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Settore B7, Politiche Comunitarie Via G. Milli, 2 – 64100 TERAMO – Tel. 0861331407 / 238 – [email protected]; [email protected] www.provincia.teramo.it VERBALE ASSEMBLEA DI BACINO TERAMO, 01 FEBBRAIO 2014 Si è svolta a Teramo in data 01 Febbraio 2014, presso la Sala Consiliare della Provincia di Teramo (PROVTE), sita in Via Milli, 2, primo piano, dalle h 10,00 alle h 12,00, la prima riunione dell’Assemblea di Bacino (AdB), organizzata da PROVTE nell'ambito del Contratto di Fiume Tordino per il Progetto "ERCIP - European River Corridor Improvement Plans”. Erano presenti all'incontro Claudio Calisti, WWF Teramo, Adriana Cavaglià, Ordine Geologi Abruzzo, Carlo Cerino, API Edil, Giuliano Di Gaetano, Scuola verde Legambiente, Raffaele Di Marcello, Ordine Architetti P.P.C. Provincia di Teramo, Luciano Di Marzio, Confartigianato, Antonello Foglia, Il Centro, Fabio Gelommi, Italia Nostra comitato Riserva Borsacchio, Luca Muscelli, Comune di Teramo, Virna Venerucci, COPE, Domenico Perruni, Guardia Costiera Giulianova, Gabriele Rizzo, Ordine Dottori Agronomi e Forestali, Lino Ruggieri, AIPIN, Alfonso Savini, API Edil Teramo, Franco Sbrolla, Italia Nostra comitato Riserva Borsacchio, Meri Serrini, Ordine Dottori Agronomi e Forestali, Vincenzo Staffilano, GAC-Costablu, Agreppino Valente, Ordine Ingegneri Teramo, Doriana Calilli, PROVTE, Maria Rita De Santis, PROVTE, Mara Di Berardo, PROVTE, Giuliano Di Flavio, PROVTE, Francesco Marconi, Assessore PROVTE, Maurilio Ronci, PROVTE. Ha coordinato i lavori la facilitatrice Virna Venerucci. L’incontro ha trattato il seguente ordine del giorno: Definizione di un Piano di Azione (PdA) per il Tordino sulla base del Quadro Strategico emerso nel corso della prima riunione della CdR, svolta in data 04 dicembre 2013, e dei focus tematici svolti nelle date 11-12 dicembre 2013. Saluti iniziali a cura dell’Assessore all’ambiente della PROVTE Francesco Marconi, che introduce i lavori della prima Assemblea di Bacino (AdB) del Contratto di Fiume (CdF) Tordino, sottolineando gli apprezzamenti ricevuti verso questo nuovo modello di gestione del fiume, la partecipazione agli incontri e i lavori svolti dalla Cabina di Regia (CdR) nella giornata di ieri, presieduta dai Sindaci dei Comuni che rientrano nel bacino e da tutti quegli enti che hanno competenza sui fiumi stessi. L’introduzione prosegue sottolineando la difficoltà insita nella gestione fluviale a causa delle tante e frastagliate competenze, che non permettono coerenza nel condividere il da farsi per una corretta gestione fluviale e per l’esecuzione degli interventi. Ciò è denotato dalla condizione dei nostri fiumi e questa amministrazione ha cercato la soluzione al problema nel modello di gestione del Contratto di Fiume. Il CdF è un processo allargato e condiviso: solo con il confronto si possono mettere sul tavolo le problematiche e le relative soluzioni. Si ringrazia Doriana Calilli e il suo staff Politiche Comunitarie per le tante attività portate avanti in ambito ambientale, anche con il supporto del relativo servizio, e si sottolinea l’importanza del ruolo della facilitatrice, Virna Venerucci, nel processo. Si informa che l’amministrazione ha un contatto assiduo con il tavolo nazionale dei CdF e con il relativo coordinatore Massimo Bastiani, tramite cui si sta tessendo una relazione importante con il Ministero per avere, attraverso il PON o altre forme, una premialità per questi tipi di contratto, intercettando finanziamenti che sono sempre più scarsi. Ciò comporta la necessità di presentare progetti seri e condivisi per avere possibilità, a livello nazionale ed europeo, di eseguire il Piano di Miglioramento Fluviale (PdMF) del CdF in essere. L’obiettivo è estendere il modello a tutti i fiumi abruzzesi: è stata sottoscritta una lettera di intenti con la Regione Abruzzo, così da coinvolgere altri strumenti nei CdF. Le regioni più avanti nelle sperimentazioni (Piemonte, Veneto, Toscana, ecc.) stanno ragionando per avere una parte dei fondi strutturali dedicati ai CdF, e così sta facendo la Provincia di Teramo con la Regione Abruzzo. Arrivare alla sottoscrizione del CdF è quindi fondamentale anche per ottenere finanziamenti, laddove ci saranno. Dà il via ai lavori l’Arch. Virna Venerucci, facilitatrice della sessione: ringrazia per la motivazione mostrata dai partecipanti ai vari incontri e illustra il CdF, che è un progetto incrementale in termini di partecipazione. La presentazione odierna del QS conclude la prima fase del CdF. Il CdF è una forma di accordo volontario, non è un obbligo legislativo: enti vari con competenze in ambiti fluviali si uniscono per fare progetti e programmi concertati, anche con la cittadinanza dei Comuni e con le associazioni che possono essere interessate all’attività. Bisogna garantire un’ampia mobilitazione di tutte le forze che possono contribuire alla

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TERAMO, 01 FEBBRAIO 2014

Si è svolta a Teramo in data 01 Febbraio 2014, presso la Sala Consiliare della Provincia di Teramo (PROVTE), sita in Via Milli, 2, primo piano, dalle h 10,00 alle h 12,00, la prima riunione dell’Assemblea di Bacino (AdB), organizzata da PROVTE nell'ambito del Contratto di Fiume Tordino per il Progetto "ERCIP - European River Corridor Improvement Plans”. Erano presenti all'incontro Claudio Calisti, WWF Teramo, Adriana Cavaglià, Ordine Geologi Abruzzo, Carlo Cerino, API Edil, Giuliano Di Gaetano, Scuola verde Legambiente, Raffaele Di Marcello, Ordine Architetti P.P.C. Provincia di Teramo, Luciano Di Marzio, Confartigianato, Antonello Foglia, Il Centro, Fabio Gelommi, Italia Nostra comitato Riserva Borsacchio, Luca Muscelli, Comune di Teramo, Virna Venerucci, COPE, Domenico Perruni, Guardia Costiera Giulianova, Gabriele Rizzo, Ordine Dottori Agronomi e Forestali, Lino Ruggieri, AIPIN, Alfonso Savini, API Edil Teramo, Franco Sbrolla, Italia Nostra comitato Riserva Borsacchio, Meri Serrini, Ordine Dottori Agronomi e Forestali, Vincenzo Staffilano, GAC-Costablu, Agreppino Valente, Ordine Ingegneri Teramo, Doriana Calilli, PROVTE, Maria Rita De Santis, PROVTE, Mara Di Berardo, PROVTE, Giuliano Di Flavio, PROVTE, Francesco Marconi, Assessore PROVTE, Maurilio Ronci, PROVTE. Ha coordinato i lavori la facilitatrice Virna Venerucci. L’incontro ha trattato il seguente ordine del giorno: Definizione di un Piano di Azione (PdA) per il Tordino sulla base del Quadro Strategico emerso nel corso della prima riunione della CdR, svolta in data 04 dicembre 2013, e dei focus tematici svolti nelle date 11-12 dicembre 2013. Saluti iniziali a cura dell’Assessore all’ambiente della PROVTE Francesco Marconi, che introduce i lavori della prima Assemblea di Bacino (AdB) del Contratto di Fiume (CdF) Tordino, sottolineando gli apprezzamenti ricevuti verso questo nuovo modello di gestione del fiume, la partecipazione agli incontri e i lavori svolti dalla Cabina di Regia (CdR) nella giornata di ieri, presieduta dai Sindaci dei Comuni che rientrano nel bacino e da tutti quegli enti che hanno competenza sui fiumi stessi. L’introduzione prosegue sottolineando la difficoltà insita nella gestione fluviale a causa delle tante e frastagliate competenze, che non permettono coerenza nel condividere il da farsi per una corretta gestione fluviale e per l’esecuzione degli interventi. Ciò è denotato dalla condizione dei nostri fiumi e questa amministrazione ha cercato la soluzione al problema nel modello di gestione del Contratto di Fiume. Il CdF è un processo allargato e condiviso: solo con il confronto si possono mettere sul tavolo le problematiche e le relative soluzioni. Si ringrazia Doriana Calilli e il suo staff Politiche Comunitarie per le tante attività portate avanti in ambito ambientale, anche con il supporto del relativo servizio, e si sottolinea l’importanza del ruolo della facilitatrice, Virna Venerucci, nel processo. Si informa che l’amministrazione ha un contatto assiduo con il tavolo nazionale dei CdF e con il relativo coordinatore Massimo Bastiani, tramite cui si sta tessendo una relazione importante con il Ministero per avere, attraverso il PON o altre forme, una premialità per questi tipi di contratto, intercettando finanziamenti che sono sempre più scarsi. Ciò comporta la necessità di presentare progetti seri e condivisi per avere possibilità, a livello nazionale ed europeo, di eseguire il Piano di Miglioramento Fluviale (PdMF) del CdF in essere. L’obiettivo è estendere il modello a tutti i fiumi abruzzesi: è stata sottoscritta una lettera di intenti con la Regione Abruzzo, così da coinvolgere altri strumenti nei CdF. Le regioni più avanti nelle sperimentazioni (Piemonte, Veneto, Toscana, ecc.) stanno ragionando per avere una parte dei fondi strutturali dedicati ai CdF, e così sta facendo la Provincia di Teramo con la Regione Abruzzo. Arrivare alla sottoscrizione del CdF è quindi fondamentale anche per ottenere finanziamenti, laddove ci saranno. Dà il via ai lavori l’Arch. Virna Venerucci, facilitatrice della sessione: ringrazia per la motivazione mostrata dai partecipanti ai vari incontri e illustra il CdF, che è un progetto incrementale in termini di partecipazione. La presentazione odierna del QS conclude la prima fase del CdF. Il CdF è una forma di accordo volontario, non è un obbligo legislativo: enti vari con competenze in ambiti fluviali si uniscono per fare progetti e programmi concertati, anche con la cittadinanza dei Comuni e con le associazioni che possono essere interessate all’attività. Bisogna garantire un’ampia mobilitazione di tutte le forze che possono contribuire alla

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condivisione. Nel CdR politica di ieri, gli amministratori si sono resi conto dell’importanza che hanno i cittadini nella gestione fluviale. I CdF servono per un plan for planning: arrivare ad un piano di azione che serva per una programmazione strategica, in cui è necessario individuare aree per definire obiettivi futuri strategici per il territorio. Si chiama CdF, ma riguarda anche i territori vicini, la sicurezza idraulica, le aree industriali. Nei documenti già elaborati con la partecipazione, ci sono già tanti spunti su cui lavorare. L’applicazione della democrazia diretta e la costruzione delle reti sociali, come quella presente nella riunione odierna, è uno dei 5 paradigmi richiesti dalla Commissione Europea (CE) per il 2020, assieme alla trasparenza dei percorsi e dei processi di cui il CdF è quasi massima espressione. Il CdF nasce all’interno del progetto europeo ERCIP, dunque, risponde ad una logica europea nella gestione e nella programmazione e comunque si configura come un CdF tradizionale, particolarmente sul modello francese che ha fatto la storia di questi processi. Il CdF si stipula tra vari soggetti che agiscono sul fiume, quindi evita duplicazioni degli interventi sui fiumi con lo stesso contenuto, riducendo così anche le risorse che si sprecano per correre ai ripari perché gli interventi sono strutturali e coordinati tra loro. Si pone l’attenzione sulle aree intorno al fiume e su cosa è stato fatto in esse in questi anni e la relativa risposta, soprattutto in termini di allagamenti, connessione ecologica, ecc., e il CdF vuole ridare un senso funzionale a queste aree. Questa forma di accordo/programmazione negoziata parte con un protocollo di intesa già firmato da 17 Comuni, la Provincia, la Regione e vari enti, e porterà alla sottoscrizione del CdF e alla sottoscrizione del PA. Il percorso sul Tordino ha un calendario di attività molto serrate e con una tempistica ben definita. Inoltre, il processo è stato strutturato in modo da avere livelli di partecipazione molto focalizzati, invece di fare assemblee generali con tutta la popolazione, che spesso non sono concrete: la metodologia di partecipazione scelta è abbastanza rigida, ad ogni seduta vengono richiesti contributi specifici in base alle competenze e vengono fatti report che testimoniano steps di avanzamento, prevedendo anche aggiunte successive. Nel percorso si ha la CdR, organo politico: dà gli indirizzi politici degli amministratori, che rappresentano i cittadini che li hanno eletti. C’è poi una segreteria tecnica, composta da gruppi di lavoro tecnici specifici, finalizzata all’approfondimento di alcune tematiche. C’è, infine, l’AdB che mette tutto a sistema, allargando la partecipazione. Si mostra e illustra il timeline del CdF Tordino (Allegato_n1_Calendario_Processo_Partecipazione_CdF_Tordino). La prima fase prevede la presentazione del Dossier Preliminare (DP) alla CdR: il DP è stato costruito raccogliendo il materiale esistente (urbanistico, ambiente, acque, terreni, ecc.) e serve come punto di partenza per fare le analisi e la progettazione successiva; è stato condiviso ed implementato con altre considerazioni da parte degli amministratori, anche per capire i loro indirizzi sul territorio. Nella prima fase sono stati poi svolti tre incontri Focus Group tematici (tecnico, socio-economico, normativo) per analizzare specifici aspetti connessi al Tordino. Ieri si è avuta una seconda CdR, che ha aperto la seconda fase del processo e in cui è stata presentata una bozza di Quadro Strategico (QS), elaborato sulla base degli input precedenti ed inviato per e-mail anche ai membri dell’AdB. Il QS è il primo passo per andare verso il CdF: segna gli obiettivi prioritari e inizia a delineare quali saranno le strategie per questo territorio. Un territorio così complesso e articolato, formato da piccoli Comuni, necessita dialogo, anche considerando, come è successo ieri, le notevoli differenze tra i Comuni sulla costa e quelli montani. Mettere a sistema problematiche, esigenze e risorse di vario tipo dei diversi Comuni è veramente importante in un CdF. Ulteriori contenuti al QS possono essere discussi già oggi e anche inviati nei prossimi giorni, data la necessità di riflettere un po’ sui contenuti. Successivamente, ci si riunirà di nuovo nei FGs, per analizzare gli aspetti tematici del QS, fino ad arrivare alle presentazioni finali. S’illustrano alcuni risultati dei FGs per far comprendere il lavoro svolto: ad es., il FG tecnico ha affrontato tematismi relativi a rischio idrogeologico, qualità delle acque, ecosistema fluviale, pianificazione territoriale e paesaggistica, infrastrutture, piccola manutenzione ordinaria e conoscenze del territorio. La metodologia scelta per questa fase si chiama SWOT analysis, verificando i punti di forza e debolezza del territorio rispetto a queste aree tematiche. Nel report figurano 10 punti di forza e diverse pagine di debolezze. L’idea è quindi di ridurre al minimo i punti di debolezza valorizzando i punti di forza. L’AdB (tecnici, amministratori, società civile, associazioni) deve contribuire attivamente, rappresentare le comunità perché solo se i partecipanti ci credono, sono coinvolti, il CdF può funzionare. Il QS (mostra slides presentazione Allegato_n2_slides_partecipazione) ha individuato i seguenti obiettivi generali: riqualificare le aree industriali, restaurare il paesaggio coniugando salvaguardia ambientale e sicurezza idraulica, migliorare le attività di vigilanza, monitoraggio e manutenzione, incrementare la

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competitività del territorio legato al fiume, promuovere la partecipazione attiva dei cittadini e una rinnovata fruizione del fiume. Il QS contiene altri indirizzi strategici scaturiti dalla discussione e ora bisogna capire come raggiungere questi obiettivi, con quali strumenti e azioni. Maurilio Ronci: Gli obiettivi generali riportati nel QS sono traguardi verso cui tendere, ma non possono essere raggiunti in toto perché dire “riqualificare le aree industriali” significa parlare di un impegno, soprattutto economico, che è difficile perseguire con efficacia nel breve periodo. L’idea è, quindi, di selezionare obiettivi specifici che poi possono essere quelli con cui strutturare il CdF, cioè gli impegni che vanno a sottoscrivere i vari enti. Bisogna, per forza di cose, selezionare alcuni obiettivi all’interno di questo quadro perché il contratto non potrà fare tutto. Gli indirizzi strategici sono la sintesi ordinata e ragionata di ciò che è venuto fuori dalla partecipazione, delineando in qualche modo dei “binari” all’interno dei quali selezionare obiettivi specifici. Ad es., è emerso che, nonostante la presenza di stazioni di campionamento lungo il fiume da diversi anni, queste ci restituiscono un quadro non reale rispetto alle fonti di inquinamento, quindi è possibile pensare che i punti di campionamento debbano essere riposizionati. Questo è un obiettivo specifico: la rete di campionamento non è ben disposta, si può pensare di disporla in base ad altri criteri. Bisogna dunque ragionare in questi termini. Ad es., alcune associazioni si possono dire disposte a gestire parti di fiume, per motivi di pesca o altro, e se ciò venisse formulato come obiettivo specifico, potrebbe diventare un impegno all’interno del contratto. Carlo Cerino: Su queste aree che costeggiano il lungo fiume intervengono molti piani (PAI, Provincia, Regione, ecc.). Il primo intervento è calarsi sui luoghi realmente, percorrerli e vedere dove il fiume è esondabile, dove non lo è e dove, nel corso di questi anni, sono stati fatti interventi di salvaguardia, per calare un piano concreto in modo che sulle fasce laterali dei fiumi qualsiasi intervento (sport, tempo libero, riqualificazione di luoghi importanti, ad es. con una pista ciclabile) non venga fatto sulla carta, ma vedendolo sul posto e cercando di essere concreti, altrimenti qualsiasi imprenditore voglia fare un intervento su sponde del fiume è vincolato da più parti. Bisogna anzitutto vedere cosa si vuole fare: ad es., un campo di pratica golf, un campo di tiro con l’arco, ecc., sono interventi nel verde dove non si va a realizzare niente, ma le normative osteggiano qualsiasi intervento di realizzazione e di conoscenza del territorio. I nuclei industriali sono in crisi, per far conoscere il territorio, portando persone a Teramo o in altri Comuni, bisogna creare “cose” sportive, diversificarle e cercare di creare accesso a finanziamenti. Bisogna essere concreti. Inoltre, la pulizia dei fiumi è importante: sull’affluente del fiume Tordino (torrente Fiumicino) chi parla è intervenuto personalmente con una richiesta al Genio Civile per pulire il fiume perché nessuno interveniva, nonostante gli alberi creino occlusioni durante le piene. Se questi corsi non vengono monitorati e puliti costantemente, ci saranno sempre problemi. Nelle Marche, i fiumi vengono tenuti sotto controllo e il piano di scorrimento riabbassato, vengono create le savanelle centrali, viene rimesso a posto e il materiale in eccedenza dalla sistemazione dei fiumi può essere dato alle imprese, con una regia seria, in modo da non fare più le cave, ad esempio. Facilitatrice: Chiediamo brevi note scritte che supportino gli appunti che si stanno prendendo oggi. Rispetto agli obiettivi citati, si deve valutare quali siano i più importanti o anche individuare azioni che connettano uno o più obiettivi, dato che sul piano di azione si valuteranno risorse. Il problema non è togliere, riqualificare e riconvertire improvvisamente tutte le aree industriali, ma questo potrebbe comunque essere un indirizzo politico, i Comuni nei propri regolamenti, dati i passaggi formali necessari per queste azioni, potrebbero deciderlo. Intervento: La fase principale è sempre quella di tenere sotto controllo tutte le discariche che sono sul fiume: facendo un giro lungo il Tordino, ci si rende conto di cosa ci sia, ai bordi e sotto i sottopassi, c’è di tutto. Purtroppo, ci sono gli organi, la polizia provinciale, la forestale, ma va monitorato: è inutile trovare dei sottopassi dove non si può nemmeno accedere perché ci sono venti materassi, un divano, poltrone… Lino Ruggieri: Chi parla non vuole fare un intervento polemico, ma pensa che il problema più grande sia capire cos’è il fiume, facendo un salto culturale. C’è un problema di emergenza dei fiumi, di tutti i regionali, non solo il Tordino. Nelle Marche hanno fatto una legge regionale, per quanto riguarda la breccia, quasi un anno fa, che dà la possibilità di utilizzo dei materiali lapidei. In Abruzzo, tutti i fiumi nella parte valliva sono in erosione, com’è stato detto ampiamente. I problemi che si hanno nel caso in esame sono inversi, diversi. Il

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problema più difficile, centrale, è avere una visione di cosa è il fiume: ogni stakeholder presente alle tante riunioni alle quali chi parla ha preso parte, voleva cose diverse e nessuno parlava mai del fiume. È più un problema culturale di formazione/informazione permanente, altrimenti si rischia, al termine di questa positiva iniziativa partecipata, di restare ognuno con la propria visione spezzettata, corretta dal punto di vista personale ma inadeguata perché non c’è una visione dell’insieme. Questo è il problema più difficile da superare. Francesco Marconi: Non è solo un discorso concernente i fiumi ma culturale in generale. Bisogna ricominciare dalle scuole, con l’inserimento, di nuovo, dell’educazione civica, da cui ripartire se si parla di abbandono di rifiuti, il senso il rispetto, ecc.. Purtroppo, tutto questo fa la differenza tra gli italiani, grande popolo per certi versi, ma che ha ancora tanta strada da fare in questo senso: i Paesi nordeuropei hanno tanto da insegnare in proposito, qui non si ha rispetto per nulla, in primis per la persona e poi per tutto il resto, la natura e ciò che è attorno. Questo è culturale e s’impiegheranno decenni, ma da una parte bisogna iniziare. Se non si riparte dalle scuole, dai ragazzi, dall’insegnamento di queste cose, non si andrà da nessuna parte. Chi parla condivide pienamente il precedente intervento. Raffaele Di Marcello: Sulla riqualificazione delle aree industriali, sarebbe già un grosso obiettivo riuscire a non realizzare più aree industriali lungo i nostri fiumi. Giorni fa chi parla era sulla fondovalle del Salinello, forse Tortoreto o qualche altro Comune, e c’era una collina in parte sbancata con aree industriali in vendita dove chiaramente non ci sono installazioni di capannoni, un po’ per la crisi, un po’ il sistema produttivo italiano sta cambiando e i decisori politici, a tutti i livelli, se ne dovrebbero accorgere per fare scelte diverse in materia di pianificazione. Quando è stato fatto il piano d’area della media e bassa area del Tordino, è stato avviato un dialogo con la Provincia e con il Consorzio per il nucleo industriale, un organismo per chi parla da rivedere e da riqualificare, dato che allo stato attuale avere un ente che gestisce zone industriali, ingestibili perché non hanno più le prospettive di anche solo dieci anni fa, forse va riorganizzato e rivisto. Le aree esistenti bisogna riqualificarle e riconvertirle, anche con gli strumenti normativi. Le recenti leggi regionali permettono ormai anche alle zone artigianali di andare ad allocare nuove destinazioni che siano d’uso urbanistico, e quindi vanno il più possibile recuperate ove possibile. Le aree che sono in zone esondabili, individuate anche dal piano territoriale della Provincia di Teramo come aree da rilocalizzare (senza però aver avuto la forza di farle rilocalizzare), devono essere ripensate anche con decisioni più ampie, soprattutto valutare se è il caso di eliminare strutture che sono pericolose per il territorio, e il contratto dovrebbe servire a questo. Quando ci sono le esondazioni, magari si mette in sicurezza quel tratto che in quel momento storico è esondato e si creano problemi a monte e a valle, e quindi è tutto un rincorrersi di argini aumentando la pericolosità, spostando il problema. Per quanto riguarda il restauro del paesaggio fluviale, collegando la salvaguardia ambientale con la sicurezza idraulica, chi parla concorda con il dott. Ruggeri: è stato fatto un convegno in proposito qualche anno fa, con scarsa presenza di amministratori ma anche di colleghi, perché il problema delle dinamiche dei bacini idrografici e fluviali viene sentito quando succede il fatto specifico, poi ci si dimentica. Anche gli operatori turistici, che a giugno/luglio si accorgono che qualcosa non va, dimenticano che quel qualcosa succedeva anche negli altri mesi. Le cose da fare sono tante e sono state dette, come monitorare a monte e a valle la qualità delle acque per far capire se il depuratore funziona o meno, banalmente, oppure andare a campionare in punti particolari, dopo la zona industriale, ad es., e a monte e a valle per capire se la zona industriale influisce sulla qualità delle acque. Sembra banale, ma così non è. La Regione ultimamente ha oscurato i dati pluviometrici che prima erano disponibili su internet, ai quali poteva accedere ogni amministrazione per capire come prepararsi, e dà le proprie cartografie agli enti a spizzichi e bocconi, magari pretendendo di essere pagata quando altri enti ed associazioni danno il proprio patrimonio come open data. Non è possibile non avere condivisione dei dati del territorio. La Regione, che non è presente a questo tavolo di oggi, ma è presente al CdF, deve fare un altro sforzo. Quando si fanno delle delibere, degli atti di indirizzo, criteri e metodi per la realizzazione di interventi sui corsi d’acqua della Regione, alcuni organismi tecnici li disattendono appieno. Non è una polemica, neanche una questione amministrativa ma tecnica: ci sono organismi tecnici che hanno un po’, come diceva il dott. Ruggeri, una visione parziale del problema fiume, quindi a volte può essere ingegneristica, o solo turistica o solo ambientale. Dev’essere invece contemperata con le altre visioni perché il fiume è un sistema complesso, come lo è ciò che è intorno. Per le attività di vigilanza, monitoraggio e manutenzione, le associazioni sono contente di dare un contributo, andrebbero coordinate. I punti 5 e 6, incrementare la competitività del territorio fluviale promuovendo la

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partecipazione attiva dei cittadini e una rinnovata fruizione del fiume Tordino, possono stare insieme, il punto 6 può essere il modo per attuare il punto 5. Chi parla è stato ieri in provincia di Ravenna ad un incontro organizzato dalla Provincia di Ravenna per il progetto Interbike/Adriabike, un percorso ciclabile simile al Bike to coast. Hanno ipotizzato percorsi interni sulle vallate fluviali, con un’orografia quasi in pianura, ma che permette la fruizione del territorio, e si diceva che quando si parla di turismo non si può scindere dal discorso sull’ambiente, non come WWF e Legambiente, ma a 360° (agrario, naturale, urbano…), intervenendo su queste specificità, con la pista ciclopedonale, con impianti lungo il fiume, o anche con gli orti urbani, che ad es. a Teramo sono presenti, anche se non disciplinati dall’amministrazione comunale, sono concessioni che da il genio civile al cittadino che chiede il pezzo di terreno, anche se poi si vede una sfilza di baracche che alla prima ondata di piena vengono spazzate via. La parola d’ordine è pianificazione. Luciano Di Marzio: Chi scrive prova piacere per la promozione dell’incontro in corso: finalmente ci si preoccupa di cose importanti e si sta vedendo che non si è preparati alle variazioni climatiche. La stagione delle piogge era solo in Africa, adesso è anche qui, quindi è un problema importante. Le note richieste saranno inviate. Chi scrive ha visto che le proposte sono punti importanti. È chiaro che per dare attenzione è importante che il fiume venga vissuto. Per anni è stato abbandonato. È anche importante, come ha detto l’Assessore, sensibilizzare le scuole, fare formazione, tornare alla cultura: se non si capisce di cosa si sta parlando, non è facile poi trovare soluzioni. Sono state proposte diverse soluzioni che chi parla condivide: il fiume dev’essere vivibile, una risorsa, e quindi è necessario studiare le soluzioni che possono portare persone a viverlo perché si crea un’attenzione diversa da quella attuale. Intervento: Si è parlato in precedenza della conoscenza del fiume. Chi parla vorrebbe sapere se questo corso di fiume lo si conosce effettivamente dalla A alla Z oppure no: se non è stata ancora fatta questa analisi, sarebbe il primo obiettivo da mettere in graduatoria, da quello derivano gli interventi. Ad es., sono noti gli stalli abusivi che esistono lungo l’asse del fiume Tordino? Se esiste questa ricerca, si sa anche cosa è stato fatto per abolire questi scarichi e per migliorare la qualità delle acque. La settimana scorsa c’è stato un avvenimento sul fiume Tordino, zona Ponte a Catena, con tante segnalazioni all’associazione di chi parla o al WWF: non telefonano all’amministrazione provinciale o al Comune, la cosa fa riflettere. Al penultimo punto si parla del coinvolgimento dei cittadini, è fondamentale, però il cittadino è necessario coinvolgerlo senza prenderlo in giro: se gli facciamo vedere, grazie alla comunicazione, che l’amministrazione provinciale o di altro tipo sta facendo questo tipo di azione, forse si sente coinvolto e partecipa attivamente; se quando accadono queste cose, invece, i vigili ecologici vanno a fare il sopralluogo e vedono che c’è stato un versamento da una ditta x o privato e poi se non ne dà comunicazione sui giornali, il cittadino non riceve nessuna comunicazione e non è nemmeno motivato a darsi da fare perché se nessuno ne parla non succede niente. Se invece il giorno dopo si comunica il versamento sul fiume Tordino, fornendo informazioni sul motivo e sulle soluzioni che l’amministrazione mette in atto per risolvere, probabilmente il cittadino ha un azione di ritorno interessante, altrimenti non si coinvolge, si allontana dalla politica, visti anche gli ultimi avvenimenti. Vincenzo Staffilano: Illustra il GAC Costa Blu (Gruppo Azione Costiera per la Pesca) di cui è Presidente e che fa parte del FEP (Fondo Europeo per la Pesca), asse 4, misura 4.1, nelle cui attività partecipano anche Province, Camere di Commercio, Associazioni di Categoria. Mostra accordo sul fatto che il fiume Tordino, come anche altri fiumi, sia di estrema importanza e spera che la Regione intervenga su tutti. I relatori e lo staff tecnico della Provincia hanno messo al punto 4 un importante obiettivo: il monitoraggio delle acque. Porta il punto di vista di chi vive di pesca, considerando che lungo i circa 60 km di costa della Provincia di Teramo ci sono 7 marinerie, 7 comunità di pescherecci, quindi migliaia di famiglie che godono di questa attività, e ogni volta che piove si ha il problema dell’inquinamento del mare, che significa mancanza di lavoro, perdita di reddito, attesa di mesi per riprendere l’attività. Qualcuno ha parlato di risorsa del fiume: è da vent’anni che chi parla scrive a giornali e rilascia interviste dicendo che i Comuni devono adeguare i depuratori perché due anni fa il depuratore di Giulianova non funzionava in piena estate, in piena balneazione. Al punto 4.1 si parla benissimo della balneazione, ma c’è anche il turismo in generale, c’è anche l’attività peschereccia: il pesce viene sotto costa per riprodursi, entro le 4-5-6 miglia perché le acque sono più calde e per altri motivi. Dunque, ben venga questa iniziativa, per la quale chi parla ringrazia la Provincia, ma bisogna spingere di più affinché l’amministrazione e gli altri ricerchino finanziamenti, perché è necessario ripartire dalle acque: se si riparte dalle acque – monitoraggio, sensibilizzazione delle attività, ecc.

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– considerando che il mare offre di tutto, si può avere reddito, competitività e, soprattutto, occupazione per l’intera collettività sociale. Fabio Gelommi: Chi parla condivide tutti gli interventi fatti finora sull’importanza del fiume e del rapporto umano con il fiume, che si è dimenticato per varie ragioni: in origine era la ragione di nascita delle comunità umane, poi, man mano che questa importanza dell’acqua non è venuta meno ma si è utilizzata in modo diverso, il fiume è diventato spesso una discarica dimenticata. Chi parla vuole evidenziare due problemi da recepire nel documento. La prima è l’emergenza della costa, che è costituita da una bomba ecologico-economica, economica perché da un paio d’anni a questa parte, ogni volta che piove un po’ di più, ed avviene frequentemente, la spiaggia tra Giulianova sud e Roseto (prima di arrivare alla foce del Vomano e anche a lambire quella pinetese), diventa una discarica con tonnellate di sacchetti di rifiuti riversati sulla spiaggia. Questo accade soprattutto nella stagione invernale, ma nulla impedisce che si possa ripetere anche nell’estiva, e ciò sarebbe un colpo mortale, non soltanto da un punto di vista paesaggistico, ecologico o della salute pubblica, ma anche da un punto di vista turistico-economico. Si è visto quali danni hanno provocato i giorni di fermo della balneazione perché rilevati tassi di inquinamento in tratti di costa e la notizia è arrivata a livello nazionale, con pregiudizio enorme per il marketing, l’immagine turistica e gli interessi economici della collettività. Qui bisognerebbe intervenire. Chi parla ha appreso stamattina che sembra siano stati trovati finanziamenti: tutti, come collettività, lo sperano, ma bisogna fare presto perché c’è effettivamente una discarica a coste Lanciano, cioè vicino alla foce sul territorio di Roseto degli Abruzzi, che è alta un metro e ottanta/due metri e ogni volta che piove si erode e prende parte di quella discarica e la ributta in mare, con esiti negativi per la pesca. Il prodotto ittico pescato in questo mare potrebbe essere sano, ma non è detto, e comunque, da un punto di vista economico. l’appetibilità è zero. Nel lungo termine, la seconda proposta è di tornare a rendere il fiume vissuto dalla collettività perché è un problema anche di accessibilità concreta. Una proposta che potrebbe essere realizzata con risorse economiche modeste potrebbe essere quello di consentire il passaggio ciclopedonale: la realizzazione di piste ciclabili, oltre a rendere fruibili questi luoghi, che sono da un punto di vista paesaggistico bellissimi e ormai non li si conoscono perché non ci si può arrivare, consentirebbe anche indirettamente quel monitoraggio costante dei cittadini, delle popolazioni, delle associazioni, per segnalare e richiedere i necessari intereventi alle istituzioni e agli enti. La realizzazione di infrastrutture leggerissime, come le piste ciclabili, lungo i fondovalle servono indirettamente anche a questo. Sarebbe opportuno caldeggiare la realizzazione di questo tipo di interventi, proprio per realizzare concretamente quell’attività di monitoraggio che altrimenti diventa difficile e la cui mancanza determina ponti materassi ed elettrodomestici sul fiume, oltre a tronchi e altri rifiuti naturali. Se si arriva al fiume, se si riesce a pulirlo, si riesce anche a conoscerlo e ad amarlo, se invece lasciamo il fiume in uno stato di discarica e lo manteniamo non accessibile, è chiaro che le popolazioni stesse non lo conoscono e non potranno amarlo né tantomeno migliorarlo. Francesco Marconi: Due interventi per dare risposte. Il primo è in riferimento al controllo dei fiumi:la Provincia ha fatto un corso attraverso la Regione e dispone attualmente di 25 guardie ecologiche volontarie che hanno avuto il decreto. L’amministrazione provinciale, l’esecutivo, indirizzerà queste 25 guardie al controllo del fiume e anche dell’abbandono dei rifiuti nelle strade, due aspetti che stanno colpendo in particolar modo fiumi e strade, e da qui ad una quindicina di giorni entreranno in servizio perché dovrebbe essere arrivato tutto il materiale di cui hanno bisogno. Anche se non risolverà il problema, è comunque un segnale per iniziare a dare. Il secondo intervento è sulle aree industriali, l’architetto ha posto un problema affrontato ieri anche dagli amministratori e dai sindaci; con l’assessorato alla pianificazione del territorio, all’urbanistica, che si porta avanti con Di Flavio, si sta rivedendo la normativa che riguarda il Piano Territoriale Provinciale e, per le aree industriali, si sta cercando di dare un indirizzo diverso volto al riuso di queste aree e dove sarà possibile delocalizzare. Dall’analisi è venuto fuori che oltre il 60% dei capannoni industriali è in disuso, o non è stato mai messo in uso o addirittura, per problemi di contingenza economica, abbandonato perché le attività sono chiuse. Questo è un problema che ieri le amministrazioni si sono poste, è stato messo tra le priorità e qualche risposta, anche da un punto di vista normativo, va data. La Provincia cercherà di darla perché vuole evitare nuove aree da destinare ad uso industriale: è necessario recuperare quello che c’è, è inutile occupare nuovo suolo e poi piangere quando arrivano le piogge e non si ha più il terreno che drena queste acque. Da parte dell’amministrazione provinciale di Teramo, c’è questo indirizzo importante che naturalmente va condiviso con le amministrazioni locali, cioè contenere al massimo il

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consumo di suolo: fatti salvi i piani vigenti, dove comunque si può e si deve intervenire, bisogna fermare il massacro del territorio. I cittadini oggi chiedono di tornare su terreni che hanno un’edificabilità, e chi parla vorrebbe non allargare il discorso ai piani regolatori fatti per allargare le casse e per i quali oggi si pagano le conseguenze. C’è gente che chiede retrocessione, declassificazione, quindi è il territorio che sta chiedendo questo e bisogna dare una risposta. Se si edificasse per come riportato dai piani regolatori, si arriverebbe ad una popolazione di circa un milione e trecentomila abitanti in Provincia di Teramo. Adesso è a circa trecentoquindicimila, quindi fuori da ogni razionamento equilibrato. Bisogna rivedere tutto questo e iniziare a fare un percorso diverso. Non si può più ragionare sui piani regolatori di un Comune, ma bisogna pianificare per area vasta. I tempi sono maturi e anche le amministrazioni hanno capito che bisogna cambiare passo. Chi parla spera ci sia condivisione su questi aspetti per dare in modo intelligente risposte concrete al territorio. Intervento: Chi parla non vuole tornare sui contenuti del Quadro Strategico, che ha obiettivi condivisibili, ed è d’accordissimo con l’indirizzo che ha preso la Provincia e che cerca faticosamente di far passare a questi Comuni l’uso di suolo zero o comunque del riutilizzo delle risorse edilizie infrastrutturali già esistenti. Queste si potrebbero ristrutturare qualora ce ne fosse bisogno, anche se non sembra che questa domanda ci sia in giro. L’intervento vuole chiedere se questo CdF dev’essere veramente un atto per mettere insieme queste filosofie e costringere i soggetti istituzionali a partecipare. Alle riunioni alle quali chi parla ha preso parte, erano presenti pochissimi sindaci, per cui chi parla si domanda se i soggetti istituzionali, Provincia a parte che è soggetto promotore, partecipino e si rendano conto di cosa significa limitare o de localizzare, o non fare una zona artigianale o residenziale. È vero che se si dovessero realizzare le previsioni di espansione demografica in Provincia di Teramo, si arriverebbe a cifre spropositate. Se si vuole incidere, come prima cosa bisogna mettere in atto questa strategia a costo zero: ben vengano i vigili, le guardie volontarie, però devono operare, ci devono essere soldi. Dovrebbero operare soprattutto di notte perché di giorno non succede niente. Se viene aumentato il controllo,s e la normativa viene imposta, sono cose a costo zero. L’alluvione di dicembre, tra neve e piogge, ha cambiato completamente la geografia dei nostri corsi d’acqua, piccoli e grandi. Quando in più occasioni abbiamo sollecitato la regione a mettere a disposizione i dati che ha a sua disposizione, ma soprattutto i dati aereo-fotogrammetrici, con successione di dati che ci fanno capire l’evoluzione del territorio, non solo abbiamo adesso la possibilità di capire a distanza di un mese di capire cos’è successo e come si può evolvere la situazione dopo l’alluvione in base a queste cartografia, ma se la Regione queste cartografie se le tiene strette, sono cose che non costano nulla ma ci fanno capire, incidono. Poi attenzione alle piste ciclabili fatte in fregio ai corsi d’acqua affinché non siano anch’esse degli elementi di irrigidimento del corso d’acqua: non facciamo una nuova Teramo-mare vicino al Tordino o come il parco fluviale di teramo che viene distrutto ad ogni evento significativo… ben vengano le piste ciclabili ma facciamole in zone in cui ci sia la possibilità di usufruire del fiume e viverlo. Attualmente ci sono sul fiume Tordino dei progetti di intervento di infrastrutture che andranno ad irrigidire ancora di più il fiume. Nessuno dice niente di queste cose: su questi interventi con infrastrutture non vedo sensibilità né visibilità mediatica, però presumo che sia tutto sotto silenzio. Intervento: Gli ultimi eventi hanno effettivamente cambiato i corsi d’acqua, però, immediatamente dopo, qualcuno si è preoccupato di rimetterli come stavano prima. Nonostante le bellissime relazioni sentite in questa sala di alcuni geologi che parlavano, quanto più s’irrigimenta un fiume, tanto più si creano problemi a valle. Chi parla ha diverse foto del fiume Mavone, di situazioni comunque ugualmente viste sul Tordino, dove dopo l’alluvione è stato realizzato un lavoro di incanalamento che in certi tratti, a 400 m. di alveo, si è arrivati a reincanalarlo con un lavoro in alveo impressionante, l’ente che fa queste cose è il genio civile. C’è questo mondo parallelo di incontri interessanti fatti qui, che non sono imperativi ma consultivi per gli enti… Facilitatrice: Interrompe per spiegare che questi incontri servono per costruire una serie di documenti che costituiranno il CdF, che è un accordo in cui gli enti che aderiscono su loro iniziativa, sceglieranno quali progetti portare avanti, quali finanziare, dove investire le risorse, per questo si chiede pragmatismo, perché delle difficoltà si è già parlato. Poi magari i presenti potranno mandare i contributi. Si vuole capire quali possono essere quei progetti, quelle azioni su cui spingere maggiormente. Sicuramente si può vedere cos’è stato fatto di buono o male su altri fiumi/ambiti, come forma di benchmarking importantissima per non fare gli errori che hanno fatto altri e per acquisire più innovazione, però bisogna considerare che l’obiettivo del CdF

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non è fare una relazione generale ma sottoscrivere un PA, un piano dove ci sono le azioni da fare a breve, a medio termine, con ipotesi di costi, dove recepire le risorse, quindi è molto operativo. Intervento: Ringrazia per l’aggiunta e afferma che ognuno dei partecipanti a questi incontri che lavoreranno sul PA avranno parecchie cose da dire. Al di là di questa conversazione in corso, sicuramente si può andare nel dettaglio. Ribadisce che non si può buttarla in cultura ed educazione così, non riguarda solo bambini e ragazzi in formazione ma tutti. Questo è stato riportato nel report inviato e su questo si ha intenzione di andare sul piano specifico. Facilitatrice: Chiede di focalizzarsi e poi di inviare contributi in breve tempo, anche mezza paginetta. Intervento: Come diceva l’architetto Di Marcello, ci sono alcuni punti che possono anche essere accorpati. Per quanto riguarda la fruizione del fiume e le sue capacità/potenzialità di fruizione, educazione, su quello sarà redatta una proposta basata sulla fruizione didattica, scientifica e culturale, ricreativa del fiume. Inutile approfondire perché è stato già sviscerato il significato in termini di impatto sul territorio, la cittadinanza. Adriana Cavaglià: Si è parlato di come un serio problema sia quello dei rifiuti, in quanto molte discariche si trovano lungo il corso del fiume, però si domanda perché non si ha, come altre nazioni, la capacità di vedere i rifiuti come risorsa e non come ingombro che si accumula senza farli diventare materia prima. La raccolta differenziata si fa anche a Giulianova. La plastica, la carta, sono materia prima, non capisce per quale motivo non la si trasformarli in materia prima facendola diventare risorsa per l’intera Provincia, che si sta muovendo con questa raccolta differenziata. Si fa la raccolta differenziata e i cittadini si ritrovano tasse sui rifiuti altissime da pagare: perché non diventare trasformatori in Provincia, produttori di materie prime, creando un impianto per la lavorazione? In questo modo, si sensibilizza il cittadino, che inizia a fare una raccolta differenziata seria, magari sgravandolo anche da tasse abbastanza importanti e riducendo rifiuti e inquinamento anche a livello di consumo del suolo perché queste discariche vanno ad invadere notevolmente il territorio. (audio non registrato) Intervento: Propone di inserire nel PA l’utilizzo, nei vari Comuni, di fitodepurazione per diminuire del 70/80%, come scientificamente documentato, i costi gestionali. Si è parlato di pianificazione non più comunale ma di area vasta: la Provincia di Teramo ha fatto già un piano di area vasta in cui aveva previsto, specificamente a valle del depuratore di Teramo di Villa Pavone, che è il fattore più impattante sul corso d’acqua del fiume Tordino e non ha mai funzionato, un’area umida come trattamento terziario, cioè di affinamento del refluo, dell’impianto di depurazione. Significava dare un miglioramento significativo al corso d’acqua da Teramo in giù, perché si è discusso del Tordino e della media e bassa valle del Tordino. Questa proposta è un modo per ricreare una zona umida, quindi biodiversità, migliorando significativamente il corso d’acqua, ed è una proposta ufficiale approvata dalla Provincia di Teramo, dal Consiglio Provinciale. Questa parte è stata poi stralciata e in quell’area è sorto un impianto di bio-essicazione dei rifiuti, proprio vicino al fiume, in un’asta del fiume. Quindi, si deve entrare in un’ottica di pianificazione e visione unitaria del corso d’acqua invece di spezzettare gli interessi privati ed far fare ognuno ciò che vuole, altrimenti è inficiata anche la partecipazione. Bisogna dare efficienza e significatività a questi incontri, con l’assunzione di responsabilità: la proposta è che ciascuno si assuma responsabilità, tutti gli enti, altrimenti diventa inutile. Rispetto al contenuto della dott.ssa Cavaglià, è stata fatta una proposta più di dieci anni fa per l’organico: in Provincia di Teramo attualmente l’organico viene raccolto in frazioni in campagna e portato a Cesena, in Emilia, con costi di duecento euro a tonnellata; la proposta, fatta anni fa in un progetto che ha partecipato ad una gara, Italia Camp – Rifiuti a km zero, è stata approvata dalla Regione Abruzzo una fase sperimentale ed è un anno che non si fa nulla; il rifiuto organico raccolto, invece di andare in un impianto tecnologico, tipo il Cirsu che ha fatto fallimento, può andare nelle aziende agricole territoriali e questo sarebbe rivoluzionario per i piccoli Comuni sotto i tremila/cinquemila abitanti, che è la zona montana. Qual è il senso di fare una raccolta differenziata a Torricella e portarla a Cesena? La proposta è dare assunzione di responsabilità e se c’è sul territorio qualche idea significativa di cittadini, associazioni, ecc., fare in modo che la politica faccia sistema e s’impegni a portarla avanti.

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Facilitatrice: Ben vengano tutte le proposte, saranno poi i soggetti partecipanti al CdF a decidere quali implementare perché non si può fare tutto e bisogna essere pragmatici. (audio non udibile) Doriana Calilli: Illustra il progetto 7PQ MARLISCO, che si occupa della qualità delle acque marine e di evitare l’accesso dei rifiuti in mare. I ragazzi coinvolti a livello nazionale sulle tematiche dei rifiuti marini hanno avuto modo di apprendere le fonti di inquinamento, tra le quali quella dei fiumi, che riveste un’importanza nell’arrivo in mare dei rifiuti. Sono stati svolti anche tre grandi incontri sul territorio provinciale con ragazzi delle scuole medie e superiori, uno a Teramo nella sala polifunzionale, un altro al Kursaal di Giulianova, con le scuole della costa, e altri due incontri ai due istituti superiori di Nereto: gli incontri hanno visto il coinvolgimento di più di mille ragazzi e sessanta educatori, ai quali è stato inviato materiale educativo sulla tematica del marine litter. MARLISCO Non riguarda specificamente questo progetto, ma riguarda anche l’inquinamento nel fiume. Il progetto ERCIP e il CdF vogliono assolutamente coinvolgere la popolazione nell’individuazione di problematiche esistenti sul fiume Tordino per renderli protagonisti. Si è in fase ormai definitiva di definizione di un Geoblog che si chiamerà “lovetordino” e darà la possibilità ai cittadini di intervenire in questo processo partecipativo per la sottoscrizione del CdF e l’individuazione del PA, postando commenti, foto del fiume, facendo segnalazioni. Questo è il modo con cui la Provincia sta cercando di allargare il coinvolgimento dei cittadini in relazione alla tematica fluviale. La Provincia ha già, inoltre, provveduto a coinvolgere Legambiente anche nel progetto MARLISCO ed è in via di stipula una convenzione regionale e MARLISCO parteciperà alle attività di Goletta Verde. Rispetto al controllo del fiume nelle ore notturne, è in via di programmazione da parte della Provincia, congiuntamente alla Te.Am. e ad altre società di gestione dei rifiuti, una collaborazione per il controllo dei fiumi congiuntamente con le attività dei suddetti. Maurilio Ronci: Il QS sarà inviato agli indirizzi e-mail di iscrizione chiedendo contributi scritti. Quelli odierni sono andati al centro del problema, contengono tutti gli elementi per definire gli obiettivi specifici che comporranno poi il PA, forse non tutti vi rientreranno e ne sarà data giustificazione. Facilitatrice: Si dovranno fare delle scelte nel PA, ma nessun intervento sarà “buttato” perché il PA è in progress e si potrebbero prevedere azioni a brevissimo termine, a medio e lungo termine. Il CdF non termina con la sottoscrizione, ma parte da quel momento, le azioni si adeguano al variare delle situazioni: alcune azioni, oggi necessarie, magari saranno superate tra un anno per l’accadimento di eventi e il cambiamento di condizioni. Le idee buone saranno mantenute, anche se non tutte sono immediatamente realizzate. Si resta in attesa dei contributi dei presenti e anche di chi non ha potuto partecipare perché il PA sarà inviato a tutti. Ringrazia per la partecipazione e chiude i lavori. Nota: A seguito della riunione, è stato redatto un quadro strategico in cui sono stati indicati gli obiettivi generali e le linee indirizzo strategico (Allegato_n3_QUADRO_STRATEGICO_PdMF_CdR2_AdB1). Nello specifico, gli obiettivi generali rappresentano gli obiettivi verso i quali le azioni del progetto, tutte, contribuiscono a perseguire ma non raggiunge in termini assoluti. Il Quadro strategico è stato condiviso ad inizio Febbraio 2014 con tutti i partecipanti al processo partecipativo per eventuali modifiche/suggerimenti in vista degli incontri Focus Group successivi alla presente riunione. Nella successiva fase di progetto saranno selezionati gli obiettivi specifici, che devono invece essere raggiunti, e saranno definite le misure e/o le azioni attraverso le quali si perseguono gli obiettivi specifici. Il quadro strategico è in fase di implementazione, ad esso saranno aggregate altre informazioni puntuali a sostegno del quadro già delineato. Teramo, lì 14.05.2014 Il coordinatore di Progetto F.to Dott.ssa Doriana Calilli