbellizza senza uguâli!

Peppe (Joe) BumbacaToronto, Canada

POES

IE

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www.larivieraonline.com Rattualità07

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Efficienza e cura ambientale:la svolta della Locridedovrebbe essere GreenIl tema ambientale, rimasto attuale anche durante la pandemia da Covid-19,è stato al centro della Giornata Mondiale dell’Ambiente, che ci stimolaall’impiego di fonti di energia rinnovabile. E allora sarebbe il caso di farsitrovare preparati a una “svolta green”, e non solo perché è al centro di unprogramma di investimenti colossale da parte della UE, ma anche perché èil modo più rapido di implementare l’economia dei territori depressi.

ROCCO MUSCARI

Si parla spesso di proposte per rilanciare il territorio. Di strategie dimedio e lungo periodo che possano innescare un circolo virtuoso cheporti al decollo della Locride creando posti di lavoro ed equità sociale.Ci sono opportunità che siamo chiamati a non lasciarci sfuggire. Bisognapensare a invertire la rotta della società attraverso delle scelte anchecoraggiose da parte dei rappresentanti politici.Il 5 giugno si è svolta la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Un eventoche ci ha portato a immaginare una svolta verde per il comprensorio, un“Green Deal della Locride” che si traduca in un percorso ambientalistaper un territorio che risulta particolarmente marginale rispetto ad altri.Un’occasione che guarda all’idea lanciata dall’Unione Europea di un“percorso verde” continentale, un programma particolarmente ambi-zioso per raggiungere, entro il 2050, la “neutralità termica”, ovvero azze-rare le emissioni nette di gas a effetto serra.Nel periodo della pandemia scatenata dal Covid-19 si è registrato il para-dosso di avere un ambiente che, secondo gli esperti del settore, non eracosì pulito da 70 anni a questa parte. E questo grazie ai minimi storicidell’inquinamento che ci hanno donato acque limpide e una natura fio-rita anche laddove c’era il grigiore dei fumi delle industrie.Il nostro mare è stato attraversato da molte specie di pesci che non sivedevano da decenni, alcune immortalate in video amatoriali.Un motivo in più per guardare all’equità sociale nel rispetto della natu-ra. Un’opportunità per ripensare le azioni strategiche per concepire unprogramma di sviluppo economico, quindi con opportunità di creareposti di lavoro, in linea con la nuova agenda europea degli investimentinel nuovo corso “verde”, che dovrebbe rappresentare la nuova via dellacrescita globale composta dal “Green Deal” e dalla digitalizzazione del-l’economia.In questo contesto anche la Calabria e, per quanto ci riguarda più da vici-no, anche la Locride, non possono mancare all’appuntamento “verde”che si sta programmando in Europa, tra l’altro attraverso risorse finan-ziarie di non poco conto.Filippo Giorgi, climatologo del Centro internazionale di Fisica teorica aTrieste, alcune settimane fa, in un’intervista, ha sottolineato che l’era delpetrolio è finita perché esistono altre fonti energetiche tecnologicamen-te più avanzate e convenienti: «Oggi la più conveniente in assoluto è l’i-droelettrico, il cui valore EROI (che sta per Energy Return OverInvested, ovvero il valore di una fonte energetica) varia da 50 a 250 aseconda delle condizioni. Il petrolio va da 5 a 15, il gas naturale da 5 a16, il carbone da 2 a 17, l’Olio di Scisto è addirittura fermo a 1,5. L’eolicoda 5 a 80. Il fotovoltaico da 8 a 80. Non è un caso che molti Paesi emer-genti, come Cina o India, abbiano accelerato la transizione verso la pro-duzione di energia da fonti rinnovabili».Le iniziative contenute nel “Green Deal” europeo prevedono millemiliardi di euro per l’ambiente nel prossimo decennio. In particolare, laCommissione Europea ha proposto di aumentare la quota del bilanciodell’UE rivolta alla spesa ambientale al 25%, che si ritiene possa fornire

500 miliardi di euro in finanziamenti nei prossimi 10 anni, attraversocanali come il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e altre iniziativesimili. Tra le misure previste spicca il nuovo Fondo per la GiustaTransizione, che la Commissione prevede di sostenere con diversi miliar-di presi dal bilancio comunitario.In questi giorni si è tornati a discutere dell’importanza che assume larivalutazione “green” nel pacchetto di misure per la ripresa presentatodalla Commissione europea. Infatti si pensa di inserire, per il nuovoQuadro finanziario pluriennale e per il Recovery Plan, 40 miliardi desti-nati proprio al “Just Transition Fund”, che dovrebbe ricadere e spingereulteriormente il Meccanismo per la Giusta Transizione che si componedi un fondo specifico e di un “Piano di investimenti per l'Europa soste-nibile” a sostegno dei lavoratori e delle imprese delle regioni più deboliin vista della riconversione industriale ed economica.Per accedere ai finanziamenti gli Stati dell’Unione Europea dovrannoproporre dei piani di transizione territoriale coerenti con i Piani nazio-nali per l’energia e il clima per il 2030. Per poterne beneficiare si devo-no individuare i territori ammissibili mediante appositi piani territoriali.Si prospettano investimenti importanti da parte della Commissione chepotrebbero aggirarsi intorno ai 25/30 miliardi di euro, destinati a soste-nere le Regioni che hanno meno capacità di gestire i costi della transa-zione in direzione di un’economia “neutrale” dal punto di vista climati-co.Nel nostro Paese circola da mesi un manifesto dal titolo: “Uscire dallapandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”, sottoscritto da 110 lea-der delle maggiori imprese e organizzazioni di imprese, in cui si sottoli-nea la necessità di adottare misure per rendere l’economia più resilien-te senza dimenticare la lotta al cambiamento climatico. In cui si invita apensare che non ci può essere economia circolare se non si recuperanoi rifiuti e si trasformano.L’impatto del progetto “green” coinvolge le filiere dei rifiuti con l’au-mento della raccolta differenziata, promuovendo la riconversione ener-getica. Guarda all’innovazione nella filiera agroalimentare, puntandosull’innovazione con l’agricoltura di “precisione”, “biologica”, “agroeco-logia” e sul benessere degli animali. E ancora, si impegna in favore delsettore dei trasporti, con investimenti a minore impatto di emissioni diCO2, in favore di veicoli elettrici. Altro settore coinvolto è quello dellecostruzioni, in cui si programmano prodotti di efficientamento energeti-co per l’edilizia.Si tratta di una svolta importante, per cui la sfida europea, che tra l’altrotrova nella Cina un interlocutore molto interessato, è di impatto globa-le.Il grande progetto del “Green Deal” europeo è solo all’inizio, ma in que-sto piano di sviluppo di medio (il 2030) e lungo periodo (il 2050) imma-ginato dall’Unione Europea si è chiamati a essere parte attiva, pensan-do a progetti innovativi che possano innescare un modello di crescitaalternativo e sostenibile per far decollare la Locride in direzione di un’e-conomia “verde”, nel rispetto dell’ambiente, per poter consegnare allefuture generazioni un mondo più pulito e vivibile.

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Devo dire che a leggere quanto accade nel mondonon ci si annoia mai. Tra drammi e isteriche com-pulsioni dovute alle guerre economiche diffuse e

combattute senza colpo ferire, almeno fisicamente, ogni nostroquotidiano si apre con una quantità infinita di notizie dove ildiscrimine, nonostante gli sforzi di commissioni varie, tra il vero oil falso, il serio e il faceto o il sacro e il pagano, occupano spazi sot-tratti al nostro contorno di vita. Così, anche quanto accade sulfronte della giustizia con indagini ad alta quota - in termini di per-sone e incarichi coinvolti che, tra CSM e avvocature varie, sem-brano distrarre da riflessioni cercando di disperdere un senso difrustrazione nel gioco del “mal comune” - o dopo le polemichesul fronte dell’offerta sanitaria cui si aggiunge la salsa forse insipi-da dell’emergenza vitalizi, rendono veramente interessante lacronaca della regione. Insomma, sembra che non si perda occa-sione per ricercare un modo, una notizia, un modello di comuni-cazione tale, nei fatti, a far parlare di sé. E, attenzione, in terminicomunicativi non è necessario che si parli solo bene… ma l’im-portante è che, nel bene o nel male… se ne parli. Ora ogni letto-

re, credo, vorrebbe che se ne parlasse in termini quasi positivi,magari per esorcizzare un presente nel quale l’ordinarietà dellavita delle persone più semplici non vorrebbe curarsi delle sensa-zionalistiche trovate di una politica senza meriti, o di funzionariche costruiscono notizie pensando che un’indagine possa andareben oltre le aule di un tribunale, se mai vi arriverà. Oppure, sem-pre il lettore, si auspica di poter leggere di una sanità che possaessere il simbolo, quasi etereo, di un’efficienza o di favole circavitalizi pagabili anche per un sol giorno al fortunato vincitoredella lotteria elettorale. Ma, spiace per lui, l’idea che la Calabriasia la terra dove tutto è possibile sembra quasi un gioco senza finenel rincorrere visibilità rendendoci, anche nel limite delle nostrepossibilità dialettiche e… culturali, spettatori quasi agnostici, epurtroppo apatici, di una sorta di Truman Show che non vorreb-be avere nulla da meno di quanto già non accade a livello nazio-nale con una differenza: quella di distinguerci per fantasia. Inquesta costruzione della notizia, o in questa recidivante capacitàdi sorprendere quasi come trasfigurazione di un impegno oniricoche non conosce sonnambulismi, ma chiari risvegli, ci giochiamo

il nostro distinguo ma anche il nostro futuro. In un mondo com-petitivo, e forse su questo anche l’Italia dovrebbe riflettere pernon imitare il nostro essere drammaturghi senza morale, non cisono sconti per chi la fa più grossa. La credibilità, è vero, è puressa merce rara: se non ce l’hanno alcuni Stati perché dovrebbetoccare a una Regione a porsi come esempio? Tuttavia è la capa-cità di buon senso e il limite del possibile e del ragionevole cheandrebbe posto come virtù, perché più comprensibile a chi soffredi abbandono. A coloro che credono e poi si disamorano dellapolitica quanto delle persone che dicono di rappresentarla nell’in-teresse di una comunità. In questo delirio di onnipotenza che con-tagia funzionari rampanti e amministratori locali, questi ultimiormai borgomastri di se stessi, ognuno gioca le carte che può peraffermare un senso di vanità e di azzardo politico, pur andandooltre un limite che non possono non conoscere. Ma è proprio ilsuperamento del limite che alla fine rovinerà il sistema e, tempibrevi o lunghi, sarà il collasso a portare alla luce quelle verità e leintenzioni che hanno contraddistinto pensieri e opere deinostri tempi.

CALABRESE PER CASO a cura di Giuseppe Romeo

Il nostroviaggio dei

ricordiprosegue

ripercorrendo la

settimanache va dal 7

al 13giugno.

7 GiugnoAccade che:1926 (94 anni fa): Antoni Gaudí, architetto spagnolo,tra le cui opere ricordiamo “La Sagrada Familia”, aBarcellona, viene investito da un tram. Morirà dopo tregiorni di agonia.1929 (91 anni fa): La Città del Vaticano diventa unostato sovrano. Vengono, infatti, ratificati i PattiLateranensi, siglati l’11 febbraio di quello stesso annonel Palazzo di San Giovanni in Laterano dal segretariodi Stato Pietro Gasparri, per conto della Santa Sede eda Benito Mussolini in qualità di Primo Ministro.Scomparsi oggi:2003 (17 anni fa): Muore a Polistena (Reggio Calabria)Antonio Piromalli, critico letterario. Nato a Maropati(Reggio Calabria) il 3 settembre 1920 è stato il lettera-to che più di tutti ha fatto per la Calabria, alla quale conla sua “Letteratura calabrese” ha dato la consapevolez-za del possesso di una grande civiltà. Tra le sue opere:“Carducci” e “Letteratura e cultura popolare”.

8 GiugnoAccade che:1638 (382 anni fa): Un violento terremoto colpisce ilversante orientale della Calabria, in particolare le loca-lità del Marchesato Crotonese e le pendici orientalidella Sila. L’intensità del terremoto è del 10º gradodella Scala Mercalli e distrugge sei paesi arrecandodanni gravissimi in altri quindici. Per fortuna non siregistrano vittime.1783 (237 anni fa): In Islanda, il vulcano Laki iniziaun’eruzione che durerà otto mesi, ucciderà più di 9.000persone e darà il via a una carestia di sette anni.Scomparsi oggi:1916 (104 anni fa): Muore a Bianchi (Cosenza) LuigiAccattatis, letterato e giornalista. Nato a Cosenza il 2novembre 1838, l’accademia cosentina lo ebbe comesuo Presidente nel 1886, anno in cui assume la direzio-ne de “Il calabrese”. Della sua attività letteraria vannoricordati: “Il Vocabolario del dialetto calabrese” e “Lebiografie degli uomini illustri della Calabria”.

9 GiugnoAccade che:

1889 (131 anni fa): Si inaugura a Roma, in Campo de’Fiori, il monumento a Giordano Bruno, ad opera diEttore Ferrari.1936 (84 anni fa): Galeazzo Ciano viene nominatoMinistro degli Esteri dal Governo Mussolini. Sarà fuci-lato l’11 gennaio 1944, perché accusato di tradimento.Scomparsi oggi:1967 (53 anni fa): Muore a Reggio Calabria NatalinoLanucara, latinista, poeta e scrittore. Nato a ReggioCalabria il 13 maggio 1916 è stato un poeta di buonprofilo. Tra le sue opere: “Fior di bosco” e “Voci ne l’e-tere”. Purtroppo non si impone con il romanzo: “Cittàdella corti”, in cui introduce per primo il tema dell’ono-rata società.

10 GiugnoAccade che:1934 (86 anni fa): La Nazionale italiana di calcio battela Cecoslovacchia per 2-1 e conquista il suo primo tito-lo mondiale.1940 (80 anni fa): L’Italia dichiara guerra alla Francia eal Regno Unito, entrando nella Seconda GuerraMondiale, alleata con la Germania.Scomparsi oggi:1190 (830 anni fa): Muore a Silifke Castle, Turchia,Federico I Hohenstaufen, meglio noto come FedericoBarbarossa. Nato nel 1122 circa nel Ducato di Svevia, èstato imperatore del Sacro Romano Impero e red’Italia.

11 GiugnoAccade che:1534 (486 anni fa): Jacques Cartier e il suo equipaggiocelebrano la prima messa in Nord America di cui siabbia notizia.1955 (65 anni fa): Avviene il “Disastro di Le Mans”(Francia). Con 84 vittime e 120 feriti è l’incidente piùgrave della storia dell’automobilismo.Nati oggi:1843 (177 anni fa): nasce a Reggio Calabria Rocco DeZerbi, politico, giornalista e scrittore. Tra le sue opere:“L’Ebrea”, “Il mio romanzo, confessioni e documenti”e “L’avvelenatrice”. Muore a Reggio Calabria il 20 feb-braio 1893.

12 GiugnoAccade che:1942 (78 anni fa): Anna Frank riceve un diario comeregalo per il suo tredicesimo compleanno. Esso diven-terà una delle testimonianze più importanti della per-secuzione degli ebrei.1964 (56 anni fa): Il Sudafrica condanna NelsonMandela all’ergastolo con l’accusa di cospirazione, peraver aiutato gli altri paesi a invadere il Sudafrica. Virimane per 26 anni.Nati oggi:1918 (102 anni fa): Nasce a Maratea (Potenza)Giuseppe Reale, intellettuale e politico. Da considerar-si a tutti gli effetti calabrese di adozione e vocazione.Ha vissuto e operato a Reggio Calabria dove, coninflessibile energia, ha diretto la rivista “Parallelo 38” ela prestigiosa collana “Calabresi nel mondo”.L’Accademia delle Belle arti, il Conservatorio musicale,l’Università per Stranieri Dante Alighieri sono suecreature. È Deputato della Democrazia cristiana perquattro legislature a partire dal 1958. Muore a ReggioCalabria il 18 maggio 2010.

13 GiugnoAccade che:313 (1.707 anni fa): Viene promulgato l’Editto diMilano a nome di Costantino e Licinio, che sancisce lalibertà di culto per tutte le religioni.1967 (53 anni fa): Thurgood Marshall è il primo afroa-mericano membro della Corte Suprema degli StatiUniti D’America.Nati oggi: 1888 (132 anni fa): Nasce a Lisbona (Portogallo)Fernando Antonio Nogueira Pessoa, poeta e scrittore.Il critico letterario Harold Bloom lo definì, accanto aPablo Neruda, il poeta più rappresentativo del XXsecolo. Muore a Lisbona il 30 novembre 1935.

Aforisma della settimana: “Non preoccuparti se glialtri non ti apprezzano, preoccupati se tu non apprezzite stesso”. Confucio

Rosalba Topini

Il tempo dei ricordi

Fine di una notte di mezza primavera

Accade che…

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GIUDIZIARIA

Con una recente sentenza la II Sezione dellaCorte di Cassazione ha affermato che, in temadi revisione, la sopravvenuta procedibilità a

querela del reato di appropriazione indebita pereffetto del d. lgs. nº 36 del 2018 non costituisce prova nuova aisensi dell’art. 630, comma 1, lett. c), cod. proc. pen. nel caso incui la modifica normativa sia intervenuta successivamente alpassaggio in giudicato della sentenza della quale si chiede larevisione.La questione sottoposta all'attenzione della Corte riguarda ilcaso di una sentenza di applicazione della pena relativa a unreato procedibile d'ufficio sia al momento della sua consuma-zione che all'epoca della pronuncia della sentenza e che, solo inepoca successiva al passaggio in giudicato della sentenza stessa,per effetto di una riforma normativa, è divenuto procedibile aquerela di parte che non risulta essere stata mai presentata.“Deve, innanzitutto, essere evidenziato che in un caso comequello in esame non può devolversi la decisione al giudice del-l'esecuzione ex art. 673 cod. proc. pen. non vertendosi in ipote-si di abolizione del reato o di dichiarazione di incostituzionalitàdella norma incriminatrice. Questo caso specifico riguarda unmutamento della condizione di procedibilità del reato derivan-te da una mera modifica normativa intervenuta successivamen-te al passaggio in giudicato della sentenza della quale si chiedela revisione, modifica normativa di certo non assimilabile alconcetto di ‘prova nuova’”.Prendendo le mosse da un inquadramento della remissionedella querela non tanto come istituto sostanziale e per questoassimilabile alle altre cause di estinzione del reato, quanto piut-tosto in ragione della sua capacità di differenziarsi dalle dettealtre cause di estinzione per la caratteristica che essa presentanon solo di estinguere il diritto punitivo dello Stato, ma di para-lizzare la perseguibilità stessa del reato: “con la conseguenzadella massima estensione da attribuire al termine ultimo per lasua rilevazione, secondo il disposto dell'art. 152, terzo comma,cod. pen., e cioè ‘fino alla condanna irrevocabile in senso for-male’”.La stessa sentenza “Chiasserini” non ha mancato però anchedi rilevare che “in caso non di remissione, ma di ‘mancanza’ diuna condizione di procedibilità, la problematica appare ‘davve-ro non coincidente’ non fosse altro, aggiungono Sezioni UniteSalatino, perché il tempo per la relativa rilevazione, sia secon-do il disposto dell'art. 129, comma 1, cod. proc. pen. sia secon-do quello dell'art. 609, comma 2, cod. proc. pen. per l'eserciziodei poteri officiosi sia, soprattutto, secondo la norma transito-ria dell'art. 12 del d.lgs. 36/2018, è, per la rilevazione tanto dellamancanza originaria quanto di quella sopravvenuta, quellodella pendenza di un ‘processo’ al punto che la questione è pre-clusa dalla presentazione di ricorso inammissibile che deve rite-nersi quindi idonea a determinare il giudicato sostanziale. Daciò ne deriva la conseguenza che il confine ampliato per la rile-vazione della remissione di querela, su un terreno che privile-gia il dato cronologico (fino alla condanna irrevocabile e cioè algiudicato formale) su quello dei rapporti processuali validi, inlinea generale, per le altre cause di non punibilità (pendenzadel processo in ragione della presentazione di un ricorsoammissibile, e quindi mancata formazione del giudicatosostanziale) può ben valere anche nel caso in cui ci si trovi inpresenza di sentenza di condanna divenuta irrevocabile primadell'intervenuta modifica normativa sulla procedibilità delreato”. Traendo le conclusioni da quanto fin qui evidenziatoritiene il Collegio che: a) deve ritenersi, in assenza di unanorma transitoria del d.lgs. nº 36/2018 che abbia regolato situa-zioni come quella qui in esame, che l'intervenuto mutamentodella condizione di procedibilità del reato non può certo assi-milarsi al concetto di “nuova prova” rilevante ex art. 630,comma 1, lett. c), cod. proc. pen. ai fini di una richiesta di revi-sione di sentenza la cui irrevocabilità sia intervenuta prima del-l'intervenuta modifica normativa; b) in considerazione dellanatura mista (sostanziale e processuale) dell'istituto della que-rela, deve applicarsi il disposto dell'art. 2, comma 4, cod. pen.,secondo il quale “se la legge del tempo in cui fu commesso ilreato e le posteriori sono diverse, si applica quella le cui dispo-sizioni sono più favorevoli al reo…” tenendo però conto delfatto che nel caso in esame opera l’insuperabilesbarramento contenuto nell'ulteriore inciso dellamedesima norma “salvo che sia stata pronunciatasentenza irrevocabile”.

FRUTTI DIMENTICATI

La revisione in temadi appropriazioneindebita

A TAVOLA CON BLUETTE

PIRUS COMMUNIS L.FAMIGLIA ROSACEE

La Calabria penso sia l’area geografica più ricca divarietà di peri e, forse, quella più ricca di biodiver-sità in genere tra le regioni d’Italia, Paese a sua voltapiù ricco al mondo in questo settore.Parlare di peri è molto complicato, in Calabria, incui in ogni territorio, anzi in ogni Comune, esistonodelle varietà talvolta non presenti nei centri limitro-fi.Però succede che, talvolta, vengano indicate connomi diversi delle varietà uguali, chiamate appuntoin modo differente in comuni diversi.L’anno scorso, a cominciare dalla fine di Maggio, micontattò Sebastiano Giorgi, di San Luca, che avevoconosciuto nel 2007 nella bottega d’arte di Bovalinodel liutaio Bruno Marzano, che doveva prepararedegli strumenti musicali da consegnare al comunedi Ardore in qualità di Comune capofila di un pro-getto finalizzato alla promozione del mio libro“Giochi, Giocattoli e Strumenti Musicali dellaLocride”, resa possibile da un finanziamento elargi-to dall’assessorato alla cultura della RegioneCalabria, all’epoca guidato da DomenicoCersosimo.Durante la presentazione del libro, in una sala delcastello dei Gambacorta, ad Ardore Superiore,Sebastiano aveva accompagnato al tamburello, conValentino Santagati che suonava la lira, il cantoreD’Agostino di Contrada Junchi, di Gioiosa Jonica.Sebastiano mi chiedeva notizia di un pero che pro-duceva dei frutti eccezionali di cui gli aveva parlatola madre circa cinquanta anni prima e che era deno-minato “Muzzica e Mbivi” in quanto, oltre a delizia-re colui che lo avrebbe mangiato, lo avrebbe disse-tato pure.Due anni fa avevo conosciuto il gentilissimo FilippoZucco di Ciminà, che mi mostrò in un suo campodue piante di pero “Muzzica e Mbivi”, di cuiseguimmo i suoi frutti fino alla fase di maturazione,facendo confronti e facendoli assaggiare a coloroche la conoscevano con certezza.Gli “assagiatori” non furono convinti del tutto, percui fu necessario aspettare l’esito che ci diede il perodi Natalino Zuccalà di Ardore, che ha una solapianta di “Muzzica e Mbivi” in contrada Notaro.Natalino aveva recuperato l’innesto nell’unica pian-ta esistente in contrada Potito di Ardore, ma unincendio l’aveva distrutta e già due anni prima lasua pianta aveva rischiato di perire per via di unincendio divampato in un campo vicino.Natalino è molto serio e garantì sulla sua attendibi-lità il suo e mio amico, il dottore Grenci di Ardore,esperto ed estimatore delle pere del nostro territo-rio.

Dunque Sebastiano attese con ansia l’esito del perodi Natalino, che per dono speciale, mi ha preparatouna pianta di Muzzica e Mbivi.Intanto Sebastiano curò il suo campo di San Luca,ubicato in contrada Palazzi, a circa 500 metri di alti-tudine, dove cerca di salvare varietà di piante inestinzione, specie del suo paese, non disdegnandoaltre dei paesi vicini; fra l’altro possiede due varietàdi fichi abbastanza inusuali altrove e che ormai dasolo difende dall’estinzione.Nel suo campo ha alcune varietà di peri, tipici delsuo comune, ormai estinte altrove, tra cui la Trìsina,che veniva denominata a Ferruzzano Crìsina, chesignifica dal color dell’oro, in quanto producevapere caratterizzate da un giallo brillante, ma quellaa cui tiene in modo particolare è il Pero Bacamorto,che era speciale e, secondo il racconto della madre,era fantastica fino agli anni trenta del ‘900, quandoall’improvviso cominciò ad ammalarsi durante lamaturazione.L’affermazione di Sebastiano corrispondeva averità, in quanto la mosca mediterranea della fruttao Ceratis Capitata, originaria dell’Africa, cominciòa diffondersi in Europa proprio a partire dalla finedegli anni ‘20, per cui prima, ogni tipo di frutta, nonaveva bisogno di trattamenti per conservarsi intatta,perché non c’erano gli insetti che la insidiavano eche odiernamente la rendono non fruibile senzainterventi con medicinali non certamente utili allasalute.Pertanto le pere della varietà Bacamorto, chiamatacosì per il verde intenso che le caratterizzano, simi-le ai frutti del bergamotto prima che virino al giallo,erano speciali, in quanto maturavano nella primaquindicina di settembre, quando tutte le altre pereestive erano già terminate.In aggiunta a questo, nonostante la forma non ele-gante, hanno un gusto particolare, dolce al puntogiusto, dalla polpa delicata, succosa e quasi lique-scente.Peccato, però, che la mosca mediterranea dellafrutta la rovini in parte, ma si potrebbe ricorrere aun espediente che impedisce la formazione dellalarva dentro il frutto dopo la puntura sulla bucciadella Ceratis.Bisogna cogliere i frutti 15 giorni prima della matu-razione sulla pianta e sistemarli al fresco; così matu-reranno lentamente e non bacati.Stranamente, favoriscono la maturazione dei fruttiacerbi, le mele di qualsiasi varietà, per cui accantoalle pere non mature, è consigliabile collocare dellemele.

Orlando Sculli

Pero bacamorto

STRONCATURACON ALICI,POMODORINI EOLIVE

BRIGANTI

«State lontani, non camminate attaccati; la mascherina non è un copri-doppiomento e nemmeno un cerchietto, deve coprire pure il naso; i guan-ti non sono obbligatori ma è molto consigliato usarli; col virus non si scher-za, sono seicento euro di multa se vi abbracciate, e se vi baciate vi portia-mo in caserma per una notte e poi vi facciamo bere l’Amuchina…» Oltrea Olivina che vomitava per lo smarrimento provocato da un impulso amo-roso, ora anche la pattuglia di assistenti cinici vomitava fesserie dall’altodel megafono. “E questi qua mo’, chi sono?” Si chiedeva Gelsomino, cheintanto era curvo su Olivina. Con la mano reggeva la sua fronte mentrelei sputava fuori tutti i sentimenti che teneva stretti in anima e soprattut-to in corpo. «Gelsomino, come fai ad essere così buono con me? Ti hospruzzato nella schiena quella schifezza di igienizzante il primo giorno cheti ho visto, tu mi cercavi e io ti sputavo, tu tornavi e io ti rubavo il cane perfarti venire da me…» «Ed ora mi hai preso pure a calci, Olivina…» rispo-se lui. Si piegò di nuovo per eliminare gli ultimi succhi gastrici provocatidal suo orgoglio, poi si calmò e si mise a sedere per terra, tra le braccia del-l’uomo che aveva sempre scacciato, ma che in cuor suo voleva custodire.Non badando al branco di assistenti cinici che andavano in cerca di unpretesto per intascare la ricompensa, i due giacevano sognanti come inpreda a una paralisi, o peggio: come ipnotizzati da una pozione d’amore

che non ha antidoto. L’estasi durò giusto il tempo di uno sguardo, e poi ilmaledetto branco ululante si fece vicino e forte, e non poteva più essereignorato. Decisi a non rendere vano tutto quello che li aveva fatti innamo-rare, passarono all’attacco: saltarono dietro a un cespuglio e, dopo esser-si ben nascosti, cominciarono a scagliare con tutte le forze le pietre piùgrandi che gli capitavano sotto mano contro i malcapitati megafonati. Siinnescò un fuggi fuggi generale, perché i fresconi non si aspettavano unareazione dal popolo imbecille. Ma questi erano effettivamente più imbe-cilli di ciò che essi stessi pensavano, e corsero via con la coda tra le gambe.I due, da dietro al cespuglio, esultarono pacatamente per la breve batta-glia vinta, e finalmente riuscirono a guardarsi per un minuto intero senzadistogliere lo sguardo, tenendosi strette le mani. Ma ovviamente nonpoteva finire così in bellezza: da lontano si udì il rumore di un cingolatoche si avvicinava molto piano, ma minaccioso. Le mani intrecciate ora siaggrovigliavano fortemente per il timore di doversi staccare di nuovo.«Olivina, sono stufo!» Disse Gelsomino a denti stretti, e lei cominciò achiedersi il perché, con la paura che fosse già stufo di lei. E restò col dub-bio per un tempo che le parve infinito.

Brigantessa Serena Iannopollo

L’amore ai tempi del Coronavirus - Parte tredicesima

Questa settimana con un artista tra-sformista e stilista Franco Stumpo;Face book: Franco Stumpo

Difficoltà: Bassa Preparazione: 20min. Costo: Medio Dosi: 4 per-sone

INGREDIENTI :Stroncatura 350 gr.; pomodorini 300gr.; alici sott’olio 20 gr.; pangrattato60 gr.; olive 10,; 1 spicchio aglio, pepe-roncino, prezzemolo, olio.

PREPARAZIONE:1) Scottate i pomodorini e tagliateli aquadretti;2) In una padella fate sciogliere laacciughe assieme uno spicchio d’a-glio, aggiungete le olive, spezzettate ipomodorini e fate andare a fuocobasso per 10 min..3) Tostate il pane grattugiato in unpadellino.4) Lessate la stroncatura in abbon-dante acqua salata, scolarla e unirla alcondimento, saltando il tutto x unminuto.5) Posizionare ricoprendo la stronca-tura con il pane tostato. 6) Servire ben caldo.

Alla prossima ricetta !!!

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Come trasformare un desideriovisionario in possibilità

Per una volta tralascio il Covid-19, anche se è causa fondamen-tale, non la sola, dell'argomento. Il turismo è il comparto chesubirà le perdite più rilevanti, speriamo per un tempo limitato.Di tutte le attività è quella che sconta al massimo i limiti impo-sti dal contenimento dell'epidemia.Le attività connesse, per definizione, necessitano e cercanosocializzazione. I viaggi, le visite ai musei, i bar, i ristoranti, iconcerti, le discoteche e così via sono esattamente le attivitàche rendono problematiche le misure di distanziamento socia-le, unico vero antidoto alla diffusione del virus. Ilaria Capua hautilizzato una felice metafora per spiegare la velocità del con-tagio: un virus trasportato da una grande supposta, l'aereo.È appunto la velocità di spostamento delle persone che con-sente all'ospite di girare il mondo, portando ovunque la pande-mia.Il turismo rappresenta oltre il 13% del PIL.L'Italia è da sempre una meta d'elezione. Inutile spiegare imotivi. Sono scritti nella Storia e nella natura. Da quattro mesitutto è fermo.Chiuso, come ciascuno di noi, in un triste ma necessario lock-down.La ripartenza è problematica. Pesano innanzitutto la perdu-rante paura, legittima, le difficoltà economiche, le restrizioniancora necessarie, che limitano la voglia di socializzazione, diabbraccio. Ma il comparto deve ripartire. Anzi è quello chepuò fare da apripista a un nuovo modello di sviluppo che tengaassieme Turismo, Agricoltura e Cultura. Da quando mi occu-pavo di Mezzogiorno, ormai 22 anni or sono, predico lo stessomantra.Per comodità mi riferisco alla mia Calabria, alla Locride inparticolare.Intanto perché è la regione che meglio può conciliare la tria-de, poi, perché essendo la regione più arretrata, merita un’at-tenzione maggiore. Infine perché il Mezzogiorno non è un uni-cum indistinto, per cui sarebbe più corretto parlare di mezzo-giorni, ciascuno con specifici modelli di sviluppo.La Calabria ha caratteristiche uniche.È lunga, stretta, baciata da due mari. Jonio e Tirreno. Con alcentro l'Aspromonte selvaggio.Il territorio è diviso da valloni che segnano gli antichi Limes ecostituivano le vie di comunicazione dell'Italica gens, dei feni-ci, dei Greci, dei romani, dei bizantini, degli arabi, dei norman-ni, insomma dei nostri progenitori.Ciascuno di questi popoli ha lasciato tracce indelebili di civiltà,tali da rendere la Calabria la regione con il più alto numero disiti archeologici (Donzelli).In virtù di queste caratteristiche morfologiche è il caso di sosti-tuire il tradizionale concetto di Riviere con quello di Vallate.Perché il mare, per quanto unico, non è la sola ricchezza.Raggiungere in 15/20 minuti monti meravigliosi, quasi a 1.000metri, è un privilegio unico. Come la possibilità di visitare bor-ghi diffusi abbarbicati tenacemente alle rocce e affacciati su unmare incantevole. Insomma, un pacchetto di meravigliosi per-corsi che attraversano sentieri selvaggi consentendo di trascor-

rere una piacevole giornata tra mare, siti archeologici, borghi,pinete. What else?Eppure… Eppure tutto quello che è lì, a portata di mano, sten-ta a partire, rulla e si ingolfa. Proprio quando quel particolareturismo potrebbe costituire la tipologia più ambita, per unavacanza che concili varietà di offerta, limitato affollamento,sicurezza.Cercherò, per brevità, di riassumere alcune urgenze necessarieper trasformare il desiderio visionario in possibilità.Il preambolo è costituito sicuramente dall'integrazione deicentri decisionali. Troppi e spesso conflittuali. I territori comela Locride vanno vissuti come unica realtà, superando gelosiecampanilistiche e in alcuni casi anche le inutili parcellizzazioniistituzionali. Troppi piccoli comuni.I trasporti devono essere pensati con la logica del trasportourbano. Devono, in un sistema a raggiera, collegare mare emontagna, con frequenza, almeno nel periodo estivo, e ferma-te ravvicinate.Serve un censimento del patrimonio rurale abbandonato o darestaurare, concentrando a questa finalità parte dei fondieuropei, spesso inutilmente parcellizzati.Il recupero del patrimonio rurale, unitamente alla valorizza-zione dei borghi, può ridisegnare il territorio, restituendo aesso fascino e antica bellezza. Naturalmente il recupero dev'es-sere finalizzato alla fruizione turistica.Il recupero delle zone interne vale il rilancio di tradizioni cul-turali, linguistiche, agricole, enogastronomiche. In una parolaquel recupero di identità che tanto difetta ai nostri territori, ela cui assenza ha affidato all'oblio luoghi, tradizioni, letteratu-ra. Sol chi non lascia eredità di affetti poca gioia ha dell'urna(Foscolo).Tralascio tutto il tema, noto, del collegamento Nord-Sud, cro-naca di questi giorni.Vorrei infine sollecitare l'urgenza della definizione di presidisanitari al livello delle necessità di sicurezza, resa più acutadalla pandemia. Inutile elencare cosa necessita, altrimentisarei indotto a chiudere qui.Ma ci credo. La crisi e le risorse impiegate possono consentiredi superare questi gravi limiti, come devono finalmente risol-vere l'annoso problema della depurazione delle coste. Non èuna patente di sanità. È di civiltà.Gli operatori turistici devono imparare a fare squadra, la reci-proca valorizzazione è un valore aggiunto. Le gelosie non pro-ducono ricchezza.Bensì tristezza. Marketing territoriale, intelligente, GrandiEventi, anche ambiziosi.Così si rilancia un territorio che custodisce il ParcoArcheologico di Locri Epizephiri, la cattedrale di Gerace, laVilla Romana di Casignana, la Cattolica di Stilo, il CastelloCarafa di Roccella.E potrei elencare all'infinito.P.S. Recentemente Franceschini ha rilanciato questo modello.Speriamo sia conseguente. E chi deve l’incalzi.

Francesco Riccio

La pandemia da Covid-19 ha reso attuale ildibattito sul rilancio dell’economia calabrese e,

nello specifico, sul turismo, realtà socio-economica di maggior successo in un territorio

come il nostro. Eppure, al netto delle enormipotenzialità, la Calabria sfrutta solamente unaminima parte delle sue risorse per alimentare il

comparto, che potrebbe essere un volano disviluppo per l’intero territorio con piccoli, ma

importantissimi, accorgimenti.

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È la proposta avanzata dal GALTerre Locridee, che il 15 giugno siriunirà per avviare un percorso di

valorizzazione del nostrocomprensorio per trasformarlonella prossima meta culturale

europea. Un dettagliatoprogramma di sviluppo sociale

ed economico che potrebbe dareslancio all’economia del

comprensorio mettendo invetrina le nostre bellezze.

La Locride si candida a Capitaledella Cultura Italiana 2025

ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

Ricominciamo, ripartiamo o, meglio ancora, ristampiamo, perché in realtà non ci siamo maifermati.Sì, perché da quel famoso 7 marzo è cambiata la vita di tutto il mondo, e anche la nostra.Ricordo bene quei giorni, ero consapevole che sarebbero stati dei passi nella storia, non solola mia, ma quella di tutta l’umanità. Nei giorni a seguire, a poco a poco, i paesi si sono svuo-tati, solo in pochi luoghi si vedevano persone, le strade erano tutte deserte, tutte le attivitàerano chiuse. Ricordo ancora un nostro video dei vari paesi della Locride deserti, in cui icommenti della gente trasudavano preoccupazione. È stato il tempo dello slogan #iorestoa-casa, è stato il tempo delle mascherine, dei guanti e del distanziamento sociale. Anche noiabbiamo dovuto adeguarci e, infatti, siamo usciti con il numero 12 del 15 di marzo, un edi-zione speciale in cui avevamo interrotto tutti i contratti pubblicitari, per dare informazionisolo su le attività aperte che potevano fare servizio a domicilio. È stata anche questa un’es-perienza difficile, sostenuta persino dall’associazione dei comuni della Locride, perché sitrattava di uno dei pochi strumenti che avevamo a disposizione per mantenere informata lagente. Ma il lunedì abbiamo capito che la paura della gente non permetteva di ritirare ilgiornale solo nelle edicole. Per cui abbiamo deciso di migliorare l’offerta online e fermarcicon la stampa settimanale. Infatti il numero 13 è stato distribuito online e tramite Whatsapp.

Solo ora mi rendo conto di non aver citato il nome del nemico, Covid-19 o Coronavirus, untermine che non conoscevamo e che, in pochissimo, tempo è diventato uno dei più usatisulla faccia della terra. Nemico, perché dappertutto si contano i morti, nemico perché hamesso in mostra tutte le debolezze del genere umano.Noi abbiamo continuato a lavorare, tra i pochi a uscire di casa ogni giorno, tra i pochi autor-izzati a girare per le strade e per i paesi. Abbiamo visto cose che pochi possono aver visto,sembrava un film di fantascienza partire da Bianco e arrivare a Monasterace senza incon-trare nessuno, se non le auto delle Forze dell’Ordine. Quindi abbiamo stretto la cinghia e,nonostante l’economia si fosse fermata, abbiamo continuato a dare la nostra informazioneonline per tutto questo periodo.Per noi è stata dura, caro lettore, perché devi sapere che non abbiamo nessun finanziamen-to, e nessun compenso da Enti Pubblici, tutta la nostra forza risiede nella fiducia dei clientiche investono per la loro comunicazione; in sintesi viviamo di pubblicità, la PigrecoComunication srl., la concessionaria pubblicitaria della “Riviera”, ha dovuto chiudere il 9marzo come tutti, senza possibilità di vendere, anche perché non c’era a chi vendere.Oggi è un bel giorno perché, finalmente, dopo tutto questo, vediamo la luce, abbiamo sen-tito i nostri clienti, abbiamo chiamato la stampa e siamo pronti a tornare in edicola la prossi-ma settimana, finalmente anche noi convinti che davvero “andrà tutto bene”.

RistampiamoSAREMO IN EDICOLA DUE DOMENICHE AL MESE, MA NON VI LASCEREMO MAI

SOLI, PERCHÈ LE ALTRE DUE CI TROVERETE COMUNQUE ONLINE.

RICOMINCIAMO, RIPARTIAMO O, MEGLIOANCORA, RISTAMPIAMO, PERCHÉ IN REALTÀ

NON CI SIAMO MAI FERMATI.

Rovine maestose di città magnogreche,palmenti arcaici scavati nella roccia, pro-fumi di oriente nell’architettura sacra,centri storici secolari sulle montagne pro-spicienti al mare, biodiversità prorom-pente nella natura dei luoghi, roccheinarrivabili che toccano il cielo… Signori,è la Locride!Un territorio dal fascino unico, in cui lestratificazioni di oltre duemila anni di sto-ria si fondono nel paesaggio aspro dell’in-terno, che va addolcendosi nei rilevi colli-nari degradanti verso la costa. Dove lecomunità difendono con forza la propriaidentità e i valori sociali e di una culturaantica.Il GAL Terre Locridee promuove l’ini-ziativa di candidare la Locride a“Capitale Italiana della Cultura 2025”,

nella convinzione della dimensione inter-nazionale del territorio e della presenzadi un patrimonio dalle componenti uni-che ed emergenti, in un contesto omoge-neo e vitale, nel quale il principio delladiversità è al centro dei processi di svilup-po.È stata avviata la definizione di un pro-gramma articolato di azione, che coinvol-ge la gente e tutte le comunità dell’area,che prevede una fitta opera di partecipa-zione, di sensibilizzazione, di studio ericonsiderazione dei propri valori, secon-do modalità capaci di garantire un impat-to a lungo termine delle attività, anche intermini di ricaduta nella crescita sociale eculturale del territorio. Il lavoro cheimpegnerà per i prossimi anni ha l’obiet-tivo di mettere in luce la ricchezza e la

diversità nella cultura di un lembo diCalabria, attraversato da genti ed eventiche hanno lasciato tracce indelebili nellanatura, negli uomini e nelle donne dellaLocride. Servirà per accrescere il senso diappartenenza a una terra, a comprende-re meglio le proprie radici, a catapultarsioltre per abbracciare culture e paesi altri.Il GAL Terre Locridee si avvarrà dellapreziosa collaborazione di “Officine delleIdee”, cooperativa calabrese con elevatecompetenze ed esperienze nel campodella comunicazione e della creativitàculturale, il cui contributo sarà determi-nante per potenziare il profilo internazio-nale del territorio e valorizzarne l'imma-gine.La Locride si appresta, per i prossimianni, a diventare un grande laboratorio

aperto, per accogliere idee, dare vitalitàalle comunità e alle culture locali, ricom-porre la mappa del paesaggio storico del-l’area. Un laboratorio inclusivo per fon-dere esperienze e saperi e per restituireconoscenza. Un laboratorio sociale chevedrà la partecipazione di tutte le realtàoperative del territorio, che accoglieràinfluenze dall’esterno, instaurerà relazio-ni e si aprirà al mondo.Il GAL comunica che il 15 giugno, alleore 18:00, nel Parco ArcheologicoNazionale di Locri, si terrà il primoincontro di presentazione e organizzati-vo, alla presenza dei Sindaci del territo-rio, del mondo delle imprese, delle asso-ciazioni. L’incontro sancisce l’avvio deilavori per la candidatura della Locride a“Capitale Italiana della Cultura 2025”.

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www.larivieraonline.com Rcultura07

GIU

GNO

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Il pranzo in famiglia è un rituale antico che si è evolutocon il tempo, ma che non ha mai smesso di

accompagnarci, nemmeno durante la pandemia. Essoporta con sé caratteristiche uniche, che rievocano in

ciascuno dei noi dei ricordi stimolati da profumi e saporidestinati a rimanere scolpiti nella nostra memoria e a

rendere più leggeri anche i momenti di angoscia…

Ho ascoltato troppe volte storie di violenza, caratterizza-te da comportamenti sistematici e ripetitivi verso bambi-ni e ragazzi, già a partire dalla scuola dell’infanzia.Atteggiamenti violenti che passano per ragazzate, consi-derate troppo spesso erroneamente uno scherzo.Quando c’è qualcuno che soffre, non può mai essere ungioco o uno scherzo: di questo dovremmo essere tutticonsapevoli. Il comportamento violento e prevaricatorepuò assumere diverse forme, alcune più silenti e difficilida riconoscere, ma che fanno sentire chi viene preso dimira annientato da un dolore che, spesso, non riescenemmeno a comunicare. Quando pensiamo al compor-tamento violento ci viene subito in mente l’aspetto fisicoe quindi botte, spintoni, calci, pugni. Esiste, però, ancheuna violenza verbale e psicologica che è molto più sotti-le e sommersa, quella caratterizzata da continue derisio-ni, dal sarcasmo, dall’esclusione dal gruppo, dal fare sen-tire la vittima non considerata e sbagliata. Tutti questicomportamenti portano la vittima a “nascondersi puressendoci”. E così, giorno dopo giorno, tutto divienenormale e scopriamo che 3 adolescenti su 10 sono vitti-me di bullismo (dati dell’Osservatorio NazionaleAdolescenza) spesso con la complicità del silenzio deicompagni, che non si rendono conto della grande soffe-renza e degli esiti psicopatologici che tale dinamica inne-sca. Purtroppo è proprio l’omertà che alimenta la morsadella violenza, tante volte per mancanza di consapevo-lezza della gravità che tali atteggiamenti generano nellapsiche dei soggetti in età di sviluppo. Quello che fa piùmale alle vittime è che “tutti sanno e nessuno intervie-ne”, “si diviene invisibili” nella propria sofferenza e ci sichiude nel proprio dolore, senza riuscire a comunicarloa nessuno e a chiedere aiuto. Spesso questi bambini equesti ragazzi non riescono a esprimere il loro vissutoperché temono di non essere compresi o perché hanno

una gran paura che, denunciando i soprusi, le cose pos-sano addirittura peggiorare. Mi è capitato più volte,soprattutto con gli adolescenti, di sentirli sminuire leprevaricazioni ricevute, nel tentativo di giustificare icompagni. Questo accade per due motivi: il tentativo didare meno peso a ciò che di tremendo sta accadendoloro (quindi il rifiuto di accettare che ciò che sta avve-nendo sia davvero reale) e per cercare in qualche mododi guadagnarsi la fiducia dei compagni ed evitare di esse-

re esclusi del tutto dal gruppo. Ricordiamo che per iragazzi l’appartenenza al gruppo è vitale, il sentirsiaccettati dai coetanei è un bisogno fondamentale checontribuisce alla creazione della propria identità, allacostruzione di un senso di sicurezza e di un’adeguataautostima. Le vittime di bullismo invece rimangonospesso isolate e si portano dietro un grande senso di ina-deguatezza che, se non elaborato, può avere grandiripercussioni sia a breve che a lungo termine. Negli ulti-

mi anni, peraltro, i comportamenti prevaricatori avven-gono anche mediante la tecnologia, smartphone esocial, andando così a impattare in maniera incontrolla-ta sullo spazio personale delle giovani vittime. Il cyber-bullismo, questo il suo nome, invade in maniera ancorapiù grave la quotidianità di chi subisce questi atti di vio-lenza, andando a intaccare la sua privacy e costituendoun vero e proprio incubo. Che cosa possiamo fare perproteggere i nostri ragazzi? L’escalation di violenza a cuistiamo assistendo negli ultimi anni impone una profon-da riflessione e la ricerca concreta di soluzioni. Le agen-zie educative per eccellenza, famiglia e scuola, devonoattivamente collaborare per arginare il fenomeno.Come? Prima di tutto occorre saper riconoscere i segna-li, spesso sottovalutati, che i ragazzi mandano. Ribadiscoche troppe volte i ragazzi non parlano con gli adulti diriferimento, genitori e insegnanti, perché convinti di nonessere ascoltati e soprattutto capiti. Occorre dunqueinformarsi e formarsi su questo fenomeno, che è unavera e propria emergenza psicosociale È fondamentaleche venga dato maggiore spazio all’aspetto emotivo siaall’interno delle famiglie sia della scuola, che rappresen-tano i contesti in cui si plasma la personalità dei minori.È necessario, però, prima di tutto, che gli adulti sianod’esempio fornendo uno specchio che funga da model-lo per bambini e ragazzi. Troppo spesso sono proprio gliadulti a mandare messaggi contradditori: cercano e pre-tendono il rispetto ma prevaricano continuamente l’al-tro. Stiamo diventando una società sempre più indivi-dualista, che tende a schiacciare e annientare i più“deboli”. Dobbiamo necessariamente tornare al rispet-to dell’altro, e dobbiamo anche farlo subito, prima chesia troppo tardi.

Francesca RaccoDisegno di Chiaraluna Zurzolo

DIAMO SPAZIO ALL’ETÀ EVOLUTIVA

Pranzo in famiglia: un rituale di grandebellezza ai tempi del Coronavirus

Bullismo: quale il ruolo della famiglia e della scuola?

Anche oggi, come ogni giorno ormai dal 10 marzo, misono ritrovato a pranzo con mia moglie e mio figlio.Rinchiusi in casa in quarantena. Nel giro di pochissi-me ore, un ingordo killer ci ha sottratti alla nostra quo-tidianità, mettendoci tutti in scena su un palcoscenicoinflessibilmente domestico. Ma il mio pranzo con lafamiglia di oggi, meraviglioso momento della vita, miha riportato al pranzo con la mia famiglia di un altrotempo, quella delle mie origini a Gerace. Quel pran-zo ha costellato tutta la mia adolescenza. E oggi mi èapparso come in uno specchio. Un ricordo incantevo-le che mi ha fatto inspirare il profumo di un’essenzariposta ma non perduta e che ha inondato il paradisodella mia adolescenza. Non c’è stato sforzo dell’intel-ligenza. Dopo quasi trentasei anni, ho ritrovato quelpassato involontariamente. Senza alcun tempo nelmezzo.Se mi sono commosso? Sì, mi sono commosso. E misono sentito felice improvvisamente. Mentre pocoprima di iniziare ero oppresso dalla giornata grigia,dalle incessanti notizie di morte, dall’idea di un doma-ni incerto, ho assaporato, con toccante emozione ilricordo di quando rientravo, tutti i giorni, all’ora dipranzo, dal liceo.Il bel Palazzo di Città, che ospitava la mia scuola aLocri, si trova al centro dell’abitato. Era a me partico-larmente caro, perché alla posa della prima pietra, nelgiugno del 1880, ne prese parte il mio bisnonno,Giuseppe Spanò. Quell’edificio è stato anche sededella Corte di Assise penale, dove Alberto Spanò, mioprozio, è stato per svariati anni Presidente.Appena suonava la campanella mi recavo con passospedito presso la piazza della stazione ferroviaria. Eralì che prendevo il pullman, sempre lo stesso - il miticoFiat 640 Viberti - che raccoglieva tutti gli studentigeracesi che provenivano dalle varie scuole poste sullacosta: a Locri, Siderno, Gioiosa Marina. Ed era lì chemi ricongiungevo con i miei fratelli e i miei cugini. Sirientrava a casa. Il pullman era strapieno. Il viaggioverso Gerace durava circa mezz’ora. Lungo i tornantiche ci portavano in alto, il gemito del motore sembra-va avere qualcosa di umano, che si placava sfinito alcapolinea di piazza del Tocco.Poi, a piedi, la strada mi portava alla chiesadell’Addolorata che, incastonata alla mia casa, costeg-

giavo. E dal suo ingresso raggiungevo il mio. Il grandeportone verde di via Diaz mi attendeva. Faceva bellamostra un battente a forma di S (a rammentare l’ini-ziale del cognome di famiglia), che martellavo solonelle circostanze in cui il campanello elettrico si trova-va fuori uso. E ogni giorno era uguale: Antonio, aper-to il portone, comunicava a mia madre a voce alta: “Iragazzi sono arrivati!” Attraversavo il piccolo giardi-no, la grande sala e poi la scala per raggiungere la miastanza.Sentivo il buon profumo che proveniva dalla cucina

“che a tratti s’alza ancora in me non meno intermit-tente e caldo” e, mentre lasciavo lo zaino in cameret-ta e mi lavavo le mani, cercavo di farmi un’idea dellepietanze che mi attendevano. Prima di entrare in salada pranzo, percorrevo un corridoio che incrociava lacucina e lì - nella cornice della sua porta - sostavaimmobile Antonio con il suo grande grembiule, adaccoglierci con un sorriso che anticipava la gioia distare tutti insieme.Tutta la famiglia si raccoglieva ogni giorno a tavola,come da sempre. Tovaglia bianca, piatti in ceramica

bianchi, posate e bicchieri sempre uguali. Una bellabrocca per l’acqua e l’immancabile ed elegante botti-glia di vino rosso color rubino, rigorosamente prove-niente dalla cantina Spanò. Il fuoco del caminetto,acceso fin dal mattino, pennellava di una patina difuliggine tutta la sala, espandeva odori di un’invisibilepoesia. Puntuali come un orologio, arrivavano a tavo-la squisite e soavi pietanze, che con la supervisione dimia madre venivano preparate da Antonio. La bellacucina alimentata a legna pareva il tempio diPersefone, traboccante delle primizie dei nostri campi,delle offerte dei coloni e del lattivendolo.Si iniziava sempre con una verdura condita al piatto(tradizione questa che - apprezzata da mia moglieFrancesca - ritrovo ancor’oggi), anch’essa, come l’olio,proveniente dagli orti della mia famiglia. Poi la pasta.E immancabile è il ricordo della pasta al forno con labesciamella, così grassamente sensuale, ricopertadalla crosticina dorata e croccante, con l’interno mor-bido e filante, profumato dalla noce moscata. Mirimane ancora il sapore. Il ricordo lo fa tuttora gusta-re: un piacere delizioso m’aveva invaso, “l’odore e ilsapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime,a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina ditutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpa-bile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo”.Mio padre era seduto sempre al capo della tavola.Apriva il pranzo osservandoci tutti. Dopo qualcheminuto, si proseguiva con qualche riflessione sullagiornata scolastica, qualche risata qualche discussionee il resto. Il televisore non aveva residenza in camerada pranzo, rimaneva spenta e stava in altra stanza.Concluso il pranzo si tornava tutti a studiare. Ognigiorno così. Tempo per rivivere con la stessa immensaemozione insieme ai miei cari la bellezza della fami-glia, la convivenza dei tempi giusti, umanizzazione delnostro tempo.Condivido questo vissuto familiare odierno, ai tempidel Coronavirus, con tutti voi lettori immaginando diporgervi un’immagine positiva che ci suggerisca diapprezzare i momenti ora trascorsi con le nostre fami-glie. Il suo valore è inestimabile. È amore per il nostroquotidiano più intimo. E il ricordo di questo tempo ciscaldi – un giorno - di nuovo il cuore.

Francesco Maria Spanò

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Ripercorriamo l’origine della Festa dellaMadonna della Catena, effige in alabastrocustodita nel santuario che si trova tra Bruzzanoe Ferruzzano, nel luogo in cui leggenda vuoleche sia stata la stessa Madonna a imporre aifedeli il luogo in cui avrebbe dovuto esseremessa a dimora la statua sacra.

La leggendadella Madonnadella Catena

I FRANCOBOLLI & LA POSTA

Si narra che tantissimi anni fa, al punto che nemmeno inostri bisnonni saprebbero ormai indicarne la data, venneritrovata, sulla spiaggia di Capo Bruzzano, una cassetta inlegno. Al suo interno si custodiva un tesoro prezioso, unastatua in alabastro, raffigurante la Madonna con in brac-cio il Suo Divin Bambino e ai piedi, avvinto con una cate-na, un piccolo moretto. Da lì il nome “Madonna dellaCatena”.In spiaggia giungevano i fedeli notiziati, con canti, preghie-re e attrezzati con due buoi trainanti il loro giogo, i quali,alla vista della statua si inchinavano, quasi comprendendola solennità del momento. Quella era la prima processio-ne della nostra Regina del Mare! Giunti al confine traBruzzano e Ferruzzano, narrano i nostri avi che i buoi nonne vollero sapere di continuare il cammino, a testimonian-za del fatto che era quello il punto esatto in cui il Santuariodoveva sorgere.Tuttavia, i caparbi bruzzaniti decisero di iniziare i lavori interra propria, ottenendo presto una chiara risposta. Ciòche costruivano un giorno, trovavano distrutto quello suc-

cessivo. A quel punto si dovettero arrendere al voleredella Madonna, che aveva scelto il luogo della Sua dimo-ra.Qui risiede l’originaria effigie in alabastro, della quale ibruzzaniti vollero creare una copia da conservare nellachiesa matrice. Da allora promisero di festeggiarla ognianno il venerdì precedente la prima domenica di settem-bre. I fedeli accompagnano la copia dell’effigie, vestita deidoni che negli anni ognuno di noi ha offerto, quale segnodi devozione e pegno, in solenne processione al Santuarioil venerdì mattina, dove rimane fino alla sera della dome-nica. Dopo la celebrazione della santa messa, si riaccom-pagna all’imbrunire, con la sola illuminazione della fiacco-lata, la copia dell’effigie nella chiesa matrice, all’unicocorale grido: “E ora e sempre evviva Maria” e l’appunta-mento si rinnova per l’anno successivo.E di anno in anno trascorrono i secoli, ma la fede e lavenerazione per la nostra Regina del Mare rimane viva efervida.

Francesca Inga

Le F.D.C. (acronimo per First Day Cover, ovvero“Busta primo Giorno”) sono quelle buste sulle quali ilfrancobollo è stato annullato con la data del suo gior-no di emissione.Moda del tutto americana, venne diffusa in tutto ilmondo e importata in Italia durante la SecondaGuerra Mondiale assieme alla chewing gum.Rappresenta un tipo di collezione filatelica che hasempre avuto abbastanza seguito in quanto il collezio-nista, con questo oggetto postale, aveva una collezioneparallela di francobolli obliterati (ovvero usati).Le prime buste vennero appontate da precursoriappassionati collezionisti che, il giorno dell’emissione,si recavano alle poste dei più disparati Paesi delmondo e si creavano il pezzo.Poi, la cosa divenne più di moda e intervennero diver-se ditte commerciali, circoli e associazioni filatelicheche le preparavano e le vendevano ai collezionisti conuna piccola aggiunta di spesa in rapporto al facciale delfrancobollo.Non raramente, e ancora oggi, gli uffici filatelici dellestesse Poste, il giorno dell’emissione, donano al colle-zionista delle buste neutre (in Italia quelle con ilCavallino) a tal uopo utilizzabili, oppure è lo stesso col-lezionista che porta dietro una sua busta applicando inloco i francobolli da annullare.Di solito le F.D.C. si collezionano per Nazione o perTema, o soggetto (storia, scienze, sport, natura, tra-sporti, e via dicendo), ma molti appassionati i specia-lizzano cercando, ad esempio, solo quelle delleColonie o di altre particolari località o territori (moltoricercate quelle di nazioni non più esistenti), o quellecon valori che presentano varietà, per tipo di emissio-ne (commemorativa, celebrativa, servizi), o solo quel-le accompagnate da annulli speciali che spesso vengo-no creati congiuntamente all’emissione; infine altriprediligono solo le F.D.C. viaggiate regolarmente perposta e altri ancora solo quelle predisposte da unaditta (in Italia Venetia, Capitolium e così via).Ma, una volta scelto il settore, si potrà creare una col-lezione unica assemblando tutto ciò che sia F.D.C.. Lacollezione si presta a diverse combinazioni e gusti, èaperta, fattibile e appassionante. Da anni i filatelistiche si occupano di affrancature primo giorno hannoavuto tante soddisfazioni e sorprese riscontrando chetante buste, che all’apparenza sembrano comuni,

nascondono un piccolo tesoro essendo, ad esempio ditipologia particolare o numericamente poco presentisul mercato.In genere il materiale prima del 1950 è più raro, inquanto i collezionisti non erano molti: nei decenni suc-cessivi la reperibilità è varia e risente delle crisi econo-

mica in quanto, principalmente dopo gli anni ’80, ilcosto dei francobolli è andato man mano aumentan-do. Ma niente di bello si può creare senza ricerca e unpo’ di sacrifici. Auguri a chi vorrà cimentarsi e agliappassionati già avviati in altri settori consiglio di ini-ziare a controllare cosa hanno nelle loro raccolte e, se

vorranno, cominciare da lì per incrementare un setto-re che non mancherà di fornire tante soddisfazioni.Buon divertimento.

Frana

Filatelia Tematica – Collezionarele Buste primo Giorno (F.D.C.)

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R07 GIUGNO- 21 storiewww.larivieraonline.com

Achille Fazzari, fu una figura interes-sante e poliedrica che calcò per oltre50 anni il palcoscenico politico, cultu-rale ed economico del suo tempo.Siamo nei decenni successivi all’unifi-cazione dell’Italia e Fazzari meritereb-be sicuramente una maggiore atten-zione e un approfondito studio.Conosciamolo attraverso un artico de"Il Pungolo" di Milano del gennaio1887:"Achille Fazzari è uno dei più straniprodotti della epoca nostra, una speciedi essere fantastico, che è un insiemedi molte spiccate individualità, solda-to, uomo di affari, giornalista, indu-striale, povero nelle sue origini, poiricco e prodigo, che fece e disfeceparecchie volte fortuna e posizione.Intimo di Garibaldi e amico devoto diVittorio Emanuele, ammaliatore del-l'uno e dell'altro, intermediario epaciere fra essi, da entrambi incaricato

di missioni delicatissime, amico diDepretis e di Nicotera, ora al primoposto sulla scena politica, ora raccoltosolitario e qualche volta sdegnoso frale grandi ombre dei boschi, ignorantee colto, come vuole essere, garibaldinoe moderato, uomo di cuore sempre.Capace di tutti gli ardimenti fisici emorali, volontà di acciaio, ingegnoaperto e pronto e di tutto ciò che ègrande, ardentemente, audacementeinvogliato".Fazzari fu deputato del Regno e amicointimo di Giuseppe Garibaldi, acqui-stò negli anni ‘70 dell'800 gli stabili-menti siderurgici calabresi costituitidalle fonderie e ferriere di Mongiana eFerdinandea e da migliaia d'ettari dibosco. Inoltre divenne concessionariodelle miniere di limonite presenti nelcircondario di Pazzano.Egli tentò di rimettere in sesto l'appe-na dismesso polo siderurgico pubblico

Calabrese, ma dopo i primi timidi ten-tativi, fatti naufragare anche dal gover-no centrale, che non gli commise nep-pure un chiodo, dovette, per non falli-re, riconvertire il proprio apparatosiderurgico in una fiorente aziendaagricolo-pastorale montana.Fazzari, se da una parte tralasciò quasidel tutto i suoi beni di Mongiana, dal-l'altro puntò tutto su Ferdinandea, chegrazie ai suoi interventi divenne peroltre quattro decenni non solo un cen-tro economico di notevole importanza(segherie, centrali elettriche, acqueminerali e via dicendo), ma anche uncentro di cultura di notevole importan-za (raccolte archeologiche, archivi sto-rici e così via).Fazzari, attento alle novità in campoindustriale, impiantò una ferrovia euna teleferica, allo scopo di poter fargiungere facilmente le sue produzionipresso il porto e la stazione ferroviaria

di Monasterace Marina. Realizzataintorno al 1875, la linea ferroviaria checollegava la Ferdinandea aMonasterace era costituita da due trat-te.La prima congiungeva la località"Cerasarella" con la Ziia, passando perFerdinandea, con un percorso di circa20 km. Da qui, con carri, la merceveniva trasportata in località "pianoBaracche" da dove partiva una teleferi-ca (di 7 km) che giungeva sino aBivongi, in località "stazione".In seguito, con carri, la merce venivatrasportata per circa 4 km sino ad unastazione ubicata nei pressi di"Bordingiano", dalla quale, con ilsecondo tratto della ferrovia (10 km) sigiungeva sino al molo di imbarco, rea-lizzato sempre dallo stesso Fazzari, sitonei pressi dell'attuale piazza diMonasterace Marina.Del tratto montano è ancora esistente

il tracciato, anche se oramai i binarisono stati da tempo divelti.Ancora oggi, sulle carte catastali, iltracciato viene denominato "stradaferrata Ziia-Ferdinandea".Il secondo tratto, dopo aver superato ilcorso del fiume Stilaro con un ponte diferro costruito appositamente daFazzari, seguiva l'attuale SS110 e giun-geva così alla stazione ferroviariamineraria di Monasterace e al molod'imbarco.Due erano le locomotive in funzione:due Decouville che rimasero in attivitàper oltre trent’anni. Di una di questeesistono i resti in un burrone nei pres-si della fonte della Mangiatorella,mentre i binari, nel corso dei decenni,sono stati utilizzati per realizzare casee palazzi del circondario.

Danilo Franco

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Direttore responsabile ROCCO LUCIANO MUSCARI

IN REDAZIONEJacopo Giuca

PRESIDENTE ONORARIOILARIO AMMENDOLIA

Alla fine dell’800 era in piena attivitàun personaggio a dir poco straordinarioche, superando mille difficoltà, realizzòun’opera mastodontica della quale oggi

possiamo ancora scorgere qualcheresto. Parliamo di Achille Fazzari, di cui

ripercorriamo brevemente la storiapersonale e professionale, che culminònella realizzazione della mitica ferrovia

dello Stilaro.

La ferrovia dello Stilaro

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Incontri a 5 StelleChiudiamo la nostra carrellata

elettorale condividendo con voianche uno scatto del candidato apresidente dei 5 Stelle Francesco

Aiello, che posa in compagniadella giornalista e candidata della

Locride Antonella Italiano.

www.larivieraonline.com Rthe blob07

GIU

GNO

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Confronti socialisti Il nostro Presidente

Onorario IlarioAmmendolia e il sena-tore Franco Crinò si

confrontano, in questafoto d’archivio, su

società e politica con-temporanea, argomen-ti su cui sono così fer-rati da essere divenuti,nel tempo vere e pro-prie coscienze critichedel nostro giornale.

Saggezza pandemica

Anche la saggezzapopolare si adattaalla pandemia, ed

ecco allora il cartelloaffisso da un orto-frutta calabrese checi dà un perfettoindice di comesiano cambiati i

tempi e, probabil-mente, di che cosa

aspettarsi daldomani…

Viveur in pensioneIn questo periodo di ricordi e di rimpianti, conil profumo dell’estate che avanza, qualcunoriposta le foto del lido Flora di Roccella, miticameta per tutti i viveur in pensione dellaLocride.

Astinenza da caffeinaMario Pellegrino,

Antonio Ceraudo eGiorgio Calvi non vede-vano l’ora di tornare

alla normalità e ripren-dere la buona abitudinedi consumare il caffè albar tra una chiacchierae l’altra. Certo, adattar-si alle norme di distan-ziamento sociale non èstato semplice, ma lachiacchiera a un metro

di distanza semprechiacchiera è!

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Sindaci immuniAbbiamo volutorecuperare questobellissimo tris di sin-daci pre-covid, risa-lente alla sfilata dicarnevale tenutasiad Ardore in feb-braio, durante laquale il padrone dicasa Peppe Campisiha voluto onorare isuoi ospitiDomenicoMantegna, diBenestare, eGiuseppeMonteleone, diSant’Ilario delloIonio.

Riposi sostitutiviGiovanni

Calabrese siriposa duranteil comitato deisindaci assie-

me allaPresidente del

ConsiglioComunale diBianco AngelaMarvelli, cheha partecipatoall’assise insostituzionedel sindacoAldo Canturi.

Castello tricoloreDurante l’emergenza Coronavirussono state tantissime le sedi isti-tuzionali e altrettanti i monumentiche sono stati tinti con i coloridel bandiera italiana. Nel caso velo foste perso, tra essi spiccaanche il Castello Normanno diGerace, che proponiamo in que-sto scatto che lo ritrae in tutta lasua maestosa bellezza

Vecchie credenzeLa pandemia e la conseguentecrisi socio-economica ci ha spintoad affidarci a qualunque buonastella ci sia capitata a tiro. E civuole nulla a rispolverare credenzeche si credevano ormai sepolte dasecoli, come quella suggerita daquesta immagine…

Telefonate alimentariAbbiamo voluto recupe-rare questa foto di CarloMeleca, della VecchiaHostaria, che lo ritraementre preparava unosplendido piatto di

pasta prima del Covid,per raccomandargli,

adesso che ha riaperto,di farci un colpo di

telefono.

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