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1 VERSO’ IL SUO CONTRIBUTO DI SANGUE PER LA PATRIA Nell’aspra terra d’ Albania, della barbarie tedesca, ancora unta, ministra d’inganni e di delitti, mentre tutto intorno ruinava e nel cielo agiva la bufera, la più crudele, mordendo l’acciaro, mostrando che l’Italia custode ancor d’alto sentire, il sangue tuo purissimo versavi. Francesco Parente STUDENTE IN SCIENZE COLONIALI SOTTO TENENTE CACCIATORI DELLE ALPI DIVISIONE PERUGIA N. IL 26 05 1917 - M. IL 07 10 - 1943

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VERSO’ IL SUO CONTRIBUTO DI SANGUE PER LA PATRIA

Nell’aspra terra d’ Albania, della barbarie tedesca, ancora unta, ministra d’inganni e di delitti, mentre tutto intorno ruinava e nel cielo agiva la bufera, la più crudele, mordendo l’acciaro,

mostrando che l’Italia custode ancor d’alto sentire, il sangue tuo purissimo versavi.

Francesco Parente

STUDENTE IN SCIENZE COLONIALI

SOTTO TENENTE CACCIATORI DELLE ALPI DIVISIONE PERUGIA

N. IL 26 – 05 – 1917 - M. IL 07 – 10 - 1943

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STORIA DI UN UFFICIALE DELLA DIVISIONE PERUGIA

Riassunta dal testo “SACRIFICIO ITALIANO IN TERRA ALBANESE” Di Giovanni Bonomi

Casa Editrice “ LA PRORA”

di G. Locatelli 6 Figli

Milano – Corso BuenoS Aires . 64

Stampato in Italia – printed in Italy

Unione Topografica – Milano Via Piave, 19

1949

Nell’agosto del 1943, la Divisione “Perugia” ricevette l’ordine

di dare il cambio alla Divisione “Ferrara” in Albania. Al

giungere della Divisione “Perugia”, l’Albania era in

agitazione a causa dei ribelli identificati nel gruppo dei

Nazionalisti, Comunisti e Ballisti. La vallata della Vojussa ne

era infestata perciò le colonne italiane più volte dovettero

fronteggiare degli attacchi. Nei primi 15 giorni i soldati

rimasero isolati e solo dopo due settimane ricevettero posta e

viveri; terribile era la preoccupazione di essere abbandonati. Delle trattative di

armistizio non si avevano notizie, sembrava che tutto si preparasse per l’immane

catastrofe. L’8 settembre, dove molti apparecchi radio-riceventi erano efficienti, la

notizia fu captata e diffusa. I soldati si abbandonarono a un’esplosione di gioia, era la

fine della guerra, si pensò al prossimo ritorno in patria. Molti smontarono la tenda e

approntarono lo zaino. La notte trascorse con la speranza nel cuore e in un clima di

serenità. Verso le sette del mattino apparve una colonna di tedeschi. Le loro

intenzioni, non più alleati, apparvero chiare a ufficiali e soldati italiani. Questi, con

buone maniere staccarono gli ufficiali dalla truppa e requisirono le armi. All’azione

dei tedeschi si aggiunse poi quella dei ribelli albanesi che intimarono di consegnare le

armi la risposta fu decisamente negativa. La notte tra il 14 e 15 il campo di

Drachovizza, a nord est di Valona fu attaccato dai partigiani albanesi causando un

massacro. I superstiti diressero verso Santi Quaranta dove, trovarono aiuto e conforto.

Alle ore 17,40 del 5 ottobre nel campo di Santi Quaranta, una donna compare

sull’orlo di un greppo, fa segni, agita le mani, manda urla stridule. Ufficiali e soldati

guardano attoniti, ma non comprendono nulla. Due soldati le si fecero incontro e lei

si precipitò gridando continuamente. I soldati tornano di corsa agitati e pallidi: - “ I

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tedeschi, i tedeschi!”, gridarono. La donna scomparve. Nemmeno il tempo di

riprendersi ed ecco sbucare dalla macchia una decina di tedeschi. Immediatamente

altri sbucarono dalla parte opposta con armi puntate intimando la resa. A tal punto i

soldati alzarono le mani. Un ufficiale tedesco avanzò e chiese a un nostro ufficiale

per quale motivo erano state cedute le armi ai partigiani albanesi. La risposta fu

immediata: - “Il nostro è stato un atto di ubbidienza al superiore, ma noi non volendo

aderire a tale ordine, non abbiamo ceduto le nostre pistole”. Il tedesco ordinò di

disarmare gli ufficiali, ma poi sorpreso da quel contegno fiero ritornò a ogni ufficiale

la propria arma. Si accese allora un serrato colloquio tra comandanti italiani e

tedeschi finché questi ultimi imposero a tutti di mettersi in colonna. Formata la

colonna i tedeschi li misero in marcia per Kallarat. Era buio pesto, e la pioggia

riprendeva a cadere fitta penetrando nelle ossa. Più tardi si scatenò una vera bufera.

Di tanto in tanto si sentivano i lamenti dei soldati “ Signore, non ne posso più, fatemi

morire. Se almeno i tedeschi ci sparassero, sarebbe finita”.Alle prime ore del giorno 6

tutti furono avviati verso Kucj, alle ore 11 ai piedi dell’altura di kucj nuova sosta. Fu

qui che vennero divisi gli ufficiali ed i loro attendenti dalla truppa. «Dividetevi

dividetevi» «Teilen sie ab… Teilen sie ab» «ufficiali da questa parte » «offizier an

jeder seite» gridavano le sentinelle. Separati dalla truppa gli ufficiali sentirono

addensarsi sui loro capi il tragico destino e pensarono alla deportazione presso i

campi di Mauthausen, Dakau ed altri tristi luoghi balenarono nelle loro menti. Di lì a

poco un maresciallo tedesco conta gli ufficiali e ordina di allontanare i medici da

quelli dell’arma combattente. Separati gli ufficiali medici la triste realtà comincia a

prendere radice ed a penetrare nell’animo di tutti. Durante il percorso, l’Ufficiale

Medico Meliconi era stato riconosciuto medico dai tedeschi e perché tale isolato dal

gruppo, tutti gli si strinsero intorno ed ognuno gli consegnò qualcosa da far giungere

alle proprie famiglie lontane, il loro estremo saluto.

Tufano scrisse: - . “ A papà l’ultimo pensiero di Vincenzo”.

Il Col. Lanza trasse di tasca la fotografia dei figli e dopo averla baciata scrisse con

una matita a tergo : «L’ultimo bacio a voi prima di morire - papà -» «e dietro

l’immagine della moglie mise: «L’ultimo bacio a te prima di morire – tuo Ciu».

Ridolfi consegnò il biglietto: - « Mia Veruccia, ti attendo in

cielo, prega Iddio per me. Sto per essere fucilato e chiedo

perdono a Dio dei miei peccati. Vera Piazzesi, via Andrea

Doria, 64, Roma».

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D’Urbano: - « A Durbano Alfredo, corso Maruccino, 161,

Chieti. Caro papà muoio nel giorno dell’Immacolata di

Pompei con la Corona del Rosario. Addio».

Piergentili si congeda: -« A mamma a Roberto a Norma

sempre tutto il mio amore - papà - siate forti, vi bacio.

Alfonso. 7 ott. 1943».

Parente traccia solo su un pezzo di carta il suo nome e

l’indirizzo della mamma.

Firme autografe di alcuni fucilati di Kucj poste a tergo

della pagella di confessione di Padre Rufino Sebenello.

Biagini Egisto Via Minelli 171 - Perugia

Tufano Giacomo – Masseria Tufano - Saviano (Napoli)

Urbano Alfredo Corso Marmicino 161 - Chieti

Piergentili Alfonso Via Gastonali 28 – Fano (Roma)

Mercadei Varucci – Piazza Venezia 16 – Trento

Rodolfi Guglielmo San Sabatino – Roma

Cleucchia Biagio di …?

Ubaldo Faraglia Via Torino 94 – Rieti

Luigi Minelli Viale Ma..? Gubbio (Perugia)

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Circa le 21, nella casupola dove furono alloggiati e sorvegliati da quattro sentinelle

armate di mitra, fu portato il vitto tedesco per 34 ufficiali affamati, un chilogrammo

di pasta in una latta rugginosa su cui un tedesco buttò un pugno di sale. La mattina

del 7 ottobre, alle 8,45 fu intimato a tutti di prepararsi per partire e alle 9,15 circa

furono portati sulla strada e disposti in fila indiana con distanza di 4 o 5 metri l’uno

dall’altro col divieto di parlare tra loro. Percorsero quella strada fino al luogo del

supplizio scortati da 12 soldati posti in testa alla fila con il fucile a pront, al fianco un

fucile mitragliatore e al termine della fila altri 12 tedeschi. Scesero la scarpata, dove

la strada finiva accostandosi al fiume Shushitza e dove esisteva un pianoro ricoperto

di alti platani. I tedeschi si posizionarono su due file distanti fra loro 20 metri. Il

fucile mitragliatore fu collocato su un muricciolo di pietre. Gli venne imposto di

deporre gli zaini e di compilare una lista con i dati, casato, nome, generalità

complete, grado, ultimo reparto comandato e indirizzo di famiglia. Tutti compresero

che la sorte era segnata. Nell’impellente desiderio di chiarire la situazione e di

cercare con ultimo tentativo di salvare il salvabile il Col. Lanza a mezzo del Ten.

Zanettin che conoscendo il tedesco poté fungere da interprete, chiese al nemico cosa

significassero tutte quelle formalità. Quello non rispose. Il Tenente rinnovò la

domanda all’Ufficiale tedesco aggiungendo: - « Infine siamo uomini ed Ufficiali

italiani e nessuna sorte può spaventarci». Al che il tedesco rispose crudelmente: - «

Quando qualcuno di noi cade nelle mani dei partigiani sa morire». L’ultima parola

pronunciata non lasciò alcun dubbio. L’interprete tedesco, si rivolse al cappellano

militare che gli si era presentato: - «Se sei il Cappellano mostraci i documenti»

Accertato che quanto dichiarato rispondeva alla verità, aggiunse : - « Avete

concessione di impartire i conforti religiosi ai vostri commilitoni, però sbrigatevi». A

questo punto tutti gli furono intorno. « In fretta, in fretta » gridava l’interprete. Gli

Ufficiali si prostrarono in ginocchio. Il cappellano aprì il libro di preghiere e a voce

alta fece recitare l’atto di dolore. «Ora pro nobis, in ora mortis nostrae». Innalzarono

una prece perché fosse data forza ai loro lontani. « A te Signore consegniamo la

nostra vita. A te la ridoniamo. Tu ce l’hai data. Sia questo sacrificio sconto delle

nostre colpe». Con voce pacata, benedicendoli affermò:- «Ego vos benedico». Trasse

un piccolo crocifisso e tutti lo baciarono. Alla lettura della sentenza, da parte

dell’interprete, tutti si strinsero intorno al padre e ascoltarono i capi d’imputazione:

1° Di non aver mantenuto contatti con l’autorità tedesca;

2° Di aver tentato di raggiungere l’Italia occupata dagli Anglo Americani;

3° Di aver agevolato l’imbarco di truppe per l’Italia sotto il controllo alleato;

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4° Di aver ostacolato e respinto il tentativo di sbarco a Santi Quaranta il 26

settembre 1943;

5° Di aver ceduto le armi ai partigiani comunisti;

6° Di aver collaborato con i medesimi.

Per questi reati furono ritenuti rei di alto tradimento e per ordine del Führer erano

condannati a morte. Gli ufficiali si guardarono in faccia esterrefatti, ma calmi e

rassegnati a subire ciò che il destino voleva. L’ora del supremo sacrificio giunse e

con onore l’affrontarono fieri, calmi, diritti, rigidi sull’attenti guardando la scena

di cui essi stessi erano protagonisti. Quattro a quattro furono chiamati in ordine di

grado. Non ebbero un tremito; fissi guardarono le canne da fuoco prima, il

crocifisso poi, che a loro stese il cappellano. Un comando, una scarica e le loro

figure oscillarono e si accasciarono al suolo. Il maresciallo tedesco li finì con un

colpo alla nuca. Il tedesco si allontanò a passo cadenzato lasciando dietro di sé il

delitto e la morte: imperturbato e impassibile come se avesse compiuto il più

naturale dei doveri. Il vento, lugubremente, fischiava e turbinava tra le salme,

l’acqua scrosciava penetrando nelle ferite fondendosi con il sangue, tuoni

spaventosi scossero la valle, i lampi illuminarono la macabra scena. La natura

sembrava completare l’opera selvaggia dell’uomo. Ad uragano spento, pochi metri

lontano dal punto dove furono ammucchiati i corpi furono scavate tre fosse, due

rettangolari e una triangolare ed in esse furono gettati. Così a tre chilometri da

Kucj lungo il fiume Shushitza, ad un centinaio di metri dal mulino che stava sulla

mulattiera per Boelen, all’ombra dei platani riposarono per anni i 32 Martiri della

«Perugia»

LA SCHIERA DI KUCJ

Riuniamo qui le care sembianze dei fucilati di Kucj dolenti di non essere riusciti a

fare altrettanto per quelli immolati a Santi Quaranta.

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S.T. Azzolini Angelo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1920 Fiorenzuola d’Arda

S.T. Betti Rodolfo Amm.129° Ft. 1920 Perugia.

S.T. Biagini Egisto Comp.Cannoni 47/32 1918 Perugia.

S.T. Besetti Mino III Btg 130° Ft. 1916 Villasanta.

S.T. Cardarella Antonio II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1920 Avola.

T. Cavalieri Eros C. Comando 129° Ft. 1917 Roma.

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Cap. Coletti Remo C. Comando 129° Ft. 1914 Perugia.

S.T. De Maio Gennaro C. Comando 129° Ft. 1919 Roma.

S.T. D’erchi Pietro II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1913 Genova.

S.T. D’Urbano Archimede Comp. Cannoni 47/32 1921 Chieti.

T. Faraglia Ubaldo III Btg 129° Ft. 1916 Roma.

S.T. Fratini Mario II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1915 Arezzo.

Magg. Malerba Pietro A.M. Comando 129° Ft. 1896 Catania.

S. T. Marchi Werther II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1920 Copparo.

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Cap. Mazzolani Angelo II Btg. 129° Ft. 1912 Roma

T. Merola Giuseppe II Btg. 129° Ft. 1911 Roma

Cap. Minelli Luigi II Btg. 129° Ft. 1911 Perugia.

T. Mundula Bruno C. Comando 129° Ft. 1918 Roma.

S.T. Parente Francesco II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1917 Grazzanise

S.T. Piergentili Alfonso C.Comando 129° Ft. 1913 Roma.

T. Rago Vincenzo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1908 Pellazzano.

S.T. Ridolfi Nazzareno II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1913 Roma.

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S.T. Scarfone Giorgio II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1920 Stilo.

S.T. Scucchia Filippo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1917 Piazza Armerina.

S.T. Simonelli Eduardo Comp. Cannoni 47/32 1916 Napoli..

S.T. Sottili Nemo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1919 Reggio Emilia.

S.T. Tufano Vincenzo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1919 Saviano.

Cap. Varner Guglielmo II Btg. 129° Ft. 1907 Trento.

T. Violo Rodolfo C. Comando 129° Ft. 1914 Roma.

S.T. Zanettin Serio II Btg. Ciclisti129° Ft. 1914 CastelloTesino.

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IL CROCIFISSO BACIATO DAGLI EROI DI kUCJ

Il Primo Battaglione del 99° Reggimento Gebirgsiäger,

appartenete alla Divisione da montagna Edelweis, al comando

del maggiore Siegfried Dodel, (nella foto) fu responsabile

dell’eccidio.

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ARTICOLO DI UN GIORNALE DELL’EPOCA

PARENTE Francesco di Enrico, Distretto Militare di Caserta, cl. 1917

sottotenente fanteria complemento:

«Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, partecipava alle eroiche

gesta della divisione «Perugia» nell’aspra lotta in Albania contro i

tedeschi, Catturato insieme ai resti del proprio reparto veniva

condannato a morte per la resistenza opposta agli aggressori.

Davanti al plotone di esecuzione teneva contegno fermo e dignitoso.

Colpito a morte da una raffica di mitragliatrice , trovava ancora la

forza di gridare « Viva l’Italia» Albania ottobre 1943»

LETTERA DI COMUNICAZIONE DECESSO

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Nel novembre del 1945, fu inviata all’Arciprete di Grazzanise una comunicazione del

Rev. Massimo Gatto del Collegio Salesiano Astori di Mogliano V. (Treviso) che lo

incaricava di comunicare ai familiari l’avvenuta fucilazione. Riporto integralmente il

contenuto della lettera – Rev.mo Sig. Arciprete, affido a voi il pietoso incarico a voler

comunicare alla famiglia Parente, Via Giovanni Parente 15 Grazzanise che il loro

Franco è stato fucilato con un gruppo di compagni in Albania il 7 ottobre 1943, per

essersi rifiutato di continuare a combattere a fianco dei tedeschi. Il capitano di

artiglieria Eraldo Calderio di Cavaglia Vercellese loro compagno, superstite e

testimone oculare, è deceduto poco tempo fa in famiglia in seguito a malattia. Fu lui

che mi consegnò la lista di questi nostri primi martiri, subito dopo l’eccidio. Perciò

mi faccio un dovere di pregarvi a voler comunicare alla famiglia il pietoso incarico,

perché temo che il povero Calderio non abbia avuto il tempo di farlo. In Fede - Don

Massimo Gatto Salesiano ex internato Capp. Militare.

- Oggetto: trasmissione copia

dell’atto di morte n. 6284

Si trasmette copia dell’atto di morte

del S. Ten Parente Francesco fu

Enrico con preghiera di provvedere

all’invio del medesimo al

competente Comune di ultima

residenza del defunto per la

trascrizione presso l’Ufficio di Stato

Civile del Comune stesso. Nel caso

che all’atto di morte occorresse

apportare eventuali rettifiche, si

prega restituirlo a questa

Commissione che provvederà in

base all’art. 6 del D.L.L. n. 216 del

5 aprile 1946. –

La presidenza del Consiglio dei Ministri spedì a mia nonna copia dell’atto di

morte datato 26 gennaio 1949

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Il 7 ottobre 1943 a Kué – Albania dalla

brutale ferocia tedesca venne trucidato

il partigiano sotto tenente del 51°. Rgt.

Ftr. Cacciatore delle Alpi

FRANCESCO PARENTE STUDENTE IN SCIENZE COLONIALI

NATO IN GRAZZANISE (NAPOLI) IL 26-5-917

La madre, la sorella, i fratelli e i cugini affranti ne danno il triste annunzio. GRAZZANISE 7-3-945

UNA PRECE

DECORATO AL VALOR MILITARE

Nel retro della foto è scritto con grafia di mio padre:

“ Teresina Parente assistita dal figlio Pierino mentre, a Caserta, è decorata della

medaglia d’argento al valor militare alla memoria decretata al figlio Francesco

Parente caduto in Albania il 7/10/943.”

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PUBBLICAZIONE ALBO D’ORO

DEI DECORATI AL VALOR MILITARE DELLA PROVINCIA DI TERRA DI LAVORO

- CASERTA - TEN. GEN. OTTAVIO MORICI

Parente Francesco – medaglia d’oro al valor militare

“ Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, partecipava

alle eroiche gesta della divisione “Perugia” nell’aspra

lotta in Albania contro i tedeschi. Catturato insieme ai

resti del proprio reparto, veniva condannato a morte per

la resistenza opposta agli aggressori. Davanti al plotone

d’esecuzione teneva contegno fermo e dignitoso.

Colpito a morte da una raffica di mitragliatrice, trovava

ancora la forza di gridare “Viva l’Italia” Albania,

ottobre 1943

COMPAGNI D’ARMI

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LA STRADA PERCORSA

LUOGO DEL TRISTE EVENTO

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ALBANIA- MOMENTO DELLA MANIFESTAZIONE INAUGURALE AL MONUMENTO DI KUCJ

ALBANIA – MONUMENTO AI CADUTI DI KUCJ.

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Nell’anno 1957 fu inaugurato il monumento in memoria a i caduti di tutti gli

Ufficiali delle divisioni : “ Perugia”, “Parma” e “Ferrara” sacrificati in Albania il 7

ottobre 1943. Il mausoleo è ubicato a Trento in viale San Francesco d’Assisi, al

centro del giardino pubblico antistante il palazzo di giustizia. Aderirono alla sua

costruzione tutte le famiglie dei caduti. L’opera fu realizzata dallo scultore Silvio

Monfrini per interessamento del Dott. Francesco Rovida. La statua rappresenta un

soldato romano nell’atto di impugnare la propria lancia, anzi nello sforzo di

infiggerla con forza nella terra per esprimere la sua volontà tenace di conservare ad

ogni costo quest’arma, come unico mezzo per difendere se stesso, il suo onore, la sua

Patria, la sua libertà, il suo destino. (commento e foto ricavati da internet)

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MOMENTI DELLA MANIFESTAZIONE INAUGURALE

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Visita al monumento - Anno 1964 -

Parente Francesco (nipote)

Parente Paolo (nipote)

Parente Paolo (fratello)

SULLA PIETRA DI BASE E’ SCRITTO:

A TRENTO

CUSTODE DELLE ESTREME VOCI DEI LORO MARTIRI

LE FAMIGLIE DEI CADUTI PER LA RESISTENZA IN ALBANIA

VOLLERO OFFRIRE QUESTO DEVOTO RICORDO

NEL NOME DI QUELLA FRATERNA LIBERTA’

CHE – DOVUNQUE CADUTI –

LI UNISCE AI COMPAGNI DELLA RESISTENZA TRENTINA

1943 – 1945

SULLA FACCIATA RETROSTANTE ALLA BASE DI BRONZO E’ SCRITTO:

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……ERANO UFFICIALI DELLE DIVISIONI

PERUGIA

FERRARA – 1°GRUPPO 14° RGT. ART.

PARMA – 3° BTG. 49° RGT FT.

SULLE FACCAITE LATERALI SONO ELENCATI I NOMI DEGLI UFFICIALI CADUTI

ADONANDI ALBERTO BOLOGNA PARIDE GIMINELLO ERNESTO D’ALTO GIUSEPPE

ANGELIN.ROTA ENRICO BUSCARIMO GIUSEPPE CICCOLINI ARTURO D’ANTEO ELIO

AZZOLINI ANGELO CACCIMELLI ALBERTO CICCONI NELLO DE-MAIO GENNARO

BELLI BELLINO CACCIOLA SALVATORE CIRINO EMILIO D’ERCHI PIETRO

BERNARDELLI SERGIO CARDARELLA ANTONIO COLETTI REMO DE-STRO ALBERTO

BESTETTI GEROLAMO CALDERIA ERALDO COLLINI CARLO DE-STEFANIS AUGUSTO

BETTI ATTILIO CAVALIERI EROS CORDA GIULIO DE-ZINNO ALFONSO

BETTI RODOLFO CAPOMAGGIO PASQUALE CORSALETTI GIUSEPPE D’URBANO ARCHIMEDE

BIAGINI EGISTO CASTALDO GENNARO COSTADURA ARCHIMEDE FARAGLIA UBALDO

BOFFI ALBERTO CELESTRINI…. CUCCI ALFONSO FATO STEFANO

ROLLINI CALISTO CHIARAMONTI LUIGI CULOTTA ARMANDO FELICIANGELI PIETRO

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FIALDINI EDMONDO MARCONATO LUIGI POZZI GIUSEPPE SPELTA GIOVANNI

FORENZA LIBERO MASTANDREA TOMMASO RAGO VINCENZO SPINA MARIO

FRATINI MARIO MAZZA ALFREDO RANIERI RAFFAELE STEFANINI SERGIO

GABALDO ANTONIO MAZZOLANI ANGELO RIDOLFI NAZARENO TEMPERINI ALDO

GASPARINI ERMANNO MEROLA GIUSEPPE RODONDI ANTONIO TENTOLINI ALCIDE

GEMELLIALFREDO MINELLI LUIGI ROSSI EMILIO TRECANI ENRICO

GIGANTE MARIO MANDULA BRUNO ROSSI GIOVANNI TRINCALI FRANCESCO

GIRELLI GIOVANNI PARENTE FRANCESCO ROVELLI MARIO TUFANO VINCENZO

GIRLANDA GIOSUE’ PASSARELLO GIOVANNI SARLI MARIO TULUMELLO SALVATORE

LALICATA GIUSEPPE PENNESTRI DOMENICO SALUGGIA CESARE VAGLIO FRANCESCO

LANZA GUSTAVO PETTO SALVATORE SCARFONE GIORGIO VAGNIN VITALIANO

LANZETTA VITO PEZZOLI MARIO SCUCCHIA FILIPPO VARNER GUGLIELMO

MACIOCI ANTONIO PIATTI MICHELE SICA ACHILLE VIGNERI ANTONIO

MALERBA PIETRO PIERGENTILI ALFONSO SIMONELLI EDUARDO VIOLO RODOLFO

MANNINO ANTONIO PRESTIANNI VINCENZO SIRACUSA ENRICO ZANETTIN SERIO

MARCHI WERTER POZZETTO LUIGI SOTTILI NEMO ZOCCO SALVATORE

IL SACRARIO DI BARI DOVE RIPOSA

(Inaugurato il 10 dicembre del 1967)

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Il nome del Sot. Ten. Francesco Parente è inciso nei libri di bronzo situati nelle sale

commemorative e sulle lapidi

In memoria di mio zio Francesco,

esempio di eroismo e di coraggio

Prof. Francesco Parente