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Monte Sant’Andrea, con i suoi 893 metri sul livello delmare, domina un territorio compreso tra i comuni diGioiosa, Roccella, Caulonia e Martone. Il suo rilievo èdelimitato dalla fiumara Amusa a est, il valloneFinocchio a nord, le scaturigini del torrente Barruca asud-est e quelle del vallone Gunnari, da Serra Scaglione,e vallone Calabro, mentre il torrente Romanò a sud neraccoglie le piene. Il cerro è una quercia il cui legno èmolto duro, anche se non eccessivamente resistente, ed èun ottimo combustibile, che ricopriva una gran parte delmonte Sant’Andrea fino all’arrivo dei cantieri per lacostruzione della ferrovia ionica, utili a consentire ilcollegamento per via ferrata nord-sud. Il primo tratto, daReggio Calabria a Lazzaro, lungo 16,464 km, fuinaugurato il 3 giugno 1866. I lavori proseguironoprolungandolo, il 1º ottobre 1868, fino a Bianconovo, diulteriori 59 km, e fu la fine per la foresta di cerro di monteSant’Andrea. Ci piace pensare che il segnale di pericolodenominato Croce di Sant’Andrea sia stato istituito inricordo dell’eccidio dei cerri di questa splendidamontagna. Naturalmente è un nostro vezzo, in quantotale segnale fu adottato molto dopo, nel 1968, con laConvenzione di Vienna, che lo impose a tutti gli incrocitra la ferrovia e le strade per ricordare che la precedenzaè per il treno. In effetti le traversine ferroviarie ebbero laprecedenza anche sul legnatico delle popolazioni chevivevano sul monte in nuclei abbastanza consistenti.

Oggi, a percorrere i sentieri che s’intessono sui fianchi dimonte Sant’Andrea, si notano i ruderi di questi abitati,che hanno nomi che ormai si sono quasi persi nellamemoria collettiva. Se si sale da Prisdarello, lato Gioiosa,dopo essersi dissetati alla fontana Ciaramida, il primoabitato/disabitato è Cola, un graziosissimo borgo i cuicolori non si discostano dalle rocce brune dellamontagna, perché costruito con pietre e calce del posto eche qualche vecchio maestro ancora ricorda come primasede d’impiego con almeno cinque classi di scuolaelementare. Se si affronta la salita da Junchi, latoRoccella, i tornanti vorticosi, che superano quasi i 200metri di dislivello, conducono a Spanò, altro nucleodisabitato, ma prima di giungere a Mancino, altro grossonucleo non completamente disabitato, con una brevedeviazione a destra, si può vedere un cartello con i coloridei finanziamenti del PSR Calabria dietro cui si legge“Progetto di recupero, salvaguardia e valorizzazione dialcuni vitigni autoctoni calabresi”, che vede impegnato ilComune di Roccella Jonica in qualità di Ente capofilamandatario, in partnership con la Facoltà di Agrariadell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria el’azienda vitivinicola “Cantine Lavorata”, che hacostituito un’ Associazione temporanea di scopo, la “AtsCoruacal”, al fine di mettere in atto il progetto, finanziatodalla Regione Calabria nell’ambito del Piano di svilupporurale Calabria 2007-2013 (Misura 214, Azione 6,

“Progetti comprensoriali per la salvaguardia delpatrimonio genetico regionale”) con un contributo di220mila euro. Dopo Mancino si prende una pista cheattraversa località Nappari e, prima di affrontare la salitaalla cima, facciamo una sosta allo spiazzo che ospita unripetitore in posizione spettacolare. Da qui la vista èmozzafiato, la ionica appare come uno splendido corpodisteso sulla spiaggia a prendere il sole, rilievi e pianurecomprese. Si riprende la salita e si raggiunge la cima a893 metri, da cui lo sguardo spazia a tratti tra lavegetazione di lecci, ma si riprende il cammino perraggiungere Zifrò a una quota poco al disotto della cima,a 847 metri, in cui si trova uno dei rifugi montani più belliche la nostra montagna possegga. Esso è proprietà delcomune di Roccella e in gestione al Consorzio diBonifica, che i suoi operai utilizzavano come base per ilavori di sistemazione del territorio. Oggi gli operai dellabonifica è difficile incontrarli, perché ormai sono rimastiin pochi e utilizzati altrove, ma fino a qualche anno fa essirappresentavano la memoria storica del monte. Alla loroconoscenza ci siamo affidati per scoprire le tante bocchedi miniera che vi sono e persino alcuni insediamentilegati allo sfruttamento dei filoni di Arsenopirite. Lalocalità dove vi sono più emergenze è Focu Cerasara, ivivivevano gli addetti alle miniere e, poco distante, sisviluppava una teleferica per portare il minerale sullasponda della fiumara amusa, in cui veniva pestato e

lavato prima di avviarlo alla lavorazione finale. Da quisiamo all’affaccio anche sul vallone Finocchio che sfociasulla fiumara Amusa nei pressi del santuario di Crochi.Le acque di questo vallone hanno per molto tempoalimentato i pozzi per la fornitura a Caulonia e variecontrade tra cui Obile, popoloso nucleo, ma proprio perla composizione delle rocce molto ricche di arsenico.Oggi, a parte isolati casi, l’acqua viene fornita da altripozzi scavati a monte e non contaminati. Da qui èsicuramente consigliato puntare al Piccolo Eremo delleQuerce, in cui alcune suore basiliane insegnano l’arte didipingere le icone. Luogo singolare e quasi fuori contestoper la sistemazione degli edifici in contrasto con ildisordine geologico. Interessante anche la visita alsantuario della madonna di Crochi, una madonnacontadina che viene portata in processione la secondadomenica di settembre, sul letto della fiumara Amusa.Da qui, una deviazione per il borgo di Migliuso e poi apiedi fino alla marina seguendo il letto dell’Amusa, macon lo sguardo perduto sulla ionica dagli affacci di monteSant’Andrea. A proposito, nessuna paura, tanto i trenisulla linea ferrata non passano quasi più, con buona pacedella Società Vittorio Emanuele, fallita nel 1872 pocodopo la fine dei lavori col collegamento da Taranto aMetaponto e molto prima della sostituzione delletraversine di cerro con quelle di cemento.

Arturo Rocca

Il cerro di Sant’Andrea

Monte Sant’Andrea è uno dei balconi naturali più affascinanti del nostro comprensorio.Erto a dominare un territorio compreso tra i comuni di Gioiosa, Roccella, Caulonia eMartone, in passato è stato dimora di splendidi alberi di cerro, poi abbattuti per fareposto a un tratto della ferrovia ionica oggi in disuso, che non ha potuto comunqueintaccare il paesaggio straordinario che questa realtà naturale continua a offrirci.“

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A novembre la fine dei lavori per l’exSP 1… che non sono mai cominciati!

5G: ancheAgnana

dice no airipetitori

Il padre sbagliato

È passato esattamente un anno da quando gli esecutivicomunali di Gerace e Locri si sono riuniti in corrispondenzadi uno dei tratti franati dell’ex provinciale 1, che collega i duecentri, per reclamare la riparazione del percorso. Gli 11 chi-lometri di strada erano infatti stati devastati in più punti dafrane e smottamenti in grado di pregiudicare la sicurezzadegli automobilisti. Oltre al sit-in di quel 20 maggio, tanteerano state le iniziative adottate da amministrazioni e asso-ciazioni cittadine per chiedere il ripristino della strada: flashbob, raccolte firme e solleciti istituzionali che erano culmina-ti nella programmazione di un intervento strutturale di 1,2

milioni di euro finanziato dalla Protezione Civile, con finelavori previsto entro novembre del 2020. Peccato, però, che ilavori non siano mai cominciati. Proprio da questa constata-zione deriva il grido di sdegno del sindaco GiuseppePezzimenti, che attraverso le colonne di un giornale locale,questa settimana, pretende giustamente che si adempia «auna procedura di massima urgenza, essendo trascorsi quasiquattro anni dagli eventi calamitosi che causarono le situa-zioni franose. L’urgenza dell’intervento si rafforza per l’ap-prossimarsi della stagione estiva, che vedrà aumentare inmaniera importante il traffico».

Anche il comune di Agnana aderisce alla morato-ria utile a sospendere il rilascio delle autorizzazioninecessarie all’installazione di ripetitori 5G in attesadi studi che stabiliscano che questa nuova tecnolo-gia non sia effettivamente nociva per l’uomo.Questa settimana, infatti, il Consiglio Comunaleha approvato all’unanimità la mozione avanzatadal Gruppo Consigliare “Insieme per crescere”,sottoscritta da Caterina Muscatello, Alfredo Sita eCaterina Furfaro, impedendo, di fatto, l’installazio-ne dei ripetitori su aree di competenza comunale.

Nei giorni scorsi ho sentito un intervento del Prefettodi Reggio Calabria, Massimo Mariani, che rispon-dendo a una domanda sullo scioglimento dei comu-ni, evidenziava come la migliore risposta debba esse-re l’azione preventiva, ovvero aiutare i sindaci primadi inviare le Commissioni d’accesso. In sintesi, affer-mava, il Prefetto “dovrebbe essere come un buonpadre di famiglia”. Certo, osservando come, nellaProvincia di Reggio Calabria, negli ultimi anni si siaraggiunta la cifra record dell’invio di 16 Commissionid’Accesso, con conseguenti 13 o 14 scioglimenti perinfiltrazioni mafiose, si è portati a pensare che cisiano figli a cui è capitato il “padre sbagliato”.

Vladimir

PILLOLE scelte da effemme

IN MEMORIA DI WALTER TOBAGI1947 - 1980

Fummo noi, o signori, noi e nessunaltro, che convertimmo o disperdemmogli anarchicheggianti della nostra città:non fu certo la polizia, la quale, arre-standoli e mandandoli alle isole, nonfaceva che creare dei martiri, e il popo-lino diceva: se non li lasciano parlarevuol dire che hanno ragione, che hannonella testa delle verità che al Governonon conviene si dicano! Questa induzio-ne, se anche non sempre esatta, è irresi-stibile nel popolo: chi imbavaglia, hapaura della luce ed ha torto; e per la viadella pietà, che insegue e circonda le vit-time della repressione, le teorie piùstrampalate acquistano consensi che,combattute con la forza delle idee, nonacquisterebbero mai.(…)Signori, il concetto del municipiomoderno, non è più il concetto delComune quale lo ridussero, dopo le glo-rie del libero Comune medioevale, idispotismi paesani e le dominazionistraniere: un Comune, cioè, organo per-manente burocratico, esecutore passivodegli ordini del Governo, semplice stru-mento del Fisco, od ufficio di posta pergli amministrati ed il prefetto. L’idealedel comune moderno è quello che stu-pendamente definiva il Chamberlain, ilquale aveva sott’occhio gli esempimeravigliosi dei comuni inglesi, quellocioè di una grande cooperativa, dellaquale tutti i cittadini sono azionisti e neriscuotono i dividendi sotto forma diigiene, di istruzione, di assistenza, dibenessere, di divertimenti, di pubblicheutilità di ogni genere.

Filippo Turati

QUISQUILIEI COLLEGHI PARLAMENTARI

SALVANO SALVINI:L’IMMUNITÀ DI GREGGE,

FINALMENTE!

IN PARLAMENTO, GRUPPOMISTO O GRUPPO MESTO?

Vincenzo Amidei

Seby racconta come si scavi una buca, sul fondo si metta-no braci e pietre che, per “conduzione", danno il caloreper cuocere, e su un "letto" (lui è chef, dice proprio così)di felci si sistemi la carne disossata, che è stata "cucita"dentro la pancia della stessa, povera pecora, oppure libe-ra, a pezzetti. Altre felci, altre pietre, rimesso il terriccioe, in superficie, un fuoco alimentato per almeno otto ore.Un'usanza che soddisfa mestiere e palato. Ciccio duRicriju aggiunge altro: la "gendarmeria" che sorprendevai massari che ne avevano combinata qualcuna, anchequando arrivò il tempo nel quale scoprì cosa ci fosse sotto(nel vero senso della parola), non "sbaragliava" il terrenodal fuoco, per rispetto delle fatiche fatte e delle boccheda sfamare. Il fuoco cova e primeggia, è un'energia supe-riore. "Le felci sono a-tossiche" (ci spiega la "a" privativa,Seby), si usavano (in assenza del "culaturi"/scolino) per"trattenere" le impurità del latte quando dal secchio siversava nelle bottiglie. «Decenni or sono si prediligeva lacarne di capra, poi (è a ‘Merica che comanda il mercato)per via del'industria della carne in scatola, si è imposta inlarga misura quella bovina. Oggi, per praticare un pezzodi "turismo esperenziale", si può gustare la carne di peco-

ra, magari cucinata interrata sotto il fuoco.» «Che siagrassa, sì, ma non vecchia… pecora vecchia fa fumo.»Ecco lì, si è avvicinato un giovanotto che gonfia il petto,vuol far sapere che lui ci tiene ai fatti, non alle prediche,che lui rispetta gli anziani ma li considera démodé.Avventuriero alle viste. Come tanti esuberanti e presun-tuosi governanti di oggi. Tornano gli amici più collaudati:«Portiamo i visitatori ad assistere alla tosatura. Anniaddietro, i nostri pastori preferivano farla di notte, alsuono delle zampogne (quanti si ricordano che le miglio-ri sono state proposte da Carnatali, frazione di SanGiorgio Morgeto?): la musica "cadenzata" rilassava lepecore.» Questo "lavoro" in notturna (ma privo di sinfo-nie) ricorda i summit dei capodelegazione del Governo -il Parlamento ormai è svilito - per tassare gli italiani.Oggi, come ieri, i massari riconoscono e chiamano lepecore con un nomignolo e per razze. Oggi, più di ieri,trovi la pecora Minda surda, senza orecchie, come i cam-melli o le capre e trovi la politica che non ha orecchie perascoltare. «Senatore, che ne dite di questi cunti?»«Peppe, dammi il tu, ci frequentiamo da tanto, siamostati tesserati nella stessa sezione del Psi. Ti ricordi quan-

do sei venuto a Roma nella delegazione e abbiamo spie-gato ad Andreotti e agli altri cosa fate voi operai foresta-li e abbiamo strappato i soldi in Finanziaria? Quando sidice “come le pecore”, cioè obbedire senza discutere, mivengono in mente Renzi (cui non fa difetto la bravura) ei suoi. Tutti i giuristi che gli giravano intorno rimaseromuti quando decise di nominare il Comandante dei vigi-li di Firenze Capo del Legislativo di Palazzo Chigi.»Palmiro Togliatti (mai pensato veramente alla rivoluzio-ne) scelse Gaetano Azzariti, fascista ma competente,come Capo di Gabinetto alla Giustizia, Renato Brunetta- grande autostima - Filippo Patroni Griffi alla Funzionepubblica, in gamba, né socialista né di centrodestra. I lea-der scelgono parlamentari e dirigenti, tanti con il criteriodella fedeltà. Annarosa Macrì afferma che se "non hannospessore, preparazione e personalità, senza quella strut-tura che si chiama partito, che si ha timore persino a pro-nunciarla e invece è corpo intermedio irrinunciabile perfar funzionare la democrazia, certo che non hanno vocein capitolo”. Infatti, di molti non ricordiamo neppure inomi.

Franco Crinò

Il dibattito perpetuo che sitiene dinanzi al salone di

Mimmo Vartolo deviadalla ripartenza alla

politica, realizzando uninaspettato parallelismo

tra il mestiere dei pastori equello dei dirigenti di

partito. Del resto, il mondopolitico contemporaneo è

affascinante proprioperché mutevole, una

caratteristica determinatadall’idea che, allameritocrazia, sia

preferibile la fedeltà.

I nomi delle pecore

Un anno fa il sit-in dei sindaci diLocri e Gerace per chiedere la

sistemazione del percorso.L’intervento per la sistemazione

della strada è stato programmato efinanziato con 1,2 milioni dalla

Protezione Civile. C’è anche una datadi fine lavori, ma non sappiamoancora quando cominceranno…

Ci è molto piaciuta laconsiderazione MassimoMariani, che ha affermatoche il Prefetto dovrebbecomportarsi nei confrontidei comuni di suacompetenza come il buonpadre di famiglia. Sediamo per buono questoparallelismo, però, nonpossiamo non pensareche qualche papà abbiaecceduto in severità, neinostri confronti.

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Si terrà, organizzato grazie alla collaborazionedell’Edic Calabria&Europa e dellaRappresentanza in Italia della CommissioneEuropea, il prossimo 5 giugno il Web- meeting“Politiche e incentivi europei per un settoreportante dell'economia calabrese”. Un incon-tro fondamentale per chiarire “le politiche perle aree rurali fulcro per una ripresa postcovid19” soprattutto in Calabria, area dotata diterritori verdi e zone dedicate a coltivazionispesso sottovalutate per il loro portato produt-tivo, ma anche ricca di aree interne, con oltre300 comuni ricedenti in questi territori, spessoabbandonati dagli abitanti e che abbondano didiversità ambientali e culturali. L’evento, divisoin due sessioni tematiche, vedrà la mattinatadedicata agli interventi politico istituzionali conl’inizio dei lavori alle 11.30 sino alle 13.00, per lasessione: La politica si confronta sulle opportu-nità per le aree rurali. Aprirà i lavori, moderatida Alessandra Tuzza diretto EdicCalabria&Europa, il saluto di Antonio Parenti,nuovo Capo della Rappresentanza in Italiadella Commissione europea, cui seguirà CarloCorazza - Capo Ufficio del Parlamento euro-peo in Italia . Per la Regione Calabria ilPresidente Jole Santelli (tbc). A seguire gliinterventi degli Eurodeputati della Calabriaeletti a Bruxelles, Laura Ferrara e VincenzoSofo. Quindi per la rappresentanza delle partisociali Klaus Malgeri Presidente diUnioncamere Calabria ufficio della Rete EEN- Enterprise Europe Network cui seguiranno:Pino Campisi - Presidente Acli Terra Calabria;Giuseppe Mangone - Presidente Cia Calabria eFrancesco Esposito - Presidente AssogalCalabria. Il pomeriggio prevede una sessione tecnica coninizio dalle 15.30 per un dibattito dedicato allePolitiche ed agli incentivi per il futuro dello svi-luppo rurale. La sessione sarà moderata daRafaella Rinaldis, di Fimmina TV e vedrà isaluti di Andrea Casile – Presidente Gal AreaGrecanica, Irene Lupis - EEN di UnionCamere Calabria – con la presentazione deiservizi della Rete EEN e di casi di successo;Loredana Lo Faro - Rete Calabria Condivisa eLoredana Panetta - Edic Calabria&Europachiuderanno le brevi dal territorio.L’approfondimento tecnico sarà riservato aMauro Cappello - Esperto Fondi Strutturalieuropei e professore presso l’Università dellaTuscia e presso l’Università Roma Tre. Quindisi aprirà la fase di confronto con il pubblico sinoalle 17.00 con una sessione dedicata a doman-de e risposte tra pubblico e intervenuti.

Link di accesso al WEB MEETING | Ore 11:30-13:00 LE AREE RURALI FUL-CRO PER UNA RIPRESA POST COVID19- La politica si confronta sulle opportunità perle aree rurali https://italiacamp.webex.com/italiacamp-it/j.php?MTID=m5a7f4285f7f4468b59af8895c536a427

15:30-17:00 LE AREE RURALI FULCROPER UNA RIPRESA POST COVID19 -Politiche e incentivi per il futuro dello svilupporuralehttps://italiacamp.webex.com/italiacamp-it/j.php?MTID=m04aa2872f78a0b78fe78a0fce72d409eSegreteria organizzativa

Le aree rurali fulcro peruna ripresa post covid19;Politiche e incentivi europei per un settore portante dell'economia calabrese

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www.larivieraonline.com Rattualità

Beata ignoranza!Resto perplesso nel leggere l’ordinanza nº 45 del 20maggio 2020 della Presidente della Regione Calabriasul problema rifiuti.Invece di fare passi avanti, con un aumento della dif-ferenziata nei comuni nei quali è attiva, “obbligando”,imponendo costi più alti, gli altri centri a iniziarla, sitorna indietro, aprendo altre discariche o aumentan-do la volumetria, oppure paventando altri termoval-orizzatori, altrimenti definiti inceneritori.Occorre prendere atto che l’attuale Giunta Regionalesi è trovata in difficoltà per ritardi dovuti alle prece-denti gestioni, che non sono riuscite a risolvere ilproblema dello smaltimento dell’indifferenziato edell’organico.Già Lega Ambiente ha drizzato le orecchie invitandole associazioni ambientaliste a coordinarsi e ha pro-posto alternative basandosi sulla riduzione alla fonteper raggiungere l’obbiettivo “rifiuti zero”.Sarebbe utile abbandonare progressivamente le dis-cariche e gli inceneritori, passando da un modello lin-eare (produzione-consumatore-smaltimento), a unmodello circolare, che preveda il riciclo, il riuso e lariduzione a monte dei rifiuti, cioè le tre R.Per cui è necessario, nel tempo, il blocco di nuovi

inceneritori e discariche e progettare impianti utilialla filiera del riciclo: dalla raccolta, al compostaggiodomestico e di comunità.In questo senso le “isole ecologiche” (o come le sivoglia definire) avrebbero un ruolo importante, dive-nendo un luogo in cui ognuno potrebbe andare arecuperare materiali dei quali gli altri vogliono disfar-si.Per non parlare di officine o botteghe per piccoleriparazioni che, invece di scaricare materiali, potreb-bero recuperarli.Invece il neo Commissario dell’Ambito TerritorialeOttimale di Reggio Calabria ha avuto l’idea di utiliz-zare le isole ecologiche come “discariche tempora-nee”, per smaltire il cumulo di rifiuti che sta travol-gendo la Regione.Leggendo di questa proposta si ha l’impressione chenon ci siano tutte le competenze necessarie adaffrontare questo tipo di emergenza.Ciò che spaventa è che in Regione si ha spesso ques-ta impressione, come accaduto dinanzi alledichiarazioni di un tecnico che proponeva, pertogliere i veleni registrati dai piezometri nei pozzi pri-vati dei residenti di Pantanizzi, di insufflare acqua nei

terreni scaricandola così a mare.È da quasi 3 anni che aspettiamo che si trovi la sor-gente o la causa di chi inquina Pantanizzi, abbiamo ildubbio che si brancoli nel buio.Stessa perplessità ingenera la proposta di un con-sulente che proponeva di realizzare, al posto del TMBdi San Leo, un impianto che riduce l’umido in lignite(carbonizzazione idrotermale), già rifiutato in altreregioni.O le parole di chi continua ad affermare che dai TMBesce vapore acqueo, quando si sa che, malgrado ilbiofiltro, continua a essere emesso idrogeno solfora-to, che ammorba l’aria e la vita dei cittadini.O l’atteggiamento di chi continua a pensare che daitermovalorizzatori esca aria pulita, perché i giornalimagnificano gli impianti stranieri, quando invece èsufficiente controllare i dati per scoprire che riduce leemissioni nocive, ma non le elimina.E a nessuno è chiaro che il termovalorizzatore, perfunzionare, ha sempre bisogno di materiale da brucia-re, per cui più si differenzia, meno è necessario.Questo è il controsenso: se vogliamo questi impiantiricicliamo di meno, buttiamo tutto nell’indifferenzia-to e produciamo più energia elettrica.

Che grande trovata!Siamo arrivati al punto che si bruciano biomasse incentrali per produrre energia elettrica, che va in altreregioni a discapito dell’ambiente, del turismo e dell’e-conomia delle zone interessate.Riprendo da un invito di associazioni ambientaliste afirmare per la chiusura della centrale di Mercure nelcuore del parco del Pollino: “Pur bruciando 340.000tonnellate l'anno di legno vergine, produce una quan-tità irrilevante di energia - in una Regione che ha unsurplus energetico del 170% - mentre ha un gravissi-mo impatto sulla biodiversità del Parco, che è ancheZona di Protezione Speciale (ZPS) dell’UnioneEuropea.Il microclima della valle in cui si trova, favorisce ilristagno delle emissioni nocive della centrale, con ris-chio per la salute degli abitanti soprattutto dei comu-ni di Viggianello e Rotonda.La centrale danneggia le attività economiche e l'occu-pazione dell'area, basate sul turismo e sulle pro-duzioni agro-alimentari di qualità.”Peggio di così…

Francesco MartinoComitato a Difesa della Salute dei Cittadini

L’ordinanza con la quale la Presidente JoleSantelli cerca di tamponare l’emergenza rifiuticontiene alcune contraddizioni che lasciano

molto perplessi. Allo stesso modo contraddittoriesono le dichiarazioni del commissario dell’ATO

di Reggio Calabria, per non parlare delle proposteavanzate in tempi recenti da tecnici delegati astudiare il problema, che hanno più volte fattosorgere il sospetto di non conoscere a fondo la

materia di loro competenza.

31 M

AGGIO-06

Incontro dell’associazione dei comuni della Locride sull’emergenza rifiutiIl Presidente del comitato dei comuni dellaLocride Giuseppe Campisi, ha convocato unariunione del comitato per discutere dell’emer-genza rifiuti che si è venuta a creare negli ultimitempi. Presenti i sindaci di Casignana, Marinadi Gioiosa Jonica, Grotteria, Siderno, Locri,Bianco, Agnana e Bovalino, oltre i consiglieriregionali Giacomo Crinò e Raffaele Sainato.Dopo l’assemblea di venerdì insieme ai tecnicidella Città Metropolitana, il presidente delcomitato e il presidente dell’assemblea CaterinaBelcastro, hanno partecipato ad una riunionealla Regione Calabria indetta dall’assessore DeCaprio, alla presenza di tutte le ATO. Nel informare i sindaci che fanno parte delcomitato, Campisi comunica che l’ATO diReggio Calabria produce un alto numero ditonnellate di scarti di lavorazione, che poi laRegione autorizza a scaricare in questo modo:due terzi a Crotone e il rimanente a Celico. Ilproblema è che la discarica di Crotone chiude il30 maggio, quindi dalla prossima settimana sispera che venga aperta la discarica di Cassano

Jonio, dove l’ATO di Reggio Calabria potràscaricare 200 tonnellate totali. Inoltre è subentrato il problema dei costi ditrasporto, perché se l’ATO di Reggio dovràscaricare in Puglia, le spese saranno sicura-mente superiori a quelli attuali. Il presidentechiede a Crinò e Sainato di intervenire per lasoluzione della problema. Anche a Gioia Tauro c’è lo stesso problema diSiderno, perché hanno messo dei limiti di con-segna nonostante le autorizzazioni del respons-abile dell’ATO, per cui i comuni anche se autor-izzati devono tornare in dietro senza scaricare irifiuti. Altro problema da affrontare insieme sono lelinee guida per le autorizzazioni per l’immi-nente stagione balneare agli stabilimenti baln-eari, il consiglio regionale informano i con-siglieri presenti autorizzerà l’aumento di un30% di occupazione del suolo pubblico, inmodo gratuito tenendo fede alle parole delpresidente del consiglio dei ministri GiuseppeConte.

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L’approfondimento della redazioneDell’emergenza rifiuti abbiamo parlato anche in

redazione, durante una videochat svoltasi martedìpomeriggio, nell’ambito della quale Rosario Condarcuri e

Jacopo Giuca si sono confrontati con i sindaci VittorioZito, Vincenzo Maesano e Vincenzo Valenti e con l’ex con-sigliere comunale Antonella Avellis. Trovate la trasmis-

sione nella sezione video della nostra pagina Facebook.

ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

Finalmente torna la politica nella Sala Consigliare di Siderno, in occasionedell’Assemblea dei Comuni della Locride dedicata al problema rifiuti.Scrivo che è tornata perché, per chi come me è cresciuto in una fase storicain cui la linea politica nazionale veniva dettata da persone come Berlinguer,Lama, Agnelli e Andreotti e, nel comune di Siderno, alle assemblee parte-cipavano Iannopollo, Barbaro, Modafferi, Zito e molti altri, la realtà degliultimi anni aveva svilito il concetto di politica e il livello dei rappresentanti siera notevolmente abbassato, come del resto è insufficiente il quadro politi-co dirigenziale. Mi ricordo che mio padre, in alcune occasioni, diceva “abbi-amo dovuto battere i pugni sul tavolo”. Era un’espressioni colorita, legataalla varie battaglie che, come sindacato, venivano combattute anche, appun-to, attorno ai tavoli dei ministeri romani. Quella generazione di dirigenti hacostruito combattendo insieme la Locride che sognava, che faceva turismo,che dava lavoro, in cui arrivavano visitatori da tutta Italia. Quello è stato unperiodo di grande crescita e sviluppo, un periodo amministrato da politiciche andavano oltre il tornaconto personale, in cui si faceva politica per dare,per migliorare le condizioni di vita di tutto un popolo. Quindi, dicevo, lapolitica è tornata. Perché l’altra sera, durante l’Assemblea dei sindaci, ho riv-isto quello spirito che unisce le persone nella battaglie comuni, nella difesadel territorio, nell’affermazione della comunità. Dinanzi alle continueinadempienze della Città Metropolitana, in verità rappresentata da duegalantuomini, e della Regione Calabria, c’è stato un fronte comune di dife-sa. Veniamo ai fatti. Emergenza rifiuti e avvio dei nuovi Ambiti TerritorialiOttimali hanno messo in ginocchio il già fragile sistema della gestione dellaspazzatura regionale. La situazione è molto difficile, perché nessuno pensaa “dopodomani”, ma ci si limita a ragionare sull’emergenza e le soluzionirisultano efficaci solo per breve tempo, ad esempio quello necessario alriempimento di una discarica. La Città Metropolitana di Reggio Calabria,che ora è anche ATO, non è riuscita a relazionarsi adeguatamente con lagiunta Oliverio sull’argomento, e oggi si ritrova nella medesima situazionecon Santelli. Raffaele Sainato, nel suo intervento, ha dunque chiesto ai diri-genti Nucara e Foti di premiare la virtuosa Locride anche solo per le eviden-ti differenze che intercorrono tra il nostro comprensorio e Reggio Calabria.Mentre i nostri comuni, infatti, con sacrifici e abnegazione, oggi fanno quasitutti la raccolta differenziata e non hanno grossi quantitativi di rifiuti perstrada, sulle sponda calabrese dello Stretto il sistema di raccolta non dà irisultati sperati e la città è piena di indifferenziato. E a questo momento chefaccio riferimento quando affermo che è tornata la politica, perché il discor-so di Sainato mi ha mostrato un Consigliere Regionale che si è spogliatodella sua appartenenza a un comune e a un partito per parlare in difesa diun intero territorio; di assistere a un politico che chiedeva venisse fatta gius-tizia nei confronti della sua terra, spesso dimenticata dagli enti sovraordinati.Devo dare atto a Sainato di aver saputo interpretate il ruolo di leader di ungruppo di sindaci che rappresentano 130mila persone mai difese da nessunonegli ultimi anni. Il grido di dolore del Consigliere Regionale è stato recepi-to dall’Assemblea come un segnale di unità, di condivisione del problema ecostruzione delle soluzioni. Durante l’assemblea era presente ancheGiacomo Crinò, a cui voglio scrivere, perché leggano anche i sindaci, chequesto atteggiamento deve essere l’esempio, che da qui non deve sorgereuna rivalità o un dualismo relativo a come affrontare questi problemi, maanzi un fronte comune di difesa del territorio. Ringrazio la sorte di averpartecipato a questa assemblea che ha colmato il mio cuore di ottimismo emi ha convinto che l’oggi sia già meglio di ieri. Del resto la situazioni deirifiuti, in linea di massima, dovrebbe risolversi positivamente, innanzituttoperché l’ATO di Reggio Calabria, nei suoi tre sotto-ambiti, ha già a dispo-sizione tre impianti TMB funzionanti, quindi perché la discarica di servizioa Melicuccà dovrebbe essere pronta entro agosto e possiamo contare anchesul termovalorizzatore di Gioia Tauro per realizzare Combustibile Derivatoda Rifiuti.

Nella Locride si ètornata finalmente arespirare aria di vera

politica durante l’ultimoincontro dei Sindaci del

nostro comprensoriosull’emergenza rifiuti. Il

confronto tra ilConsigliere RegionaleRaffaele Sainato e idelegati della Città

Metropolitana ha infattidimostrato la volontà di

mettere da parte icampanilismi per fare

gli interessi delcomprensorio. Un

segnale di unità che ciauguriamo adesso

possa essere colto daisindaci e dal

Consigliere GiacomoCrinò.

L’emergenza rifiuti e ilritorno della vera politica

ATO Reggio CalabriaSottoambiti: Reggio Calabria Locride PianaImpianti TMB Sambatello Siderno Gioia TauroSeparazione rifiuti

Discariche di servizio Motta S.Giovanni ???? MelicuccàScarti di lavorazione In costruzione individuare area pronta tra 2 mesi

Termovalorizzatore Gioia TauroCDR

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L’SOS di una Regionea democrazia morente

Le motivazioni con cui la Cassazione smontal’impianto accusatorio mosso nei confronti dell’ex

capogruppo del Partito Democratico in ConsiglioRegionale sembrano essere il grido di allarme di un

territorio in cui il potere della magistratura hacondizionato fortemente la dimensione politica

territoriale; un grido che speriamo adesso possagiungere anche alle istituzioni centrali e

trasformarsi nel segnale che le cose possanocambiare anche alle nostre latitudini.

Caso

RomeoILARIO AMMENDOLIA

Dinanzi alla recente sentenza della Corte di Cassazione, che moti-va con parole dure come le pietre per quali ragioni Seby Romeonon andava arrestato, avremmo potuto dire “Noi l’avevamo detto”quando tutti sono stati il silenzio.Invece preferiamo dire la verità: abbiamo semplicemente difeso loStato di diritto comportandoci come sempre abbiamo fatto daquasi mezzo secolo.Senza mai domandare il nome del presunto colpevole e ancormeno il nome del magistrato interessato.Per esempio, nei mesi passati abbiamo espresso le nostre perples-sità sulla richiesta di arresto del senatore Siclari, che non conoscia-mo affatto e da cui politicamente siamo lontani anni luce, così comecon sindaci mandati arbitrariamente a casa con l’accusa di esserecollusi o con imprenditori rovinati dall’imperante Stato di Polizia.Qualcuno chiama questa nostra linea di comportamento “garanti-smo”. Noi preferiamo definirci “partigiani” della Costituzione,combattenti per una Calabria che non può essere doppiamenteoppressa in nome della lotta alla ‘ndrangheta.Abbiamo temuto e temiamo i moralizzatori e i giustizieri, e le inter-cettazioni di questi giorni ci dicono quanto i nostri timori siano giu-sti.Da Seby Romeo ci ha diviso profondamente l’impegno politicodegli ultimi cinque anni, con cui quasi mai siamo stati d’accordo; maavremmo preferito scontrarci con Lui politicamente, piuttosto chevenderlo allontanato per via giudiziaria.I fatti sono noti:Il 31 luglio del 2019 Seby Romeo, capogruppo del PartitoDemocratico alla Regione Calabria veniva posto agli arresti domi-ciliari nell’ambito dell’operazione “Libro Nero” con l’accusa di“tentata corruzione”. Secondo il PM, Romeo avrebbe promesso aun maresciallo della Guardia di Finanza l’assunzione di un parentein cambio di informazioni.Seby non è stato ricandidato anche perché il PD, a meno di mezz’o-ra della diffusione della notizia del suo arresto, e alla velocità dellaluce, lo aveva sospeso dal partito.Qualche giorno fa, invece, la Cassazione ha smontato tutto l’im-pianto accusatorio, stabilendo che “nel caso in specie è palese l’as-soluta inconsistenza delle ipotesi di accusa, non solo per la scarsaportata degli elementi ulteriori, ma anche per l’irrilevanza di ele-menti desunti dalle prove inutilizzabili e che però ben si possonoconsiderare a favore dei ricorrenti.”Quanto accaduto al capogruppo del PD è un serio indizio del fatto

che le elezioni regionali in Calabria sono state oggettivamente con-dizionate dalla magistratura. Diventa un fatto inquietante, se tenia-mo nella dovuta considerazione quanto successo qualche meseprima dell’arresto di Romeo, quando lo stesso presidente dellaRegione Calabria, Mario Oliverio, è stato confinato per quattromesi tra le montagne della Sila a seguito di un’ordinanza dellaProcura di Catanzaro. Qualche mese dopo la Corte di Cassazioneha definito il provvedimento restrittivo come frutto d’un chiaro“pregiudizio accusatorio”.La “politica”, ancora una volta, ha chinato la testa dinanzi ai poteriche realmente comandano in Calabria, così come la stampa nazio-nale e regionale s’è limitata a pubblicare i comunicati delle procu-re.Particolarmente grave ci sembra la posizione del PD calabrese(commissariato) che non solo ha evitato di difendere la presunzio-ne di innocenza sancita dalla Costituzione rispetto ai suoi esponen-ti ingiustamente massacrati dal circuito giornalistico-giudiziario, maha utilizzato i provvedimenti illegittimi della magistratura per indi-viduare candidati graditi ad alcune procure.Non è un caso che i votanti per le elezioni regionali in Calabriasiano stati appena il 44% e, tra questi, ben 36.000 abbiano lasciatoscheda bianca o invalidato il voto. Quindi, hanno espresso il lorovoto meno del 40% degli aventi diritto.Una presa d’atto collettiva di quanto sia inutile in Calabria esprime-re il proprio voto.Sia chiaro, qui non si tratta di difendere Mario Oliverio o SebyRomeo e, meno ancora, il governo regionale che ha retto laCalabria dal 2015 al 2020.In gioco c’è qualcosa di ben più importante: innanzitutto la libertàdei cittadini che in Calabria è gravemente compromessa. Quindil’autonomia della politica espropriata a favore di ristretti gruppiche detengono il potere reale e infine la dignità delle Istituzionidemocratiche, gravemente compromessa dai poteri non elettivi(spesso occulti) che perseguono fini estranei ai legittimi interessi deicittadini.Il “caso Romeo”, la vicenda giudiziaria del presidente Oliverio,come già i trasferimenti del vescovo Bregantini o del procuratoregenerale Otello Lupacchini rappresentano solo la punta infinitesi-male della mattanza dei diritti civili in Calabria. Le motivazionidella Cassazione sono in realtà un SOS lanciato da una Regione ademocrazia morente, affinché l’Italia decifri e comprenda la gravitàdi quanto sta succedendo nell’estremo sud della Penisola, in cui siha il terrore della mafia ma ancor di più di coloro che dai criminalidovrebbero proteggerci.

L’approfondimentodella redazioneDella vicenda giudiziaria di SebyRomeo abbiamo parlato anche inredazione, durante la videochat“Noi lo avevamo scritto” svoltasimercoledì pomeriggio, nell’ambitodella quale Rosario Condarcuri si èconfrontato con Ilario Ammendolia,l’ex Sindaco di Benestare RosarioRocca e gli avvocati Natale Polimenie Giampaolo Catanzariti. Trovate latrasmissione nella sezione videodella nostra pagina Facebook.

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Questo spazio è riservato a te. 1200 bat-tute per lamentarti o complimentarticon noi, fare segnalazioni, raccontarcile tue esperienze, potrai inviarci foto

degli scorci del tuo paese o video se haiun talento nascosto. Saremo lieti dirisponderti pubblicamente, daremo

voce al tuo pensiero e ti daremo visibil-ità sui nostri social.

Sii parte integrante di questa realtà

Del film “Totò a Colori” ricordiamo tuttil’esilarante scenetta che si svolge nel vago-ne letto tra Totò, appunto, e l’onorevoleTrombetta, interpretato dall’impareggia-bile “spalla” che fu Mario Castellani. In unassillante turbinio di “tocchi e ritocchi” edi quadretti lessicali che vanno da “queltrombone di suo padre” a “sua sorellaTrombetta in Bocca”, il grande comiconapoletano, per sancire il suo “essereuomo di mondo”, butta lì la frase: «Hofatto tre anni di militare a Cuneo.»Quella frase in sé sta alla vicenda rappre-sentata come un cavolo a merenda ma èproprio questo “fuori tema”, insieme conl’originale assurdità dell’assioma, che fareil militare a Cuneo conferisca, ipso facto,la patente di uomo di mondo a farne uncapolavoro comico inimitabile.La formula aurea di tutte le buone barzel-lette, in pratica, compresa e compressa inuna espressione figlia della spontaneitàdel genio.Ne ho preso spunto per dire che la paten-te di uomo di mondo io me la sono suda-ta con un anno di servizio in Ferrovia aTorino, che mi ha consentito di capire cheda quelle parti qualcosa, in effetti, non giraper il verso giusto.Qualcuno dice perché la città sarebbe ter-reno dell’eterno scontro tra le forze delbene e del male e costituirebbe un verticesia del triangolo della magia bianca, delquale Praga e Lione sono gli altri due, siadi quello della magia nera, con Londra eSan Francisco a completare il numero.Vai a sapere. Per conto mio, io che ho sen-tito da bambino mia nonna dire “ca l’ariasi guastàu pe’ curpa da bumba atomica” e,se lo diceva lei, è vero perché “‘u vecchjud’anticu non si sbagghjàu mai”, credo chel’aria di Torino sia particolarmente guasta.Determina, stando ai dati in mio possesso,l’insorgenza della sindrome cosiddetta del“futti cumpagnu” i cui sintomi, descritti intutti i manuali di psicologia, si manifestanopraticamente con una compulsiva e irri-nunciabile necessità di vincere i campiona-ti di calcio.“Costi quel che costi e chi se ne frega se mibeccano con le mani nella marmellata!” ilmotto dei contagiati dei quali il pazientezero è stato individuato al primo manife-starsi dei sintomi agli esordi del secoloscorso.

Trattasi di una vecchia signora che si fachiamare Juventus. Non si capisce se per-ché non sa che in latino quel nome signi-fica gioventù e, dunque, non le apparter-rebbe o se perché non “ndavi scornu ‘nta‘ja facci”.La malattia, ciclica come ebola, la esponea ricorrenti ricadute che nemmeno i vac-cini come il sorteggio degli arbitri né il piùrecente VAR, finalmente approvatodall’ARSCI (Agenzia per il RegolareSvolgimento del Campionato Italiano),riescono a scongiurare.Alcuni eminenti scienziati del calibro diArrigo Sacchi, di Roberto Mancini, diJosè Mourinho, sono riusciti nel tempo asuperare la barriera degli anticorpi daicodici strani (uno fra tutti, il più agguerri-to, il gene AIA) e a immunizzare tempo-raneamente la “cleptomane” ma la lottaè stata sempre impari e le perdite nume-rosissime.Uno, più di altri, Helenio Herrera, giun-

se ad enunciarne la formula “JUVE :FIAT = FIAT : POTERE” e quella voltasembrò che la malattia fosse stata debella-ta.E, invece, no: il 16 aprile 1961 si disputò alComunale di Torino la partita tra laJuventus, prima in classifica, e l’Inter,seconda a quattro punti. L’arbitro fucostretto a sospendere la partita e la vitto-ria venne assegnata “a tavolino” all’Interper “responsabilità oggettiva” dellaJuventus, dal momento che, avendo que-sta venduto una decina di migliaia dibiglietti in più di quanti spettatori potessecontenere il Comunale di Torino, gli spet-tatori in esubero invasero il campo.Presidente della Federazione ItalianaGioco Calcio era, udite udite, taleUmberto della famiglia degli Agnelli, pro-prietaria della Juventus, oltre che dellaFIAT, il quale era presidente, contempo-raneamente, della Juventus. Controllore econtrollato, dunque, in una sola persona.

E così accadde che il controllato presiden-te della Juventus fece ricorso davanti a sestesso controllore e presidente della FIGCe in questa veste stabilì che lui, in quantopresidente della Juventus, aveva agito inbuona fede (condizione, peraltro, noncontemplata nel regolamento dell’epoca)e, perciò, la partita andava ripetuta.A campionato già concluso e vinto dallaJuventus, il 10 giugno successivo si giocòquella partita alla quale il presidentedell’Inter Angelo Moratti, per protesta,mandò i ragazzotti della Primavera tra iquali esordì Sandro Mazzola, segnandol’unico gol per l’Inter che, in cambio, neprese nove.Alla fine di quello scandalo, nel qualeOmar Sivori si distinse non solo per avermarcato sei gol ma anche per aver sbeffeg-giato per tutta la durata del match i ragaz-zi in maglia nerazzurra, il capitano bianco-nero Giampiero Boniperti, vero uomo disport e juventino atipico, al rientro neglispogliatoi, consegnò gli scarpini al magaz-ziniere e annunciò che non avrebbe piùgiocato a calcio nonostante avesse solo 33anni e un fisico integro, perché quello nonera più il calcio che piaceva a lui.Elegante e gentile come Boniperti fu GigiSimoni, che oggi è venuto a mancare.Per lui ho voluto vergare queste righetirando fuori dal cassetto dei ricordi dellamia fanciullezza (avevo dodici anni quan-do i fatti che ho raccontato accaddero)questo episodio.Per dedicarglielo e dirgli che l’ho amato,da interista, perché mi ha fatto sentire cheera interista dentro anch’egli, quel 28 apri-le (ancora aprile!) del 1998, quando la vec-chia signora, per il tramite di un arbitroche non accordò all’Inter, da lui allenata, ilrigore per il famoso fallo di Iuliano suRonaldo, gli spense il sogno di potere lot-tare fino alla fine del campionato per unsuccesso che la sua classe, la sua compo-stezza, il suo essere galantuomo in campoe fuori avrebbero meritato.E che sentirò sempre nelle orecchie quelgrido di ribellione contro l’ingiustizia(“Vergogna!”) che urlò a un arbitro e a unsistema marci che la vergogna - e, forse, ladignità - nemmeno sapevano cosa fossero.E ancora dubito che sappiano.Possa egli riposare in pace.

Sergio M. Salomone

'U Signori provvidi‘u provvidutu…

Riceviamo epubblichiamo questosingolare ricordo di

Gigi Simoni,compianto allenatoredell’Inter scomparsoquesta settimana

lasciando un vuotonon solo sportivo, madi umana eleganza egentilezza in tutti

coloro che lo hannoconosciuto… e tifato!

Approda a Gioia Tauro laportacontainer più grande al mondoLa Sixin Msc, tra le portacontainer più grandi almondo, ha fatto mercoledì il suo ingresso, per laprima volta, nel Mediterraneo, arrivando nel porto diGioia Tauro.Per celebrare l'evento si è tenuta la cerimonia diMaiden Call della nave, per onorare la sua "primatoccata" nel Mediterraneo, con lo scambio dei Crestfra il comandante della nave Amil Kumar Menon, ilcommissario straordinario dell'Autorità portuale diGioia Tauro Andrea Agostinelli e il team managerdella Til Paolo Maccarini. Alla cerimonia hanno pre-senziato la presidente della Regione Jole Santelli, ilprefetto di Reggio Massimo Mariani, il sindaco met-ropolitano Giuseppe Falcomatà. Tra gli interventi disaluto quello di Agostinelli, che ha ricordato le fasi dirilancio dello scalo ed i nuovi obiettivi fra i quali ilgateway, il bacino di carenaggio ma anche l'avviodella logistica e i collegamenti ferroviari necessariper legare lo scalo al paese.

Rimandata la rinascitadell’aeroporto di Reggio CalabriaVenerdì è stato sottoscritto il provvedimento relativoagli oneri di servizio pubblico per l’Aeroporto diCrotone, una conferenza dei servizi che mira ad accel-erare i lavori per implementare l’offerta dello scalopitagorico, restituendolo così a nuova vita. Ovvia lasoddisfazione della giunta regionale e dell’assessoreai trasporti Catalfamo, che ha voluto tuttavia esprimereil proprio rammarico per il fatto che la finanziaria 2019non abbia permesso di adottare un simile provvedi-mento anche per l’aeroporto di Reggio Calabria. Loscalo dello Stretto, dunque, continuerà a versare nellasituazione di crisi a più riprese denunciata dalla politi-ca e dalle associazioni, con l’assessore che,comunque, garantisce la presenza di circa 2,9 milioniinutilizzati da reinvestire sull’aeroporto non appenasarà fornita l’autorizzazione da Roma. Non resta,dunque, che aspettare lo sblocco di questi fondi perpoter vedere l’aeroporto dello Stretto decollare dinuovo.

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L’avvio della Fase2 ci ha permesso diriconquistare dellelibertà che ci sono

mancate moltodurante il

lockdown. Eppurequesto ritorno alla

normalità hapresentato unavolta di più dei

limiti enormi per idiversamente abili,

che continuano aguardare

all’autonomiacome a un

privilegio che nonpotranno maipermettersi.

In vista del ritorno inclasse ormai previsto

per settembre, ilgruppo “Benessere per

la Jonica” avanzaun’interessante

proposta chemigliorerebbe

l’organizzazione degliedifici scolastici della

Locride, permetterebbela riapertura di plessi

chiusi negli scorsianni con le scuse più

disparate e,soprattutto,

garantirebbel’abbassamento delrischio dei contagi e

l’impiego di nuoviinsegnanti.

Succede così, senza preavviso.Un giorno ci si sveglia e ci siritrova tutti a combattere controun unico nemico. Tutti con lestesse paure e incertezze. Tutti,improvvisamente, costretti ainterrompere bruscamente leproprie abitudini, le propriepassioni, i propri sogni. Tuttirinchiusi nelle proprie case.Tutti forzati a condurre una vitache non ci appartiene. Personecon disabilità e cosiddetti “nor-modotati”. Tutti uguali, gli uniagli altri. Sorrisi, tristezze o insi-curezze nascosti dietro a dellemascherine. Maschere intente aproteggerci, oltre che dal virus,da qualsiasi altro sguardo indi-screto. Tutti indispensabili, nes-suno escluso. E a pensarci, èassurdo che ci sia stato bisognodell'arrivo di una pandemia perfar sì che questo fosse possibile.Ed è alquanto inconcepibile checi si ricordi di essere gli altri solonei momenti drammatici e maiin quelli felici. Perché che si fac-cia finta di non sapere o meno,c'è chi in quarantena è obbligatoa viverci da una vita. Perché, chelo si ammetta o meno, la nostranon è una società che include

tutti, bensì che esclude molti. Lanostra è una società che si sentein diritto di poter prendere delledecisioni sulle vite altrui. È unasocietà che ci limita, che ci osta-cola. Anche senza accorgercene.Sempre. E non solo nei lock-down. La tanto attesa e sperataFase 2 è arrivata, ma ancora unavolta, come previsto, non pertutti. Perché l'autonomia, latotale indipendenza, è un "privi-legio" che poche persone condisabilità possono permettersi.Perché, a oggi, l’assistenza per-sonale di quest'ultimi non vienegarantita da nessuno. Perchéper alcuni, questo nuovo spira-glio di luce, rimarrà buio, inva-riato. Perché, qualche volta, gliaperitivi non sono per tutti.Perché paesi, città, negozi equant'altro presenteranno sem-pre le loro barriere architettoni-che. E allora, così tanta voglia diritornare alla "normalità" perpoi capire che in realtà è essastessa il vero problema. Perchéfinché ci sarà una sola persona anon poter essere davvero libera,allora nessuno lo sarà poi fino infondo.

Carmelina Nicita

Nel gruppo “Benessere per la Jonica” sono state fattedelle considerazioni riguardo l’imminente riaperturadelle scuole e si è sommessamente elaborata una pro-posta da sottoporre al vaglio delle Autorità scolastichee politiche.Si partiva col constatare che una località va in notevo-le sofferenza quando una scuola chiude si riconoscevache in diversi Comuni del nostro comprensorio le atti-vità scolastiche di base non esistono più e i cittadini,con notevoli disagi e spese, sono costretti a portare ipropri figli nei paesi limitrofi. Ne sono esempio Africo,i cui bambini accedono a Bianco, o Pazzano, che con-fluiscono a Stilo, o San Giovanni di Gerace e Martone,instradati a Gioiosa Jonica. Nel contempo altriComuni, per non chiudere le scuole, hanno dovutoprendere “in prestito” bambini da paesi vicini, comead esempio Bivongi, solo per dirne uno.Lungi dall’entrare in logorroiche discussioni sullo spo-polamento dell’entroterra e fuga verso i grossi centri, osulla contrazione delle nascite e argomenti collegati,l’Associazione vuole porre l’attenzione sulla riapertu-ra delle scuole prevista a settembre che coinvolgeràanche la Jonica.Presso il Ministero dell'Istruzione ed il Comitato tecni-co scientifico stanno stabilendo le regole affinché lariattivazione avvenga nella massima sicurezza, rispet-tando distanziamento e uso di mezzi di protezione. Manon bisogna dimenticare che la scuola, da sempre,identifica una comunità e costituisce luogo eletto diaggregazione, confronto e crescita sociale, principal-mente nelle tante pittoresche e meravigliose localitàinterne semi abbandonate del nostro comprensorio:sono realtà fatte di frazioni, contrade, borghi, piene distoria e risorse e in cui sono “presenti eccellenti strut-ture scolastiche” purtroppo “chiuse” e relegate al solouso sporadico di seggio nelle ricorrenze elettorali.Ne sono esempio: il borgo Superiore di Bovalino eRiace, le frazioni di Bombile, Potito, San Nicola diArdore, quelle di Focà, Ursini e Campoli di Caulonia,quella di Bombaconi di Grotteria, quella di TorreGalea di Marina di Gioiosa, quella di Possessione inGioiosa Jonica…A tal uopo, le motivazioni addotte per le tante dismis-sioni sono varie: pochi bambini, pochi iscritti, pluriclas-se, carenza e disagi del personale docente o discrepan-ze organizzative nella dirigenza scolastica o Comunale.Senza volere rubare il lavoro a nessuno si crede che inquesta fase emergenziale, a esclusione di effettivi moti-vi di sicurezza dello stabile, tutte le motivazioni sem-brerebbero aleatorie e superabili con la creazione di“piccoli gruppi di scolari” da spalmare in tali struttureabbandonate. Nei Paesi scandinavi i piccoli gruppisono stati concepiti già dalla notte dei tempi – 5 bam-bini per ogni insegnante - in quanto si è constatato

scientificamente che essi potenziano le capacità perso-nali, la creatività e l’estro, i rapporti umani, donando aogni singolo bambino la giusta attenzione didattica eprincipalmente, nel caso specifico, ciò permetterebbecontestualmente di contenere la diffusione del virusCovid-19, con il quale sembra, purtroppo, dovremoconvivere per lungo tempo: l’occasione sarebbe inoltrepropizia per utilizzare le graduatorie dei docenti disoc-cupati immettendone diversi in servizio.Ai “piani alti” sembra che la riapertura a settembre inemergenza pandemica verrebbe a essere gestita con lasola organizzazione di massacranti turni didattici dipochi scolari per volta, da fare ruotare nella stessagiornata e nello stesso stabile scolastico; in subordinela programmazione di lezioni alternando le giornatecon gruppi diversi.Per il nostro gruppo ipotesi del genere porterebbero

difficoltà sia ai bambini sia alle famiglie, per non par-lare dei docenti e delle numerose responsabilitàaggiuntive anche al personale dirigente.“Benessere per la Jonica”, rispettosamente, proponel’idea di riesumare gli stabili abbandonati ancora vali-di al fine di mantenere la continuità didattica e i mede-simi orari attraverso la distribuzione di piccoli gruppidi scolari/studenti nei predetti plessi. Oltre alla gioiadella popolazione residente, si otterrà un incrementodell’occupazione con la possibilità per i nuovi docentidi operare in loco in cambio di un piccolo sacrificio dispostamento. Con la formazione di queste “mini clas-si” si riattiveranno realtà scolastiche territoriali datempo perdute, si potranno rivedere gli organici dellescuole con assegnazione di nuovi incarichi facendorivivere realtà comprensoriali dimenticate.

Franco Napoli

“Normalità”

Covid-19: Alla ricercadella scuola perduta…

status da conquistare per rendere tutti liberi

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www.larivieraonline.com Rattualità31

MAG

GIO

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il Meridione all’ItaliaL’approssimarsi della Festa della Repubblica ci stimola a effettuare unbilancio della storia del Paese e a studiare come migliorarlo per i nostri

figli. Oggi, come nel 1946, l’Italia deve essere ricostruita in seguito auna grave crisi, una crisi che ha punti di contatto non solo con quella

scatenata dalla tragedia della guerra, ma anche con quella socio-politica dei primi anni ’90. In entrambe quelle occasioni il sud giocò un

ruolo marginale; oggi deve diventare un protagonista…

Ripartenza:occasione unica di incorporare

ROCCO MUSCARI

L’Italia non riparta senza il Sud. Si sentein tutta la Nazione, in questi giorni cheportano al 2 giugno, Festa dellaRepubblica, la necessità di una rinascitadell’Italia. Si parla, scomodando la storiadi quel periodo storico, di un nuovo“Piano Marshall” per ricostruire il tessu-to economico e sociale scosso dalle fon-damenta dal Covid-19. Si è passati dalpost II Guerra Mondiale al post “pande-mia”, peraltro non ancora chiaramente edefinitivamente superata. In questi 74anni l’Italia è mutata profondamente,cambiando stagioni politiche e crescendosotto la spinta di rivolte studentesche, inun contesto che si è aggrappato perdecenni allo status quo della “GuerraFredda”, per poi crollare insieme al“Muro di Berlino” e guardareall’Europa.In quei primi anni ’90 l’Italia si è trovataa convivere con la fine di un’epocarepubblicana e la nascita della “SecondaRepubblica”. Un momento storico dipassaggio che viene ricordato anche perle spinte secessioniste, la lotta al cuoredelle Istituzioni, le bombe stragiste e icollegamenti con gruppi ritenuti viciniall’eversione nera. Un rigurgito che cer-cava di collegarsi al terrorismo di variamatrice, che pure era stato sconfitto condecisione.L’Italia è sembrata matura perché tramille difficoltà è riuscita a contenerequelle offensive.Questa breve digressione serve a richia-mare l’attenzione su dei momenti impor-tanti per la Nazione, durante i quali ilconfronto democratico ha portato a unsalto in avanti. O almeno così appare nel-l’evoluzione della società italiana.Certi nodi, però, sono rimasti e si rinno-vano viziosamente nel tempo. Con la

medesima cadenza delle varie crisi disistema e di “regime” che l’Italia ha attra-versato.La Repubblica del “Tricolore”, bandieradella rivoluzione, è stata mortificata sinda subito per la destinazione dei fondidel secondo dopoguerra, destinati ingran parte alla ricostruzione industriale.Si poteva allora legare la “QuestioneMeridionale” all’Italia. In definitiva nonsi è riusciti a creare un’economia del Sud,e questa parte del territorio è rimastamarginale.La crisi degli anni ’90 è stata superata conla promessa di attivare un percorso vir-tuoso nel Meridione. Un’occasione,anche quella, mancata.Nel post Covid-19 il comparto industria-le del Nord, che nel frattempo ha lascia-to l’Italia per questioni di fisco, chiedeper il “comparto italiano” sgravi fiscali efacilitazioni di ogni tipo. Mentre il rigoremonetario impone un accesso al creditoattraverso delle forti garanzie che lemedie e piccole realtà locali, in particola-re per quanto riguarda quelleMeridionali, non hanno, tanto da rischia-re l’insolvenza o di non poter accedere aifondi o ai vari benefici. La disoccupazio-ne rischia concretamente di dilagare.Il pericolo di una rottura del patto socia-le, contenuto nella CostituzioneRepubblicana, spaventa una classe diri-gente che appare debole agli occhi deicittadini.La storia di questi ultimi 74 anni insegnache è in questi momenti che si insinuanopericolose derive.Il Sud rischia di dover pagare a caro prez-zo anche questa nuova stagione. L’Italiaha una nuova occasione da non perdere:quella di incorporare il Meridionenell’Italia e ripartire insieme in un unicoStato Nazionale.

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www.larivieraonline.com Rrubriche31

MAG

GIO

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Sembra una storia infinita, una sorta di“Cronache di Narnia” alla paesana, che apronovolta per volta le porte di un nuovo armadio, dove

ad attendere l’ospite che vi si affaccia non è sempre un mondodi desideri, ma una realistica rappresentazione di quanto ognitanto chiudiamo fuori dal nostro quotidiano. L’emergenza sani-taria ci ha distratto dal quotidiano. Ma le ragioni della vita checontinua ci hanno ricollocato nuovamente nella realtà dellenostre esistenze sospese tra promesse, aiuti post-Covid, rilancivari e altre promesse. Abbiamo guardato con tale apprensionel’evolversi di una malattia, da dormire notti insonni o dal vede-re il vicino come il pericolo che si approssima al confine dellanostra sicurezza. Poi, di colpo, come se ci si risvegliassimo da untorpore tipico di chi tenta di esorcizzare la paura, ci siamo sve-gliati proiettati in scene multicolore offerte da opere d’arte inplein air, spontanee, per certi versi, nel senso che qualcunospontaneamente ha inteso decorare con un proprio gusto este-tico angoli e strade del nostri Paesi. Non solo. Presi dalla sindro-me ossessiva di disinfettare ogni oggetto o cosa da un patogeno

reso star mondiale, abbiamo dimenticato nuovamente quelminimo di educazione ambientale che dovrebbe essere la pre-condizone per ogni politica di prevenzione e di sanità pubblicache è data dalla gestione dei rifiuti. Un argomento che non sem-bra piacevole e, in passato, ritenuto anche indegno di essereaffrontato da qualche politico convinto, dall’alto della sua posi-zione, che il suo mandato non dovesse scendere così in basso daoccuparsi dell’immondizia. Ora, credo che di tale emergenza,come di quella sanitaria, come di quella dei trasporti, come diquella dell’edilizia scolastica, come di quella del depaupera-mento dei centri rurali, come di quella dell’occupazione, ecome di tante altre… ci si approssimerà a parlare ancora permolto tempo. E, ciò, non per pessimistica convinzione dellecapacità delle istituzioni o delle cariche pubbliche, che in veritànon metto mai in discussione… o quasi. Bensì, perché è la sto-ria, i processi di gestione, le proposte, l’azione indecisa e nonrisolutiva che dimostrano su quali basi di partenza ci si muova eciò riguarda ogni, quotidiana, imperitura emergenza. Capiscoche, nel vivere nell’emergenza, si giustifichino molte cose. Si

passi sopra le carte, le inchieste, anche sui provvedimenti, sicreino nuovi alibi o si sposti il problema a tempi migliori, maga-ri aspettando chi se ne occuperà al nostro posto. Io credo cheun simile modo di agire non risponda alle necessità di crescitache, in piena obiettività, si riducono giorno per giorno.Programmi assenti se non lanciati sotto forma di proclami,esperienze e competenze che sono, forse, così decantati, resi autilità di pochi eletti. Programmi, sia in termini culturali sia diinterventi, che dimostrano e completano un quadro poco preci-so di come riorganizzare un territorio con le sue comunità. Unpaesaggio dove, al protagonismo di alcuni, si sommano comodecomparse dal cui fuoco le castagne non le leverà più nessuno.Né la politica degli amministratori ognitempo, né i tanti com-missari multitasking, provati e misurati per decenni in ogniambito. Forse, se si ricominciasse da una buona e vera coscien-za civica, non sarebbe male. Ma in terre in cui l’individualismoe il protagonismo per la corsa al seggio o alla seggiola dominala storia, ogni retropensiero diventa un’impresa ardua,difficile se non, per chi ci prova, improponibile.

CALABRESE PER CASO a cura di Giuseppe Romeo

Il nostroviaggio dei

ricordiprosegue

ripercorrendo la

settimanache va dal31 maggio

al 6 giugno.

31 maggioAccade che:1860 (160 anni fa): Giorno dell’insurrezione popolarecatanese contro i Borboni, che il popolo cacciò daCatania. Eroina dell’insurrezione: “Peppa a cannune-ra”.2018 (2 anni fa): In Italia Giuseppe Conte ottiene l’inca-rico di formare un nuovo Governo della Repubblica ita-liana da Sergio Mattarella, proponendo la lista dei mini-stri il giorno stesso al Presidente della Repubblica.Scomparsi oggi:1968 (52 anni fa): Muore a Reggio Calabria NicolaGiunta, poeta. Nato a Reggio Calabria il 4 maggio 1895,è conosciuto come poeta in lingua dialettale. Fu il poetadella “Rrigginità”. Tra le sue opere: “Francesco daPaola” e “I canti d’Aspromonte”.

1 GiugnoAccade che:1869 (151 anni fa): Thomas Edison, inventore e impren-ditore statunitense, riceve il brevetto per la sua macchi-na elettrica.1988 (32 ani fa): Il Presidente statunitense RonaldRegan e quello sovietico Michail Gorba� ëv stipulanoun accordo per l’eliminazione dei missili a media gitta-ta.Scomparsi oggi:1957 (63 anni fa): Muore a Londra Luisa Casati. Nata aMilano il 23 gennaio 1881 è stata una nobildonna e col-lezionista d’arte. Fu musa di artisti esponenti del futuri-smo, come Marinetti, Depero e Boccioni e, insieme aquesti ultimi, contribuì alla messa in scena di uno spet-tacolo di marionette su musiche di Maurice Ravel.

2 GiugnoAccade che:1946 (74 anni fa): Con un referendum istituzionale gliitaliani decidono di trasformare l’Italia da Monarchia aRepubblica. Dopo questo referendum il Re d’Italia,Umberto II di Savoia, lascia il Paese per andare in esi-lio.1953 (67 anni fa): Avviene l’ incoronazione della ReginaElisabetta II del Regno Unito, la prima trasmessa indiretta televisiva dalla BBC.Scomparsi oggi:1873 (147 anni fa): Muore a Cosenza Lorenzo Greco,letterato. Nato a Cerisano (Cosenza) il 5 giugno 1822,lasciò un manoscritto e l’opera incompleta “Il vocabola-rio calabrese”. Scrisse anche: “Il filugello” e “Il giocodell’asino”.

3 GiugnoAccade che:1937 (83 anni fa): Il duca di Windsor sposa la puridivor-ziata americana Wallis Simpson. Dopo questa unione,fu costretto a lasciare il trono in favore del fratello, chedivenne re Giorgio VI.1944 (76 anni fa): Charles De Gaulle, generale, politicoe scrittore francese, capo della Francia libera, divennePrimo Ministro di Francia.Scomparsi oggi:1907 (113 anni fa): muore ad Ariccia (Roma) GiuseppeMantica, politico, scrittore e poeta. Nato a ReggioCalabria il 29 giugno 1865, deputato in Parlamento nelprimo decennio del Novecento, è menzionato da LuigiPirandello nel saggio “L’umorismo”. Pubblicò due rac-colte di novelle: “La coda della gatta”, “Figurinajo” e ilsaggio letterario “Zoologia letteraria contemporanea”.

4 GiugnoAccade che:1913 (107 anni fa): Emily Davison, un’attivista inglese,impegnata nella lotta per la conquista del diritto di votoper le donne, durante una manifestazione di protestavenne colpita dal cavallo di re Giorgio V al Derby diEpsom. Verrà calpestata e morirà quattro giorni doposenza aver mai ripreso conoscenza.1994 (26 anni fa): Marco Pantani vince la quattordicesi-ma tappa del Giro d’Italia, sarà la sua prima vittoria daprofessionista.Nati oggi:1890 (130 anni fa): Nasce a Taranto Italia Almirante-Manzini, diva del cinema muto, zia del giornalista e

uomo politico Giorgio Almirante. Nel 1941 si recò inBrasile per una tournée e in quel paese morì, all’età di51 anni, a causa della puntura di un insetto velenoso.

5 GiugnoAccade che:1224 (796 anni fa): Federico II di Svevia fondal’Università degli studi di Napoli, che diventerà unadelle università più importanti in Italia e in Europa.Celebre per essere la più antica università fondata attra-verso un provvedimento statale. Inizialmente l’ateneonon era pubblico, ma destinato alla formazione dei futu-ri uomini di governo.1662 (358 anni fa): Luigi XIV adotta come suo simbolopersonale il sole. Da quel momento sarà chiamato il ReSole.Nati oggi:1622 (398 anni fa): nasce a Cropani (Catanzaro)Giovanni Fiore, storico. Padre cappuccino, il suo nomeresta legato alla sua monumentale opera, in tre volumi,“Dalla Calabria illustrata”. In quest’opera l’autore pren-de posizione contro i “Blasimi calunniosi” che le cultu-re del Nord scaricano da sempre sui calabresi. GiovanniFiore può considerarsi un meridionalista ante litteram.Muore a Cropani il 1º dicembre 1683.

6 Giugno:Accade che:1844 (176 anni fa): Viene fondata a Londra la YoungMen’s Christian Association (YMCA), organizzazionecristiana ecumenica.1833 (187 anni fa): Il Presidente statunitense AndrewJackson diventa il primo Presidente a viaggiare in treno.Scomparsi oggi:1911 (109 anni fa): Muore a Firenze Felice Tocco, stori-co e filosofo. Nato a Catanzaro il 12 settembre 1845, fuallievo a Napoli di Spaventa e Settembrini e,all’Università di Bologna, del corregionale FrancescoFiorentino. Insegnò storia della filosofia pressol’Università di Pisa e, dopo, in quella di Firenze. Sioccupò di Platone, Kant, Bruno, ed esplorò con acutez-za le eresie medievali. Tra le sue opere: “Lezioni di filo-sofia” e “L’eresia del Medioevo”.

Aforisma della settimana: “Quando all’orgoglio si uni-sce la stupidità, non c’è nascondiglio che possa tenere”.Jane Austen

Rosalba Topini

Il tempo dei ricordi

Infinite emergenze

Accade che…

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GIUDIZIARIA

In una recente sentenza della Corte diCassazione relativa a un caso di presunta mala-sanità, si stabilisce che “il giudice non può attin-

gere a criteri di mera probabilità statistica, madeve fare riferimento al criterio della probabilità logica, intesacome ‘la verifica aggiuntiva, sulla base dell'intera evidenzadisponibile, dell'attendibilità dell'impiego della legge statistica’rispetto al singolo evento oggetto dell'accertamento giudiziale”.Nella motivazione si richiamano delle sentenze delle SezioniUnite. In particolare, le Sezioni Unite, con impostazionesostanzialmente confermata dalla giurisprudenza successiva,hanno enucleato, per quanto attiene alla responsabilità profes-sionale del medico, relativamente al profilo eziologico, iseguenti principi di diritto: il nesso causale può essere ravvisa-to quando, alla stregua del giudizio controfattuale, condottosulla base di una generalizzata regola di esperienza o di unalegge scientifica - universale o statistica - si accerti che, ipotiz-zandosi come realizzata dal medico la condotta doverosa, l'e-vento non si sarebbe verificato, ovvero si sarebbe verificato main epoca significativamente posteriore o con minore intensitàlesiva. Non è però consentito dedurre automaticamente dalcoefficiente di probabilità espresso dalla legge statistica la con-ferma, o meno, dell'ipotesi accusatoria sull'esistenza del nessocausale, poiché il giudice deve verificarne la validità nel casoconcreto, sulla base delle circostanze del fatto e dell'evidenzadisponibile, cosicché, all'esito del ragionamento probatorio,che abbia altresì escluso l'interferenza di fattori eziologici alter-nativi, risulti giustificata e processualmente certa la conclusioneche la condotta omissiva del medico è stata condizione neces-saria dell'evento lesivo con "alto grado di credibilità razionale".L'insufficienza, la contraddittorietà e l'incertezza del riscontroprobatorio sulla ricostruzione del nesso causale, quindi il ragio-nevole dubbio, in base all'evidenza disponibile, sulla reale effi-cacia condizionante della condotta del medico rispetto ad altrifattori interagenti nella produzione dell'evento lesivo, compor-tano la neutralizzazione dell'ipotesi prospettata dall'accusa e l'e-sito assolutorio del giudizio (Sez. U., nº 30.328 del 10/07/2002,Franzese). Ne deriva che, nelle ipotesi di omicidio o lesioni col-pose in campo medico, il ragionamento controfattuale deveessere svolto dal giudice in riferimento alla specifica attività(diagnostica, terapeutica, di vigilanza e salvaguardia dei para-metri vitali del paziente o altro) che era specificamente richie-sta al sanitario e che si assume idonea, se realizzata, a scongiu-rare o ritardare l'evento lesivo, come in concreto verificatosi,con alto grado di credibilità razionale (Sez. 4, nº 30.469 del13/06/2014, Jann, Rv. 26.223.901). Sussiste, pertanto, il nesso dicausalità tra l'omessa adozione, da parte del medico, di misureatte a rallentare o bloccare il decorso della patologia e il deces-so del paziente, allorché risulti accertato, secondo il principio dicontrofattualità, condotto sulla base di una generalizzata rego-la di esperienza o di una legge scientifica, universale o statisti-ca, che la condotta doverosa avrebbe inciso positivamente sullasopravvivenza del paziente, nel senso che l'evento non si sareb-be verificato ovvero si sarebbe verificato in epoca posteriore ocon modalità migliorative, anche sotto il profilo dell'intensitàdella sintomatologia dolorosa (Sez. 4, nº 18.573 del 14/02/2013,Meloni, Rv. 25.633.801). Si tratta di insegnamento ribaditodalle Sezioni Unite, che si sono nuovamente soffermate sullequestioni riguardanti l'accertamento della causalità omissiva esui limiti che incontra il sindacato di legittimità, nel censire lavalutazione argomentativa espressa in sede di merito (Sez. U,nº 38.343 del 24/04/2014, Espenhahn, Rv. 26.110.601). Nellasentenza ora richiamata, le Sezioni Unite hanno sviluppato ilmodello epistemologico già indicato nella citata pronunzia del2002 che delinea un modello dell'indagine causale capace diintegrare l'ipotesi esplicativa delle serie causali degli accadi-menti e la concreta caratterizzazione del fatto storico – riba-dendo che, nel reato colposo omissivo improprio, il rapporto dicausalità tra omissione ed evento non può ritenersi sussistentesulla base del solo coefficiente di probabilità statistica, ma deveessere verificato alla stregua di un giudizio di alta probabilitàlogica, che a sua volta deve essere fondato, oltre che su unragionamento di deduzione logica basato sulle generalizzazio-ni scientifiche, anche su un giudizio di tipo induttivo elaboratosull'analisi della caratterizzazione del fatto storico e sulle parti-colarità del caso concreto. In particolare si è sottolineato che,nella verifica dell'imputazione causale dell'evento, occorre darecorso a un giudizio predittivo, sia pure riferito alpassato: il giudice si interroga su ciò che sarebbeaccaduto se l'agente avesse posto in essere la con-dotta che gli veniva richiesta.

FRUTTI DIMENTICATI

Responsabilitàmedica e sanità

A TAVOLA CON BLUETTE

PRUNUS DULCIS MILLERFAMIGLIA ROSACEE

L’appuntamento era all’entrata di Ardore, venendoda Locri, in un giorno di agosto del 2019, con l’ideaprecisa di recarsi in contrada Varacalli di Ardore,delimitata a ovest da una località del comune diBenestare, per visitare l’allevamento suino diFortunato Sollazzo.Ero ospite dell’auto di Rosario Condarcuri e arri-vammo in anticipo sugli altri invitati, che erano statiin precedenza ad ascoltare, in un convegno organiz-zato dal GAL “Terre Locridee”, alcuni personaggiche relazionavano sul tema delle mandorle e, traquesti, l’industriale dolciario molisano ClaudioPapa, venuto in Calabria a invitare i calabresi ariprendere la coltivazione dei mandorli.Egli aveva parlato del modello ideale di semi dimandorle per confezionare i confetti per cui la suaditta è specializzata, e ci aveva informato che essinon dovevano derivare da frutti che produconosemi doppi, in quanto non idonei.In Italia la produzione più consistente è rappresen-tata da quella siciliana, che è di qualità, ma essa nonè sufficiente a soddisfare le esigenze delle industriedolciarie italiane, che si devono rifornire dai merca-ti internazionali, specialmente da quello dellaCalifornia, che per la coltivazione di mandorli e dialtre piante specializzate, tra cui gli agrumi, sfruttafin quasi all’esaurimento le acque del fiumeColorado.Gli immensi mandorleti californiani sono coltivati asesti ravvicinati, ossia ogni pianta è messa a dimoradalle altre alla distanza di circa due metri e levarietà coltivate sono in prevalenza quelle a gusciotenero, più propense ad assorbire le enormi quan-tità di veleni che piovono dall’alto elargiti dagliaerei attrezzati a irrorare i campi con antiparassita-ri e diserbanti.Di conseguenza i semi di mandorla californiana cheprevalgono nei supermercati italiani contengonoresidui di veleni contenuti dagli antiparassitari e daidiserbanti irrorati sulle piante e sui terreni.Le persone che si recavano in visita al podere dicontrada Varacalli erano prevalentemente interes-sate al suino calabrese, in quanto erano o eranostate coinvolte nel settore connesso alla trasforma-zione della sua carne, e tra gli interessati c’erano ilfattore del Barone Macrì e Attilio Cordì che eraassieme a Pietro Schirripa, tra i primi a essersi bat-tuto per la valorizzazione di tale varietà di maiale.Io accolsi l’invito di Rosario in quanto mi avevanodetto che c’erano delle piante di un mandorlo inte-ressante a guscio duro.Per raggiungere la località percorremmo gli ultimiquattro chilometri circa, orlati di ginestre spinose,

da ampelodesmi e da Hiparrhenee Hirte (Silipe),attraverso una sterrata transitabile solo da fuoristra-da e, alla fine, giungemmo in un paesaggio lussureg-giante, costituito da una specie di cratere lunare,ricco però di vegetazione, da cui spiccava a occiden-te un piccolo bosco di querce castagnare (VergilianaTenore) e un’area ortiva; la parte non coltivata eradivisa in sezioni da robuste recinzioni entro cui simuovevano liberamente maiali e anche delle capreaspromontane.Per scendere dalle auto attendemmo l’autorizzazio-ne di Sollazzo, in quanto era necessario mettere allacatena dei feroci cani da guardia e rinchiudere dellescrofe con dei piccoli che potevano a loro volta esse-re pericolose qualora qualcuno si fosse avvicinato aimaialini.Personalmente non badai molto ai maiali neri cala-bresi, abbelliti dai “margari” (perle, in greco), glielementi che a coppia pendono loro sotto il collo,che in italiano regionale in qualche parte d’Italiavengono definiti “tettanzole”, ma osservai gli orti, incui prevalevano i pomodori e i peperoncini piccan-ti e delle viti.Chiesi poi dei mandorli: mi fu indicato il posto incui cercarli e ne trovai uno molto interessante inuna lieve scarpata, dall’età di circa ottant’anni.Il tronco era alto più di due metri, ma era lievemen-te inclinato, per cui tutta l’area centrale della pian-ta era interamente priva di foglie e non era dotatedi frutti, e solo le parti laterali erano dotate di fogliee di mandorle.Dedussi che le diaboliche capre aspromontane sifossero arrampicate sopra e si fossero nutrite dellefronde e dei frutti ancora teneri del mandorlo; aconferma chiesi dopo a Sollazzo.A sassate recuperai delle mandorle, ne ruppi ilguscio e constatai che erano ideali per i confetti e miriproposi che al momento opportuno sarei andato arecuperare gli innesti per poter riprodurre degliesemplari con cui costituire delle riserve d’innestoper eventuali impianti specializzati.Con il mio amico Santino Panzera, in seguito, por-tammo i campioni di alcune varietà a Claudio Papa,in un convegno sul tema a Reggio, tra cui una aguscio tenero di Portigliola, ed egli ci indicò quellepiù idonee: il mandorlo di Portigliola, il mandorlo diStaiti, il mandorlo di Locri, il mandorlo diBrancaleone e il mandorlo di Ardore, appunto.Portai gli innesti a Santino di tutti questi mandorli,tranne quello di Ardore, che egli ha innestato sulmandorlo amaro e di essi sono attecchiti esemplaria quantità sufficiente a contribuire a costituire uncampo di salvataggio su cinque che il GAL “TerreLocridee” ha in progetto di costituire nella Locridecentrosettentrionale.

Orlando Sculli

Mandorlo di contrada Varacalli di Ardore

Marmellata di limoni

BRIGANTI

«Le vedi quelle antenne lassù?» Domandò Olivina. «Ma dove, in cima alpalazzo mezzo scassato?» Chiese in risposta Gelsomino. «Esatto. In cimaal palazzo di Burraccia, che adesso è una base segreta. Tu non lo sai ma ètutta una copertura, perché sembra una struttura decadente, ma se ti inol-tri fino a un certo punto puoi notare alcune aperture blindate dalle qualisi accede ai sotterranei. Noi siamo convinti che tutto il male parta da lì esi propaghi attraverso quelle tre antenne in cima.» «Effettivamente è unpo’ strano vedere quelle tre antenne nuove di zecca installate in cima a unpalazzo abbandonato.» Rispose Gelsomino. «Da alcuni nostri infiltratisappiamo che ci sono laboratori di nuova generazione lì sotto, e inoltre c’èun’area destinata alla fabbricazione di mascherine. Ecco perché stannospargendo questa bufala del virus: per poterci distrarre e lavorare in santapace e creare chissà quale arma più distruttiva di un semplice virusinfluenzale.» «Oppure, chissà, staranno inventando il teletrasporto!»Immaginò Gelsomino, che già si vedeva sdraiato sotto la sua quercia pre-ferita, a casa sua, su in montagna. «Gelsomino, sei un sognatore! Ma deviaprire gli occhi, qui stiamo per soccombere, dobbiamo reagire immedia-tamente! Non possiamo lasciarglielo fare sotto al nostro naso, non puòessere così facile prenderci in giro!» Olivina aveva gli occhi lucidi nel pro-nunciare quelle parole, e lui capì che la questione si faceva davvero seria:

erano davvero tutti ammattiti. E pazzo stava diventando pure lui, se purdi stare vicino a Olivina lasciava in secondo piano tutta la questione psi-chiatrica della situazione. Guardava i suoi occhi lucidi e splendenti cre-dendo di affogare in un mare di emozioni che cominciavano a bruciarglii piedi per poi infuocargli lo stomaco. Quando lei si girava di scatto, le suenarici si riempivano di brezze dolciastre. Avrebbe voluto lasciarsi caderelì, in mezzo allo scheletro del palazzo di Burraccia, e aspettare che si com-pisse il suo destino. E così fu: Olivina gli sferrò un calcio nel deretano cosìforte che vide le stelle del firmamento in pieno giorno. «Compà, voi u tiripigghi?» Urlò lei, minacciosamente. E lui si riprese di scatto, aprì gliocchi e si ricordò tutto: si ricordò del primo giorno in cui la vide solitariaper la strada, quando tutti avevano paura di uscire; la rivide sputare dalbalcone nella sua direzione; poi la vide salvarlo dalle grinfie del sistemache lo aveva accerchiato; e infine la rivide lì, in piedi e in balia della folliacomplottista, a prenderlo a calci. «Certo che l’amore è proprio una cosastrana! Ma è sicuro che deve essere così?» Parlò tra sé e sé Gelsomino.Ma lei aveva sentito quelle parole e ora, dal verde della sua bella carna-gione, era passata a un color pallido moribondo: si girò dall’altra parte evomitò.

Brigantessa Serena Iannopollo

L’amore ai tempi del Coronavirus - Parte dodicesima

Difficoltà: Facile - Preparazione:30 min. - Cottura: 40 min. - Costo:BassoNota: Più 48 ore di riposto deilimoniIngredienti1 kg di limoni; 700 gr. Di zucche-ro; acqua q.b.Preparazione1) Lavare bene i limoni sottoacqua corrente.2) Asciugateli su un tagliere,tagliateli a fette sottili ed eliminatetutti i semi.3) Trasferite le fette di limoni inuna ciotola e copriteli con acquafredda, coprite con la pellicola elasciatela a bagno per 24 ore.4) Trascorso questo tempo scola-teli e ripetete per altre 24 ore escolateli.5) Mettere i limoni in una pentolasul fuoco e portate a bollore.6) Scolateli tenendo 350 ml diacqua di cottura.7) Rimettete sul fuoco - acqua,limoni e zucchero e cuocete afuoco medio per 40 min.Mescolando di tanto in tanto.8) Una volta terminata questaoperazione, trasferite la marmel-lata nei barattoli; chiudete e lascia-teli raffreddare capovolti.Alla prossima ricettaSeguitemi anche su Fb: BluetteCattaneo - A tavola con Bluette -Tv BluetteInstagram e TikTok: CattaneoBluette

Page 16: vetrinacollegamento per via ferrata nord-sud. Il primo tratto, da Reggio Calabria a Lazzaro, lungo 16,464 km, fu inaugurato il 3 giugno 1866. I lavori proseguirono prolungandolo, il

L’Amministrazione Comunale intendeonorare con il riconoscimento di “Cittadinoillustre del Comune di San Luca”Fortunato Nocera per il contributo sociale,culturale e la devozione che ha sempredimostrando nei confronti del suo paese. ilprotagonista di questo riconoscimento èuno scrittore e ferroviere in pensione, natoa San Luca nel 1938. Diplomato all’IstitutoTecnico Commerciale di Siderno, ha prose-guito gli studi universitari, per qualchetempo, in Economia. Ha ricoperto, neglianni ’60, il ruolo di segretario della scuolamedia a San Luca. Nello stesso periodo hafondato la società di calcio Folgore, iscri-vendola al Campionato di calcio giovaniledella FIGC. Ha pubblicato numeroseopere, tra cui “Colloquio con il padre” e“San Luca in Aspromonte”, approfondendole biografie di due personaggi simbolo diSan Luca, ovvero Corrado Alvaro eStefano De Fiores. L’abbiamo intervistatoper farci raccontare le sensazioni scaturitedopo l’annuncio di questa notizia.Quali emozioni ha provato nell’esserestato eletto “Cittadino illustre” del suopaese?Ho provato una forte emozione, non mel’aspettavo. Ho ricevuto qualche giorno fala telefonata del sindaco di San Luca,Bruno Bartolo, che mi comunicava chel’intero Consiglio Comunale ha deciso dionorarmi con questo riconoscimento. Nonso se mi merito così tanto, ho solo cercatodi fare, nel mio piccolo, qualcosa per il miopaese.Quale messaggio ha voluto inviare attra-verso le sue pubblicazioni?

Ho sempre cercato di raccontare il miopaese, visto secondo il mio vissuto. In par-ticolare, in “Colloquio con il padre”, rac-conto San Luca attraverso i miei occhi equelli di mio padre, soprattutto negli anniterribili della Seconda Guerra Mondiale,anni in cui si pativa davvero la fame. C’èun episodio che merita di essere ricordato,quando, nel ’43, gli alleati arrivarono inCalabria e bombardarono la ferrovia Jonicacostringendo tante persone dalla marina atrasferirsi nei paesi interni, come San Luca.In questa circostanza i sanluchesi, nono-stante in povertà, hanno accolto e sfamatoquesta gente.Lei ha vissuto 15 anni a Milano. Cosaricorda di quel periodo?Prima di parlare di Milano devo fare unapiccola precisazione: a scuola ho avuto lafortuna di avere due professori che hannosaputo trasmettere agli alunni la passioneper lo studio, Armando La Torre e WalterPedullà. Questa passione e curiosità per ilsapere non mi ha più abbandonato, permet-tendomi a Milano di ambientarmi e cono-scere persone di grande cultura come DarioFo, Umberto Eco, Franca Rame e tantialtri. Sono stati anni in cui ho approfonditogli studi soprattutto di storia, anni in cuilavoravo come ferroviere e facevo parte delsindacato.Ha avuto dei punti di riferimento, nelcorso della sua vita, da cui ha tratto inse-gnamenti?Certamente, ho avuto la fortuna di cono-scere e di essere grande amico di tre grandiuomini che mi hanno insegnato tanto, tracui, Virgilio Condarcuri, che penso sia stato

uno dei personaggi più importanti dellanostra Regione. Quello che più mi ha col-pito in Virgilio è stata la sua etica politica,il suo comportamento nobile. È stato acapo del sindacato, ma era sempre il primoad agire, non si è mai tirato indietro di fron-te alle battaglie. Era, insomma, un vero lea-der. Un altro grande amico è stato PasquinoCrupi, era immensa la sua passione per laletteratura, in particolare per quella meri-dionale. Pasquino è stato sicuramente l’ul-timo meridionalista. Infine, ricordo il pro-fessore Giuseppe Falcone, di Roccella,docente di dialettologia all’università.Non pensa che il problema di oggi è chemanchino dei veri uomini di cultura?Purtroppo sì, manca la vera cultura. Gliinsegnanti, sin dalle elementari, dovrebbe-ro riuscire ad appassionare i ragazzi allacultura e, in particolare, a far conoscere laletteratura meridionale così ricca ma allostesso tempo così sconosciuta. I ragazzidevono studiare per amore di conoscenzanon solo per ottenere una buona posizionesociale. Sono certo che la cultura sia lachiave per rendere la nostra terra ancorapiù bella.A chi dedicherà l’omaggio che riceveràdal suo Comune?A tutte le persone illustri di San Luca, liciterò uno a uno.Quali saranno i suoi prossimi contributialla cultura?Sto scrivendo un libro di racconti ambien-tato in Aspromonte, si tratta di novelle col-locate nella storia antica.

Rosalba Topini

www.larivieraonline.com Rsocietà

31 M

AGGI

O -1

6

L’Amministrazione Comunale di San Luca ha decisodi insignire Fortunato Nocera del titolo di CittadinoIllustre del paese. Il contributo culturale che Nocera

ha dato in questi anni a San Luca e al nostrocomprensorio è infatti indiscutibile e costituisce unesempio di senso civico al quale tutti noi dovremmo

ispirarci. Lo abbiamo intervistato per sapere che cosasignifichi per lui ricevere questo riconoscimento.

Fortunato Nocera, il sanluchese illustre

Page 17: vetrinacollegamento per via ferrata nord-sud. Il primo tratto, da Reggio Calabria a Lazzaro, lungo 16,464 km, fu inaugurato il 3 giugno 1866. I lavori proseguirono prolungandolo, il

Nonostante un invernoa dir poco burrascoso,

questa settimanapotrebbe arrivare lasentenza della LegaNazionale Dilettantisull’esito finale dei

campionati di calcio,che potrebbe realizzareil sogno di promozionedel San Luca Calcio. Ilgrande impegno dellasocietà, nata appena 3anni fa, verrebbe cosìfinalmente premiato

con il salto di categorianella Serie D, una

prospettiva che ci facomprendere che lepagine più belle di

questa storia debbanoancora essere scritte.

Il San Luca non è più unafavola, ma una grande realtà

Mi ero illuso che fosse finita. Mi ero illuso che dopo le tante passerelle,lo Stato si preoccupasse di San Luca solo per guarirne le tante piaghe.Che ne so, la valorizzazione del borgo antico, o il salvataggio dei cimite-ri, dove le ossa dei nostri morti in estate crepitano al sole e in inverno s’ir-rigidiscono al freddo. Al solito mi ero illuso: San Luca, per i potenti checi sgovernano, è sempre e semplicemente una fucina di delinquenti. E sequalcuno l’avesse dimenticato ecco che il potere glielo ricorda. Mi eroilluso che i media si occupassero d’altro e ci lasciassero in pace, senzacontinuare a rimestare col coltello nelle nostre piaghe. Mi ero illuso. Èuna vita che m’invitano a riscattarmi e ancora non so da che cosa, e chem’illudo di vedere il mio paese trattato come tutti gli altri. Ma è anchequesta un’illusione che ho voluto coltivare con furore, con rabbia e con-tro ragione, talvolta, ma ora ogni illusione si piega su se stessa e muore.E mi domando perché siano stati celebrati proprio a San Luca Falcone eBorsellino – alla cui memoria m’inchino – e non in altri posti.Evidentemente abbiamo la stigmate di Caino, o almeno così suppone lanostra nomenklatura. Ma mi domando anche il motivo per cui sia statapermessa questa ulteriore ferita al cuore dei Sanluchesi, perché chi pote-va non si è opposto. Chiaramente per noi vale ancora il “Quod licet gen-tibus, non licet Iudeis”, o come cavolo si scrive. E allora continuiamo amasticare amaro e perciò, per dimostrare che niente è cambiato, voglioriproporvi un mio vecchio articolo. E ognuno giudichi come vuole.“Quando, dopo esserti svenato a laurearli, uno Stato ti esilia i figli e te limanda per lavorare a impinguare gli affittacamere del Nord; quando unostato vieta ai nonni la grande gioia di veder crescere i nipotini, che tivedono sì e no una volta l’anno e non capiscono a che titolo fai loro tantemoine; quando ti sei rotto il filo della schiena per costruire una casa aituoi figli e percepisci che alla tua morte essi non avranno più un motivoper ritornarci e quella casa per la quale hai versato sudore, lacrime e san-gue sarà ben presto divorata dalla sterpaglia; quando sai che uno Stato hafondato una società di mutuo soccorso con le varie mafie e le diversemassonerie, avvelenandoti i mari, le fiumare e le falde acquifere imputan-do a te la colpa e togliendoti ogni possibile futuro; quando, dopo essertisentito dare dell’omertoso da quasi tutti i media, sai che pochi anni fa per-

sino un Presidente della Repubblica ha avuto contatti con la mafia; quan-do ti rendi conto che i colpevoli stanno in alto, troppo in alto per le tuedeboli forze e ti maceri per la consapevolezza della tua impotenza; quan-do vedi uno Stato – com’è successo in tempo fa nella Locride – dire atutto il mondo che la tua terra è mafiosa, come se esso non ne fosse ilprincipale responsabile; quando nel notare tutto questo divampano in tela disperazione, la rabbia e l’orgoglio di essere onesto persino in un’Italiadove essere onesti è un’impresa, allora ti vien solo voglia di gridare:«Andatevene tutti e lasciateci piangere da soli».”

Mario Nirta

Mercoledì 3 giugno la LND dovrà pronunciarsisull’esito finale dei campionati di calcio dilettanti-stici, sospesi quando mancavano soltanto pochepartite al termine per il sopraggiungere dell’emer-genza Covid-19. E se tutto va bene, come è giàstato anticipato, il San Luca in serie D non è piùsoltanto un sogno di mezza estate o di un invernoburrascoso, ma piuttosto, se vogliamo restare nelcampo delle cose incredibili, una favola che ungruppo di ragazzi vestiti in maglia giallorossa,gestiti a loro volta da un gruppo di professionistidesiderosi di scrivere la nuova primavera delpaese, sono riusciti a trasformare in realtà a suondi gol e di prestazioni sopra le righe, che hannocalamitato l’attenzione a livello nazionale, perchéla squadra messa su in fretta e furia e puntellata incorso d’opera si è pure permessa il lusso di batte-re il record di gol realizzati che, guarda caso, eradetenuto dal glorioso e blasonato Torino.Certo, adesso comincia il bello, diranno tutti quel-li che non hanno mai creduto nel progetto nato ilpomeriggio del 21 aprile del 2017, quando lanazionale cantanti e quella dei magistrati furonochiamati a inaugurare il nuovo impianto sportivoin quella che passerà alla storia come la partitadella legalità. Ma se per bello, come pensano i tifo-si del San Luca che hanno avuto un ruolo nonsecondario nella cavalcata trionfale dei propriragazzi - se pensiamo che in trasferta la squadra èseguita da un media di 250 tifosi - s’intende rim-boccarsi le maniche e lavorare sodo, il San Luca èbello e confezionato, perché in quanto a program-mazione seria e oculata non ha da invidiare nientea nessuno, perché nella squadra, dal magazziniereal presidente, sanno tutti cosa devono fare.Un pallone colorato e non più soltanto bianco enero, 22 ragazzi che prim’ancora che buoni calcia-tori sono degli uomini cresciuti al tempo giusto,una società composta non da sognatori, ma da

dirigenti capaci quanto concreti, lungimiranti oltreogni limite, e un pubblico appassionato e maturo,pronto per palcoscenici più grandi e prestigiosi:sono questi gli ingredienti che hanno contribuitoal miracolo del San Luca calcio, diventato, doposoli tre anni, una delle stelle più lucenti presentinell’universo del calcio dilettantistico calabrese.Un successo macchiato soltanto di striscio dasituazioni sopravvenute e contingenti come quelladel Covid-19. Un trampolino dal quale ripartire intutta umiltà per continuare a scrivere altre e piùinteressanti storie di sport e di vita. Storie che pos-sono permettere alla gente di San Luca - gented’Aspromonte, come scriveva molti anni fa loscrittore più importante che la Calabria ha saputosfornare, Corrado Alvaro, al quale non a caso è

stato pure intitolato il nuovo impianto sportivo –di veicolare meglio l’immagine di una comunità,come è stato fatto per tutto il campionato di pro-mozione, e ancora di più nel corso di questo ulti-mo campionato, se è vero, come ci risulta, che itifosi del San Luca hanno trasformato le domeni-che in una grande festa sia tra le mura amiche, sialontano dal proprio paese.Cosa potrà significare la serie D per il paese chequalcuno molto frettolosamente ha definito “irre-dimibile” lo sapremo molto presto. Per ora ci bastaricordare che la maglia giallorossa sfida quelledelle gloriose squadre di serie A, perché non sonopochi i ragazzini di San Luca che hanno acquista-to e la indossano con orgoglio. E ci basta sapere,inoltre, che in paese e nei centri vicini non si parlapiù soltanto degli effetti del virus, della forestaleche ha mandato tutti in cassa integrazione, dellavoro che non c’è, dei treni che non passano più eil mare che è sempre più blu. Uno degli argomen-ti più gettonati nelle piazze dei paesi sono infatti legesta e i risultati di un gruppo di ragazzi che aforza di giocate e schemi da stropicciarsi gli occhisono pure riusciti a portare sulle comode poltron-cine del Corrado Alvaro le donne del paese. Unavvenimento che vale più di un gol ammazza par-tita, conosciuto anche in terre molto lontane comela Cina, la Nuova Zelanda e l’Australia, perchégrazie a Valentino Costanzo, un giovane architettoricco di fantasia, la società si è pure costruita unapagina web che è tra le più cliccate e seguite ditutta la regione.Ma ripeto, il bello deve ancora venire. Perché se ilbuongiorno si vede dal mattino, il pallone, questasfera magica colorata, darà ancora alla gente diSan Luca tempi e modi per scrivere altre e piùimportanti pagine di un libro il cui primo capitoloè stato stampato poco meno di tre anni fa.

Antonio Strangio

Andatevene tutti…

La sacrosanta commemorazione diGiovanni Falcone, della moglie e

degli uomini della sua scorta peritinel vile attentato del 23 maggio1992 si è trasformata, nel nostroterritorio, nell’ennesimo pretesto

per ricordare a tutti che certi paesi(leggi San Luca), per quanto si

sforzino di riscattarsi, sono ormaiirrimediabilmente bollati. Eppure,sarebbe il caso di sottolinearlo, gliaffari delle mafie si sono decentrati

rispetto a San Luca da ormaimoltissimi anni…

Calcio

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MAG

GIO

18 Parte da un istituto di Pellaro una splendida iniziativa

che strizza l’occhio alle “Favole al telefono” di GianniRodari e che, sfruttando voci illustri del nostro territorio,

stimola la bella abitudine di narrare fiabe ai nostribambini. Un modo innovativo di fare didattica, ma

soprattutto un modo originale di sfruttare l’emergenzaCoronavirus, che ci auguriamo possa essere ripresa

anche nel nostro comprensorio.

Nella pratica clinica mi è capitato di incontraresempre più spesso bambini arrabbiati, pronti aesplodere, che cercano di esprimere, nei modipiù svariati questa loro insofferenza, un disagioche sfocia in un’aggressività incontrollata. Difronte a questa realtà ritengo sia doverosointerrogarsi su come si possa intervenire perridurre l’entità di questo fenomeno. Le causesono tuttavia molteplici e, di conseguenza, gliinterventi dovrebbero avvenire su più livelli.Dobbiamo partire dal presupposto che allabase dell’aggressione troviamo un desiderio,una necessità di soddisfare un bisogno che puòavere sia una valenza costruttiva che distruttiva.Ora, nel corso della nostra vita è normale espe-rire “aggressività costruttiva”, che è funzionaleall’affermazione della nostra identità mediantecomportamenti evoluti, basati sulle capacitàverbali e sociali. Il problema sorge nel momen-to in cui a prevalere è l’esperienza di “aggressi-vità distruttiva”, volontariamente agita versol’altro.Comportamenti aggressivi verso persone o ani-mali che rasentano la crudeltà, insieme ad attidi vandalismo, violazione delle regole, compor-tamenti delinquenziali, rappresentano peculia-rità appartenenti al Disturbo della Condotta.Tali modalità comportamentali con tendenzaalla continua ribellione, alla rissa e alla rabbia simanifestano in modo persistente, aumentanod’intensità nel tempo e causano una compro-missione clinicamente significativa del funzio-namento sociale, scolastico e lavorativo. Il

Disturbo della Condotta può cominciare a deli-nearsi già verso i tre anni d’età, rendendo diffi-cile le prime esperienze di socializzazione ecomportando gravi difficoltà di gestione per gliadulti di riferimento, poiché si tratta di bambi-ni che sfidano aggressivamente l’autorità nonrispettandola. In questa fase evolutiva parliamodi disturbo della condotta a “insorgenza preco-ce”, differente da quello a “insorgenza adole-scenziale”, che si manifesta in seguito all’affilia-zione a gruppi di coetanei devianti. Quando ildisturbo esordisce precocemente il decorso ègrave; in questi casi, infatti, è stato spesso pre-ceduto da un Disturbo Oppositivo Provocatorionon trattato, in cui riscontriamo aggressionifisiche frequenti. In un quadro così delineato èmolto probabile che il disturbo persista e si tra-sformi nell’età adulta in disturbo antisociale dipersonalità. Il DC con esordio dopo i dieci anniha meno probabilità di manifestarsi con aggres-sioni fisiche, non compromette in modo signifi-cativo il rapporto con i compagni e ha menopossibilità di persistere e di evolvere in undisturbo antisociale di personalità.Cosa c’è dietro questi bambini e adolescenticosì aggressivi e irrispettosi verso l’altro?Tra i diversi fattori genetici e ambientali chegenerano il comportamento aggressivo gioca unruolo di primo piano il contesto familiare. Ibambini con DC hanno generalmente genitoriche esercitano metodi educativi ambivalenti econtraddittori, ora autoritari dove l’esempiosuggerito è quello di utilizzare la prepotenza

per prevaricare il prossimo; ora iperprotettivi,suscitando insicurezza e comportamenti diribellione; ora permissivi, senza regole e confi-ni definiti, inducendo quindi nei figli comporta-menti aggressivi e di ribellione a ogni forma diautorità. Tale ambivalenza educativa e comuni-cativa confonde e crea incertezze sia sulle rego-le da seguire sia sulle reazioni genitoriali attese.I bambini affetti da tale disturbo non vivono

con serenità la loro condizione, e di certo nonsono soddisfatti dell’opinione che gli altrihanno di loro. Si sentono incapaci, non merite-voli d’affetto a causa del loro comportamento,che non sono in grado di cambiare. Sono lorostessi vittime di una trappola diseducativa, incui il contesto ambientale nocivo condizionapermanentemente il loro comportamento,caratterizzato dal procurare il male in rispostaal male ricevuto.Come intervenire, dunque, per prevenire?La nostra è una società permeata dal personali-smo, il cui obiettivo principale è il raggiungi-mento del benessere economico e del successo,in cui c’è una pericolosa tolleranza alle prepo-tenze esercitate dai più forti sui più deboli. Iprogrammi televisivi, i film, i social network evideogame sono esempi dell’uso di linguaggivolgari e di comportamenti violenti. Occorreinnanzitutto un cambiamento del contestosociale e una rivalutazione dei valori base. Noiadulti dobbiamo diventare esempio di rispettoverso l’altro, dobbiamo saper porre dei limiti einsegnare le regole della convivenza sociale. Igenitori non devono essere né autoritari, néiperprotettivi, né permissivi, ma genitori in“equilibrio”, sicuri del ruolo rivestito, sicuri nelrapporto con il figlio. Ciò non significa ricerca-re l’inesistente perfezione, né nel proprio ruologenitoriale né, tanto meno, nel proprio figlio.La sicurezza del genitore sarà l’origine dellasicurezza del bambino.

Maria Rita Canova

DIAMO SPAZIO ALL’ETÀ EVOLUTIVA

Favole in videochat… e GianniRodari torna a nuova vita

La trappola diseducativadel Disturbo della Condotta

“C’era una volta…”Questo incipit evoca certamente un mondo diricordi che riporta all’infanzia molti di noi, quando,accompagnati dalla voce dolce della mamma e daquella rassicurante di papà, si spalancava una fine-stra su un mondo di fantasia ricco di immaginistraordinarie. Si aspettava la sera per alimentarequel mondo magico; ma ogni momento della gior-nata era giusto per la dose quotidiana di "C'era unavolta…”, anche perché era un modo per avere vici-ni i genitori presi dagli affanni quotidiani, tantolontani dalla realtà fantastica delle favole fatta diprincipi, principesse e personaggi buffi d'ogni tipo.C'era una volta, quindi… «No! C'è anche oggi, efino al 6 giugno, una bellissima iniziativa a cui lamia scuola - afferma il dirigente scolasticodell’Istituto Comprensivo “Cassiodoro - DonBosco”, Eva Nicolò - ha aderito con notevole entu-siasmo: il progetto #LeggiAMORodari a casa.L’inaspettata emergenza sanitaria legata a Covid-19 - continua la dirigente - ci ha portato a vivere unperiodo davvero drammatico, che ha coinvoltotutti, anche i nostri bambini, forzati non solo a starlontano fisicamente da affetti e amici, ma spessoanche coinvolti nelle inevitabili preoccupazionidegli adulti. Quando questo progetto in collabora-zione con l’associazione Centro Studi QuasimodoOnlus, è giunto a me, da madre ed educatrice, nonho esitato un momento: era da accogliere e concre-tizzare immediatamente! Indiscussa la portata cul-turale, sociale, e forse anche terapeutica verso inostri bimbi in questa fase così difficile. Così,diventando io stessa "virus" ho contagiato le fami-glie dei miei alunni delle prime due classi e ancheun gruppo di amici, docenti e non, che si sono mostrati dispo-

nibilissimi, nei giorni di martedì e venerdì, in fasceorarie concordate con le famiglie, a leggere altelefono le storie ispirate dalla fervente fantasia diGianni Rodari. Abbiamo davvero concretizzato lacornice del libro "Favole al telefono"; in essaRodari immaginava proprio un papà che, lontanoper lavoro dalla sua bambina, ogni sera chiamavaal telefono la sua piccola per raccontarle una sto-ria. Ho avuto fin da subito grande soddisfazionenel percepire la gioia nella voce e la luce negli occhidei miei amici narratori; contentissima, oggi, deiloro entusiastici report. Naturalmente è stato fon-damentale il coinvolgimento dei genitori in questoprogetto, espressione più che mai di un patto dicorresponsabilità educativa, di adesione concreta econvinta ai valori dell'Istituto che perseguo da sem-

pre. Credo, infatti, nella costruzione di una vera epropria comunità educante quale base e finalitàdell'azione di Scuola e Famiglia. Mi piace unaScuola viva, che promuove la condivisione di valo-ri, connubio fra l'insegnare ad apprendere e l'inse-gnare a essere.E i nostri piccoli fruitori di favole al telefono?Restare vicini ai piccoli studenti, proponendomomenti di svago e di emozione che consentisseroloro di viaggiare con la fantasia, di sentirsi menosoli e di apprezzare, allo stesso tempo, la lettura diun buon libro era l'obiettivo minimo che ci prefig-gevamo. La risposta è stata meravigliosa."L'appuntamento" al telefono atteso e desideratocome il mio "C'era una volta…” di papà e mamma.È stato anche piacevole rilevare che gli stessi bam-

bini siano diventati a loro volta narratori delle sto-rie ascoltate all'indirizzo di fratelli e genitori.In questa fase di "astinenza da scuola", che tuttiabbiamo percepito, mi accorgo che siamo riusciti asentirci tutti più uniti e vicini; docenti, studenti egenitori, seppur paradossalmente a distanza. Mipiace pensare che questo progetto abbia fatto unpasso in questa direzione, regalando ai nostri bam-bini, momenti di ristoro e di luce, come quellacalda e dolce del tramonto, che in questo momen-to filtra dalla mia finestra. Un tramonto sì, certo,ma… da favola!

L’elenco dei lettori dell’iniziativa

“#LeggiAMORodari”1.Giuseppe Caserta,

Presidente Consiglio d’Istituto“Cassiodoro Don Bosco”

2. Domenica Ambrogio3. Ludmilla Artemova

4. Valentina Bova5. Rossella Calabrò6. Denise Caruso

7. Nadia Cogliandro8. Natalia Cogliandro

9. Anna Comi 10. Angela Cuzzola

11. Alessandra De Liguoro12. Enzo De Liguoro

13. Maria Rita Mallamaci14. Nadia Mashkova

15. Giovanna Monorchio16. Maria Teresa Montesano

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Il 26 maggio è stata celebrata lamemoria liturgica di San

Filippo Neri. Il “Santo dellagioia” è particolarmente caro aMammola dove, al netto delle

restrizioni dovute allapandemia da Coronavirus,

anche quest’anno gli si è volutorendere omaggio partecipandoa una messa molto particolare,svoltasi presso la chiesa di san

Nicola di Bari.

Il culto di San FilippoNeri a Mammola

I FRANCOBOLLI & LA POSTA

Il 26 maggio è stata celebrata la memoria liturgica di San Filippo Neri, notocome il “Santo della gioia”, che si adoperò ad allontanare i giovani dal malefondando a Roma un oratori, nel quale si eseguivano letture spirituali, cantie opere di carità. Mammola ha ricordato il Santo con una celebrazione litur-gica alla quale, per l’occasione, ha partecipato una delegazione della “PiaUnione di Santa Cecilia” di Bagnara Calabra, associazione religiosa che halo scopo principale di promuovere la venerazione a Santa Cecilia e a SanFilippo Neri attraverso l’animazione con la musica sacra, il canto di celebra-zioni liturgiche, eventi religiosi nello spirito della gioia e della semplicità inse-gnato da San Filippo e l’uso della musica e del canto come strumento di lodeal Signore promosso da Santa Cecilia. I membri della Pia Unione di SantaCecilia partecipano da alcuni anni all’animazione della messa solenne, che sisvolge il 26 maggio in onore del Santo presso la chiesa di Santa Maria inVallicella in Roma, dove sono conservate le sue spoglie.Quest’anno, a causa delle restrizioni dovute all’emergenza Covid-19, non èstato possibile presenziare alle celebrazioni in Roma, ma si è reso omaggioal Santo partecipando alla messa presso la chiesa San Nicola di Bari aMammola e offrendo un dono floreale accompagnato dalla recita della pre-ghiera di affidamento presso la chiesa di San Filippo Neri della cittadina.Il culto a San Filippo Neri, a Mammola, risale a tempi remoti, al Santo è

infatti intitolata una chiesa, un tempo già dedicata a San Sebastiano, all’in-terno della quale sono conservate le statue di San Sebastiano opera delloscultore di Mammola Del Pozzo e di San Filippo Neri, statua lignea scolpitaa tutto tondo e a figura intera, opera di bottega partenopea di fine '700, checonserva una reliquia del Santo.La chiesa, edificata nel '600, è stata ricostruita dopo i terremoti del 1783 e1908, l’interno è ad un’unica navata con abside quadrangolare desinente acupola, riccamente decorata con figure arcaicizzanti di Santi e iscrizioni.È stata presente fino agli anni '60 la confraternita di San Filippo Neri, estin-ta a causa degli intensi fenomeni migratori di quel periodo. Fino agli anni '50la comunità mammolese celebrava il Santo con la solenne messa e la proces-sione della statua per le vie del paese.Era uso, a quei tempi, nello spirito di carità, donare l’obolo offerto dai fede-li in occasione della messa della Santissima Trinità, che si celebrava presso lachiesa di San Filippo Neri, a una ragazza povera che si sarebbe sposata inquell’anno.Negli ultimi anni la memoria del Santo è onorata con la celebrazione dellaSanta messa presso la chiesa a lui dedicata.

Emerenziana Romeo

Il 21 marzo del 1980 il presidente statunitense JimmyCarter annunciò che gli Stati Uniti non avrebberopartecipato ai Giochi Olimpici in programma dal 19luglio al 3 agosto a Mosca, allora Unione Sovietica(URSS).La decisione di Carter arrivò in seguito all’invasioneda parte dei sovietici dell’Afghanistan, iniziata il 25dicembre del 1979 e descritta come il tentativo di unpotente governo ateo di sottomettere un popolo isla-mico indipendente per ottenere il controllo dellaproduzione di petrolio. Seguì un ultimatum richie-dente al governo sovietico il ritiro delle proprie trup-pe dall’Afghanistan, diversamente le Olimpiadisarebbero state boicottate. Così avvenne in quantoL’URSS non ritirò le proprie truppe. La decisione diCarter disturbò gli atleti statuni-tensi, che invece pensavano chepartecipare alle Olimpiadi batten-do i sovietici avrebbe avuto unsignificato maggiore di un boicot-taggio: ma alla fine gli Stati Unitinon andarono in URSS. PerCarter non fu facile convincerealtri paesi ad aderire al boicottag-gio, e nel caso di quelli africani gliStati Uniti chiesero all’ex pugileMuhammad Ali di visitareTanzania, Nigeria, Senegal eKenya per parlare con i leaderlocali, in virtù della sua enormepopolarità nel continente. Ali riu-scì a convincere solo il Kenya.La decisione degli Stati Unitivenne seguita da 64 paesi tra cuiCanada, Germania Ovest,Norvegia, Giappone, Corea delSud, Cile, Argentina, Israele eCina. Boicottò le Olimpiadi diMosca anche il blocco delle nazioni arabe – tra cuil’Iran, nonostante le tensioni con gli Stati Uniti – inseguito alla condanna dell’invasione sovietica daparte dell’Organizzazione della cooperazione islami-ca e delle Nazioni Unite.Si aggiunse all’ultimo anche un 65º paese, la Liberia,che decise per il boicottaggio solo dopo aver parteci-pato alla cerimonia di apertura.I Comitati Olimpici di 15 Paesi (Andorra, Australia,

Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Irlanda,Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, PortoRico, San Marino, Spagna e Svizzera) decisero inve-ce di partecipare, ma per protestare contro l’invasio-ne dell’Afghanistan lo fecero sotto la bandiera olim-pica.In tutto quindi parteciparono alle Olimpiadi diMosca 80 Paesi: molti, come l’Italia, con delegazioniridotte (mancarono tutti gli atleti delle ForzeArmate), il numero più basso dalle Olimpiadi diMelbourne del 1956.Oltre a quelle Russe moltissime furono nel mondo leemissioni celebrative dell’evento con cui si potrebbecostruire una interessantissima collezione tematicasull’argomento a sfondo sportivo-socio-politico. Il

collezionista che vorrà dedicarsi a tale tema, potràricercare, oltre che i francobolli, altro materiale fila-telico sull’argomento (interi postali, affrancaturemeccaniche e annulli) dei vari Paesi emittenti.Tantissime le piccole opere d’arte che si potrannoraccogliere su questo evento così controverso nelpanorama dello sport mondiale, di cui tanto si è par-lato e di cui tanto si scriverà in futuro.

Frana

Filatelia Tematica – Mosca 1980:le Olimpiadi più controverse della storia

Regione: Nasce ilbrand #BluCalabria

Giovedì 29 maggio è nato il brand#BluCalabria, la nuova rete dei Comunicalabresi che hanno ottenuto il prestigiosoriconoscimento internazionale Bandiera Blu2020. L’iniziativa, fortemente voluta dallaPresidente Jole Santelli, che l’ha presentatadurante un incontro avvenuto alla CittadellaRegionale di Catanzaro, vuole apporre sottoun unico brand le più belle località riviera-sche della nostra regione, promuovendoleattraverso un rapporto sinergico tra Regionee Comuni, per una maggiore e più consape-vole tutela del territorio e un aumento dellasostenibilità ambientale. Un modo nuovo dipromuovere le località turistiche del nostroterritorio che, si augura Santelli, possa contri-buire a far crescere in futuro il numero delleBandiere Blu Calabresi. Ricordiamo che icomuni che hanno ottenuto questo ricono-scimento per l’anno corrente sono RoccaImperiale, Roseto Capo Spulico, Trebisacce,San Nicola Arcella, Praia a Mare, Tortora,Villapiana, Cirò Marina, Melissa, Soverato,Sellia Marina, Tropea, Roccella Jonica eSiderno.

È quanto è statoannunciato giovedìpresso la CittadellaRegionale. Per la

Presidente Santelli sitratta di un “marchio”

che permetterà diaumentare il numerodelle bandiere bluCalabresi di anno

in anno.

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R31MAGGIO- 21 storiewww.larivieraonline.com

Uno dei simboli di Siderno è laScuola Media “Gesumino Pedullà”.Per me ha un valore affettivo parti-colare: è stata la scuola in cui ho stu-diato, e in cui sono entrata per laprima volta in veste di insegnante.Oggi, grazie al libro “Giro di vita”,scritto da Walter Pedullà, sono riu-scita a ricostruire la vita diGesumino, un’esistenza che, paginadopo pagina, mi ha profondamentecommossa.Gesumino Pedullà nacque il 12 feb-braio 1912 a Siderno Superiore;all’epoca Siderno Marina era un vil-laggio di pescatori e, come tutta laCalabria, era un paese povero siaeconomicamente sia culturalmente.Il nostro protagonista, chiamatoPeppino (da Giuseppe, suo secondonome) in famiglia e dagli amici, fu ilprimo dei sette figli di Salvatore e daMarcella Reitano. Di fisico gracile,la sua passione è sempre stata lo stu-dio e la lettura; preferiva perdereore di sonno pur di continuare a leg-gere. Leggeva, come se fossero scrit-ti in italiano, testi in sanscrito; stu-diava senza sosta la lingua antica equella moderna. Apprendeva facil-mente e con la stessa facilità riusciva

a trasmettere agli altri il suo sapere.Aveva talento e determinazione, perquesto non cedeva mai alla stan-chezza. La sua dedizione allo studiolo rendeva diverso dagli altri, ma luisapeva celebrare la sua diversità conuna disarmante autoironia. Dopo ildiploma si iscrisse alla Facoltà diLettere e Filosofia a Roma, unavolta terminato fu incoraggiato daillustri maestri a proseguire gli studioltre la laurea: Nicola Festa l’avreb-be voluto come assistente aLetteratura Greca; mentre NiccolòTuccio lo invitò a dedicarsi con luialla ricerca sulle lingue indoeuropee.Purtroppo non poteva più fermarsi aRoma, il dovere lo richiamava inCalabria: doveva ritornare a Sidernoper aiutare la famiglia numerosa.Così, ritornato a casa, iniziò a inse-gnare latino e greco presso il LiceoClassico di Locri; mentre il pomerig-gio effettuava parecchie lezioni pri-vate, soprattutto gratis, agli studentiche vedevano in lui un fratello mag-giore e, di notte, nella sua camera,continuava i suoi studi. Era un pro-fessore diverso dagli altri: ritenevache, alla base dell’insegnamento,dovesse esserci il dialogo con gli

alunni; allo stesso tempo non avevanessuna indulgenza nei confrontidegli alunni fannulloni: dai suoiallievi esigeva la massima prepara-zione. In quegli anni, nei suoi occhi,si leggeva la malinconia di sentirsiprigioniero nel proprio paese e,quando guardava il mare, sembravarasserenarsi, perché i suoi sognisembravano più vicini. Tuttavia,quando andò via da Siderno, non fuper sua scelta, ma perché trasferitoin un liceo del Lazio, punito per ilsuo essere un antifascista.Gesumino, in famiglia, con gli amicie a scuola, non faceva che esprimerela sua opposizione al regime cheaveva trascinato l’Italia nel baratrodella guerra e, spesso, si divertiva araccontare barzellette contro ilDuce. I suoi ideali e l’avversioneverso il fascismo lo portarono adiventare un convinto comunista;così, dopo l’8 settembre 1943, entrònella Resistenza con un ruolo attivo.Quell’intellettuale dal fisico fragiledimostrò di possedere un irriducibi-le coraggio nel difendere le proprieidee. Gesumino non ha mai detto anessuno quello che aveva fatto inquegli anni, e quando ad Alatri (in

provincia di Frosinone) appresero lanotizia della sua morte, i comunistigli intitolarono la sezione del paesein cui aveva formato alla resistenzauna generazione di studenti liceali. Ilsuo era il primo nome nella lista diresistenti consegnata dai fascisti aitedeschi. Durante una retataGesumino e altri compagni furonocatturati e portati in campagna,lasciati in un casolare a sbucciarepatate in attesa di essere trasferitinei campi di concentramento. Nellanotte, però, Gesumino riuscì a scap-pare insieme a un amico. Furonobraccati dai nazifascisti e protetti,oltre che dai domenicani del vicinoconvento, anche dai contadini. Neimomenti di maggior pericolo si rifu-giava sugli alberi, dai quali scendevasolo dopo aver visto passare i nazifa-scisti; fece sempre di più di quelloche il suo corpo poteva sopportare.Nel 1944 arrivarono gli inglesi, i sol-dati dell’esercito di Montgomery,che liberarono Alatri. Gesumino,felice e libero, progettò di ritornarea casa, ma a Siderno non arrivò mai.Durante il viaggio era contento, purse con la febbre. Si fermò nelLagonegro, dove viveva la sorella

Lina, ma la febbre continuava a sali-re e gli fu diagnosticato il tifo. Lamalattia era grave, ma a Napoli cir-colavano i primi antibiotici.Purtroppo quelli che arrivarono nelletto di Gesumino, venduti comeantibiotici dai napoletani, in realtàerano solo acqua. Intanto la febbrelo faceva delirare, chiamava compa-gni il fratello e la sorella. Non si reseconto di essere vicino alla morte; sispense a Lagonegro, in Lucania, il16 settembre 1944, a soli 32 anni. Isuoi resti, dopo 16 anni, ritornaronoa Siderno e furono traslati nel cimi-tero di Siderno Superiore. Il profes-sore Enzo D’Agostino ha scopertoche la scuola media di Siderno èdiventata autonoma nel gennaio del1953 e che verso la metà degli anni’50 l’Amministrazione Comunale hadeciso di intitolare la scuola aGesumino, mentre il collegio docen-ti aveva proposto un altro nome.Un giusto riconoscimento nei con-fronti di un uomo che ha vissuto lasua vita in modo coerente, seguendoi suoi principi, valorizzando il saperee trovando sempre il coraggio diesprimere il proprio pensiero.

Rosalba Topini

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DIRETTORE EDITORIALEROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

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Rao, giuliano zucco, Bluette Cattaneo,

Direttore responsabile ROCCO LUCIANO MUSCARI

IN REDAZIONEJacopo Giuca

PRESIDENTE ONORARIOILARIO AMMENDOLIA

Insegnante e “Resistente”, Gesumino Pedullàè il simbolo di una Siderno forte e resiliente.Ha speso la sua intera esistenza per gli altri elasciato una traccia indelebile nella terra che

gli ha dato i natali e nel Lazio che lo haaccolto. Oggi viene ricordato nel nostro

comprensorio soprattutto per aver dato ilnome alla Scuola Media di Siderno, ma

riteniamo sia il caso di ripercorrere la sua vitaper scoprire perché, a metà degli anni ’50,

venne fatta questa scelta.

GESUMINOPEDULLÀ, un uomo

“plasmato”con cultura e coraggio

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Incontri a 5 StelleChiudiamo la nostra carrellata

elettorale condividendo con voianche uno scatto del candidato apresidente dei 5 Stelle Francesco

Aiello, che posa in compagniadella giornalista e candidata della

Locride Antonella Italiano.

www.larivieraonline.com Rthe blob31

MAG

GIO

- 22 Il nonno di Locri

I migliori auguri di buoncompleanno anche da

parte della Redazione diRiviera al nonno di

Locri, il signor CosimoCammeo, che questa

settimana ha raggiunto ilprestigioso traguardo

dei 107 anni festeggian-do degnamente assieme

al sindaco GiovanniCalabrese e al

Consigliere regionaleRaffaele Saianto.

Periferie ascoltateSempre durante la manifestazione in ricordo della stragedi capaci, svoltasi a San Luca sabato scorso, il sindaco diCaraffa del Bianco Stefano Marrapodi si è intrattenuto alungo con il Consigliere Regionale (e fu deputato)Domenico Giannetta, con il quale ha parlato di periferie evalorizzazione dei territori.

Pulizie di primaveraEcco come appare la pistaciclabile che collegaSiderno a Locri dopo l’in-tervento dell’ufficio tecnicodel Comune su LocrideAmbiente e di un dipen-dente della società, inna-morato della sua Città.Isidernesi ringraziano l’in-gegner Fazari e GiampieroAudino.

Attenzione ai rifiutiRigorosamente protetti dalle loro preziose mascherine, PieroFazzari e l’ex sindaco di Agnana Caterina Furfaro seguonocon attenzione l’assemblea dei sindaci della Locride, durantela quale si è parlato di emergenza rifiuti, perché saranno loro adover gestire l’emergenza per il paese di Siderno.

Gioventùsu due ruote

La bella gioventùdi Roccella

Jonica vola insella a un Honda:Ninetto Speziale,abitua di questapagina, saluta gliamici del com-

prensorio prontoa cavalcare

ancora le stradedella Locride!

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Politica sanlucheseIl sindaco di BiancoAldo Canturi discuteanimatamente (di tonni,squali e di sinistraovviamente!) con il con-sigliere regionaleMarcello Anastasi e ilsindacalista RosarioAntipasqua in attesache comincino, a SanLuca, le celebrazioni inricordo della strage diCapaci, una cerimonia,lo ricordiamo, fortemen-te voluta dalla Giuntaregionale.

Rapporti leghistiDurante la manifestazione svoltasi a San

Luca abbiamo incontrato anche laConsigliera Regionale della Lega Clotilde

Minasi che, vestita di giallo per l’occasione,barricata dietro la sua mascherina ha conti-

nuato a intrattenere rapporti sociopoliticinon solo di persona, ma anche per telefono.

Due gocce d’acquaLa vigilesse AngelaPascuzzi posaaccanto all’amicadegli animaliMarilene Bovanita.Un amico ci ha invia-to questa foto scri-vendo “Separate allanascita”. Noi decli-niamo ogni respon-sabilità, ma concor-diamo sulla somi-glianza.

Percorsi allucinantiIvan Leotta e Rocco

Totino hanno iniziato conil Fitwalking a GioiosaMarina, dei percorsi di

benessere davvero infini-ti, che li stanno portan-do, come piace dire aloro, a volare senza

pedalare.

Incontri estiviSeduti al margine della PiazzaGaribaldi e per qualche istante

dimentichi delle norme di distan-ziamento sociale, Gigi Sarroino eun suo amico DJ non riescono afare a meno di sottolineare come

l’estate sia ormai ufficialmentepartita, e non solo per le giorna-te sempre più calde che si vivo-

no nel nostro territorio.

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