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VERSO’ IL SUO CONTRIBUTO DI SANGUE PER LA PATRIA
Nell’aspra terra d’ Albania, della barbarie tedesca, ancora unta, ministra d’inganni e di delitti, mentre tutto intorno ruinava e nel cielo agiva la bufera, la più crudele, mordendo l’acciaro,
mostrando che l’Italia custode ancor d’alto sentire, il sangue tuo purissimo versavi.
Francesco Parente
STUDENTE IN SCIENZE COLONIALI
SOTTO TENENTE CACCIATORI DELLE ALPI DIVISIONE PERUGIA
N. IL 26 – 05 – 1917 - M. IL 07 – 10 - 1943
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STORIA DI UN UFFICIALE DELLA DIVISIONE PERUGIA
Riassunta dal testo “SACRIFICIO ITALIANO IN TERRA ALBANESE” Di Giovanni Bonomi
Casa Editrice “ LA PRORA”
di G. Locatelli 6 Figli
Milano – Corso BuenoS Aires . 64
Stampato in Italia – printed in Italy
Unione Topografica – Milano Via Piave, 19
1949
✽
Nell’agosto del 1943, la Divisione “Perugia” ricevette l’ordine
di dare il cambio alla Divisione “Ferrara” in Albania. Al
giungere della Divisione “Perugia”, l’Albania era in
agitazione a causa dei ribelli identificati nel gruppo dei
Nazionalisti, Comunisti e Ballisti. La vallata della Vojussa ne
era infestata perciò le colonne italiane più volte dovettero
fronteggiare degli attacchi. Nei primi 15 giorni i soldati
rimasero isolati e solo dopo due settimane ricevettero posta e
viveri; terribile era la preoccupazione di essere abbandonati. Delle trattative di
armistizio non si avevano notizie, sembrava che tutto si preparasse per l’immane
catastrofe. L’8 settembre, dove molti apparecchi radio-riceventi erano efficienti, la
notizia fu captata e diffusa. I soldati si abbandonarono a un’esplosione di gioia, era la
fine della guerra, si pensò al prossimo ritorno in patria. Molti smontarono la tenda e
approntarono lo zaino. La notte trascorse con la speranza nel cuore e in un clima di
serenità. Verso le sette del mattino apparve una colonna di tedeschi. Le loro
intenzioni, non più alleati, apparvero chiare a ufficiali e soldati italiani. Questi, con
buone maniere staccarono gli ufficiali dalla truppa e requisirono le armi. All’azione
dei tedeschi si aggiunse poi quella dei ribelli albanesi che intimarono di consegnare le
armi la risposta fu decisamente negativa. La notte tra il 14 e 15 il campo di
Drachovizza, a nord est di Valona fu attaccato dai partigiani albanesi causando un
massacro. I superstiti diressero verso Santi Quaranta dove, trovarono aiuto e conforto.
Alle ore 17,40 del 5 ottobre nel campo di Santi Quaranta, una donna compare
sull’orlo di un greppo, fa segni, agita le mani, manda urla stridule. Ufficiali e soldati
guardano attoniti, ma non comprendono nulla. Due soldati le si fecero incontro e lei
si precipitò gridando continuamente. I soldati tornano di corsa agitati e pallidi: - “ I
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tedeschi, i tedeschi!”, gridarono. La donna scomparve. Nemmeno il tempo di
riprendersi ed ecco sbucare dalla macchia una decina di tedeschi. Immediatamente
altri sbucarono dalla parte opposta con armi puntate intimando la resa. A tal punto i
soldati alzarono le mani. Un ufficiale tedesco avanzò e chiese a un nostro ufficiale
per quale motivo erano state cedute le armi ai partigiani albanesi. La risposta fu
immediata: - “Il nostro è stato un atto di ubbidienza al superiore, ma noi non volendo
aderire a tale ordine, non abbiamo ceduto le nostre pistole”. Il tedesco ordinò di
disarmare gli ufficiali, ma poi sorpreso da quel contegno fiero ritornò a ogni ufficiale
la propria arma. Si accese allora un serrato colloquio tra comandanti italiani e
tedeschi finché questi ultimi imposero a tutti di mettersi in colonna. Formata la
colonna i tedeschi li misero in marcia per Kallarat. Era buio pesto, e la pioggia
riprendeva a cadere fitta penetrando nelle ossa. Più tardi si scatenò una vera bufera.
Di tanto in tanto si sentivano i lamenti dei soldati “ Signore, non ne posso più, fatemi
morire. Se almeno i tedeschi ci sparassero, sarebbe finita”.Alle prime ore del giorno 6
tutti furono avviati verso Kucj, alle ore 11 ai piedi dell’altura di kucj nuova sosta. Fu
qui che vennero divisi gli ufficiali ed i loro attendenti dalla truppa. «Dividetevi
dividetevi» «Teilen sie ab… Teilen sie ab» «ufficiali da questa parte » «offizier an
jeder seite» gridavano le sentinelle. Separati dalla truppa gli ufficiali sentirono
addensarsi sui loro capi il tragico destino e pensarono alla deportazione presso i
campi di Mauthausen, Dakau ed altri tristi luoghi balenarono nelle loro menti. Di lì a
poco un maresciallo tedesco conta gli ufficiali e ordina di allontanare i medici da
quelli dell’arma combattente. Separati gli ufficiali medici la triste realtà comincia a
prendere radice ed a penetrare nell’animo di tutti. Durante il percorso, l’Ufficiale
Medico Meliconi era stato riconosciuto medico dai tedeschi e perché tale isolato dal
gruppo, tutti gli si strinsero intorno ed ognuno gli consegnò qualcosa da far giungere
alle proprie famiglie lontane, il loro estremo saluto.
Tufano scrisse: - . “ A papà l’ultimo pensiero di Vincenzo”.
Il Col. Lanza trasse di tasca la fotografia dei figli e dopo averla baciata scrisse con
una matita a tergo : «L’ultimo bacio a voi prima di morire - papà -» «e dietro
l’immagine della moglie mise: «L’ultimo bacio a te prima di morire – tuo Ciu».
Ridolfi consegnò il biglietto: - « Mia Veruccia, ti attendo in
cielo, prega Iddio per me. Sto per essere fucilato e chiedo
perdono a Dio dei miei peccati. Vera Piazzesi, via Andrea
Doria, 64, Roma».
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D’Urbano: - « A Durbano Alfredo, corso Maruccino, 161,
Chieti. Caro papà muoio nel giorno dell’Immacolata di
Pompei con la Corona del Rosario. Addio».
Piergentili si congeda: -« A mamma a Roberto a Norma
sempre tutto il mio amore - papà - siate forti, vi bacio.
Alfonso. 7 ott. 1943».
Parente traccia solo su un pezzo di carta il suo nome e
l’indirizzo della mamma.
Firme autografe di alcuni fucilati di Kucj poste a tergo
della pagella di confessione di Padre Rufino Sebenello.
Biagini Egisto Via Minelli 171 - Perugia
Tufano Giacomo – Masseria Tufano - Saviano (Napoli)
Urbano Alfredo Corso Marmicino 161 - Chieti
Piergentili Alfonso Via Gastonali 28 – Fano (Roma)
Mercadei Varucci – Piazza Venezia 16 – Trento
Rodolfi Guglielmo San Sabatino – Roma
Cleucchia Biagio di …?
Ubaldo Faraglia Via Torino 94 – Rieti
Luigi Minelli Viale Ma..? Gubbio (Perugia)
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Circa le 21, nella casupola dove furono alloggiati e sorvegliati da quattro sentinelle
armate di mitra, fu portato il vitto tedesco per 34 ufficiali affamati, un chilogrammo
di pasta in una latta rugginosa su cui un tedesco buttò un pugno di sale. La mattina
del 7 ottobre, alle 8,45 fu intimato a tutti di prepararsi per partire e alle 9,15 circa
furono portati sulla strada e disposti in fila indiana con distanza di 4 o 5 metri l’uno
dall’altro col divieto di parlare tra loro. Percorsero quella strada fino al luogo del
supplizio scortati da 12 soldati posti in testa alla fila con il fucile a pront, al fianco un
fucile mitragliatore e al termine della fila altri 12 tedeschi. Scesero la scarpata, dove
la strada finiva accostandosi al fiume Shushitza e dove esisteva un pianoro ricoperto
di alti platani. I tedeschi si posizionarono su due file distanti fra loro 20 metri. Il
fucile mitragliatore fu collocato su un muricciolo di pietre. Gli venne imposto di
deporre gli zaini e di compilare una lista con i dati, casato, nome, generalità
complete, grado, ultimo reparto comandato e indirizzo di famiglia. Tutti compresero
che la sorte era segnata. Nell’impellente desiderio di chiarire la situazione e di
cercare con ultimo tentativo di salvare il salvabile il Col. Lanza a mezzo del Ten.
Zanettin che conoscendo il tedesco poté fungere da interprete, chiese al nemico cosa
significassero tutte quelle formalità. Quello non rispose. Il Tenente rinnovò la
domanda all’Ufficiale tedesco aggiungendo: - « Infine siamo uomini ed Ufficiali
italiani e nessuna sorte può spaventarci». Al che il tedesco rispose crudelmente: - «
Quando qualcuno di noi cade nelle mani dei partigiani sa morire». L’ultima parola
pronunciata non lasciò alcun dubbio. L’interprete tedesco, si rivolse al cappellano
militare che gli si era presentato: - «Se sei il Cappellano mostraci i documenti»
Accertato che quanto dichiarato rispondeva alla verità, aggiunse : - « Avete
concessione di impartire i conforti religiosi ai vostri commilitoni, però sbrigatevi». A
questo punto tutti gli furono intorno. « In fretta, in fretta » gridava l’interprete. Gli
Ufficiali si prostrarono in ginocchio. Il cappellano aprì il libro di preghiere e a voce
alta fece recitare l’atto di dolore. «Ora pro nobis, in ora mortis nostrae». Innalzarono
una prece perché fosse data forza ai loro lontani. « A te Signore consegniamo la
nostra vita. A te la ridoniamo. Tu ce l’hai data. Sia questo sacrificio sconto delle
nostre colpe». Con voce pacata, benedicendoli affermò:- «Ego vos benedico». Trasse
un piccolo crocifisso e tutti lo baciarono. Alla lettura della sentenza, da parte
dell’interprete, tutti si strinsero intorno al padre e ascoltarono i capi d’imputazione:
1° Di non aver mantenuto contatti con l’autorità tedesca;
2° Di aver tentato di raggiungere l’Italia occupata dagli Anglo Americani;
3° Di aver agevolato l’imbarco di truppe per l’Italia sotto il controllo alleato;
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4° Di aver ostacolato e respinto il tentativo di sbarco a Santi Quaranta il 26
settembre 1943;
5° Di aver ceduto le armi ai partigiani comunisti;
6° Di aver collaborato con i medesimi.
Per questi reati furono ritenuti rei di alto tradimento e per ordine del Führer erano
condannati a morte. Gli ufficiali si guardarono in faccia esterrefatti, ma calmi e
rassegnati a subire ciò che il destino voleva. L’ora del supremo sacrificio giunse e
con onore l’affrontarono fieri, calmi, diritti, rigidi sull’attenti guardando la scena
di cui essi stessi erano protagonisti. Quattro a quattro furono chiamati in ordine di
grado. Non ebbero un tremito; fissi guardarono le canne da fuoco prima, il
crocifisso poi, che a loro stese il cappellano. Un comando, una scarica e le loro
figure oscillarono e si accasciarono al suolo. Il maresciallo tedesco li finì con un
colpo alla nuca. Il tedesco si allontanò a passo cadenzato lasciando dietro di sé il
delitto e la morte: imperturbato e impassibile come se avesse compiuto il più
naturale dei doveri. Il vento, lugubremente, fischiava e turbinava tra le salme,
l’acqua scrosciava penetrando nelle ferite fondendosi con il sangue, tuoni
spaventosi scossero la valle, i lampi illuminarono la macabra scena. La natura
sembrava completare l’opera selvaggia dell’uomo. Ad uragano spento, pochi metri
lontano dal punto dove furono ammucchiati i corpi furono scavate tre fosse, due
rettangolari e una triangolare ed in esse furono gettati. Così a tre chilometri da
Kucj lungo il fiume Shushitza, ad un centinaio di metri dal mulino che stava sulla
mulattiera per Boelen, all’ombra dei platani riposarono per anni i 32 Martiri della
«Perugia»
LA SCHIERA DI KUCJ
Riuniamo qui le care sembianze dei fucilati di Kucj dolenti di non essere riusciti a
fare altrettanto per quelli immolati a Santi Quaranta.
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S.T. Azzolini Angelo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1920 Fiorenzuola d’Arda
S.T. Betti Rodolfo Amm.129° Ft. 1920 Perugia.
S.T. Biagini Egisto Comp.Cannoni 47/32 1918 Perugia.
S.T. Besetti Mino III Btg 130° Ft. 1916 Villasanta.
S.T. Cardarella Antonio II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1920 Avola.
T. Cavalieri Eros C. Comando 129° Ft. 1917 Roma.
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Cap. Coletti Remo C. Comando 129° Ft. 1914 Perugia.
S.T. De Maio Gennaro C. Comando 129° Ft. 1919 Roma.
S.T. D’erchi Pietro II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1913 Genova.
S.T. D’Urbano Archimede Comp. Cannoni 47/32 1921 Chieti.
T. Faraglia Ubaldo III Btg 129° Ft. 1916 Roma.
S.T. Fratini Mario II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1915 Arezzo.
Magg. Malerba Pietro A.M. Comando 129° Ft. 1896 Catania.
S. T. Marchi Werther II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1920 Copparo.
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Cap. Mazzolani Angelo II Btg. 129° Ft. 1912 Roma
T. Merola Giuseppe II Btg. 129° Ft. 1911 Roma
Cap. Minelli Luigi II Btg. 129° Ft. 1911 Perugia.
T. Mundula Bruno C. Comando 129° Ft. 1918 Roma.
S.T. Parente Francesco II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1917 Grazzanise
S.T. Piergentili Alfonso C.Comando 129° Ft. 1913 Roma.
T. Rago Vincenzo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1908 Pellazzano.
S.T. Ridolfi Nazzareno II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1913 Roma.
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S.T. Scarfone Giorgio II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1920 Stilo.
S.T. Scucchia Filippo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1917 Piazza Armerina.
S.T. Simonelli Eduardo Comp. Cannoni 47/32 1916 Napoli..
S.T. Sottili Nemo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1919 Reggio Emilia.
S.T. Tufano Vincenzo II Btg. Ciclisti 129° Ft. 1919 Saviano.
Cap. Varner Guglielmo II Btg. 129° Ft. 1907 Trento.
T. Violo Rodolfo C. Comando 129° Ft. 1914 Roma.
S.T. Zanettin Serio II Btg. Ciclisti129° Ft. 1914 CastelloTesino.
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IL CROCIFISSO BACIATO DAGLI EROI DI kUCJ
Il Primo Battaglione del 99° Reggimento Gebirgsiäger,
appartenete alla Divisione da montagna Edelweis, al comando
del maggiore Siegfried Dodel, (nella foto) fu responsabile
dell’eccidio.
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ARTICOLO DI UN GIORNALE DELL’EPOCA
PARENTE Francesco di Enrico, Distretto Militare di Caserta, cl. 1917
sottotenente fanteria complemento:
«Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, partecipava alle eroiche
gesta della divisione «Perugia» nell’aspra lotta in Albania contro i
tedeschi, Catturato insieme ai resti del proprio reparto veniva
condannato a morte per la resistenza opposta agli aggressori.
Davanti al plotone di esecuzione teneva contegno fermo e dignitoso.
Colpito a morte da una raffica di mitragliatrice , trovava ancora la
forza di gridare « Viva l’Italia» Albania ottobre 1943»
LETTERA DI COMUNICAZIONE DECESSO
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Nel novembre del 1945, fu inviata all’Arciprete di Grazzanise una comunicazione del
Rev. Massimo Gatto del Collegio Salesiano Astori di Mogliano V. (Treviso) che lo
incaricava di comunicare ai familiari l’avvenuta fucilazione. Riporto integralmente il
contenuto della lettera – Rev.mo Sig. Arciprete, affido a voi il pietoso incarico a voler
comunicare alla famiglia Parente, Via Giovanni Parente 15 Grazzanise che il loro
Franco è stato fucilato con un gruppo di compagni in Albania il 7 ottobre 1943, per
essersi rifiutato di continuare a combattere a fianco dei tedeschi. Il capitano di
artiglieria Eraldo Calderio di Cavaglia Vercellese loro compagno, superstite e
testimone oculare, è deceduto poco tempo fa in famiglia in seguito a malattia. Fu lui
che mi consegnò la lista di questi nostri primi martiri, subito dopo l’eccidio. Perciò
mi faccio un dovere di pregarvi a voler comunicare alla famiglia il pietoso incarico,
perché temo che il povero Calderio non abbia avuto il tempo di farlo. In Fede - Don
Massimo Gatto Salesiano ex internato Capp. Militare.
- Oggetto: trasmissione copia
dell’atto di morte n. 6284
Si trasmette copia dell’atto di morte
del S. Ten Parente Francesco fu
Enrico con preghiera di provvedere
all’invio del medesimo al
competente Comune di ultima
residenza del defunto per la
trascrizione presso l’Ufficio di Stato
Civile del Comune stesso. Nel caso
che all’atto di morte occorresse
apportare eventuali rettifiche, si
prega restituirlo a questa
Commissione che provvederà in
base all’art. 6 del D.L.L. n. 216 del
5 aprile 1946. –
La presidenza del Consiglio dei Ministri spedì a mia nonna copia dell’atto di
morte datato 26 gennaio 1949
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Il 7 ottobre 1943 a Kué – Albania dalla
brutale ferocia tedesca venne trucidato
il partigiano sotto tenente del 51°. Rgt.
Ftr. Cacciatore delle Alpi
FRANCESCO PARENTE STUDENTE IN SCIENZE COLONIALI
NATO IN GRAZZANISE (NAPOLI) IL 26-5-917
La madre, la sorella, i fratelli e i cugini affranti ne danno il triste annunzio. GRAZZANISE 7-3-945
UNA PRECE
DECORATO AL VALOR MILITARE
Nel retro della foto è scritto con grafia di mio padre:
“ Teresina Parente assistita dal figlio Pierino mentre, a Caserta, è decorata della
medaglia d’argento al valor militare alla memoria decretata al figlio Francesco
Parente caduto in Albania il 7/10/943.”
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PUBBLICAZIONE ALBO D’ORO
DEI DECORATI AL VALOR MILITARE DELLA PROVINCIA DI TERRA DI LAVORO
- CASERTA - TEN. GEN. OTTAVIO MORICI
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Parente Francesco – medaglia d’oro al valor militare
“ Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, partecipava
alle eroiche gesta della divisione “Perugia” nell’aspra
lotta in Albania contro i tedeschi. Catturato insieme ai
resti del proprio reparto, veniva condannato a morte per
la resistenza opposta agli aggressori. Davanti al plotone
d’esecuzione teneva contegno fermo e dignitoso.
Colpito a morte da una raffica di mitragliatrice, trovava
ancora la forza di gridare “Viva l’Italia” Albania,
ottobre 1943
COMPAGNI D’ARMI
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LA STRADA PERCORSA
LUOGO DEL TRISTE EVENTO
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ALBANIA- MOMENTO DELLA MANIFESTAZIONE INAUGURALE AL MONUMENTO DI KUCJ
ALBANIA – MONUMENTO AI CADUTI DI KUCJ.
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Nell’anno 1957 fu inaugurato il monumento in memoria a i caduti di tutti gli
Ufficiali delle divisioni : “ Perugia”, “Parma” e “Ferrara” sacrificati in Albania il 7
ottobre 1943. Il mausoleo è ubicato a Trento in viale San Francesco d’Assisi, al
centro del giardino pubblico antistante il palazzo di giustizia. Aderirono alla sua
costruzione tutte le famiglie dei caduti. L’opera fu realizzata dallo scultore Silvio
Monfrini per interessamento del Dott. Francesco Rovida. La statua rappresenta un
soldato romano nell’atto di impugnare la propria lancia, anzi nello sforzo di
infiggerla con forza nella terra per esprimere la sua volontà tenace di conservare ad
ogni costo quest’arma, come unico mezzo per difendere se stesso, il suo onore, la sua
Patria, la sua libertà, il suo destino. (commento e foto ricavati da internet)
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MOMENTI DELLA MANIFESTAZIONE INAUGURALE
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Visita al monumento - Anno 1964 -
Parente Francesco (nipote)
Parente Paolo (nipote)
Parente Paolo (fratello)
SULLA PIETRA DI BASE E’ SCRITTO:
A TRENTO
CUSTODE DELLE ESTREME VOCI DEI LORO MARTIRI
LE FAMIGLIE DEI CADUTI PER LA RESISTENZA IN ALBANIA
VOLLERO OFFRIRE QUESTO DEVOTO RICORDO
NEL NOME DI QUELLA FRATERNA LIBERTA’
CHE – DOVUNQUE CADUTI –
LI UNISCE AI COMPAGNI DELLA RESISTENZA TRENTINA
1943 – 1945
SULLA FACCIATA RETROSTANTE ALLA BASE DI BRONZO E’ SCRITTO:
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……ERANO UFFICIALI DELLE DIVISIONI
PERUGIA
FERRARA – 1°GRUPPO 14° RGT. ART.
PARMA – 3° BTG. 49° RGT FT.
SULLE FACCAITE LATERALI SONO ELENCATI I NOMI DEGLI UFFICIALI CADUTI
ADONANDI ALBERTO BOLOGNA PARIDE GIMINELLO ERNESTO D’ALTO GIUSEPPE
ANGELIN.ROTA ENRICO BUSCARIMO GIUSEPPE CICCOLINI ARTURO D’ANTEO ELIO
AZZOLINI ANGELO CACCIMELLI ALBERTO CICCONI NELLO DE-MAIO GENNARO
BELLI BELLINO CACCIOLA SALVATORE CIRINO EMILIO D’ERCHI PIETRO
BERNARDELLI SERGIO CARDARELLA ANTONIO COLETTI REMO DE-STRO ALBERTO
BESTETTI GEROLAMO CALDERIA ERALDO COLLINI CARLO DE-STEFANIS AUGUSTO
BETTI ATTILIO CAVALIERI EROS CORDA GIULIO DE-ZINNO ALFONSO
BETTI RODOLFO CAPOMAGGIO PASQUALE CORSALETTI GIUSEPPE D’URBANO ARCHIMEDE
BIAGINI EGISTO CASTALDO GENNARO COSTADURA ARCHIMEDE FARAGLIA UBALDO
BOFFI ALBERTO CELESTRINI…. CUCCI ALFONSO FATO STEFANO
ROLLINI CALISTO CHIARAMONTI LUIGI CULOTTA ARMANDO FELICIANGELI PIETRO
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FIALDINI EDMONDO MARCONATO LUIGI POZZI GIUSEPPE SPELTA GIOVANNI
FORENZA LIBERO MASTANDREA TOMMASO RAGO VINCENZO SPINA MARIO
FRATINI MARIO MAZZA ALFREDO RANIERI RAFFAELE STEFANINI SERGIO
GABALDO ANTONIO MAZZOLANI ANGELO RIDOLFI NAZARENO TEMPERINI ALDO
GASPARINI ERMANNO MEROLA GIUSEPPE RODONDI ANTONIO TENTOLINI ALCIDE
GEMELLIALFREDO MINELLI LUIGI ROSSI EMILIO TRECANI ENRICO
GIGANTE MARIO MANDULA BRUNO ROSSI GIOVANNI TRINCALI FRANCESCO
GIRELLI GIOVANNI PARENTE FRANCESCO ROVELLI MARIO TUFANO VINCENZO
GIRLANDA GIOSUE’ PASSARELLO GIOVANNI SARLI MARIO TULUMELLO SALVATORE
LALICATA GIUSEPPE PENNESTRI DOMENICO SALUGGIA CESARE VAGLIO FRANCESCO
LANZA GUSTAVO PETTO SALVATORE SCARFONE GIORGIO VAGNIN VITALIANO
LANZETTA VITO PEZZOLI MARIO SCUCCHIA FILIPPO VARNER GUGLIELMO
MACIOCI ANTONIO PIATTI MICHELE SICA ACHILLE VIGNERI ANTONIO
MALERBA PIETRO PIERGENTILI ALFONSO SIMONELLI EDUARDO VIOLO RODOLFO
MANNINO ANTONIO PRESTIANNI VINCENZO SIRACUSA ENRICO ZANETTIN SERIO
MARCHI WERTER POZZETTO LUIGI SOTTILI NEMO ZOCCO SALVATORE
IL SACRARIO DI BARI DOVE RIPOSA
(Inaugurato il 10 dicembre del 1967)
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Il nome del Sot. Ten. Francesco Parente è inciso nei libri di bronzo situati nelle sale
commemorative e sulle lapidi
In memoria di mio zio Francesco,
esempio di eroismo e di coraggio
Prof. Francesco Parente