Vermeer: la mostra a Roma

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114 For Magazine For MAGAZINE 115 For Magazine For MAGAZINE Johannes Vermeer, La suonatrice di liuto, olio su tela, 1660-1663 circa. Mai come in questo caso l’aggettivo “eccezionale” si ad- dice perfettamente alla situazione. Infatti, per la prima vol- ta a Roma, già in corso e fino al 20 gennaio 2013, presso le Scuderie del Quirinale, è possibile ammirare un’espo- sizione davvero rara: la mostra Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese rappresenta una preziosa antologia di quel florido periodo artistico che fu il XVII secolo, sia per le difficoltà a reperire le opere, gelosamente custodite da pochi musei e collezionisti privati, sia per la loro fragilità che ne rende talvolta impossibile il trasporto. A conferire l’eccezionalità all’allestimento romano non è solo la pos- sibilità di conoscere e apprezzare da vicino la pittura olan- dese e il suo indiscusso maestro, ma anche una serie di dati che fanno riflettere: Johannes Vermeer (1632 – 1675) dipinse circa 50 quadri in tutta la sua vita, sebbene oggi se ne conoscano appena 37; di questi solo 26, conserva- ti in quindici collezioni diverse, possono essere sposta- ti. Nell’ultimo secolo ci sono state otto mostre dedicate all’artista e solamente tre hanno ottenuto in prestito più di 4 suoi capolavori. Con orgoglio, la rassegna alle Scude- Johannes Vermeer, Donna in piedi al virginale, olio su tela, 1670-1673 circa. Capolavori in famiglia Straordinario appuntamento con la pittura fiamminga del ’600 alle Scuderie del Quirinale grazie alla mostra Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese, la prima rassegna italiana dedicata al “maestro di Delft” che amava dipingere soggetti casalinghi e gesti quotidiani di Nolberto Bovosselli ARTE

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Roma celebra Vermeer

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Johannes Vermeer, La suonatrice di liuto, olio su tela, 1660-1663 circa.

Mai come in questo caso l’aggettivo “eccezionale” si ad-dice perfettamente alla situazione. Infatti, per la prima vol-ta a Roma, già in corso e fino al 20 gennaio 2013, presso le Scuderie del Quirinale, è possibile ammirare un’espo-sizione davvero rara: la mostra Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese rappresenta una preziosa antologia di quel florido periodo artistico che fu il XVII secolo, sia per le difficoltà a reperire le opere, gelosamente custodite da pochi musei e collezionisti privati, sia per la loro fragilità che ne rende talvolta impossibile il trasporto. A conferire

l’eccezionalità all’allestimento romano non è solo la pos-sibilità di conoscere e apprezzare da vicino la pittura olan-dese e il suo indiscusso maestro, ma anche una serie di dati che fanno riflettere: Johannes Vermeer (1632 – 1675) dipinse circa 50 quadri in tutta la sua vita, sebbene oggi se ne conoscano appena 37; di questi solo 26, conserva-ti in quindici collezioni diverse, possono essere sposta-ti. Nell’ultimo secolo ci sono state otto mostre dedicate all’artista e solamente tre hanno ottenuto in prestito più di 4 suoi capolavori. Con orgoglio, la rassegna alle Scude-

Johannes Vermeer, Donna in piedi al virginale, olio su tela, 1670-1673 circa.

Capolavori in famigliaStraordinario appuntamento con la pittura fiamminga del ’600 alle Scuderie del Quirinale grazie alla mostra Vermeer, il secolo d’oro dell’arte olandese, la prima rassegna italiana dedicata al “maestro di Delft” che amava dipingere soggetti casalinghi e gesti quotidiani

di Nolberto Bovosselli

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Johannes Vermeer, L'allegoria della fede, olio su tela, 1670-1674 circa.

rie del Quirinale espone ben 8 rarissime opere del pittore fiammingo, giunte dai più importanti musei internazionali. Numeri che hanno fatto esclamare a Mario De Simoni, di-rettore generale dell’Azienda Speciale Palaexpo che orga-nizza la mostra: «A Roma, quindi, vedremo quasi un terzo dell’opera di Vermeer che può essere mostrata in giro per il mondo». Nello specifico il catalogo dei dipinti esposti comprende alcune perle assolute, come la celeberrima Stradina di

Delft, rarissimo esempio di esterno, proveniente dal Rij-ksmuseum di Amsterdam, La fanciulla con bicchiere di vino, eccezionalmente prestata dal Museo Anton-Herzog di Braunschweig, e il quadro-icona dell’intera rassegna, ovvero la Fanciulla con il cappello rosso, concessa dalla National Gallery of Art di Washington, e dalla posa simile a quella “con il turbante” (a cui si è ispirato il best-seller La ragazza con l’orecchino di perla, di Tracy Chevalier). I pre-giati prestiti includono, poi, due dipinti del Metropolitan di

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Johannes Vermeer, Fanciulla con il cappello rosso, olio su tela, 1665-1667 circa.

New York quali L’allegoria della fede e La suonatrice di liu-to, e due della National Gallery di Londra: la Donna seduta alla spinetta e la Donna in piedi al medesimo strumento (noto anche come il “virginale”). Chiude l’antologia la San-ta Prassede della collezione di Barbara Piasecka Johnson.Da questi dipinti emerge chiaramente il carattere partico-lare dei temi vermeeriani: nel XVII secolo, mentre in Ita-lia le committenze istituzionali come la Chiesa e le corti principesche inseguivano la sontuosità del Barocco, l’arte pubblica e di grande formato, il genio artistico olandese provava a riflettere la cultura medio-borghese del suo paese. La pittura di Vermeer si concentrava sul privato, sugli aspetti più intimi e dettagliati, che esaltavano i gesti quotidiani, le faccende domestiche, la famiglia, i momenti casalinghi e personali, come la lettura, la scrittura, la mu-sica, mentre più sporadiche erano le vedute della città e

del mondo esterno. Dal punto di vista dello stile pittorico, le opere di Vermeer, tutte di piccolo formato, mostrano la sua abilità nell’usare diverse tecniche di rappresentazione della luce su materiali e superfici differenti, che gli è val-sa l’appellativo di “maestro della luce olandese”, anche in virtù della straordinaria capacità di riprodurre su tela la lu-minosità del cielo d’Olanda. I suoi colori prevalenti erano il giallo e il blu, ottenuto dal lapislazzulo, utilizzato in tutti i suoi dipinti per ottenere sfumature di colore intermedie. La vividezza, la traspareza e la qualità dei suoi lavori sono dovute all’estrema cura che l’artista metteva nella prepa-razione dei colori ad olio e nella meticolosa ricerca dei pigmenti migliori dell’epoca, sebbene i quadri presentino pochi indizi dei suoi metodi preparatori. Del resto un alone di mistero avvolge la vita di Johannes Vermeer. Nato e vissuto a Delft, piccolo lembo di terra

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Egbert van der Poel, Una strada di Delft durante l'esplosione del 1654, olio su tavola, 1654.

molto fecondo di pittori, di lui si sa davvero poco: era pro-testante, figlio di un tessitore di seta e commerciante d’ar-te, apprese probabilmente i primi rudimenti del mestiere da Carel Fabritius, uno degli artisti più famosi dell’epoca, morto nell’esplosione della polveriera che nel 1654 di-strusse gran parte della città. Nel 1653, appena sposatosi con la cattolica Catherina Bolnes, l’artista entrò in una “gil-da” (associazione di pittori) e nel 1662 ne divenne il capo, grazie all’appoggio del suo ricco mecenate Pieter van Ru-ijven e al sostegno economico della suocera Maria Thins. Le difficoltà finanziarie furono una costante della sua vita: lavorò sempre su commissione e non dipinse mai più di due o tre opere all’anno, il necessario per mantenere la numerosa famiglia (ebbe quattordici figli), fino al triste epi-logo che lo vide morire lasciando alla moglie pochi denari ma molti debiti. Oltre ai capolavori di Vermeer, l’esposizione romana com-

prende anche alcune opere degli artisti suoi contempora-nei, tra i massimi protagonisti dell’arte di genere del ven-tennio d’oro olandese, che va dal 1655 al 1675: circa 50 quadri di pittori affermati, tra cui Pieter de Hooch, Franz Hals, Emmanuel de Witte, e di artisti celebrati al tempo ma oggi meno conosciuti, come Gerard ter Borch, Nicolaes Maes, Gabriël Metsu, Gerrit Dou, Frans van Mieris, Egbert van der Poel, Michiel van Musscher, Quirijn van Brekelen-kam.