Nerone - ROME · Nerone Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino 12 aprile – 18 settembre 2011 La...

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1 COMUNICATO STAMPA Nerone Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino 12 aprile – 18 settembre 2011 La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma dedica una grande mostra a Nerone, conferman- do così un ciclo espositivo incentrato sulle figure degli imperatori e cominciato nel 2009 con Vespasiano. La mostra, che si terrà dal 12 aprile al 18 settembre 2011, si articola attraverso un suggestivo percorso che inizia dalla Curia Iulia con i ritratti dell’imperatore e della famiglia e la leggenda nera: Nerone nella pittu- ra storica, con dipinti e sculture di età moderna che ne dimostrano la fama nei secoli. Si prosegue nel tempio di Romolo con un video wall dove viene proiettata un’antologia cinematografica che ha come protagoni- sta Nerone nelle celebri interpretazioni, solo per citarne alcune, di Petrolini, Peter Ustinov e Alberto Sordi. Nel Criptoportico neroniano si affronta il tema del lusso sfrenato profuso nei palazzi neroniani e la propaganda attraverso iscrizioni e rilievi che ne raccontano le gesta. Nel Museo Palatino è illustrata la fastosità della Domus Transitoria, il palazzo costruito da Nerone prima dell’in- cendio, non solo attraverso affreschi e marmi policromi, ma anche, e per la prima volta, con un video che ne ipo- tizza una ricostruzione in 3D. La mostra si conclude al II ordine del Colosseo con la storia del grande incendio del 64 d.C. e la costruzione della Domus Aurea. Nel percorso i visitatori, e questa è una vera e propria novità, potranno osservare da vicino settori delle re- sidenze neroniane ancora in corso di scavo. Come ad esempio agli Orti Farnesiani, ove sono riemersi impor- tanti resti della Domus Tiberiana, il Palazzo dove Ne- rone visse insieme al patrigno Claudio, che lo adottò, e alla madre Agrippina e dove fu proclamato imperatore. Ancora, sulla Vigna Barberini si potrà vedere dall’alto - e approfondire attraverso un filmato - quanto resta del- la ipotizzata Coenatio rotunda, la famosa sala da pranzo girevole nominata da Svetonio, riemersa dagli scavi alla fine del 2009. La mostra, che riunisce poco meno di 200 pezzi tra sculture, rilievi, affreschi, dipinti e reperti di recenti scavi, è curata da Maria Antonietta Tomei e Rossella Rea, e si è avvalsa di un comitato scientifico di illustri studiosi (Heinz-Jürgen Beste, Andrea Giardina, Hen- ner von Hesberg, Clementina Panella, Marisa Ranieri Panetta, Alessandro Viscogliosi) presieduto dal Diret- tore generale per le antichità Luigi Malnati e coordi- nato dalla Soprintendente, Anna Maria Moretti. Nerone: nota biografica Nerone (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel 50 d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva sposato sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo la condan- na a morte di Messalina nel 48; fino ad allora egli era stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia un nobile vicino alla famiglia imperiale ma con poche chance di salire al trono, anche se, tramite la madre, discendeva diretta- mente da Augusto. Se, alla morte di Claudio, nel 54 egli sopravanzò Britannico, il figlio di Claudio e Messalina, fu proprio grazie ad Agrippina. Il regno di Nerone co- nobbe due fasi: dei primi cinque anni c’è una memoria positiva, l’imperatore governò in accordo con il Senato grazie a consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il 62 il principe mostrò però un nuovo volto: fece uccidere la madre (59), ruppe con il Senato e lo scandalizzò esi- bendosi in pubblico mentre cantava e suonava la cetra. Nerone ottenne così il favore popolare, ma non evitò la crisi con il Senato, che sfociò nel 65 in una prima grave congiura. Le frequenti stravaganze, le condanne a mor- te di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64 e le difficoltà nell’approvvigionamento di Roma causarono la sua fine. Nel 68 Nerone non seppe reagire alle prime ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose, inducendolo a uccidersi. Con Nerone finì la dinastia giulio-claudia: egli si era sposato tre volte (con Claudia Ottavia, la so- rella di Britannico, messa a morte nel 62, con Poppea Sabina, già sua amante, uccisa con un calcio nel 65, mentre era incinta, e infine con Statilia Messalina, che gli sopravvisse), ma non lasciò eredi. L’idea centrale della mostra Figura dalla personalità contrastante, come ben si co- glie dalle testimonianze letterarie degli autori antichi ai quali è stato dato il giusto risalto nel percorso espositivo, Nerone fu certamente un uomo di notevole talento, di grande ingegno e di ancor più grande energia, qualun- que siano state le sue innegabili e numerose colpe. Dopo la sua morte molte delle statue che lo raffiguravano fu- rono distrutte, il suo nome fu cancellato dalle iscrizioni, la sua testa radiata sul Colosso fu sostituita con quella del rude Vespasiano. Sebbene fino ai nostri giorni si sia perpetuata l’immagine di Nerone matricida, distruttore apocalittico di Roma, mostruoso nemico di Cristo sotto il cui regno subirono il martirio i santi Pietro e Paolo, Nerone godette un favore postumo che non ha eguali nell’antichità. Se gli episodi più sensazionali e scandalosi della sua vita hanno colpito e interessato i posteri fino ai giorni nostri, sia pure in una luce fosca in parte aumentata da una tradizione letteraria ostile, questo è stato possibile per- ché lo stesso Nerone, che “ambiva all’immortalità e alla fama imperitura”, come dice Svetonio (Nerone, 55), ne fu in gran parte il drammaturgo. Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

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  • 1 COMUNICATO STAMPA

    NeroneRoma – Colosseo, Foro romano, Palatino12 aprile – 18 settembre 2011

    La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma dedica una grande mostra a Nerone, conferman-do così un ciclo espositivo incentrato sulle figure degli imperatori e cominciato nel 2009 con Vespasiano. La mostra, che si terrà dal 12 aprile al 18 settembre 2011, si articola attraverso un suggestivo percorso che inizia dalla Curia Iulia con i ritratti dell’imperatore e della famiglia e la leggenda nera: Nerone nella pittu-ra storica, con dipinti e sculture di età moderna che ne dimostrano la fama nei secoli. Si prosegue nel tempio di Romolo con un video wall dove viene proiettata un’antologia cinematografica che ha come protagoni-sta Nerone nelle celebri interpretazioni, solo per citarne alcune, di Petrolini, Peter Ustinov e Alberto Sordi. Nel Criptoportico neroniano si affronta il tema del lusso sfrenato profuso nei palazzi neroniani e la propaganda attraverso iscrizioni e rilievi che ne raccontano le gesta. Nel Museo Palatino è illustrata la fastosità della Domus Transitoria, il palazzo costruito da Nerone prima dell’in-cendio, non solo attraverso affreschi e marmi policromi, ma anche, e per la prima volta, con un video che ne ipo-tizza una ricostruzione in 3D. La mostra si conclude al II ordine del Colosseo con la storia del grande incendio del 64 d.C. e la costruzione della Domus Aurea.Nel percorso i visitatori, e questa è una vera e propria novità, potranno osservare da vicino settori delle re-sidenze neroniane ancora in corso di scavo. Come ad esempio agli Orti Farnesiani, ove sono riemersi impor-tanti resti della Domus Tiberiana, il Palazzo dove Ne-rone visse insieme al patrigno Claudio, che lo adottò, e alla madre Agrippina e dove fu proclamato imperatore. Ancora, sulla Vigna Barberini si potrà vedere dall’alto - e approfondire attraverso un filmato - quanto resta del-la ipotizzata Coenatio rotunda, la famosa sala da pranzo girevole nominata da Svetonio, riemersa dagli scavi alla fine del 2009.

    La mostra, che riunisce poco meno di 200 pezzi tra sculture, rilievi, affreschi, dipinti e reperti di recenti scavi, è curata da Maria Antonietta Tomei e Rossella Rea, e si è avvalsa di un comitato scientifico di illustri studiosi (Heinz-Jürgen Beste, Andrea Giardina, Hen-ner von Hesberg, Clementina Panella, Marisa Ranieri Panetta, Alessandro Viscogliosi) presieduto dal Diret-tore generale per le antichità Luigi Malnati e coordi-nato dalla Soprintendente, Anna Maria Moretti.

    Nerone: nota biografica Nerone (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel 50 d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva sposato sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo la condan-na a morte di Messalina nel 48; fino ad allora egli era stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia un nobile vicino alla famiglia imperiale ma con poche chance di salire al trono, anche se, tramite la madre, discendeva diretta-mente da Augusto. Se, alla morte di Claudio, nel 54 egli sopravanzò Britannico, il figlio di Claudio e Messalina, fu proprio grazie ad Agrippina. Il regno di Nerone co-nobbe due fasi: dei primi cinque anni c’è una memoria positiva, l’imperatore governò in accordo con il Senato grazie a consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il 62 il principe mostrò però un nuovo volto: fece uccidere la madre (59), ruppe con il Senato e lo scandalizzò esi-bendosi in pubblico mentre cantava e suonava la cetra. Nerone ottenne così il favore popolare, ma non evitò la crisi con il Senato, che sfociò nel 65 in una prima grave congiura. Le frequenti stravaganze, le condanne a mor-te di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64 e le difficoltà nell’approvvigionamento di Roma causarono la sua fine. Nel 68 Nerone non seppe reagire alle prime ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose, inducendolo a uccidersi. Con Nerone finì la dinastia giulio-claudia: egli si era sposato tre volte (con Claudia Ottavia, la so-rella di Britannico, messa a morte nel 62, con Poppea Sabina, già sua amante, uccisa con un calcio nel 65, mentre era incinta, e infine con Statilia Messalina, che gli sopravvisse), ma non lasciò eredi.

    L’idea centrale della mostra Figura dalla personalità contrastante, come ben si co-glie dalle testimonianze letterarie degli autori antichi ai quali è stato dato il giusto risalto nel percorso espositivo, Nerone fu certamente un uomo di notevole talento, di grande ingegno e di ancor più grande energia, qualun-que siano state le sue innegabili e numerose colpe. Dopo la sua morte molte delle statue che lo raffiguravano fu-rono distrutte, il suo nome fu cancellato dalle iscrizioni, la sua testa radiata sul Colosso fu sostituita con quella del rude Vespasiano. Sebbene fino ai nostri giorni si sia perpetuata l’immagine di Nerone matricida, distruttore apocalittico di Roma, mostruoso nemico di Cristo sotto il cui regno subirono il martirio i santi Pietro e Paolo, Nerone godette un favore postumo che non ha eguali nell’antichità. Se gli episodi più sensazionali e scandalosi della sua vita hanno colpito e interessato i posteri fino ai giorni nostri, sia pure in una luce fosca in parte aumentata da una tradizione letteraria ostile, questo è stato possibile per-ché lo stesso Nerone, che “ambiva all’immortalità e alla fama imperitura”, come dice Svetonio (Nerone, 55), ne fu in gran parte il drammaturgo.

    Ministero per i Beni e le Attività Culturali

    Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

  • 2 COMUNICATO STAMPA

    È per questo che la mostra sull’ultimo imperatore giu-lio-claudio - che si caratterizzò nel corso del suo regno (54-68 d.C.) per un’attività edilizia straordinaria, che lasciò un segno profondo nella storia dell’architettura e dell’urbanistica - vuol far rivivere Nerone nei luoghi in cui visse e operò. E soprattutto a Roma, nell’area del Foro romano-Palatino e nella valle del Colosseo questo è possibile, non solo perché qui si pone il centro dell’i-pero, ma anche perché gli scavi effettuati, e ancora in corso, stanno riportando alla luce importanti settori delle costruzioni neroniane.

    Il secondo grande tema della mostra è per l’appunto Roma, con i grandiosi programmi edilizi avviati dall’im-peratore dal 64 al 68 d.C. e che hanno fortemente con-tribuito a ridisegnare il piano urbanistico della capitale. Il tema è affrontato in maniera esaustiva nel II ambu-lacro del Colosseo dove le numerose scoperte archeo-logiche e i recenti studi condotti sulla Domus Aurea consentono di offrire al pubblico un quadro aggiornato dello stato delle conoscenze.

    Al Colosseo sono allestiti i settori espositivi dedicati a due aspetti peculiari del regno di Nerone: il grande in-cendio del 64 e la costruzione della Domus Aurea, la va-sta residenza rimasta incompiuta. Nell’opinione comu-ne la Domus Aurea coincide con il grandioso complesso conservatosi ai piedi del colle Oppio: lungo il percorso espositivo sarà possibile apprezzarne la reale estensione, dal colle Palatino fino all’attuale area della Basilica di S. Clemente attraverso l’altura della Velia, il colle Oppio, la valle del Colosseo e il Celio. Una dimora formata da vari nuclei, in gran parte già di proprietà del demanio imperiale, e da ampi spazi verdi liberalmente aperti agli abitanti della Capitale.L’evolversi del disastroso incendio è seguito, sulla base del resoconto di Tacito, dal primo focolaio divampato nel Cir-co Massimo nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 fino all’estinzione, nove giorni dopo, e alla constatazione dei danni: le cospicue tracce dell’incendio rinvenute nella valle del Colosseo e lungo le pendici orientali del Palatino nel corso degli scavi condotti dal 1986 a oggi, sono per la pri-ma volta offerte al grande pubblico.Il lusso e lo sfarzo della residenza romana caratterizzano anche le ville laziali di Nerone, ad Anzio e a Subiaco, e si riflettono, reinterpretati secondo un gusto provinciale, nella pittura pompeiana, di cui sono esposti numerosi esempi.

    Il percorso si apre e si chiude con video che propongo-no, all’ingresso, le più recenti ipotesi ricostruttive in 3D della Domus Aurea e, all’uscita, una selezione di imma-gini tratte dalla cinematografia cui si deve, in gran par-te, il radicarsi nell’immaginario collettivo di un Nerone folle, istrionico, a tratti patetico.

    Sulla parete esterna della Curia, visibile da via dei Fori imperiali, durante tutto il periodo della mostra ver-ranno proiettate delle immagini di Nerone, nelle ore serali, a cura di Livia Cannella, architetto che ha già re-alizzato numerosi allestimenti luminosi al Colosseo, ai Mercati traianei, a Villa Adriana.

    Il progetto d’allestimento della mostra è realizzato dall’ar-chitetto Andrea Mandara, il progetto illuminotecnico degli spazi espositivi è curato dall’architetto Alessandro Grassia.

    L’ideazione e la selezione di immagini dell’antologia ci-nematografica Nerone superstar, proiettato al Tempio di Romolo e al Colosseo, sono di Raffaele Rivieccio, con la collaborazione di Flavio Barbaro.

    I video che ripropongono le ipotesi ricostruttive in 3D della Domus Aurea e della Domus Transitoria sono realizzate dalla Studio associato degli architetti Stefano Borghini e Raffaele Carlani (Progetto KatatexiLux).La realizzazione del video della Coenatio Rotunda è stato realizzato dalla Imagimotion su rilievo e modella-zione tridimensionale a cura della Tecno-Art.

    Il volume pubblicato da Electa, curato da Rossella Rea e Maria Antonietta Tomei, focalizza, così come la mo-stra, l’attenzione su alcuni aspetti del Principato di Ne-rone. È il caso della politica economica, della profonda cultura ellenica, dell’iniziale disinteresse per gli spetta-coli cruenti, dell’innovativa politica urbanistica e delle rivoluzionarie concezioni architettoniche. Viene messo a fuoco inoltre lo sforzo profuso per una razionale rico-struzione della città, nel tempo frequentemente deva-stata dagli incendi.

    I contributi sono firmati da: Andrea Giardina, Marisa Ranieri Panetta, Giacomo Agosti, Jerzy Miziołek, Giu-seppe Pucci, Clementina Panella, Alessandro Viscoglio-si, Henner von Hesberg, Maria Antonietta Tomei, An-drea Carandini, Heinz-Jürgen Beste, Matteo Cadario, Irene Bragantini, Rossella Rea, Emanuele Berti.

    In breve le sezioni della mostraCuria Iulia: i ritratti/la famiglia/la leggenda nera: Nerone nella pittura storicaTempio di Romolo: Nerone nel cinemaCriptoportico neroniano: il lusso del palazzo imperiale/la propagandaMuseo Palatino: il lusso del palazzo imperialeColosseo: prima, durante e dopo l’incendio/le residenze di Nerone

  • 3 INFO E CONTATTI

    info e contatti

    Ufficio stampa Electaper la Soprintendenza specialeper i beni archeologici di Roma Gabriella Gattotel. +39 06 47 497 [email protected]

    Ufficio stampa ElectaEnrica Steffeninitel. +39 02 21563 [email protected]

    Informazioni tecnicheOrariDal 12 aprile al 31 agosto: 8.30-19.15 (ultimo ingresso ore 18.15). Dal 1° settembre al 18 settembre: 8.30-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00). Venerdì Santo chiusura anticipata alle ore 14.00 (ultimo ingresso ore 13.00). Non si effettua chiusura settimanale. La biglietteria chiude un’ora prima.

    Ingressointero euro 12,00ridotto euro 7,50Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Palatino e al Foro romano

    Informazioni e visite guidatePierrecitel. +39.06.39967700www.pierreci.it

    Per evitare le code in biglietteria è possibile acquistare il biglietto on line, tick@print, e per gli smartphone scaricare il programma i-Mibac su Applestore

    Catalogo della mostraElecta

  • 4 COLOPHON DELLA MOSTRA

    colophon della mostra

    NERONE12 APRILE – 18 SETTEMBRE 2011ROMA, COLOSSEO, CURIA IULIAE TEMPIO DI ROMOLO AL FORO ROMANO,CRIPTOPORTICO NERONIANO,“DOMUS TIBERIANA” (SCAVI IN CORSO),MUSEO PALATINO, VIGNA BARBERINI,COENATIO ROTUNDA

    La mostra è promossa dalla Soprintendenza Specialeper i Beni Archeologici di Roma in collaborazione con Electa

    Il comitato scientifico, presieduto dal Direttore Generale per le Antichità del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Luigi Malnatie diretto dal Soprintendente Specialeper i Beni Archeologici di Roma Anna Maria Moretti,ha compreso Heinz-Jürgen Beste, Andrea Giardina, Henner von Hesberg,Clementina Panella, Marisa Ranieri Panetta,Alessandro Viscogliosi

    Cura della mostra e del catalogoRossella ReaMaria Antonietta Tomei

    Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

    SoprintendenteAnna Maria Moretti

    Direzione dei servizi aggiuntiviRosanna Friggeri

    Direzione scientifica del ColosseoRossella Rea

    Direzione scientifica del Palatino e del Foro RomanoRoberto Egidi

    Direzione tecnica del ColosseoPiero Meogrossi, Barbara Nazzaro

    Direzione tecnica delle aree e dei cantieri del Palatino e del Foro romano interessati dalla mostraGiuseppe Morganti, Antonella Tomasello, Marco Morelli, Maddalena Scoccianti, Lucilla La Bianca, Claudia Del Monti, Maurizio Pinotti, Maria Grazia Filetici

  • 5 COLOPHON DELLA MOSTRA

    Per restauri, manutenzioni ed assistenza all’allestimentoCoordinamentoGiovanna Bandini e Cinzia Conticon la collaborazione di Maria Bartolie con i contributi di Silvia Borghini, Adriano Casagrande, Antonella Cirillo, Annunziata D’Elia, Massimo Lasco, Alessandro Lugari, Simona Murrone, Debora Papetti, Roberto Tomaino

    si ringraziano per gli interventi di restauroSara Carraro, RomaCristina Del Gallo, RomaDaniela Manna, FirenzeEmanuela Peverati, RomaArtandcraft, Roma RE.CO., Roma

    Servizio di manutenzione delle opere esposteConsorzio CROMA, Roma

    Archivio fotograficoBruno Angeli, Luciano Mandato, Massimo Scacco

    Servizio fotograficoGiorgio Cargnel, Luigi Colasanti, Romano D’Agostini, Luciano Mandato, Simona Sansonetti

    Ufficio consegnatarioOrnella Cappannini, Marinella D’Ambrosio, Giovanna De Angelis, Sonia Panatta, Miria Roghi, Stefania Trevisan

    Archivio scientificoElisabetta Boschi, Marilena Mulas, Laura Paolini, Stefania Trevisan

    SegreteriaMaria Daniela Donninelli, Anna Iacono, Silvia Lisi, Maria Morgera, Gloria Nolfo, Anna Redigolo, Maurizio Rulli, Fernanda Spagnoli, Agnese Tomei, Angela Vivolo

    Hanno collaboratoOrietta Brandimarte, Stefano De Felice, Salvatore Di Maria, Franco Fenicchia, Roberto Ferretti, Luigi Greco, Giorgio Greifemberg, Laura Paolini, Antonella Pienotti, Lucia Pomponi, Letizia Quarta, Massimo Scacco, Daniela Spadoni, Maurizio Tosti, Umberto Valera

    Enti prestatoriGalleria d’arte moderna, MilanoGalleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, FirenzeGalleria degli Uffizi, FirenzeMonastero benedettino di Santa Scolastica, SubiacoMusei Capitolini, RomaMusei Capitolini, Centrale Montemartini, RomaMusei Vaticani, Città del VaticanoMuseo Archeologico Nazionale, CagliariMuseo Archeologico Nazionale, FirenzeMuseo Archeologico Nazionale, NapoliMuseo Archeologico e d’Arte della Maremma, GrossetoMuseo Barracco, RomaMuseo Civico “Pio Capponi”, TerracinaMuseo Civico Archeologico, AnzioMuseo Civico Archeologico, BolognaMuseo Civico Archeologico del Castello di San Giorgio, La SpeziaMuseo dei Fori imperiali, RomaMuseo dell’Università, VarsaviaSeminario Vescovile, VarsaviaSoprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e PompeiStaatliche Kunstsammlungen, Skulpturensammlung, Dresden

    RingraziamentiCristina Acidini, Mariarosaria Barbera,Umberto Broccoli, Carlotta Cianferoni, Maddalena Cima, Teresa Elena Cinquantaquattro, Anna Maria Dolciotti, Maria Grazia Fiore, Filippo Maria Gambari, Paola Giovetti, Annamaria Giusti, Alba Rosa Marigliani, Mauro Meacci, Marco Minora, Jerzy Miziołek, Stefano Nardi, Antonio Natali, Kazimierz Nycz, Antonio Paolucci, Jeannette Papadopoulos, Claudio Parisi Presicce, Franco Pusceddu, Marzia Ratti, Claudio Salsi, Donatella Salvi, Valeria Sampaolo, Marina Sapelli Ragni, Claudia Scardazza, Grete Stefani, Emilia Talamo, Lucrezia Ungaro, Moritz Woelk

    Le curatrici ringraziano per la fattiva collaborazioneGiovanna Bandini, Gabriella Bufalini, Cinzia Conti, Fedora Filippi, Rosanna Friggeri, Clementina Panella, Rita Paris, Lucia Saguì, Françoise Villedieu

    ed inoltreBruno Angeli, Silvia Borghini, Annunziata D’Elia, Massimo Lasco, Alessandro Lugari, Simona Murrone, Barbara Nazzaro, Gloria Nolfo, Maurizio Rulli, Daniela Spadoni, Agnese Tomei, nonché Emiliano Africano e Maria Viceconte

  • 6 COLOPHON DELLA MOSTRA

    Organizzazione e comunicazione

    Electa

    DirezioneAnna Grandi

    Coordinamento generaleMarta Chiara Guerrieri

    Cura del catalogoNunzio Giustozzi

    Assistenza all’allestimentoRoberto Cassetta, Anna Civale, Tiziana Rocco

    Ufficio stampa e comunicazioneGabriella Gatto, Enrica Steffenini

    Consulenza per il progetto di comunicazionee promozione della mostraMarisa Ranieri Panetta

    Collaborazione scientifica e apparati didascaliciMatteo Cadario, Nunzio Giustozzi

    Traduzione degli apparati didascaliciJoanne Berry con la collaborazione di Nigel Pollard

    Progetto e direzione artistica dell’allestimentoAndrea Mandara/Studio di Architettura con Fabiana Dore

    Light DesignerAlessandro Grassiacon Diana Verde

    Responsabile della sicurezzaFabio Fumagalli

    Immagine coordinata e grafica in mostraTassinari/Vetta(Leonardo Sonnoli con Igor Bevilacqua e Francesco Nicoletti)

    Realizzazione dell’allestimentoMeloni Fabrizio srl, Romacon la collaborazione di Enrico Vandelli

    Realizzazione degli apparati graficiGruppofallani srl, VeneziaArtiser srl, RomaImpianti elettrici e di sicurezzaDuilio Ciancarellacon Nello Madama, Fabio Ciancarella, Alessandro Fonzi, Alessio Paolelli

    TrasportiMontenovi srl, RomaArteria srl, Firenze

    AssicurazioniProgress Fineart, RomaKuhn&BulowService Assicurazioni, Firenze

    Ricostruzioni multimedialiProgetto KatatexiLux, RomaStefano Borghini e Raffaele CarlaniTecnoart / ImagimotionValentina Gagliardi e Ombretta Mori

    Antologia cinematograficaConcept e selezione: Raffaele Rivieccio con la collaborazione di Flavio BarbaroMontaggio: Emanuele Svezia

    Impianti multimedialiAVset SpA, Roma

    Installazione luminosa alla Curia IuliaProgettazione: Livia CannellaImpianti: Artsound srl, Roma

    Hanno collaboratoLa “Sapienza” Università di Roma, Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Cattedra di Metodologia e tecniche della ricerca archeologica per i risultati degli scavi alle pendici nord-orientali del Palatino e della Meta SudansFrancesca Carboni, Antonio Francesco Ferrandes, Riccardo Fusco, Giacomo Pardini Lucia Saguì e Fiammetta Sforza per la selezione dei materiali e gli apparati didatticiEmanuele Brienza, Matilde Cante e Marco Fano per la documentazione graficaMaurizio Necci per la documentazione fotografica

    Servizi museali

  • 7 CRONOLOGIA DI NERONE

    cronologia di nerone

    15 dicembre 37 d.C.: nasce ad Anzio Lucio Domizio Enobarbo, il futuro Nerone. È figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, pronipote di Augusto; il nonno materno era Germanico, amatissimo e valoroso generale.

    41: l’imperatore Caligola è ucciso nel palazzo sul Palatino; gli succede lo zio Claudio.

    47: prima apparizione di Lucio Domizio sulla scena pubblica: insieme con Britannico, secondogenito di Claudio, prende parte con successo ai “Giochi Troiani”, un torneo equestre riservato ai giovani aristocratici.

    48: Valeria Messalina, moglie di Claudio, è uccisa da un liberto.

    49: Agrippina, rimasta anche lei vedova, sposa suo zio Claudio. A Nerone sono affiancati come precettori il filosofo Anneo Seneca e, per le materie militari, Afranio Burro, il prefetto del pretorio.

    25 febbraio del 50: Nerone viene adottato da Claudio con il nome di Nero Claudius Drusus Germanicus.

    53: Nerone sposa la sorellastra Ottavia (12 anni), figlia di Claudio e Valeria Messalina

    12 ottobre del 54: morte di Claudio (con ogni probabilità avvelenato dalla moglie Agrippina).

    13 ottobre del 54, mezzogiorno: Nerone è acclamato imperator prima della ratifica da parte del senato. A 16 anni e dieci mesi sale sul trono Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus.

    55: il quattordicenne Britannico, figlio di Claudio e Messalina, muore durante un pranzo. Le fonti letterarie parlano di venificio, forse la causa è dovuta all’epilessia di cui soffriva.

    Alcune delle misure prese nei primi anni di governo: Stipendio annuo ai senatori in difficoltà economiche; 400 sesterzi a ogni cittadino; alleggerimento delle tasse più gravose;

    svolgimento pubblico dei processi giudiziari; divieto di organizzare giochi con animali o gladiatori, per evitare di estorcere denaro ai sudditi; freno al lusso.

    58: Nerone presenta una riforma tributaria introducendo tasse che colpiscono i grandi patrimoni. Da qui ha inizio la posizione sempre più ostile del senato nei confronti dell’imperatore, che viene attaccato per i suoi comportamenti, propagandati come depravati e immorali.

    Arriva a corte Poppea Sabina, moglie di Otone: molto bella e intelligente, seduce l’imperatore. In Oriente, con l’aiuto di nuovi alleati, il generale Corbulone inizia la conquista dell’Armenia.

    59: Il 4 marzo muore Agrippina nella sua villa vicino Baia. È uccisa da Aniceto – prefetto della flotta di Miseno – su comando imperiale. Il delitto viene considerato “di Stato”, per la salvezza della res pubblica.

    Vengono organizzati i Ludi Maximi, giochi indetti per onorare l’eternità dell’imperatore in diversi teatri, con distribuzione di buoni-premio alla folla (schiavi, animali, frumento, gioielli, abiti).

    In Occidente, scoppia una rivolta in Britannia sotto la guida della regina Budicca. La ribellione è sedata pur con molte vittime romane. Lungo la frontiera del Danubio, i Romani sottomettono i Daci e altre popolazioni.

    Si svolgono gli Juvenalia (Giochi della gioventù). Nerone, imbevuto di ellenismo, promuove un’educazione che coltiva poesia, musica e teatro, mentre la classe dirigente, conservatrice, per i giovani vuole addestramento alle armi e scuole oratorie. 60: Sono organizzati i Neronia, prima edizione di Giochi musicali, equestri e atletici su modello greco. Vi partecipa anche il giovane poeta Lucano, che riceve una corona per le sue Laudes in onore dell’imperatore.

    62: Muore il prefetto del pretorio Afranio Burro che è sostituito da Fenio Rufo e Ofonio Tigellino.

    Nerone ripudia Ottavia e sposa Poppea. Il popolo insorge, vengono create false accuse e Ottavia è relegata a Pandataria (odierna Ventotene) e poi uccisa.

  • 8 CRONOLOGIA DI NERONE

    63: Dopo un intervento militare dei Parti in Armenia, Corbulone ribadisce il diritto di intervento di Nerone sulle sorti della regione come protettorato romano. È stabilita l’incoronazione di Tiridate a Roma. Nel frattempo viene completato dalle legioni romane il controllo sulla costa settentrionale del mar Nero, fondamentale per le forniture di grano.

    Nasce Claudia, unica figlia di Nerone. Dopo pochi mesi muore.

    63 – 64: Ha inizio una riforma monetaria che va a vantaggio dei ceti emergenti.

    64: Con ulteriori conquiste il mar Nero è tutto romano.

    Iniziano i lavori per il canale navigabile dal lago Averno, in Campania, fino a Ostia: doveva assicurare il trasporto delle merci di prima necessità dal porto di Pozzuoli. Si inaugura il nuovo Porto di Ostia, i cui lavori erano iniziati sotto Claudio.

    A Napoli, città di cultura greca, Nerone si esibisce in teatro per la prima volta.

    Notte tra 18 e 19 luglio: scoppia un grande incendio mentre Nerone si trova ad Anzio.Sono distrutti dalle fiamme intere regiones e monumenti importanti. Inizia la ricostruzione a spese del principe e con incentivi ai privati.

    I cristiani “che confessarono” (secondo il racconto dello storico Tacito) di aver provocato l’incendio, vengono condannati a morte con torture e crocifissioni.

    Iniziano i lavori per la Domus Aurea su progetto degli architetti Severo e Celere.

    65: Congiura dei Pisoni con il concorso di cavalieri, senatori e pretoriani per uccidere Nerone ed eleggere al suo posto Gaio Calpurnio Pisone, di nobile famiglia. Vengono scoperti i partecipanti: molti sono uccisi (tra cui il prefetto Fenio Rufo e il poeta Lucano), altri indotti al suicidio (come Seneca e lo scrittore Petronio Arbitro), altri ancora sono mandati in esilio o perdonati.

    Seconda edizione dei “Neronia”: per la prima volta a Roma, Nerone si esibisce in pubblico(poesia e canto con la cetra).

    Alla fine dei Giochi, muore l’Augusta Poppea Sabina.

    66: Incoronazione a Roma di Tiridate: ai Rostri, nel Foro, Nerone pone la corona sul capo del re armeno, inginocchiato davanti a lui in un tripudio di festeggiamenti pubblici.

    Nerone sposa Statilia Messalina, più grande di lui e di nobile famiglia: un matrimonio durato pochi mesi.

    Ottobre 66 – fine 67: Nerone compie un viaggio in Grecia dove partecipa, da vincitore, ai Giochi Istmici, Pitici, Nemei e Olimpici.

    Congiura Viniciana, dal nome del genero del generale Corbulone, Annio Viniciano, costituita da senatori, cavalieri e pretoriani. Corbulone, considerato un complice, riceve la condanna a morte da parte imperiale ma preferisce uccidersi.

    Inizia il taglio dell’istmo di Corinto, per favorire e rendere più veloce la navigazione.

    67: secondo la tradizione più accreditata, vengono uccisi a Roma S. Pietro e S. Paolo.

    68: Gennaio: Nerone rientra a Roma e celebra il trionfo per le vittorie negli agoni greci.

    Marzo: Una ribellione scoppiata in Gallia è presa a pretesto da alcuni governatori delle province galliche e spagnole ostili a Nerone per iniziare la rivolta contro il potere centrale e quindi contro l’imperatore. A capo della fazione antineroniana è Salvio Sulpicio Galba (il successore di Nerone).

    8 giugno: Nerone, appresa la notizia delle defezioni a sostegno di Galba, lascia il Palatino preparandosi a partire per l’Egitto. Il capo dei pretoriani annuncia alle guardie che Nerone è scappato e promette, a nome di Galba, un cospicuo donativo. Nel frattempo, il senato dichiara l’imperatore hostis publicus: chiunque può ucciderlo. Nerone si accorge che le guardie lo hanno abbandonato e fugge per nascondersi nella casa di uno dei liberti che gli sono rimasti accanto.

    9 giugno: raggiunto da militari legati a Galba, Nerone si uccide (versione ufficiale) con l’aiuto di Epafrodito, il suo segretario.

  • 9 LE FONTI LETTERARIE

    le fonti letterarie

    Nel primo libro degli Annales (I .2) Cornelio Taci-to fa una premessa: «Le imprese di Tiberio, Gaio, Claudio, Nerone, furono falsificate per paura mentre erano in auge e, dopo la loro morte, sotto l’influenza di risentimenti ancora freschi».Purtroppo però non sono arrivate fino a noi – per in-tero o in gran parte - le opere storiche scritte sotto l’impero di Nerone, nelle quali possiamo supporre posizioni opportunistiche o servili, ma anche testimo-nianze oculari, capaci di arricchire, se non correggere, le nostre conoscenze. Le uniche fonti autorevoli di cui disponiamo, tutte ostili al principe – le Vitae Caesa-rum di Svetonio Tranquillo, gli Annales di Cornelio Tacito e la monumentale Storia di Roma, scritta in greco e conservata in epitomi, di Dione Cassio - ap-partengono invece a scrittori che non hanno potuto constatare personalmente quanto hanno raccontato. Solo Tacito nacque sotto Nerone, ma quando questi morì era un adolescente; Svetonio raggiunse i mas-simi riconoscimenti sotto Adriano, mentre Dione Cassio ebbe importanti incarichi politici nella prima metà del terzo secolo.Gli altri autori latini e greci - poeti, filosofi, storici minori (Plinio il Vecchio, Marziale, Giovenale, Stazio, Seneca, Plutarco, Giuseppe Flavio, Pausania e altri) - che fanno riferimento all’ultimo esponente dei Giu-lio-Claudii, possono contribuire alla comprensione dell’imperatore e dei suoi tempi, ma non in manie-ra significativa: tanti tasselli che confermano per la maggior parte quanto descritto dagli autori più im-portanti ma che, quando se ne distaccano per alcuni aspetti, non riescono a mutare la fama negativa che ha accompagnato Nerone ai nostri giorni.Pur scrivendo a distanza di anni dalla morte di Nero-ne, i documenti a disposizione di questi tre scrittori erano molteplici: gli Atti pubblici, editti imperiali; iscrizioni onorarie, testamenti, “Memorie” di perso-naggi della corte o di militari, come i Commentarii di Agrippina Minore e del comandante Corbulone; le “Vite” che celebravano coloro che si erano suicidati, come Trasea Peto, o che erano stati uccisi per motivi politici; e poi carteggi privati, la produzione letteraria degli stessi imperatori, come i versi scritti da Nerone che Svetonio lesse quando svolgeva l’attività di segre-tario ab epistulis dell’imperatore Adriano.Ma tutto fu utilizzato – e scelto – col fine già deciso a tavolino di una descrizione negativa del personaggio, sottolineando ogni azione politica o comportamento privato capace di evidenziarne la degradazione mo-rale, la crudeltà, gli eccessi, l’inadeguatezza del ruolo.

    Solo alcune situazioni emergono come fattori positi-vi (l’estraneità ad alcuni delitti – l’avvelenamento di Giulio Silano, avviene per colpa della madre Agrippi-na, ignaro Nerone, scrive Tacito; gli atti governativi e la benevolenza dei primi anni sul trono sottolineati da Svetonio), talvolta lasciando nel dubbio i lettori o limitandosi a riportare i prodigi e i rumores, le voci mai favorevoli.Una riflessione di Giuseppe Flavio, scrittore ebreo che ebbe la protezione di Poppea e conobbe la corte dell’epoca, sintetizza la tradizione storica coeva che avrebbe influenzato quella successiva. Nelle Anti-chità Giudaiche sostiene che la memoria di Nerone aveva ricevuto consensi o denigrazioni da parte degli storici a seconda dei benefici ottenuti o dei torti su-biti: i primi non avevano badato alla verità, i secondi mentivano spudoratamente.Gli storici e biografi posteriori, nonostante l’osti-lità mostrata verso Nerone, non ne possono tacere la grande popolarità, la fedeltà dei militari, l’affetto della gente comune, addirittura la fama postuma: il prefetto del pretorio Ofonio Tigellino aveva mentito ai soldati dicendo che Nerone aveva lasciato Roma, altrimenti non avrebbero giurato sul governatore Sulpicio Galba come nuovo imperatore; nonostan-te fosse stato dichiarato hostis publicus dal senato, ebbe funerali privati ma sontuosi; sulla sua tomba i romani portavano fiori; alcuni sosia in Oriente si spacciarono per lui dando filo da torcere alle legioni e preoccupando i senatori. Alla fama negativa dell’ultimo dei Giulio-Claudii contribuì non poco la tradizione cristiana. Nonostan-te scrittori come Tertulliano e Lattanzio non abbiano attribuito a Nerone la colpa del grande incendio del 64 d.C., per aver mandato a morte i cristiani accu-sati del misfatto l’imperatore è stato sempre bolla-to come il primo, grande persecutore religioso e, di conseguenza, condannato nel suo complesso. Ed è quest’ultima la memoria che ha prevalso e l’unica se-guita fino tempi recenti, accolta da scrittori, pittori, musicisti e dalla cinematografia hollywoodiana. Una più attenta rilettura storica e lo studio più ac-curato dei materiali archeologici, accompagnato da nuove scoperte, oggi consentono di conoscere meglio Nerone e sono la premessa della mostra.

    Il fisicoSvetonio, Nerone 51

    Era di statura quasi normale, ma aveva il corpo chiaz-zato (pieno di lentiggini, n.d.r.) e maleodorante; i ca-pelli erano biondicci e il suo viso era più bello che aggraziato.Aveva occhi azzurri e molto deboli collo grosso, ven-tre prominente, gambe gracilissime e salute ottima.

  • 10 LE FONTI LETTERARIE

    Infatti, benché non ponesse nessun freno alla lussu-ria, in quattordici anni si era ammalato tre volte in tutto, e anche allora non si era astenuto né da vino né da alcun’altra delle sue abitudini. Era così poco dignitoso nell’abbigliarsi da portare sempre i capelli ondulati, e durante il viaggio in Grecia (l’anno prima della morte, n.d.r.) se li lasciava anche ricadere sul collo; spesso poi si era mostrato in pubblico in veste da camera, con un fazzoletto annodato intorno alla gola, senza cintura e scalzo.

    L’infanzia e l’adolescenza Svetonio, Nerone 57

    Fin da bambino attese a quasi tutte le discipline li-berali, ma sua madre lo distolse dalla filosofia, av-vertendolo che era controindicata a chi sarebbe stato imperatore. Il suo precettore Seneca lo distolse dallo studio degli oratori antichi per conservare più a lungo la sua ammirazione.Essendo portato alla poesia, compose facilmente e volentieri dei versi, senza aver bisogno, come dicono alcuni, di pubblicare col proprio nome quelli di altri. Ho avuto fra le mani le brutte copie e le annotazioni di suo pugno riguardo ad aluni suoi versi molto co-nosciuti; appare chiaramente che non sono né copiati né scritti sotto dettatura, ma certamente meditati e scritti da chi li stava pensando, tanto sono numerose le cancellature, le annotazioni e le aggiunte.

    La passione per gli spettacoli del circo Svetonio, Nerone 22

    Fin dalla tenera età ebbe una passione particolar-mente accentuata per i cavalli e, benché ciò gli fosse stato proibito, la maggior parte dei suoi discorsi con-cernevano i giochi del circo.Una volta, mentre assieme ai suoi condiscepoli com-piangeva la sorte di un auriga del partito verde che era stato trascinato dai propri cavalli, ripreso dal suo pe-dagogo disse falsamente che stava parlando di Ettore.Fin dal principio del suo impero ogni giorno si diver-tiva a giocare con delle quadrighe di avorio sopra u ta-volo, e abbandonava il suo ritiro a ogni minimo spet-tacolo al circo, dapprima di nascosto e in seguito così apertamente che non vi poteva essere il minimo dub-bio sul luogo in cui avrebbe passato quelle giornate.

    Sperpero e lussoSvetonio, Nerone 30

    Stimava che non vi fosse nessun altro modo di usare il denaro e la ricchezza se non dilapidandoli, e consi-derava sordidi e avari coloro che tengono conto delle loro spese, ed eccelsi e magnifici coloro che abusano

    della loro fortuna e la sperperano. […] Durante la permanenza di Tiridate (fratello del re dei Parti, n.d.r.), erogò in suo favore ottocentomila sester-zi al giorno, il che si riesce a credere a stento; e quando partì gli fece un regalo di più di cento milioni.Il citaredo Menecrate e il mirmillone Spiculo ricevet-tero in dono dei patrimoni e dei palazzi da trionfatori. […] Non indossò mai la stessa veste. Giocava ai dadi con poste fino a quattrocentomila sesterzi al punto, e an-dava a pesca con una rete dorata, legata con funi in-tessute di porpora e cocco. Si dice che non si sia mai messo in viaggio con meno di mille veicoli dalle mule ferrate d’argento a dai con-duttori vestiti di lana di Canosa, e con intorno una turba di Mazaci e di battistrada coperti di decorazioni e bracciali.

    Esibizioni teatraliTacito, Annali XIV . 20

    Essendo Nerone console per la quarta volta, furono istituiti a Roma i Ludi Quinquennali a imitazione delle gare tra i greci […]

    Sotto l’influsso dei costumi stranieri si operò la de-generazione dei giovani: divennero frequentatori di palestre, abituati all’ozio e ai turpi amori, incoraggiati in tutto ciò dall’imperatore e dal senato, che non solo lasciarono libero corso ai vizi, ma usarono anche la forza perché i primi fra i romani, col pretesto di reci-tare in prosa e in versi, fossero contaminati dall’igno-minia della scena.

    Dione Cassio, Storia Romana LXI . 20

    Ed ecco che Cesare salì sul palcoscenico in abito da citaredo pronunciando, lui che era imperatore, que-ste parole: «Signori miei, ascoltatemi, vi prego». Au-gusto suonò un pezzo intitolato “Attis” o “Le Baccan-ti”, mentre stavano ad assistere molti soldati e tutto il popolo stava seduto occupando ogni possibile posto sebbene, stando a quello che è stato tramandato, egli avesse una voce bassa e fioca, tale da suscitare in tut-ti riso e, contemporaneamente, lacrime. Al suo lato stavano Seneca e Burro (il primo prefetto del preto-rio, n.d.r.), proprio come fanno alcuni maestri, con la funzione di dargli sostegno: essi agitavano le mani e i mantelli ogni volta che l’imperatore diceva qual-cosa e incitavano gli altri a fare la stessa cosa. Del resto nerone disponeva di un corpo speciale di circa cinquemila soldati personali: costori venivano chia-mati Augustani ed avevano il ruolo di dare inizio agli applausi; anche tutti gli altri, seppure contro la loro volontà, erano obbligati a esultare.

  • 11 LE FONTI LETTERARIE

    Banchetti licenziosi Dione Cassio, Storia Romana LXII . 15

    Tigellino (prefetto del pretorio, n.d.r.) era stato no-minato supervisore dei banchetti ed ogni preparativo era stato in modo sontuoso. La preparazione venne condotta come segue: nel centro del lago erano sta-ti calati prima grandi tini da vino in legno, sopra i quali erano stati issati dei tavolati, e intorno a questa struttura erano state costruite delle taverne e degli appartamenti. In questo modo Nerone, Tigellino e i loro convitati occupavano l’area centrale, dove ban-chettavano su dei tappeti di porpora e su delle soffici coltri, mentre tutti gli altri se la godevano all’interno delle taverne. Entravano poi nei lupanari e senza ri-tegno alcuno si abbandonavano a rapporti sessuali con tutte le donne che si trovavano là dentro: era-no presenti anche le donne più belle e più illustri, schiave, liberte, cortigiane, fanciulle illibate e donne sposate, tra le quali vi erano fanciulle e donne ap-partenenti no solo al ceto popolare, ma anche alle famiglie più nobili.

    La morte di Agrippina a Bacoli (Baia)Tacito, Annali XIV . 9

    Nella stanza vi erano un piccolo lume e una sola an-cella, mentre Agrippina se ne stava in stato di cre-scente allarme perché nessuno arrivava da parte del figlio e neppure Agermo: ben altro sarebbe stato l’aspetto delle cose intorno se veramente la sua sorte fosse stata felice.[…]

    Quando anche l’ancella si mosse per andarsene, Agrippina nell’atto di volgersi a lei per dirle: «An-che tu mi abbandoni?» scorse Aniceto in compa-gnia del triarca Erculeio e del centurione di marina Obarito. Rivoltasi allora a lui gli dichiarò che, se era venuto per vederla, annunziasse pure a Nerone che si era riavuta (dall’incidente in mare, n.d.r.); se poi fosse lì per compiere un delitto, essa non pote-va avere alcun sospetto sul figlio: non era possibile che egli avesse commissionato il matricidio. I sicari circondarono il letto e per primo il triarca la colpì con un bastone sul capo. Al centurione che bran-diva il pugnale per finirla, protendendo il grembo gridò: «Colpisci al ventre», e cadde trafitta da mol-te ferite.

    Tacito, Annali XV . 12-13

    Con sorprendente gara dei maggiorenti il Senato de-cretò …….che il giorno anniversario della nascita di Agrippina fosse considerato tra i giorni nefasti.

    L’incendio e la ricostruzioneDione Cassio, Storia Romana LXII . 16

    In seguito Nerone sentì il desiderio di realizzare quello che senza dubbio aveva sempre sperato, e cioè di mandare in rovina l’intera città e il regno fintanto che era ancora in vita; è risaputo che egli ritenesse straordinariamente felice Priamo perché aveva vi-sto la sua patria e il suo potere abbattuti contem-poraneamente. Pertanto incaricò segretamente alcu-ni uomini, i quali, comportandosi come se fossero ubriachi o come se stessero commettendo qualche misfatto, dapprima appiccarono dei focolai in uno o due o, addirittura, in più punti della città: perciò gli abitanti si trovarono completamente spiazzati, e non erano in grado di scoprire dove avesse avuto origine il dolo, né sapevano come porvi rimedio, sebbene si rendessero perfettamente conto di vedere e di sentire molte cose insolite. […]Una gran confusione si stava allora diffondendo ovun-que tra tutti i cittadini, alcuni dei quali correvano di qua, altri di là come se fossero in preda alla follia.[…]Si assisteva a un continuo gridare e urlare da parte di bambini e ugualmente da parte di donne e di uomini anziani, tanto che a causa del fumo e del chiasso non si riusciva a capire né a comprendere nulla.[…]Nel frattempo alcuni che stavano portando in salvo le proprie suppellettili e altri che invece ne approfit-tavano per sottrarre i beni altrui si urtavano vicende-volmente e inciampavano negli involti, né erano in grado di proseguire o di fermarsi, ma spingevano ed erano spinti, travolgevano e venivano travolti.

    Tacito, Annali XV. 38

    Seguì un disastro, non si sa se dovuto al caso o alla perfidia di Nerone, poiché gli storici interpretaro-no la cosa in un modo o nell’altro. E’ certo però che questo incendio per la sua violenza ebbe effetti più terribili e spaventosi di tutti gli incendi precedenti. Cominciò in quella parte del Circo, che è contigua ai colli del Palatino e del Celio, dove il fuoco ap-pena scoppiato nelle botteghe in cui si trovavano merci infiammabili, subito divampò violento ali-mentato dal vento e avvolse il Circo per tutta la sua lunghezza.[…]Spinto dalla violenza l’incendio si diffuse dapprima nei luoghi piani, poi salì ai colli e poi di nuovo invase devastando i luoghi bassi e con la sua rapidità pre-venne ogni possibilità di rimedio. […]

  • 12 LE FONTI LETTERARIE

    Tacito, Annali XV . 41

    Non è facile dare il numero delle case, degli isolati e dei templi che andarono perduti. Fra questi vi furo-no quelli di più antico culto che Servio Tullio aveva dedicato alla Luna, la grande ara e il tempietto che l’arcade Evandro aveva consacrato al nume presente di Ercole; furono inoltre arsi il tempio votato a Giove Statore da Romolo e la reggia di Numa e il santuario di Vesta con i Penati del popolo romano. Furono così perduti ricchezze conquistate in tante vittorie e capo-lavori dell’arte greca, e con essi gli antichi e originali documenti degli uomini di genio, tanto che, per quan-to Roma fosse risorta splendida, molte cose i vecchi ri-cordavano che non avrebbero più potuto essere rifatte.

    Tacito, Annali XV . 43

    Quello che rimaneva della città, all’infuori del palaz-zo, fu riedificato non come era avvenuto dopo l’incen-dio dei Galli, senza un piano regolatore con le case disposte qua e là senza ordine alcuno, ma fu ben mi-surato il tracciato dei rioni dove furono fatte larghe strade, fu limitata l’altezza degli edifici, furono aperti cortili, ai quali si aggiunsero portici per proteggere la parte anteriore degli isolati.Nerone promise di consegnare ai legittimi proprietari quei portici, dopo averli fatti costruire a sue spese ed aver fatto sgombrare i cortili. Assegnò premi a secon-da della classe sociale e delle sostanze di ognuno, e fissò il tempo entro il quale le case dovevano essere finite, perché si potesse concorrere ai premi.Dispose di versare nelle paludi di Ostia le macerie e ordinò che le navi che portavano il frumento, risalen-do il Tevere, ne ritornassero cariche di rottami; volle anche che gli stessi edifici in alcune loro parti fossero consolidati senza travi, ma con pietra di Gabi o di Al-bano, perché questa è refrattaria al fuoco.Pose guardie a vigilare che l’acqua deviata per abuso di privati scorresse più abbondante e in più luoghi a vantaggio di tutti e fece in modo che ciascuno tenesse in pubblici posti mezzi per distinguere gli incendi, di-sponendo anche che non vi fossero pareti in comune, ma ciascun edificio fosse circondato da muri propri.Tutti questi provvedimenti, graditi per la loro utilità, portarono anche ornamento e decoro alla nuova città.

    Domus AureaSvetonio, Nerone 31

    Fece costruire per sé una casa che dal Palatino andava fino all’Esquilino, dapprima la chiamò “transitoria”, poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostru-ire e la chiamò “aurea”.Per dare un’idea dell’estensione e della sua magnifi-

    cenza, basterà ricordare i seguenti dati. C’era un ve-stibolo in cui era stato eretto un colosso a sua sem-bianza, alto centoventi piedi. Era tanto vasta, che nel proprio interno aveva dei porticati a triplo ordine di colonne, per la lunghezza di mille passi, e uno stagno che sembrava un mare, circondato da edifici che for-mavano come delle città. Per di più, nell’interno vi erano campagne ricche di campi, di vigneti, pascoli e boschi, con moltissimi animali domestici e selvatici di ogni specie. Nel resto della costruzione, ogni cosa era ricoperta d’oro e ab-bellita con gemme e madreperla.Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra.Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e ac-que di Albula e, quando alla fine dei lavori, Nerone inaugurò un palazzo di tal fatta, lo approvò soltanto con queste parole: «Finalmente comincerò ad abitare come un uomo!»

    La morteTacito, Storie I . 5

    Avvezza al lungo servizio per i Cesari, la guarnigione di Roma era stata portata a destituire Nerone più da una spinta artificiosa che da un proposito ben deter-minato.

    Svetonio, Nerone 49

    E ora invitava Sporo a iniziare i pianti e le lamen-tazioni, e ora pregava qualcuno di incoraggiarlo con l’esempio a darsi la morte, e qualche volta disprezza-va anche la propria vigliaccheria con queste parole: «Questo modo di fare è ignobile, turpe, è indegno di Nerone, proprio indegno! Ci vuole sangue freddo in questi momenti! Via, svegliati!».Già stavano avvicinandosi i cavalieri che avevano l’ordine di prenderlo vivo. Quando li sentì, disse tre-mando: «Un galoppo di veloci corsieri colpisce le mie orecchie!» e affondò il ferro nella gola, con l’aiuto del suo segretario particolare Epafrodito.

    Svetonio, Nerone 57

    Eppure non mancarono le persone che, per lungo tempo, adornarono la sua tomba con fiori dell’estate e con quelli della primavera, e che esposero ai Ro-stri delle sue statue vestite con la pretesta, e dei suoi editti in cui, come se fosse stato ancora vivo, dichia-rava che tra poco sarebbe tornato con grave danno per i propri nemici.

  • 13 I MATRIMONI

    i matrimoni

    Nella vita privata di Nerone due donne occupano un posto particolare: Atte, la liberta che gli restò sem-pre legata (fu tra le organizzatrici della cerimonia fu-nebre dell’imperatore), e Poppea Sabina: la seconda, bellissima moglie. Il primo matrimonio fu con la so-rellastra Ottavia, subìto per volere materno e finito in tragedia. La stessa vita di Ottavia, troncata pre-ocemente, è stata contrassegnata da lutti e dolori. Era figlia, con il fratello Britannico, dell’imperatore Claudio e di Valeria Messalina; bambina, aveva avuto il primo choc quando la madre fu uccisa dai liberti del palazzo per aver tradito pubblicamente Claudio. Di lì a poco, il padre decise di sposarsi con Agrippi-na Minore, sua nipote, rimasta vedova dei precedenti mariti e madre di Lucio Domizio, il futuro Nerone. All’inizio la convivenza con un ragazzo quasi coeta-neo, appassionato di cavalli e musica, dovette riuscire piacevole a Ottavia; ma Agrippina aveva altre mire per l’unico figlio: lo fece prima adottare da Claudio col nome di Nerone e poi lo costrinse a sposarsi con la sorellastra. Ottavia aveva dodici anni, un’età non inso-lita per un matrimonio secondo i costumi dell’epoca, ma non sappiamo quanto abbia gradito il matrimo-nio, trovandosi anche in mezzo a una competizione familiare tra il marito e Britannico perché l’adozione scalzava il fratello dall’eredità come primogenito. Un anno dopo Claudio morì durante un convivio, sicuramente avvelenato. La colpa, più che a Nerone, come hanno tramandato alcune fonti, è da attribuirsi ad Agrippina, che scalpitava per la salita al trono del figlio, pensando di poterlo manovrare senza intralci.Ottavia passò così dai lamenti del funerale del padre ai festeggiamenti per la salita al trono del giovane sposo: un turbinio di emozioni, dolori, sentimenti contrastanti, anche per come si erano svolti i fatti, che non aiutò certo la neo imperatrice nel suo ruolo di moglie, tra l’altro poco o affatto amata.A comandare nella residenza sul Palatino era Agrip-pina, Ottavia non aveva voce in capitolo; lo stesso Nerone, almeno per i primi tempi, non riuscì a tener testa a una madre abituata al potere sia per tradizio-ne familiare che per l’esperienza accanto a Claudio.Ma le tragedie per Ottavia non erano finite. A due anni dalle nozze Britannico morì, anche lui nel corso di un banchetto. Un attacco di epilessia, di cui soffri-va, o gli effetti dell’ennesima sostanza velenosa? Ne-rone è accusato dagli storici, sicuri che si sia trattato di delitto, ma in realtà – specialmente all’inizio del suo regno - non era nella condizione di dover teme-re qualcosa dalla presenza del fratellastro: amato dal

    popolo, omaggiato dal senato, aveva dato avvio alle sue azioni politiche sotto i migliori auspici.A creare un’insanabile frattura nella coppia imperiale non fu tanto l’amore di Nerone per la liberta Atte, noto a tutti, ma l’ingresso a corte di Poppea Sabina. Affascinante come la madre, sposata già per la secon-da volta con Salvio Otone (che succederà a Nerone), era anche intelligente e vivace. “Ebbe tutte le doti fuorché quella di un animo onesto” sostiene Tacito, che non mostra ammirazione per nessuna donna di potere. Con l’ingresso di Poppea nella vita dell’im-peratore le fonti fanno coincidere il peggioramento di Nerone, lo scivolamento progressivo verso azioni immorali e depravate. In ogni caso, per Ottavia, non ci fu più alcuna speranza di salvare il matrimonio.Agrippina e il prefetto Afranio Burro cercarono di smorzare la passione di Nerone, anche perché la mo-glie rappresentava il legame con la famiglia Claudia; ma l’imperatore era il padrone del mondo e voleva Poppea a tutti i costi. Per eliminare il primo ostaco-lo, Otone fu mandato in Lusitania come governatore; nella primavera del 59 si agì contro Agrippina, che fu uccisa a Baia. Nelle cause della morte di Agrippi-na non vi era solo “il caso Poppea”: la donna che era stata a lungo la più potente dell’impero era entrata in rotta di collisione con i consiglieri del figlio, spe-cialmente con Seneca, e, allontanata dal palazzo per ridimensionarne l’ambizione, minacciava un nuovo matrimonio con un parente di Augusto e rivelazioni scomode. In ogni caso, Nerone fu libero di seguire i suoi desideri e pur avendo contro il popolo, il senato, i suoi consiglieri, ripudiò Ottavia per sterilità e sposò Poppea. Moriva intanto Afranio Burro e al suo posto furono nominati due prefetti del pretorio: Fenio Rufo, ap-prezzato per la buona amministrazione dell’Annona, e Ofonio Tigellino, liberto di umili origini che si rive-lerà disposto a ogni azione riprovevole.Ottavia fu accusata di adulterio e spedita in Campa-nia. Tali però furono le proteste della gente che Ne-rone si vide costretto a richiamare a Roma la prima moglie, assistendo alla folla che rimetteva al loro po-sto le sue statue inondandole di fiori.Poppea, già incinta, temeva il peggio e costrinse il ma-rito a intervenire con decisione per eliminare la docile Ottavia. L’accusa costruita a tavolino era infamante: la ragazza che era stata accusata di sterilità ora veniva incolpata di adulterio e di aborto; il falso accusatore era Aniceto, ex pedagogo dell’imperatore e comandan-te della flotta imperiale di Miseno, che aveva eseguito con un gruppo di armati l’assassinio di Agrippina.Ottavia fu esiliata nell’isola di Pandataria (odierna Ventotene) e non le valse a nulla la difesa di voler essere solo la “sorella di Nerone”: dopo poco tempo arrivarono dei sicari, forse inviati dalla nuova impe-

  • 14 I MATRIMONI

    ratrice, che le aprirono le vene e la immersero in un bagno caldo per accelerarne la fine.A distanza di pochi mesi ad Anzio, dove era nato Nerone, Poppea diede alla luce Claudia, che subito il padre chiamò Augusta, dando anche alla madre lo stesso appellativo; ma la piccola, morì a tre mesi dalla nascita (“Nerone, come già nella gioia, apparve ecces-sivo nel dolore”, commenta Tacito). Gli autori antichi, nel decantare la bellezza di Poppea, ne raccontano il lusso sfrenato e le manie; il suo nome è legato più al latte d’asina che usava per mantenere candida la pelle che ai suoi interessi culturali o reli-giosi. E’ probabile che si debba al suo intervento la revoca del divieto dei giochi nell’anfiteatro di Pompei, zona di origine della sua famiglia, dopo gli scontri di alcuni anni prima; frequentava circoli culturali ebrai-ci e, secondo la testimonianza dello scrittore Giusep-pe Flavio (Autobiografia), si interessò di far liberare dei sacerdoti ebraici sotto processo a Roma. Mentre Nerone ricostruiva la nuova Roma e iniziava i lavo-ri della Domus Aurea, si verificò una congiura, detta “dei Pisoni” perché il candidato scelto da pretoriani, senatori, letterati era il nobile Gneo Calpurnio Pisone. Era il 65, un anno terribile ed esaltante per Nerone: il complotto fu scoperto e la reazione finì in un ba-gno di sangue (tra gli altri, morirono suicidi Petronio e Seneca); furono indetti i secondi Giochi alla greca “Neronia”, dove l’imperatore si esibì nel canto dram-matico e vinse i premi che agognava, ma, proprio alla fine di questi Ludi, morì Poppea in attesa di un altro figlio. La causa sarebbe stato un calcio del marito, re-cita la vulgata. Ma è possibile che, nel corso di un li-tigio violento, il decesso sia stato causato da qualche complicazione della gravidanza. Nerone aveva amato Poppea “più di qualsiasi altra cosa” (Svetonio) e ne inseguì l’immagine e il ricordo in tutti i modi. Le tri-butò un solenne funerale dopo averla fatta imbalsa-mare e le dedicò un tempio; “sposò” perfino l’eunuco Sporo perché le somigliava molto.L’ultima moglie di Nerone, Statilia Messalina, fu una meteora nella sua vita.Più grande di lui, della nobile famiglia dei Tauri, gli restò accanto pochi mesi se la sposò nel 67 e nelle ultime fasi della sua vita nessuno la nomina accanto a lui. Abile, opportunista, dotata di fascino e classe, fu richiesta in moglie da Otone (che rifiutò), continuan-do a frequentare l’aristocrazia anche sotto i Flavi.

    Atte e OttaviaTacito, Annali XIII . 12

    Venne a poco a poco ad indebolirsi la potente autori-tà della madre, essendosi Nerone abbassato all’amore di una liberta di nome Atte…..La madre, in un pri-mo tempo all’oscuro di ogni cosa, tentò poi invano

    di opporvisi, mentre si era insinuata profondamen-te nell’animo di Nerone, eccitandone la lussuria con equivoche e segrete dissolutezze […]Egli aborriva dalla moglie Ottavia, che pure era di no-bile stirpe e di specchiata onestà.

    PoppeaTacito, Annali XIII . 45

    Questa donna ebbe tutte le doti, fuorché quella di un animo onesto. Da sua madre, che aveva superato in bellezza tutte le donne dell’età sua, aveva avuto pari-menti rinomanza e fascino; aveva poi ricchezze ade-guate alla nobiltà. Il suo tratto era cordiale e la sua intelligenza non priva di vivacità; affettava modestia, e si dava alle dissolutezze. Raramente usciva in pub-blico e quando lo faceva teneva una parte del volto coperta da un velo, sia che non volesse soddisfare gli sguardi altrui, sia, anche, per apparire più affascinan-te. Non si curò mai di avere una buona fama, nonché di fare alcuna distinzione fra mariti e amanti.

    Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXXVII . 12

    (parlando dell’ambra)Tra le altre bizzarrie della sua vita, Domizio Nerone aveva adottato questo nome perfino per i capelli di sua moglie Poppea, chiamandoli anche in un suo po-ema ambrati, giacché non mancano mai i nomi ricer-cati per designare i difetti; da allora le signore hanno cominciato a volere questa specie di terzo colore per i loro capelli.

    Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXVIII . 183

    Si crede che il latte d’asina cancelli le rughe sulla pelle e la renda morbida conservandone intatto il candore, e si sa che certe donne se ne fanno impacchi sulle guance sette volte al giorno…..Inaugurò tale moda Poppea, moglie dell’imperatore Nerone, la quale usa-va questo latte anche per il bagno, e allo scopo si por-tava sempre dietro mandrie di asine.

    Dione Cassio, Storia Romana XLII . 27

    Anche (Poppea) Sabina morì in quel periodo a causa di Nerone: egli, infatti, non si sa se volontariamente o involontariamente, colpì con un calcio la moglie, che era incinta. Questa Sabina condusse una vita ol-tremodo lussuosa (su di lei darò solo i ragguagli es-senziali), tanto da far applicare delle cordicelle do-rate agli zoccoli delle mule che la portavano in giro e da far mungere ogni giorno cinquecento asine che avevano appena partorito, in modo da potersi fare il bagno nel loro latte.

  • 15 LA POLITICA ESTERA

    la politica estera

    Nerone fu un imperatore che oggi potremmo definire “pacifista”. A differenza di predecessori e successori, non guidò i soldati per estendere i confini e portare a Roma bottini di metalli preziosi, limitando gli inter-venti dei suoi generali a difendersi da attacchi oppure a mantenere lo statu quo. Alle lotte armate, preferiva gli agoni musicali, poetici e atletici, e furono i trion-fi per le vittorie riportate nei Giochi greci quelli che considerò più importanti.Ma nonostante promuovesse un’educazione alla gre-ca (παααααα) per i giovani romani, gran parte delle legioni gli rimase fedele negli ultimi mesi del-la sua vita e qualcuna, come la XIV Gemina, an-che dopo. Gli stessi pretoriani che lo acclamarono imperatore, salutando in lui il nipote del valoroso generale Germanico, e che ricevettero negli anni ri-conoscimenti e donativi, non l’avrebbero tradito alla fine: prestarono fedeltà a Galba solo dopo che il loro prefetto Ninfidio Sabino annunciò che Nerone era fuggito in Egitto. La politica estera però non fu trascurata, anzi. So-prattutto nei primi anni di governo, tesi a mostrare un governo nel solco della tradizione, che andava in-contro alle aspettative dei più ampi strati dell’opinio-ne pubblica, prestò molto impegno alla gestione degli affari esteri.Lasciando inalterati i confini occidentali dell’impero, l’attenzione si volse a Oriente, dove con fasi alterne ci furono scontri con i Parti per il predominio sull’Ar-menia, una regione amica che occupava una posizio-ne strategica tra il mar Caspio e il Ponto Eusino. Le conquiste della capitale Artaxata e di Tigranocer-ta da parte di tre legioni romane, guidate dal valente generale Corbulone, furono dovute anche all’aiuto di nuovi alleati dei confini – Iberi, Moschi e re Fara-smane - e alle tensioni interne per la successione nel regno dei Parti.Nerone però fermò l’avanzata, preferendo uno stato-cuscinetto, e insediò come re dell’Armenia Tigrane V, principe della Cappadocia educato a Roma.Nel 59, anno della morte di Agrippina, scoppiò una rivolta in Britannia nel territorio degli Iceni, che si estese progressivamente fino alla foce del Tamigi; l’occasione per una rivolta contro la mal sopportata presenza romana, era stata la sottrazione di terreni agli abitanti per fondare la colonia di Camolodu-num. Le bellicose popolazioni, guidate dalla regina Budicca, riconquistarono anche Londinium, facen-do strage di romani. Venne inviato il generale Sveto-nio Paolino e le legioni, dopo aspri combattimenti,

    riuscirono a domare gli insorti provocando il suicidio della regina.Sempre in Occidente, lungo il Danubio, i Daci e altre popolazioni si sottomisero ai romani, accettando di pagare tributi.Le vicende dell’Armenia ebbero un contraccolpo quando il nuovo comandante Cesennio Peto perse rovinosamente la battaglia di Randeia contro i Parti guidati da re Vologese. Corbulone, designato coman-dante della Siria dopo la morte di Ummidio Quadra-to, riuscì però a fermare l’avanzata partica e ad aprire nuove trattative. Fu così stabilito il diritto dell’impe-ratore a intervenire sulle sorti dell’Armenia, definita protettorato romano e venne decisa l’incoronazione a Roma di Tiridate, fratello di Vologese. La cerimonia ufficiale, dopo un viaggio di nove mesi, si svolse nel 66 ai Rostri, nel Foro, e proseguì nel te-atro di Pompeo, cosparso d’oro e coperto da un telo trapunto di stelle con l’imperatore effigiato al cen-tro su un cocchio. La politica di Nerone, nell’ultimo periodo, si svolgeva ormai come monarchia assoluta su modello orientale e puntava sulla propaganda fra le masse attraverso feste grandiose, distribuzione di doni e scenografie spettacolari. Per rimpinguare le casse del fisco, si moltiplicarono le spoliazioni e le confische, favorite da due congiure: quella dei Pisoni, del 65, e quella “Viciniana”, dal nome del genero di Corbulone (che fu condannato e preferì uccidersi). Sotto Nerone, il Ponto Polemoniaco divenne romano, completando – con questo dono – il controllo del mar Nero; si compirono spedizioni nell’Etiopia Meroitica, le Alpi Cozie divennero provincia. Fu pure iniziato, nell’ultimo anno di regno, il taglio dell’istmo di Corinto, per evitare alle navi provenienti dall’Oriente e dirette in Italia l’insidiosa circumnavi-gazione del Peloponneso.

    Tacito, Annali XIV . 35

    Budicca, portando sul carro dinnanzi a sé le due fi-glie, scorreva le file e a ciascuna delle genti alle quali si avvicinava dichiarava che era pur consuetudine per i britanni combattere agli ordini di donne, ma che in quel momento essa non voleva vendicare, come discendente di nobili antenati, la perdita del regno e delle ricchezze, ma, come una donna qualunque, chiedeva vendetta per la perdita della libertà, per l’of-fesa recata al suo corpo fustigato, per il violato pudo-re delle sue figlie.

    Dione Cassio, Storia Romana XLII . 9(Discorso di Svetonio Paolino alle truppe)

    «Avanti soldati, avanti Romani! Mostrate a questa gente bellicosa quanto siamo superiori a loro anche

  • 16 LA POLITICA ESTERA

    nel momento in cui la sorte ci è avversa; per voi sa-rebbe disonorevole perdere ingloriosamente proprio adesso quello che avevate conquistato poco tempo fa grazie al vostro valore. Speso noi stessi e i nostri pa-dri, pur facendo affidamento su una quantità nume-rica inferiore rispetto a quella attuale, abbiamo vinto avversari di gran lunga più numerosi. Non abbiate dunque paura del loro numero o del loro tentativo di compiere una rivoluzione….e non abbiate neppu-re timore del fatto che abbiano dato alle fiamme due città, dal momento che non le hanno conquistate né con la forza né dopo aver combattuto, ma una l’han-no presa a tradimento, l’altra solo dopo che era stata abbandonata a loro. Come contropartita, ora recla-mate una vendetta adeguata a qeulle azioni….».

    Tacito, Annali XV . 1

    Frattanto il re dei Parti Vologese, venuto a conoscen-za delle fortunate imprese di Corbulone e del fatto che all’Armenia era stato imposto un re straniero, Ti-grane, pur volendo vendicare il prestigio degli Arsa-cidi, perduto con la cacciata di suo fratello Tiridate, era, d’altra parte, trattenuto in opposti pensieri dalla consapevolezza della maestà di Roma e dal rispetto imposto da una lunga alleanza.

    Tacito, Annali XV . 28

    Il nome di Corbulone anche fra i barbari non su-scitava avversione, né provocava alcun risentimento ostile, perciò i Parti accolsero con fiducia le sue esor-tazioni. Vologese dunque, nel complesso non eccessi-vamente intransigente, chiese una tregua per alcune satrapie e Tiridate chiese il giorno e il luogo per un colloquio……..Nel giorno stabilito…furono presi venti cavalieri di scorta per ciascuno. Il re, per primo, visto Corbulone, balzò da cavallo ed entrambi, a piedi, si strinsero la destra.

    Dione Cassio, Storia Romana LXIII . 4(Incoronazione a Roma di Tiridate nel 66)

    L’intera città era stata decorata con luci e ghirlande, e si vedeva molta gente un po’ ovunque, ma era soprat-tutto il Foro ad essere affollato: il centro dell’area era occupato dalla popolazione cittadina divisa in base al rango, vestita di bianco e con la corona di alloro, mentre lo spazio restante era invaso dai soldati, che risplendevano nel loro armamento a tal punto che le armi e le insegne abbagliavano la vista. Addirittura anche i tetti degli edifici circostanti erano resi invi-sibili dalla folla di coloro che vi si erano arrampicati sopra. Tutta questa coreografia era stata così predi-sposta durante la notte, e di prima mattina Nerone

    entrò nel Foro indossando la veste trionfale, scortato dal senato e dai pretoriani; salì sui rostri e si sedette sul seggio curule.Subito dopo Tiridate e il suo seguito passarono attra-verso due file di fanti schierate una di fronte all’altra e, dopo essersi fermate davanti ai rostri, venerarono l’imperatore come avevano già fatto in precedenza. ….[…]Nerone ordinò a Tiridate di avvicinarsi passando sulla salita che era stata costruita di fronte ai rostri espressamente per questa occasione e, mentre il prin-cipe si accingeva ad inchinarsi ai suoi piedi, egli pose il diadema sul capo di lui.

    Le traduzioni dei testi, dai quali sono stati riportati alcuni brani, sono di: Bianca Ceva per gli “Annali” e Felice Dessì per le “Storie” di Tacito; Felice Dessì per “Le vite dei Cesari” di Svetonio; Alessandro Stroppa per la “Storia Romana” di Dione Cassio (BUR).Umberto Capitani e Gianpiero Rosati per la “Storia Naturale” di Plinio il Vecchio (Einaudi).

  • 17 NERONE, LE ARTI E I LUDI

    le arti e i ludi

    “Nulla sopportò con maggiore pazienza degli insulti della gente” (Suet.6,39)

    Appena divenuto imperatore, Nerone convocò il cita-redo allora più quotato, Terpnus, e per parecchi giorni di seguito, dopo cena, trascorse la maggior parte della notte accanto a lui mentre cantava. Cominciò anche a comporre e a esercitarsi personalmente, ponendo in atto tutti gli accorgimenti cui ricorrevano gli artisti per conservare o rinforzare la voce: per esempio, re-stava sdraiato in posizione supina, con una lastra di piombo sul petto, e si purgava con emetici e clisteri, astenendosi dal consumare frutta e cibi nocivi. Tutta-via, per non degradarsi fino alla pubblica esibizione in teatro, istituì nel 59, in occasione del primo taglio della sua barba (C.D.61,19), i giochi chiamati Iuve-nalia, in onore della gioventù, che si svolsero nel Pa-latium e nei suoi giardini, cui si iscrissero persone di ogni provenienza (Tac.14,15). Nerone salì sulla scena, accordando con molto impegno le corde della cetra e provando il tono giusto con i maestri di canto al suo fianco. Si dedicò anche alla poesia, raccogliendo in-torno a sé quanti, benché non ancora noti, mostrasse-ro talento poetico (Tac.14,15-16). Le sue “disonoranti” esibizioni non produssero, come pensavano Seneca e Burro, sazietà: secondo Tacito, Nerone, convinto che l’offesa alla propria dignità si sarebbe stempera-ta coinvolgendo nella vergogna molti altri, trascinò sulla scena gli eredi di nobili famiglie, anche dietro compenso, costringendo pure noti esponenti romani dell’ordine equestre, con doni cospicui, a promettere di esibirsi sull’arena (Tac.14,14).In onore della madre defunta organizzò una festa così splendida e sontuosa che le celebrazioni du-rarono parecchi giorni e si svolsero in cinque o sei teatri contemporaneamente: in tale occasione fu ad-dirittura fatto salire un elefante sulla sommità delle gradinate del teatro, da dove ridiscese camminando su una fune con in groppa un esponente dell’ordine equestre (CD,62,7,2-3). Svetonio, unico tra gli autori, attribuisce tali spettacoli ai ludi Massimi, fornendone la seguente versione: durante i giochi che, votati per l’eternità dell’Impero, volle chiamare Maximi, parec-chi componenti dei due maggiori ordini, senatori e cavalieri, e dei due sessi recitarono come attori, e un noto cavaliere romano attraversò il Circo sulla cor-da, seduto su un elefante (Suet.6,11). Ma lo spettaco-lo più umiliante, secondo Cassio Dione, ebbe luogo quando uomini e donne di rango non solo equestre, ma anche senatorio, si esibirono, “proprio come gli

    uomini di bassa estrazione sociale”, sul palcoscenico, nel Circo e nell’anfiteatro: alcuni di essi suonarono il flauto e danzarono, oppure interpretarono tragedie e commedie o, ancora, cantarono con l’accompagna-mento della cetra; in altri casi, poi, condussero ca-valli, uccisero bestie selvatiche o combatterono come gladiatori (C.D.61,17,2-3). Ogni giorno, racconta Sve-tonio, venivano lanciati al popolo regali eterogenei ed elargiti migliaia di volatili di ogni specie, vivande e tessere che davano il diritto di ricevere in regalo vi-veri, abiti, oro, argento, pietre preziose, perle, qua-dri, schiavi, animali da soma e persino belve addo-mesticate, navi, case e poderi (Suet.6,11). La notizia è confermata da Cassio Dione: Nerone distribuiva ricchezze ricorrendo al sistema dei contrassegni, fa-cendo lanciare tra la folla una moltitudine di palline, ciascuna delle quali recava un’iscrizione precisa, do-nando a ciascuno il corrispondente di quanto aggiu-dicatosi (C.D.61,18,1-2). Al citaredo Menecrate e a un gladiatore, il mirmillone Spiculus, elargì patrimoni e palazzi degni dei trionfatori (Suet.6,30). La parteci-pazione agli spettacoli era aperta a tutti, anche ai non giovani o alle persone di salute malferma che, non potendo fare nulla autonomamente, potevano alme-no prendere parte a canti corali. Tutti si esercitavano in base alle proprie inclinazioni: persone illustri, sia uomini che donne, ma anche fanciulle, ragazzini e anziani frequentavano scuole appositamente aperte (C.D.61, 19,2-3). Nerone apparve di persona in tea-tro, salendo sul palcoscenico in abito da citaredo e suonando un brano intitolato “Attis”, o “Le Baccanti”. Tutto ciò, ironicamente sottolinea Cassio Dione, fu quanto fece per celebrare la rasatura della sua barba (C.D.61,21,1), attribuendo agli Iuvenalia eventi ricon-ducibili ai successivi Neroneia, come confermato da un precedente passo in cui l’autore, confondendo le due manifestazioni, riferisce che i Neroneia furono celebrati in onore della sua barba, rasa per la prima volta proprio in quel periodo (C.D.61,19,1). Lo stori-co afferma anche che, secondo quanto tramandato, la voce dell’imperatore era bassa e fioca (C.D.61,20,2).Nel 59 o 60 per celebrare i primi cinque anni di regno istituì a Roma un concorso quinquennale triplice, per la prima volta all’uso greco, comprendente gare di musica, eloquenza, atletica e corse di cavalli: i Nero-neia (Tac.14,47) che, come riporta Tacito, suscitarono reazioni molto diverse. Secondo Cassio Dione, i Nero-neia furono istituiti nel 60 per propiziare la continui-tà del potere dell’imperatore e la sua prosperità, e per questo evento furono costruiti il ginnasio (C.D.61,21), o palestra, e le terme (Tac.19,47), nella IX Regione augustea, a NO del Pantheon. In occasione dell’inau-gurazione del ginnasio fu distribuito, con generosità tutta greca, olio per gli esercizi ai membri dell’ordine equestre e ai senatori (Tac.14,47). La palestra bruciò

  • 18 NERONE, LE ARTI E I LUDI

    nel 62, colpita da un fulmine: la statua di Nerone, ivi contenuta, si ridusse a una massa informe di bronzo (Tac.15,22) e l’edificio non fu più ricostruito (LTUR II, s.v. Gymnasium Neronis). Le terme, un complesso lussuoso e assiduamente frequentato, furono invece riedificate nel 63 o 64 (LTUR V, sv Thermae Nero-nianae/Alexandrinae).A differenza di quanto riferito da Cassio Dione, se-condo Svetonio le prime esibizioni pubbliche di Ne-rone ebbero luogo solo nel 64, dopo la morte di Bur-ro e il ritiro di Seneca dalla scena politica, quando l’imperatore aveva 27 anni. Desideroso di esibirsi in pubblico, fino ad allora aveva cantato solo a Palazzo e nei suoi giardini durante gli Iuvenalia, ora disprezza-ti perché seguiti da una platea ristretta, e non osando esordire a Roma, Nerone si esibì per la prima volta pubblicamente a Napoli, città greca, e, benché il tea-tro fosse scosso da un terremoto, non smise di decla-mare fino alla fine del brano (Suet,6,20). Era infatti sua intenzione iniziare da Napoli, per poi andare in Grecia e, dopo avere conquistato corone prestigiose e considerate sacre fin dall’antichità affrontare, forte di una più grande notorietà, gli abitanti di Roma. Nel teatro di Napoli affluì una grande folla di cit-tadini e di gente accorsa dalle colonie e dai munici-pi vicini, cortigiani, funzionari e reparti di soldati, che stiparono l’edificio (Tac.15,33). In partenza per la Grecia si fermò a Benevento, ove gli fu offerto da Vatinius un affollatissimo spettacolo gladiatorio. Tuttavia, rinunciò al viaggio e fece rientro a Roma (Tac.15,34,36).Nel teatro di Napoli si esibì in varie occasioni, e per parecchi giorni. Desideroso di cantare anche a Roma, ricominciò i Neroneia prima della data fissata, e quando gli spettatori gli chiesero di udire la sua voce rispose che li avrebbe accontentati nei suoi giardini; tuttavia, di fronte alle insistenze del pubblico, pro-mise di esibirsi subito e fece iscrivere il proprio nome nell’elenco dei citaredi che partecipavano al concor-so. Dopo avere suonato un preludio, fece annunciare che avrebbe cantato la “Niobe”. Tra le tragedie da lui interpretate furono: “Il parto di Canace”, “Oreste ma-tricida”, “Edipo cieco” ed “Ercole furioso” (Suet. 6,21). In occasione di uno spettacolo popolare, nel 65, scese nell’orchestra del teatro e declamò alcuni versi di una sua composizione sulla guerra di Troia (CD 62,29-1).In seguito, nel 66-67, si esibì finalmente in Grecia, nel corso del suo unico viaggio (Suet.6,22), anche per potere, come diceva, vincere in tutti e quattro i grandi giochi (Pitici, Nemei, Istmici,Olimpici), riportando numerose vittorie (C.D.63,8,3-4). Nerone gareggiò in ogni città che organizzasse un agone, tranne ad Atene e a Sparta (C.D.63,14,1-3). Durante le gare di-mostrava molta ansia e timore dei giudici, che dove-vano esortarlo a farsi coraggio. Era molto rispettoso

    dei regolamenti: una volta, durante la scena di una tragedia, gli cadde accidentalmente a terra lo scettro, che raccolse immediatamente. L’incidente gli causò molta ansia, perché temeva di essere escluso dal con-corso, il che non avvenne (Suet.6, 23-24). Quando l’imperatore tornò a Roma nel 68 fu ab-battuta una porzione delle Mura serviane e fu in-franta una parte delle porte: alcuni sostenevano che entrambe le usanze facevano parte del costume tradizionale in occasione del ritorno dei vincitori incoronati dai giochi. Il corteo trionfale era aperto dagli uomini che recavano le corone vinte; seguiva-no altri che portavano, issate su aste, tavole su cui erano iscritti il nome dell’agone, il tipo di competi-zione e la dichiarazione di vittoria. Infine appariva il vincitore sullo stesso carro trionfale sul quale Au-gusto aveva a suo tempo celebrato i suoi numerosi trionfi: l’imperatore indossava una veste di porpora con ricami dorati, era coronato da una ghirlanda di ulivo selvatico e recava in mano l’alloro pitico. Dopo avere attraversato il Circo Massimo e il Foro scortato da esponenti dell’ordine equestre, senatori e soldati, Nerone salì sul Campidoglio e da qui si diresse al Palatino. La città era interamente decorata da ghir-lande, illuminata e invasa da fumi d’incenso, la folla acclamante (C.D.63,20,1-5). Concluse le celebrazio-ni, l’imperatore fece annunciare corse di cavalli e di-spose l’esposizione nel Circo Massimo delle corone conquistate in Grecia e di tutte le altre vinte nelle gare di corsa, da collocare intorno all’obelisco egizio posto al centro della spina: in totale 1808 corone. Infine, si esibì come auriga (C.D.63,21,1; Suet.6,26). Svetonio riferisce una versione più sintetica del ri-entro dalla Grecia: Nerone attraversò il Circo Mas-simo, di cui aveva fatto demolire un arco, attraversò il Velabro e il Foro e giunse al Palatino e al tem-pio di Apollo. Al suo passaggio il popolo spargeva zafferano e gli offriva in dono uccelli, nastri e dolci (Suet.6,25).Dopo le vittorie riportate in Grecia, per conservare la voce non volle più rivolgere proclami alle truppe, fa-cendoli leggere da altri, e non trattò più alcuna causa senza essere affiancato dal maestro di declamazione che lo ammoniva di non sottoporre a sforzo i bronchi e di coprirsi la bocca con un fazzoletto (Suet.6,25). Non urlava, e se doveva gridare acclamazioni c’era subito qualcuno pronto a fermarlo e a ricordargli che avrebbe dovuto esibirsi come citaredo (C.D.63, 26,2).Nel 66 Nerone gareggiò tra i suonatori di cetra, e dopo che Menecrate, maestro di arte citaredica, ebbe celebrato per lui un trionfo nel Circo, si esibì come auriga (CD.63,1,1). Probabilmente al medesimo anno 66 si riferisce la notizia secondo cui Nerone accettò la corona di oratoria e di poesia latina, aggiudicandosi anche quella per la cetra (Suet.6,12). Si apprestava,

  • 19 NERONE, LE ARTI E I LUDI

    forse nel 67, a scrivere un poema epico che narrava tutte le imprese dei Romani: ancora prima di com-porre un solo verso aveva iniziato a fare una stima del numero dei libri da scrivere, consultando, tra le varie persone coinvolte, anche Anneo Cornuto, in quel pe-riodo celebre per la sua cultura (C.D.62,29,1-2), un filosofo stoico, consigliere letterario di Nerone, mae-stro di Persio e di Lucano.Esperto di strumenti musicali, Nerone mostrò ad al-cuni senatori un nuovo modello di organo idraulico, fece loro esaminarne ogni singola parte, illustran-done il complesso meccanismo (Suet.6,41). Si trat-tò, secondo Cassio Dione, di uno dei suoi numerosi scherzi: una notte, all’improvviso, convocò in tutta fretta i senatori e i cavalieri più in vista come se do-vesse renderli partecipi di un evento imprevisto e disse: “Ho scoperto un modo in cui l’organo idrau-lico produrrà toni musicali più alti e più armoniosi” (C.D.63,26,4).Svetonio racconta di avere visto le brutte copie e le annotazioni autografe dell’imperatore di alcuni suoi versi molto conosciuti, da cui era evidente che non aveva copiato, né scritto sotto dettatura: i versi erano, al contrario, meditati, come dimostravano le tante cancellature, le note e le aggiunte (Suet.6,52). Di pa-rere diverso Tacito, che definisce le sue poesie prive di vigore, ispirazione e unità stilistica, prova dell’inter-vento di altri poeti, poco noti, che si riunivano dopo la cena con il principe per ricucire versi da lui già composti o improvvisati (Tac.14,16).Svetonio riferisce che il gradimento del pubblico per le declamazioni di Nerone era tale che dopo una sua esibizione fu decretato un pubblico ringraziamento agli dei e i suoi versi furono dedicati a Giove Capito-lino, scritti in lettere d’oro (Suet.6,10).Come celebrato dal poeta Calpurnio nelle Ecloghe, il regno di Nerone, caratterizzato sul piano cultura-le dalla ripresa della vita intellettuale, fu un ritorno “all’età dell’oro” in cui, in contrasto con il torpore dei decenni precedenti, rifiorirono tutti i generi letterari, pervasi da idee originali e da nuove concezioni arti-stiche. Il gruppo di scrittori e artisti riuniti intorno al principe era molto numeroso, e Nerone fu forse l’unico imperatore a comporre intorno a sé, nel cor-so del I secolo d.C., “un movimento artistico coerente e originale”.Il vilipendio cui Nerone fu sottoposto dai suoi avver-sari politici ha trovato, a distanza di quasi duemila anni, ampia cassa di risonanza nella cinematogra-fia moderna cui si deve, in gran parte, il radicarsi nell’immaginario collettivo di uno stereotipo distor-to: un principe cultore delle lettere e delle arti, cui la società civile del tempo era debitrice del rinnovato clima di rinascita culturale, è stato così trasformato in un ridicolo e patetico istrione.

    bibliografiaS.Mazzarino, L’Impero romano, Roma-Bari 1973, I, pp.213-226.H.J.Beste, I sotterranei del Colosseo: impianto, trasformazioni e funzionamento, in A. La Regina (a cura di ), Sangue e Arena, Milano 2001, pp.277-299 C. Salles, La lettura nella Roma antica, Milano 2004E.Lo Sardo (a cura di), Eureka! Il genio degli antichi, Napoli 2005N.Savarese (a cura di), In scaena, il teatro di Roma antica, Milano 2007A.Giardina ( a cura di), Roma antica, Roma-Bari 2000.

  • 20 LA CURIA IULIA

    C U R I A I U L I AC U R I A I U L I A

  • 21 LA CURIA IULIA

    L A V I TAE L A FA M I G L I A

    D I N E RO N EN E RO ’ S L I F E

    A N DFA M I LY

    Nerone (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel 50 d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva sposato sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo la condanna a morte di Messalina; fino ad allora egli era stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia un nobile vicino alla famiglia imperiale ma con poche chance di salire al trono, anche se, tramite la madre, discendeva direttamente da Augusto. Se, alla morte di Claudio nel 54, egli sopravanzò Britannico, il figlio di Claudio e Messalina, fu proprio grazie ad Agrippina. Il regno di Nerone conobbe due fasi: dei primi cinque anni c’è una memoria positiva, l’imperatore governò in accordo con il Senato grazie a consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il 62 il principe mostrò però un nuovo volto: fece uccidere la madre (59), ruppe con il Senato e lo scandalizzò esibendosi in pubblico mentre cantava e suonava la cetra. Nerone ottenne così il favore popolare, ma non evitò la crisi con il Senato, che sfociò nel 65 in una prima grave congiura. Le frequenti stravaganze, le condanne a morte di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64 e le difficoltà nell’approvvigionamento di Roma causarono la sua fine. Nel 68 Nerone non seppe reagire alle prime ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose, inducendolo a uccidersi. Con Nerone finì la dinastia giulio-claudia: egli si era sposato tre volte (con Claudia Ottavia, la sorella di Britannico, messa a morte nel 62, con Poppea Sabina, già sua amante, uccisa con un calcio nel 65, mentre era incinta, e infine con Statilia Messalina, che gli sopravvisse), ma non lasciò eredi.

    Nero (AD 37–68) took his name in AD 50 when he was adopted by Claudius, who had married Nero’s mother, Agrippina Minor, in AD 49, after Messalina was condemned to death. Until AD 50, Nero had been Lucius Domitius Ahenobarbus, a noble close to the imperial family but with little chance of ascending to the throne, even though, through his mother, he was directly descended from Augustus. It was thanks to Agrippina that, on the death of Claudius in AD 54, Nero rose above Britannicus. There were two phases in Nero’s reign. The first five years were remembered in positive terms. The emperor governed in harmony with the Senate, thanks to expert advisors like Seneca. Then between AD 59 and 63 the princeps revealed a new face. He had his mother murdered (AD 59), broke with the Senate and created a scandal, showing himself off in public while singing and playing the lyre. In this way Nero made himself popular with the people, but alienated the Senate, resulting in AD 65 in the first serious conspiracy against him. His frequent eccentricities, the death sentences passed on many Senators, the suspicions cast on him after the fire of AD 64 and the difficulties encountered in provisioning Rome all led to his demise. In AD 68 Nero was unable to deal with the first revolts in the army and the Senate deposed him, leading him to commit suicide. The Julio-Claudian dynasty died with Nero. He was married three times (to Claudia Octavia, Britannicus’ sister, put to death in AD 62, to Poppæa Sabina, his lover, whom he kicked to death in AD 65, and finally to Statilia Messalina, who outlived him), but left no heirs.

  • 22 LA CURIA IULIA

    I LR I T R AT TO

    T H EP O RT R A I T

    Il ritratto di un imperatore poteva cambiare anche più volte per segnalare sia eventi importanti sia nuovi indirizzi politici. Nerone mutò il suo 4 volte. Con i primi due, il ritratto infantile elaborato per l’adozione del 50 e quello giovanile e più realistico deciso tra 54 e 55 per l’ascesa al trono, Nerone intese legittimare la sua posizione di erede sottolineando la propria somiglianza con i Claudi nella frangia compatta e bipartita. Con il terzo e il quarto tipo, apparsi per il primo quinquennio di regno (59) e per il decennale (64), Nerone ruppe con la tradizione giulio-claudia e aderì a modelli ellenistici per presentarsi come un sovrano benefattore amato dal popolo: il volto divenne più largo, il collo massiccio, le basette e i capelli più lunghi e la corta frangia lasciò il posto a un teatrale movimento delle ciocche verso la tempia destra. Queste scelte influenzarono anche i ritratti dei contemporanei e le pettinature di Nerone, sia bambino sia adulto, furono imitate spesso, come si vede in alcuni ritratti di aurighi, una categoria molto amata dall’imperatore. Alla morte di Nerone il Senato ordinò però la distruzione delle sue immagini (damnatio memoriae), una decisione, che fu sospesa da Otone e Vitellio, ma ribadita da Vespasiano: i ritratti di Nerone furono quindi di regola rimossi, mutilati oppure rilavorati per trasformarli in quelli dei suoi successori o del Divo Augusto. Quanto ai ritratti delle imperatrici è sicuro il riconoscimento delle immagini di Agrippina Minore, mentre permangono dubbi sull’identificazione dei ritratti di Messalina e delle tre mogli di Nerone.

    The portrait-type of an emperor could change many times due to both important events and new political aims. Nero changed his four times. With the first two – the childish portrait made for his adoption in AD 50 and the youthful and more realistic one made between AD 54 and 55 for his accession to the throne – Nero aimed to legitimise his position as heir by highlighting his similarities to the Claudian family with their thick, parted hair. With the third and fourth types, which appeared in AD 59 and AD 64 for the fifth and tenth anniversaries of Nero’s reign, Nero broke with the Julio-Claudian tradition and used Hellenistic models to present himself as a beneficent sovereign beloved by the people. His face became wider, his neck thicker, with sideburns and longer hair but a short fringe that allowed a theatrical sweep of the hair towards the right temple. These choices also influenced contemporary portraits, and Nero’s hairstyles, both as a child and as an adult, were commonly imitated, as can be seen in several portraits of charioteers, a group of people beloved of the emperor. However, when Nero died, the Senate ordered his images to be destroyed (damnatio memoriae). This order was revoked by Otho and Vitellius, but reinstated by Vespasian. Thus portraits of Nero usually were removed, and mutilated or reworked to transform them into a representation of one of his successors or of the Divine Augustus. As for the portraits of the empresses, Agrippina Minor can be recognised, but there are doubts about the identification of the portraits of Messalina and Nero’s three wives.

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    G E N E A L O G I AD I N E RO N E

    N E RO ’ SG E N E A L O G Y

  • 24 LA CURIA IULIA

    L U X I NT E N E B R I S

    L U X I NT E N E B R I S

    “Quel che a me importa è il soggetto, Nerone. Egli è da un pezzo che mi perseguita. […] spogliato quell’aspetto orribile e deforme con cui spaventava i sogni della nostra infanzia […] n’è sorto un altro elegante nelle sue voluttà, amabile ne’ suoi capricci, quasi attraente nella sua ferocia”. Così scriveva Domenico Gnoli dopo aver ammirato, nel 1876, Le torce di Nerone, la grandiosa tela che procurò fama internazionale a Henryk Siemiradzki, un artista polacco che aveva fatto dell’Italia la seconda patria e andrebbe riscoperto. Nel suo studio di via Margutta era nato nel 1897 anche un altro capolavoro, la Dirce cristiana: li legava il tema del supplizio dei martiri cristiani magistralmente inscenato per muovere gli animi a pietà, essendo evidente che fossero puniti non per il bene pubblico ma per la tracotanza di uno solo. “Nessuno dipinge come lui i raggi del sole” affermava Sienkiewicz, di cui il pittore era stato cicerone a Roma: nel dipinto in mostra la luce filtra da un ameno pergolato e si intravede l’anfiteatro che dal colosso di Nerone avrebbe preso il nome, a rivelare l’acribia archeologica di Siemiradzki. Qui si respira un’atmosfera di conversione spirituale che fa dimenticare le efferatezze del tiranno quasi ad interpretare le ultime parole di Quo vadis?: “E così passò Nerone, come una bufera, come un uragano, come una fiamma, come