oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica...

88
oltre confine annuario del dialogo, dell’incontro e del confronto della Società Filosofica Feronia – S.F.I. di Latina

Transcript of oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica...

Page 1: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

oltreconfineannuario del dialogo, dell’incontro e del confronto

della Società Filosofica Feronia – S.F.I. di Latina

Page 2: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Fonti delle immagini:https://astronomicamens.wordpress.com/tag/fluttuazioni-quantistiche/; http://mindalert2013.blogspot.it/2014/05/viag-gio-nel-tempo-teorie-paradossi-time.html ; http://www.lapsicoanalisi.it/psicoanalisi/index.php/per-voi/rubrica-di-anto-nio-di-ciaccia/132-il-godimento-in-lacan.html ; Immagine di pag 79: http://www.datuopinion.com/guerra

Page 3: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

So

cie

tà F

ilo

so

fica

Fe

ro

nia

Se

zio

ne

di La

tin

a d

ella

So

cie

tà F

ilo

so

fica

Ita

lia

na

IndicePrefazione p. 4

AttualitàDella scienza, del naturalismo: una difesa della cultura di Sergio Doplicher 5

Non dentro ma fuori: le atmosfere come spazi emozionali di Tonino Griffero 12

I giovani e l’identificazione di Antonio Di Ciaccia 18

Su Lacan, gli Scritti, i Seminari e Altro Intervista a Antonio Di Ciaccia a cura di Antonino Zaffiro 25

Un salto di paradigma per l’educazione futura di Antonio Cosentino 33

Dopo il Moderno Principe: sui cambiamenti della forma-partito di Donato Maraffno 40

Oltreconfine: scienze e filosofiaLa Matematica non delude mai di Michele Emmer 45

L'atomo di Sommerfeld: un'architettura polifonica di Bruno Cifra 52

Chi ha scritto la prefazione al De Revolutionibus? di Maria Letizia Parisi 63

Dialoghi e lettureDio e i suoi volti. Per una nuova teologia biblica Intervista di Vincenzo Di Marco a Carmine Di Sante 71

Una proposta teatrale di Feronia - <Il Simposio > di Platone di Rita Forcina 74

Nella voce e nei panni di Socrate di Diego Del Vicario 76

IuveniliaGiovani illusi e traditi di Fiorillo Ilaria 77

Sulla salute etica dei popoli e la guerra di Claudia Cavallo 78

Il consiglio e la cura dell’altro di Francesca Sarno 80

A partire dal rispetto di Ludovica De Joannon 82

Un manifesto ideale di un essere non ideale di Lorenzo Coluzzi 84

Una felicità umana dentro i limiti di Beatrice Pia Pizzicaroli 86

Sul sentimento ragionato come fondamento dell’agire morale di Marco Tosoni 87

Page 4: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

4

E’piacevole poter ospitare il cammelliere e il navigantequando, dopo un lungo peregrinare tra le sabbie e le al-lucinazioni del deserto o le onde e le paure del mare, si

ritrovano tra i confini della città invisibile di Despina1, per scam-biarsi il resoconto dei propri tragitti e delle proprie immaginazioni.

“In due modi si raggiunge Despina: per nave o per cammello.La città si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare.Il cammelliere, che vede spuntare all’orizzonte dell’altipiano i pin-nacoli dei grattacieli, le antenne radar, sbattere le maniche avento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a unanave (…).

Invece nella foschia della costa il marinaio distingue la formad’una gobba di cammello, d’una sella ricamata di frange luccicantitra due gobbe chiazzate che avanzano dondolando e sa che èuna città ma la pensa come un cammello dal cui basto pendonootri e bisacce di frutta candita, vino di datteri, foglie di ta-bacco (…).” 2 Loro sono andati oltreconfine, oltre i propri confini,mettendosi a rischio, per inoltrarsi con il corpo e la mente nellospazio di nessuno.

Ma Despina non appartiene né al deserto, né al mare. E’ diquesti una leggera curvatura, dove linguaggi umani, immagina-zioni e esperienze inclinano le linee dell’orizzonte. Luogo dove ilconfine è segnato dalla matita degli abitanti, ma che è perenne-mente messo in forse e modificato dai venti del mare e del de-serto. E se resiste ciò avviene solo nella mente e nel cuore colmodi paure di alcuni anziani di Despina.

Non crediamo che non siano necessari i confini, ma pensiamoche per non farli diventare frontiere, bisogna interpretare il corsodei venti, accompagnare le onde del mare e del deserto, inse-guendo nei loro solchi i tragitti, i simboli e i valori umani, per com-prendere alfine che in fondo a Despina niente è esclusivo e moltosi può condividere. Oltreconfine. (MD)

oltreconfine

« Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altrobastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o

settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda»

Escher “Metamorphosis I” 1937

1 Italo Calvino,Le città e il desiderioin Le Città Invisibili,Einaudi, Torino 19722 Idem, p. 25

Page 5: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

5

Anticipazioni dell'intuizione, filosofiadella natura

Dai Presocratici, sino all'avvento del pen-siero di Galileo, la Fisica era un capitolodella Filosofia. L'intuizione suggeriva visionidel mondo, che nascevano nel quadro deidiversi pensieri filosofici, e spesso sorpren-dentemente anticipavano alcune conquistedella Scienza Moderna.

Basta pensare ad Anassimandro, agliatomisti, in particolare a Lucrezio; il Dererum natura, sebbene osteggiato e dimen-ticato per secoli, ebbe un'influenza sotterra-nea ma profonda sull'arte delRinascimento1. E si pensi a molti passi diDante2.

Questo pensiero fisico come libero volodella fantasia e dell'immaginazione tra-monta con Galileo, per dar luogo a una au-rora d'un mondo nuovo, che distingue iconfini della Fisica e della Filosofia.

Nasce la Scienza Moderna, e la Fisicadiventa sperimentale e matematica.

Questo incoraggia una fiducia nuovanella Ragione, nel secolo dei Lumi. Ma bi-sogna ricordare che, anche per lo stesso Di-derot, cerchiamo nel buio, urtando ostacoliignoti, avanzando a tentoni e solo al prezzodi tentativi ed errori.

Connotazione, questa, fondamentale,ma ignorata dai pensatori Post-moderni; leverità della fisica sarebbero espressionedella coesistenza interna dei nostri stessipensieri (Wittgenstein) o frutto di loro mereconvenzioni.

Affermazioni in contraddizione spettaco-lare con la nascita, nel primo trentennio delXX Secolo, della Meccanica Quantistica.

Una novità importante, generalmentesottovalutata (e che sarà qui centrale pernoi) è che lo schema formale compiuto ci èstato praticamente imposto dalla Natura, eche ci siamo adeguati ad esso riluttanti,dopo 25 - 30 anni in cui ci siamo ostinati anon vedere ciò che in qualche senso era già

sotto i nostri occhi.Qual è la ragione? Perché si trattava di

cosa totalmente fuori della portata della no-stra intuizione, della quale l'evoluzione ci hadotato per permetterci di trovare cibo, par-tner e sfuggire ai pericoli dell'ambiente. Traquesti compiti, ovviamente, non figurano lacomprensione né del mondo atomico nédella Radiazione di Fondo dell'universo odel Big Bang.

Ed è questa la ragione per cui la Mecca-nica Quantistica, che ogni bravo studenteimpara a usare sin dal terz'anno, presentaancora tanti misteri.

La tesi che voglio qui sottolineare: que-sto ci costringe a credere nelle leggi di na-tura, che esistono fuori di noi, anche se nepossiamo avere solo una nozione approssi-mata, che via via si affina; la nostra cono-scenza procede mettendo a fuoco dettagliprima non visti che rivelano ogni volta unnuovo universo, inaccessibile nella sfumatae sfocata visione precedente; ma mai sicontraddice: ogni teoria, sebbene superatada una nuova, come la Fisica Classica nonrelativistica dalla Relatività, la Fisica Clas-sica da quella Quantistica, rimane tuttaviavalida entro i limiti delle approssimazioni sueproprie, a un livello anche eccellente di ap-prossimazione; la nuova teoria ci forniscecognizione di quei limiti e dei nuovi fenomeniche si incontrano oltre quei confini.

Come un Teorema in Matematica è veroper sempre - potrà essere generalizzato innuove prospettive profonde, ma mai rinne-gato - così le leggi della Fisica, sia purenelle forme provvisorie a noi accessibili,sono vere per sempre. F = ma rimarrà, in talsenso, finché risplenda il sol sulle sciagureumane. Come gli dèi di Omero, le leggi dellanatura sono aien eontes, sempre esistenti.

A questa forma radicale di naturalismo ciporta, a mio avviso, la lezione della Mecca-nica Quantistica.

Della scienza, del naturalismo: una difesa della culturadi Sergio Doplicher1

1 Sergio Doplicher èprofessore emeritodella facoltà diScienze allaSapienza -Università di Roma,dove è statoprofessore ordinariodi Meccanica Quan-tistica al Diparti-mento diMatematica;svolge attività diricerca nell'ambitodella FormulazioneAlgebrica della Teo-ria Quantistica deiCampi; Algebre diOperatori, e loroapplicazioni;geometria noncommutativa estruttura quantisticadello Spazio-tempoalla scala di Planck.Gli sono stati confe-riti il premio “Alexan-der von HumboldtResearch Award”,Germania,nel 2004, e il “Pre-mio Nazionale delPresidente della Re-pubblica” della Ac-cademia Nazionaledei Lincei, 2011.Il testo è statopresentato durantela conferenzapresso la Facoltà diIngegneria dellaUniversità di Roma“Sapienza” Romasede di Latina,organizzatadalla Società FilosoficaItaliana FERONIA,Latina, il 23Gennaio 2014.

Page 6: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Nella prossima Sezione cercherò di con-vincervi di questo ruolo della MeccanicaQuantistica; in quella conclusiva vi proporròdi trarne alcune fondamentali conseguenzefuori dai limiti delle scienze fisiche: il Natu-ralismo ci porta per analogia, e prendendolocome modello, ad una visione del mondo,dell'etica, dell'estetica, e, sempre a mio av-viso, all'unica speranza per il genereumano: il primato della cultura (si vedaanche Doplicher, 20103).

L'invisibile per poter capire il visibile.

Come e perché è nata la Meccanica Quan-tistica?

I moti dei corpi che possiamo vedere etoccare, dei pianeti nel cielo (in tutte le si-tuazioni in cui le forze gravitazionali nonsiano eccezionalmente intense) sono de-scritti, praticamente alla perfezione, dallaMeccanica Classica (Galileo, Newton, La-grange, Hamilton,...).

Allo stesso modo i fenomeni luminosisono descritti dalla teoria classica dell' Elet-tromagnetismo (Maxwell, Faraday,... ).

La Meccanica Quantistica è essenzialeper capire i fenomeni atomici e subatomici(dove le teorie classiche falliscono, comeora ricorderemo) ma anche, per capire quelche vediamo alla scala ordinaria (e che di-pende da come vanno le cose alla scala ato-mica e subatomica): perché vediamo deicolori, perché splende il sole (...).

A temperature bassissime, anche oggettimacroscopici possono essere sistemi quan-tistici (ne sono esempio i magneti super-conduttori (che permettono il funzionamentodell'acceleratore LHC al CERN); il calorespecifico dei solidi); ma vi sono ancheesempi a temperatura ambiente, come ilgas elettronico dei metalli conduttori, i pun-tatori Laser.

Quindi non solo in situazioni estreme, enon solo a scale microscopiche; anzi, il si-stema più esteso che possiamo immagi-nare, la radiazione di fondo cosmico, è unsistema quantistico. Si tratta del residuodella radiazione in equilibrio con la materia13 miliardi di anni fa.

Perché un sistema quantistico? Occorrefare un passo indietro, alla fine del XIX se-colo, con un cenno sul problema del corponero.

Com'è fatta la radiazione elettromagne-tica (onde radio, microonde, infrarossi, lucevisibile, ultravioletti, raggi X, raggi gamma,in ordine di frequenza crescente) quandoessa è in equilibrio termico con la materia?

Le caratteristiche generali sono descrittedalle leggi (che seguono dai principi della

Termodinamica e dell'Elettromagnetismo) diKichhoff, Boltzmann, Wien; in particolare,per la legge di Kirchhoff (1860), la densità dienergia della radiazione, per unità di volumee di intervallo di frequenza n , in equilibrioalla temperatura assoluta T , è una funzioneuniversale u(n ; T ).

L'esperienza conferma queste leggi. Laforma sperimentale di u(n ;T ) ha per graficouna bella campana che sottende un'area fi-nita.

Il Problema del corpo nero richiede il cal-colo teorico di u(n ; T). Nelle teorie classi-che, l'equilibrio è impossibile: la radiazionecontinuerebbe a sottrarre energia alla mate-ria all'infinito, senza mai raggiungere unequilibrio. Questo era il Paradosso del corponero.

Ciò si manifesta nel fatto che il graficodella densità di energia della radiazione for-nita dal calcolo classico sottende un'area(che dovrebbe fornire la densità d'energiaper unità di volume complessiva per tutte lefrequenze) che è infinita. La soluzione delparadosso è la prima irruzione di aspettiquantistici nelle Teorie Fisiche.

Ma prima di parlare di ciò, nominiamoappena gli esempi: le caldaie, ma anche lestelle! L'energia irradiata è una frazione tra-scurabile di quella sprigionata dalle reazioninucleari all'interno (la teoria del corpo neroci permettere di dedurre la temperatura dellasuperficie dal colore della stella); e soffer-miamoci sull'esempio più notevole di radia-zione del corpo nero: un SistemaQuantistico esteso quanto l'Universo cono-sciuto.

E’ il CMB, fondo cosmico di microonde,radiazione onnipresente, con distribuzionepari alla radiazione del corpo nero a T =2,725 gradi sopra lo zero assoluto (circa 270gradi centigradi sotto zero).

E’ il residuo della radiazione in equilibriotermico con la materia circa 300.000 annidopo la nascita dell'universo, e raffreddatasiper l'espansione dell'Universo nei circa 13miliardi di anni successivi.

Si nota una coincidenza impressionantecon la curva teorica, prevista dalla Mecca-nica Quantistica.

Il fatto stesso che la temperatura di equi-librio della CMB sia con ottima approssima-zione la stessa in tutte le direzioni, pone unserio problema: come poteva stabilirsi l'equi-librio in un universo in rapida espansione,senza che le interazioni si propagassero convelocità maggiore di quella della luce? Laspiegazione più accreditata è la teoriadell’ inflazione.

Ma vi sono anche altre spiegazioni, p.es.lo spaziotempo quantistico. Sono state

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

6

Sergio Doplicher

Page 7: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

massa × velocita × lunghezza = azione, edè pari a circa 6 miliardesimi di miliardesimodi miliardesimo di grammo × (centimetro/secondo) × centimetro.

Perché l'energia di un oscillatore armon-ico dovrebbe avere solo valori discreti?Sono occorsi circa 25 anni per scioglierel'enigma, dopo averne incontrati molti altri;in particolare con l'Effetto Fotoelettrico (laspiegazione, data da Einstein nel 1905, ènella natura corpuscolare della luce), e conl'Esperienza di Rutherford (1911), che con-ferma il modello planetario dell'atomo.

Nel mondo della Fisica Classica questomodello implicherebbe l'instabilità della ma-teria, lo spettro continuo di emissione, men-tre la materia è stabile e ogni elemento haun suo proprio spettro di righe di emissionee assorbimento (e per questo vediamo deicolori; righe che tutti hanno visto, dopo New-ton, nello spettro solare, scomposta nellefrequenze da un prisma).

Dove ci porta tutto questo? L'alba dellasoluzione si accese con l'idea seguente.

Come la luce è un fenomeno ondulatoriogovernato da un’Equazione delle onde(equazioni di Maxwell), eppure composta daparticelle, dette fotoni (Einstein 1905); così ilmoto di ogni particella è un fenomeno on-dulatorio, governato da una funzione d'ondasoggetta a un'equazione delle onde (LouisDe Broglie, 1924; Erwin Schroedinger,1926).

Perché questo sarebbe un passo versola soluzione? Un'analogia: una corda vi-brante emette frequenze che sono multiplidi una frequenza fondamentale. Questospunto, matematicamente elaborato, spiegalo spettro di righe.

Ma: le particelle che vediamo attraver-sano una feritoia indisturbate; le onde delmare attraversano un pertugio in una digasubendo diffrazione; e danno luogo asovrapposizione, interferenza. E per le par-ticelle materiali?

La diffrazione è stata ben presto confer-mata dall'esperienza di Davisson e Germer.Essa rende possibile il Microscopio elet-tronico. Sovrapposizione e interferenzasono aspetti evidenziati dall'esperienza diYoung, e della doppia fenditura.

Ma qual è il significato della funzioned'onda? Il suo modulo quadro fornisce ladensità di probabilità.

La vera comprensione di tutto ciò è ar-rivata con Heisenberg e Born. Heisenberg,nel 1925, ha ripreso la lezione di Einstein(contenuta nella sua critica del concetto disimultaneità, alla base della Relatività Spe-ciale (1905): dobbiamo formulare la dinam-ica dei sistemi atomici solo in termini digrandezze accessibili all'esperienza.

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

7

misurate (progetti Boomerang, COBE,WMAP, PLANCK) le fluttuazioni attorno allatemperatura di equilibrio (dell'ordine di unaparte su centomila) fino a minime frazioni digrado.

Le fluttuazioni si estendono in macchiecon estensione angolare apparente paricirca a quella della Luna. Perfettamente inaccordo con i calcoli teorici.

Questo accordo prova che nel viaggiaresino a noi la radiazione si è propagata inlinea retta.

Infatti, se l'Universo fosse curvo comeuna sfera, l'angolo apparente sarebbe mag-giore; se fosse curvo come una sella, sa-rebbe minore.

Questi dati ci dicono che l'universo èpiatto, ed è in una fase di espansione acce-lerata; ci forniscono l'età dell'universo, 13,81miliardi di anni, ma anche una indicazionesconvolgente: tutta l'energia, materia, radia-zione che possiamo osservare è solo il 4 percento circa dell'energia totale dell'universo;mentre circa il 23 per cento dell'energia to-tale consiste di materia oscura, e circa il 73per cento di energia oscura. La materiaoscura indirettamente si vede; un esempiosono gli effetti di un suo accumulo nella con-figurazione dell'ammasso di galassie Abell1689 a 2, 3 miliardi di anni luce da noi.

Quindi la curva dell'energia del corponero, che ci ha introdotto ai primi enigmidella Meccanica Quantistica con la Teoria diPlanck dell'anno 1900 di cui ora parleremo,ci porta ancora adesso sulla soglia dei piùardui enigmi della Fisica d'oggi.

La teoria Classica non è in grado di spie-gare questa curva, anzi porta a un para-dosso. La prima via d'uscita (Planck, 1900)doveva postulare che l'energia del sistemameccanico più semplice, l'oscillatore armo-nico unidimensionale di frequenza n, possaassumere solo valori discreti: 0, hn, 2hn ,3hn (...).

Il calcolo dell'energia media E cambia, efornisce una nuova forma per la funzione diKirchhoff :

vale a dire la Distribuzione di Planck, in ac-cordo perfetto con l'esperienza, e con leleggi di Boltzmann e Wien.

Planck calcolò, dai dati sperimentali sulcorpo nero, il valore della nuova costanteuniversale, la costante di Planck h, che hadimensioni:

Sergio Doplicher

Page 8: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

E su questa linea, nel 1927, ha mostratoche, se cerchiamo di misurare simultanea-mente posizione e velocità di un elettrone(p.es. orbitante attorno al nucleo in unatomo), è impossibile farlo con accuratezzaarbitraria: più precisamente (se consideri-amo l'impulso p = mv, massa × velocità), leindeterminazioni nella misura della stessacomponente (p.es. verticale) della posizioneq e dell'impulso p sono legate da relazionidi indeterminazione:

∆q ∆p > h

Dove h è la costante di Planck.

E’ esattamente quanto descritto dalla dif-frazione delle onde attraverso un pertugio diampiezza ∆q.

Probabilità, indeterminazioni,...; tutto di-venta vago e impreciso? No! La più pro-fonda connessione tra tutto ciò (è la chiavedella Meccanica Quantistica) fu scoperta daMax Born (Born e Jordan, 1925): se asso-ciamo a posizione e impulso le matrici diampiezze, munite del prodotto righe per co-lonne (per il quale il prodotto può dipenderedall'ordine dei fattori, come avviene anchenei casi più semplici, per le matrici a duerighe e due colonne) le condizioni di quan-tizzazione” di Heisenberg diventano:

pq - qp = h / 2π i

Questa relazione implica le relazioni diindeterminazione (Pauli).

La non commutatività caratterizza laMeccanica Quantistica.

Se A, B denotano due osservabili,AB = BA se e solo se A e B si possono mi-surare simultaneamente (osservabili com-patibili).

Gli Osservabili sono descritti da “opera-tori lineari autoaggiunti su uno spazio di Hil-bert"; lo spettro di A consiste dei numeri λper cui Ax=λx ha soluzioni in quello spazio;tipicamente lo spettro ha due componenti:spettro discreto (insieme dei numeri λ per iquali esistono soluzioni esatte nel mede-simo spazio), e spettro continuo (vi esistonosolo soluzioni approssimate, ma con accu-ratezza arbitrariamente buona).

Per l'Operatore energia lo Spettro di-screto descrive gli Stati legati; lo Spettrocontinuo, gli stati di diffusione. Tipicamentelo spettro discreto consiste di punti isolati,con un minimo che corrisponde a uno statonecessariamente stabile, non essendovistati con energia minore in cui esso possadecadere.

Esempio raro, questo, di fatti fondamen-tali (altrimenti incomprensibili, come la sta-bilità degli atomi e lo spettro di righe), che

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

8

Sergio Doplicher

diventano d'una chiarezza luminosa conuna limpida spiegazione matematica.

Questo è il punto cruciale che giustifical'ipotesi di Planck del 1900 e spiega la ra-diazione del Corpo Nero (Albert Einstein1917; Satyendra Nath Bose 1924), e risolvei paradossi ricordati.

Sono dunque equivalenti l'esistenza diosservabili non compatibili, la non commu-tatività, ed il fatto che, sui valori di molti os-servabili, sono possibili solo previsioniprobabilistiche (anche in stati puri).

Un importante scenario in cui certi os-servabili sono necessariamente compatibilitra loro emerge se teniamo conto della lo-calizzazione nello spazio e nel tempo delleoperazioni di misura degli osservabili.

Si ottiene una corrispondenza tra regionidello spazio-tempo e particolari collezioni(algebre da esse generate) di operatori, chedescrivono le osservabili che si possono mi-surare nelle rispettive regioni. E’ questol'aspetto più generale della Teoria Quanti-stica dei Campi.

Se due regioni non possono essere col-legate da segnali che non siano più velocidella luce allora i principi della Relatività Ri-stretta dicono che due operazioni di misuraeseguite rispettivamente in quelle due re-gioni non possono interferire; i principi dellaMeccanica Quantistica dicono che quelleosservabili sono compatibili e quindi com-mutano.

Quindi le algebre locali di osservabilicommutano a due a due per separazioni ditipo spazio. E’ questo il Postulato di Loca-lità, vero cuore della Teoria dei Campi (essone racchiude un parte sorprendentementevasta della struttura [4]), che l'esperienzaconferma sino alle più piccole distanzeesplorabili con l'LHC. Per avere un'idea ditali distanze, pensate di rimpicciolire unfiore di un fattore dieci, per diciassette - di-ciotto volte.

Ma se lo faceste molte volte ancora? Selo fate per trentatré volte complessive, rag-giungete la scala di Planck. A quelle minimedistanza, attualmente del tutto irraggiungibilicon le nostre osservazioni, le forze gravita-zionali tra le particelle elementari diverreb-bero importanti.

Sarebbe dunque necessaria una TeoriaQuantistica della Gravitazione. Tale teorianon esiste ancora e non si sa nemmeno sepuò esistere. E’ questo uno dei tre massimiproblemi per questo secolo (o per i pros-simi?):

- Trovare una Teoria Quantistica dellaGravitazione e di tutte le forze fondamentali.

- Scoprire il meccanismo che ha portatoalla formazione dell' RNA e del DNA a par-tire dagli amminoacidi.

- Spiegare la coscienza come un pro-cesso neurale.

Page 9: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

9

stre affermazioni con dimostrazioni mate-matiche o con prove sperimentali inoppu-gnabili, sì che di esse non si possa alla finedubitare più di quanto si dubiti del levar quo-tidiano del sole, è anche rigorosa disciplinaalla responsabilità individuale.

- che la validità necessaria di quelle di-mostrazioni, o prove sperimentali, per ogniessere umano, di ogni etnia lingua opinionepolitica o fede religiosa, è anche rigorosa di-sciplina a seguire (cercare, in una ricerca,come quella che la scienza persegue, maidel tutto compiuta) norme morali e giuridi-che che idealmente (kantianamente) val-gano per ogni essere umano.

- che la ricerca motivata solo dal deside-rio, dalla necessità, di conoscere (a diffe-renza del “neque enim quaero intelligere utcredam, sed credo ut intelligam” di Anselmodi Aosta, Proslogion) e per stretta analogiaanche disciplina a ritenere, con gli Stoici econ Spinoza, che “beatitudo non est virtutispraemium sed ipsa virtus” (Ethica, V, Pro-positio XLII).

Potrebbe sembrare che queste sianosolo analogie e che, il Naturalismo radicaleche la Meccanica Quantistica ci impone,non possa dar altro.

In altre parole, si potrebbe pensare che,seppure si convenisse con la tesi che LELEGGI DELLA NATURA esistono fuori di noie che noi, riluttanti e un po' ottusi, le sco-priamo via via e a fatica e comunque affer-mare che l'esperienza dell' io è unica, comequalcosa di totalmente separato e di que-st'io la coscienza ne fa esperienza imme-diata, Cogito ergo sum, in ogni attimoinesteso del presente.

Ma non è così.Anzitutto, la percezione del presente

come attimo inesteso è illusoria: ogni pro-cesso mentale di presa di coscienza di qual-cosa è esteso nel tempo per almeno 300millisecondi; e accade spesso che il co-mando motorio d'un gesto “deciso" partamolto prima della presa di coscienza delladecisione in questione7. Il processo (inspie-gato!) della coscienza sembra più un feno-meno statistico, che coinvolge volta pervolta estesissime zone del cervello8.

Ma come raggiungiamo il livello avan-zato di linguaggio e pensiero logico che ciconsente di dire Cogito ergo sum?

La mente è il risultato del consolida-mento in circuiti neurali e connessioni si-naptiche di una storia complessa di miriadidi stimoli, e di eliminazione contemporanea

Ma si può argomentare che se i principidella Meccanica Quantistica e della Relati-vità Generale si incontrano, le stesse coor-dinate (latitudine, longitudine, altezza,tempo) di un evento non sono più compati-bili tra loro e non commutano.

Lo spaziotempo dunque diviene quanti-stico. Ne consegue che la Località verrebbemeno alla scala di Planck.

Questa violazione implicherebbe la vio-lazione della causalità, e spiegherebbe per-ché la temperatura di equilibrio della CMB èla stessa in tutte le direzioni.

E' questo un orizzonte sconfinato del-l'ignoto, dove, per quanto oggi sappiamo,solo una lettura più profonda dei diversi tipidi radiazioni di fondo cosmico potrebbe per-metterci di spingere lo sguardo. Perché po-trebbero portare il segno dell'esplosioneiniziale, quando l'universo era, per un tempoinfinitesimo, di dimensioni della scala diPlanck. Era cioè come “quel punto che mivinse” (Paradiso, XXX, 13) nella visione diDante nel Paradiso.

La Non Commutatività s'impone comeuna cornice estranea alla intuizione allaquale l'evoluzione ci ha portato, quanto le èestranea l'idea stessa della evoluzione, incontrasto con l'idea che la Natura procedaverso una finalità [5].

Ne consegue una lezione filosofica: laNATURA ci ha imposto un modo di pensareed uno schema matematico che ci siamoostinati a lungo a non vedere, anche se i trefamosi lavori di Einstein (venticinquenne!)del 1905 ne contenevano tutte le radici. Percapire la lezione bisognava prima scontrarsicon paradossi e fatti sperimentali inspiega-bili.

Le Leggi di Natura esistono nella Natura,noi le vediamo in forma sfuocata, e in ver-sioni via via più precise con l'avvento dinuove teorie. Ma ogni nuova versione noncancella la precedente, piuttosto precisa i li-miti della sua validità approssimata. In que-sto senso, le leggi della Natura, anchequelle della Fisica classica, sono verità de-finitive, come in pochi altri domini del sa-pere6.

Naturalismo e visione del mondo. Difesa della Cultura.

Ma tutto ciò, si potrebbe obiettare, ri-guarda solo le scienze naturali, e non l'etica,l'uomo, la nostra posizione di soggetti nelmondo.

Riguardo l'etica, per uno scienziato è na-turale opporre alcuni punti:

- che la necessità di corroborare le no-

Sergio Doplicher

Page 10: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

10

di ancor maggiore quantità di connessionisuperflue. Gli stimoli esterni sono essenzialiin questo processo, largamente casuale,orientato sì dal patrimonio genetico, ma cherende, per la sua enorme componente ca-suale, due individui fondamentalmente di-versi, come carattere, memoria, coscienza,anche se gemelli monozigoti (o, se vi piacela fantascienza, copie clonate).

La neurobiologia dunque ci insegna chequanto ci è esterno ci condiziona e ci pla-sma. L'io soggetto di cogito e di sum èquindi il risultato sempre in corso d'opera diun processo complesso e ampiamente ca-suale; risultato non ben distinguibile daquello stesso processo, del quale i suoistessi pensieri fanno parte; i due verbi co-gito e sum sono dunque indicazione ap-prossimata di un processo la cuichiarificazione sarà lo scopo finale, non ilpunto di partenza.

Ma l’effetto dell'ambiente non è ancoraconfrontabile con il ruolo delle Leggi di Na-tura, che sarei tentato di chiamare i pensieridella Natura.

Per avvicinarci a quel paesaggio, dob-biamo partire da un altro versante.

Conviene prima osservare che vi è unavicinanza notevole della ricerca scientificaalle altre attività umane. Le scelte degli ob-biettivi della ricerca, delle strade da tentareper perseguirli, delle possibili connotazionidelle soluzioni che l'intuizione ci suggerisce,non sono affatto intrinsecamente razionali,ma dettate da emozioni, da risonanze diesperienze vagamente affini, regolate alfondo da un principio di piacere. Per vieanche torbide e paludose si giunge a risultatidi purezza cristallina e logica perfetta; la no-stra natura biologica è essenziale per rag-giungerli, ma i risultati (misteriosamente) nesono essenzialmente indipendenti.

Dei quali spesso ci affascina la bellezza;qualità, di nuovo, non logicamente motivata.E che apparenta spesso l'emozione nell'ap-prendere o trovare un risultato scientificocon l'emozione nell'arte; e, a mio avviso, aun livello ancor più profondo, con il senti-mento del sacro. Indipendentemente dallafede profonda o dal fermo ateismo diognuno di noi. Perché, sempre a mio avviso,è importante distinguere tra il credere e, ap-punto, il sentimento del sacro, del qualeparte importante è la tensione verso l'infi-nito, intesa non necessariamente in sensoromantico: per l'antica Grecia l'infinito spa-ziale è apeiron, l'indefinito e impreciso, matutto è pieno di dèi (Talete) eternamente vi-venti. L'infinito temporale e divino. Tensione,dicevamo, che certamente ha fondamentineurologici, dei quali potrebbero esservitracce anche negli animali superiori, e chepotrebbe anche avere avuto vantaggi evo-

lutivi.Torniamo al nostro tema. La Costituzione

degli Stati Uniti riconosce a tutti i cittadini ildiritto di perseguire la felicità. Più profonda-mente, la nostra Costituzione, nell'articolo 3,indica tra i compiti della Repubblica rimuo-vere gli ostacoli anche di natura economicaal pieno sviluppo della persona umana.

Infatti, se ci chiediamo cosa sia la felicità,dobbiamo rispondere come Sant'Agostinosul tempo; tuttavia è facile convincerci chequasi tutto ciò che ci verrebbe subito inmente, basato sul benessere economico emateriale, non è la felicita, ma ne è al piùprecondizione necessaria, come la salute ela sicurezza della serena sopravvivenza peri propri cari è per se stessi, e così via. Al dilà di questo, ci può avvicinare a quell'ideasolo il pieno godimento di un arricchimentointeriore, che nessuno ci potrebbe poi to-gliere. Pieno sviluppo della persona umana.Sono questi i beni della cultura.

Il mondo che esploriamo come esseriumani, oltre ad essere anche e sopra tuttoun mondo di relazioni e di relazioni affettive,aspirazioni e desideri, comprende in modoassolutamente essenziale quell'altro uni-verso: quello della cultura dell'uomo, in tuttele sue diverse forme d'arte e pensiero, pre-senti e passate, spesso le une lontane dallealtre, e non solo geograficamente.

E’ la cultura che ci fa trovar bello un tra-monto, che è più significativo se ricordiamoil quarto concerto per pianoforte e orchestradi Beethoven, o ci fa apprezzare in modo piùprofondo persino la bellezza di un volto, sericordiamo la pittura del Rinascimento,come i quadri di Giovanni Bellini, o una poe-sia che ci ha commosso. Anche l'innamora-mento è culturale.

E’ questo un universo in cui dovremmomuoverci con lo stesso spirito naturalisticoal quale ci induce la scienza: la nostra iden-tità si precisa e si arricchisce proprio dal col-locarsi in quell'universo. Dove dobbiamocollocarci senza presumere per noi alcunacentralità, né di essere in possesso in par-tenza di alcuna verità definitiva, nemmenoper l'etica o per il diritto, ma con il solo desi-derio di conoscere e di apprendere. Il chenaturalmente non vuole affatto dire che ogniopinione, ogni valore vale qualunque altro:ma esattamente il contrario. Ogni opinionedeve confrontarsi con quest'universo a noiesterno, con cui siamo in simbiosi. Come leLeggi della Natura.

E’ la cultura un bene che arricchiscetanto di più allorquando è più condiviso;“ché, per quanti si dice più li “nostro” tantopossiede più di ben ciascuno”. (Purgatorio,XV, 55 - 56).

Sergio Doplicher

Page 11: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

chire, foss'anche di un anonimo granello,come ogni ricercatore può fare per la cono-scenza delle leggi della Natura. Non importase rimane anonimo e viene dimenticato, èabbastanza essere stato concime alla terra.

Se questa prospettiva si diffondesse, po-tremmo dire che la Scienza può salvare ilmondo.

Dal riconoscere a quel bene il valorecentrale che dovrebbe avere, tutto do-vrebbe, e può, discendere: l'amore per lascienza come per le arti, la giustizia, comel'etica, come l'anima che cerchiamo per l'Eu-ropa (che di quel valore, per il quale eccelle,dovrebbe fare il suo scopo e motivo d'esi-stere; solo modo di ridestare un entusiasmocondiviso, ben oltre interessi monetari eeconomici); e, sopra tutto, il rispetto asso-luto per il ricettacolo ove la cultura nasce edove il suo seme può sempre (sempre!) ger-mogliare: vale a dire ogni essere umano. In-dipendentemente dalla fede religiosa checiascuno può avere o non avere, baste-rebbe questo per rifiutare ogni forma di vio-lenza e sopra azione, per non parlare dellapena di morte.

Ma forse anche le gravi incertezze dioggi si potranno superare se mai si realiz-zerà un capovolgimento radicale di valori:non il mercato, ma la cultura, dovrebbe es-sere il motore della società, la spinta del suo(ragionevole!) progresso economico, e re-gola, legittimazione, dello stesso mercato.Solo allora la (abusata) parola Libertà ac-quisterebbe quel senso pieno per cui tantinostri predecessori, cui non saremo mai ab-bastanza grati, hanno sacrificato la vita.Senso pieno, cui si riferisce appunto la no-stra Costituzione nell'articolo citato.

Che non si tratti solo di una vuota utopia,lo mostrano molti esempi di iniziative cultu-rali che hanno indotto attività economiche ebenessere materiale (il MART a Rovereto,l'Auditorium della Musica a Roma,. . . ), ed ilfatto, che tutti possono osservare, che la do-manda di cultura qualificata da parte delpubblico è sempre superiore all'offerta.

Più radicalmente, si potrebbe dire, che difronte all'erosione dall'interno dei valori de-mocratici, alla progressiva corrosione delpotere politico e quindi di quello degli elet-tori, operato da potenze economiche senzaun volto preciso, con speculazioni basate suquantità spaventose di denaro virtuale, da-vanti a questo sviluppo francamente terrifi-cante del mercato - non unico meccanismoregolatore ed autoregolantesi, ma belva“che mai non empie la bramosa voglia, edopo 'l pasto ha piu fame che pria.” (Inferno,I, 98 - 99)

Davanti a queste prospettive nefaste, di-cevamo, l'unica salvezza è la priorità dellacultura. Bene comune, esterno a ogni indi-viduo, nella stessa maniera in cui le Leggi diNatura lo sono al ricercatore; ma cheognuno di noi può in linea di principio, arric-

Sergio Doplicher

Bibliografia

1 S. Doplicher, F. Ferro-Luzzi, Il Dererum natura di Giorgione, il Teatro diGiovanni Bellini e lo sguardo della Gio-conda, Aracne (2011), ISBN 978-88-548- 4186-4; 2 S. Doplicher, O sol che sani ognevista turbata, note sulla Ragione nellaDivina Commedia, Edicampus (2014),ISBN 978-88-975-9130-6; 3 S. Doplicher, Scienza e conoscenza,etica e cultura: la prospettiva della fi-sica, Rivista dell'Unione MatematicaItaliana I), III, 271 - 309 (2010); 4 S. Doplicher, The principle of locality:Effectiveness, fate, and challenges,Journ. Math. Phys. 51, 015218, 50thanniversary special issue (2010); 5 G. Vallortigara, La mente che scodin-zola, Mondadori (2011). 6 J. R. Searle, Il mistero della co-scienza, Raffaello Cortina, 1998;” Lamente”, ibid., 2005. 7 B. Libet, Mind time, Raffaello Cortina,2007. 8 G. M. Edelmann e G.Tononi, Un uni-verso di coscienza, Einaudi, 2000.

Rivista della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

11

Page 12: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Riscoprire il patemico«Avete dolori, cara mamma?” “Credo

che ci sia del dolore da qualche parte nellastanza”, dichiarò la signora Gradgrind, “manon potrei dire con sicurezza che ce l’ho io».

Così Dickens in Hard Times, anticipandoin una brillante forma letteraria l’esternaliz-zazione affettiva di cui qui ci occuperemo.Ma procediamo con ordine.

Anche se nessuno sa veramente checosa sia un’emozione, e come la si possadistinguere da un sentimento, una passione,un affetto, ecc., la convinzione che la sferaemozionale condizioni in modo ubiquo epermanente la nostra vita (anche cognitiva),e in generale il nostro essere-nel o al-mondo, è senz’altro uno dei motivi della re-cente rinascita di una filosofia deisentimenti, non di rado corroborata dalla ri-lettura in profondità di un certo realismo fe-nomenologico primonovecentesco eprofondamente contraria al coté neostoicoprevalente nella tradizione occidentale. Pe-rennemente insoddisfatta dalla spiegazioneriduzionistica della sfera patica − che ricon-duce (riduce) il sentimento all’ambito neuro-fisiologico, attribuendo con un significativoerrore categoriale l’emozione al cervello ecercandovi una precisa localizzazione deicentri emotigeni (il più gettonato pare l’amig-dala), di regola alle sue aree subcorticali,oppure a quel point from nowhere incarnatonella sfera giudicativo-rappresentazionaledalla terza persona - la fenomenologia del-l’emozionale, lungi dal cercarne interpreta-zioni esageratamente intellettualistiche,causalistiche e funzionalistiche, nonché dalprivatizzarne i qualia e dal ritenerli di conse-guenza per principio incomunicabili, mira adar conto del fatto, altrimenti inspiegabile,che il vissuto emozionale è tanto poco in-terno e privato da essere talvolta addiritturacontagiosamente comunicativo.

Vogliamo suggerire qui una concezionefilosofica dei sentimenti come atmosferespaziali di primo acchito controintuitiva nelsuo profilo antipsicologistico e antineuro-scientifico. Una concezione – occorre preci-sarlo fin d’ora – che senza misconoscere lafunzione adattativa, cognitiva e comunica-tiva dell’emozionale, ma respingendo la so-luzione evoluzionistico-funzionalistica,cognitivista e sociocostruzionistica, sia ingrado di evitare, in forza di un orientamentoolistico-gestaltico e somatico (nel senso, be-ninteso, del corpo non fisico ma vissuto) il

dualismo latente anche nel più smaliziatoepifenomenalismo. Si tratta cioè di ravvisarenell’emozionale un intero rigorosamente fe-nomenico, scomponibile solo artificialmenteed ex post e, soprattutto, comprensibile dav-vero solo in una prospettiva radicalmentesoggettiva (com’è per me avere una certaemozione?), ossia non fondata su una sog-gettività solo astratta e posizionale. Una pro-spettiva, questa, che deve inoltremantenersi estranea tanto a ogni grottescoe antifenomenologico feedback esperto(funzionalistico) sul senso comune – nes-suno, normalmente, si chiede infatti qualesia lo scopo del proprio innamorarsi! –quanto al richiamo sbrigativo all’introspe-zione e al dozzinale ineffabilismo intimistico.

L’atmosfericoNon identificabile coi processi fisiologici

e neurobiologici, se non altro perché non vi-viamo affatto come processi neurali le emo-zioni che ci aggrediscono, la sfera affettivaci interessa qui, sotto il profilo (neo)fenome-nologico, perché composta da specifici vis-suti soggettivi a) inestricabilmente connessia processi proprio-corporei (nel senso, ov-viamente, del fenomenologico Leib) e b) ca-ratterizzati da una microgranularità esoggettività qualitativa francamente inaffer-rabile in una prospettiva naturalistica (interza persona). Ma soprattutto, stando allatesi neofenomenologica resa nota da Her-mann Schmitz nel suo Sistema di Filosofia(1964 sgg., per una sintesi 2009), perché ilsentimentale è per noi più fuori che dentro,più uno stato del mondo che non un segre-gato stato psichico-interiore, tanto che sipuò definire mio questo o quel sentimento,almeno in parte, solo a causa di una surret-tizia transizione dall’uso aggettivistico aquello possessivo del pronome personale.

L’atmosferologia, per come l’abbiamoconcepita (Griffero 2010, 2013) sulla sciadei suggerimenti tanto della Nuova Feno-menologia di Hermann Schmitz quanto dellacosiddetta Nuova Estetica di GernotBöhme2, rientra dunque in una vera e pro-pria campagna filosofica contro la metafisicaintroiezionistica largamente egemonicanella nostra cultura, il cui valore un tempoverosimilmente emancipativo potremmooggi permetterci quanto meno di indebolire.Detto altrimenti, se la mia tristezza è mia nelsenso non che la possiedo, ma che essa miassale e mi possiede (così Schmitz

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

12

1 Tonino Griffero,professore ordinariodi Estetica nell’Uni-versità di Roma “TorVergata”. Impegnatoall’inizio in studi sullastoria dell’ermeneu-tica, sull’ermeneuticametodica (E. D.Hirsch, E. Betti, E.Spranger), in seguitosull’estetica di Schel-ling, ricostruitaanche nelle sue fontiteosofiche (immagi-nazione transitiva,corporeità spirituale,Pietismo speculativodi F. C. Oetinger), haelaborato in anni re-centi un‘estetica efenomenologia delleatmosfere, intesecome sentimenti effusi nello spazio(vissuto), comequasi-cose dotate diuna relativa oggetti-vità. Per una bibliocompleta cfr.http://www.sensibi-lia.it/Griffero.html

2 Per una bibliografiaatmosferologica cfr.Griffero (2010, 157-174) e soprattuttowww.atmosfericspa-ces.wordpress.com.Ricordiamo però al-meno, limitandoci allemonografie, Tellenbach1968; Böhme 1989,1995, 1998, 2001,2006; Hauskeller 1995;Griffero 2010;Rauh 2012.

Non dentro ma fuori: le atmosfere come spazi emozionalidi Tonino Griffero1

Page 13: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

ispirato in ciò anche dalla klagesiana meta-fisica dei Bilder come potenze oggettive), èperché emozioni e passioni sono, appuntoin quanto atmosfere, imprecisamente effusenello spazio circostante (non quello euclideoma quello vissuto ovviamente) e relativa-mente indipendenti dal soggetto che le per-cepisce Un suggerimento tutt’altro chescontato, visto che, nel riattribuire un carat-tere espressivo-affettivo al mondo esterno(cose, persone, eventi, ambienti) come tale,e non idraulicamente proiettatovi come vo-leva la teoria dell’Einfühlung, occorre confu-tare tre pregiudizi antichissimi. Quellopsicologistico, mettendo cioè in dubbio chevi sia un mondo interno separato da quelloesterno e sotto il nostro controllo; quello ri-duzionistico, sostenendo cioè che non cisono solo fatti quantificabili, composti daelementi atomici o dalle loro costellazioni,ma anzitutto situazioni caotico-molteplici, af-fettivamente connotate e da noi percepitenon tanto come informazioni (debitamenterielaborabili anche ermeneuticamente)quanto come impressioni semanticamentepolivalenti; infine quello introiezionistico (conla sua inevitabile conseguenza proiettivi-stica), opponendogli cioè l’idea che l’emo-zionale, lungi dall’essere una proprietà delsoggetto proiettata su una realtà esterna diper sé priva di qualità espressive proprie, to-nalizza tutto il nostro mondo circostanteprima di eventualmente aggredire il nostrostato d’animo (si pensi all’euforia dello sta-dio, di un party, alla tristezza dell’intera GranBretagna per la morte di Lady Diana, allamalinconia della sera domenicale, alla feb-bre della ribalta, ecc.).

Le atmosfere ci rapiscono dallo spaziocircostante, alla maniera, davvero prototi-pica per ogni stato affettivo, delle condizioniclimatiche (il vigore di una mattina primave-rile, l’uggiosità di una serata autunnale,ecc.). Anziché essere la mera risonanza psi-cologica di qualche alterazione corporea(teoria di James-Lange: non piangiamo per-ché siamo tristi, ma siamo tristi perché pian-giamo), esse sono piuttosto un’impressionecomplessiva, una Stimmung olistica cheprecede la scissione soggetto/oggetto e checontagia il nostro corpo vissuto (Leib) o, piùprecisamente, quell’insieme imprecisato efluido di isole proprio-corporee che, for-mando qualcosa di relativamente diversodal corpo fisico-anatomico sezionabile equantificabile (Körper), è esperibile nellospazio pericorporeo e in forma diretta, ossiaa prescindere dagli organi sensoriali e daogni (solo) pragmatico schema corporeo. Almodo di altre quasi-cose (Griffero 2013),che permeano un certo spazio, ovviamentenon fisico-geometrico ma affettivo e sovra-personale nella sua predimensionalità, isentimenti atmosferici sono qualcosa di in-

tersoggettivamente percepibile. Qualcosache, in virtù di un’autorità tutt’altro che acci-dentale (come altrimenti spiegheremmo larelativa oggettività dell’atmosfera dello sta-dio, di una stazione ferroviaria o di un capocarismatico?), può modificare lo statod’animo del percipiente ben più di quantopossa modificarlo una norma sociale o unpensiero anaffettivo. Privato, in questa ipo-tesi, non è in ultima analisi tanto il senti-mento, inteso invece come atmosferaesterna, quanto il modo (anche espressivo eposturale), in una parola lo stile con cui nesiamo coinvolti.

Si tratta, certo, di una concezione spa-zializzata dell’affettivo da secoli largamentecontrointuitiva a causa dell’avvento irrever-sibile nel V sec. a.C. della psichicizzazione.In seguito cioè a un processo rilevabile em-blematicamente nel passaggio dal senti-mento inteso come demonicoextrapersonale dell’Iliade all’io come primapersona singolare dell’Odissea, e fondatosulla segregazione del fino ad allora incon-trollabile e propriamente demonico vissutodegli impulsi corporei (thymos) entro una fin-zionale sfera psichica privata, celata e inge-nuamente ritenuta pragmaticamentecontrollabile (psyché) e pertanto in grado diemancipare la persona dal diktat di impulsiemozionali incontrollabili appunto perchésoprattutto esogeni. Rivelatasi pragmatica-mente (eticamente, pedagogicamente, ecc.)vantaggiosa come condizione di possibilitàdi qualsiasi presa-di-distanza, questa psi-chicizzazione anti-patemica fu, quindi, nullapiù che un abile escamotage per avere lameglio sull’emozione atmosferica, su un’af-fettività prima esperita come un antagonistache tutto abbraccia e permea, senza esserecollocabile in qualche oggetto discreto e cir-coscritto. Al dualismo che ne derivò –

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

13

Tonino Griffero

Page 14: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

14

introiezione, con palese funzione apotro-paica e di controllo, dell’emozionale eso-geno (anima soggettiva e privatissima) econseguente spiegazione dei sentimenti at-mosferici in termini di proiezione di stati psi-chici in un esterno di per sé solofisico-quantitativo – un’estetica fenomeno-logica delle atmosfere non può non opporsi,auspicandosi peraltro non tanto un re-gresso, per altro impossibile, alla forma divita pre-introiezionistica, magari con loscopo recondito (e ovviamente oscurantista)di deresponsabilizzare la vita emozionale,quanto, più semplicemente, un salutare rie-quilibrio dell’ontologia psichica predomi-nante.

Che cosa sono le atmosfere (ontologia). Prescindiamo qui ovviamente da una ri-

costruzione della storia della filosofia delleatmosfere, come pure dalle principali obie-zioni che ci si può attendere (in primis quelladi indulgere a una reificazione platonizzantedell’affettivo) – affrontate altrove (Griffero2013, 29-55) −, e ci limitiamo a sottolineareche si tratta di un approccio rigorosamentecircoscritto all’apparire e fondato sulla per-cezione quotidiana, intesa cioè non comeuna prassi rappresentativo-oculare (semmaideambulatoria e sinestesica), ma come unessere-nel-mondo o un essere-al-mondo(se si preferisce il lessico di Merleau-Ponty)anteriore alla distinzione di soggetto e og-getto. O, meglio, intesa come una prima im-pressione di tonalità emotive intermodali,quasi-oggettive, quanto meno entro culturerelativamente omogenee e finché non se neavvia un’articolata disamina analitico-rifles-siva.

Detto allora che le atmosfere sono a) ilprius del senso comune, b) entità costitu-zionalmente vaghe, eppure c) vere inquanto provate proprio-corporalmente nellaforma di d) affordances (Gibson 1986),ossia di suggestioni o inviti emozionali lar-gamente condivisi e irriducibili a vibrazionisoggettive occasionali anche perché spessoe) convenzionali nella loro salienza simbo-lico-sociale, vogliamo qui tematizzare, anzi-ché gli eventuali generatori delle atmosfere(Böhme 2001), in primo luogo la loro dav-vero eterodossa natura ontologica. Inquanto quasi-cose le atmosfere risultano ov-viamente misconosciute dall’ontologia co-sale tradizionale, cieca per tutto ciò che nonsia una cosa in senso proprio (conchiusa,contornata, permanente, discreta, coesa,solida, impenetrabile), una proprietà (cometale accidentale rispetto alla sostanza da cuiin nessun modo fuoriesce) o una costella-zione (magari arbitrariamente formabile) dientità singole e quindi atomisticamente con-cepite.

Proviamo invece a prestare attenzione

anche a entità effimere e spesso intermit-tenti come le atmosfere e si vedrà, anzitutto,che esse, a differenza appunto delle cose insenso proprio, compaiono e spariscono,senza che ci si possa sensatamente do-mandare dove e in che modo siano esistitenel frattempo.

Che queste atmosfere dalla vita intermit-tente, inoltre, non sono tanto le cause del-l’influsso quanto l’influsso stesso, sono cioè,nella piena coincidenza di causa e azione −non essendovi propriamente una causa pre-cedente e separabile dall’azione (oggettoesclusivo dell’attività prognostica dellascienza sperimentale) – piuttosto delleestasi delle cose stesse (Böhme 2001):niente affatto spiegabili come espressionedi un interno (che in questo approccio ha unlimitato diritto di cittadinanza) e analoghe aquelle potenze demoniche indipendentidalla nostra volontà cui pensava Rudolf Otto(1917) parlando di numinoso, le atmosferesono proprietà espressive che perfino lecose in certi casi irradiano intorno a sé e chetonalizzano in questo o quel modo l’am-biente circostante.

Procedendo, esse non sono affatto delleproprietà dell’oggetto (di quale poi?), bensìqualità che le cose o gli eventi non hanno,ma nella cui manifestazione in certo qualmodo si esauriscono (come il vento coincidecol proprio soffiare), modi-di-essere perva-sivi (per esprimerci come Wolfgang Metzger1941, 77-78) atti a generare lo spazio affet-tivo in cui (talvolta letteralmente) entriamo.Pur quasi-oggettive nel loro carattere proto-tipico, esse sono però perlopiù semplice-mente un tra, reso possibile dallaco-presenza (corporea ma anche sociale esimbolica) di soggetto e oggetto, ma, a ri-gore, anteriore alla distinzione stessa trasoggetto e oggetto, pena una ricaduta neldualismo aborrito; sono cioè un frammezzointeso, un po’ come quell’intervallo, (ma) so-vraordinato alle cose che separa, caratteri-stico della forma mentis giapponese, comela condizione di possibilità di qualsiasi rap-porto io/mondo, se si vuole come una rela-zione indipendente dai suoi relati o quantomeno più originaria.

Emendabili solo entro il senso comuneper la loro costituzionale vaghezza (de repiù che de dicto, quindi), per una vaghezzache non ne è un deficit ma una ricchezza, ela cui petulante pretesa di messa a fuoco,anzi, suonerebbe probabilmente patologica,le atmosfere non sono poi epistemicamentepenetrabili, né surrogabili, senza una qual-che diminutio, da una precisazione del polooggettuale di grana più fine.

E tuttavia devono pur avere comunqueuna qualche identità (evidente anche cometraccia mnestica), visto che, mentre è inve-rosimile dire che ci si può sbagliare nel

Tonino Griffero

Page 15: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

15

Tonino Griffero

transienti-occasionali (l’atmosfera suscitatada un passo felpato, ad esempio, è inquie-tante solo nel quadro di un thriller). Ma cipreme qui ribadire soprattutto che, se laforma in cui si percepiscono le atmosfere èalmeno in parte soggetto-dipendente, l’as-setto oggettuale (in senso lato) su cui so-pravvengono è invece quasi del tuttoindifferente a ciò che sentiamo e ne pen-siamo. Lo dimostra il fatto, banalissimo manon per questo sottovalutabile, che con lasparizione e perfino solo con l’occlusione dialcuni degli enti situazionalmente percepitil’atmosfera, quanto meno la specifica atmo-sfera in cui essi si estatizzano, cessa deltutto di esistere.

Come si incontrano le atmosfere (feno-menologia).

Ma quali sono, allora, le principali variantidel modo in cui incontriamo e percepiamoun’atmosfera?

a) È possibile, anzitutto e per noi prototi-picamente (atmosfera ingressiva), che l’at-mosfera di un certo ambiente riorienticompletamente la situazione emotiva in cuici si trova quando vi si fa il proprio ingresso,risultando, pertanto, del tutto refrattaria aqualsiasi (più o meno consapevole) nostrotentativo di adattamento proiettivo. Può ac-cadere, cioè, che si percepisca proprio quel-l’atmosfera come oggettivamente data nellospazio in cui si fa ingresso e, dopo un primomomento conflittuale (atmosfera antagoni-stica) se ne sia completamente rapiti.

b) Ma è altrettanto possibile che vi sia unimmediato accordo (atmosfera sintonica) trail nostro stato d’animo pregresso e il senti-mento atmosferico rilevato nell’ambiente,donde un sentirci perfettamente a casa e anostro agio.

c) Ma è anche possibile che si percepi-sca e comprenda l’atmosfera effusa in uncerto spazio, finanche definendola e descri-vendola ad altri, indipendentemente da con-cetti stabili, senza peraltro sentirsenedavvero toccati (atmosfera riconosciuta): ècome se, per così dire, la si leggesse nel-l’aspetto fenomenico-fisiognomico della re-altà esterna, se ne riconoscesse la radiceoggettiva e le condizioni di possibilità, senzaperò condividerla (né esservi costretti). Unpaesaggio autunnale avvolto nella nebbia,cioè, dovrebbe suscitare malinconia, anchese, per ragioni imprecisate, ciò potrebbe nonvalere hic et nunc per noi.

c) È poi possibile, naturalmente, ancheche il nostro stato emotivo sia talmente pro-rompente da impedirci finanche la rileva-zione sensoriale-affettiva dell’atmosferadistonica ivi presente (atmosfera non rile-vata): di qui l’eventualità che ci si possa tro-vare in una situazione di inadeguatezzaemozionale, fonte per se stessi e per gli

percepirle (non esistendo alcun dover-es-sere della percezione atmosferica che fungada parametro di questa adaequatio) e chepertanto vi sono atmosfere più o meno au-tentiche, ci si può però certamente sbagliarenel generarle: cercando, ad esempio, nel-l’umbratilità autunnale un’atmosfera eufo-rica, o nell’ufficio open space, col suoplumbeo clima di eterocontrollo e di assenzadella privacy, un’atmosfera di socializza-zione e eguaglianza, si genera senz’altroun’atmosfera diversa da quella voluta.

Proprio la loro possibile produzione in-tenzionale, in special modo nell’ambito diquello che Böhme definisce a giusto titololavoro estetico, dimostra che, pur esistendoin senso proprio solo in atto, come fenomeni(o atti) puri, dati dalla perfetta coincidenzadi esistenza e apparizione (ritenzione e pro-tenzione incluse, ovviamente), sul piano deldiscorso e delle procedure mentali esistonoperò anche sicuramente come stati poten-ziali. Un po’ come l’arcobaleno, fenomeni-camente esistente pur senza esseremateriale e collocabile geometricamentenello spazio, un’atmosfera esiste certo solonel suo apparire e nel suo essere sentita, adifferenza degli oggetti propriamente detti,le cui qualità sono invece pensabili anche inastratto e in assenza di percezione. Se nonha senso parlare di un’atmosfera oppri-mente che non opprimesse nessuno, è sen-z’altro possibile però progettare un certoeffetto atmosferico, e quindi pensarlo, per-fino con una relativa precisione statistica,sul piano della pianificazione controfattuale.

La progettabilità (architettonica, artistica,politica, pubblicitaria, ecc.) delle atmosfered’altronde, conta proprio sulla loro relativaintersoggettività intermodale. Sul fatto cioèche, pur tra molteplici sfumature e risposteidiosincratiche – l’atmosfera può essere ri-levata ma non necessariamente coinvolgerechi la rileva, e può comunque essere sentitain modo relativamente diverso a secondadella disposizione proprio-corporea e delgrado di emancipazione personale del per-cipiente –, una certa atmosfera (di un fune-rale, ad esempio), è relativamente lamedesima per tutti, e questo grazie anchealla sua natura quasi sempre sinestesica.Un ambiente è, ad esempio, atmosferica-mente freddo se la freddezza è cromatica,sonora, luminosa, d’arredamento, ecc. Taleatmosfera deriva infatti non tanto da una ba-nale lessicalizzazione della singola metafora(freddezza), quanto dalla condivisione diqualità sensibili sinestesiche originarie, nonsolo organicamente mediate e comunquearticolabili in modalità tanto diverse quantoequiespressive.

Le atmosfere sono, infine, relativamentecircoscritte da confini (probabilmente inparte bona fide e in parte fiat) e perduranti o

Page 16: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

16

altri di grande imbarazzo (come quando siarriva euforici in un gruppo che sta invecevivendo un dramma), che ci si senta e sivenga sentiti come fuori posto, a volte ma-gari anche solo perché si è culturalmenteestranei al modo in cui un certo gruppo so-ciale esprime (o irradia involontariamente in-torno a sé) certi sentimenti.

d) Ma non è neppure escluso che, vice-versa, si possa anche trasformare l’atmo-sfera presente, modificando via via, adesempio, l’umore degli astanti in forza del-l’atmosfera che ci circonda e che (involon-tariamente) si irradia nello spazioemozionale cui si accede (atmosfera in-dotta): un’atmosfera – perché no – suggeri-taci, eventualmente, da quello stesso spazioemozionale che esercita invece sugli altri uneffetto atmosferico diverso se non addiritturaopposto.

e) È poi possibile sentire una certa at-mosfera in modo del tutto personale e inparte incomunicabile (atmosfera idiosincra-tica): possiamo ben percepire un’aria di tri-stezza, per ragioni tutte nostre, anche in uncielo limpido e sereno, ricavare un’atmo-sfera tesa se non opprimente (o horror) dalriso squillante dei bambini, ecc.

f) Possiamo percepire una certa atmo-sfera irradiata da una persona, anchequando non la provi in alcun modo la per-sona che appunto la irradia (atmosfera vi-caria), come nel caso della vergogna perinterposta persona, provata cioè per unaltro) (Griffero 2013, 89-108). Provando nelcorpo proprio un’atmosfera vicaria si sentein certo qual modo, ma evidentementesenza appigli empatici, ciò che egli do-vrebbe normalmente sentire e che comun-que, pur non sentendo, suggerisce appuntoatmosfericamente agli astanti.

g) È infine anche possibile distinguere tracose e situazioni alle quali inerisce in modorelativamente costante la capacità di susci-tare certe atmosfere, e cose e situazioniche, invece, se ne fanno carico occasional-mente, a seconda cioè sia della costella-zione di cui entrano a far parte, sia dellostato d’animo di chi le considera: anche unasituazione festosa può irradiare un’atmo-sfera sinistra, ad esempio se risulta in con-trasto con lo stato d’animo che, per questao quella ragione (e qui l’elemento sociolo-gico del ruolo non è superfluo), si dovrebbeavere; un paesaggio circonfuso da un’at-mosfera idilliaca cessa di essere tale (le at-mosfere diventano dunque, almeno in parte,cognitivamente penetrabili!) quando, adesempio, pur senza che ne mutino le com-ponenti percepite, vi si veda l’esito di ope-razioni artificiali e magari eticamenteriprovevoli.

Fin qui una casistica che potrebbe ov-

viamente essere ulteriormente complicata.Ma già la presentazione di queste variantidel nostro incontro affettivo col mondo cibasta per evitare l’obiezione fatale di chi rim-proverasse all’atmosferologia una reductioad unum dell’intero mondo patemico e, limi-tando il proprio sguardo alle sole atmosfereprototipiche, vi vedesse un’intollerabile ten-denza alla reificazione dell’affettivo. Pur seperlopiù irriducibili alla proiezione del sog-getto e quindi tanto relativamente oggettiveda richiedere delle professioni competentinella loro generazione (scenografia, proget-tazione d’eventi, allestimento museale, ar-redamento d’interni, architettura,urbanistica, luminotecnica, cosmesi, ecc.),le atmosfere che ci circondano non sonomai solo quelle prototipiche. Abbiamo infattipreferito ammettere, ancora una volta infla-zionisticamente, che esistono vari tipi di at-mosfere: prototipiche (oggettive, esterne einintenzionali), derivate (oggettive, esternee intenzionalmente prodotte) e perfino deci-samente spurie nella loro relazionalità (sog-gettive e proiettive).

Per concludere. Anche il più volenteroso piano di parsi-

monia ontologica non ci pare possa vera-mente fare a meno delle atmosfere. E alloranon resta che prendere sul serio, sotto ilprofilo sia estetico sia ontologico, ciò cheproprio le atmosfere esemplarmente e ne-anche tanto surrettiziamente suggeriscono,e cioè l’erosione della millenaria marginaliz-zazione reista del qualitativo e del fluido-in-determinato, di tutto ciò che, appuntoperché relativamente elusivo sotto il profilodell’ontologia cosale (buchi, ombre, nuvole,vuoto, onde, fantasmi percettivi estesi an-corché immateriali, fumi, atmosfere ap-punto, ecc.), sollecita la massima attenzionefenomenologica. Nel loro suscitare un’ecoemozionale-corporea, le atmosfere, naturalio artificiali, sono, in ultima analisi, porzionispaziali del mondo esterno su cui possiamotanto poco intervenire quanto poco lo pos-siamo su strade e case; sono affetti incar-nati e quindi intersoggettivamentepercepibili, quanto meno entro una culturarelativamente omogenea: componenti im-prescindibili della nicchia (estesiologico-emozionale) che definisce non tanto dovebensì come l’uomo vive.

In questa prospettiva, per la quale be-ninteso fare filosofia – seguiamo qui Her-mann Schmitz – significa riflettere su comeci si sente qui e ora, le emozioni e passioni,appunto nella loro qualità atmosferica, sonoirriducibili a qualcosa di diverso, fungendo atutti gli effetti da primus movens della nostraLebenswelt. Anche, se non soprattutto, perla loro relativa esternalità e sovrasoggettività.

Tonino Griffero

Page 17: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

17

Tonino Griffero

Esattamente come l’esistenza degli idio-letti non dimostra affatto il carattere privatodella lingua, così le imprevedibili sfumaturedel vissuto emozionale non dimostrano, in-fatti, la totale relatività delle emozioni atmo-sferiche. Le quali, nella loro quasi-cosalità,forse non saranno oggettive quanto lestrade maestre, solo meno facili da fissare(Schmitz 1969, 87), ma di certo non sonocostruzioni soggettive, arbitrarie e intenzio-nalmente manipolabili. Pertanto, espandereil catalogo ontologico, includendovi quasi-cose come le atmosfere non significa affattoreificare le emozioni, ma, al contrario, deco-salizzare molte presunte cose: come una

montagna, ad esempio, esiste in fondoesclusivamente a seguito di un certo modo(prospettico) di segmentare lo spazioesterno, sulla base cioè di confini fiat di na-tura più antropica che rigorosamente fisica,anche di una strada, in fin dei conti, si po-trebbe pur sempre dire che è una cosa soloa certe (assai variabili) condizioni. L’atmo-sferologia ha dunque anche questo (inizial-mente imprevisto) effetto: mostrare checose come una montagna e una strada nonsono, a ben vedere, enti molto più precisi diquanto lo siano i sentimenti atmosferici cheesse stesse eventualmente irradiano.

BibliografiaBöhme, G.1989 Für eine ökologische Naturästhetik,Frankfurt a. M, Suhrkamp.1995 Atmosphäre. Essays zur neuen Ästhe-tik, Frankfurt a. M, Suhrkamp.1998 Anmutungen. Über das Atmosphäri-sche, Ostfildern v. Stuttgart, Tertium.2001 Atmosfere, estasi, messe in scena.L'estetica come teoria generale della perce-zione, a cura di T. Griffero, Milano, Marinotti,2010.2006 Architektur und Atmosphäre, München,Fink.Gibson, J.1986 Un approccio ecologico alla percezionevisiva, trad. di R. Luccio, intr. di P. Bozzi e R.Luccio, Bologna, Il Mulino, 1999.Griffero, T.2010 Atmosferologia. Estetica degli spaziemozionali, Roma-Bari, Laterza; tr. inglese,Atmospheres. Aesthetics of Emotional Spa-ces, Ashgate, Farnahm 2014.2013 Quasi-cose. La realtà dei sentimenti,Bruno Mondadori Editore, Milano.Hauskeller, M.

1995 Atmosphären erleben. PhilosophischeUntersuchungen zur Sinneswahrnehmung,Berlin, Akademie Verlag.Metzger, W.1941 I fondamenti della psicologia della Ge-stalt, trad. di L. Lumbelli, Firenze, Giunti Bar-bèra, 1971.Otto, R.1917 Il sacro. L’irrazionale nell’idea del divinoe la sua relazione al razionale, a cura di E.Buonaiuti, Milano, Feltrinelli, 1983.Rauh, A.2012 Die besondere Atmosphäre. Ästheti-sche Feldforschungen, transcript, BielefeldSchmitz, H. 1964-1980 System der Philosophie, 10 voll,Bonn, Bouvier.1969 System der Philosophie, Bd. III.2, DerGefühlsraum, Bonn, Bouvier.2009 Nuova Fenomenologia. Una introdu-zione, a cura di T. Griffero, Milano, Marinotti,2011. Tellenbach, H.1968 L’aroma del mondo. Gusto, olfatto e at-mosfere, a cura di M. Mazzeo, Christian Ma-rinotti Editore, Milano 2013.

Page 18: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

18

IntroduzioneCari amici, ringrazio intanto la Preside e

tutto lo staff organizzativo2. Sono felice diessere qui con voi però devo dire che, sedovessi rispondere a tutte le vostre do-mande3, non soltanto faremmo notte ma fa-remmo notte anche domani e dopodomani.Allora io ci sto, se voi volete.

Dalle domande che voi mi avete posto eanche da quello che è stato detto da chi miha introdotto vedo che avete un’imposta-zione teorica sufficiente perché io possamettere da parte il testo scritto. Io non amoi discorsi magistrali. Io faccio lo psicoanali-sta dalle otto di mattina alle otto di sera, tuttii giorni tranne il lunedì . Posso soltanto direuna parola: il titolo L’identità tra le genera-zioni è un titolo filosofico. Il Soggetto e l’Al-tro – permettetemi di dire – è ambiguo. Cosavuol dire Soggetto? Cosa vuol dire Altro?

Dirò semplicemente che l’identità cometale è un problema della filosofia, impor-tante. Proviene dall’epoca di Cartesio in unmodo molto forte perché fino a quell’epocal’identità richiesta all’Altro era quella di Dio.Poi si scopre che poteva essere anchequella dell’io. Sorgono quindi due proble-matiche per l’essere umano: una è rispettoa se stesso, l’altra è rispetto a Dio. È in quelmomento che nasce l’ateismo per come lointendiamo noi. Sono tutte questioni filosofi-che che voi sicuramente elaborerete inclasse.

Qual è il termine più analitico rispetto aidentità? È identificazione. Notate bene:identità è il risultato, identificazione è il mo-vimento.

Le generazioni e l’ioVeniamo alle domande, almeno alcune.

L’identità fra le generazioni è quello che vor-rebbero i vostri genitori, non è detto siaquello che volete voi. Soprattutto all’età cheavete direi che quello che voi volete è piut-tosto la non-identità con la generazione cheprecede.

Rispetto all’identità, rispetto all’identifica-zione, il vostro io si costituisce con degli ele-menti prelevati senza che voi lo sappiate oofferti senza che loro lo sappiano. Questoloro non sono soltanto i genitori ma è il vo-stro mondo intorno: nonni, zii, professori,ecc. Voi prelevate un tassello e ve lo met-tete in tasca. Il vostro io è composto da tuttii tasselli che avete prelevato dall’altro senzasaperlo o a volte sapendolo, non è proibito.

Un esempio molto semplice: io ho avuto

un ottimo professore di arte al liceo e poi hoamato l’arte. Se voi avete un pessimo pro-fessore di matematica è possibile che nonvi piaccia la matematica.

Questi tasselli si prelevano quando c’èun certo piacere – uso il termine piacere,non il termine godimento – in quella cosa là,in quella materia. Passo subito a un altroversante: com’è costituito l’io? L’io è costi-tuito come i lego, è fatto tutto di pezzi attac-cati. A volte non vanno veramente insiemeperò stanno insieme, presi da varie parti.

Questo è l’io. Ma il soggetto?

Il soggetto dell’inconscioNella lettura psicoanalitica il soggetto

non è quello della conoscenza filosofica maè quello dell’inconscio. È la testa di quel mo-vimento che fa sì che tutti questi elementiche voi avete in tasca, i mattoncini lego del-l’esempio, si articolino tra di loro senza chevoi ne sappiate niente. Questa testa vienechiamata soggetto. Diamogli un nome piùsemplice: desiderio inconscio. Come si ma-nifesti questo desiderio è stata la scopertadi Freud: si scopre nei tagli del discorso.

Porto un esempio molto semplice: im-maginiamo un ragazzo che parla alla pro-pria ragazza e poi la chiama con il nomedella ragazza precedente. Questo è il tagliodel discorso. La ragazza in questione dirà:“Come?! Tu pensi ancora a lei?!” – “No, ve-ramente, scusa, non saprei ma, chissà….”– “Tu sei confuso” – “Si, in effetti sono con-fuso”. L’inconscio viene fuori in questomodo, il che non vuol dire che il ragazzo nonami la ragazza in questione. Manifesta sem-plicemente che, nel sottofondo, l’inconsciosi muove in un modo che non è necessaria-mente correlato all’io cosciente.

Il sintomo e l’analisiVi dirò subito una cosa: come si arriva

alla fine di un’analisi? Per Lacan: quando l’iocosciente si accorda con il desiderio incon-scio. In questo caso voi avete finito l’analisie avete fatto la scelta della vita. E quandonon c’è questa corrispondenza? Succede ilsintomo. Il sintomo in psicoanalisi è la ma-nifestazione di questa discordanza tra l’iopensante che vuole una cosa e il desiderioinconscio che ne vuole un’altra. Non neces-sariamente è reperibile subito. Deve primaessere messo in forma.

Mi spiego: non basta che uno bussi allaporta dell’analista perché ci sia analisi.

1 Antonio Di Ciaccia– Psicoanalista aRoma, membrodella Scuola Laca-niana di Psicoana-lisi, dell’ Ecole de laCause freudienne,presidente dell’Isti-tuto freudiano, cura-toree traduttore delleopere di JacquesLacan in Italia Èstato allievo direttodi Lacan. Nel 1974ha fondato in Belgioun’istituzione di curaper bambini autisticie psicotici, la An-tenna 110, tuttoraattiva.

2 Il testo del presentearticolo è la trascri-zione della relazionetenuta dal professor DiCiaccia durantel’incontro con i giovanidel Liceo ClassicoDante Alghieri di Latina

La trascrizione a curadi Antonino Zaffiro,Psicologo – Psicotera-peuta a indirizzo psi-coanalitico lacaniano,vive e lavora a Latinadove esercita attivita li-bero professionale.

3 In una fase prepara-toria all’evento, curatadal dott. Antonino Zaf-firo, era stata prospet-tata agli studenti lapossibilità di porre do-mande all’Ospite, informa sia orale chescritta. Ne sonopervenute più di cento.

I giovani e l’identificazionedi Antonio Di Ciaccia1

Page 19: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

19

Antonio Di Ciaccia

trimonio, si accorgono di averne sposatoesattamente la copia. È un esempio di comefunziona l’inconscio.

Un’altra questione riguarda il ruolo dellamadre. Rispetto al bambino la madre non èsoltanto quella tale donna ma è anchequella donna che desidera qualcosa. Il pro-blema per il bambino è sapere il proprioruolo rispetto all’oggetto del desiderio dellamadre. È un punto fondamentale e, se vo-lete, una costruzione per comprenderel’Edipo.

Il bambino che viene al mondo ha a chefare con: Dimmi, madre, cos’è che tu desi-deri? e rispetto a questo desiderio o si iden-tifica o si dis-identifica o si colloca in unacerta posizione. Il padre è colui che do-vrebbe dare un quadro a questa situazione.Più il padre è carente, più c’è una proble-matica che si mette in moto fra il bambino ola bambina e la madre.

L’amore e la realtàAltre domande riguardano l’amore e altre

riguardano la realtà. L’amore che cos’è? GiàSant’Agostino e San Tommaso avevano ca-pito che l’amore è un amare se stessi. Comesi fa, allora, ad arrivare ad amare l’altro? Èeffettivamente un problema.

Nell’amore e nell’innamoramento unoscopre nell’altro l’elemento che manca a sestesso. Uno ama nell’altro qualcosa che ri-tiene lo completi. Chiunque sia stato inna-morato e poi lasciato avrà notato che eracome se gli si strappasse qualcosa da sé,come se dovesse dire: Quella persona lì eramia. Era effettivamente sua nella misura incui la persona vede nell’altro il complementodella propria posizione soggettiva. È una po-sizione soggettiva mancante.

Il desiderio vuol dire che uno è mancantee l’altro o l’altra viene a completare questamancanza che è del soggetto. Questa è unacosa meravigliosa che gli esseri umanihanno e che però – va detto – è anche al-l’origine di tante sofferenze.

Voi mi direte: nell’amore l’altro vienevisto come effettivamente è? Ebbene, no.L’altro nell’amore – come del resto la realtà– è visto attraverso gli occhiali che si hannosul naso. Questi occhiali gli analisti li chia-mano fantasma. Voi cioè vedrete il mondo aseconda di come si è costruito il fantasmasul vostro naso. Quindi c’è una distorsione,necessaria a causa del fatto che noi esseriumani non possiamo vedere la realtà diret-tamente ma possiamo vederla solo tramitequesto elemento supplementare.

Questo elemento Freud l’ha chiamato alplurale, phantasien, e Lacan l’ha messo alsingolare perché ognuno di noi ha un modoparticolare di vedere il mondo e quindi di ve-dere anche l’altro, la persona che ama peresempio.

Uno arriva. L’analista gli domanda cos’è chenon va. Nella misura in cui egli parla a uncerto momento questo movimento incon-scio, sotterraneo, si manifesterà sotto formadi tagli del discorso come dicevo prima, diformazioni dell’inconscio come le chia-miamo noi o di sogni. Poi, a un certo punto,inizierà il lavoro analitico. È chiaro che,quando comincia il lavoro analitico, c’è unprimo momento in cui uno non sa effettiva-mente che cosa deve fare. Vuole una cosae ne desidera un’altra, si trova diviso.Ci sono due campi, due binari che il sintomopredilige. Uso i termini di Freud: liebe undarbeit, amore e lavoro. Sono i due campi sucui il sintomo si installa, i due binari che per-corre.

Lo scontro fra le generazioniDa quello che vi ho detto prima potete

dunque capire perché c’è uno scontro tra legenerazioni. Le persone che si costituisconocome io in una società aperta come la no-stra prendono gli elementi di identificazioneda diverse parti e quindi, se volete, l’io deifigli non corrisponde all’io dei genitori. Nellesocietà chiuse, invece, può corrispondere.Pensate alle società cosiddette primitive, iproblemi generazionali lì non esistono.Basta però che la società venga aperta, cheintervengano degli elementi supplementariad agire come elementi identificatori cheanche lì vedremo sorgere questi problemi.Vi ripeto che questi elementi vengono sem-pre prelevati a causa di un certo rapportocon il piacere che viene percepito altrove.

Prendete un esempio molto semplice:noi anziani – o almeno io – abbiamo diffi-coltà enormi con le nuove tecnologie. I mieifigli per niente. Io chiedo loro di insegnarmicome fare. Come potete vedere, loro hannodegli elementi identificatori che io non ho equindi io mi trovo in difficoltà su certe cosementre loro no. Poi loro hanno altri problemi,eventualmente.

Con questo rispondo anche a un’altraquestione che è stata posta: in che modo latecnologia può influire sull’essere umano?Certo che influisce. In un certo, determinatomodo a condizione che sia collegato col go-dimento. Voi sapete che potete avere la ne-cessità di vedere la televisione o di giocareal computer per esempio, mentre gli anzianinon hanno questo godimento.

Questo funzionamento di base dell’iden-tificazione, allargato a tanti altri elementi, dàpoi la differenza fra le generazioni.

Le generazioni e le scelte d’amoreRiprendo alcune domande: in che modo

la figura paterna può influenzare la scelta diun partner? Direi che lì entra proprio in giocol’inconscio. Generalmente le ragazze vo-gliono un compagno completamente diversodal padre. Poi però, dopo dieci anni di ma-

Page 20: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

20

Amicizia e sessualitàUn’altra questione riguarda il ruolo che

ha l’amicizia. Non c’è stato bisogno dellapsicoanalisi perché Aristotele scrivesse sullaφιλία. L’amicizia è una cosa meravigliosa.Voi noterete, però, che troverete una certadifficoltà ad articolare amicizia, amore e ses-sualità.

Fino al momento che non è – diciamocosì – contaminata dalla questione ses-suale, l’amicizia rimane un cielo limpido. Voimi direte: fino a che non è collegata con laquestione sessuale? Bene, in che modo lasessualità è un problema? Altri di voi hannoposto la questione: in che modo il linguaggioè un problema? Recto verso, la questione èla stessa.

Ascoltando i propri malati Freud scopre –e Lacan conferma – che l’essere umano conil sesso non ci sa fare mai. C’è qualcosa chenon funziona nella sessualità. Poi hannoletto Freud dicendo che lui considerava tuttosessuale. Non è così. Freud considera chenell’essere umano la questione sessuale faproblema.

Sessualità e linguaggioLacan, dal canto suo, scopre che c’è una

correlazione tra sessualità che non va e ani-mali che parlano. L’idea di Lacan è che seun animale si mettesse a parlare avrebbeproblemi con la sessualità. Quindi c’è unacorrelazione tra parlare e sessualità. Vispiego subito però una cosa: cosa vuol direparlare? Vuol dire comunicare? No. La pa-rola nell’essere umano non è fatta per co-municare, è fatta per equivocare.

Porto un esempio di parola chiara: unapicoltore mi ha spiegato come funziona lacomunicazione nelle api. Dal movimento diun’ape sopra un fiore, senza che essa torniall’alveare, le altre api capiscono la di-stanza, il vento, il tipo di fiore che troverannoe vanno esattamente dove devono andare.Questa è la vera comunicazione. Se ci pen-sate un attimo, noterete che l'essere umanovuole delle comunicazioni che siano univo-che. Se in ogni guerra si utilizza apposita-mente la falsa informazione è però una verainformazione ciò che si vuole. Il sonar vienedagli animali, dai cetacei e l’essere umanoha bisogno di sapere dagli animali comefare per avere informazioni univoche.

Voi mi direte: il discorso umano è maiunivoco? Di se stesso dovrebbe essere lalegge però voi sapete benissimo che,quando avete un problema con la legge, èproprio perché la questione è molto equi-voca che voi avete bisogno di un avvocato.L’avvocato è quello che metterà in forma lavostra domanda rispetto al giudice. Voi midirete: Ma io quando parlo… Siete sempreequivoci. Per esempio dite alla vostra fidan-zata: “Io oggi ti amo”. Lei risponderà subito:

“Perché oggi? E ieri? Domani? Mi ameraidomani?” – “Si... Forse... Vedremo”. L’equi-voco è sempre insito nel discorso che noifacciamo.

Il linguaggio, l’equivoco e l’univocità diamore

C’è un’altra domanda che va in questosenso: il linguaggio è dell’ordine del ver-bale? No. Quando noi parliamo di linguag-gio parliamo di qualcosa che l’altropercepisce come segno rispetto a sé. Qualè, quindi, il primo elemento di linguaggio?Quando la madre guarda il bambino, sorrideal bambino e il bambino sorride a lei. Lacannota però che se la madre ha una ma-schera, si toglie la maschera e dietro que-sta maschera c’è un’altra maschera ancora,il bambino sarà preso dal terrore. Qui sientra subito nel troppo dell’equivoco.

Il rapporto tra madre e bambino porta ilbambino a qualcosa che sta sul versantedell’univoco solo a condizione che ci siaamore. Non c’è niente di peggio, per qual-cuno che viene al mondo, di quando non c’èquesta base di univocità di amore dellamadre. I bambini che non hanno questo èbene che ci vengano a trovare. Non sarà fa-cile per loro ma non lo sarà nemmeno pernoi perché sono sempre spinti verso il suici-dio e lavorare a quei livelli – vi dirò – non èper niente facile.

La psicoanalisi e la scienza: logicaAndiamo avanti con altre domande: cosa

l’ha spinta a diventare psicoanalista? Chenon me la cavavo bene. Se volete, il mio sin-tomo. Un’altra: la psicoanalisi è unascienza? Freud lo avrebbe voluto. Lacanpure, all’inizio, poi si rese conto che non èpossibile.

La psicoanalisi non può essere unascienza perché l’oggetto della psicoanalisinon è l’uomo o l’essere umano ma ciò chemanca all’essere umano e cioè l’oggetto delsuo desiderio. Il discorso analitico, però, siarticola rispetto alla scienza. Primo, la psi-coanalisi funziona con una logica e cioè l’in-conscio è logico ed è a partire da questalogica che l’analista può intervenire. Soloche non è una logica che risponde agli ana-litici primi di Aristotele. C’è una cosa in menonella logica dell’inconscio, che Freud ha per-cepito perfettamente: nell’inconscio non c’ènegazione. Le frasi – ad esempio – io amomia madre e io non amo mia madre, nell’in-conscio si inscrivono nella stessa maniera.È un problema.

Voi capirete perché a volte avete all’im-provviso come dei movimenti di odio versole persone che amate: perché nell’inconsciopuò girare da una parte all’altra. L’analista,dal canto suo, funzionerà a partire da unaltro elemento logico che è inscritto

Antonio Di Ciaccia

Page 21: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

21

Antonio Di Ciaccia

rapporto di Lacan con gli artisti. Lacan vienefuori nel periodo del surrealismo. Picassoera di casa e la scrittura stessa di Lacan ri-sente del surrealismo. Lacan era moltopreso dal versante artistico. C’è una fotodove con Lacan sono una quindicina di que-sti personaggi: Picasso, Sartre, Camus5.

Questioni di attualitàUna domanda super attuale: tanto Freud

quanto Lacan interpretano la gran parte deisintomi di un individuo alla luce della dualitàpadre – madre ma alla luce delle recenti po-lemiche sulla possibilità di concedere a cop-pie omosessuali il diritto alla genitorialità midomando: cambierebbe qualcosa nel sog-getto se questi venisse cresciuto da due ge-nitori dello stesso sesso? Vi risponderò conun caso clinico.

Un giorno si presentò nel mio studio untipo un po’ particolare: alto, due spalle moltolarghe, una borsetta e delle mutandine rosache si vedevano uscire dai pantaloni bassi.Mi disse che era venuto su spinta della so-rella, che era stata mia paziente, perché gliimpedissi l’operazione di cambiamento disesso che aveva programmato. Lo ascoltai.Lui mi disse che dove viveva tutti si giravanoa guardarlo. Roma, invece, gli piaceva per-ché era una città con talmente tante stra-nezze che nessuno faceva caso a lui. Nonso se sia vero così. Come vedete lui avevadegli occhiali – il suo fantasma – che gli per-mettevano di dire che a Roma si potevacamminare anche vestiti in quel modo.

4 Lacan J., Il Seminario. Libro XXIIIIl Sinthomo (1975-1976),Astrolabio, Roma, 2006.

5 Cfr. La Psicoanalisi,n. 10, Astrolabio, Roma1991.

nell’inconscio: la ripetizione del sintomo. Laripetizione del sintomo è ciò che permetteall’analista di individuare che cos’è che nonva. Se non ci fosse la ripetizione non sa-prebbe come muoversi. Però ha una logica.

Avrete forse sentito una famosa frase diLacan, apparentemente incomprensibile:l’inconscio è strutturato come un linguaggio.Al giorno d’oggi dovremmo forse dire strut-turato come una logica. Manca qualcosadella logica aristotelica però è una logica,funziona come una logica e l’analista fun-ziona esattamente a partire da quella mo-dalità.

Follia, logica, artePrendiamo altre domande: è possibile

domare i desideri con la sola ragione?Avrete capito che non è possibile. Voi cioèpotete provarci ma il desiderio inconscioverrà fuori sotto forma di sintomo. La que-stione quindi, come dicevo prima, è di riarti-colare il desiderio inconscio con il volerecosciente e a volte ci vuole del lavoro perfare questo.

Un’altra domanda: in che misura razio-nalità e follia possono convivere? Il pro-blema è che convivono sempre. Noi, proprioper il fatto che abbiamo a che fare con qual-cosa che non risponde esattamente alla ra-zionalità fissa, ci confrontiamo con qualcosache ne travalica i limiti. Fate caso: i piùgrandi razionali sono dei grandi folli. Pren-dete i grandi matematici: Gödel, finiti i suoilavori che aveva appena venticinque anni,entra nella follia, eppure le sue tesi sonofondamentali per la matematica moderna.Quindi la follia convive sempre con la razio-nalità.

C’è evidentemente una differenzaquando noi parliamo di psicosi e cioèquando l’elemento centrale che sostiene unsoggetto, la funzione simbolica, manca.Quando non c’è quella funzione l’essereumano si trova assolutamente in difficoltà.

Generalmente la funzione simbolica o èoccupata da quello che Lacan ha chiamatoNome del Padre, che è la funzione simbo-lica di base, oppure funzionerà con altri ele-menti, per esempio l’arte o anche altri.Lacan ha trovato, in un seminario4, che auno scrittore che si chiamava James Joycemancava proprio questo elemento simbolicoe lui se l’è ricostruito tramite la sua stessascrittura. Lacan trova che il testo Finnegan’swake – un testo assolutamente illeggibile,nessuno di noi arriverà alla seconda o terzariga – è stato il punto di riferimento artisticodi James Joyce per ricostituirsi. Sarebbe in-teressante vedere come gli artisti si sianoserviti dell’arte come loro punto di riferi-mento.

Apro una parentesi, c’è una domanda sul

Page 22: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

22

Mi feci spiegare la situazione: c’era statoun cambiamento di posizione secco fin dapoco dopo la nascita. Mi diede gli elementi,se volete i pezzi del lego, per i quali egliaveva effettivamente un corpo di uomo mala sua psiche era femminile ed era femmi-nile in un modo identificatorio. Adesso nonentro nel dettaglio ma era diventato fem-mina a causa di una serie di lutti. Da tutta laconfigurazione venne fuori che lui era e siera sempre sentito una femmina. Il solo pro-blema era che poi era entrato nei parà-com-mando del suo paese, con tutto quello chene era conseguito in termini di obblighi diservizio e quindi il corpo era diventato vera-mente da parà-commando. Io lo ascoltai.

Mi chiese che potessi ascoltarlo anchealtre volte e così feci. La sorella non era perniente contenta. Pensava che io impedissil’operazione, cosa che non feci. Poi cambiònome. Mi arrivò un’email da una signora chenon conoscevo e chiesi chi fosse. Mi disse:“Sono io, ho cambiato tutto, ho cambiatonome”. Bene, questo evidentemente hacreato un problema con la moglie – era spo-sato – ma aveva due figli: una ragazzina diquindici e un ragazzino di dodici.

Avvenne l’operazione, lui mi fece sapereche tutto andava bene. Un giorno si pre-senta all’improvviso a Roma. Era diventatoanche esteriormente donna, piuttostogrande però donna. Disse: “Sono venutoper far vedere Roma ai miei figli però i mieifigli volevano vedere Lei”. Io li ho fatti en-trare e li ho fatti parlare. Chiesi loro se inquella nuova situazione ci si ritrovassero op-pure no. Il ragazzino si girò verso la mia li-breria – è una parete intera – e disse: “Li hailetti tutti?”. È interessante, chiedeva unpezzo di lego a me e io cercai di darglielo.Risposi: “I libri molte volte si comprano nonper leggere. Poi però, a un certo momento,uno ne scopre uno e se lo legge fino infondo”.

La ragazzina invece mi disse: “Noi ab-biamo trovato la nostra soluzione: lamamma la chiamiamo mamma e quello cheprima era papà adesso lo chiamiamo pamà”– “E vi va bene così?” chiesi io – “Va benecosì”. Io ho dato anche alla ragazzina unpezzo di lego e le ho detto: “Ricordati, seavrai bisogno di me, io ti ascolterò sempre”e lei mi ha detto: “Grazie”. Non so se per leibastava quello che era successo o no, èchiaro che noi ci troviamo in situazioninuove. Dei miei colleghi in Francia hanno inanalisi degli omosessuali che hanno adot-tato dei figli e dicono che non ci sono pro-blemi. Io non ho questa esperienza quindinon saprei dirlo. Vi ho detto soltanto la miaesperienza con un transessuale.

Maschile e femminileMi ha scritto uno di voi: come la met-

tiamo con Freud che mette il padre e lamadre? Ebbene, il problema di essere in po-sizione maschile o in posizione femminilenon dipende da quello che avete tra legambe: ci sono delle donne che hanno unaposizione maschile e ci sono degli uominiche hanno una posizione femminile, finoraci si è arrangiati senza intervenire sul corpoperò la cosa esiste da tempo.

Vi porto un esempio preso dall’ultimaparte del Seminario IV di Lacan6, che è me-raviglioso. È un commento testuale del casodel piccolo Hans di Freud7. Lacan ritieneche Freud non sia stato esattamente alposto in cui avrebbe dovuto essere comeanalista, il che comporta, ve lo dico chiara-mente, che il piccolo Hans, che peraltro di-venterà un grande regista d’opera8, nonarriverà mai ad assumere la propria posi-zione maschile fino in fondo. Farà sempre ilcavalier servente delle dame. Lacan lo defi-nirà cette fille de deux mères – traduzione –una bambina figlia di due madri.

Chi sono le due madri? Una è sicura-mente la madre del piccolo Hans ma l’altrachi è? Lacan rimane ambiguo. È il padre?Sicuramente il padre non aveva la forza didire alla moglie: “No” – ma no a cosa? – “Algabinetto con tuo figlio tu non ci vai”. Mentreinvece la madre portava il piccolo Hans algabinetto come e quanto voleva e si spo-gliava e c’erano queste calze... C’era tuttoun menage che spingeva il bambino versoqualcosa dell’ordine del feticismo. Incon-sciamente, è ovvio, non è che la madre delpiccolo Hans pensasse a quello.

Il padre, che era incapace di arginarequesta faccenda, era in posizione di cosa?Quando poi c’era una persona che era perdavvero in posizione di Nome del Padre edera la nonna, quella da cui andavano ilpadre e il piccolo Hans prendendo il tramche era dall’altra parte di Vienna.

Il problema che Freud ha pensato ri-prendendo una frase di Napoleone, chel’anatomia è il destino, viene riformulato daLacan nei seguenti termini: il destino è datodall’articolazione del linguaggio, da comeuno si situa rispetto all’Altro del linguaggio.Io non voglio entrare nelle vostre faccendepersonali ma voi potete notare come moltemadri portino i pantaloni più del dovuto ecome molti padri non siano all’altezza più diquello che dovrebbero essere. È un po’ unasituazione generalizzata, questa, che haportato a dei cambiamenti anche dal puntodi vista sociale. Quando mi arriveranno deicasi di bambini che hanno avuto, per esem-pio, due padri e non un padre e una madre,vedrò come articolare le cose.

Devo dire, visto che stiamo parlando diquesto, che è più facile l’articolazione ete-rosessuale di due donne. Questo lo dico col-legandomi al fatto che Lacan mette in

6 Lacan J., Il Seminario. Libro IV.La Relazione ogettuale(1956-1957), Einaudi, 2007.

7 Freud S.,Analisi della fobia di unbambino di cinque anni(caso clinico del piccoloHans) in Opere, volume5, Bollati Boringhieri,Torino, 1989.

8 Graf H.,Vero nome del piccoloHans.

Antonio Di Ciaccia

Page 23: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

23

Antonio Di Ciaccia

il proprio sesso. Mentre invece le ragazzepensano che sono loro, generalmente.

L’Altro sessoQuesta differenza dell’anatomia al di-

scorso mostra che ci saranno delle possibi-lità diverse da quelle che noi abbiamoconosciuto finora, storicamente.

Ora, in che modo una donna, nell’amorecon un’altra donna, può andare al di là?Cosa cerca? Cerca quello che l’altra non hama lo cerca come elemento di sostegnodella propria soggettività. Il che può essereanche reciproco, per cui effettivamenteLacan può pronunciare questa frase che la-scia perplessi: l’amore fra due donne è an-cora etero. È etero perché c’è questa ricercadell’al di là. Mentre invece fra due maschi èsupposto che questa ricerca dell’al di là nonci sia. Dico è supposto, bisogna andarcicauti.

Intervento dalla sala“Volevo tornare sul discorso della madre,

quello del non amore. Non dei casi chevanno sul giornale, la madre normale. Per-ché non guarda? Che cos’è che la fa girareda un’altra parte?”.

Antonio DI CiacciaIl problema della madre. Anche i primi

psicoanalisti hanno pensato la donna comemadre. Freud si è messo sul versante delpadre, Melanie Klein sul versante dellamadre. Lacan considera che l’analista nonè né il padre né la madre, è al di là. Se l’ana-lista rassomiglia a qualcosa è piuttosto auna donna. Buffo, no?

La donna madreLa madre è contemporaneamente su

due versanti. Uno è il versante donna. Ge-neralmente, quando una donna diventamadre, questo versante passa in secondopiano mentre invece dovrebbe essere man-tenuto forte. L’altro versante, quello madre,consiste nel fatto che ella si soddisfa – di-ciamo così – della nascita del figlio. Se vo-lete, il figlio diventa un suo oggetto dicompletamento.

La donna madre si trova quindi in unaposizione difficile. Se diventa tutta madre in-globa il figlio e non gli lascia spazio. Questoporta a delle perversioni. L’omosessualitàmaschile, ad esempio, è collegata con que-sta posizione di identificazione del bambinocon l’oggetto del desiderio della madre ecioè con quello che Freud ha chiamato fallomaterno. Importante è il ruolo del padre.

La funzione del padre, che può esseretenuta anche da un’altra donna, dal-l’amante, da qualcun altro si può riassumerecon: Tu non inglobi il tuo bambino. Nellostesso tempo però deve lasciare al bambino

dubbio che ci sia un’omosessualità femmi-nile. Cioè la donna, quando ricerca l’amorenell’altra donna, in realtà va al di là delladonna stessa. Cosa che invece non si ri-trova nell’omosessualità maschile, dove èun’omosessualità a specchio, non c’è un aldi là.

Che cosa sono io come oggetto del tuodesiderio? o Il desiderio della donna

Spieghiamo meglio. La prima preoccu-pazione che viene fuori nelle ragazzine,come una specie di enigma, è che loro nonsanno che possono essere desiderabili.Loro pensano che sono amate dai genitori,certo, la bambina vuole essere amata dalpadre e dalla madre, ma quando si scopreoggetto di desiderio è sempre un piccolo ogrande trauma.

Porto un esempio clinico: una ragazzinadi quattro anni – è l’età buona. Tre, quattro,cinque anni, sono le età buone per quellaiscrizione sul corpo di godimento dell’altro oper avere il pezzo di lego – cammina perstrada. C’è la mamma. Gioca. Due ragazziche potrebbero avere vent’anni vedono que-sta bambina correre verso di loro. Quandoarriva vicino uno dei due la prende in brac-cio e la fa volare per aria. Le dice: “Quantosei bella”, nient’altro. Non c’è niente di ro-mantico ma è lo stesso un trauma. Non è untrauma immediato. Diviene un traumaquando quest’uomo la rimette per terra e lei,in quel momento, sente l’urlo della madre:“Cosa voleva quello da te?”. Se la madrenon avesse gridato questo forse non venivaun trauma. Lei si pone la questione: “Checosa volevano da me?” e passa la sua vitaa porre questa questione senza saper dareuna risposta.

Questo è un esempio di come una ra-gazzina possa trovarsi oggetto del deside-rio dell’altro – direi – senza mediazione. Untrauma così è di tutti quelli che si mettono inposizione femminile, maschi compresi: Checosa sono io come oggetto del tuo deside-rio? Lì fa trauma.

Io sono ingombrato da qualcosa o Ildesiderio dell’uomo

E chi si mette sulla posizione maschile?Il piccolo Hans ce lo insegna: a tre o quattroanni ha un’erezione. Non è mica vero che leerezioni avvengono solo dopo la pubertà epoco importa se non si tratta di erezioni vi-sibili. Il fatto è che a un certo momento il pic-colo Hans si domanda: “Che cos’è questafaccenda? Cos’è che mi capita?”.

Il trauma in quelli che si mettono in posi-zione di maschio, che possono anche es-sere anatomicamente femmine, quindi è: Iosono ingombrato da qualcosa. Tanto che nelrapporto che i ragazzi hanno con le ragazzeil loro primo problema non è la ragazza ma

Page 24: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

24

uno spazio. Quindi il rapporto che la madredeve avere col bambino è: Io ti do quello chetu domandi – ad esempio il seno – ma in re-altà, quando te lo do, ti do qualcosa in più.Cos’è questo qualcosa in più? È l’amore. Te-nete presente la famosa frase di Lacan:l’amore è dare quello che uno non ha. Nonè il latte ciò di cui il bambino ha bisogno. Habisogno di questo qualcosa in più che nonha oggetto e che però è amore.

Nello stesso tempo però lei, come desi-derante, deve rimanere donna. Quindi devedesiderare. Nell’Edipo classico dovrà desi-derare il marito, nell’Edipo meno classico unamante o qualcos’altro. Non può cioè farcoincidere il suo desiderio e la sua domandaverso il bambino, solo sul bambino.

Un famoso psicoanalista inglese, Winni-cott, ha detto che la madre deve essere suf-ficientemente buona. Lacan dice che lemadri sono tutte sufficientemente buone etutte sufficientemente cattive, il problema èse la madre è o non è mobile rispetto allaparola dell’altro. La frase di Lacan è: Unamadre deve saper ascoltare la parola delpadre. Mica è semplice, generalmente nonè proprio così.

La psicoanalisi mostra quindi che la po-sizione materna da sola, per una donna,non è sufficiente per la sua femminilità. Èanche vero, però, che molte ragazze rifiu-tano la maternità perché metterebbe in pe-ricolo la loro femminilità. Tutto il problema èdi saper articolare le due.

Il godimento femminilePenso personalmente che Lacan sia riu-

scito a indicare molto precisamente questoaspetto, arrivando a mostrare che ci sonodue tipi di godimento in gioco: uno ha a chefare con il fallo. È presente nell’uomo e bi-sogna dire che generalmente egli ne è ob-nubilato. L’uomo è sempre un pochino piùvicino alle scimmie delle donne.

Un altro tipo di godimento è al di là delfallo. Non è fallico ma è un godimento. QuiLacan fa riferimento a Santa Teresa d’Avila,alla statua del Bernini che si trova a Roma,in cui si vede Teresa d’Avila presa da un go-dimento estatico che non è per niente del-l’ordine del fallo. Lacan dice che questo tipodi godimento è più facile per le donne cheper gli uomini e per la ragione che dicevoprima, cioè che gli uomini sono sempre in-gombrati dal godimento fallico che gli impe-disce di andare al di là.

Il trauma e la parolaC’è qualcun altro che vuole intervenire

dalla sala? Io mi porterò via tutte le vostredomande. Non risponderò ma le leggerò. Miserviranno per continuare ad imparare.

Rispondo a una domanda al volo: perchési può rimuovere il trauma ma non elimi-

narlo? Perché la parola, il significante, noncopre tutto. C’è cioè sempre qualcosa cherimane fuori dal significante.

Intervento dalla sala“Io volevo soffermarmi sul momento con-

flittuale del rapporto tra l’individuo e i geni-tori. Volevo chiederLe se è un momentonecessario oppure se può essere in qualchemodo saltato. E se viene saltato quali con-seguenze ci sono?”.

Antonio Di CiacciaTu desideri

Una cosa che i genitori non capiscono è:cosa si attendono i figli, le figlie, alla vostraetà? Non si attendono amore perché voiavete capito che l’amore, per come lo inten-dono i vostri genitori, è narcisistico. Potreispiegarvi che c’è un amore che non lo è manon voglio confondervi le idee. L’amore deigenitori per voi generalmente si declina inquesto modo: Tu devi essere come io ti vo-glio. Questo è un amore narcisistico. In ter-mini freudiani: Tu devi rispondere all’idealedell’io che io ti do come io ideale perché tucorrisponda con l’ideale dell’io che io ti do.

Voi cos’è che vi aspettate? Di essere ri-conosciuti. Non amati ma riconosciuti. Rico-nosciuti cioè: Tu, figlia mia, hai un desideriodiverso da quello che io avrei rispetto a te.Non lo capisco ma lo accetto. È questo chevi aspettate ed è questo che generalmentealla vostra età si viene a chiedere allo psi-coanalista: il permesso di poter essere sestessi senza bisogno di identificarsi conquello che i genitori vogliono.

Sappiate almeno una cosa: qualunquecosa vi capiti potete sempre trovare qual-cuno che vi possa ascoltare come si deve.Questo noi lo dobbiamo a Freud e questo lodobbiamo a Lacan.

Porto l’esempio di una ragazzina: i geni-tori vengono, tutti e due, perché le cose nonvanno. Io ho messo come prima condizione:“Vi ringrazio che siete venuti a portare vo-stra figlia. A partire da ora vostra figlia” – cheaveva tredici anni – “verrà sola e poi io mimetterò d’accordo con lei sul pagamento”. Ilpadre, che era un medico, disse: “Ma no,per niente, io posso pagare. Io pago”. “No”– risposi – “mi arrangerò con lei”. Le chiesi:“Quanto ti danno i tuoi genitori alla setti-mana?” – “Dieci euro”. Le ho detto: “Me nedarai cinque”. Abbiamo fatto una lunga ana-lisi a cinque euro a seduta. Trovo sia statauna bella analisi.

Tenete presente che alla vostra età sietevoi nella posizione di educare i vostri geni-tori, non il rovescio. Però posso anche direuna cosa: i miei due figli mi hanno chiesto:“Noi non abbiamo mai avuto un conflitto convoi due” – con me e mia moglie – “Siamonormali?”.

Antonio Di Ciaccia

Page 25: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

25

proprio per indicare che non è sotto il poterecosciente della persona.

Alla punta estrema di questo pensiero in-conscio Lacan dà un nome: desiderio in-conscio. Equivale a quello che vienechiamato soggetto dell’inconscio che, peressere precisi, non è affatto il soggetto filo-sofico della conoscenza.

Gli Scritti e gli Altri ScrittiLacan ha avuto il piacere di redigere un

certo numero di Scritti che generalmente, vadetto, sono estremamente condensati e il-leggibili. Una volta gli dissi che non ci capivoniente. Mi rispose che era completamentechiaro. Dissi: “Beato lei”.

La quarta di copertina che troverete nel-l’edizione italiana de gli Altri Scritti e che hoscritto io, è molto semplice. Quella scritta daJacques-Alain Miller, molto più importante eche ho voluto fosse riportata almeno nel vo-lume, inizia con: Da non leggere. Perchél’espressione Da non leggere e perchéLacan, quando scrive, è difficile? PerchéLacan scriveva, e a ragione se ne era van-tato, in modo isomorfo all’inconscio. Cioè ilsuo testo era della stessa stoffa del discorsoinconscio. Per i Seminari è diverso. Poi vidirò perché.

Con l’inconscio l’essere umano si trovaa non capirci niente tranne poi, all’improv-viso, accorgersi di averne capito a propriespese: per esempio che una certa cosadella propria vita era completamente sba-gliata, che aveva preso un grosso granchio.Tutto ciò arriva all’improvviso, in seguito, peresempio, a uno di questi lapsus. Non c’è perforza bisogno dell’analista perché uno se nerenda conto. L’analista, tutto sommato, è unaiuto in più, in qualche modo artificiale.

Lo psicoanalista non fa altro che reperirequesta linea di fondo del vostro desiderio in-conscio e poi, nel caso possa essere fatto,fare in modo che voi la facciate emergere.Voi allora vedrete all’improvviso qualcosache sapevate da sempre ma che non ave-vate mai visto. Lo sapevate, però non eraproprio così. L’inconscio è di quest’ordine.

Tocca all’analista reperire il momento evalutare se è pericoloso svelare l’arcano. Èper questo che Lacan dice che l’arte del-l’analista comporta la virtù della φρònησιςaristotelica, cioè il saper agire al momentoopportuno, senza bisogno di uno schema oDSM4 o un punto di riferimento fisso. Deveinsomma percepire quando e come eglipossa intervenire.

1 Una panoramica suLacan- incontro conAntonio Di Ciaccia -Giornata di studio conorganizzata daSocietà FilosoficaFeronia, Scuola Lacaniana di Psicoa-nalisi, IstitutoFreudiano

2 Antonio Di Ciaccia –Psicoanalista a Roma,membro della ScuolaLacaniana di Psicoa-nalisi, dell’ Ecole de laCause freudienne,presidente dell’Istitutofreudiano, curatore etraduttore delle operedi Jacques Lacan inItalia2. È stato allievodiretto di Lacan. Nel1974 ha fondato inBelgio un’istituzione dicura per bambini auti-stici e psicotici, la An-tenna 110, tuttoraattiva.

3 Antonino Zaffiro,Psicologo – Psicoterapeuta aindirizzo psicoanaliticolacaniano, vive e la-vora a Latina doveesercita attivita liberoprofessionale. Si oc-cupa da sempre di cli-nica psicoanalitica.Oltre alla psicoterapiasvolge attivita di do-cenza e di formazioneprofessionale.

4 Il DSM (Diagnosticand Statistical Manualof Mental Disorders),nelle sue varie edi-zioni, è il manuale dia-gnostico e statisticoufficiale della nosogra-fia psichiatrica.

Antonio Di CiacciaInnanzitutto Vi ringrazio. Devo dire che

effettivamente io sto un po’ dentro alla fac-cenda Lacan. Sono diciassette i volumi dicui mi sono occupato, la maggior parte tra-ducendoli, gli altri soltanto come curatore.Gli Scritti rimangono del primo curatore etraduttore, Giacomo Contri, mentre invecetutto il resto gradualmente sarà ripreso dame, anche quelli usciti tempo fa e che sonostati rivisti su richiesta di Jacques-Alain Mil-ler che è il curatore voluto da Lacan per tuttala sua opera.

L’inconscioCi sono gli Scritti, gli Altri Scritti e i Semi-

nari. Gli Scritti, quelli tradotti e commentatida Contri, e gli Altri Scritti, di cui mi sono oc-cupato io, riguardano la lettura che Lacan fadell’inconscio di Freud che viene sintetiz-zato con una sola frase: l’inconscio è strut-turato come un linguaggio. Ve lo dico con untermine ancora più semplice: l’inconscio fun-ziona come una macchina logica. Cioè l’in-conscio non è irrazionale. Non ha tutte leregole della logica di Aristotele, per esem-pio non c’è negazione, ma funziona in modologico.

Nell’inconscio non c’è negazione vuoldire che se uno dice Amo mia moglie e poi,quando parla con lo psicoanalista, Odio miamoglie, entrambe le frasi sono dello stessoordine. Ripeto: queste cose hanno questovalore quando sono dette in seduta psicoa-nalitica, non al di fuori. Solo dallo psicoana-lista funziona quella regola che Freud hadato, regola contraria a quella che ci hannoinsegnato i nostri genitori.

La regola dei genitori è: pensa prima diparlare. La regola dell’analisi, quando que-sta è messa in forma, è: parla prima di pen-sare. Questo vuol dire che uno può dire unsacco di cose che gli passano per la testacon una apparente non logica. L’analistanon fa che cogliere la logica che vi è sot-tesa. Come viene fuori questa apparentenon logica? Con un taglio, un inciampocome lo chiama Lacan, nel pensiero e nel-l’agire.

Per esempio chiamare la moglie con ilnome dell’amante: ecco il lapsus. Oppureandare a casa di un amico e tirare fuori leproprie chiavi: ecco una sbadataggine,com’è stata chiamata nella traduzione diFreud. Questi sono degli inciampi. Compitodell’analista è reperire la logica che li sot-tende e che Freud ha chiamato inconscia

Su Lacan, gli Scritti, i Seminari e Altro1

Intervista a Antonio Di Ciaccia2

a cura di Antonino Zaffiro3

Page 26: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

26

Dato che gli Scritti sono fatti nella stessamodalità dell’inconscio capiterà probabil-mente, come è capitato a me, che non ci sicapisca niente fino a che non li si avrannogià capiti. Cioè a un certo punto voi leggeteuna cosa che fino a ieri era assolutamenteincomprensibile e poi dite: Ma è così. Anzi,cerchiamo di metterlo in altre parole e non letrovate.

Leggere Freud, leggere LacanAltra faccenda è la differenza di scrittura

tra Lacan e Freud. Freud è un grande scrit-tore. In più chi lo legge ha l’idea di averlo ca-pito. Quando lo leggete, infatti, èchiarissimo. C’è un solo problema: Freudnon leggeva se stesso.

Voi che potete avere tutti gli undici volumidelle sue Opere potrete notare che ci sonocontraddizioni tra un momento e un altro.C’è una progressione, certo, che però nonsi capisce bene come funzioni. Dice unacosa, poi ne dice un’altra, ma senza giusti-ficare il passaggio. Il problema che abbiamorispetto alla scrittura di Freud è che unocrede di averlo capito.

Con Lacan, invece, il problema è che siparte con l’idea che sia incomprensibile.Quando però l’avete capito noterete che laprogressione è fatta in un modo diverso. Vidico un piccolo segreto: in ogni testo degliScritti e degli Altri Scritti troverete un com-pendio di psicoanalisi. Il testo sulla psicosiinfantile che è del 1968, ad esempio, è uncompendio di della teoria psicoanalitica la-caniana del 1968.

L’étourdit, del 1972, è il compendio piùdifficile, più strano, più complicato dell’operadi Lacan. A un francese che lo sentisse ver-rebbe subito in mente L’étourdi di Moliere,ossia Lo stordito, ma Lacan lo scrive conuna t in più. La pronuncia è la stessa mauno può cogliervi un altro senso omofono:Les tours dits, I giri detti. Ho mantenuto il ri-ferimento a Moliere e ho spiegato in notaquesto gioco di parole5.

Joyce – letto – gioisceQuello che mi ha meravigliato è il tono

scherzoso delle pagine su James Joyce.Lacan venne invitato a un convegno sull’ar-gomento. Arrivò con quattro fogli. Nessunoci capì niente, ma in un quarto d’ora fece uncompendio di psicoanalisi utilizzando lo stiledel Finnegan’s Wake, che è l’opera più com-plicata che sia mai stata scritta6. Oso direqualcosa in proposito.

In un testo poco precedente, Televi-sione7, Lacan fa un gioco di parole su comeveniva chiamato lo psicoanalista. MelanieKlein lo chiamava il seno. In francese: lesein. Lacan invece dice che lo psicoanalistaè le saint. Le due parole sono omofone, mamentre una vuol dire seno, l’altra vuol dire

santo. Insomma, se Melanie Klein definiscelo psicoanalista un seno, Lacan, giocandosull’omofonia, lo definisce un santo.

Parlando di Joyce Lacan dice che c’èdella gente che, attraverso la propria arte, sifa uno sgabello. Lacan fa un gioco di parolecon questo sgabello, escabeau in francese:es ha a che fare con il soggetto; ca con lacastrazione e beau, bello, è per Lacan il velosulla castrazione. Insomma ci sono degli ar-tisti che si servono dello sgabello per salircisopra e farsi belli. Lo psicoanalista, invece,non si deve servire della psicoanalisi comedi uno sgabello. Per lui è imprescindibile cheaccetti “la scabellostrazione, [ossia] la ca-strazione dello sgabello”.8

In un altro testo dirà che la psicoanalisinon serve a farsi un nome oppure a fareun’opera d’arte. La psicoanalisi serve, perognuno, “a passare per il buon buco diquanto gli è offerto, a lui, come singolare”.9

Continuo il testo su Joyce: “Grazie a Dio,perché lo si lega a lui, ossia a quel volereche gli si suppone (dato che in fondo alcuore si sa che gli non ex-siste),” – il di-scorso che Dio può essere ma non esisterelo lascio ai filosofi – “Joyce non è un Santo.Joysce” – notate il gioco sulla parola Joyce:gioisce – “Joysce troppo dell’S.Ca.bello peresserlo, della sua arte egli ha un art-gogliosmisurato”10.

Le parole astruse di Lacan sono scritteapposta per dare fastidio ai professori uni-versitari. Vi leggo un altro passaggio:“Dante” – per Lacan l’unico Poeta con lamaiuscola – “ci dice che il peccato piùgrande è la tristezza. Bisogna che ci do-mandiamo in che modo noi [psicoanalisti],impegnati in questo campo di cui ho appenadelineato i contorni, possiamo tuttavia re-starne fuori. Tutti sanno che io sono allegro,mi danno addirittura del monello: mi diverto.Mi capita continuamente, nei miei testi, di la-sciarmi andare a facezie poco gradite agliuniversitari. È vero. Non sono triste. O me-glio, a ben vedere, un motivo di tristezza cel'ho nell’esistenza che mi è toccata: che cisiano sempre meno persone a cui possodire i motivi della mia allegria, quando sonoallegro”11.

I SeminariI Seminari sono fatti in un modo diverso.

Innanzitutto non sono scritti da Lacan, ilquale ha lasciato a Jacques-Alain Miller laredazione dei suoi Seminari.

Se Picasso pare abbia detto: Io noncerco. Trovo, Lacan fa il rovescio e – lascia-temelo dire, ma non tutti i miei colleghi sa-rebbero d’accordo – non sempre trova. ISeminari sono fatti come una spirale che siprotende in avanti. Si vede una ricerca chenon sempre arriva a fermarsi e a coglierequello che egli cercava.

5 Sia il testo sulle psi-cosi infantili (Allocu-zione sulle psicosiinfantili) che L’étourdit(Lo stordito) sono pub-blicati in J. Lacan, Altriscritti, Einaudi, Torino,2013.6 Finnegan’s Wake èl’ultimo testo di JamesJoyce, pubblicato aLondra nel 1939.7 Anch’esso pubblicatonegli Altri scritti ereperibile in formatovideo.8 Lacan J., Joyce ilSintomo, Altri scritti,cit., p. 559.9 Lacan J.,Sulla regolafondamentale,La Psicoanalisi, n. 35,Astrolabio, Roma,2004, p. 12.10 Lacan J., Joyce ilSintomo, Altri scritti,cit., p. 559.11 Lacan J., Allocu-zione sulle psicosi in-fantili, Altri scritti, cit.,p. 359.

Antonino Zaffiro

Page 27: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

27

quello.Porterò un esempio: avevo un analiz-

zante che era perdutamente innamorato diuna ragazza che si trovava a Varsavia. AVarsavia però non ci si poteva arrivare per-ché era prima di Solidarność. Arrivò il giornodi Solidarność e lui andò a Varsavia. Al ri-torno disse: No, non era quella. In seguitodisse che il vero fiore del suo desiderio erauna cinese che stava a Pechino, all’epocaancora paese interdetto. Ecco, fate caso allavostra vita e vedrete quante volte siete pas-sati vicino all’oggetto del vostro desiderio acondizione di non coglierlo.

Questo evidentemente è il massimodella capacità che hanno soprattutto gli uo-mini. Le donne si situano più facilmente in:Ogni volta che sono l’oggetto del desideriodi qualcuno mi volto dall’altra parte. Cosìsorridono all’uomo peggiore che potrebberotrovare mentre invece quello che le interes-serebbe per davvero lo guardano di nasco-sto, evitando accuratamente di averci a chefare.

La ScuolaTorniamo a Lacan. Dopo il Seminario X,

nel 1963, gli arrivò una lettera dalla Interna-tional Psychoanalytical Association in cui glisi comunicava che non avrebbe più potutoinsegnare. Lacan chiamerà questo la sco-munica, identificandola con la scomunica dicui ebbe a soffrire Spinoza, quella cioèebraica, per la quale è impossibile tornareindietro. È in quel momento che lui fonderàl’ Ecole freudienne de Paris.

Perché Ecole? Bisogna dire che chia-mare Scuola è un vezzo dei francesi e pro-viene da un’antica tradizione. C’è anche unaltro aspetto però: un analista che si prendeper un analista o è un cretino o è un folle.Un analista si deve considerare nient’altroche un piccolo operaio della macchina in-conscia della persona che viene a trovarlo.Se si pigliasse per qualcosa d’altro, ebbene,farebbe meglio a cambiare mestiere.

Dico questo perché succede una cosastrana in analisi: uno spostamento automa-tico sulla persona dell’analista della suppo-sizione di sapere la soluzione del desideriodella persona che è venuta a trovarlo e chein realtà è proprio quello che la fa soffrire.Se uno sapesse il proprio desiderio non an-drebbe a trovare uno psicoanalista. Si va dauno psicoanalista quando non si sa più chefare.

I religiosi hanno sopportato questo ruoloper secoli. Molte volte si andava a trovare ilprete, il monaco sulla montagna, il santo perusare il termine di prima, qualcuno cioè lon-tano dalle passioni degli interessi perché di-cesse una parola di verità sulla posizione dichi si rivolgeva a lui. Quello che Freud hachiamato transfert si verifica per l’analista

All’inizio i Seminari si tenevano all’ospe-dale psichiatrico Sainte-Anne, dove Lacanlavorava. Partecipavano in pochi ma poi di-vennero sempre di più. A un certo momentovenne buttato fuori. Venne preso all’EcoleNormale Supérieure e poi venne cacciatopure da lì. Dava, insomma, un po’ fastidio.Gli ultimi Seminari ebbero luogo alla facoltàdi Diritto della Sorbona, con cinquecentopresenti. Io ho seguito i suoi Seminari dal’72 in poi.

Notate bene, mentre negli Scritti è comese Lacan vi dicesse: Questo è il testo.Adesso la chiave di lettura dovete trovarlavoi, nei Seminari è a se stesso che egli dàquesto compito. Negli Scritti l’interlocutoredi Lacan è il lettore, uno per uno, che devemetterci del proprio. La sua frase è: Qui-conque mais pas n'importe qui, chiunquema non uno qualunque.

Fino al Seminario X l’interlocutore princi-pale di Lacan è Freud. Ha anche altri inter-locutori, come Aristotele, Platone, Spinoza,Wittgenstein, ma il principale resta Freud.Lacan ne riprende tutti i testi e li mette allaprova su due versanti: sul versante clinico,dove viene controllato ogni passaggio, e sulversante teorico, dove le grandi costruzionivengono riprese sotto tutta un’altra ottica.

Porto un esempio: la prima topica diFreud è Inconscio, Preconscio e Conscio, laseconda è Io, Es e Super-Io. I post-freudianihanno letto: il vecchio Freud, il nuovo Freud.Lacan invece dice: sono vere entrambe.Non trova subito il modo di articolarle, no-tate bene, ma alla fine lo tira fuori da Freudstesso.

La silenziosa chiacchieronaFreud dice una cosa apparentemente

assurda: l’inconscio parla. Lacan tradurrà:ça parle, l’inconscio chiacchiera. Chiac-chiera mediante quelle cose che dicevoprima: le varie formazioni dell’inconscio.Freud, però, dice pure che la pulsione è si-lenziosa. La genialità di Lacan sta nell’avercapito che la pulsione, silenziosa, utilizza ivagoni del treno delle formazioni dell’incon-scio, la catena significante, per farsi tra-sportare nel discorso.

È cioè come se la pulsione fosse comedegli elementi radioattivi. Questi vengonodeposti sopra un vagone che è attaccato aun altro vagone che è attaccato a un altrovagone ancora e così via. Questo treno simuove, cerca l’oggetto ma non lo coglie. Cigira intorno. Non entro nel dettaglio ma fatecaso che quando si cerca l’oggetto del pro-prio desiderio, ebbene, ognuno se ne tienelontano. Lo si vorrebbe tanto, ma a condi-zione di non averlo. Per l’essere parlantenon c’è cosa più pericolosa del mettere lemani sopra l’oggetto che brama di più. Si la-scia piuttosto che funzioni il desiderio, solo

Antonino Zaffiro

Page 28: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

ma si verifica in tutte le situazioni di questotipo. Bisogna che gli analisti si mettano intesta che è automatico: non è per la graziadi chi fa l’analista, è per la grazia di colui cheviene e che ha aperto il cuore. Quando unoapre il cuore si ha automaticamente questoeffetto che è un effetto di suggestione, nonancora di transfert. Sarà transfert solo sel’analista sarà all’altezza di non usarlo e diinterpretarlo.

Uno per unoFacciamo un rapido corso sui Seminari12.

Il Seminario I è molto semplice. Apro a caso:“Ciò che in questo caso si chiama intellet-tualizzazione è tutt’altro dalla connotazioneper cui si tratterebbe di qualcosa di intellet-tuale. Quanto meglio analizzeremo i diversilivelli di ciò che è in gioco, tanto meglio arri-veremo a distinguere quel che dev’esseredistinto e a unire quel che dev’essere unitoe tanto più la nostra tecnica sarà efficace. Èciò che tenteremo di fare”13. Non è compli-cato. Certo dovete metterlo nel contesto,però non è astruso.

Nel Seminario II Lacan traccia la diffe-renza fra io e soggetto: io è quello che voicredete di essere; soggetto è quel desiderioinconscio che voi conoscete ma non cono-scete e che di solito vi fa sobbalzare mentredormite. Questo accade quando le cose fraio e soggetto non vanno.

Il Seminario III è sulle psicosi: come giàaveva fatto Freud14, Lacan prende in esameil testo del più grande genio psicotico chesia esistito, Daniel Paul Schreber15. Fu Pre-sidente di un tribunale di Germania e a un

certo punto, intorno ai cinquant’anni, venneinternato. Nel suo Seminario Lacan fa no-tare come il testo di Schreber corrisponda aquella logica di cui vi parlavo prima, il chevuol dire che nel caso di psicosi la logicadell’inconscio non solo sia ferrea ma anchereperibile.

Dirò un piccolo segreto: diffidate dellepersone che capiscono subito voi, le vostrepreoccupazioni, che vi leggono dentro. Osono degli analisti ma allora non parlereb-bero o sono degli psicotici. Statene allalarga.

Il Seminario IV è un testo straordinario,dove Lacan mostra come nasce e come fun-ziona la perversione. Lacan fa notare comesia scorretto considerare l’Edipo compostosolo da tre persone: bambino, madre epadre. C’è un altro personaggio, molto im-portante: quel personaggio che incarna l’og-getto del desiderio della madre. È lì chepunta il bambino nella sua venuta al mondo.

Anche gli animali domestici puntano allastessa cosa: quando nasce un bambino inuna famiglia in cui c’è un cane bisogna stareattenti: o il cane adotterà anche lui il bam-bino oppure gli farà concorrenza. Lo stessodicasi per fratelli o sorelle: alla nascita di unfratellino o sorellina il bambino più grande sisente spodestato della proprietà che Freudchiama del Re, della posizione che noi chia-miamo di oggetto del desiderio della madre.

Gli elementi in gioco in un Edipo sonoquindi quattro, con l’oggetto del desideriodella madre a funzionare come quel in piùrispetto ai tre comunemente intesi.

Il Seminario V è il testo che Jacques-Alain Miller definì la cattedrale di Lacan. Èun testo che piacerà ai letterati: i primi settecapitoli mostrano come funzionano la meta-fora e la metonimia in psicoanalisi.

Nel Seminario VI, di prossima pubblica-zione, Lacan analizza Amleto e confuta latesi comune su questo personaggio. La sto-ria è nota: lo spirito del padre intima ad Am-leto di uccidere Claudio perché va a lettocon la Regina, complice della sua morte.Amleto però non osa.

Lacan fa notare come questo non osaredi Amleto non possa essere riportato al ten-tennare di un nevrotico ossessivo. Amleto,infatti, uccide Polonio senza problemi. Per-ché non Claudio? Non lo uccide proprio per-ché era l’oggetto del desiderio di sua madre.

Lacan dice che quando capita questo inuna nazione, non ci si riesce a liberare dicolui che si pone come oggetto del deside-rio di quella nazione, e parla di Adolf Hitler.

Il Seminario VII. L’etica della psicoana-lisi rappresenta un momento di crisi perLacan perché si rende conto che non tuttodell’inconscio passa nella parola. Qualcosarimane trauma. Si chiede: ma allora noicosa facciamo con il nostro lavoro?

12 Attualmente i Semi-nari di Lacan sono tra-dotti da e sono a curadi Antonio Di Ciaccia esono editi da Einaudi,tranne Il SeminarioXXIII, sempre del me-desimo traduttore ecuratore, che è inveceedito da Astrolabio.13 Lacan J., Il Semina-rio. Libro I. Gli scrittitecnici di Freud, Ei-naudi, Torino, 2014, p.131.14 S. Freud, Osserva-zioni psicoanalitichesu un caso di De-menza paranoide(Caso clinico del Pre-sidente Schreber),Opere, vol. 6, Borin-ghieri, Torino, 1989.15 D.P. Schreber, Me-morie di un malato dinervi, Adelphi, Milano,1974.

Antonino Zaffiro

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

28

Page 29: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

rito che sta distrattamente guardando daqualche parte?

Qui però c’è un altro problema: unadonna sicura di essere donna è buona soloper l’ospedale psichiatrico. La donna che èuna donna non sa di esserlo: una bella iste-rica, ad esempio, considera che non è lei lavera donna ma un’altra. Questo è l’aspettocorrelativo di quello che dicevo rispetto almaschio con il fallo.

Vi lascio da parte la battaglia che Lacandefinisce cruenta tra la Scuola di Vienna e laScuola di Londra: se il maschio ha il fallo ladonna avrebbe qualcos’altro? Lacan risolvela questione facendo capire che maschio efemmina stanno entrambi sotto il fallo percome lo intendeva Freud e cioè stanno en-trambi sotto la parola. Tutti e due parlano e,rispetto all’organo, stanno in un modo di-verso.

Questo capitolo è enorme e porterebbelontano. Do soltanto la conclusione: il godi-mento fallico, che coincide con il godimentodell’inconscio, non è l’unico godimento pos-sibile. Se l’inconscio che parla, parlandogode, se cioè quando un analizzante va aparlare a un analista in realtà non fa altroche godere, dall’altra parte c’è qualcosa cherimane silenzioso, che è dell’ordine di unaltro tipo di godimento e che Lacan chia-merà godimento femminile. Non è riservatoalle donne, tant’è vero che quando lui fa unesempio di godimento femminile, oltre aSanta Teresa d’Avila mette San Giovannidella Croce e mette addirittura se stesso, isuoi Scritti.

Bene, vi ho dato una specie di carrellatasugli Scritti e sui Seminari di questo stranis-simo personaggio che ho avuto il piacere el’onore di incontrare. C’è stato una volta ungiornalista, Doriano Fasoli, che mi ha chie-sto di parlare un po’ del mio rapporto conLacan. Ne è scaturito un testo che lui ha vo-luto intitolare con una frase di Lacan: Io, laverità, parlo17. Non vuol dire che Lacan siprendesse per la verità ma che ognuno,quando parla, parla come essendo dallaprospettiva della verità. Anche se uno di-cesse Io mento, ebbene, deve però partiredal presupposto di essere nel posto dellaverità. Se avete qualcosa da dirmi conti-nuerò volentieri con voi.

Intervento dalla sala“Il complesso di Edipo. È interessante il

discorso dell’oggetto del desiderio: lamamma, il papà, il bambino e l’oggetto deldesiderio. Questo oggetto del desiderioquindi non può mai coincidere né conl’uomo né col bambino per la donna?”.

Antonio Di CiacciaQuando coincide ci sono degli effetti:

quando il bambino si identifica con l’oggetto

16 Cfr. Platone, Simpo-sio (a cura di G. Colli),Adelphi, Milano, 1979,p. 97.17 D. Fasoli, A. Di Ciac-cia – Io, la verità, parlo– Alpes – Roma –2013.

Il Seminario VIII. ll transfert è nella primametà un commento al Simposio di Platone.C’è una frase straordinaria che Socrate,considerato da Lacan il primo analista, dicead Alcibiade: Tu credi che quello che io con-tenga – gli αγàλματα – tu potresti averli tra-mite me. Ebbene, sappi che io non sononulla16. Vale quello che dicevo prima ed èimportante che gli analisti se lo ricordino.

Il Seminario X. L’angoscia è un testo dif-ficile. Lacan dice che i sentimenti mentono –in francese le senti ment, il sentito mente –tutti, tranne uno: l’angoscia. Questo dovetericordarlo voi quando ce l’avete e deve ri-cordarlo l’analista quando vi riceve.

Il Seminario XI è il seminario di rotturacon l’Internazionale freudiana. Lacan in-stalla allora la sua Scuola. Da quel mo-mento non avrà più come interlocutoreprincipale Freud ma se stesso che avevacommentato Freud. Rimetterà cioè in que-stione tutta la sua lettura.

Se gli altri interlocutori, oltre i soliti, eranostati fino a quel momento piuttosto i filosofie i teologi – solo Sant’Agostino è citato ses-santadue volte – ora è ai matematici e ai to-pologi che Lacan si rivolge. Devo dire cheper qualcuno la faccenda è più complicataperché si tratta di personaggi del calibro diGödel, Fibonacci.

Si arriva al Seminario XVII, il testo piùpolitico che Lacan abbia scritto. Si occupadi cosa la psicoanalisi potrebbe fare nelmondo e viene – fate caso – subito dopo ilmaggio del 1968.

Il Seminario XVIII è complicato, con moltiriferimenti alla lingua cinese. In questo Se-minario viene definito in modo chiaro checosa fa ostacolo tra l’uomo e la donna. Tuttosommato è il tema di ricerca di tutta la psi-coanalisi: se c’è un problema negli esseriumani, che Freud aveva individuato comesessualità, perché negli animali non c’è? Èperché l’uomo parla? Insomma, che cosa faconcretamente ostacolo nel rapportouomo/donna?

Nel Seminario XX Lacan arriva a una so-luzione rispetto a questo problema. Para-dossalmente, nell’esercizio che la donnarichiede al maschio, il fallo è ciò che fa osta-colo tra i sessi, e la cosa è per lo meno buffaperché il fallo è proprio quello che dovrebbeservire per unire. Bene, come si declinanol’uomo e la donna rispetto al fallo?

La clinica insegna che la preoccupazioneprincipale del maschio in rapporto a unadonna non è il rapporto con essa ma il rap-porto con il proprio corpo, col proprio sesso,che non va da sé. Il maschio è sempre in-gombrato da questa faccenda. La donna in-vece, dal canto suo, si aspetta di esserericonosciuta come donna: Perché guardiquella donna lì? Io non ho tutto? Non è forsela domanda che viene spesso rivolta al ma-

Antonino Zaffiro

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

29

Page 30: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

30

del desiderio della madre si va verso l’omo-sessualità, quando invece questo oggetto simette sui bordi del rapporto con la madre siva verso quello che noi chiamiamo fetici-smo. Il lavoro del padre è quello di tenere di-stinti la madre, l’oggetto del desiderio dellamadre e il bambino, ed è un lavoro chemolte volte può essere fatto da qualcunaltro: nonna, suocera, prete, professore,amante. L’importante è che ci sia qualcunoche tenga questa posizione.

Intervento dalla sala“In un recente articolo di giornale si so-

steneva che da Freud in poi la figura delpadre è stata progressivamente sminuitacon delle conseguenze sulla società stessa.Vorrei il Suo parere in proposito”.

Antonio Di CiacciaIl padre

La diminuzione della posizione paternainizia molto prima, nasce con quel taglio epi-stemologico che Koyré fa coincidere con iltempo di Galileo.

Prendiamo la cosa su diversi aspetti.Primo, nasce una scienza collegata con lamatematica, cioè non c’è più bisogno chevoi facciate ogni volta cadere la mela per sa-pere che c’è gravità. Anche se non è diNewton, da quel momento in poi la gravità èuna formula. Apro una parentesi: capite per-ché Lacan cerchi il mathema nella psicoa-nalisi, cioè cerchi di fissare qualcosa delfunzionamento dell’inconscio.

Secondo, finisce la Scholastica, cioè fi-nisce la filosofia che fa riferimento all’unicoSoggetto che è Dio – esista, non esista, esi-ste se uno lo pensa, le prove ontologiche, leprove di Sant’Anselmo, le prove di Cartesio,le vie delle prove di San Tommaso d’Aquinoche, intelligentemente, non dice che sonoprove ma vie. In quel momento nasce l’io,cioè c’è qualcuno che comincia a dire: Cisono.

Che cos’è questa faccenda dell’io? Tuttiprima vivevano benissimo e l’io come sog-getto, cioè come padrone di qualcosa era ri-ferito o a Dio o al Principe. Ora invece, a uncerto momento storico che è quello della ri-voluzione detta copernicana ma che è diGalileo, cambia la scienza e cambia la posi-zione soggettiva. È in quel momento chenasce l’ateismo come lo concepiamoadesso e cioè come un punto interrogativoposto sull’esistenza di Dio. Prima non c’erapossibilità logica di ateismo.

È il momento storico che coincide conciò che Lacan chiamerà evaporazione delpadre, con un’espressione che – mi per-metto di dirlo – ha usato una sola volta18.

Andando avanti nel tempo, la questionedel padre diminuito è già presente negliscrittori del Settecento e dell’Ottocento,

prendete ad esempio I fratelli Karamazov19.Del resto, poi, si vede chiaramente come ilpadre del piccolo Hans sia già un omino in-capace di tenere a bada la moglie.

Che cosa sta diventando il padre nelmondo del capitalismo? Sta diventando unpover’uomo che va a lavorare, porta i soldia casa, fa la spesa e più sta zitto e meglio è.Un uomo cioè che vale poco sia per i figliche per la moglie. Del resto la moglie è in-soddisfatta perché lui non è all’altezza di ri-conoscerla come donna. C’è tutto un giro diinsoddisfazione.

Il mitoFreud ha inventato a un certo punto il

mito del padre di Totem e Tabù che ha tuttele donne. Lacan lo chiama il grande oran-gutan ma dice anche che, come mito, è ne-cessario alla società per mettere in logicaqualcosa. Però questo padre di Totem eTabù, che Freud credeva esistito per dav-vero, non è mai esistito.

Prendiamo la Bibbia: la problematicadelle donne era dell’ordine del potere, nondel sesso: la donna diventava madre perpoter piazzare il proprio figlio nella posizionedi potere. Questo significava predominio sulmaschio affinché diventasse padre del figlioche sarebbe poi diventato Re. Ecco allora ilSanto Re Davide fare un figlio, il futuro ReSalomone, con Betsabea, moglie di un altroche lui farà uccidere.

Forse il padre romano aveva autorità?Se prendeva un bambino sulle ginocchiaquello era figlio suo e poco importava senon l’aveva fatto lui ma un servo.

Tutto questo sparisce in occidente nelSettecento. La posizione del maschio è di-minuita in tutte le società occidentali e non acaso si parla di lingua materna. Non sap-piamo bene come siano andate le cose inoriente ma se ci si documenta si può sco-prire come non ci sia tanta differenza, tuttosommato sono le madri che hanno il potere.

La questione dell’ateismo è correlativaalla posizione nuova dell’essere umano conla scoperta dell’io e viene prima della sco-perta dell’inconscio e cioè del tu, che ti crediio, non sei padrone in casa tua. Anche comeio c’è qualcosa che ti governa. Prima si pen-sava che fosse Dio e invece non lo era peròti governa lo stesso. È quello che noi chia-miamo inconscio.

SegregazioniRiprendo il testo che Lacan mi diede e

che ho pubblicato sul numero 33 de La Psi-coanalisi: “Io credo che nella nostra epoca latraccia, la cicatrice dell’evaporazione delpadre è quello che potremmo mettere sottola rubrica e il titolo generale della segrega-zione […] una segregazione ramificata, rin-forzata, che fa intersezioni a tutti i livelli e

18 Cfr. Lacan J., Notasul padre e l’universa-lismo, La Psicoanalisi,n. 33, Astrolabio,Roma, 2003, p. 9.19 I fratelli Karamazovè l’ultimo romanzo diF. Dostoevskij, pubbli-cato nel novembre del1880.

Antonino Zaffiro

Page 31: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

31

Antonino Zaffiro

sintomo si ripete. Se non si ripete non è unsintomo.

Intervento della sala“Il problema non può essere che questa

logica la interpreti soltanto l’analista? È aquesto punto che mi chiedo se l’analista nonrischi di essere arbitrario, senza un vincoloche sia sociale. Mi preoccupa cioè il fattoche proponga la sua lettura come lettura diuna logica che però gli altri non vedono”.

Antonio Di CiacciaNon è così: mettiamo che per esempio

un uomo vada a letto con una donna e – di-ciamo – non funzioni. Dirà: “Può capitare”.Succede ancora: “Può capitare”. La terzavolta non capita ma è con una donna chenon ama. Poi ricapita con una che ama e quisi rende conto che invece con quelle chenon ama funziona benissimo, allora si poneil problema, si chiede cosa stia succedendo.Questa è già un’interpretazione ma non ladà l’analista, la dà il soggetto.

Notate bene che se non c’è una ripeti-zione l’analista lo rinvia, perché per esseresicuro che siamo sulla logica dell’inconscioci deve essere ripetizione. L’interpretazionedi questo però la deve dare il paziente. Èchiaro che l’analista gli darà, quando può,degli spunti. Non sempre può. A volte per-ché non capisce niente, a volte perché puravendo capito è bene che non riveli il fanta-sma che era sotto traccia.

È chiaro che per poter far questo noiprendiamo l’inconscio come materiale di ve-rità, pur sapendo bene che l’inconscio samentire. Freud se ne rese conto con il casode la giovane omosessuale quando questagli presentò un sogno che corrispondevaperfettamente a quello che lui avrebbe vo-luto.

che non fa che moltiplicare le barriere”. Nonè molto ottimista.

Lacan descrive tre tipi di segregazione:quella simbolica, di cui dicevamo prima, cioèche ci sia una funzione paterna che tengaseparato il godimento della madre dal godi-mento del figlio, che faccia in modo che l’og-getto del desiderio della madre non coincidacon il figlio. Si tratta di una segregazione.

Poi c’è una segregazione immaginariache ora lascio da parte. La terza è quandoquello che Lacan chiama Nome del Padre ofunzione paterna non è riuscita a separarele cose come si deve. Anche nella società,la funzione dell’autorità per Lacan è quella disaper dare e mantenere a ognuno il suoposto.

Quando questo nel simbolico non c’è, ri-torna sotto forma di quello che lui, ripren-dendo Freud, chiamerà reale e lasegregazione diventa allora Auschwitz. Algiorno d’oggi è una segregazione che pos-siamo vedere a tanti livelli, apriamo gli occhi,basta guardare in Africa.

Intervento dalla sala“Se convertiamo la proposizione l’incon-

scio è strutturato come un linguaggio, chesuccede? Un linguaggio qualunque cioè èun inconscio? Ha un inconscio? Non c’è il ri-schio che la posizione di Lacan sia arbitra-ria? Che si dimentichi dei vincoli che unlinguaggio ha comunque con l’esperienza?”.

Antonio Di CiacciaPrendiamola in questi termini: l’inconscio

è strutturato come un linguaggio secondode Saussure, non come un linguaggio se-condo Chomsky, sono due cose diverse.

A, B, C, D, E, F, G, H, ecc.: ogni ele-mento è – de Saussure dice – discreto cioèseparato dall’altro ma in relazione con esso,si combina, si muove in rapporto con que-sto. Il primo esempio che Lacan dà di lin-guaggio non è verbale: la mamma guarda ilbambino, sorride e il bambino sorride allamadre. Oppure ancora: Lei vede qualcosache si muove e lampeggia nel cielo. Se nonè discreto a un certo punto dirà: Ma no, è unaereo. Se invece arriva a pensare che è unacomunicazione ecco allora che lo conside-rerà dell’ordine del linguaggio. Questi sonoelementi discreti, tutto quello che secondode Saussure fa segno.

Al tempo d’oggi preferisco non utilizzarela formula strutturato come un linguaggioma dire invece strutturato come una logica.Lo capiamo meglio. L’inconscio cioè non èirrazionale, non corrisponde sempre alla lo-gica di Aristotele, però ha una logica e l’ana-lista si muove attraverso di essa,reperendola nella catena delle varie forma-zioni dell’inconscio: lapsus, atti mancati,ecc. L’elemento inconscio inoltre si ripete, il

Page 32: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

32

In tutto questo è come se l’inconsciochiacchierasse con l’analista ed è questoche indica il sottofondo de l’inconscio strut-turato come un linguaggio. Il che è diversodal dire che è strutturato come un altro tipodi logica: l’astrologia, ad esempio, è una lo-gica ma non corrisponde a quella dell’in-conscio; la cartomanzia pure è una logica,come se quelle carte potessero dall’esternodire al soggetto la sua verità. La questionedell’analisi è: tu hai la tua verità che non rie-sci a vedere. Se riesci a parlarne riusciraiprima o poi a vederla e a capirla.

Intervento dalla sala“Tenendo conto degli Scritti di Lacan,

specialmente quelli del periodo tardivo, sipuò dire a rigore che esista la malattia manon la follia?”.

Antonio Di CiacciaAlla fine della sua vita Lacan arriva sem-

mai alla posizione rovesciata: non c’è nes-suno al mondo che veda la realtà comeeffettivamente è, ognuno – potremmo dire –la vede con quegli occhiali che noi analistichiamiamo fantasma. Nessuno la vede inquanto tale ma ognuno la vede in un mododeformato dai suoi propri occhiali e questisono già un effetto dell’inconscio.

Porto un esempio: una donna sposatacon un signore da diciassette anni. Questosignore le manda una lettera con scritto:Non ti amo più e se ne va. Lei arriva di-cendo: “Io ho avuto per diciassette anni que-st’uomo a lato. Chi ho avuto?”. Non è

l’innamoramento di un diciottenne, c’è unacostruzione, dei figli, è di quell’ordine: noivediamo la realtà in un modo deformatodalle lenti del fantasma.

A volte queste lenti ci permettono anchedi vedere delle cose belle dove non ci sono:prendete quelle coppie di cui uno si chiedecome possano mai reggere e che invecetengono benissimo proprio perché probabil-mente gli occhiali permettono quel minimodi deformazione. Al limite quindi quello cheLacan dice è che siamo tutti deliranti.

Freud pensava che soltanto i filosofi lofossero ma Freud non era tenero con i filo-sofi. Lacan pensa, alla fine della vita, che lanormalità consista nel saper delirare con unrisultato positivo per la propria vita e so-pravvivenza e nel saper in un certo qualmodo articolare questo con gli altri, con il so-ciale, senza però che questo sia predomi-nante, cosa che invece vorrebberocognitivisti e comportamentisti.

Puntare sul proprio desiderio è sempreuna follia, non a caso Lacan prende comeesempio l’attraversamento del Rubicone diCesare. Non ha attraversato come un ne-vrotico ossessivo, tentennando. Ha attra-versato. Ha impiegato tre mesi per decidere,il che vuol dire si è consultato con qualcuno.Poi però ha attraversato e sapeva cosa fa-ceva: diventare traditore della Repubblica.Sapeva che per questo avrebbe potuto es-sere ucciso. Questo è l’esempio di un desi-derio deciso: prendere il proprio desiderio eportarlo fino in fondo. Cesare è un bel-l’esempio, no?

Antonino Zaffiro

Page 33: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

33

perseguiti in queste ricerche. Gli uominisono i ‘ricercatori’ che, come risultato di certiinteressi, vanno ad indagare i materiali invista di particolari obiettivi.”4

Questo implica che la relazione conosci-tiva non è più bipolare e rappresentazionale- il soggetto conoscente che rispecchia l’og-getto conosciuto - ma è articolata su tre ter-mini in interazione dinamica tra loro:ricercatore, materiali, obiettivi. Con questocambia anche la qualità e l’intenzionalitàdella ricerca. Da descrittiva e contemplativaessa diventa operativa e trasformativa, inquanto il ricercatore, muovendosi per risol-vere una situazione problematica, intervienemanipolandola sperimentalmente per con-seguire l’obiettivo di ricostruirla in un nuovoordine.

Ma qual era lo schema tolemaico dellaconoscenza che Dewey attribuiva ancora aKant? Era quello che, nella relazione sog-getto-oggetto o interno-esterno, assegnavaun primato assoluto alla realtà presunta og-gettiva, lasciando al soggetto conoscente laposizione di specchio, più o meno consape-vole, più o meno deformante.

La metafora platonica della caverna puòemblematicamente condensare il senso e leimplicazioni che lo schema gnoseologico to-lemaico contiene. In questa prospettiva laverità è luce proveniente da una fonteesterna che abbaglia mentre i processi diacquisizione della conoscenza non sonoaltro che lavoro di trasformazione perso-nale, cura di sé5 orientata a rendere semprepiù piena l’accoglienza della verità. Si puòutilmente notare che, rispetto al discorsoastronomico, le posizioni sembrano inver-tite. Copernico ha tolto la Terra-soggetto-in-terno dal centro dell’universo e ha collocatoil Sole-oggetto-esterno al suo posto.

Così facendo, ha aperto la strada del de-centramento della visione astronomica,verso uno sguardo che sembra essere tipi-camente quello della scienza, sempre menoantropomorfico e sempre meno soggetto-centrico.

La rivoluzione copernicana annunciatada Kant procede secondo uno schema esat-tamente opposto: pone il soggetto-interno alcentro dell’universo gnoseologico, in primopiano rispetto a un mondo esterno chetende a sfocare come sfondo. Qui, è chiaro,che copernicano è usato da Kant in sensolato e generico per sottolineare la radicalità

1 Antonio Cosentino,docente di Filosofianei licei, si è occu-pato, in qualità disupervisore di tiroci-nio presso la SSISdell'Università dellaCalabria, come pro-fessore a contrattonello stesso Ateneoe come docente neicorsi di TFA pressol'Università di Napoli"Federico II", di for-mazione dei docentie di didattica. La suaricerca si è focaliz-zata, recentemente,sull'epistemologiadella pratica profes-sionale e sui temidella "pratica filoso-fica di comunità".

2 Kant E., Critica dellaragion pura, (trad. it. diG. Gentile e G. Lom-bardo-Radice), La-terza, Bari 1975.3 Dewey J., La ricercadella certezza, LaNuova Italia, Firenze1966.4 Boisvert R. D., JohnDewey. Rethinking ourtime, State Universityof New York, NY 1998,p. 36.5 Sulla filosofia pre-car-tesiana come eserciziospirituale e cura di sé ècresciuta un’ampia let-teratura nel corso degliultimi decenni stretta-mente connessa con losviluppo delle cosid-dette “pratiche filosofi-che”. Cfr. Foucault M.,L’ermeneutica del sog-getto, Feltrinelli, Milano2003; Hadot P., Esercizi spirituali efilosofia antica,Einaudi, Torino 1998.

PremessaIl punto di partenza della mia indagine

sarà una notazione che riguarda la teoriadella conoscenza. Nella storia della gno-seologia, diversamente da quanto è avve-nuto nella storia dell’astronomia, lerivoluzioni copernicane proclamate sono al-meno due. Nel 1787 Kant annunciò la pro-pria nella Prefazione alla seconda edizionedella Critica della ragion pura2, ma circa unsecolo e mezzo più tardi John Dewey ri-tenne di attribuire a se stesso il merito dellavera rivoluzione nel modo di intendere e in-terpretare i processi della conoscenzaumana, assumendo un atteggiamento espli-citamente critico nei confronti di Kant e bol-lando il suo schema gnoseologico comeancora tolemaico.

Per portare a termine la sua rivoluzionecopernicana, Dewey prende a modellol’evoluzione delle scienze della natura. Illoro assetto epistemologico moderno vienericondotto, così, ad una svolta radicale chestoricamente è avvenuta allorché l’intelli-genza ha rimpiazzato la ragione classica.

Si è trattato, per Dewey, di una svoltaepocale che aspetta di essere estesa a tuttii campi della vita associata. Per dare la mi-sura della rilevanza strategica attribuita aquesta svolta nella storia della conoscenzaumana non c’è nulla di meglio che le parolestesse di Dewey quando scrive, a chiusuradella sua opera La ricerca della certezza(1929): “Dal conoscere inteso come con-templazione dall’esterno, al conoscere in-teso come partecipazione attiva al grandramma di un mondo in eterno divenire:ecco il trapasso storico che abbiamo de-scritto in queste pagine”3.

La mossa deweyana è, in realtà, un veroe proprio salto di paradigma. Infatti, mentreKant si era impegnato a scambiare i posi-zionamenti epistemologici di soggetto cono-scente e oggetto conosciuto lasciandoinalterato lo schema dualistico complessivo,ora è questo schema che salta. Non si trattadi un nuovo gioco sulla stessa scacchieradella dialettica centro-periferia, ma della de-finitiva dissoluzione di un centro assoluto.Come nota molto a proposito Raymond Boi-svert, “Dewey, molto tempo prima che i filo-sofi francesi rendessero popolare il temadella morte del ‘soggetto’, ha identificatocome soggetto non il sé pensante ma le vi-cende del mondo, che sono materiali da in-dagare. Gli ‘oggetti’ sono gli obiettivi

Un salto di paradigma per l’educazione futuradi Antonio Cosentino1

Page 34: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

34

del suo spostamento di prospettiva, ma è in-teressante la critica deweyana che, nelprendere forse troppo alla lettera il confrontocon l’astronomia, approda a una revisionedell’intero schema interpretativo. La partitache si gioca non è più sullo scambio di po-sizionamento tra soggetto e oggetto, masulla complessiva ricostruzione del campodi gioco con conseguenze non di poco contosu tutte le configurazioni, comprese le iden-tità stesse di soggetto e oggetto, nonchédella relazione interno-esterno.

Il grado di rilevanza che una riflessionesulle rivoluzioni della gnoseologia ha perl’educazione è misurabile a partire da do-mande che stanno indubbiamente ancorapiù a monte, come le seguenti: Che pesoassegniamo allo sviluppo e alla cura dei pro-cessi di acquisizione della conoscenza ineducazione? E, soprattutto, che cosa signi-fica conoscenza dal punto di vista educa-tivo? È abbastanza evidente che nella sferacomplessa dell’educazione i fattori in giocosono molteplici (etici, politici, emozionali, so-ciale, ecc.), ma vorrei sostenere che quellodella conoscenza e dei modi in cui viene tra-smessa, acquisita e concepita resta un fat-tore di importanza primaria, tale da averequalche titolo per essere rappresentatocome una meta-funzione educativa.

Ritengo che anche gli atteggiamenti mo-rali e le buone maniere, le visioni politiche,gli orientamenti estetici e i modi delle rela-zioni sociali non possono non essere ap-presi e, pertanto, richiedono attenzione eimpegno didattico da parte degli educatori.Se questa tesi è sostenibile, allora il pro-blema è capire le forme, i canali, i contesti,i linguaggi che sottendono e vincolano i pro-cessi di apprendimento. È necessario aprireuna riflessione a tutto campo che metta ingioco l’educazione formale esponendola adun confronto aperto con l’educazione infor-male, che, inoltre, ripensi i tradizionali dua-lismi tra conoscenza e azione, tra teoria epratica; che non trascuri di soppesare conattenzione le variabili di contesto e i curri-cula impliciti. Serve, in altre parole, unosguardo di tipo epistemologico e, in questaprospettiva, il costruttivismo mi sembra unparadigma piuttosto promettente e, comun-que, meritevole di attenzione e di approfon-dimento.

1. Costruttivismo filosoficoVorrei risparmiarmi di fare riferimento al

costruttivismo in quanto fenomeno culturalealla moda; quasi una “battaglia culturale”6

esplosa negli ultimi decenni del ‘900, so-prattutto negli Stati Uniti. Vorrei, piuttosto,usare il termine “costruttivismo” per indicarecomplessivamente un posizionamento filo-sofico che affonda le sue radici, innanzitutto,in quella svolta profonda che si verificò

lungo il cammino della filosofia occidentaleallorché Descartes pose, per primo, la do-manda che faceva dello schema della co-noscenza come specchio della natura7 unproblema aperto. Il suo dubbio – come sap-piamo – era così radicale che, negli esitidella sua riflessione, solo ricorrendo a un in-tervento di Dio il soggetto poteva recuperareil suo equilibrio come affidabile testimonedella realtà esterna. Così fu anche per Ber-keley, il quale, a fronte delle conseguenzedel suo esse est percipi invocava la perce-zione divina come garante dell’esistenza delmondo.

In ogni caso, la fiducia ingenua della cor-rispondenza tra conoscenza e realtà eraormai minata e bisognava soltanto cercaredi recuperarla sulla base di argomentazionie costrutti epistemologici. Merita particolareattenzione, a questo proposito, il pensiero diGianbattista Vico, profondamente avversoal razionalismo cartesiano, il quale, rima-nendo ancorato a un orizzonte teologico, simuove a partire da una netta distinzione trasapere umano e sapere divino, e approdaad una rappresentazione della conoscenzaumana come vera e propria costruzione. Ènello scritto De antiquissima che questopensatore fissa i capisaldi di una epistemo-logia che lo guiderà lungo tutto il corso dellasua attività filosofica. Qui egli contrapponealla ragione cartesiana l’ingegno, come fa-coltà di scoprire il nuovo. Nei limiti del domi-nio conoscitivo dell’ingegno umano,secondo Vico, conoscere equivale a fare.Pertanto, la conoscenza umana, dal cui rag-gio sono escluse la natura e l’essenzaumana, è un facere, un processo di costru-zione che coincide con la consapevolezzache l’uomo ne ha. Per quanto riguarda inparticolare la matematica, Vico è esplicitonel dichiarare che la mente umana, percompensare i propri limiti nella conoscenzaautentica della natura delle cose, immaginadue elementi astratti e fittizi, il punto e l’uno,a partire dai quali “si crea [...] un mondo diforme e di numeri, che abbraccerebbe den-tro di sé l’universo. E allungando, accor-ciando, componendo le linee, sommando,diminuendo o computando i numeri, compieinfinite operazioni”8.

Con ciò il carattere operativo della mentee l’autonomia del processo di conoscenzarispetto ad una realtà a cui rapportarsi vieneaffermata senza esitazioni. Se per un versoVico è riconosciuto come antesignano delcostruttivismo9, dall’altro, dal punto di vistadell’Autore, questi risultati sono presentaticome limite piuttosto che come possibilità,un limite dovuto alla finitezza umana e allasua incommensurabilità con la sapienza di-vina.

6 Hacking I., The socialconstruction of what?,Harvard UniversityPress, Cambridge(MA), 1999, p. VII.7 Rorty R., La filosofia elo specchio della na-tura, Bompiani, Milano1986.8 Vico G. (1710), Deantiquissima Italicorumsapientia ex linguae la-tinae originibuseruenda, in Opere Filo-sofiche, (a c. di Cristo-folini P.), Sansoni,Firenze 1971, p. 66.9 Cfr. Von GlasersfeldE., Il costruttivismo ra-dicale. Una via per co-noscere ed apprendere,Società StampaSportiva, Roma 1998.

Antonio Cosentino

Page 35: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

35

Antonio Cosentino

La filosofia trascendentale di Kant fu laprima risposta che, senza riferimenti a Dio,tentava di ricostruire la relazione di corri-spondenza tra soggetto e oggetto. Per farquesto Kant rovesciava il rapporto tradizio-nale a favore del soggetto e pagava ilprezzo di una perdita irrimediabile della re-altà oggettiva, decaduta, dal punto di vistaconoscitivo, al rango di noumeno, realtà so-stenibile solo in quanto situata al di là dei li-miti dell’esperienza possibile.

Sebbene l’arcipelago del costruttivismoattuale10 appaia ampio e diversificato, mipare che tra gli assunti di base del suo pro-gramma spiccano sia la vichiana coinci-denza tra conoscere e fare, sial’indebolimento kantiano dell’ontologia a fa-vore dell’epistemologia e la tesi di fondo chequesti due pensatori sostengono rispettoalla conoscenza umana, ossia che essa nonè lo specchio fedele di una presunta realtàoggettiva esterna.

Se ammettiamo che il nostro conoscere,sia a livello percettivo che a livello logico,non è una mera funzione degli stimoliesterni; se riconosciamo che il rapporto colmondo là fuori non può mai essere imme-diato; se siamo disposti ad accettare chesiamo necessariamente vincolati alla speci-ficità dei nostri apparati conoscitivi, allora ilmondo non è quello che è, ma quello chenoi costruiamo. La molteplicità dei mondi inmezzo ai quali ci muoviamo è il risultatodella nostra attività simbolica che si esplicacon una serie di mosse efficaci, operazioniche sono con ogni evidenza di natura co-struttiva e che, con altrettanta evidenza, nonvengono fornite dal mondo, né apparten-gono ad esso, ma risiedono nel soggetto.Nelson Goodman ha elencato alcune diqueste operazioni identificandole come

a) Composizione e scomposizione, b) Attri-buzione di peso e importanza, c) Ordina-mento, d) Eliminazione e integrazione, e)Deformazione11.

Mentre ha sostenuto con decisione l’epi-stemologia costruttivista, questo autore haanche messo in guardia rispetto ai rischi direlativismo in cui una tale visione della co-noscenza incorre. Se la realtà esterna cessadi rappresentare il canone, viene meno lostesso criterio di verità e sarà persa la pos-sibilità di comparare e valutare le diverse co-struzioni. In effetti Goodman rimpiazza ilcriterio di verità con altri parametri come lacoerenza interna di un sistema di cono-scenza, o la rilevanza e la correttezza. Pos-sono questi criteri salvare il costruttivismodal rischio relativistico? La risposta di Go-odman consiste, complessivamente, in unappello al contesto, al generale orizzontestorico-culturale e ai parametri di rilevanzache esso secerne. Egli sostiene, a propositoche “La correttezza di categorizzazione [...]è piuttosto una questione di aderenza conla pratica; ché senza l’organizzazione, la se-lezione di generi rilevanti, effettuata da unatradizione che si evolve, non vi è nessunacorrettezza o scorrettezza di categorizza-zione, nessuna validità o invalidità, di infe-renza induttiva, nessuna esemplificazionefedele o infedele”12.

Ciò significa, in questa prospettiva, chela costruzione di mondi ubbidisce a vincolidi natura socio-culturale, ancor più sottoli-neati dal riferimento alla tradizione che sievolve che è chiamata ad esercitare la fun-zione di rasoio nella selezione dei generisulla base della loro rilevanza.

L’attività costruttiva è, essenzialmente,costruzione di classi. È quanto ribadisce IanHacking come risposta alla domanda La co-struzione sociale di cosa? 13.

L’Autore concentra la sua attenzionesulle classi costruite dalle scienze umaneche si distinguono per essere classi interat-tive.

L’interattività degli oggetti delle scienzeumane e sociali determina, per esse, ancheuna specifica modalità di costruzione dellaconoscenza che è basata sugli effetti prag-matici che la conoscenza produce nel mo-mento in cui la classificazione di unapersona, di un comportamento, di una si-tuazione agisce in modo tale da indurredelle reazioni trasformative che investono,circolarmente, gli stati di conoscenza ed isuoi contenuti e comportano talvolta la mu-tazione di intere categorie interpretative e diorizzonti di senso che non risparmiano ne-anche il passato e la memoria; al punto che- afferma Hacking - ogni generazione scrivela storia daccapo 14. In ultima analisi, unaclasse interattiva, come una potente

10 Per una mappa deiprincipali orientamentidel costruttivismo, siveda Cosentino A.,Costruttivismo eformazione, Liguori,Napoli 2002.11 Goodman N., Vederee costruire il mondo,Laterza, Bari 1988.12 Ivi, p. 161.13 Hacking I.,The social constructionof what?, cit., p. 1999. 14 Ivi, p. 155.

Page 36: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

36

metafora che sa nascondere la sua vera na-tura, acquista grande influenza sul pianopragmatico per cui, come afferma l’Autore,“Quali etichette vengono attaccate dipendemolto meno dal loro valore intrinseco chedall’intreccio delle fazioni interessate ad at-taccare queste etichette”15.

2. Educazione come costruzione disenso.

Come ho sostenuto all’inizio, l’educa-zione è, in primo luogo, una questione di co-noscenza. Parafrasando il titolo del libro diHacking, vorrei chiedere: Conoscenza diche?. Se guardiamo alla nostra tradizionescolastica, la risposta più banale è cono-scenza dei contenuti di un curriculum, ilquale è composto di pezzi che corrispon-dono, in linea di massima, a particolari areedi saperi codificati (storia, letteratura, geo-grafia, matematica, ecc.). Le cosiddette«materie» altro non sono che una silloge diclassi blindate presentate come presuntespiegazioni e come fedeli rispecchiamentidella realtà.

A cavallo tra gli anni ‘60 e ’70 la critica aisistemi scolastici tradizionali ha avuto moltevoci, a volte profondamente diverse per pro-venienza e posizione culturale. Queste vocicritiche hanno condiviso, tuttavia, la sfiducianell’educazione formale in nome del valoreinsostituibile delle pratiche educative conte-stualizzate16. L’apprendimento vale se è si-gnificativo 17 per il soggetto che apprende enon per il sistema che lo decide e lo impone;se è un apprendimento che risolve dei pro-blemi reali, qui ed ora; se ha una valenzatrasformativa rispetto a una possibile libera-zione, al grado di consapevolezza conqui-stata, al livello di partecipazione alla vitapolitica e sociale del tempo.

A fronte delle sfide educative che ilmondo globalizzato ci propone, non pos-siamo restare ancorati ad una visione cheha le sue radici e le sue legittimazioni in isti-tuzioni e forme di organizzazione socialeche non appartengono più al nostro tempo,tanto meno ai paradigmi gnoseologici delrealismo metafisico. Tutti i sistemi scolasticisono stati edificati, nello spirito e nel tempodella modernità, come sotto-sistemi deglistati nazionali. Oggi vediamo con sempremaggiore chiarezza quanto si vada indebo-lendo o, comunque, trasformando la strut-tura dello stato nazionale a fronte dellespinte verso la globalizzazione, da unaparte, e alle pressioni del localismo, dall’al-tra18. Queste sfide ruotano essenzialmenteintorno a categorie come differenza, co-smopolitismo, pluralismo, democrazia. Nellaprospettiva di un’educazione che tenda aconsiderare come suo target l’umanità, nellasua unità plurale, non è sufficiente ampliare

e integrare i vecchi curricula con aggiunte diulteriori pezzi di sapere codificati.

È necessario un diverso paradigma pe-dagogico.

Il costruttivismo merita di essere messoalla prova come orientamento epistemolo-gico da cui trarre alcuni significativi elementidi svolta, soprattutto nel momento in cui sueformulazioni più recenti (a partire dagli anni’80 del secolo scorso) si lasciano alle spallecriticamente gli approcci del primo costrutti-vismo di matrice prevalentemente cognitivi-sta (Piaget, von Glasensfield, von Foerster,Maturana e Varela, ecc.) e si muovonoorientate da una decisa svolta culturale 19.Particolare interesse suscita, dal mio puntodi vista, il programma del Costruttivismo in-terattivo di Colonia sia per il suo forte impe-gno verso i temi dell’educazione, sia perl’attenzione che autori come Stefan Neubertrivolgono al pragmatismo di Dewey, alla lucedelle chiare implicazioni costruttivistiche delsuo pensiero20.

Nell’ambito del Costruttivismo interattivo,Neubert ritiene che il pragmatismo di Deweyabbia i titoli per essere considerato un’ere-dità insostituibile per pensare e ripensarel’idea di democrazia, per le seguenti ragioni:“Dewey intende la democrazia come unostile di vita, ossia, come qualcosa che vienerealizzato in azione. Le istituzioni sono ne-cessarie, ma il cuore della democrazia è l’in-terazione, la transazione e lacomunicazione […] Dewey mette in strettarelazione la democrazia con la partecipa-zione e anche con la diversità nell’espe-rienza di vita dell’uomo […] Dewey connettei micro-cosmi delle interazioni umane facciaa faccia con i macro-cosmi delle istituzionisociali e politiche in un orizzonte sia localeche globale con la sua raffinata teoria delruolo di un pubblico democratico e della ne-cessità di una vitale società civile”21.

Non solo, ma Neubert a Dewey si rivolgeanche per ripensare e ri-articolare il con-cetto di osservatore del primo costruttivismoe per ricostruirlo alla luce di una visionemeno riduzionista, allargata anche ad ap-porti teorici provenienti da altre voci del di-battito più recente. Citando l’Autore: “Unateoria costruttivista dell’osservatore può ispi-rare una rilettura critica di classici del prag-matismo come Dewey e prendere in seriaconsiderazione sia la critica (post) modernaal naturalismo e al realismo sia gli approccipost-strutturalisti al discorso e al potere”22.

In questo senso, l’osservatore non è unospettatore esterno e tanto meno un testi-mone fedele dell’oggetto osservato, ma è,in ogni caso, un osservatore partecipante,potenzialmente consapevole, inoltre, di

15 Ivi, p. 153.16 Mi riferisco principal-mente a Ivan Illich, aPaulo Freire e a donMilani.17 Per un senso più tec-nico del termine signifi-cativo cfr. Ausubel D.P.et Alii, Educational Psi-chology: a cognitiveview, Holt, Rinehart &Winston, New York19681, 19782. 18 Sui temi delle pro-fonde metamorfosi delpotere nella post-mo-dernità cfr. MarramaoG., Contro il potere,Bompiani, Milano 2011.Si veda anche OhmaeK., La fine dello stato-nazione: l’emergeredelle economie regio-nali, Baldini & Castoldi,Milano 1996.19 Neubert S., Someperspectives of Interac-tive Constructivism onthe Theory of Educa-tion, p. 2. Il testo è pub-blicato on-lineall’indirizzo:http://www.konstruktivi-smus.uni-koeln.de/en-glish/index.html. Dellostesso autore si vedaanche Hickman L.A.-Neubert S.-Reich K. (acura di), John Deweybetween Pragmatismand Constructivism,Fordham UniversityPress, New York 2009.20 Esempio autorevoledi questo riconosci-mento verso Dewey èla posizione di Jim Gar-rison. Cfr. Garrison J.,An Alternative to VonGlasersfeld‘s Subjecti-vism in Science Educa-tion: Deweyan SocialConstructivism, in“Science & Education”6/1997, pp. 301-312;Id., Toward a pragmaticsocial constructivism, inLarochelle M.-BednarzN.-Garrison J., (a c. di),Constructivism andeducation, CambridgeUniversity Press, Cam-bridge (UK) 1998.21 Green J.-Neubert S.-Reich K. (a cura di),Pragmatism and Diver-sity. Dewey in the Con-text of Late TwentiethCentury Debates, Pal-grave Macmillan, NewYork 2012, p. 2.22 Neubert S., Pragma-tism and Constructivismin Contemporary Philo-sophical Discourse,p. 1. Il testo è pubbli-cato on line all’indirizzo:http://www.konstruktivi-smus.uni-koeln.de/en-glish/index.html.

Antonio Cosentino

Page 37: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

37

Antonio Cosentino

essere parte del campo di oggetti osservati.Questo comporta la significativa conse-guenza che l’attività conoscitiva, in quantovariabile dinamica e interattiva, viene as-sunta come fonte di inevitabili cambiamentidell’oggetto e come motore di un processocircolare e ricorsivo che sconvolge tutti glischemi epistemologici basati sulla dualitàsoggetto-oggetto23.

I più importanti contributi deweyani al co-struttivismo sono legati, nella prospettiva diNeubert, alla sua teoria dell’esperienza, allateoria dell’habit e alla teoria della comuni-cazione. La prima segna un punto di arrivofondamentale nel superamento del duali-smo tra conoscenza e azione. Il peso cheDewey assegna all’esperienza primariacome impasto olistico è il segno del suo ri-conoscimento dell’indeterminatezza, dellacontingenza, dell’incertezza dell’esistenzaumana, tanto che, scrive Neubert, “La pro-fonda comprensione del significato dellacontingenza da parte di Dewey è un trattoche lega la sua filosofia alla postmodernità.La sua importanza per il costruttivismo pog-gia, in parte, sul fatto che per Dewey è pro-prio la precarietà e l’incompletezza dei nostriconsolidati sistemi di credenze e di cono-scenza che costantemente ci sfidano anuove costruzioni sperimentali”24.

La teoria dell’habit mette in luce le stret-tissime relazioni che intercorrono tra le co-struzioni, le decostruzioni e le ricostruzioniche si susseguono all’interno delle pratichesocio-culturali. Un habit funziona come undispositivo strutturato e strutturante nella mi-sura in cui da una parte incorpora e solidi-fica tratti significativi della cultura diappartenenza, dall’altra, diversamente dallamera abitudine, lascia spazio ai processicreativi di revisione e di ricostruzione delleroutine quando le situazioni diventano inde-terminate o, meglio, tensionali25. La dewe-yana teoria della comunicazione, infine,sembra anticipare, a giudizio di Neubart, lasvolta linguistica della seconda metà del‘90026.

Tornando al nostro tema principale che èl’educazione, quali sono, allora le possibiliimplicazioni e direzioni che l’orizzonte epi-stemologico del costruttivismo può metterea disposizione?

In primo luogo si possono intravedere lelinee operative per una ricostruzione delloscenario educativo dove il centro non sia piùoccupato dalla figura dell’insegnante e dalladisciplina che rappresenta. Si tratterebbe diuna rivoluzione copernicana che avrebbeuna connotazione kantiana se la pretesafosse quella di collocare al centro lo stu-dente al posto dell’insegnante, la psicologia

dell’apprendimento al posto del potere delcurriculo. Un esperimento, questo, già ten-tato dal puerocentrismo, dalle didatticheanti-autoritarie e permissive e da tutte lestrategie centrate sull’apprendimento perscoperta, i cui risultati poco incoraggiantihanno indotto reazioni critiche e neo-con-servatorismi rassicuranti. Un diverso scena-rio prende forma se, invece, assumiamocome punto di partenza la rivoluzione de-weyana. Non più due termini che si conten-dono la centralità della scena, ma unanuova scena in cui il primato viene asse-gnato alla dinamica complessiva che si at-tiva al suo interno. Il risultato finale sarebbeun’ambientazione di tipo sistemico in cuipassa in secondo piano la trasmissione disaperi codificati e si sviluppa, invece, unapratica della ricerca alla quale prendonoparte simultaneamente, con funzioni e re-sponsabilità diverse, tutti i componenti dellaclasse-comunità (insegnanti e studenti);dove, inoltre - riprendendo i termini della let-tura di Boisvert - i contenuti trattati rivestonoi caratteri di questioni importanti per la vita edove gli oggetti dell’apprendimento sonopropriamente dei fini-in-vista.

In un quadro di didattica ispirata al co-struttivismo transazionale27 di Dewey, l’ap-prendimento si configura come processoattivo, autonomo, creativo e, insieme, si-tuato e dialogico. I percorsi di apprendi-mento, molto individualizzati, sarannosignificativamente radicati nei contesti divita, nelle esperienze e negli orizzonti disenso influenti e tenderanno, come loroesito finale, a trasformazioni riguardanti iprocessi di elaborazione della conoscenza,la loro strutturazione, le impalcature concet-tuali, l’attribuzione di senso e valore, le pos-sibilità di transfert.

È evidente che, in questa prospettiva, incui gli elementi teorico-riflessivi non sonoseparati dalle pratiche di ricerca in azione oazioni di ricerca, il contesto assume un ri-lievo di grande importanza. La contestualiz-zazione, infatti, significa privilegiare il ruolodell’ambientazione complessiva in cui idee,informazioni, pattern comportamentali sonodisseminati nell’ambiente e disponibili perl’apprendimento, ossia per il trasferimentodal piano intermentale/sociale a quello in-tramentale/individuale. In questo sensol’ambiente dell’apprendimento tende a con-figurarsi come una comunità di pratica28 conla caratterizzazione specifica che la praticacondivisa è quella della ricerca e l’impegnodi chi apprende consiste nella consapevolescelta di appropriarsi attivamente e inten-zionalmente di informazioni, linguaggi, stilidi pensiero, modelli di comportamento, ap-procci euristici. In questo senso si configuracome una comunità di ricerca29.

23 Ibidem.24 Neubert S., Pragma-tism and Constructivismin Contemporary Philo-sophical Discourse, cit.,p. 4.25 Il suggerimento di in-terpretare come “situa-zioni tensionali” ledeweyane “situazioniproblematiche” è do-vuto a Thomas Alexan-der (John Dewey’sTheory of Art, Expe-rience, and Nature. TheHorizons of Feeling,State University of NewYork Press, Albany1987). Sul costrutto dihabitus si veda ancheBourdieu P., Il sensopratico, Armando,Roma 2005.26 Un’interessante di-scussione critica delletesi di Neubert sul rap-porto Dewey-costruttivi-smo si trova nel vol.Frauenfelder E.-StrianoM.-Oliverio S. (a curadi), Il pensiero di JohnDewey tra psicologia,filosofia, pedagogia,Fridericiana Editriceuniversitaria, Napoli2013. Cfr. in particolarei saggi: Frega R., Prag-matismo, pluralismo ecostruttivismo. Una ri-sposta a Stefan Neu-bert; Maddalena G.,Ripensando il ripensa-mento del pluralismo.Una risposta a StefanNeubert.27 Cosentino A., Co-struttivismo e forma-zione, cit.28 Lave J.-Wenger E.,L’apprendimento si-tuato, Erickson, Trento2006; Wenger E., Co-munità di pratica.Apprendimento,significato e identità,Cortina, Milano 2006.29 Il costrutto di “comu-nità di ricerca” risaleall’americano C. S.Peirce (Cfr. in partico-lare il saggio Il fissarsidella credenza, inPeirce C. S., Le leggidell’ipotesi, Bompiani,Milano 1984). Attual-mente è riproposto e ri-pensato come“comunità di ricerca filo-sofica” nell’ambito della“pratica filosofica di co-munità” (Cfr. CosentinoA.-Oliverio S., Comu-nità di ricerca filosoficae formazione. Pratichedi coltivazione del pen-siero, Liguori, Napoli2011).

Page 38: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

38

Antonio Cosentino

Alla prova dei fatti lo schema tradizio-nale, che presume che all’insegnamento delcontenuto X (causa) segua l’apprendimentodi X (effetto), mostra la sua debolezza e in-sufficienza esplicativa. In realtà i piani del-l’apprendimento e quello dell’insegnamentosi muovono su binari asimmetrici e in buonaparte indipendenti o, se si preferisce, se-condo una rete di relazioni complesse, ossiaincerte e spesso imprevedibili.

Prendere consapevolezza di questaasimmetria potrebbe risultare disorientanterispetto allo schema classico della causalitàlineare, ma le cose cambiano aspetto dalpunto di vista di un differente paradigma. Lacomplessità è la condizione che ha caratte-rizzato da sempre il campo dell’azione edella produzione umana. È per questa ra-gione che le scienze umane si confrontanocon l’incertezza e con oggetti idiografici findalla loro nascita. Ora che la complessità èdiventata un paradigma epistemologico ri-conosciuto e acclamato30, quello che c’è dinuovo per le scienze umane è che i loro pre-tesi limiti finiscono per trasformarsi in meriti.

Uno dei tipici eventi che si sviluppano inaccordo con la logica della complessità è ildialogo, inteso come transazione verbale ecomunicazione non lineare. Quando due opiù persone entrano in dialogo, sono conti-nuamente protese verso la ricerca di unequilibrio comunicativo per cui un primomessaggio provoca una risposta che, a suavolta, provoca una risposta che, a sua volta,provoca una risposta, e così via. In altre pa-role, il dialogo somiglia al camminare: unpasso richiama il successivo e non si stamai poggiati su tutti e due i piedi31.

Se pensiamo al processo di comunica-zione che intercorre tra un insegnante e unalunno, possiamo immaginare due diversepossibilità. La prima consiste nel setting tra-dizionale in cui all’inizio parla l’insegnante el’alunno ascolta; successivamente parlal’alunno cercando di ripetere quello che hadetto l’insegnante e, infine, quest’ultimo con-clude l’interazione con una valutazione. Unaseconda possibilità è quella di uno scambiopiù dinamico e più complesso; un diversocontesto che coinvolge l’intero gruppo-classe come un ambiente in cui tutti i parte-cipanti sono attivi e dove molti fattori sonoin gioco. Vorrei usare l’espressione settingdialogico per qualificare un campo comuni-cativo che ha le sue linee di confine ma nonun centro stabile, né un programma rigida-mente predefinito. Il processo che prendevita tra insegnante e allievi, in questo caso,non sarà più trasmissione di informazioni ocomunicazione a senso unico, quanto piut-tosto un dialogo euristico a più voci; una si-tuazione che, per alcuni versi, puòrichiamare alla mente l’atteggiamento so-

cratico, nella misura in cui l’insegnante si at-tribuisce una funzione maieutica e nella mi-sura in cui è possibile insegnare ciò che nonsi conosce. D’altra parte, diversamente daSocrate, un insegnante costruttivista non silimita a suscitare il ricordo di ciò che si pre-sume che l’alunno già conosca32. In realtàegli sarà impegnato ad offrire ai suoi alunni,senza ironia, impalcature e assistenza 33 perle loro personali scoperte e invenzioni.Come sostiene Jim Garrison, “Gli educatoricostruttivisti devono rendersi conto chestanno alterando l’identità dei loro allievi inmodi che non possono essere previsti apriori”34.

E non è questa l’intenzionalità e il valoreessenziale della formazione? Ossia, il suodispiegarsi come processo di autentica tra-sformazione di coloro che vi prendonoparte? Ma, anche la caserma ha effetti tra-sformativi. La scuola del presente e delprossimo futuro non può non interrogarsi,dal suo interno, su che genere di trasforma-zioni intende promuovere e supportare.

È il caso, allora di tornare al tema delcurricolo per riprendere e sintetizzare util-mente la mole di riflessioni che sull’argo-mento sono state dedicate nell’ambito dellaletteratura pedagogica. In Italia di curricolosi è incominciato a parlare dai tardi anni Set-tanta35; prima si parlava esclusivamente diprogramma. Oggi si sente parlare a volteancora di programma, ma più spesso di cur-ricolo e anche di progettazione. Avvienespesso, in molte scuole, che al curricolo (ilPOF e i suoi corollari di programmazioni dif-ferenziate per aree disciplinari o per singoleclassi scolastiche) si affiancano, in parallelo,i progetti. Questa, per lo più, la pratica cor-rente. Ma, quanto corrisponde questo sce-nario alle determinazioni concettuali esemantiche di questi termini? Da quest’ul-timo punto di vista, in che rapporto si tro-vano le idee di programma, di curricolo, diprogetto? Se partiamo dalla definizione piùtrasversale e, quindi, più condivisibile, dicurricolo, dobbiamo accontentarci di rap-presentarlo come un piano educativo coe-rente e abbastanza auto-sufficiente, tale daintegrare in modo sistematico quattro com-ponenti essenziali, ossia 1) gli obiettivi for-mativi, 2) i contenuti, 3) i metodi el’organizzazione, 4) la valutazione. In que-sto senso, possiamo, senza ombra di dub-bio, ritenere che il programma, quello, perintenderci, che nel passato il nostro Mini-stero della pubblica Istruzione impartiva dal-l’alto in modo centralistico e uniforme, anchequello era un curricolo.

Dal punto di vista concettuale, cioè, nonc’è differenza di genere tra curricolo, pro-gramma e progetto.

È vero che nel dibattito pedagogico e

30 Bocchi G.-Ceruti M.(a cura di), La sfidadella complessità, Fel-trinelli, Milano 1985.31 Lipman M., Educareal pensiero, Vita ePensiero, Milano 2005.32 Cfr. in particolarePlatone, Menone.33 Per un’accurata e si-gnificativa presenta-zionedell’insegnamentocome assistenza inuna prospettiva vygot-skyana, cfr. Tharp R.G. Gallimore R., Rou-sing minds to life,Cambridge UniversityPress, Cambridge1988.34 Garrison J., Towarda pragmatic socialconstructivism, cit., p.50.35 Delle numerosissimepubblicazioni dedicateal tema, mi limito a ci-tare alcuni di quei la-vori che, tradotti initaliano, ebbero signifi-cativa risonanza e in-fluenza: Frey K.,Teorie del curricolo,Feltrinelli, Milano1977; Stenhouse L.,Dal programma al cur-ricolo. Politica, buro-crazia eprofessionalità, Ar-mando, Roma 1977;Schwab J. J. et Tl., Lastruttura della cono-scenza e il curriculum,La Nuova Italia,Firenze 1971.

Page 39: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

39

culturalismo di matrice vygotskiana che haattraversato la riflessione pedagogica ita-liana sul finire del secolo scorso. Possiamovedere questo modello come il più appro-priato all’educazione del nostro tempo? Do-vremmo rispondere affermativamente peruna serie di ragioni piuttosto scontate, maqui non è sufficiente dare l’adesione. Il pro-blema di questo modello di curricolo è chenon è un modello, non come potevano es-serlo gli altri esaminati. Nel momento in cuila costruzione del curricolo non viene vistacome un’operazione di ingegneria socialefatta a tavolino, ma come una progettazionesul campo; non definita a priori, ma co-co-struita col concorso di tutti i soggetti interes-sati; sviluppata secondo una logica dellaricerca-azione e secondo la dialettica dellanarrazione38 in cui pratica e teoria si rincor-rono in cerchio, allora quello che abbiamodavanti non è più un modello, statico e defi-nito, ma una progettazione sempre aperta,anzi, una continua ricerca della migliore pro-gettazione man mano che, giorno pergiorno, emergono nuovi problemi e situa-zioni impreviste; un avanzare nell’incertezzacon gli attrezzi di una professionalità chesappia incrociare creativamente arte escienza, improvvisazione e consapevo-lezza, gestione delle pratiche e impegno ri-flessivo.

36 Wranga W. G., Reco-vering curriculum prac-tice: continuing theconversation, in “Edu-cational Researcher”,31/2002, pp. 17-19.37 La Legge Casati è undecreto legislativo delRegno di Sardegna del1859 che, l’anno suc-cessivo, ad unità d’Italiacompiuta, fu esteso atutta l’Italia come lalegge istitutiva del si-stema scolastico nazio-nale.38 Clandinin D. J.-Con-nelly F. M., Il curriculumcome narrazione, Lof-fredo, Napoli 2000.

di politica scolastica, in Italia, è stata bran-dita la spada più moderna del curricolo con-tro il vecchio programma. Ora che battaglietra vecchio e nuovo non se ne combattonopiù, possiamo, almeno, guadagnare un piùlucido distacco e esaminare le cose consguardo più comprensivo e domandarci:Che tipo di curricoli vogliamo per l’educa-zione del presente e del prossimo futuro?

Gli studiosi riconoscono alcuni modelliche si offrono all’attenzione e che, ognunoper la sua parte, hanno caratterizzato de-terminate contingenze storico-culturali36. Unprimo modello è quello caratterizzato da unorientamento contenutistico o strutturalistaal cui interno il primato viene accordato allaconoscenza dei contenuti disciplinari o, informulazioni più recenti, delle strutture delladisciplina. È certamente da includere in que-sta tipologia il programma che ha contras-segnato l’impianto centralistico e burocraticodella storia italiana dalla Legge Casati37 del1959 almeno fino ai Decreti Delegati del1974. Un secondo modello è quello a orien-tamento tassonomico, in cui a fondamentodella costruzione curricolare viene postauna classificazione rigorosa dei livelli dicompetenza degli studenti che rappresen-tano gli obiettivi da conseguire.

Esemplificazioni abbastanza popolari diqueste tassonomie sono, per esempio,quelle di Bloom o quelle di Guilford. È que-sto il modello che ha prevalso in Italia in-torno agli anni Ottanta e Novanta. Un terzomodello, infine, è quello centrato sui bisogniformativi dei diversi alunni e sugli autonomiprocessi di rielaborazione delle conoscenze.In questo caso si tende anche a valorizzarei legami col contesto e a riportare i processidi apprendimento a qualche forma di conte-stualizzazione che li renda il più significativipossibile.

L’ultimo modello di curricolo risentemolto, come è evidente, della sua indirettaprovenienza dalle epistemologie della com-plessità; così come risente di un certo socio-

Antonio Cosentino

Page 40: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

40

Partiamo da un dato2: nell’Occidente eu-ropeo i cittadini sono sempre più disaffezio-nati al voto politico. Tale atteggiamento èdescrivibile con tre indicatori: la volatilità delvoto, ovvero il frequente cambiamento deisoggetti politici votati, l’aumento degli elet-tori che non si recano alle urne (astensione)e una contemporanea diminuzione delleiscrizioni ai partiti politici. Tale situazione èassolutamente nuova per il contesto euro-peo, che dall’inizio del ‘900 aveva visto na-scere, rafforzarsi e strutturarsi i partiti dimassa e il sistema dei partiti, spesso rico-nosciuti quali soggetti di rilevanza costitu-zionale.3 A tal riguardo Jonathan Hopkin puòaffermare che il futuro della forma-partito“(…) sta diventando sempre più instabile eimprevedibile. Questo costituisce una sfidaagli assunti consolidati sul funzionamentodei sistemi democratici occidentali e poten-zialmente apre il dibattito a nuove teorie didemocrazia di partito e di competizione par-titica.”4

Tale fenomeno è evidente dagli anni ’805

in poi e si sta rafforzando negli andamenti dimolte consultazioni elettorali dei paesi euro-pei. Contemporaneamente però bisogna ag-giungere che su alcune questioni rilevanti(beni primari, immigrazione, regole costitu-zionali ecc.) si assiste da tempo ed, in tantipaesi europei, ad un intensificarsi delleforme di partecipazione dirette sotto formadi consultazioni referendarie, primarie o si-mili (ultimo esempio il referendum sull’indi-pendenza della Scozia del 2014). Inoltre,analizzando gli indicatori aggregati, si puònotare “(…) una successione di spettacolarieventi elettorali, come la trasformazione delsistema partitico italiano all’inizio degli anni

novanta e le devastanti sconfitte elettoralisubite dai Tories canadesi nel 1993, dai con-servatori britannici nel 1997 e 2001 e dai so-cialisti francesi nel 1997, che suggerisconoche sono in corso cambiamenti significa-tivi”.6 Tale situazione è manifestazione-sin-tomo degenerativo o un passaggio dicambiamento delle democrazie europee?Rispondere a questa domanda è questionecomplessa e non rientra nelle finalità di que-sto articolo, che invece tenterà di focalizzarecertamente uno dei fattori in gioco, cioè iltramonto della forma-partito, o almeno diquella incarnatasi nel modello dell’organiz-zazione di massa o mediazione dei cleava-ges (fratture sociali) o dei conflitti vissutidurante le trasformazioni economiche, indu-striali, culturali e sociali avvenute tra il do-poguerra e gli anni ‘70.7 Insomma, ilmoderno principe8 che era stato analizzatocon lucidità da Gramsci e adottato tra la finedell’800 e l’inizio del ‘900 a seconda dei casio delle finalità ideologiche, come modellopartecipativo o antagonista, sembra datempo aver perso il fascino e il carattere dimacchina per la creazione di passioni col-lettive. Simon Weil a proposito ne avevacondannato la presenza al punto da chie-derne l’abolizione in quanto negatrice dellaverità, della giustizia e, in secondo luogo,dell’utilità pubblica, e la stessa autrice, in ri-ferimento al 1789 e al giacobinimso, potevaaffermare “Ainsi sur le continent d'Eùrope letotaÌitarisme est le péché originel des par-tis”.9 Per la studiosa, considerata la naturastessa dei partiti, che tendono a emarginareo uniformare la capacità creativa e la ra-gione, era quindi necessario costruire unademocrazia senza partiti, fatta di raggrup-pamenti leggeri e non totalitari nelle formecomunicative e nella partecipazione.

E’ chiaro che Simon Weil aveva di mira ilmodello di partito totalitario che dagli anni‘20 alla tragedia della seconda guerra mon-diale, era riuscito a edificare sistemi politicimonopartitici che si sono sostituiti alle espe-rienze liberali (comitati elettorali) o socialde-mocratiche della Seconda Internazionale,cadute in disgrazia con l’esplosione dellaGrande Guerra e l’emergere di un vasto, dif-fuso e potente nazionalismo. Ma obiettiva-mente le considerazioni della Weil nonpotevano prevedere la capacità del partito-massa di trasformarsi, rigenerarsi e assu-mere, nel nuovo panorama della GuerraFredda, una nuova forma.

Dopo il Moderno Principe: sui cambiamenti della forma-partitodi Donato Maraffino1

1 Donato Maraffino,docente di storia efilosofia presso illiceo scientificoG.B.Grassi di La-tina, impegnatonell’ambito della ri-flessione e ricercadi filosofia morale esaggista di storiadella mentalità edella medicina; re-sponsabile di di-verse iniziativeeditoriali e appro-fondimenti tematici.

2 In Hopkin J., La de-mocrazia di partito neipaesi industriali avan-zati: una discussione;inhttp://eprints.lse.ac.uk/17136/ Fig. 1. Indica-tori del declino dei par-titi in Europaoccidentale (1980-2000). Note: asten-sione elettorale:astensione mediacome percentualedell’elettorato neglianni Settanta, Ottantae Novanta del secoloscorso (Mair 2003,129); scrizioni ai par-titi: iscrizioni mediecome percentualedell’elettorato nel1980, 1990, 1999(Mair e van Bioezen2001); volatilità eletto-rale: cambio medio nelvoto (indice di Peder-sen) per decade neglianni 1970, 1980 e1990 (Mair 2001, 131).3 Vedi e confrontaRokkan S, Citizens,elections, parties(1970; trad. it. 1982);Duverger, M., Les par-tis politiques, Paris1973 (tr. it.: I partiti po-litici, Milano 1961);Pietro Grilli di Cortona,Gianfranco Pasquino(a cura di), Partiti e si-stemi di partito nelledemocrazie europee,Bologna, Il Mulino,2007; Sartori G., Teo-ria dei partiti e casoitaliano, Milano,SugarCo, 1982.4 Hopkin J., La demo-crazia di partito op.cit., pag.15 Vedi R. Dalton e M.Wattenberg (a cura di)Parties Without Parti-sans. Political Changein Advanced IndustrialDemocracies, Oxford,Oxford UniversityPress, 2000

Page 41: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

41

tro della validità di tali iniziative di massa dicontrasto o di approvazione delle decisionipubbliche parlamentari o delle istituzioni lo-cali e la loro riuscita creava e rafforzava ilconsenso intorno ai dirigenti.Tali attivitàerano definibili propaganda o campagne(tour elettorali, comizi, incontri pubblici, as-semblee, raccolta di firme) quando si co-struivano su temi e sensibilità rilevanti per iltarget sociale del partito, al fine di marcarnel’identità nella competizione politica, ched’altronde era concepita come fatto perma-nente anche a distanza dalle elezioni politi-che.

L’identità organizzativa certo variava aseconda dei diversi paesi europei e delle fa-miglie politiche tipiche della storia nazio-nale11 ma in ultima analisi e in estremasintesi, si può dire che i due poli si possonoidentificare in un modello di partito-massaforte (esempio la socialdemocrazia tedesca)e uno più leggero quasi vicino ad un partito-massa elettorale (come il partito conserva-tore inglese).

Inoltre, questa stabilità della forma-par-tito è stata la costante delle società europeefino alla crisi della mediazione politica, rap-presentata dalla contestazione antiautorita-ria operaia e studentesca del ’68. Questainvestiva il cuore del sistema-partito perchéne colpiva l’autorevolezza educativa e la ca-pacità di mediazione. Inoltre, tale rivolta po-litico-ideale proponeva racconti ideologici(sessualità, corpo e diritti femminili, gestionediretta delle decisioni produttive o scolasti-che, rifiuto dell’autoritarismo del socialismoreale e del capitalismo, critica della rappre-sentanza in quanto tale, democrazia dalbasso contro democrazia parlamentareecc.) altamente conflittuali con l’ordito delconsenso costruitosi intorno agli interessidel partito-massa.

Così, la conflittualità che emerge neglianni ‘70, non riesce ad essere assorbita daimoderni partiti, al punto da inaugurare la na-scita di un nuovo arcipelago di soggetti po-litici ad essi incompatibili (la galassia deipartiti-movimenti della sinistra antagonista,i partiti-verdi, quelli dei diritti civili, oltre aipartiti indipendentisti di diverse realtà euro-pee). In aggiunta, si creano le realtà anta-goniste radicali e militarizzate che sono laprova estrema dell’incapacità del partito-massa novecentesco di assorbire l’opposi-zione di sistema in una mediazionedemocratica e compatibile del conflitto.12 Intale contestazione antiautoritaria conver-gono le critiche alle istituzioni-casematte(per dirla in termini gramsciani) che funzio-navano da mediazione nei singoli conflitti(sindacati, cooperative, associazionismo),che avevano accompagnato la creazione diuna società civile fortemente organizzataper segmenti politico-ideologici.

6 Hopkin J., La demo-crazia di partito, op.cit. 7 Il politologo norvegeseStein Rokkan in colla-borazione con SeymourMartin Lipset individuaquattro fratture sociali(“cleavages” in inglese)della società modernache secondo lui sonostate la causa della na-scita dei partiti I cleava-ges sono delle frattureche mettono in conflittogruppi sociali. Pos-siamo catalogarli se-condo il tipo di conflittoche esiste tra loro inbase all’asse (territo-riale o funzionale) e inbase alla rivoluzione(nazionale e industriale)in cui sono implicati.Rokkan e Lipset fannosaggiamente notarecome gli schieramentipartitici si siano total-mente “congelati” daglianni ’20 fino alla finedegli anni ’60. 8 Vedi A. Gramsci, Notesul Machiavelli in Qua-derni del carcere, acura di V. Gerratana,Torino, Einaudi, 1975 9 In Simone Weil Notesur la suppression gé-nérale des partis politi-ques, in La Tableronde, 1950, pag .110 Cfr. Sartori G., Teoriadei partiti e caso ita-liano, Milano, SugarCo,198211 Cfr. Raniolo F., I par-titi conservatori in Eu-ropa occidentale,Bologna, Il Mulino,2000 e I partiti politici,Bari, Ed. Laterza, 2013;Pasquino G., Manualedi scienza della politica,il Mulino, Bologna,198612 Vedi Collins, R., Teo-rie sociologiche, Bolo-gna, Il Mulino, Nuovaedizione ridotta, 2006 eSimmel, G., Il conflittodella civiltà moderna,SE, 2008.

Infatti, dopo il 1945, il contenimento delcomunismo staliniano e dei partiti comunistioccidentali, ha di fatto normalizzato la spintaantagonista, facendo del Moderno Principeun soggetto mediatore dei conflitti, correg-gendone di fatto e pragmaticamente i carat-teri ideologico-rivoluzionari, adattandoli aicontesti istituzionali, producendo così unmodello diffuso anche in esperienze lontanedal socialismo e dal comunismo, ambito incui erano nati. Il tipico esempio è statoquello della rinascita del Partito ComunistaItaliano che pur vivendo una contraddizionetra normatività ideale e adeguamento prag-matico, ha contribuito ad elaborare la Costi-tuzione italiana, che ne vincolava l’azionepolitica alle regole democratiche e rappre-sentative.

Insomma una sorta di democratico mo-derno Principe ha caratterizzato la vita pub-blica e parlamentare tra il 1945/50 alla finedegli anni ’80 e le sue caratteristiche eranocosì diffuse da poterne tracciare gli elementicomuni, transnazionali dall’analisi funziona-lista che ne ha chiarito i fondamenti e le fi-nalità:

- una funzione integrativa e di mobilita-zione sociale delle categorie o classi di rife-rimento, partendo da cleavages tipiche delmondo economico e sociale del capitalismofordista, alla ricerca di vantaggi o protezionesociali nella ripartizione dei redditi e nellacostruzione del welfare state;

- la funzione di aggregare il consensoelettorale attraverso il voto per una orga-nizzazione del potere consona alle finalità dilibertà o giustizia propagandati insieme aquella di aggregatore di interessi diffusi noneccessivamente conflittuali;

- la funzione di influenzare le politichepubbliche (policy making), attraverso l’atti-vità legislativa nazionale o locale.

Naturalmente tali definizioni lascianoaperte diverse problematiche tra cui quellapiù importante di stabilire quale funzione mi-nima debba possedere un soggetto politicopubblico per potersi definire partito.10 Co-munque tali caratteri sono ben evidenziatida Farrell e Webb, sintetizzabili in un’orga-nizzazione nazionale del reclutamento edella militanza di massa, centralizzata in or-gani territoriali, piramidali ed elettivi e unadirigenza composta da uno stuolo di profes-sionisti della poltica e da eletti nelle istitu-zioni locali, regionali o parlamentari.

Tale partito-massa trovava le risorse tra-mite la cessione di contributi degli eletti, deltesseramento o attraverso il finanziamentopubblico calcolato per lo più sugli esiti elet-torali. La mobilitazione delle passioni sutemi rilevanti avveniva attraverso gli attivistio i gruppi locali (volontariato) che aderivanoalle decisioni nazionali. Il tasso di consensointerno al partito o pubblico era il termome-

Donato Maraffino

Page 42: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Il periodo in questione è connotato dauna forte instabilità politica ed elettorale, fat-tore che ha messo in crisi la lettura struttu-rale-funzionalista del partito-massa, chepartendo dalle considerazioni circa le clea-vages sociali ne prevedevano invece unaperdurante stabilità.

Ed è proprio da tale contraddizione chenasce l’esigenza di delineare nuove letturecapaci di interpretare le modifiche in atto.Ma quali sono queste novità, oltre quelle giàcitate? In sintesi, oltre all’incompiuta inte-grazione della conflittualità degli anni ‘70,emerge una nuova forma di struttura edu-cante: la comunicazione mass-mediatica, fi-glia della liberalizzazione dell’accessoall’etere e della forte deregulation econo-mica, che nel campo delle telecomunica-zioni si avvera con la nascita di un fortepluralismo televisivo e radiofonico e un si-stema imprenditoriale accentrato.

Questa si struttura dopo la crisi dellacontestazione, che pur l’aveva inauguratacon la nascita di diffuso arcipelago comuni-cativo militante fatto di radio territoriali.13

Come alternativa la Tv e il sistema dellaradiofonia commerciale cambiano le regole,togliendo al Moderno Principe l’esclusivitàorientativa delle opinioni di massa attra-verso la critica alla vetustà dei riti e delleforme comunicative. E’ un nuovo Principeche si affaccia nella storia europea, con larivoluzione mediatica che aprirà il lungocorso di una nuova forma di comunicazionepolitica, diretta, personale, in cui non sonole masse che vanno nei luoghi della politica-partito ma è la comunicazione televisiva cheentra nei luoghi personali. In questo sensonon è lo strumento televisivo in sé la novità,quanto i suoi palinsesti, la ridefinizione dispettacolo, che va includendo l’informazionepolitica, le sue parole d’ordine, le sue im-magini. Le campagne politiche diventanopervasive, allusive in aggiunta alla simulta-neità e alla presenza continua, tanto da farimpallidire la vecchia modalità pedagogicadella televisione di stato.

Anzi, è su tale versante che essa si in-cunea nella vita dello stesso partito-massadettandone le modalità del linguaggio el’agenda politica, travolgendone i tempi, l’in-terazione gerarchica tra il centro e la perife-ria, attraverso la pervasività dei messaggipolitici, la velocità comunicativa, la potenzaemotiva delle icone televisive e della me-diazione educante, in frange di elettorati nonpiù raggiungibili dal partito-massa. La dia-lettica comunicativa in pochi anni cambia: inuovi mezzi rendono obsoleti le forme dellavita politica precedenti, i suoi riti di persua-sione e di condivisione.

Il presentismo televisivo diviene il nuovoterreno della relazione politica, la nuova ca-samatta da conquistare: il nuovo partito se

non diventa mass-mediatico, a-territoriale, èpoco o niente, è la vecchia appartenenza-identità. D’altronde, oltre alle ragioni deicambiamenti economici, la crisi del fordismosociale,come spiegare le spettacolari per-formances elettorali berlusconiane in Italiae simili in altri Paesi? Per essenza il mes-saggio televisivo è racconto e volto umanoche lo interpreta: così la nuova forma leg-gera identitaria si chiama personificazione;leader è colui che sa mantenere il dialogodiretto, sa suscitare passioni pubblicheanche tramite la manifestazione del privato.

L’opposto del moderno principe gram-sciano. Si sposta così il luogo della media-zione politica: non il dibattito, il confronto, lamediazione, la conciliazione degli interessiconflittuali. Si delocalizzano e non sono vi-sibili i luoghi decisionali. I nuovi indicatorinon sono più il numero dei tesserati, i parte-cipanti alle riunioni ma l’audience, lo share,i passaggi televisivi, le indagini dòxa. Cosìlo schierarsi non è un faticoso percorso dicomprensione delle differenze, una sceltaponderata sui bisogni, sulle soluzioni o sullecoerenze ideali, ma un identificarsi passio-nevolmente con il contendente nei forum te-levisivi e nel suo volto-storia personale, oalmeno in quella narrata. La lunga crisi delmodello partito del ‘900 è iniziata, un nuovopartito-principe sta nascendo.

13 Vedi Dark, S., Libere!L'epopea delle radioitaliane degli anni '70,Stampa Alternativa,2009.

Donato Maraffino

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

42

Page 43: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

14 Hopkin j., La demo-crazia di partito, op. cit.,p.2415 in Francesco Raniolo,I partiti politici, op.cit,p.1416 Vedi P. Mair, W. Mül-ler e F. Plasser (a curadi), Political Parties andElectoral Change, Lon-don, Sage, 200417 Cfr. Sartori G., Teoriadei partiti e casoitaliano, op. cit.

Per interpretarla sinteticamente Farrell eWebb propongono una classificazione inte-ressante ponendo al centro la comunica-zione: quella del vecchio partitonovecentesco, definita pre-moderna, con-traddistinta dalla stampa e dal giornale dipartito, dalle campagne elettorali brevi, dallapubblicità della carta stampata, dai tabellonipubblicitari e dai manifesti, dalla propa-ganda casa a casa, diretta. Dopo la rivolu-zione massmediatica, la comunicazionepolitica diviene moderna, scientifica, si mol-tiplicano gli specialisti del marketing eletto-rale, i sondaggi di opinione a cui abbiamogià fatto riferimento con l’aggiunta di dibattiti,spot televisivi e uso degli specialisti della co-municazione. In tale contesto il target elet-torale è pluriverso (pigliatutto), non piùancorato a cleavages o appartenenze.

E’ l’elettore medio che bisogna raggiun-gere e verificarne lo status: i suoi umori, lesue sensibilità, la sua voglia di novità, le suerabbie o i rancori e le paure. Questa discon-tinuità sembra ridefinire la forma-partito conun doppio livello della sua organizzazione:un cartel party (partito-cartello) per “centra-lizzare il processo decisionale intorno ai piùimportanti rappresentanti politici eletti, il cre-scente sostegno finanziario da parte dellestrutture organizzative centrali del partito el’uso di staff professionali e di esperti perideare e condurre le campagne elettorali(…)”. I partiti reagiscono “alla loro crescentedebolezza sul territorio tramite l’irrobusti-mento della loro organizzazione a livellocentrale e nelle cariche pubbliche (…)” ecompensano “la caduta di iscritti conferen-dosi più sostanziosi contributi pubblici e altreforme di sostegno statale”.14 Diventa un par-tito-comunicazione permanente e massme-diatico perché mentre “L’era dei grandipartiti è stata caratterizzata dal modello chepotremmo chiamare della segmentazione,(…) in cui la comunicazione politica tende ariprodurre e rinforzare le relazioni di appar-tenenza tra elettori e partiti”, “le tendenzepiù recenti sono caratterizzate dal modellodell’influenza, centrato sugli effetti non tra-scurabili dei media. Come avvertono Farrelle Webb i partiti sono diventati delle cam-paign organizations, non devono più mobili-tare un gruppo predefinito di aderenti ― glielettori di appartenenza che non scelgonoma testimoniano ― ma difendere delle im-magini, per lo più, dei leader o proporredelle issues che abbiano un altro grado diattrazione per gli elettori.”15 Le sue caratte-ristiche si possono così riassumere:

- una tendenza a de-identificare e ad ac-quisire membership eterogenea social-mente e per provenienze;

- un’organizzazione territoriale leggera,con strutture non formalizzate di rete di in-teressi, che si costruiscono intorno alla me-

Donato Maraffino

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

43

diazione dei rappresentanti istituzionali e lasubalternità dell’incarico della direzione delpartito ad ogni livello;

- l’esternalizzazione comunicativa adagenzie private e centralizzazione della co-struzione delle issues da parte dei leaders;

- la permanente insufficienza delle ri-sorse interne per gli alti costi della comuni-cazione elettorale, degli expertises e dellecampagne e il ricorso alla sponsorizzazionedi gruppi di interesse in modo palese o oc-culto e la parallela tendenza collusiva conaltri partiti sul finanziamento pubblico (car-tellizzazione);

- la competizione su tutto il mercato elet-torale, abbandonando i cleavages di prove-nienza e tradizionali.

Per questo Katz e Mair sottolineano cheil declino dei partiti non significa crisi dei par-titi – ovvero che la politica di partito puòadattarsi a queste nuove condizioni.16 Unanuova gerarchia conta, non quella rappre-sentata dalle strutture territoriali del partito-organizzazione, ma quella della vicinanza alleader nell’immaginario popolare e televi-sivo. Lo stesso messaggio politico è struttu-ralmente sconvolto dalla necessitàmediatica: deve essere chiaro, semplice,effficace, composto di parole d’ordine, nellamodalità pubblicitaria del marketing. Il mo-mento elettorale è un contratto con l’elettoremedio, fatto a mo’ di concretezza aziendaledella stipula degli affari. La trasferibilità dalcontrattualismo privato all’atto per eccel-lenza della democrazia non è minimamentein dubbio. Basta il suo valore plastico-televi-sivo, in cui il media diventa notaio dellanuova relazione tra leader ed elettorato. Ilvecchio partito-massa resta, ma diventa unaforma e una struttura ancillare che si puo’creare elettoralmente e disfare socialmente;rimane necessario ma non sufficiente. Di-venta così un soggetto coadiuvante delnuovo principe: la comunicazione e il suovolto, il leader.

Page 44: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

E’ possibile che a tale nascita abbia con-tribuito la creazione delle nuove regole dellarappresentanza sperimentate in diversipaesi europei, condensabili nella fine dellafede nel proporzionalismo puro e che le esi-genze di governabilità dei sistemi, abbianoalla fine dato ragione alle richieste di modi-fiche della rappresentanza (premi di mag-gioranza, quorum elettivi, sbarramentielettorali).

Tramite queste scelte l’efficienza deci-sionale è divenuto un tema giustamente im-portante, ma la versione leaderistica non sipuo’ spiegare solo ricorrendo ad una letturaistituzionalistica del partito politico.17 Casomai i due movimenti convergono nel tenta-tivo di superare una conflittualità non com-patibile. Su questo punto si apre lariflessione se si possa trovare una nuovaforma di equilibrio tra partecipazione demo-cratica libera e personale e necessità deci-sionale tipica dei sistemi complessi. Inquesta distanza, si inserisce la potente af-fermazione della novità comunicativa delweb.

Infatti, in quanto comunicazione non par-tecipativa (share), se non con il teleco-mando, e comunque da interpretare, ilmoderno-partito mediatico di massa è par-ziale, è uniformistico, si àncora all’elettoremedio: manca quello che al partito-organiz-zazione parzialmente non mancava; il con-senso nella forma individuale, attraverso lapartecipazione comunicativa delle proprieopinioni e sentimenti, nei luoghi di partito enell’incontro personale.

E’ questa la novità politica determinatadalla seconda ondata della rivoluzione massmediatica, quella informatica e del web. Quila relazione si inverte, in un certo senso: ilpartito è uno dei soggetti, del pluriverso vir-tuale dei siti web. La frequentazione comu-nicativa dell’utente è l’obbiettivo daconseguire per un postmoderno partito a-territoriale, per creare una identità liquidacerto, ma indispensabile per la profondità diefficacia che la comunicazione web riesce araggiungere.

L’interazione comunicativa è il nuovo

presentismo politico, che può leggere neisocial network le opinioni, gli umori e loshare personale dell’elettore di cui può sa-pere consumi, attitudini, scelte personali eappartenenze sociali. Non è l’elettore mediol’obbiettivo, è il singolo, nel tentativo di atti-rarlo nell’universo simbolico creato per strut-turare una rete di appartenenza che sisovrappone a quella del partito elettorale.Per questo lo scenario del nuovo partito siarricchisce di blog, di forum virtuali, di reticomunicative, utilizzando i social network. E’quella rete la struttura profonda, costantedello share consensuale che incude il par-tito-organizzazione come corollario e partefisica di un principe nuovo, da mettere incampo solo nella competizione elettoralecontro gli altri soggetti politici. Quale saràmai l’equilibrio che si determinerà tra i tre li-velli cui abbiamo accennato (partito-massadegli adepti, partito massmediatico, partitointerattivo) e quali saranno le strade che siapriranno nelle forme decisionali e della fun-zione dei leaders è tutto ancora difficile dacomprendere, se non osservando la speri-mentazione di nuove forme di partiti. Si puòalmeno dire che si sta affermando “(…) unmodello di rappresentanza che è stato chia-mato democrazia del pubblico, o, forse, sa-rebbe meglio dire dei pubblici. In questopassaggio d’epoca si intravedono grandi op-portunità per la partecipazione dal basso ela democrazia ― mai come ora il tema della«democrazia elettronica» sembra a portatadi mano ― eppure non mancano i rischi. Apartire, dell’affermazione di un dilemma cru-ciale per la stessa classe politica e i partiti:-[la] modernizzazione della comunicazioneoffre ai protagonisti della politica numeroseopportunità ma, al tempo stesso, essa li vin-cola rendendoli schiavi, o quanto meno pri-gionieri, della logica dei media”.18

E’ in questo contesto che matura la diffi-cile riflessione di oggi su partito, efficienzae democrazia e il manifestarsi di una lungatransizione verso un Nuovo Moderno Prin-cipe di cui i contorni e le caratteristiche co-stituzionali sono ancora poco chiari eindefiniti.

Donato Maraffino

44

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

44

Page 45: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

“Quello di filosofia è tutto impegnato aconvincerci che la sua materia è utile. Tuttici vogliono convincere che insegnano coseutili. Tutti tranne quello di matematica.Quello ci ha avvertito il primo giorno che lamatematica non serve a niente (…).

La matematica è importante. Come la fi-losofia: anche se né la matematica né la fi-losofia hanno la risposta alla grandedomanda. Tolstoj o Dostoevskij?”.

Dialogo tra Claude e il suo insegnanteGerman, nel testo teatrale El chico de la ul-tima fila2 dello scrittore spagnolo Juan Ma-yorga, dialogo ripreso nel film Dans lamaison3 (Nella casa) di François Ozon.

“Adesso ripassiamo i numeri immaginari.E se pensi di muovere il culo da quella sediati mangi gli appunti, mi hai capito, poeta? Fi-nalmente mi sono entrati in testa, questicazzo di numeri immaginari. È come giocaresenza palla. Esistono solo nella testa. Ma sipossono sommare, moltiplicare (…)”, dialo-ghi della pièce di Mayorga.

“- Dimmi, hai capito questa faccenda?Quella dei numeri immaginari.

- Sì. Non è mica tanto difficile. Tuttoquello che occorre ricordare è che la radice

quadrata di meno uno è l’unità con cuidevi calcolare.

- Ma come si può, sapendo con certezzamatematica, che è impossibile?... Quel chemi fa rabbrividire è la forza contenuta in unsimile problema, una forza che ti tiene cosìsaldamente che alla fine atterri sano e salvodall’altra parte”.

Dialogo del racconto di Robert Musil Iturbamenti del giovane Törless4, tra il prota-gonista e il suo amico Beineberg. Quella le-zione sui numeri immaginari risveglia nelprotagonista “una venerazione per la mate-matica, che improvvisamente aveva cessatodi essere una materia morta per diventarequalcosa di molto vivo.”

E il suo insegnante (di Claude, di Tör-less?) aggiunge:

“Per quanto riguarda la matematica (...)Io ammetto senz’altro che per esempio que-sti numeri immaginari, queste quantità chein realtà non esistono, sono un osso duroper un giovane studente. Lei deve accettareil fatto che tali concetti matematici sono ine-renti alla natura del pensiero puramente ma-tematico (...) La matematica è un mondo asé stante, e bisogna viverci molto a lungoper sentire tutto ciò che necessariamente viappartiene.”

La matematica come fonte di ispirazione

1 Michele Emmer e’professore ordinariodi matematica allaSapienza - Univer-sità’ di Roma. Si e’occupato di superficiminime e di calcolodelle variazioni, dicomputer graphics,dei rapporti tra mate-matica e arte, tramatematica e cul-tura, di film, di mo-stre. Ha realizzato 18film della serie Arte ematematica tra cui ilfilm su Escher. Orga-nizza da oltre 15anni il convegnoMatematica e culturaa Venezia. È editordella serie SpringerMathematics andCulture.

2 Dans la Maison, filmdi François Ozon, sce-neggiatura di F. Ozon,Francia, 2012.3 Juan Antonio MayorgaRuano, Teatro, trad. An-tonella Caron, Milano,Ubulibri, 2008 (El chicode la ultima fila, Madrid,2006).4 Robert Musil, I turba-menti del giovane Tör-less, trad. Anita Rho,Torino, Einaudi, p. 76,

45

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

45

La matematica non delude maidi Michele Emmer1

per raccontare altro, per visualizzare altro,per immaginare altri mondi. E di cosa trattail cinema, sin dai suoi esordi?

L’immaginario del cinema che si sposacon l’immaginario della matematica, e dellaletteratura, con incursioni nella filosofia e lalogica, ovviamente. Alle volte il risultato diquesto incontro è sorprendente, perché “lamatematica non delude mai.”

È una delle frasi chiave del film di Fran-çois Ozon. A un certo punto il protagonistaha tra le mani il racconto di Musil, la coper-tina si vede distintamente. E la parola im-maginario ritorna più volte nei dialoghi. Lostudente scrive, racconta, immagina, ed ilsuo insegnante ne rimane affascinato, coin-volto. Lo studente si introduce nella casa deigenitori di un suo compagno di classe e, apoco a poco, diventa parte integrante dellafamiglia. O meglio, costruisce un racconto,sempre più elaborato, sempre più realistico,ma forse del tutto immaginario, in cui tutti ipersonaggi che vivono nella casa diventanosia personaggi del racconto dello studentesia immagini della sua ricostruzione per ilprofessore, sia immagini nel film, immaginiambigue, come ambiguo è il ragazzo. Rac-conto che secondo il ragazzo deve intitolarsiI numeri immaginari e secondo l’insegnanteIl ragazzo dell’ultimo banco perché il titolo tifa assumere una responsabilità, scrive Ma-yorga nel testo teatrale.

Il regista del film ha cambiato il titolo deltesto teatrale. Ha detto Ozon che “il disposi-tivo di alternanza tra la realtà e il raccontodei componimenti dello studente mi è subitoparso adeguato per la riflessione ludica sul-l’immaginario e i metodi narrativi.” La parolamatematica ritorna spesso nel film, la strut-tura stessa del film è una sorta di arte com-binatoria delle diverse situazioni, dei diversipersonaggi, delle diverse invenzioni imma-ginate dallo studente scrittore. Che nellapièce originaria è bravissimo in matematica,aspetto lasciato in ombra dal film, anche seè lui a dare lezioni di matematica al suocompagno, sui numeri immaginari. Immagi-nario, realtà, esistenza, costruzione, inven-zione, scrittura, racconto.

Il film tutti questi aspetti racchiude. Comenel romanzo di Musil. E la sceneggiatura, laregolarità, piena di invenzioni, di colpi discena, fatti solo di parole, il che sembre-rebbe il contrario del cinema, un cinema rac-contato, immaginato, più che visto. Unagrande esplosione di abilità, di immagina-zione visiva e parlata da parte del regista.

Page 46: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

46

Un film che non ha un attimo di tregua, incui tutto è immaginato e immaginario. Per-ché la matematica non delude mai.

Il matematico logico, investigatore,killer

Nell’immaginario collettivo l’idea del ma-tematico viene spesso associata al binomiogenio e sregolatezza : genio, perché chiun-que si occupi di matematica deve essere ungenio; sregolatezza, perché per occuparsi dicose simili bisogna non avere tutte le rotellea posto. È chiaro che un ruolo privilegiato imatematici lo possono avere nella risolu-zione di enigmi complicati, quindi nel ruolo diinvestigatori; allo stesso modo i matematicipossono essere credibili nel ruolo di crimi-nali che utilizzano le loro capacità per sfug-gire alle indagini. La logica è la chiave ditutto, la rigida logica matematica.

Si può conoscere la verità?Domanda impegnativa che rimanda al-

l’altra, altrettanto fondamentale domanda: Che cosa è la realtà ? E quali sono gli

strumenti, non certo per conoscere la VeritàAssoluta, ma per riuscire a comprendere al-meno qualche frammento dell’avventuraumana sulla terra?

Queste domande si pone uno dei prota-gonisti del film Oxford Murders5 Basato suun libro di un matematico argentino, Guil-lermo Martinez, pubblicato qualche anno fain italiano con il titolo La serie di Oxford6. Sitratta di un logico matematico che in unadelle scene iniziali del film sta tenendo unaconferenza agli studenti nella grande auladell’università. Inizia ovviamente parlando diLudwig Wittgenstein e dell’opera fonda-mentale, il Tractatus Logico-Philosophicuspubblicata nel 1921, quando aveva 22 anni.Cita spesso frasi di Wittgenstein il matema-tico nel film, come la ben nota affermazione

che “Tutto ciò che si può dire lo si può direchiaramente. Su ciò di cui non si può par-lare si deve tacere”.

Un personaggio geniale il protagonista,Arthur Seldom (interpretato da John Hurt),che, come deve essere un matematico, al-meno in molti film, è anche molto antipatico,sfuggente, misterioso. A lui si rivolge un gio-vane studente del dottorato di matematica,Martin, interpretato da Alijah Wood (prota-gonista del bellissimo film Ogni cosa è illu-minata) che arriva ad Oxford dagli USA perspecializzarsi in logica matematica. E ini-ziano gli omicidi.

La chiave dei delitti ovviamente verrebbeda aggiungere, è nel ragionamento logicodeduttivo che deve portarci alla verità, al-meno quella poliziesca, anche se il logicomatematico ne dubita. Si può conoscere laverità, appunto? Siamo di fronte, così sem-bra, ad un serial killer, che utilizza simboliper annunciare le sue prossime mosse.Simboli legati da una logica, una sequenzadi eventi che il matematico deve riuscire aprevedere, una sfida intellettuale, al profes-sore di logica, un invito a mettere in gioco lasua intelligenza. E quella del giovane stu-dente che riuscirà poi a risolvere l’enigma.

Ha scritto nelle note di regia Alex de laIglesias: “La realtà ha un’essenza matema-tica? Esiste una logica occulta che ordina espiega il nostro agire o, al contrario, la vita èretta solo dalla logica e dal caso ? Il veroconflitto del thriller è questo: due atteggia-menti diversi nei confronti del mondo e dellaconoscenza. Il giovane protagonista ha fi-ducia nelle capacità offerte dal metodo lo-gico, nella matematica come strumentoperfetto di discernimento del falso dal vero.Seldom è vecchio e non ha più fiducia inniente. Ritiene che esista un dissociazioneinsanabile tra il pensiero puro e la materia.Non potremo mai conoscere con assolutacertezza chi è l’assassino, perché nonavremo mai abbastanza prove della colpe-volezza e nessuna di esse sarà inconfuta-bile.” 7

Il logico matematico Seldom citerà a piùriprese il famoso teorema di incompletezzadimostrato da Gödel negli anni trenta del se-colo scorso, il fatto cioè che in un sistema diassiomi numerici si possono incontrare af-fermazioni di cui non si può affermare néche sono vere né che sono false. In unadelle scene iniziali del film il protagonista, ar-rivato ad Oxford per seguire le lezioni di dot-torato mette in dubbio quello che il famosoprofessore afferma. E dichiara di crederenella verità, nella certezza della matematica.E fornisce degli esempi. E naturalmente simette a parlare di armonie dell’universo,della matematica presente ovunque. Affer-mando che la natura è basata sui numeri, edi credere nel numero π, nella sezioneaurea e nella successione di Fibonacci.

5 1964 (Die Verwirrun-gen des Zöglings Tör-leß, 1906).6 Guillermo Martinez, Laserie di Oxford, Milano,Rizzoli, 2004 (CrìmenesImperceptibles, 2003).7 http://freeartnews.fo-rumfree.it/?t=33694840

Michele Emmer

Page 47: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

47

La maggior parte degli studenti non vedemai nel suo corso di studi la dimostrazionedel teorema di Gödel, molti non sanno nem-meno che cosa afferma. I matematici nehanno preso atto e continuano tranquilla-mente il loro lavoro.

E conclude Seldom: “Ciò che ho provatoè che la matematica che oggigiorno fanno inostri valorosi colleghi, appartiene all’ordinevisibile del macroscopico”. E questo fattonon è casuale ma ha profondamente a ve-dere con l’estetica che si è trasmessa diepoca in epoca e che è stata essenzial-mente invariabile. C’è una estetica di sem-plicità ed eleganza che guida anche laformazione di congetture (ipotesi formulate

ma non ancora pro-vate): i matematici con-siderano che unteorema è bello se cisono certe divine pro-porzioni tra la sempli-cità degli assiomi alpunto di partenza e lasemplicità della tesi alpunto di arrivo. Il diffi-cile, la parte noiosa, èstata sempre riservataalla dimostrazione. Eb-bene, finché si man-tiene questa esteticanon c’è motivo perchéappaiano naturalmenteproposizioni indecidi-bili.” Difficoltà di unoscrittore, matematico,che deve cercare di farcapire la bellezza dellamatematica e si affida

alle conosciute parole proporzione, sempli-cità che ovviamente non significano nullaper chi matematico non è.

Il più bel film in cui il matematico è un in-vestigatore, o meglio un ricercatore del mi-stero, è senz’altro Moebius di GustavoMosquera 9. Nel 1958 Clifton Fadiman pub-blica un libro intitolato Fantasia Mathema-tica in cui inserisce racconti di diversi autori,da Aldous Huxley a Arthur Koestler, da Her-bert George Wells a Karel Kapek, da ArthurClarke a Martin Gardner, da Lewis Carrollad Arthur Schnitzler a Edgar Allan Poe.Sulla copertina Fadiman mette un avviso:

«Matematici, state lontani da questolibro! Sarete annoiati, matematici, da que-ste storie. La matematica è troppo sempliceper voi. Ma chiunque altro, il che significapraticamente tutta l’umanità, si potrà piace-volmente divertire».

8 Moebius, regia e sce-neggiatura di GustavoR. Mosquera,Argentina, 1996.9 Clifton Fadiman, ed.,Fantasia Mathematica,New York, Simon & Scu-ster, 1958.

Argomenti ovviamente risibili dal puntodi vista matematico in una lezione di dotto-rato. Ma il pubblico deve poter capire! Allafine avrà ragione l’anziano logico matema-tico quando all’inizio del film affermava chela verità non si può conoscere, non sap-piamo nemmeno che cosa è la verità. Tuttoè confuso, mutabile, imperscrutabile. Tuttoè caos. Non si può risolvere un mistero cheriguarda un assassino, non si può afferrarela verità. Ma si tratta di un film, fiction ap-punto. La realtà, quella è un’altra cosa.Forse. La parte più interessante da leggerenel libro di Martinez è il legame che vienestabilito tra il teorema di Gödel e la giusti-zia che si deve occupare dei delitti.

Esiste una diffe-renza tra la verità ela parte di verità chesi può dimostrare…naturalmente i giu-dici, gli avvocati losapevano moltoprima dei matema-tici. Pensiamo a qua-lunque delitto condue soli possibili so-spettati. Entrambisanno tutta la veritàche interessa: sonostato io o non sonostato io. Però la giu-stizia non può acce-dere direttamente aquella verità e devepercorrere un difficilecammino indirettoper raccogliere leprove. Troppe volte gli indizi che si trovanonon riescono a provare né la colpevolezzadi uno né l’innocenza dell’altro. In fondo ciòche ha dimostrato Gödel nel 1931 con il suoteorema dell’incompletezza è esattamenteciò che avviene in matematica. Il meccani-smo di conferma della verità, l’orgogliosomacchinario che, a partire da affermazioniveritiere, dai primi principi inconfutabili,avanza a passi strettamente logici verso latesi, quello che chiamiamo metodo assio-matico, a volte può semplicemente esseretanto insufficiente quanto i criteri precaridella giustizia8.

E il giovane allora chiede: “Perché i ma-tematici non inciampano o non hanno in-ciampato per secoli in nessuna di questeproposizioni indecidibili, perché anche dopoGödel, ancora adesso, la matematica puòproseguire il proprio corso tranquillamentein tutti i settori ?” Cosa assolutamente vera,che qualsiasi matematico può confermare.

Michele Emmer

Page 48: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Michele Emmer

Nell’antologia era inserito il racconto diArmin Joseph Deutsch A Subway NamedMoebius (1950). Vi si racconta di un trenodella metropolitana di Boston, il Cambridge-Dorchester numero 86, che scompare il 4marzo. Il direttore della metropolitana, Kel-vin Whyte, dopo vari tentativi di ritrovare iltreno decide di rivolgersi a un matematicoesperto di topologia, Roger Tupelo. Dopo ilprimo incontro Whyte, che viene descrittocome un uomo intelligente, un bravo orga-nizzatore con una grande immagina-zione,esclama di non riuscire a capire nulladi quello che dice il matematico: “Succedelo stesso a chiunque - risponde il matema-tico - ma vi è una sola spiegazione per il mi-stero. Il treno è sparito con tutta la gente cheera a bordo, ma il sistema della metropoli-tana è chiuso, quindi il treno è da qualcheparte nel Sistema !”

Mosquera ha raccontato come si è inte-ressato alla storia e come l’ha realizzata ci-nematograficamente10:

“Il film trae spunto dal racconto di ArminJoseph Deutsch pubblicato nel 1950. L’au-tore suggerisce che la topologia del nastrodi Möbius sia la causa apparente della spa-rizione di un treno sotterraneo, pieno digente, che stava percorrendo l’intricata retedi gallerie poste nel sottosuolo di quella cittànordamericana. Questa scomparsa provocauna interminabile operazione di ricerca daparte delle autorità responsabili della metro-politana, le quali si affidano a un giovanestudioso di topologia, ritenendo che egliabbia le conoscenze matematiche neces-sarie per trovare la soluzione. In effetti, altermine del racconto il giovane protagonistaincontra davvero il treno scomparso e av-visa le autorità, ma proprio nel momento incui un secondo convoglio scompare, la-sciando il lettore con un finale aperto e unadomanda in sospeso.

Quando ho letto il racconto, l’idea di par-tenza mi affascinò subito, anche se ero benconscio del fatto che la storia era troppobreve perché io potessi usarla così com’eraper realizzare un film di novanta minuti. E misembrò ovvio che la costruzione di un simileintrigo senza una soddisfacente soluzionefinale poteva funzionare bene per un rac-conto breve, ma non sarebbe andata beneper un film perché avrebbe lasciato nel pub-blico la sensazione di film non concluso... edè qui che si presentò il primo problema darisolvere.

Inoltre si presentò la necessità di fissareex novo il luogo geografico da cui la storia sisarebbe sviluppata, poiché avrebbe dovutoavere il colore, la struttura e i personaggi

10 Gustavo Mosquera,Riflessioni sula crea-zione di Moebius, in M.Emmer, M. Manaresi,eds. Matematica, arte,tecnologia, cinema, Mi-lano, Springer-Verlag,2002, pp. 204-210.

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

48

della città in cui poi in realtà il film sarebbestato girato. La storia originale era ambien-tata nella città in cui l’autore era nato - la Bo-ston degli anni cinquanta - ma io non avevomotivo per adeguarmi a questa scelta. Dasubito pensai di trasportare la storia a Bue-nos Aires.

Incominciai a riscrivere il testo sosti-tuendo al nome delle stazioni sotterraneequello di alcune stazioni che già esistevanoa Buenos Aires, e ne inventai altre per sug-gerire l’idea di una metropolitana futura unpo’ più estesa dell’attuale. In questo modoperò tutto cominciò ad acquistare un signifi-cato speciale, man mano che immaginavolo svilupparsi di questa storia, perché il cam-biamento dei luoghi era piuttosto semplicese lo si confrontava con il profondo cambia-mento di significato che risultava dal soloimmaginare i dialoghi possibili intorno allasparizione di un treno con della gente... pro-prio in un paese in cui si erano appenaavute tante persone scomparse per motivipolitici. Fu così che un nuovo elemento in-cominciò a dare un’altra atmosfera al film,molto più intensa, e a offrire un motivo forteper adattare il testo alla situazione della re-pubblica argentina. Fu dal tentativo di im-maginare il tono dei dialoghi che potevanoscambiarsi le autorità di una società uscitada una dittatura militare che scaturirono glielementi più interessanti su questo specialetreno/oggetto che sparisce. La metaforatrovò qui il suo avvio. La sfida fu quella diprovare ad adattare, in un nuovo e com-plesso spazio a più dimensioni, le ragioniche inizialmente muovevano i personaggidel racconto al doppio gioco fra la nozionematematica astratta e la storia nascosta. Leimplicazioni politiche d’altro canto dovevanoessere dosate durante lo scorrere dei dialo-ghi del film con la consegna di non esporlemai direttamente, ma di aspettare il mo-mento giusto per farle emergere.”

Mosquera voleva che sino alla fine delfilm non si cogliesse il nesso tra il trenoscomparso e il nuovo concetto di infinito,proposto originariamente dal racconto eora intenzionalmente cambiato in un signifi-cato politico. Per far questo era inevitabile ilricorso a Jorge Luis Borges. Per creareun’atmosfera alla Borges il regista utilizza lamacchina da presa con precisi movimenti(che definisce molto ascetici) di esattezzamatematica, in modo da percorrere lo spa-zio senza lasciare che la macchina facciaqualcosa che riveli la presenza di un essereumano dietro di essa; usa inoltre la chiavetonale fredda della fotografia e la recitazionedegli attori, per creare personaggi che si

Page 49: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

sentono perduti, piccoli di fronte all’enormitàdel labirinto. Ha scritto ancora Mosquera:

“Una chiave visiva carica di intensità miparve di fondamentale importanza per per-mettere che la narrazione potesse giocarea collegare la fantasia di un treno scom-parso con la crudele verità storica dei desa-parecidos in Argentina. Si crea un’atmosferadi sconcerto attraverso l’uso dei nomi pro-pri, delle cifre e/o di riferimenti vari che per-mettano allo spettatore una doppiaassociazione per cui è finzione ciò che fu re-altà. Daniel Pratt è il vero nome o è la rap-presentazione fittizia di Hugo Pratt, ilraccontatore veneziano delle avventure diCorto Maltese, che è vissuto per molti anniin Argentina e iniziò la sua carriera di dise-gnatore di storie a fumetti sui giornali locali?È per caso che i burocrati partecipano alleloro riunioni sempre in tre, oppure è percaso che la rappresentazione del numerotre si associa ai grotteschi generali dellegiunte militari autori dei golpe nel nostropaese ? Ciò che si impara in questo viaggiosenza ritorno si trasforma in una lezione pertutti i personaggi del film, lezione confortatadallo sguardo sereno del vecchio professoreche accompagna l’ingresso del giovanePratt in un nuovo campo della conoscenza.Di fronte a loro si materializza la concezionedell’infinito e si rivela la tanto temuta veritàche gli occhi non vedevano.

Perciò il finale del film non è pessimista,se non un po’, perché apre le porte a unanuova prospettiva (...) la prospettiva del pos-sibile.” All’epoca dell’uscita del film, ho invi-tato Mosquera a presentare il film, cheaveva avuto un vasto successo di critica e dipubblico nel mondo, al convegno a Veneziadi Matematica e cultura, poi al dipartimentodi matematica di Roma. Qualche tempodopo le Majors di Hollywood si fecero vivecon lui, gli fu proposto un contratto, dovevagirare dei film d’azione, lui rifiutò. Volevarealizzare un film in una piccola isola in Sar-degna, la storia di un naufrago. Dopo qual-che anno di lui, del regista, si sono perse letracce, non ho avuto idea di che fine abbiafatto. Nel 2014 ho ricevuto una richiesta diinformazioni su di lui da un distributore difilm USA che doveva pagargli dei diritti delsuo film. Un paio di mesi dopo ho ricevutoun email di Mosquera, in cui mi scriveva cheviveva alla periferia di Buenos Aires e chestava realizzando un documentario sui De-saparecidos. Ho risposto e non ho ricevutopiù nulla. Dopo quasi venti anni di silenzio.Anche lui ha subito il fascino dell’infinito acui aneliamo e senza il quale non possiamovivere, come scrive lo psichiatra Eugenio10 Idem

Michele Emmer

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

49

Borgna?I protagonisti dei film sinora descritti,

siano essi matematici, insegnanti di mate-matica, amanti della matematica, sono uo-mini. Ci sono in realtà matematici donne nelcinema, anche se poche. Poche anche per-ché sino al XIX secolo erano pochissime ledonne matematiche. Sono state meno didieci quelle che si ricordano dall’epocagreca sino all’ottocento. La prima donna ma-tematica ha una storia molto particolare. Seal cinema alcune lezioni sono tenute da ma-tematici donne, insegnanti e ricercatrici, vi èsinora un solo film, in cui il protagonista èuna matematica donna: Ipazia, l’unica ma-tematica che si ricordi dai tempi della mate-matica greca sino al Settecento.

Nel 2007 il matematico Michael A. B.Deakin della Monash University a Mel-bourne in Australia pubblicò un libro dal ti-tolo Hypathia of Alexandria, Mathematicianand Martyr. Nella prefazione cosìscriveva10:

“Immaginate un tempo quando il più im-portante matematico vivente era una donna,peraltro una donna molto attraente, e unadonna che era contemporaneamnte il mi-gliore astronomo del mondo di allora. Im-maginate che abbia condotta la sua vita edil suo lavoro professionale in una città cosìturbolenta e problematica come sono oggiBeirut o Baghdad. Immaginate che questadonna matematica abbia raggiunto la famanon solo nel suo campo specialistico, maanche come filosofo e pensatore religioso,capace di attrarre un largo numero di se-guaci. Immaginate lei come una verginemartire ma non per la sua Cristianità, ma daparte dei Cristiani perché non era una diloro. E immaginate che il colpevole della suamorte sia stato accolto tra i santi più onoratie significativi della Cristianità. Non avremmodovuto sentirne parlare? Non sarebbe do-vuto succedere che in ogni libreria fossestato possibile comprare una sua biografia?La sua vita non avrebbe dovuto essere notaa tutti? Potreste pensare che avrebbe do-vuto essere così, ma non è questo il caso. Efu la insegnante riverita di Sinesio di Cireneche si convertì al Cristianesimo e collaboròa formulare la dottrina Cristiana della Trinità,utilizzando le idee neoplatoniche che avevaappreso da lei.” In realtà di Ipazia, qualcunoaveva parlato, almeno gli storici e i mate-matici conoscono il suo nome. “Un giornofatale, nella sacra stagione della quaresima,fu strappata dalla sua carrozza, spogliata etrascinata alla chiesa e uccisa da Pietro illettore e da una turba di selvaggi spietati e

Page 50: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

50

Michele Emmer

fanatici. Le fu staccata la carne dalle ossacon gusci d’ostrica, e furono abbandonatealle fiamme le sue membra ancora palpi-tanti. L’inchiesta sul delitto e la sua giustapunizione furono messe da parte.” Chiscrive queste parole è il famoso storico in-glese Edward Gibbon nella sua monumen-tale History of the Decline and Fall of theRoman Empire 11 (Storia della decadenza ecaduta dell’impero romano) i cui volumi ven-nero pubblicato tra il 1766 e il 1788. Sta par-lando di Ipazia, della sua tragica morte, aproposito della quale aggiunge in una notache “gusci d’ostrica erano sparsi sulle rivedel mare, posso dunque attenermi qui alsenso letterale, senza rifiutare la versionemetaforica di tegole; non so se Ipazia fosseancora viva, probabilmente gli assassini nonse ne curarono.” Di lei si sa molto poco. E’stata considerata la prima matematica edastronoma donna. Sino a non molti secoli fanon esistevano donne matematiche. Si po-tevano contare sulle dita di una mano. For-tunatamente negli ultimi anni la situazione èmolto cambiata e ve ne sono tante nelmondo di donne matematiche ai giorni no-stri. E eccellenti ricercatrici, a riprova chenon esiste una matematica maschile.

Dunque Ipazia doveva essere una mate-matica. Ed Alessandria d’Egitto a quel-l’epoca era uno dei luoghi privilegiati persvolgere studi matematici ed astronomici.

Era il luogo dove aveva operato Euclide,l’autore dei famosi Elementi. Tanti commen-tatori dei testi di Euclide erano di Alessan-dria, tra essi Teone che pubblicò nuoviedizioni degli Elementi e dell’ Ottica, sem-pre di Euclide. Aggiunge Morris Kline nelvasto saggio Storia del pensiero matema-tico12 : “Sua figlia Ipazia, morta nel 415, insi-gne matematica, scrisse dei commentari suDiofanto e Apollonio.”

Più avanti aggiunge: “Dal punto di vistadella storia delle matematiche l’avvento delcristianesimo ebbe conseguenze sfortunate.I capi cristiani, sebbene avessero adottatomolti miti e usi greci e orientali con l’intentodi rendere il cristianesimo più accetto ai con-vertiti, si opposero alla cultura pagana met-tendo in ridicolo la matematica, l’astronomiae la fisica. Ai cristiani era vietato contami-narsi con la cultura greca. Nonostante lacrudele persecuzione dei Romani, il cristia-nesimo si diffuse e diventò così potente chel’imperatore Costantino (272-337) fu co-stretto ad adottarla come religione ufficialedell’impero Romano. L’imperatore Teodosioproscrisse le religioni pagane e, nel 392, or-dinò la distruzione dei templi greci. Molti diessi vennero trasformati in chiese, pur con-

tinuando ad ornarsi delle sculture greche. Lasorte di Ipazia, matematica Alessandrina difama, figlia di Teone è il simbolo della fine diun’era. Per essersi rifiutata di abbandonarela religione greca, cristiani fanatici la aggre-dirono nelle strade di Alessandria e la fe-cero a pezzi. I libri greci venivano bruciati amigliaia. Nell’anno in cui Teodosio bandì lereligioni pagane i cristiani distrussero il tem-pio di Serapide che racchiudeva ancoral’unica grande raccolta esistente di operegreche.

Si ritiene che siano stati distrutti 300.000manoscritti.”

Ipazia era stata iniziata negli studi dalpadre ed insegnava ad Atene e Alessan-dria. Era divenuta il capo della scuola Pla-tonica ad Alessandria intorno al 400. Eradescritta come un’insegnante pieno di fa-scino. Ed era naturale che le fossero dedi-cate opere d’arte, libri, racconti, spettacoliteatrali, film. Nel 2009 veniva presentato alfestival del cinema di Cannes il film Agoràispirato alla vita di Ipazia. Diretto da Alejan-dro Amenabar, con Rachel Weisz nella partedi Ipazia. Un filmone di più di due ore, conun’accurate ricostruzione della città di Ales-sandria, con il grande faro, il tempio, lagrande bilbioteca e masse di comparse. Ilfilm inizia nel 391 quando ad AlessandriaIpazia insegnava a Sinesio, Oreste ed altrigiovani nella biblioteca. Con il padre Teoneche non vuole i cristiani, i portatori di croceestremisti, tra i suoi discepoli ed invece Ipa-zia che continua a dire a tutti gli studenti chesono fratelli. Vengono frustati da Teone i gio-vani cristiani e confortati da Ipazia. Insegnaloro il sistema di Tolomeo. I cristiani fanatici,che sono vestiti tutti di nero come fosserodei moderni estremisti, vogliono distruggerela biblioteca annessa al tempio di Serapide.Dove Ipazia continua pur assediata a par-lare di Aristarco di Samo e della possibilitàche il sole sia fisso e non la terra. E speraIpazia che quel centro del sapere del mondovenga salvato.

I Romani se ne lavano le mani, come datradizione, e così Teone, Ipazia e i giovanistudiosi cercano di portar fuori dalla biblio-teca il maggior numero di pergamene. Etutto viene distrutto, le opere radunate alcentro della biblioteca e bruciate, pochesono state salvate.

L’astrolabio è distrutto. E della bibliotecafanno una stalla. Cirillo si proclama pa-triarca, Il prefetto romano, allievo di Ipazia,ama le arti, ma i fanatici non sopportano ilteatro e la musica, sorta di Talebani cristiani.E Ipazia continua a studiare, a sperimen-tare, il gusto della sapienza è più forte ditutto.

11 Michael Deakin Hy-pathia of Alexandria,Mathematician andMartyr, PrometheusPress, Amherst, 200712 Morris Kline, Storiadel pensiero matema-tico, Einaudi, Torino,1999

Page 51: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

51

Michele Emmer

Interrogata sul perchè non creda in Dio,risponde “credo nella filosofia”. Il prefettonon riconosce la nuova autorità della reli-gione cristiana e viene assalito. Finchè Ipa-zia ha la rivelazione: la terra si muoveintorno al sole, vi sono due fuochi intorno aiquali si muove lungo un’orbita ellittica, hascoperto una delle leggi di Keplero! Più dimilleduecento anni prima. E’ la fiction! Arri-vano i sicari cristiani, la denudano, la lapi-dano e poi il suo corpo è fatto a pezzi. Unfilm molto retorico, troppo didascalico, in cuil’unica novità è la ferocia dei cristiani checercano di distruggere il pensiero libero, lalibertà di ricercare, e soprattutto, la provo-cazione di una donna che afferma di co-gliere la verità e di credere nella filosofia enella scienza. Una storia che rimanda atante storie, una storia che viene generaliz-zata, strumentalizzata, trasformata, vistacon gli occhi di oggi, quando sono passaticentinaia di anni. Una storia sulla libertà delpensiero, sulla libertà del proprio credo,sulla malvagità, sulla paura della cono-scenza, sull’odio per quelli diversi, per invo-care dio che è sempre dalla nostra parte. Edi una donna si parla, dell’unica donna ma-tematica e scienziata di cui abbiamo tracceper centinaia di anni.

Che personaggi sono i matematici ?Immobili e silenziosi, solenni, indecifra-

bili e misteriosi, queste sei figure…sono in-dicate come testimoni, pensatori, filosofi,forse sciamani, oppure ‘matematici’. Percerti versi sono la stessa cosa, perché la fi-losofia dei numeri può coincidere con quelladelle forme. Se un grande matematicogreco ha infatti detto tutto è numero, ungrande fisolofo, anch’egli greco, ha più tardiprecisato che nel mondo visibile tutto èforma13.

Un’aura di mistero li circonda, altrimentiche matematici sarebbero ! Hanno l’auradella seduzione indicibile, sono abbigliaticon abiti sontuosi, e le forme e i numeri cheadornano le loro figure appaiono palese-mente simbolici, come decorazioni di un pa-ramento sacerdotale. Misteriose, sognanti,assenti, assorte, le facce dei matematici diMimmo Paladino, da sempre attratto dai nu-meri, dalle forme geometriche. Forme e nu-meri che riproduce ovunque. Numeri chesono presenze inquietanti e rassicuranti,che sono umani e divini, eterni e presenti.

I numeri e le forme geometriche che at-traggono l’artista, con il loro fascino senzatempo, immutabile e immaginativo.

13 Enzo De Martino, inMimmo Paladino, Ma-thematica, cartella di6 acquaforti, edita daArt of This Century,New York – Paris,2001.

Page 52: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

52

L'ATOMO DI SOMMERFELD: un'architettura polifonicadi Bruno Cifra1

Il concetto di rappresentazioneIn matematica con il termine “rappresen-

tazione” si vuole indicare una corrispon-denza attraverso la quale enti e relazionistrutturali di un insieme X si identificano conenti e relazioni strutturali di un insieme Y.

Si tratta di un vero e proprio processo dicodificazione linguistica che, con una op-portuna e oculata scelta dell’ambiente Y, as-solve l’importante compito di immergerel’originaria struttura X in un contesto che re-gala una più agile concretezza operativa euna visibilità più “familiare”.

La dimensione di tale “familiarità” è deli-neata in modo decisivo dal linguaggio tipicodell’ambiente Y, che ne modula il tonoespressivo e il conseguente impatto psico-logico.

E’ obiettivo di questo articolo fornireesempi di “rappresentazioni musicali” diquello che è il modello principe della “di-scretizzazione” della realtà: l’atomo.

La flessibilità strutturale del linguaggiomusicale e la peculiarità evocativa del dise-gno musicale, permettono una suggestiva ri-produzione delle diverse architettureatomiche: dagli indivisibili di Democrito alpanettone di Thomson, dall'instabile archi-tettura planetaria di Rutherford alla can-giante orchestra di Sommerfeld.

La discretizzazione della realtàSenza avventurarsi in raffinate e sugge-

stive definizioni tecniche, quando parliamodi "discretizzazione" della realtà possiamoriferirci ad un processo di indagine che pro-duce una rappresentazione "granulare"della fisica della Natura. Tale atteggiamento,fondamento della teoria quantistica, è pre-sente, in verità, già nella filosofia antica e,attenzione, non si tratta di una lettura su-perficiale della realtà, né risponde all'esi-genza di una semplificazione descrittiva; èpiuttosto la necessità istintiva di confrontarsicon la realtà attraverso la propria fisicità cheha natura "discreta" (abbiamo due mani,due piedi, un naso, due occhi, cinque ditaper mano ecc..). Il semplice processo di as-sociare alle dita di una mano oggetti nel-l'universo che ci circonda rappresenta unaforma di partecipazione che certifica il no-stro essere parte della natura e ci indica unamodalità di indagine su cui costruire unprimo livello di conoscenza: l'osservazione.

L' Osservazione quindi come partecipa-zione, come interazione diretta e primitiva

1 Bruno Cifra.Musicista. Matema-tico. Insegna Mate-matica e Fisicapresso il LiceoScientifico Statale"E. Majorana di La-tina" e Analisi Mate-matica presso lafacoltà di Ingegne-ria della Sapienza -Università di Roma.I suoi interessi sisono rivolti inizial-mente allo studiodelle algebre dioperatori nell'am-bito della teoriaquantistica deicampi, successiva-mente si è occu-pato di problemilegati alla codifica-zione matematicadi sistemi e supersi-stemi musicali. At-tualmente sioccupa di rappre-sentazioni musicalidi modelli matema-tici.

della nostra natura discreta con l'Universo.E' evidente che, secondo questa imposta-zione, un livello di conoscenza più profondopresuppone una partecipazione più ricca,quindi una declinazione più raffinata dei pro-cessi di discretizzazione.

E' quanto realizza Pitagora costruendoun'ontologia tutta basata sul numero natu-rale (fondamento dei processi di discretiz-zazione). La Tetraktys Pitagorica, mirabilearchitettura discreta, diventa il fondamentodell'essere; i rapporti matematici che ne de-rivano accompagnano l'esperienza conosci-tiva, esplorazione e speculazione numericadiventano chiave di lettura e sostanza del-l'armonia che regola il cosmo.

La scala musicale è una delle rappre-sentazioni più efficaci di tale armonia: sitratta di un sistema (discreto) di suoni le cuifrequenze vengono individuate attraverso l'iterazione del rapporto 3/2 (intervallo diquinta) e ricollocate all'interno dell'ottava(rapporto 2/1):

se prendiamo una corda che produce undeterminato suono e desideriamo ottenereil suono superiore di un'ottava, dobbiamo in-terrompere la corda nel suo punto centrale.Indicando con A la lunghezza della cordache produce il primo suono e con B la lun-ghezza della sezione che produce il se-condo, abbiamo che A:B=2:1. Per salire diuna quinta, dobbiamo interrompere la cordaai due terzi e quindi, indicando con C la lun-ghezza della sezione che produce questonuovo suono, abbiamo A:C = 3:2. Infine, isuoni prodotti dalle corde C e B formano unintervallo di quarta, e C:B = 4:3 = 2:(3/2). Ab-biamo quindi che le tre consonanze princi-pali, ottava, quinta e quarta, corrispondonoai rapporti 2:1; 3:2 e 4:3 e possono essererappresentate impiegando solo i primi quat-tro numeri naturali.

Page 53: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Il valore strutturale della scala Pitagoricaè certificato dalla complessità e dalla ric-chezza espressiva delle architetture tetra-cordali che sono alla base del sistemamusicale greco.

Il tetracordo era una successione diquattro suoni discendenti compresi nell'am-bito dell'intervallo di quarta giusta. I suoniestremi erano fissi quelli interni erano mo-bili.

L'ampiezza degli intervalli di un tetra-cordo caratterizzava i tre generi della mu-sica greca: diatonico, cromatico,enarmonico. Il tetracordo di genere diato-nico (più antico e diffuso) era costituito dadue intervalli di tono e uno di semitono; il te-tracordo cromatico era costituito da un in-tervallo di terza minore e da due intervallidi semitono; il tetracordo enarmonico da unintervallo di terza maggiore e due intervalli diquarti di tono.

Nel tetracordo diatonico la posizione delsemitono distingueva tre modi: dorico frigio,lidio.

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

53

Bruno CIfra

Il processo di discretizzazione operatoda Pitagora, per quanto sostanziale,esprime una partecipazione che ha unaforte connotazione "estetica": l'armonia arit-metica.

Si deve alla scuola di Leucippo e princi-palmente a DEMOCRITO (Abdera, 460 a.C.– 371 a.C.) un'idea di discretizzazione "me-tafisica" della realtà. Democrito introduce ilconcetto di atomo (indivisibile), ente ultimodella realtà non percepibile dai sensi madalla ragione.

La filosofia atomistica identifica l’esserecon il pieno e il non essere con il vuoto.

La materia è il pieno ed è costituita daatomi, lo spazio in cui essa si muove è ilvuoto.

Seppur Democrito ripropone la fascinosaopposizione parmenidea tra essere e nonessere, ne riconfigura completamente i si-gnificati in un assetto di straordinaria mo-dernità.

Il vuoto (il non essere) diventa contestoessenziale che consente agli atomi di es-sere, di distinguersi, di muoversi e di aggre-garsi per dare origine alla realtà e amodularne il suo "divenire". Allora per De-mocrito Il "non essere" è!. E ancor più sor-prendente appare questa rivalutazione delvuoto se pensiamo alla "vivacità" che oggiviene riconosciuta allo "stato di vuoto" nellateoria quantistica (si pensi alle fluttuazionidello stato fondamentale, particelle virtuali,antimateria, ecc…).

Gli atomi sono pieni, immutabili, ingene-rati ed eterni. Sono qualitativamente uguali,fatti della stessa materia, ma sono tra lorodiversi quantitativamente (altro elemento dimodernità), per forma e grandezza.

Zenone aveva sottolineato il problemache dividendo la realtà in parti sempre piùpiccole si poteva procedere in questa scom-posizione all’infinito senza mai trovare ilpunto di arrivo di questo processo (Para-dossi di Zenone).

Gli atomisti ribattono che la divisibilità al-l’infinito vale solo in campo logico-matema-tico e non in quello reale. Non è possibile,infatti, dividere la realtà materiale percepitadai sensi, in parti sempre più piccole all’infi-nito perché si arriverebbe, a forza di divi-sioni, a dissolvere la realtà nel nulla e quindila materia diventerebbe non-materia. E que-sto non è possibile perché “nulla si crea enulla si distrugge, ma tutto si trasforma”(principio di conservazione dell'energia!). Lamateria è fatta di indivisibili!

Modelli atomiciJoseph John Thomson (1856 – 1940)

Nello studio della conduzione elettricanei gas Thomson scoprì che, facendo pas-sare delle scariche elettriche attraverso ungas molto rarefatto contenuto in un tubo di

Page 54: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

54

Bruno Cifra

vetro, si producevano raggi luminescentiproveniente dal catodo (elettrodo negativo),chiamati perciò raggi catodici. Egli com-prese che i raggi erano composti da parti-celle dotate di carica elettrica negativa e dimassa piccolissima, uguali fra loro qualun-que fosse il gas usato: le particelle così pro-dotte vennero chiamate elettroni.

Si scoprì in seguito che, nello stessoesperimento, si produceva anche un fasciodi particelle aventi carica elettrica positiva. Ilfascio positivo aveva una direzione di motoopposta al precedente e venne perciò chia-mato fascio di raggi anodici.

Thomson capì di trovarsi di fronte a “partidi atomi” e ipotizzò che l’atomo non fosse in-divisibile come fino allora si credeva.

Formulò così l’ipotesi che l’atomo fossecostituito da una sfera omogenea di elettri-cità positiva entro la quale fossero immersigli elettroni, come l’uvetta in un panettone:per l’azione reciproca fra cariche positive enegative, gli elettroni resterebbero attrattiverso il centro della sfera da una forza pro-porzionale alla distanza, e occuperebberodelle posizioni di equilibrio sotto l’azione diquesta forza e delle loro mutue repulsioni.

Ernest Rutherford (1871-1937)L’ipotesi di Thomson si mostrò ben pre-

sto inadeguata all’interpretazione dei fattisperimentali, la confutazione più diretta fuofferta da una celebre e importante espe-rienza eseguita da Rutherford nel 1911 sulpassaggio di nuclei di elio (particelle α ) at-traverso la materia.

Le particelle α vengono emesse da so-stanze radioattive con velocità dell’ordine di109 cm/s, grazie a tale alta velocità e alleloro piccole dimensioni esse possono attra-versare sottili lamine metalliche.

Rutherford osservò che lanciando unsottile pennello di raggi α contro una lamina,questo non prosegue in linea retta ma vienediffuso in varie direzioni, le particelle subi-scono deviazioni variegate, talune così con-sistenti quasi fino a tornare indietro. Questadiffusione non può essere imputata agli urtidelle particelle α con gli elettroni contenutinella sostanza attraversata, perché questi,avendo una massa un migliaio di volte più

piccola delle particelle α, non possono farledeviare sensibilmente. Evidentemente la dif-fusione rilevata è dovuta all’interazione delleparticelle α con la parte rimanente del-l’atomo, quella che contiene, oltre la caricapositiva, la quasi totalità della massa. Ora,se accettiamo il modello di Thomson,l’azione repulsiva esercitata sulla particellaα dalla sfera di elettricità positiva cresce conl’avvicinarsi di questa, poi una volta chequesta è penetrata all’interno decresce manmano che si avvicina al centro della sfera:la traiettoria risulta così incurvata ma la de-viazione non può essere consistente e per-ciò insufficiente a spiegare gli esitisperimentali.

Rutherford propose allora l’idea che laparte positiva dell’atomo consti di un nucleo,piccolo rispetto alle dimensioni atomiche(nucleo quasi puntiforme), nel quale sia con-centrata quasi tutta la massa e la carica po-sitiva. La forza repulsiva esercitata sullaparticella α sarà allora inversamente pro-porzionale al quadrato della distanza, equindi crescerà con l’avvicinarsi di questa alnucleo: ne deriva una deviazione estrema-mente consistente.

Se si calcola la distribuzione degli angolidi diffusione delle singole particelle α, sitrova un risultato in ottimo accordo con ildato sperimentale.

L’esperimento di Rutherford ha per-messo anche di stabilire che la carica delnucleo è uguale (salvo il segno) a tante voltela carica elettronica, quanto è il numero ato-mico della tavola di Mendelèiev.

Page 55: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

55

Bruno Cifra

Quindi per Rutherford l’atomo di numeroatomico Z è costituito da un nucleo presso-ché puntiforme, nel quale è concentrata laquasi totalità della massa, avente carica po-sitiva Ze (e è la carica dell’elettrone in va-lore assoluto), intorno ad esso si trovano Zelettroni, le cui cariche compensano esatta-mente quella del nucleo. Gli elettroni attrattidal nucleo secondo la legge di Coulomb,cioè simile alla forza di gravitazione, si muo-veranno secondo le leggi di Keplero, in or-bite ellittiche (se si trascurano le mutuerepulsioni tra elettroni), mentre il nucleo re-sterà pressoché immobile in virtù dellagrande massa.

L’atomo assomiglia quindi ad un piccolosistema planetario.

Tuttavia il modello planetario proposto daRutherford presentava forti criticità:

secondo le leggi dell’elettromagnetismouna carica accelerata irradia energia sottoforma di onde elettromagnetiche, pertanto lasua energia cinetica dovrebbe gradual-mente diminuire. Di conseguenza la traiet-toria dell’elettrone dovrebbe essere unaspirale che precipita nel nucleo.

L’atomo risulterebbe essere instabile!Inoltre l’energia verrebbe irradiata sotto

forma di radiazioni aventi frequenza coinci-dente con la frequenza del moto orbitaledell’elettrone, ma siccome questa andrebbecontinuamente variando, la luce emessaavrebbe frequenza variabile: perciò qual-siasi corpo, contenendo innumerevoli atomiin tutte le possibili fasi della loro vita, do-vrebbe emettere radiazioni di tutte le possi-bili frequenze, ossia uno spettro continuo.

E’ noto invece che i gas emettono spet-tri di righe con frequenze rigorosamente co-stanti

Niels Henrik David Bohr (1885 –1962) Il 14 dicembre 1900 Max Planck, in una

riunione della Società tedesca di Fisica, in-trodusse il concetto di “quanto di luce”:l’energia raggiante poteva scambiarsi sol-tanto sotto forma di pacchetti discreti(E=hn).

In questo modo Planck risolse alcuni pa-radossi della teoria classica in merito al-l’emissione e all’assorbimento di radiazioneda parte di corpi materiali (problema delcorpo nero).

Mentre Rutherford proponeva il modelloplanetario, il dibattito scientifico sul signifi-cato della relazione di Planck si faceva in-tenso. In sostanza si cercava di chiarire sela relazione di Planck fosse una relazionefondamentale, e allora l’intero edificio dellafisica andava rivisitato, o se invece fosseuna conseguenza del comportamento ato-mico, e quindi la quantizzazione dell’ener-gia non avrebbe un valore strutturale masarebbe una naturale conseguenza dellaconformazione dell’atomo.

Se Thomson e Nicholson abbracciaronoquesta seconda interpretazione proponendomodelli atomici risultati a breve non ade-guatamente soddisfacenti, Niels Bohr, chein quegli anni lavorava con Rutherford, siconvinse presto che dovesse essere as-sunta l’ipotesi di Planck come postulato fon-damentale da cui derivare l’architetturaatomica.

Il modello planetario costituiva unabuona base, ma preservarlo, seppur conqualche correzione, comportava un giudiziodi incompletezza della meccanica e del-l’elettromagnetismo classici; giudizio cheBohr aveva maturato precedentemente inbase agli studi effettuati sulla conduzioneelettrica dei metalli.

Nella sua tesi di laurea sosteneva che:“…è impossibile … spiegare le leggi

della radiazione termica se si continua ad in-sistere nel mantenere le assunzioni fonda-mentali che stanno alla base della teoriaelettromagnetica (la quale), se può essereapplicata ad un gran numero di elettroni, ….,non può essere utilizzata per esaminare ilmoto di un singolo elettrone entro brevi in-tervalli di tempo.”

e sulla meccanica, sostenne di distin-guere

“…nettamente tra elettroni liberi ed elet-troni vincolati all’interno dell’atomo, inquanto quest’ultimi sembrano tagliati fuoridall’influenza degli altri atomi o dagli altrielettroni in una maniera che non corri-sponde a nulla di conosciuto per gli ordinarisistemi meccanici.”

Assunta dunque l’ipotesi di Planck comefondamentale, Bohr propose di correggereil modello atomico di Rutherford postulandole seguenti condizioni:

Page 56: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

56

Bruno Cifra

I condizione: il raggio delle orbite è quan-tizzato quindi l’energia è quantizzata

II condizione: L’elettrone non irraggia (inaperto contrasto con l’elettromagnetismo)ma emette (o assorbe) energia per “saltoquantico”: l’elettrone può passare da un’or-bita s ad un’altra n purchè rispetti il prin-cipio di conservazione dell’energia: perciòpuò emettere o assorbire l’energia corri-spondente alla differenza tra Es ed En ;tale energia viene ordinariamente emessa oassorbita sotto forma di radiazione di fre-quenza n = (Es - En )/h

I raggi orbitali ovvero i livelli energeticisono individuati dal numero intero n (nu-mero quantico principale)

n = 1, 2, 3 Il modello atomico di Bohr spiega bene il

comportamento spettroscopico dell'idrogenoe, in parte, quello di alcuni metalli alcalinicome il litio ed il sodio ma è del tutto inade-guato per l'interpretazione degli spettri dialtri elementi.

Lo spettro dell'elio, per esempio, non siaccorda con le previsioni del modello diBohr in quanto presenta delle righe non pre-viste.

Arnold Johannes Wilhelm Sommerfeld(1868 –1951)

Tra il 1915 e il 1916 Arnold Sommerfelde, indipendentemente Wilson e Iwasawa for-mularono una regola di quantizzazione va-lida per ogni fenomeno fisico che presentiuna periodicità. Applicata ai casi dell’oscil-latore armonico e del moto circolare uni-

forme, tale regola portava rispettivamentealle condizioni di quantizzazione di Planck edi Bohr. Fiducioso di questa corrispondenza,Sommerfeld diede al metodo una applica-zione del tutto generale: esistono tante re-gole di quantizzazione quanti sono i gradi dilibertà che controllano le periodicità delmoto.

Tecnicamente il tutto si traduce nell’im-porre che certi integrali (integrali di fase) J1,J2 , …. Jk (con k numero di gradi di libertà)assumessero valori multipli della costante diPlanck:

J1 =n1h J2 =n2h ………. Jk=nkh .Scriveva Bohr in un articolo del 1913:

“Ammetteremo che l’elettrone si trovi suun’orbita stazionaria e, per ragioni che ve-dremo in seguito, che l’orbita sia circolare”.

Sommerfeld superò la restrizione dellacircolarità dell’orbita dell’elettrone e ammisel’esistenza anche di traiettorie ellittiche; Per individuare l’elettrone sull’ellisse sononecessari due parametri di posizione (gradidi libertà) : r , θsecondo la regola generale di Sommerfeld a

queste due periodicità devono corrispon-dere altrettante condizioni di quantizzazione

J1 =n1h J2 =n2h.L’esito matematico di queste condizioni

portò all’introduzione di due numeri quantici:n numero quantico principale che

definisce il guscio energetico.k = 1, 2 … n numero quantico azimutale

che controlla l’eccentricità dell’orbita all’in-terno del guscio, e quindi ne modula laforma.

Page 57: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

57

Bruno Cifra

Il numero quantico k non introduce nuovilivelli energetici, per cui tale generalizza-zione ha significato puramente teorico enulla aggiunge a quanto già descritto dallateoria di Bohr relativamente agli spettri deglielementi. In particolare non risulta spiegataancora la struttura fine delle righe (le righe,osservate con mezzi di sufficiente potere ri-solutivo, appaiono composte da diverserighe vicinissime).

Successivamente Sommerfeld apportòuna modifica importante al modello, sugge-rita dalla variazione relativistica della massadell’elettrone a causa della sua elevata ve-locità. Dalle leggi di Keplero essendo la ve-locità areolare costante, l’elettrone è piùveloce in vicinanza del nucleo, quindi la suamassa aumenta (in accordo con la teoriadella relatività). Ne consegue una diminu-zione di energia. Tanto più piccolo è l’asseminore dell’ellisse tanto più evidente diventaquesta correzione relativistica. L’effetto ditale correzione è quello di aprire l’orbita el-littica, per cui l’elettrone finisce per descri-vere un’orbita a rosetta.

L’elettrone così si muove su un orbita el-littica, la quale, dal canto suo, avrebbe unmoto di precessione attorno al nucleo.

I calcoli realizzati da Sommerfeld porta-rono all’importante risultato che l’energianon è più indipendente dal numero quanticok, ma è legata alla coppia (n , k ) secondo larelazione

con

(costante di struttura fine).

Effetto Zeeman (1896)In presenza di campi magnetici le righe

spettrali si scompongono in un certo numerodi righe distinte. La variazione di frequenza

delle righe è proporzionale all’intensità delcampo magnetico applicato. Per il Teoremadi equivalenza di Ampère una spira per-corsa da corrente è equivalente ad unaghetto (dipolo magnetico) di momento ma-gnetico . Nel caso dell’elettrone ro-tante su un orbita circolare si ha

ovvero in forma vettoriale

Un tale dipolo immerso in un campo ma-gnetico costante è soggetta all’azione diun momento meccanico con ciòesso ha una energia potenziale

dove α è l’angolo formato da con .L’azione del momento meccanico che ri-sulta ortogonale sia a che a e quindi a

, è quella di produrre una variazione diche finisce per effettuare un moto di pre-

cessione attorno alla direzione di .

Quando l’atomo è immerso in un campomagnetico, entra in gioco una terza periodi-cità: la precessione del momento angolareattorno alla direzione del campo. In basealla regola generale di quantizzazione è ne-cessario introdurre una terza condizione diquantizzazione associata ad un integrale difase J3.

Essa può essere costruita al modo se-guente: l’angolo α che il vettore forma con

Page 58: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

58

la direzione del campo magnetico non deveessere una grandezza continua, ma può as-sumere solo valori discreti; evidentementeciò comporta che anche la componente di

lungo la direzione di sarà quantizzata.

Poiché J2 = 2πp e la grandezza daquantizzare è la proiezione di lungo la di-rezione di è naturale porreJ2cosα=2πpcosα=2πpz=J3=mh da cui pz = mħ (quantizzazione della proiezionedel momento angolare).

m viene detto numero quantico magne-tico.

Si ha 2πpcosα=khcosα=mh da cuicosα = m/k.

Quindi m può assumere solo i 2k+1valori compresi tra -k e +k .

Il numero quantico m è significativo so-lamente in presenza di un campo magneticoesterno (se pur debole), in caso contrario laquantizzazione spaziale non va presa inconsiderazione e il piano dell’orbita può es-sere qualunque.

In presenza di campo magnetico l’ener-gia viene a dipendere dalla terna (n, k, m)secondo l’espressione En,k,m = En,k + EB

Ciò comporta che in presenza di campimagnetici le righe spettrali si scomporrannoin un certo numero di righe distinte (EffettoZeeman 1896). La variazione di frequenzadelle righe è proporzionale all’intensità delcampo magnetico applicato.

Landé con precise misure spettroscopi-che suggerì che le proprietà del numeroquantico k dovessero essere modificate:esso poteva assumere i valori di n diminuitidi 1. Il nuovo numero quantico fu postouguale a l = k –1.

Conseguentemente il numero m potevaassumere tutti i valori compresi tra –l e + l .

La terna di Sommerfeld (n, k, m) vennesostituita con la terna (n, l, m).

Effetto Zeeman anomaloSi sapeva che la riga gialla del sodio

(chiamata D da Kirchoff) , anche in assenzadi campo magnetico esterno, era in realtàformata da due righe D1 e D2 molto ravvi-cinate; si sapeva anche che essa venivaemessa dalla transizione

(n = 3 , l = 1) ⎯→ (n = 3 , l = 0)in presenza di campo magnetico ciascunadelle due righe si sarebbe dovuta scom-porre in 3 righe (corrispondenti a m = - 1,m = 0 , m = +1).

Il risultato sperimentale è che la riga D1si scompone in quattro 4 righe, mentre lariga D2 in sei .

Wolfgang Pauli (1924) risolse il problemaosservando che

- se la riga del sodio è in realtà costituitada due righe ravvicinate anche in assenzadi campo magnetico, vuol dire che esistonodue livelli (n = 3 , l = 1).

- la differenziazione dei due livelli è do-vuta ad una ulteriore periodicità, quindi adun quarto numero quantico s, chiamato “ambiguità non classica dell’elettrone” e chepuò assumere i valori s = ½ e s = - ½ .

- tali valori si sommano al numero quan-tico l , cosicché ogni livello energetico vienea dipendere da n, dal numero j = l + s , oltreche da m che potrà di conseguenza assu-mere solo i valori -j , -j+1 , - j+2 ,….., +j.In definitiva ogni livello energetico resta ca-ratterizzato dai quattro numeri quantici (n , l,m, s).

Successivamente Uhlenbeck e Goud-smit supposero che la nuova periodicitàfosse da ricercare nella rotazione dell’elet-trone (in un verso o nell’altro) attorno al suoasse.

Chiamarono spin (trottola) il numero s.Il modello di Sommerfeld con il contributo

di Pauli sullo spin presentava in definitiva laseguente architettura discreta:

Bruno Cifra

Page 59: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

59

La disposizione degli elettroni all'internodei gusci è controllata dai seguenti principi(AUFBAU):principio di minima energia: ogni elettroneoccupa l'orbitale disponibile a energia piùbassa.principio di Pauli: in un atomo non pos-sono esistere 2 elettroni con i 4 numeriquantici egualiRegola di Hund: se due o più elettroni oc-cupano orbitali degeneri (cioè a egualeenergia), gli elettroni occupano il maggiornumero possibile di questi orbitali, e a spinparalleli.

Rappresentazioni musicaliL' impostazione discreta della realtà ope-

rata da Democrito trova un' efficace rappre-sentazione musicale nella naturalecorrispondenza pieno -suono e vuoto – si-lenzio

schema questo che richiama l'esperienzadel puntillismo musicale .

Il puntillismo musicale è una tecnicadella musica seriale dove i suoni sono usaticome eventi timbrici e temporali isolati.

Si polverizza il concetto tradizionale di“melodia”, il discorso musicale è un pulsaredi clusters sonori, che si distribuiscono tra ivari strumenti musicali formando una vera epropria “melodia timbrica”.

Anton Webern, Luigi Nono , Pierre Bou-lez e soprattutto Helmut Lachenmann i prin-cipali esponenti. Consolation II (1968) e LesConsolations (1976-78) di Lachenmann pro-pongono una suggestiva rappresentazionedel modello Democriteo.

Il modello atomico di Thomson, purnella sua inadeguatezza, pone il problemadella divisibilità dell'atomo, più precisamentesottolinea che la cellula generatrice dellamateria è un ente strutturato.

Se l'atomo democriteo è ingenerato edeterno, posizione perfettamente coerente al-l'interno di un quadro metafisico (seppur unametafisica di confine, oggi diremmo "conti-gua"), l'atomo di Thomson per la sua naturastrutturale cancella ogni premessa metafi-sica (o quanto meno la indebolisce) ma ri-chiama prepotentemente l'annoso eintrigante problema dell' "inizio" e afferma illegame stretto tra conoscenza fisica e per-cezione strutturale.

Pur interessante, in merito, la riflessionedi Massimo Cacciari: “La ragione ‘legifera’ apriori riguardo all’esistente, non perché

Bruno Cifra

Page 60: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

60

ne deduca il fondamento, ne ‘produca’ laCausa, ma unicamente in quanto stabiliscele condizioni generali della sua conoscibilità.L’esistente, per essa, è sempre e soltantoun poter-essere, di cui mai potrà certificarel’effettiva esistenza in sé. In altri termini, laragione può soltanto presupporre l’esi-stente: posto che l’esistente sia, a questecondizioni esso appare come conoscibile.”(M. Cacciari, Dell’Inizio, Adelphi, Milano1990)

La pasta del panettone ipotizzato daThomson è un fondo (pedale in musica) im-palpabile e impercepibile fino a quandol'uvetta (elettroni) non ne le conferisce unassetto strutturale che ne attiva tutte le po-tenzialità, è a quel punto che si abilità la no-stra partecipazione ad ogni prospettivaconoscitiva.

Come non pensare all'incipit della nonasinfonia di Beethoven con i bicordi di quintevuote (LA-MI prima e RE-LA dopo) prividella modale che delineano un fondoamorfo e inafferrabile che solo alla battuta17, strutturandosi, scioglie ogni ambiguitàrivelando autorevolmente la propria identitàtonale ( re minore).

Analoghe rappresentazioni del processodi strutturazione sono rintracciabili nell'inci-pit della prima sinfonia di Mahler e soprat-tutto nell'introduzione del poema sinfonicoAlso sprach Zarathustra, op. 30 di RichardStrauss: si parte dal nulla, il pedale dei bassiin pianissimo appare come un brusio insi-gnificante, poi la sovrapposizione dell'ar-peggio vuoto (privo della modale) Do – Sol

– Do suonato dalle trombe , quindi l'inseri-mento della terza (modale) a completarel'accordo ma questa scivola inizialmente dalmaggiore al minore ambiguamente, infine ilcrescendo orchestrale che completa il per-corso di strutturazione certificato dal lungoe imponente accordo dell'organo in fortis-simo che sostituisce l'amorfo brusio iniziale.Il sapere ha inizio!

L'atomo di Rutherford nella sua instabi-lità, assomiglia ad una pioggia di meteore(elettroni) che perdendo con continuità ener-gia precipitano nel nucleo. Il seguente fram-mento di partitura illustra il drammaticoevento elettronico come uno sciame di "glis-sandi" che collassano casualmente e ineso-rabilmente in altezza e in intensità verso ilsilenzio, ma così facendo il fondo che si co-struisce dalla sovrapposizione delle diversefrequenze discendenti (spettro di emissionecontinuo) colora caoticamente ma dinami-camente l'atmosfera sonora fino al dissolvi-mento finale.

L'atomo di Sommerfeld si presenta comeuna sovrapposizione di più cori indicizzatidal numero quantico principale n e che can-tano ad intervalli di ottava, quinta, quarta,ecc.. coerentemente con i rapporti pitagoricicostruibili con i valori di n. Ogni coro in unguscio è organizzato in sezioni (come uncoro tradizionale è diviso in soprani, con-tralti, tenori, bassi) individuate dal numeroquantico azimutale l , e ogni sezione pre-senta, a seconda dei valori del numeroquantico magnetico m più basi (come lesezioni di un coro possono suddividersi in

Bruno Cifra

Page 61: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

61

tenori I, tenori II, soprani I , soprani II, ecc..),e ogni base può contenere al più due cantori(elettroni) che sono obbligati ad intonare,per via dello spin, parti in discanto.

Il discanto è una delle prime tecniche dipolifonia, affermatasi alla fine del sec. XI,nella sua forma primitiva essa consiste nellasovrapposizione di due voci (vox principalise vox organalis) che si accompagnano notacontro nota (contrappunto semplice) permoto contrario.

Sezioni e basi in un guscio cantano nellatonalità imposta dal livello energetico carat-teristico principale ma possono presentarelievi deformazione tonali (effetti modulanti o

lievi dissonanze) indotte dalla sfumaturaenergetica associata ai valori di l ed m (strut-tura fine ed effetto Zeeman).

Basi e discanti si accendono coerente-mente con le regole del l' AUFBAU.

Rappresentazione dell'idrogeno: l'unicoelettrone intona una melodia modale (mododorico).

Particelle libere di idrogeno: Ogni elet-trone intona il tema modale indipendente-mente, il caos gassoso dà origine ad uncanone.

Rappresentazione dell' elio: un elettroneintona il tema modale e funge da vox princi-pale, il secondo elettrone (spin opposto),vox organalis, discanta con il primo .

Rappresentazione del Litio: Al duetto in di-scanto del primo guscio, si sovrappone unelettrone appartenente al coro del secondoguscio (n=2) che intona pitagoricamente intono di ottava (attenzione tono di ottava nonintervallo di ottava) un nuovo tema modale.

Bruno Cifra

Page 62: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

62

Rappresentazione del Berillio: Due duettiin discanto appartenenti al primo e al se-condo guscio.

Rappresentazione dell'Azoto: Ai duetti ca-ratteristici del berillio si sovrappongono se-condo la regola di Hund tre elettroni cheattivano tre basi con orbite modulanti (strut-tura fine ed effetto Zeeman) sulla sezionel =1.

Rappresentazione dell'Ossigeno: Allastruttura dell'azoto si aggiunge un elettroneche va a completare in discanto la base(n=2 l=1 m=0).

Così procedendo, potremmo dar voce all'in-tera tavola periodica come ad una meravi-gliosa orchestra.

Sarebbe una brutta cosa essere un atomoin un universo senza fisici e questi sono fattidi atomi. Un fisico è il modo che ha l’atomodi sapere qualche cosa sugli atomi.

(George Wald).

L'altezza è profondità, l'abisso è luce inac-cessa, la tenebra è chiarezza, il magno èparvo, il confuso è distinto, la lite è amicizia,il dividuo è individuo, l'atomo è “immenso”.

(Giordano Bruno).

Bruno Cifra

Bibliografia

1 E. PERSICO, Fundamentalsof Quantum Mechanics,Prentice-Hall (1961)2 E.V. ŠPOLSKIJ, Fisica atomica,Edizioni Mir (1986)3 M. MILA, Lettura della nona sinfonia,Einaudi (1997)4 G. COMOTTI, La musica nellacultura greca e romana, EDT (1991)5 F.A. GALLO, La polifonia nelMedioevo, EDT (1991)6 B. CIFRA, Musica e Matematica,IlflautodiOZ (1998)7 I. XENAKIS, Musiques formelles,Revue Musicale n°253-254, éditionsrichard-masse (1963)

Page 63: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

63

IL CASO OSIANDERChi ha scritto la prefazione al De Revolutionibus?

di Maria Letizia Parisi1

Il modello cosmologico che i docentidelle università del XV secolo insegnavanoe sostenevano era quello di Tolomeo (100-178 d.C.). Questi aveva elaborato la suastruttura dell’universo sul modello aristote-lico che si basava sull’antico principio del-l’universo a due sfere, modello che ponevala Terra immobile al centro di una sferaenorme, che reggeva le stelle e ruotava re-golarmente in direzione ovest attorno ad unasse fisso ogni 23 ore e 56 minuti. Il Sole,posizionato in una zona intermedia nellospazio fra la Terra e la sfera delle stellefisse, ruotava giornalmente verso ovest(ogni 24 ore) ma spostandosi contempora-neamente attraverso l’eclittica in direzioneest in 365 giorni e un quarto (l’eclittica è uncerchio massimo della sfera delle stellefisse, inclinato di 23°30’ sull’equatore cele-ste); quindi nella rotazione giornaliera versoovest il Sole rimaneva indietro rispetto allasfera delle stelle fisse di circa un grado algiorno, per questo in un anno avrebbe oc-cupato tutti i punti dell’eclittica. Questi datiprovenivano dall’unico punto di osserva-zione possibile fino al secolo scorso, cioè laTerra, che, come abbiamo detto, era postaal centro di questa gigantesca sfera stellare.Questo modello cosmologico diede per se-coli agli uomini una visione del mondo stret-tamente correlata con la religione e larappresentazione della divinità ma non in-cludeva, quindi non risolveva, il problemadei pianeti, che si muovevano con un motoirregolare fra la sfera delle stelle fisse e laTerra2.

Durante il loro moto, i pianeti si manten-

1 Maria Letizia Pa-risi fino al 2011 do-cente di storia efilosofia presso illiceo scientificoG.B.Grassi di La-tina. Attualmentepresidente della se-zione di Latina dellaS.F.I. Il campo di in-teresse e indaginein cui opera è la fi-losofia dellascienza e gli appro-fondimenti tematicisulla filosofia dellaconoscenza del‘900.

2 Il termine pianetaderiva da una parolagreca che significaerrante e venne usatofin dopo la morte diCopernico per distin-guere quei corpi cele-sti che si muovevanoo erravano fra lestelle da quegli altri lecui posizioni relativerimanevano semprefisse (le costellazioni).Per gli antichi astro-nomi, sostenitori delmodello geocentrico, ilSole era uno dei settepianeti: gli altri, se-condo questo ordine,erano la Luna,Mercurio, Venere,(Sole), Marte, Giove eSaturno, i soli visibili aocchio nudo. Le stellee questi sette pianetierano i soli corpi rico-nosciuti nell’antichitàcome corpi celesti.

gono vicini all’eclittica, deviando talora anord di essa e talora a sud, ma assai rara-mente abbandonano la fascia dello zodiaco,una striscia immaginaria di cielo che siestende per un arco di 8° da ambo le partidell’eclittica. Oltre al movimento giornalieroda est verso ovest, che i pianeti compionoinsieme con le stelle, essi si muovono versoest rispetto alle costellazioni e questo è illoro cosiddetto moto normale. MediamenteMercurio e Venere compiono nel tempo diun anno il circuito completo dello zodiaco; lalunghezza del ciclo di Marte è in media 687giorni; il periodo medio di Giove è 12 anni;quello di Saturno 29 anni. Ma i pianeti, nelloro movimento verso est attraverso lestelle, non conservano una velocità uni-forme e la loro direzione non è costante-mente verso est, ma tutti, ad eccezione delSole e della Luna, di tanto in tanto dirigonoil loro moto verso ovest. Questo moto èstato definito retrogrado.

Tolomeo nell’Almagesto aveva esposto ilsuo modello geocentrico che poneva i corpicelesti, sorretti da sfere di materia cristallina(etere), secondo il seguente ordine: al cen-tro la Terra immobile poi, incastonata nellaprima sfera, la Luna, nella seconda Mercu-rio, a seguire Venere, il Sole, Marte, Giove,Saturno ed infine l’ultima sfera che portavacon sé tutte le stelle fisse, cioè le costella-zioni che non cambiano la loro posizione re-lativa nel corso dell’anno. Ma Tolomeo, perrisolvere dal punto di vista matematico le ir-regolarità di moto dei pianeti, dovette adot-tare il sistema epiciclo-deferente, sistemaereditato dagli astronomi suoi predecessori.Questo sistema, fondato su principi mate-matici, poneva il pianeta su di un piccolocerchio, l’epiciclo, che ruotava con velocitàuniforme attorno ad un punto della circonfe-renza di un secondo cerchio rotante, il de-ferente (orbita), il cui centro coincideva conil centro della Terra. Pertanto, quando il pia-neta si trovava nella sua posizione più vicinaalla Terra, i due moti si componevano gene-rando un moto diretto verso ovest o di retro-cessione ed anche se epiciclo e deferenteruotavano entrambi verso est, il pianeta,posto sul circolo minore, giunto alla metà delsuo corso doveva necessariamente ruotarein direzione contraria al deferente e spo-starsi verso ovest: ecco giustificate le sta-zioni e retrogradazioni dei pianeti. Perdescrivere il moto di tutti i pianeti, era ne-cessario fissare un sistema epiciclo-defe-rente diverso per ognuno di essi.

Page 64: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

64

Solo Il moto del Sole e della Luna potevaessere approssimativamente riprodotto daun solo deferente, giacché questi pianetinon hanno moto di retrocessione.

Eccentrici ed equantiL’elaborato sistema planetario di Tolo-

meo rappresentò la massima realizzazionedell’antica astronomia. Infatti alcuni degli ac-corgimenti più importanti escogitati per per-fezionare il sistema epiciclo-deferenteriguardano il moto del Sole, poiché, impie-gando per spostarsi dall’equinozio primave-rile a quello autunnale (180° lungo l’eclittica)quasi 6 giorni in più che per tornare dal-l’equinozio autunnale a quello primaverile(sempre 180°), il moto lungo l’eclittica risultadurante l’inverno leggermente più veloceche durante l’estate ed un tale tipo di motonon può essere prodotto da un’orbita solareche ha la Terra come centro e ruota con ve-locità uniforme. La strategia di Tolomeo fuquella di porre il Sole su di un deferente ilcui centro non coincideva con il centro dellaTerra. Un cerchio spostato di questo genereera definito eccentrico.

Tolomeo, però, per permettere alla teo-ria degli epicicli di accordarsi meglio con i ri-sultati dell’osservazione accurata, dovetteutilizzare un altro stratagemma matematico:l’equante. Egli suppose, per giustificarel’uniformità dei moti planetari, che la velocitàdi rotazione di questi corpi celesti fosse uni-forme non rispetto al loro centro geometrico,ma rispetto ad un punto equante spostatoda questo centro. Questo sistema è di par-ticolare importanza perché fu proprio que-sto il motivo che mosse Copernico nel suoattacco al sistema tolemaico per ricercareun metodo di calcolo radicalmente nuovo.Copernico si servì di epicicli ed eccentrici si-mili a quelli usati da Tolomeo, ma non diequanti, e ritenne che l’eliminazione di que-sta strategia matematica fosse fondamen-tale nella dimostrazioni dell’efficacia dellasua teoria. Poiché l’equante veniva spessoapplicato anche agli eccentrici non è difficileimmaginare come Copernico abbia potutoconsiderare mostruoso questo aspetto del-l’astronomia tolemaica.

La giustificazione del moto retrogrado el’irregolare velocità nello stesso movimentonormale fu quindi Il vero problema dei pia-neti, quello che condusse alla rivoluzionecopernicana anche se questo problema pre-occupava gli astronomi solo dal punto divista matematico, perché la struttura e l’or-dine del modello geocentrico erano ormai ri-conosciuti ed accettati da tutti: eranecessario riuscire a prevedere con mag-giore esattezza i fenomeni celesti.

2 - Il modello eliocentrico di CopernicoL’inadeguatezza delle tecniche di calcolo

astronomico non è stato il motivo prevalenteper cui si arrivò alla rivoluzione cosmologicadi Copernico. Durante il secolo XV l’Europaebbe un secondo grande risveglio intellet-tuale, dopo quello del secolo XII, risveglioche fu caratterizzato dalla riscoperta deiclassici greci e latini. La corrente neoplato-nica diede con il suo misticismo un nuovoindirizzo alla scienza del Rinascimento e ilruolo della matematica, come disciplina ca-pace di aprire la mente alle verità della re-altà trascendente (le idee platoniche),caratterizzò questo movimento, che spessoè stato definito neopitagorismo, perché as-similato alla filosofia pitagorica. Copernicofu conquistato dalle correnti filosofiche neo-platoniche e neopitagoriche, e non è possi-bile comprendere la sua opera se non la siconsidera in rapporto alla più vasta aperturaintellettuale del tempo.

Se invece ricerchiamo le cause del cam-biamento da una prospettiva scientifica, sideve ammettere che i secoli trascorsi dallateoria tolemaica fino al XVI avevano messoin evidenza le inesattezze dell’impostazionegeocentrica e Copernico aveva intuito checi doveva essere un errore fondamentalenei concetti basilari dell’astronomia planeta-ria tradizionale. Fu quindi la consapevolezzadella necessità di riformare il modello co-smologico dal punto di vista matematico chegenerò l’intuizione di Copernico. Infatti eglidescrisse il modello tolemaico come un mo-stro le cui caratteristiche erano confusionee imprecisione.

Copernico costruì il suo sistema po-nendo la Terra in orbita intorno al Sole im-mobile al centro di un universoenormemente dilatato, attribuendole inoltreun moto giornaliero attorno al suo asse;questo secondo movimento giustificaval’apparente moto quotidiano verso ovestdella sfera delle stelle fisse, che invece ri-mase immobile; il moto giornaliero dellaTerra spiegava e sostituiva i moti apparentida est verso ovest che la Luna, il Sole e icinque pianeti compivano nell’arco di unagiornata. Infatti Copernico, contro il movi-mento diurno della sfera stellare, sosteneva:“è assurdo voler muovere il luogo e non il lo-calizzato. Per conseguenza il cielo, luogodell’universo, dev’essere immobile”. Inoltre,per confutare il movimento annuale del Soleda ovest ad est, sosteneva che se la Terra simuove in un anno verso est intorno al Soleanche questo apparirà sulla sfera dellastelle muoversi verso est.

Fino a questo punto lo schema concet-tuale sviluppato da Copernico si mostravatanto efficace quanto quello di Tolomeo mail punto cruciale del sistema copernicano ri-guardava il movimento retrogrado dei pia-neti.

Maria Letizia Parisi

Page 65: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

65

Nel sistema tolemaico il moto di retro-cessione, che i pianeti compiono periodica-mente nell’arco di un anno, veniva generato,come sopra esposto, dalla combinazionedei due moti del pianeta: quello orbitale deldeferente che ruotava attorno alla Terra equello dell’epiciclo su cui era posto il pia-neta. Nel sistema di Copernico non era ne-cessario alcun epiciclo maggiore, anche sefu anch’egli costretto ad usare epicicli minoried eccentrici per giustificare ancora l’irrego-larità del moto dei pianeti (che realmente simuovono su orbite ellittiche). Nel nuovo mo-dello cosmologico il moto di retrocessione, omoto in direzione ovest di un pianeta, erasoltanto un moto apparente generato, comeil moto apparente del Sole attorno all’eclit-tica, dal moto orbitale della Terra. Pertantonel sistema di Copernico i pianeti, osservatidalla Terra, sembrerebbero muoversi in di-rezione est per la maggior parte del tempo;essiappaiono retrocedere soltanto quandola Terra, muovendosi più rapidamente ri-spetto ai pianeti superiori, li sorpassa op-pure quando i pianeti inferiori più velocisorpassano la Terra. Il sistema copernicanocompleto risultò solo poco meno macchi-noso di quanto non fosse il sistema di Tolo-meo e i risultati ottenuti furono, dal punto divista calcolatorio, precisi quanto quello diTolomeo.

Anche Copernico dovette ricorrere aglieccentrici, per spiegare la maggiore velocitàin cui il Sole si sposta durante l’inverno at-traverso le costellazioni dello zodiaco, e ren-dere eccentrica l’orbita circolare della Terra(in realtà ellittica), spostando il centro dellasua orbita dal centro del Sole. Altri accorgi-menti ancora si resero necessari per giusti-ficare le deviazioni verso nord e verso sud diciascun pianeta dall’eclittica. Relativamenteall’ordine delle sfere egli dice:“… la quantità di tempo misura la grandezzadegli orbi, l’ordine delle sfere segue in que-sto modo, prendendo inizio dal più alto. Laprima e la più alta di tutte è la sfera dellestelle fisse, che contiene se stessa e tutte lecose, ed è perciò immobile; senza dubbio èil luogo dell’universo a cui si rapporta il mo-vimento e la posizione di tutte le altre stelle.Infatti, riguardo a quello che alcuni pensano,che in qualche modo anch’essa si muova,noi assegneremo una causa diversa al per-ché così appaia, nel dedurre il movimentoterrestre. Segue, dei pianeti, per primo Sa-turno, che compie il suo circuito in trent’anni:Dopo di questo Giove, che si muove conuna rivoluzione di dodici anni. Poi Marte,che ruota in un biennio. Occupa il quartoluogo nell’ordine la rivoluzione annua, in cuiabbiamo detto che è contenuta la Terra conl’orbe lunare come epiciclo. Nel quinto luogoVenere ritorna in nove mesi. Mercurio final-mente occupa il sesto luogo, girando intorno

3 Niccolò Copernico,De Revolutionibus or-bium coelestium, acura di AlexandreKoyré, Einaudi,Torino 1975, p. 994 Giorgio Joachim Retico (1516-1574, ilsuo vero nome eraLauschen): dopoavere studiato a Zu-rigo si trasferì, nel1532, a Wittemberg,dove nel 1539 fu no-minato lettore di mate-matiche. Qui tennecorsi sull’astronomiadi Alfragano e di Tolo-meo, ma, pur avendoinviato a Melantoneuna copia della Narra-tio Prima, l’atmosferanon era favorevole aun corso sull’astrono-mia copernicana. Nel1542 accettò una cat-tedra all’università diLipsia, dove rimanefino al 1541. Egli èl’autore dell’opera tri-gonometrica più im-portante del XVIsecolo, l’Opus palati-num de triangulis.5 Johann Schöner(1477-1547) predica-tore nella chiesa diS.Giacomo a Bam-berga e successiva-mente professore dimatematiche al Gym-nasium di Norim-berga.6 Narratio Prima7 Anche se J.L. Dreyernella sua History ofthe planetary sistemspensa invece che ladata di composizionedebba essere portataindietro fino al 1512.Anche L. Birkenmajersostiene che la data dipubblicazione sia il1512 perché in un ca-talogo del 1° maggio1514 veniva citatauna pubblicazione sulmovimento della Terraattorno al Sole immo-bile.8 Il domenicano NicolaShönberg (1472-1537), arcivescovo diCapua dal 1520, fucreato cardinale nel1535

nello spazio di ottanta giorni. In mezzo a tuttista il Sole. Chi infatti, in questo bellissimotempio, porrà questa lampada in un altroluogo, migliore di quello da cui può illumi-nare tutto nello stesso tempo?”3

Quindi il sistema di Copernico non risultòné più semplice né più preciso di quello diTolomeo, ma fu fondamentale per il pro-gresso della ricerca scientifica, che final-mente aveva trovato nel De Revolutionibusla chiave del problema dei pianeti e la cer-tezza che la nuova cosmologia doveva ri-partire da un sistema centrato sul Sole. Gliscienziati successivi, che condivisero la teo-ria copernicana (Galileo, Keplero, Newton),infine giunsero alla soluzione semplice edesatta che Copernico aveva cercato.

3 – Ricostruzione storica della prefazioneal De Revolutionibus

Nel 1539 Georg Joachim Rheticus4, gio-vane professore luterano dell’università diWittemberg, avendo sentito parlare dellenuove teorie di Copernico, volle conoscerlopersonalmente e lo andò a trovare a Fra-uenburg, dove l’astronomo era canonico dal1497 ma solo dal 1506 vi risiedeva stabil-mente. Rheticus divenne discepolo di Co-pernico e parlò sempre di lui come suoprecettore e maestro. Stranamente la visitadi Rheticus a Copernico non sollevò nes-suna opposizione né da parte della Chiesacattolica né di quella luterana e questi ebbetutto il tempo per rendersi conto, leggendo ilmanoscritto del De Revolutionibus, dellabellezza della teoria, da cui si diceva con-quistato. Copernico gli affidò il suo mano-scritto e Rheticus elaborò una specie disunto, sotto forma di lettera, che inviò al ma-tematico e astronomo Johann Schöner5, incui esponeva sommariamente i sei libri dicui era composto il De Revolutionibus:

“Ogni anno i pianeti ci mostrano un motodiretto, stazionario, retrogrado; ci si presen-tano al perigeo e all’apogeo. Tutti questi fe-nomeni, invece di essere attribuiti ai pianeti,possono essere spiegati, come egli dimo-stra, per mezzo di un moto uniforme delglobo terrestre; basta supporre che il Solesi trovi al centro dell’Universo e la Terra, inluogo del Sole, ruoti attorno ad esso su uneccentrico, che gli piacque chiamare orbemagno. Certo c’è qualcosa di divino nel fattoche l’intelligenza certa delle cose celestidebba dipendere dai movimenti regolari euniformi del solo globo terrestre.”6

Copernico aveva già diffuso fra i suoiamici una breve esposizione del sistemaeliocentrico – il Commentariolus – e sembrache questo sia avvenuto dopo il 15307, per-ché nel 1533 papa Clemente VII conoscevale basi della nuova astronomia e nel 1536 ilcardinale arcivescovo di Capua NicolaSchönberg8 lo esortò a pubblicare le sue

Maria Letizia Parisi

Page 66: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

66

scoperte e di far fare una copia di tutti i suoilavori. Tuttavia Copernico non ascoltò il pre-lato e non pubblicò la sua opera perché eracerto dell’opposizione che avrebbe dovutoaffrontare da parte degli scienziati peripate-tici e dei teologi.

Nonostante fosse luterano, Rheticuscondivise e difese la teoria copernicana per-ché era basata su ipotesi antiche (quelledella scuola pitagorica) e rispetto alla teoriatolemaica non prevedeva strategie mate-matiche, come l’equante insieme all’eccen-trico, che deformavano l’armonia dei motiplanetari. Egli evidenziò che nella nuovaastronomia i moti degli orbi celesti eranosolo moti circolari uniformi (anche se am-mettevano gli eccentrici). Il sunto elaboratoda Rheticus fu stampato nel 1540 con il ti-tolo di Narratio Prima ed ebbe un enormesuccesso tanto che Copernico fu definito“nuovo Tolomeo”. Questo fatto incoraggiòCopernico a decidersi sulla pubblicazionedel De Revolutionibus e successivamenteaffidò il manoscritto al suo amico TiedemannGiese9, vescovo di Kulm, il quale lo fece tra-smettere a Rheticus, che lo consegnò al ti-pografo di Norimberga Giovanni Petreius.

L’opera fu stampata e Copernico rice-vette la prima copia il 24 maggio 1543quando era ormai prossimo alla morte.

Rheticus avrebbe dovuto supervisionarela pubblicazione dell’opera ma, costretto apartire per Lipsia, dovette cedere l’incaricoad Andrea Osiander10, un teologo luterano.Osiander, consapevole della responsabilitàdel ruolo, ebbe timore che, sostenendo latesi della centralità del Sole, sarebbe in-corso nell’opposizione dei teologi luterani,perché la nuova teoria era palesementecontraria alle Sacre Scritture. Così il 20aprile del 1541 scrisse due lettere, una aCopernico e una a Rheticus, in cui propo-neva una soluzione elegante mediantel’adozione di una teoria fenomenistica dellascienza per evitare conseguenze sgrade-voli; egli suggeriva a Copernico di presen-tare la sua teoria non come corrispondentea verità ma solo come ipotesi calcolatoria,perché il fine dell’astronomia è solo quellodi prevedere i fenomeni cioè salvare appa-rentias11. Osiander sosteneva che il ruolodell’astronomo non era quello di scoprire ireali movimenti dei corpi celesti, che non èin grado di fare, ma solo di elaborare un’ipo-tesi matematica che permettesse di preve-dere con maggiore esattezza i fenomenicelesti. La prefazione di Osiander, che fu at-tribuita a Copernico perché il suo autore nonla firmò, fu comunque inserita nel De Revo-lutionibus ma suscitò le ire di TiedemannGiese12, il quale scrisse alla Magistratura diNorimberga per ordinare la soppressionedella prefazione; ma questo non avvenne.Copernico rifiutò decisamente la soluzione

9 Tiedemann Giese(1480-1550) di Dan-zica fu grande amicodi Copernico e fu(come lo stesso Co-pernico) canonico diFrauenburg per unatrentina d’anni; nel1538 fu nominato ve-scovo di Kulm e nel1548 fu nominato ve-scovo di Warmia10 Andrea Osiander(1498-1552), predica-tore nella chiesa diS.Lorenzo a Norim-berga (a partire dal1522), fu uno dei primiseguaci di Lutero. Sene allontanava perònell’interpretazionedella giustificazioneper fede. Nel 1548dovette lasciareNorimberga, dapprimaper Breslavia e poiper Könisberg, dovedivenne professoredell’università creatavidal duca Alberto diPrussia.11 Il celebre motto pla-tonico, salvare appa-rentias, era diventatoil motto di una scienzache rinunciava alla co-noscenza della realtà.Questa tendenza pro-seguì nel medioevocon gli averroisti e gliscolastici, i quali si al-learono per fedeltà adAristotele, negando ilvalore oggettivo dellascienza naturale.12 Il vescovo di Kulmnon vedeva nell’astro-nomia eliocentrica –come del resto lostesso Copernico –nulla di contrario allafede cattolica. Essipensavano certa-mente – come giàaveva spiegato SanTommaso – che laScrittura parla il lin-guaggio del senso co-mune e che il suoscopo è di insegnarcinon le viae coelorum,ma la via in coelum.

di Osiander, cioè di presentare la sua teoriacome un’ipotesi matematica, e volle chefosse inserita la lettera dedicatoria a PaoloIII come introduzione nel volume, ormaistampato, insieme con quella ricevuta dalcardinale di Capua, Nicola Shönberg. Egliera convinto che la scienza avesse il dirittoe l’obbligo di ricercare la verità nelle indaginiconoscitive del cosmo.

4 – La prefazione al De RevolutionibusOrbium Coelestium“Al lettore sulle ipotesi di quest’opera”

Dubito che taluni – essendosi già diffusala notizia della novità delle ipotesi di que-st’opera, che pone la Terra mobile, e il Soledi contro immobile nel centro dell’universo –si indigneranno moltissimo e giudicherannoche non si debbano sconvolgere le disci-pline liberali, ben costruite già da lungotempo. Se però vorranno esaminare già perbene la questione, troveranno che l’autoredi quest’opera non ha intrapreso alcunacosa che meriti biasimo, E’ infatti compitodell’astronomo raccogliere, per mezzo diun’osservazione diligente e abile, la storiadei moti celesti. Quindi, non essendo ingrado in alcun modo di stabilire le causevere, egli deve escogitare e inventare causee ipotesi che gli permettano di calcolareesattamente quei moti, sia per il futuro cheper il passato, in base ai principi della geo-metria. L’autore di quest’opera ha assoltoentrambi questi compiti in maniera eccel-lente. Poiché non è necessario che tali ipo-tesi siano vere, anzi neppure verosimili, mabasta che offrano dei calcoli conformi all’os-servazione. A meno che qualcuno sia cosìignorante di geometria e d’ottica da consi-derare verosimile l’epiciclo di Venere e da ri-tenere che ad esso sia dovuto il fatto cheVenere talvolta precede il Sole, e talvolta losegue, di quaranta e più gradi. Chi nonvede, infatti, che ammessa questa ipotesi,al perigeo il diametro della stella dovrebbeapparire più di quattro volte e il corpo stessopiù di sedici volte più grande che all’apogeo,mentre abbiamo in contrario l’esperienza ditutto il passato?

In questa scienza vi sono anche altri par-ticolari non meno assurdi, che non è neces-sario esaminare qui. E’ infatti abbastanzachiaro che quest’arte ignora, totalmente esemplicemente, la causa delle disegua-glianze dei moti apparenti. E se talvolta rie-sce ad immaginarne qualcuna, non lo fa perpersuaderne alcuno, ma solo per poter isti-tuire dei calcoli esatti. Ora, poiché per spie-gare un moto di un corpo celeste si offronotalvolta varie ipotesi (come, nel moto delSole, l’eccentricità e l’epiciclo), l’astronomosceglierà di preferenza quella di più facilecomprensione. Il filosofo forse si preoccu-perà maggiormente della verisimiglianza:

Maria Letizia Parisi

Page 67: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

67

ma nessuno dei due riuscirà a comprendereo a insegnare qualcosa di certo, se non glisarà stato rivelato da Dio. Lasciamo dunqueanche a queste nuove ipotesi il diritto di farsiconoscere insieme a quelle antiche, chenon sono affatto più verosimili, tanto più chesono ammirevoli e insieme facili, e portanocon sé un ingente tesoro di dottissime os-servazioni.

Né alcuno, per quanto concerne le ipo-tesi, si attenda dall’astronomia qualcosa dicerto, poiché essa non può darci nulla di si-mile; in tal modo eviterà di abbandonarequesta disciplina più stolto di quanto le si eraaccostato, per aver considerato come verociò che era stato elaborato a tutt’altroscopo.13

Analisi e commento dei punti crucialidella prefazione

Già nelle prime parole della prefazioneOsiander rivela la sua preoccupazione dinon turbare l’ortodossia dei luterani ammet-tendo come vera la teoria eliocentrica, cheappare evidentemente in contrasto conquanto affermano le Sacre Scritture; quindiper prevenire la reazione dei lettori, mate-matici peripatetici e teologi, si rivolge loro di-fendendo la teoria tolemaica, definendoladisciplina liberale ben costituita già da lungotempo. Questo atteggiamento, sappiamo,viene aspramente criticato da TiedemannGiese, che accusa Osiander di essere invi-dioso e vile perché preferisce commettereun falso, non firmando la prefazione, e diavere abusato della fiducia che Rheticus gliaveva concesso delegandolo alla supervi-sione della pubblicazione del De Revolutio-nibus, piuttosto che presentare la teoriacopernicana come vera, secondo le inten-zioni del suo autore. Poi proseguendo nellaprefazione prende le difese di Copernico,non per l’innovazione cosmologica teoriz-zata, ma per elogiare il suo lavoro di rac-colta dei dati al fine di arrivare a costruireuna nuova ipotesi che gli permettesse di cal-colare con più esattezza il movimento delleorbite celesti, essendo questo il compito del-l’astronomo: salvare apparentias. Egli dice:“Tali ipotesi – e quella di Copernico non piùdelle altre – non hanno la pretesa di esserevere, né verosimili e nemmeno probabili: lamigliore è semplicemente la più comoda ola più semplice”. Addirittura Osiander az-zarda una giustificazione astronomica, aconferma del compito esclusivamente cal-colatorio dell’astronomo, supponendo im-possibile che Venere ci appaia più luminosaquando è lontana da noi e meno luminosaquando è vicina, indirizzando la criticaanche all’astronomia tolemaica poiché nem-meno questa riusciva a giustificare la suaanomala variazione di luminosità. Solo inseguito alle osservazioni di Galileo con il

13 Alexandre Koyré, Larivoluzione astrono-mica, Copernico Ke-plero Borelli, Feltrinelli14 Si dice che MartinLutero, in uno dei suoiDiscorsi a tavola, te-nuto nel 1539 abbiaaffermato: “La genteha prestato orecchioad un astrologo daquattro soldi, il quales’è dato da fare perdimostrare che è laTerra che gira, e non icieli e il firmamento, ilSole e la Luna… Que-sto insensato vuolsovvertire l’interascienza astronomica;ma la Sacra Scritturaci dice [Giosuè 10,13]che Giosuè ordinò alSole, e non alla Terradi fermarsi.” AncheMelantone mette inevidenza i versi del-l’Ecclesiaste 1-4-5,che affermano: “IlSole sorge e tramontae torna al luogo dalquale s’è levato.”

cannocchiale sappiamo che Venere ci ap-pare falcata come la Luna perché, osser-vandola dalla Terra, noi vediamo solamentela parte di superficie illuminata dal Sole equesta illuminazione è minima proprioquando Venere si trova più vicina a noi per-correndo la sua orbita. Queste critiche, egliammette, sono dettate da un atteggiamentoscettico giustificato dalla convinzione chenessun astronomo può essere in grado diconoscere le cause vere del movimento deicorpi celesti se non gli sarà stato rivelato daDio14. D’altronde, egli ripete, ricercare la ve-rità non è il compito dell’astronomo perchéegli deve solamente arrivare a prevederecon più esattezza i fenomeni celesti e puòadottare tutte le strategie matematiche chevuole (epicicli, eccentrici, equanti). Quindi,insiste Osiander, non dovendo attribuire aquesta scienza una corrispondenza alla re-altà fisica, possiamo procedere alla letturadell’opera senza correre il pericolo di per-dere la conoscenza delle verità che già sonoin nostro possesso (quelle rivelate dalleSacre Scritture). L’atteggiamento di Osian-der è evidentemente causato dalla pauradelle conseguenze che sarebbero derivatenel caso egli avesse difeso la teoria elio-centrica, ed essendo egli a conoscenzadella rabies theologorum, decise di caute-larsi adottando una posizione fenomenisticadell’astronomia. Se vogliamo tentare dicomprendere la sua decisione, possiamotornare ad esaminare la situazione storico-politico-religiosa del suo tempo: Luteroaveva ormai consolidato la sua separazionedalla Chiesa di Roma sostenendo una fedeche predicava il ritorno alle origini, quindi eratroppo rischioso per Osiander appoggiareun’ipotesi scientifica innovativa (quella diCopernico) e contraria alle Sacre Scritture,di indubbia ispirazione divina, perché que-sta posizione avrebbe potuto intralciare ilcammino della Chiesa luterana che ormaiera appoggiata da gran parte della classearistocratica tedesca. Nonostante ciò Rhe-ticus, anch’egli luterano, non ebbe timore diannunciare l’innovazione cosmologica nellalettera inviata a Schöner (Narratio Prima) esi preoccupò di difendere il maestro da qual-siasi accusa di voler ricercare l’originalità atutti i costi. Queste le parole che confermanola sua convinzione che la teoria copernicananon era solo un’ipotesi matematica ma unaverità fisica: “Per ciò che concerne il miodottissimo precettore e maestro, io vorreiche Lei (Schöner) fosse interamente per-suaso che per Copernico non c’è nulla di piùimportante che seguire l’esempio di Tolo-meo, e che non altrimenti da lui anch’eglistudiò molto gli antichi. Ma allorché si reseconto che i fenomeni che si impongono al-l’astronomo, e le matematiche, lo costringe-vano a fare suo malgrado certe assunzioni,

Maria Letizia Parisi

Page 68: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

68

pensò che fosse opportuno scoccare le suefrecce col medesimo metodo e sul mede-simo bersaglio di Tolomeo, anche se l’arco ele frecce erano di tutt’altro materiale rispettoa quello di Tolomeo. Ma il mio precettoreaborre grandemente da ciò che è estraneoallo spirito di ogni uomo onesto e soprattuttoad una natura filosofica; è perciò del tutto in-giustificato pensare che, per amore di no-vità, egli si sia allontanato temerariamentesenza gravi motivi e senza una necessitàoggettiva dalle opinioni dei filosofi antichi.”15

E’ bene evidenziare che la prefazione diOsiander in effetti rese un grande servizioalla diffusione della nuova teoria perché gliastronomi eruditi del tempo utilizzavano lanuova cosmologia senza porsi il problemadella corrispondenza o meno della teoriacon la realtà e questo contribuì alla diffu-sione dei nuovi calcoli per la risoluzione deiproblemi cosmologici. Uno di questi ful’astronomo Erasmus Reinhold, il quale purnon condividendo la mobilità della Terrapubblicò nel 1551 una nuova serie completadi tavole astronomiche, compilate con i si-stemi matematici sviluppati da Copernico, lePrutenicae tabulae, così denominate inomaggio al duca di Prussia, e queste furonousate per la riforma del calendario promul-gato nel 1582 per il mondo cattolico dalpapa Gregorio XIII.

5 – Reazione di Copernico al contenutodella prefazione

Rheticus, sollecitato da TiedemannGiese, fece pervenire ai magistrati di No-rimberga la sua protesta e richiese e ot-tenne da Osiander un riconoscimento scrittodella paternità della prefazione. Nonostantequesto la maggior parte dei lettori di Coper-nico credette che la prefazione fosse di Co-pernico stesso e lo accusarono addirittura diipocrisia. Come già accennato, la reazionedell’autore, non potendo eliminare la prefa-zione dal volume già stampato, fu di far al-legare al suo libro la lettera che avevaricevuto qualche anno prima da NicolaShönberg e dedicò la sua opera a PapaPaolo III16.

Nella sua lettera dedicatoria Copernicosi rivolse al Pontefice consapevole che lateoria, esposta nei libri del De Revolutioni-bus, avrebbe provocato reazioni contrastantida parte di tutti coloro che erano convintidell’immobilità della Terra e lamentò cheforse sarebbe stato meglio seguire l’esem-pio dei pitagorici che tramandavano oral-mente i contenuti delle loro ricerche,evitando di diffonderle tra coloro che nonsanno apprezzare la bellezza della filosofia.E aggiunse: “Mentre, dunque, andavo valu-tando tra me e me queste cose, il disprezzo,che dovevo temere per la novità e l’assur-dità di questa opinione, per poco non mi

15 Narratio Prima16 Alessandro Farnese(1468-1549), elettopapa nel 1534 colnome di Paolo III.Grande mecenatedelle arti e dellescienze, fu al tempostesso uno deipromotori della Controriforma.

spinse ad abbandonare affatto l’opera com-piuta”. Fra gli amici che lo distolsero dal met-tere in atto questa decisione egli citò NicolaSchönberg e Tiedemann Giese, entrambiamanti delle lettere e di ogni campo del sa-pere; essi sostenevano che la sua opera do-veva finalmente esser data alla luce, perchéocculta (come dice lo stesso Copernico)non già da nove anni soltanto, ma ormai daquattro volte nove anni. Copernico poiespose al Papa quali siano stati i motivi percui era giunto a mettere in dubbio l’immobi-lità della Terra, contro l’opinione universal-mente accolta dai matematici e quasi controil senso comune: prima di tutto c’era l’in-certezza sul movimento del Sole e dellaLuna, cosa che influiva sul calcolo del-l’anno; poi per il problema della giustifica-zione dei moti delle altre stelle erranti (ipianeti), per cui a volte erano stati usati cer-chi omocentrici, altri eccentrici ed epicicli masenza raggiungere mai l’uniformità dei mo-vimenti. Tutti questi aspetti relativi alla rap-presentazione della macchina del mondo –creata per noi dal migliore e più perfetto ar-tefice - lo spinse a cercare fra le teorie degliantichi filosofi se ce ne fossero alcune cheammettevano ipotesi diverse da quella tra-dizionale. Egli trovò che si ammetteva il mo-vimento della Terra negli scritti di Cicerone edi Plutarco, poi nei pitagorici Filolao, Era-clide Pontico ed Ecfanto. Fu così che egli siconvinse a tentare l’ipotesi del movimentodella Terra esposta nei sei libri del De Re-volutionibus. La superiorità della sua teoriarispetto a quella di Tolomeo, dice l’autore,sta nel fatto che il nuovo ordine delle stellee dei pianeti risulta così collegato che nonsi può modificare nulla senza generare con-fusione; quindi struttura del cosmo, ordinedei pianeti, rivoluzioni, tempi di percorrenzadelle orbite sono divenuti interdipendenti siadal punto di vista fisico che da quello mate-matico. Copernico infine spiegò perché de-dica la sua opera al pontefice, essendo egliil personaggio più eminente per la dignitàdel grado come per l’amore di tutte le lettereed anche delle matematiche. La dedica èuna sorta di assicurazione contro il calum-niatorum morsus, che Copernico temeva;ma aggiunse che non temeva coloro che siarrogano il diritto di giudicare la sua teoriasulla base di qualche passo della SacraScrittura, “malamente distorto a loro co-modo”. Mathemata mathematicis scribuntur(le matematiche sono scritte per i matema-tici), questa è la ragione che ha mosso Co-pernico ad elaborare la nuova teoria, perchéla rivoluzione copernicana fu soprattuttoun’innovazione nelle tecniche matematiche,infatti la sua opera non era comprensibile senon da coloro che conoscevano profonda-mente le matematiche. Forse anche questoè stato il motivo per cui la teoria copernicana

Maria Letizia Parisi

Page 69: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

69

non ebbe una immediata diffusione ma fuanche il motivo per cui, una volta compresaa fondo la teoria, l’esattezza e la comple-tezza dei dati matematici ne determinò ilsuccesso. Copernico aggiunse ancora nellasua lettera dedicatoria che ciò che lo avevamosso nell’elaborazione della sua opera eraanche a vantaggio del governo ecclesiasticoperché già sotto Leone X era stata posta laquestione di emendare il calendario, ancorastrutturato sulla teoria tradizionale, ma cherivelava errori temporali che emergevano vi-stosamente nel decorrere degli anni, ed eraquindi tempo di ricercare soluzioni che po-tessero risolvere questo problema ormai in-derogabile.

6 – Ultimi dati storici e considerazioniCome spiegare la diversa reazione delle

due chiese, la cattolica e la protestante?L’asprezza dell’opposizione ufficiale prote-stante è, in realtà, molto più facile da com-prendere che non la successiva opposizionecattolica, poiché quella protestante può es-sere plausibilmente ricollegata ad una con-troversia più fondamentale sorta nellafrattura fra le due chiese. Lutero, Calvino ei loro seguaci volevano il ritorno ad una cri-stianità primitiva, quale poteva essere sco-perta nelle parole di Gesù e dei primi padridella Chiesa e per i capi protestanti la Bibbiacostituiva la sola fonte del sapere cristiano.Il copernicanesimo venne così indiretta-mente coinvolto nella più grande guerra direligione fra le due chiese. Da parte dellaChiesa cattolica, per sessant’anni dopo lamorte di Copernico, non ci fu una reazioneequivalente all’opposizione protestante con-tro il nuovo modello cosmologico. Singoli ec-clesiastici cattolici espressero la loroincredulità alla nuova concezione dellaTerra, ma la Chiesa di per se stessa non sipronunciò. Infatti, il De Revolutionibus or-bium coelestium fu dedicato da Copernico aPaolo III, e fu proprio questo pontefice che,dopo averlo annunciato in varie occasioni(1536 e 1541), nel 1545 convocò la primasessione del Concilio di Trento, che sichiuse nel 1563.

Il Concilio fu caratterizzato dalla con-trapposizione di due gruppi: coloro che re-clamavano un rinnovamento e una riformacattolica, e i più radicali e conservatori cheesigevano semplicemente una condannadel luteranesimo e una restaurazione catto-lica. E, sebbene in un primo momento po-tesse sembrare che il riformismo fossedestinato a imporsi, furono i più intransigentiquelli che finirono per imporre le direttiveconciliari. La pretesa riforma cattolica fu inrealtà una controriforma. Dopo una lungaserie di vicissitudini e numerose prolungateinterruzioni, il Concilio tornò a riunirsi per

l’ultima volta nel 1562, chiudendosi l’annosuccessivo. Il Concilio affermava esplicita-mente il duplice iter della rivelazione tramitele Scritture da un lato, e tramite la testimo-nianza orale trasmessa dalla tradizione ec-clesiastica dall’altro. E’ evidente che questidecreti erano diretti contro la tesi di Lutero,stando alla quale la rivelazione e la salvezzavenivano unicamente tramite le Scritture.Purtroppo però queste decisioni ebbero suc-cessivamente un ruolo nella proibizione del-l’eliocentrismo da parte della Chiesa diRoma. Nel 1559, durante il papato di PaoloIV, venne istituito l’Indice dei libri proibiti.Pochi anni dopo, nel dicembre del 1563, ilConcilio avrebbe fissato le regole della va-lutazione dei libri ed infine Paolo V trasformòil suddetto Indice, da un elenco definitivo dilibri condannati, in un severo strumento dicontrollo e censura. A tale scopo, nel 1571,Paolo IV creò la Congregazione dell’Indice,una delle quindici congregazioni che, conSisto V, divennero l’elemento fondamentaledi riorganizzazione della Chiesa cattolicaovvero di una radicale centralizzazione. Daquel momento a esaminare i libri nuovi nonsarebbero stati i vescovi e gli inquisitori diciascuna diocesi, ma il controllo degli autori,degli editori e dei librai sarebbe stato direttaresponsabilità della stessa Congregazionedell’Indice, che in realtà veniva a essereun’appendice dell’Inquisizione. Anche il DeRevolutionibus si apprestava ad essere in-serito nell’Indice. Un documento importanteper comprendere la posizione della Chiesapost-tridentina è rappresentato da una let-tera scritta dal cardinale Bellarmino il 12 dic.1615 a Padre Paolo Foscarini (teologo del-l’ordine carmelitano), che appoggiava i pita-gorici di conseguenza anche Copernico. Inquesta lettera, parlando di Galileo Galilei edella sua fede copernicana, confessava chela sua posizione era ricca di ingegno ma pe-ricolosa e che sarebbe stato bene che que-sti avesse parlato del moto della Terra exsupposizione, bastando ciò al matematico,perché nuoce alla fede rendere false leSacre Scritture. Ma nella lettera sembra chele parole del Bellarmino aprano uno spira-glio di dubbio sulla interpretazione dellaScrittura, ammettendo che, se ci fosse statadimostrazione dell’eliocentrismo, la Chiesaavrebbe dovuto assumere una diversa po-sizione: “Se ci fosse una prova reale che ilSole è al centro dell’universo, che la Terra ènel terzo cielo, e che non è il Sole a girareattorno alla Terra ma la Terra attorno al Sole,noi dovremmo allora procedere con grandecautela nello spiegare brani della Scritturache sembrano insegnare il contrario ed am-mettere che noi non li abbiamo capiti piutto-sto che dichiarare falsa un’opinione provatavera.”

Maria Letizia Parisi

Page 70: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

70

Ma tale dimostrazione, aggiungeva Bellar-mino, ancora non esisteva trattandosi dimoti relativi che possono venire spiegatitanto in un modo che nell’altro. Nonostanteciò, nel febbraio 1616 undici teologi del S.Uffizio dichiararono all’unanimità che l’opi-nione che il Sole si trovasse nel centro delmondo doveva essere condannata come“stolta, assurda e formalmente eretica”.Pubblicato il decreto, i libri di Copernicovennero ufficialmente proibiti, fino a che nonfossero stati convenientemente corretti.

Questi sono i fatti che hanno accompa-gnato l’elaborazione e la pubblicazione delDe Revolutionibus orbium coelestium e chetestimoniano l’accoglienza dell’opera daparte della cultura scientifica e religiosa delsuo tempo ed ancora oggi, dopo circa cin-que secoli, non è facile giustificare né le rea-zioni favorevoli né quelle contrarie neiconfronti dell’opera: per tentare una rico-struzione dello spirito del tempo possiamoprovare a dimenticare tutte le nostre cono-scenze relative a cinque secoli di progressiscientifici e culturali ma risulterebbe ancoradifficile analizzare le diverse posizioni.Come già evidenziato, la posizione di Osian-der è comprensibile se considerata all’in-terno della Chiesa luterana che andavaconsolidandosi dal punto di vista dottrinaleproprio in quegli anni. La mancata opposi-zione della Chiesa di Roma, cioè il sostegnoall’introduzione del nuovo modello cosmolo-gico da parte dell’alta gerarchia cattolica (Ni-cola Shönberg e papa Paolo III), ci stupisce,in considerazione della successiva avver-sione dimostrata con l’ammonizione a Gali-leo da parte del cardinale Bellarmino, daricondurre però agli effetti del Concilio tri-dentino. Non dobbiamo però dimenticareche la Chiesa è stata fino al 1616 l’istitu-zione che ha contribuito maggiormente allosviluppo della ricerca scientifica nel corsodei secoli precedenti, quindi aperta al cam-biamento.

La cultura scientifica del tempo rappre-senta un aspetto determinante per com-prendere l’avversione alla teoriacopernicana da parte dei dotti (Il Dialogosopra i due massimi sistemi di Galilei ne è laprova): la fisica e l’astronomia avevano i lorofondamenti nella Physica e nel De coelo diAristotele e la filosofia aristotelica dal XII se-colo veniva insegnata nelle università. An-cora nel XVI secolo la fisica era basata suiquattro elementi: terra, acqua, fuoco e aria,insieme ai principi aristotelici della teoria delmovimento e lo stesso Copernico lo citavanel primo libro del De Revolutionibus. Saràcompito di Galileo nel XVII secolo gettare lefondamenta della nuova fisica sperimentale.

Ma cosa stava succedendo alla filosofiadurante il secolo XVI per cui la nuova cono-scenza verrà così tenacemente avversata

nei secoli successivi? Scienza e filosofiastavano separando il loro percorso e la me-tafisica non rappresentava più la radice delsistema totale del sapere. La fisica trovanella matematica l’unico linguaggio per ela-borare le leggi cosmiche e questo segna ildeclino delle forme sostanziali della scienzaaristotelica, sostenuta dalla Chiesa cattolica.Copernico aveva elaborato un sistema chegiustificava contemporaneamente la posi-zione dei pianeti, le orbite e i tempi per per-correrle, per cui non era possibile variarenulla senza compromettere l’armonia deltutto: in questo sistema non trovano spazionemmeno le aristoteliche cause finali per-ché la sfera delle stelle fisse, cioè i confinidell’universo, viene enormemente dilatatama soprattutto è immobile e non ha neces-sità di un primo motore che trasmetta il mo-vimento al meccanismo delle sfere chereggono i pianeti. Ormai la fisica peripate-tica aveva dalla sua parte solo il senso co-mune, perché l’esperienza sensibileconfermava che la Terra era immobile alcentro dell’universo, altrimenti le nuvole e gliuccelli sarebbero rimasti indietro a causa delmovimento terrestre. Se si aggiungonopressioni di altra natura, allora riusciamo acomprendere la difficoltà dello scienziato disentirsi libero nella ricerca, perché troppierano gli interessi scientifici, politici, religiosi,che dominavano la società del tempo e Co-pernico stesso ne fu consapevole perchétardò quattro volte nove anni a diffondere lasua nuova idea di cosmo. Tutte le sue pauresi dimostrarono reali quando la storia con-fermò con i fatti le conseguenze subite dachi aveva avuto il coraggio di sostenere l’in-novazione scientifica: Giordano Bruno pagòcon la vita, Galileo con l’abiura e Descartescon la rinuncia alla pubblicazione della suaopera Le Monde (che fu pubblicata dopo lasua morte).

Maria Letizia Parisi

Bibliografia

Niccolò Copernico, De Revolutionibus or-bium coelestium, a cura di AlexandreKoyré, traduzione di Corrado Vivanti, 1975Giulio Einaudi Editore S.p.A., TorinoThomas S. Kuhn, La Rivoluzione Coperni-cana, traduzione di Tommaso Gaino, 1972Giulio Einaudi Editore S.p.A., TorinoAlexandre Koyré, La rivoluzione astrono-mica, Copernico Keplero Borelli, FeltrinelliEditoreAntonio Desideri, Mario Themelly, Storia estoriografia, Casa Editrice D’Anna, 1996Giorgio Abetti, Amici e nemici di Galileo,Bompiani, 1945Antonio Beltran Marì, Galileo Galilei, Dia-logo sopra i due massimi sistemi delmondo, BUR 2008

Page 71: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

71

DIO E I SUOI VOLTI. PER UNA NUOVA TEOLOGIA BIBLICA Intervista a Carmine Di Sante1

a cura di Vincenzo Di Marco2

Abbiamo posto al Professor Carmine DiSante, teologo e biblista, alcune domandeche prendono spunto dalla lettura del suo ul-timo saggio dedicato a “Dio e i suoi volti. Peruna nuova teologia biblica”, Edizioni SanPaolo 2014.

1. Professor Di Sante, con il suo ultimo libro,Dio e i suoi volti, Lei prosegue nell’opera difondazione di una nuova teologia biblica. Diche si tratta?

Di una rilettura radicale del Dio biblicoche sappia porsi in ascolto del racconto fon-dante delle scritture ebraico-cristiane – ilracconto dell’Esodo e il racconto della Pas-sio Jesu – e sia in grado di ritrascriverne ilmessaggio straordinario in un discorso te-matico comprensibile e persuasivo. Dal-l’epoca costantiniana in poi, quando ilmovimento ebraico cristiano (movimentoche nell’avvento dello Splendido NazarenoGesù di Nazaret leggeva l’iniziale instaurarsidell’epoca messianica) divenne la religiodell’impero, il Dio di Abramo, di Isacco, diGiacobbe e di Gesù venne lentamente esempre più insistentemente pensato con laconcettualizzazione della filosofia greco-.el-lenistica, come stanno a testimoniare le for-mulazioni dogmatiche dei concili di Nicea edi Costantinopoli.

Il mio libro è e vuole essere un tentativoradicale di de-ellenizzazione: ritrovare ilvolto del vero Dio attingendo alla potenza

1 Carmine Di Santeha studiato teologiapresso l’IstitutoTeologico di Assisi,si è specializzato inScienze Liturgicheal Pontificio diSant’Anselmo diRoma e ha lavoratocome teologo dal1980 al 2000 alSIDIC (Service In-ternational de Do-cumentationJudéo-Chrétienne)di Roma. Autore dinumerosi saggi tragli ultimi Lo stra-niero nella Bibbia.Ospitalità e dono(2012) e Dio e isuoi volti. Per unanuova teologia bi-blica (2014) e LaChiesa dei poveri.Gratuità, giustizia eperdono (2014)

2 Vincenzo DiMarco (1959), do-cente di ruolo diFilosofia e Storia,ha svolto attività ditutor didattico, èstato capo-redat-tore presso la CasaEditrice teramanaGiunti & Lisciani; ilsuo interesse si èincentrato sulleGuerre delNovecento, i dirittiumani, la Memoriae l’identità italiana.Oltre all’attività diaggiornamento perdocenti e di tutorag-gio della praticadella filosofia perbambini (metodoLipmann) è espertodi problemi filosoficiriguardanti l’este-tica, la critica lette-raria e la storia delpensiero filosofico,collabora a diversepubblicazioni dicase editrici e rivi-ste universitarie adiffusione nazio-nale. Ha a suo me-rito pubblicazioni indiversi ambiti, inparticolare sulle te-matiche della soffe-renza, la bioetica el'esistenzialismo.

del racconto biblico e fuori dall’orizzonte fi-losofico della tradizione occidentale.

2. La struttura del saggio è articolata in que-sto modo: in ogni capitolo viene presentatoun diverso volto di Dio cui corrispondono al-trettanti orizzonti di senso. Perché ha sceltoquesta modalità narrativa?

Per la Bibbia Dio è libertà che istituiscel’uomo come libertà alla quale egli si mostrae si rivela. Da questo punto di vista la Bibbia– non diversamente da ogni altro testo reli-gioso – è contemporaneamente sia rivela-zione di Dio che risposta dell’uomo, nellafattispecie del popolo di Israele che tale ri-velazione ha accolto, narrato e tramandatonel racconto esodico, che i cristiani cono-scono con il nome di Pentateuco (i primi cin-que libri della Bibbia così chiamati perchéritenuti inseparabili e per questo conservatisempre insieme in una unica teca o custo-dia) e per gli ebrei costituisce la Torah verae propria. Questo racconto è il mito fondantedi Israele: esso ci dice narrativamente chi èDio – che cosa Dio ha detto di sé – e chi èl’uomo e che cos’è il mondo nel qualel’uomo vive. Il mio saggio è un tentativo dipensare il senso e la potenza di questo rac-conto che disvela una visione del divino, del-l’umano e del mondano originalissima einedita fondata sul principio della gratuità,della responsabilità e del perdono. Il titolosuona Dio e i suoi volti. In realtà Dio ha unsolo volto: quello dell’Amore. Ma nessunaparola è più equivoca di questo termine. Ilracconto fondatore di Israele, del quale ilmio libro è la tematizzazione, svela in chesenso Dio è amore: in quanto liberatore, do-natore, legislatore e promessa di felicità. Illibro scava il senso di queste affermazioniespresse, nel racconto fondatore, simboli-camente e, alla luce di queste affermazionisimboliche, ripensa tutti gli altri temi biblici,dalla cristologia all’escatologia.

3. A suo modo di vedere, ritiene che l’inca-pacità dell’Occidente di comprendere la pa-radossalità del Dio biblico derivi dalla suaellenizzazione, ossia dal logos greco?

La domanda è più che pertinente: il miolibro nasce dalla consapevolezza, maturatain lunghi anni di frequentazione del testo bi-blico, che leggere la Bibbia con le categoriedella filosofia greca è farle violenza perché

Page 72: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

72

rende impossibile accedere alla novitas delDio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe: unDio che non è oggetto del logos dell’uomoma dono anteriore al logos e che al logos sioffre come dono; un Dio che non è da cer-care ma che si rivela come il ci sono, ti sonoaccanto, sono il con-te e il per-te, compa-gnia dei tuoi giorni e delle tue notti; un Dioche non è il fine o telos verso il quale ten-dere ma il Presente qui e ora e che qui e orachiama l’io ad amare il prossimo - l’altro nelsuo bisogno e nella sua povertà affidato allapropria responsabilità.

4. Nei suoi studi c’è un’attenzione quasiesclusiva alle fonti del pensiero ebraico.Non crede che il Novecento filosofico siastato un secolo ebraico? Come mai fac-ciamo fatica a confrontarci con questo pen-siero?

Non sono un filosofo e non conosco asufficienza il pensiero filosofico del Nove-cento. Sono un teologo ma è vero che lamia attenzione è soprattutto rivolta ad alcunipensatori ebrei del secolo scorso quali so-prattutto Buber e Lévinas. Questo interesseè comunque motivato più che dall’interessefilosofico in quanto tale dall’istanza di com-prendere la bellezza e l’altezza del Dio diIsraele e di Gesù e dell’antropologia e poli-tica che questo Dio istituisce. Mi si chiedeperché sia così difficile per noi confrontarsicon il pensiero ebraico. La risposta è sem-plice: duemila anni di antigiudaismo cri-stiano, che indirettamente hanno portatoanche alla shoah, non solo hanno inaridito icuori dell’Europa cristiana, fomentandol’odio per i perfidi giudei, ma hanno oscuratoanche le menti, se è vero, come molti so-stengono, che un filosofo come Heideggersia stato del tutto ignaro della radice ebraicadella cultura occidentale.

5. I temi ricorrenti dei suoi lavori riguardanol’ospitalità, il per-dono e la giustizia. Si puòdire che l’insegnamento di Emmanuel Lévi-nas è da considerarsi centrale per la sua ri-flessione?

Ribadisco che, più che l’interesse filoso-fico, nella mia riflessione è stato prioritario

Vincenzo Di Marco

quello biblico e teologico: comprendere ilracconto fondante delle scritture ebraico-cri-stiane. E’ però altrettanto vero che l’inse-gnamento di Levinas – soprattutto il Levinaslettore del Talmud più che quello filosofico,anche se i due aspetti in lui non sono sepa-rabili – è stato fondamentale per la mia ri-conversione alla Bibbia, intesa come unanuova e diversa lettura delle sue pagine.Devo però dire che il mio debito maggiore inquesta riconversione lo devo all’amico teo-logo e filosofo Armido Rizzi che, fin dalla finedegli anni ’70, in numerosissimi saggi e ar-ticoli, ha portato e continua a portare avanti,con estremo rigore e coerenza, il lavoro didecostruzione del linguaggio biblico imbri-gliato nelle categorie della filosofia.

6. Non ritiene che la metafisica come pri-mato dell’etica di Lévinas abbia come suobersaglio principale l’ontologia heidegge-riana?

Indubbiamente sì. Per Lévinas – e perme lettore della Bibbia con Levinas – il pro-blema non è conoscere Dio razionalmenteo fare del divino il fondamento del reale maamare il prossimo di quell’amore che non èl’amore erotico – dove l’altro è un momentointerno all’amor sui e alla propria autorealiz-zazione – ma l’amore di gratuità che è di-sinteressamento, misericordia e perdono:l’amore verso l’altro in quanto essere di bi-sogno o volto nella cui nudità si iscrive il co-mandamento dell’ amami così come sono.

L’etica, per la Bibbia, non consiste nel-l’elaborazione di principi astratti e universalima in ogni relazione io-tu dove l’io deve tuttoall’altro indipendentemente dalla risposta diquest’ultimo all’io. Ma poiché al mondo nonesiste un solo altro ma una pluralità di altri,la presenza del terzo richiede e istituiscel’orizzonte della giustizia che biblicamentenon si contrappone all’ordine del gratuito edella misericordia ma dell’ordine del gratuitoe della misericordia è la traduzione e l’og-gettivazione necessarie anche se insuffi-cienti e parziali da trascendere, per questo,sempre con quel di più di amore che sonoappunto il gratuito e la misericordia.

Page 73: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

73

7. All’inizio del saggio Lei pone alcune que-stioni ermeneutiche. Propriamente che cosasi intende per ermeneutica biblica?

Come è noto il termine ermeneutica vuoldire interpretazione. Ermeneutica biblica èl’interpretazione di quel testo paradossalee straordinario che noi chiamiamo Bibbia eche si compone di una serie di piccoli testi(73 per la tradizione cattolica) nei quali isaggi d’Israele e delle comunità cristiane pri-mitive hanno oggettivato la loro esperienzadel divino e della morte e risurrezione diGesù di Nazaret, rivelazione escatologica –cioè definitiva e per questo ultima - del di-vino. Il testo biblico quindi – testo la cui for-mazione abbraccia un arco di tempo diquasi mille anni – è racconto di un’espe-rienza del divino. L’ermeneutica biblica – in-terpretare il racconto biblico – è ascolto diquesto testo andando al di là dei suoi lin-guaggi e dei suo significanti per coglierne ilmessaggio rivelativo e veritativo. Come in-segna il grande studioso delle religioni Raf-faele Pettazzoni, nella sua sostanza ilracconto mitico è sempre veritativo nelsenso che esso dice e intende dire la veritàdi Dio e dell’uomo di fronte a Dio e nelmondo o polis. Come ogni attività umana,anche l’ermeneutica biblica esige il logos:ma non si tratta del logos fondativo e argo-mentativo bensì di quello auscultante di unaParola – la Parola trascendente di un Dio ilquale per libera iniziativa e per amore ir-rompe nell’umano – che chiede accoglienzaed obbedienza.

8. Lei ha scritto di voler tornare a interrogarsifenomenologicamente e criticamente, senzapregiudizi, su cosa sia la religione. E’ possi-bile svolgere questo compito che prevedeniente meno il confronto con la parola diDio? Può l’uomo veramente entrare in co-municazione con Dio?

E’ possibile mettersi in ascolto della pa-

rola di Dio ed entrare in comunione (qual-cosa di più che una comunicazione) con lui?Questa domanda conosce storicamente unatriplice risposta. La prima è quella del filonedominante della filosofia greca la quale af-fida alla potenza del logos la possibilità diarrivare a Dio. Si pensi alle pagine immor-tali del Simposio di Platone dove l’uomo èeros, cioè tensione e movimento irresistibileverso l’assoluto. La seconda risposta èquella della tarda modernità e soprattuttodell’attuale postmodernità europea, caratte-rizzata dalla fine dei cosiddetti grandi rac-conti o ideologie o ontologie, la quale negaal logos umano questa possibilità, riconse-gnando così l’uomo alla sola immanenza ecasualità, immanenza da alcuni vissutacome possibilità di personale creatività daaltri come fattore di disgregazione e dispe-razione. La terza risposta, la più antica checoincide con l’origine stessa delle culture, èquella secondo la quale è possibile parlaredi Dio solo mettendosi in ascolto di quei testi– i testi o miti religiosi - nei quali Dio stessosi è rivelato. In questa prospettiva non èl’uomo che si mette alla ricerca di Dio ma èDio che gli si rivela come Parola che lo in-terpella e gli affida un compito. Ciò vuol direche di Dio si può parlare solo mettendosi inascolto dei racconti religiosi in cui è luistesso a parlarci.

9. In questo momento a cosa sta lavorando?Di cosa tratterà il suo prossimo saggio?

Sto lavorando sul tema del per-donoche, come vuole l’etimo, è doppio dono: ter-mine riassuntivo del divino inteso biblica-mente e soprattutto cristologicamente. Sec’è un termine in cui si racchiude tutta la vi-cenda di Gesù di Nazaret e del Nuovo Te-stamento che ne interpreta e tramanda ilsenso, questo è indubbiamente il termineperdono.

Vincenzo Di Marco

Page 74: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

74

UNA PROPOSTA TEATRALE DI FERONIA <Il Simposio> di Platone

di Rita Forcina1

Nell’ambito delle attività programmatedalla SFI Feronia di Latina, un posto di ri-lievo va assegnato alla rappresentazioneteatrale di un dialogo di Platone: < Il Simpo-sio>, non soltanto per l’impegno profuso daquanti hanno contribuito alla sua realizza-zione, ma soprattutto, per la risposta posi-tiva di partecipazione e apprezzamento.

La proposta è scaturita dalla volontà dicoinvolgere i giovani alla lettura e cono-scenza più approfondita e consapevole deitesti filosofici, ricercando strategie capaci dicondurre alla personale scoperta della pra-tica filosofica che orienta alla riflessione in-teriore e alla consapevolezza di sé.

La selezione dei testi e la riduzione deipassi è stata curata dal prof. PasqualeIezza, la messa in scena ha coinvolto ungruppo di attori-alunni di alcuni licei di La-tina che, con la supervisione organizzativadella prof.ssa Maria Letizia Parisi e l’ausiliotecnico-sonoro di Marco Bottoni (alunno delLiceo Scientifico “G.B. Grassi”), hanno datovita ad una proposta teatrale originale nelsuo genere.

La scelta di impegnarsi nella realizza-zione di una rappresentazione teatrale sca-turisce dalla convinzione della importanza dipartecipare i contenuti del pensiero. In tuttele epoche il pensiero umano ha cercato etrovato determinate espressioni di spetta-colo per espandersi e per penetrare. Ledanze religiose dei popoli primitivi, i misteriorfici e le tragedie in Grecia, le rappresen-tazioni sacre nel medioevo sono alcuniesempi delle varie forme di spettacolo chenel corso dei secoli hanno assolto alla fun-

1 Rita Forcina, ex docente del LiceoClassico di Latina

zione di produrre beni spirituali fondamen-tali alla soddisfazione dei bisogni di quellaparticolare comunità umana. Lo spettacoloscaturisce da obiettive ragioni storiche e dacircostanze concrete e appare come il luogoe il modo attraverso il quale una collettivitàesamina le decisioni necessarie alla suavita. E’ tra le manifestazioni umane, quellamaggiormente in grado di documentare conevidenza l’atmosfera impalpabile e passeg-gera di un’epoca, i suoi costumi e i suoi at-teggiamenti-limite e, nello stesso tempo,consente larghe possibilità di diffusione e fe-conda efficacia divulgativa.

La rappresentazione tende alla soddi-sfazione di una necessità interiore del-l’uomo; unisce l’uomo all’uomo e fa sorgereun senso di partecipazione. E’ attraverso ilrapporto tra attore e spettatore che si ponein luce quanto sembrava sopito: l’essereumano ascolta una confidenza che si illudesia solo per lui, si identifica con le decisionifondamentali allo svolgersi dell’azione, sirende partecipe.

La presenza del pubblico è determinantenello spettacolo: il suo significato più pro-fondo viene a prendere vita esclusivamentein virtù delle reazioni che ogni pubblico mo-stra dinanzi all’intenso dibattito spiritualeche l’opera liberamente e autonomamenteesprime. La contemplazione delle umane vi-cende, degli incerti destini della vita, dellacrudeltà e dell’ambiguità dell’esistenza, con-duce lo spettatore a prendere le distanze dalproprio dolore o dai propri errori e a farsiconsapevole della valenza catarticaespressa dall’interpretazione.

Proprio la considerazione del genere dipubblico cui si intendeva rivolgere la propo-sta teatrale, ha indirizzato Feronia verso laselezione del filosofo e dell’opera. Platoneha riflettuto su quasi tutti i problemi posti allabase dell’intera filosofia occidentale; ma piùche preoccuparsi di esporre una compiutateoria filosofica, ha presentato la filosofiacome pratica che coincide con una scelta divita e si sviluppa nel confronto. La quasi to-talità dei suoi testi sono in forma dialogica,perché, fedele all’insegnamento socratico,ritiene che lo scopo della filosofia sia met-tere in gioco se stessi, generare, a partiredal sé, una forma autentica di conoscenza.

Il dialogo è la prassi perfetta che miraalla trasformazione delle anime; tutti coloroche vi partecipano possono modificare leproprie opinioni e far proprio il vero scopodel filosofare: prendersi cura di sé.

Page 75: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

75

Rita Forcina

Il <Simposio>, è stato scelto perché siconsidera uno tra i più brillanti dei dialoghiplatonici. Descrive con grande capacità arti-stica l’usanza dei greci di riunirsi per cele-brare una ricorrenza o festeggiare unavittoria attraverso un banchetto in cui oltrealla mescita di abbondante vino, vengonoproposti uno o più temi su cui iniziare unadiscussione. Il Dialogo si apre con il rac-conto di un convito tenuto in casa di Aga-tone, in occasione della vittoria di questopoeta nelle Lenee del 416 a.C.. Durante ilbanchetto, a cui partecipano una elettaschiera di amici tra cui Socrate, si decide dicelebrare, ciascuno con un discorso, l’en-comio intorno alla scienza dell’amore.

L’amore, in modo particolare in Platone,è il tema dei temi, perché l’oggetto ade-guato dell’amore è la bellezza . Grazie adEros, l’uomo viene guidato, attraverso labellezza del corpo alla bellezza dell’anima, eda questa, alla bellezza del sapere; ed è ildesiderio di conoscere che apre alla visionedel bello in sé, momento supremo in cui lavita esprime tutto il suo significato.

Iniziare dall’amore platonico - simbolodell’amore filosofico del sapere e del nobiledesiderio di conoscenza - questa primaesperienza laboratoriale, è sembrata la mi-gliore sollecitazione alla crescita culturaledell’attore/spettatore. Oltre al sapere comu-nicato da persone, eventi, libri, la possibilitàdi porsi in gioco, immergendosi in ciò che ciappare di classico, esemplare, superante laquotidianità, è stata la molla che ha fattoscattare, nei giovani protagonisti di questosplendido dialogo, il desiderio di riuscire ademulare i personaggi platonici nella parteci-pazione festosa alla celebrazione di Eros.

Ciascuno degli attori-studenti ha fattoproprio un personaggio del <Simposio>:Apollodoro , Luca Danesin (alunno del liceoG.B. Grassi); Fedro, Francesco D’Andrea(alunno del liceo Manzoni), Pausania, Gior-gia Fabian (alunna del liceo Manzoni), Eris-simaco, Marco Tosoni (alunno del liceoMajorana), Aristofane, Martina Di Prospero

(alunna del liceo Manzoni), Agatone, PaoloDavoli (alunno del liceo Grassi), Socrate,Diego del Vicario (alunno del liceo Grassi),Diotima, Francesca Marangon (alunna delliceo Majorana), Alcibiade, Francesco Sa-verio Boccia (alunno del liceo Majorana)proponendosi, con grande passione, di tra-smettere la motivazione di fondo del dia-logo: pur se espresso con aspetti fra i piùdisparati, il significato ideale dell’amore è laforza che dà forma al desiderio, dal più vol-gare a quello spirituale, e ne determina gliscopi; è l’esortazione a vivere la bellezzacongiungendola alle nostre esperienze congli altri.

Questa primo laboratorio teatrale avviatodalla SFI Feronia è stata rappresentato neilicei Grassi, Maiorana, Alighieri, Manzoni epresso la Casa Circondariale di Latina. L’ar-monico intreccio dei temi narrativi, la graziae la fantasia, le problematiche poste hannoconsentito, a tutti coloro che hanno parteci-pato, di rendersi consapevoli della sovrae-sistenza spirituale propria dell’amore e dellaconoscenza. Ciascuno si è potuto avvaleredi interazioni informatrici e formatrici, go-dendo di un’ampia compagnia di persone incui tutti hanno dato e preso.

Particolarmente unica ed entusiasmanteè stata la proposta presso la Casa Circon-dariale. Gli studenti-attori erano stati prepa-rati alla delicatezza del luogo e allapossibilità che alcuni detenuti avrebbero po-tuto abbandonare il teatro nel bel mezzodello spettacolo. Invece, l’incontro si è rive-lato il più proficuo per il massimo coinvolgi-mento sia durante la rappresentazione chenei momenti successivi.

Al termine, gli spettatori hanno posto do-mande e si sono complimentati con gli at-tori. Nel complesso, tutta l’attività è risultataappagante tanto che un gruppo degli stu-denti-attori si è lasciato coinvolgere in unanuova esperienza teatrale dando avvio allasperimentazione di una diversa modalità diapproccio alla filosofia.

Page 76: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

76

NELLA VOCE E NEI PANNI DI SOCRATE di Diego Del Vicario1

Il personaggio di Socrate, nel ruolo delSimposio che mi è stato affidato, era moltoproblematico quindi difficile da interpretare,ma proprio per questo stimolante, sia per ilparticolare carattere di questo personaggioche per il messaggio filosofico che era in-tenzionato a trasmettere.

Qual era la problematicità del personag-gio? Diversamente dagli altri attori, invitati alSimposio in casa del poeta Agatone, i qualiavevano un ruolo ben preciso, derivante dalloro status sociale, Socrate era un pensa-tore, che si era attribuito il compito di for-mare i giovani di Atene. Sappiamo che lasua strategia, per indurre l’interlocutore adesprimersi liberamente, era l’ironia; cioè l’at-teggiamento di chi finge di non sapere percostringere l’altro, pressato dalle sue argo-mentazioni, ad oltrepassare l’ovvietà dei fattiper riflettere con lui sulla complessità del-l’argomento trattato. Infatti Socrate, prima diiniziare il suo intervento, dice “O poverome…”, affermando di non essere in grado diporsi a confronto con gli altri commensaliperché non ne sarebbe capace.

I miei compagni attori, calzando le vestidegli altri invitati, hanno avuto il non sem-plice compito di calarsi nella psicologia deltempo, riflettendo a tutti gli effetti come

intellettuali dell’età greco-antica, do-vendo trasmettere al pubblico la loro rap-

1 Diego Del Vicario,studenteuniversitario, exalunno del LiceoScientifico StataleG.B. Grassidi Latina

presentazione del concetto originario diamore, spesso collegato al paradigma mito-logico. Vestendo i panni di Socrate tuttaviasono dovuto andare più a fondo: egli dovevaessere, e non solamente dimostrarsi, deltutto distante dagli approcci dei suoi colle-ghi e apparire addirittura ostile nei loro con-fronti.

Per prima cosa la mia invettiva verso leprecedenti orazioni doveva essere a voltesarcastica ma anche aggressiva per rag-giungere l’obbiettivo di distruggere quelle ar-gomentazioni, per lui errate, e rimpiazzarlecon un modello più verosimile, più ricco. PerSocrate, Eros non è solo una convinzionesoggettiva ma è una verità assoluta, scatu-rita dalle sue meditazioni, su cui egli ha ba-sato l’intera vita.

Il mio obbiettivo quindi era quello di tra-smettere queste emozioni al mio pubblico el’unico modo in cui potevo farlo era diven-tare io stesso Socrate e non semplicementeinterpretarlo, ma pensare come pensava luie provare quello che lui aveva provato, o al-meno tentare.

Nel mio animo il modo migliore per far ar-rivare al pubblico il punto di vista di Socratesarebbe stato quello di provare le stesseemozioni di Socrate e io nulla di più ho fattoche cercare di renderlo possibile.

Page 77: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

77

GIOVANI ILLUSI E TRADITI di Fiorillo Ilaria1

“Come è bella ‘a muntagna stanotte, ac-cussì bella non l’aggio vista maie”: cosìcanta un soldato napoletano all’inizio delfilm di Ermanno Olmi, Torneranno i prati(2014) sotto il magico chiarore del plenilu-nio per sentirsi in qualche modo ancora at-taccato alla vita e ricevendo l’approvazionedei commilitoni italiano e degli austriaci in-cantati. Una sentinella, avvolta nel silen-zioso paesaggio innevato, quello degliAltipiani di Asiago, osserva la neve e gli ani-mali che scorrazzano con innocenza, comese non avesse mai visto scorci del genere.L’apparente quiete della montagna diventacosì il posto in cui godere ed assaporare gliultimi attimi di vita prima che una fucilata ol’esplosione di una bomba ponga fine atutto. E i soldati lo sanno: sanno che lamorte è lì che li attende appena fuori allatrincea, appena tentano un assalto. Eppurequesta realtà non era prevista nei loro sognidi una gioventù ormai spezzata; eppure nesono travolti. Cento anni fa: a parlarne nonsembrano poi così tanti; cento anni fa e igiovani di diciotto, diciannove e venti anniavevano menti e cuori infiammati dall’esal-tazione dell’amor di patria e dal dovere delbuon cittadino, convinti che la guerra sa-rebbe stata veloce, come le gloriose guerreottocentesche. Probabilmente è l’errore piùgrande: essi sono giovani, per lo più conta-dini, appartengono ad un’umanità povera eanalfabeta che si ritrova ad affrontare unaguerra di posizione, una guerra di trinceacaratterizzata da una vita claustrofobica, inangusti rifugi definiti la carneficina dellaGrande guerra. E’ una guerra piena dipaura, solitudine, rassegnazione, stan-chezza e freddo. Sono soldati che ubbidi-scono agli ordini di generali che decidono ilda farsi da calde e lontane scrivanie, senzarendersi conto delle condizioni degli uominial fronte e senza conoscere realmente i ter-ritori dove si combatteva, servendosi sola-mente di qualche mappa disegnata in modoapprossimativo: sono ordini insensati, chechiedono l’impossibile, tanto che un ufficialearriverà a togliersi i gradi per non macchiarsidi un insopportabile delitto: mandare a mo-rire i suoi uomini. E’ il 24 Maggio del 1915,durante quelle che D’Annunzio chiama ‘leradiose giornate di Maggio’, quando l’Italiaentra, con ritardo, nel conflitto mondiale, conla dichiarazione di guerra all’Austria-Unghe-ria. Il comando dell’esercito è affidato al ge-nerale Cadorna ed alla sua insensatatattica, disposto a qualsiasi sacrificio di uo-mini. Gli italiani attaccano le truppe nemiche

1 Fiorillo Ilaria dellaclasse 5 I del LiceoScientifico StataleG.B. Grassidi Latina

lungo il fiume Isonzo e sulle alture delCarso; ma… ecco arrivare la disfatta di Ca-poretto. Le tragiche giornate dell’ottobre1917 sconvolsero una nazione incredula difronte ai fatti, di fronte ad un esercito che pa-reva sull’orlo della fine. Ma non è la fine: al-l’inefficiente Cadorna viene sostituito Diaz,che, con strategie tattiche diverse e piùumane per i nostri soldati, riesce miracolo-samente a fermare il nemico sul Piave e aconquistare successivamente la vittorianella battaglia di Vittorio Veneto. Sono annitremendi per il nostro Paese quelli tra il 1915e il 1918, sono anni che costano per i popolieuropei in guerra milioni di morti e mutilati, diinvalidi incapaci di tornare alla quotidianità.Ma torneranno i prati racconta il poeta regi-sta Olmi, essi torneranno a ricoprire la sof-ferenza, il sangue e il terrore, torneranno esi dimenticherà; e forse, chissà, prima o poiimpareremo a non ripetere gli stessi errori ea far tesoro di questi anni crudeli poiché levite di quei poveri soldati, ingiustamente il-lusi e poi traditi dai loro superiori, sonoanche le vite degli austriaci dei quali gli ita-liani riescono perfino a sentire il respiro, esono anche le vite di coloro che combatte-ranno guerre future. Olmi dedica il film alpadre, il quale gli raccontava, quando erapiccino, della guerra dove era stato soldato,ma è rivolto a tutti coloro i quali possiedonouna coscienza storica. Nel Backstage delfilm, che è di per se’ un’altra poesia, così siesprime il canterino Andrea di Maria: “Nonabbiamo fatto altro che piangere, dal primociak alla prima proiezione del film”: allostesso modo noi spettatori siamo usciti dallesale cinematografiche certamente emozio-nati e scossi dinanzi alla verità umana cheOlmi mostra della guerra, dinanzi al doloredei soldati che avvertiamo sulla nostra pelle.

E’ questo un film pedagogico, che vuolemostrare la ‘brutta bestia’ della storia e, perquesto, è un film che riesce nel suo intentotoccando i sentimenti più profondi dell’esi-stenza umana.

Page 78: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

78

SULLA SALUTE ETICA DEI POPOLI E LA GUERRAA proposito di una affermazione di G. W. F. Hegel

di Claudia Cavallo1

Guerra, un vocabolo che risuona comeun grido in una stanza vuota, che scon-volge, intimorisce e produce smarrimento,ancor prima che sia guerra e ancora di-sprezzo, vanità ed amarezza dopo che siastata. Che cos’è la guerra? Univocamenteterrore, distruzione, devastazione, morte esempre più odio, rabbia, rancore. Meri pro-dotti di disumana origine. E se fosse qual-cos’altro, di più nobile ed umano? Se fosseanche esaltazione della propria individualitàpatriottica, del coraggio in campo di batta-glia, della voglia di vivere rubando minutialla morte, se fosse un paterno desiderio dimodificare l’esistente in vista di un avveniremigliore? La guerra è tutto questo: un dua-lismo radicale, di cui biecamente se ne puònegare l’esistenza. E’ corretto tuttavia affer-mare mai che una guerra possa essere giu-sta? Oppure è un’azzardata ipotesi, di cuinon è neppure opportuno soffermare la pro-pria attenzione? Eppure ancora ed ancorasi è sentito parlare di guerre giuste in vista diuno scopo supremo: morale, religioso o po-litico che sia. Innanzitutto è opportuno pre-cisare cosa si intende per giustizia dellaguerra. La giustizia è lungimiranza. Il giustoè prospettare la propria persona in vista diun ipotetico domani, costruire l’individualitàin quanto non già data ma in quanto da pro-gettarsi in continuazione. La vita dell’uomo èuna continua guerra interiore, caratterizzatada scelte innumerevoli che volta per voltadelineano con sempre più nitidezza l’esseredi ogni persona. In questo modo, la guerrainteriore vissuta dall’individuo è alla base diqualsiasi altra guerra combattuta in uncampo di battaglia. La guerra giusta intesacome mezzo mortale e finito mediante cui ètrasmesso uno scopo supremo, pertanto im-mortale. Le guerre scoppiano in quanto larealtà presente risulta inadeguata e per farfronte a ciò si incomincia a prospettare unfuturo differente. Le guerre come auspicio dicambiamento, come scelte cruciali che pro-prio come delineano un singolo individuo,questa volta tracciano con decisione i con-torni di un intero Stato. In questa prospettivale guerre religiose in nome di Dio, le guerrepolitiche contro l’oppressione prodotta daitotalitarismi in nome di un più democraticoassetto governativo o infine le guerre diidentità mosse dal desiderio di autodetermi-

1 Claudia Cavallo,studentessa dellaclasse 5^H delLiceo ScientificoStatale G.B. Grassidi Latina,selezionata per Olimpiaderegionaledi Filosofiadella SFI.

nazione dei popoli. Guerre giuste allora?Questo è relativo. Se la giustizia è in pri-

mis lungimiranza, al tempo stesso non puòmai essere perdita di vista della realtà pre-sente in nome di un’utopia futura di cui nes-suno può garantire la sua realeconcretizzazione al termine dei conflitti. Al-trimenti ripercorriamo le stesse orme di Ta-lete, il quale avendo rivolto lo sguardo versogli astri del cielo e continuando a camminarecon gli occhi fissi altrove finì per cadere inun pozzo. Ed è il pozzo buio degli orroridella violenza e dell’egoismo umano, dellepretese utopistiche di apportare consistentimiglioramenti della realtà, esclusivamentemediante il conflitto efferato e cieco, che nonammette compromessi, non tollera mezzevittorie o tregue. La guerra è un procederebendati verso un orizzonte immaginario emai definito concretamente, la cui marciaverso esso è sempre a testa in su, con at-teggiamento di superbia e superiorità asso-luta. L’ideale è l’unico chiodo fisso degliuomini in divisa, che non conoscono frenipoiché travolti dal turbine vizioso della vio-lenza. La guerra è la pretesa umana di so-migliare a dei invincibili ed immortali, chenulla può uccidere poiché tanto anche nelpeggiore dei casi, se il loro corpo cade esa-nime al suolo, il loro ideale camminerà sullegambe dei compagni soldati, anzi mar-ciando.

Page 79: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

79

E’ in tal senso che la guerra sconvolge edevasta. Qual è la causa? Semplicementeche si è frainteso lo scopo con il mezzo. Leguerre dell’umanità fino allo scoccare del XXsecolo, sono conflitti che esaltano unoscopo supremo ed immortale ed un mezzodistruttivo ma al tempo stesso mortale poi-ché finito. Le guerre d’Unità d’Italia, ante-pongono l’eterno fine immortale (degnaliberazione della penisola dal dominio egoi-stico dello straniero in nome di una supremaunità statale alimentata dal fervore patriot-tico) al più bieco e orribile mezzo mediantecui si è riusciti a realizzare l’ideale proposto:la crudeltà delle guerre d’indipendenza. Tut-tavia i conflitti ottocenteschi produconomorte nel presente ma vita nel futuro. Dalladistruzione devastante, dal sangue versato,tornerà nuovamente la vita. Non è così an-cora quando la pretesa umana di anteporreun fine mortale ( in quanto meramente egoi-stico) ad un mezzo che eternamente si ri-percuoterà nell’avvenire, ha fatto capolinonell’ottica di guerra dello scorso secolo.Così come afferma il filosofo Russell, non ètanto da interrogarsi se la bomba atomicapossa essere impiegata in un ipotetico con-flitto, ma piuttosto se è ancora indispensa-bile la voglia di guerra pur sapendodell’esistenza dell’ordigno nucleare. Il pro-dotto ultimo più devastante che la scienza el’applicazione bellica abbiano mai potutorealizzare, ha ridotto il fine della guerra aconcrete e finite pretese dell’oggi e bensìdotato di potenza il mezzo di distruzione pereccellenza. Le ripercussioni degli ordigni nu-cleari si sono dunque incastonati nell’eterno,

mai più l’umanità potrà liberarsene. La de-vastazione dell’ambiente naturale che ospital’umanità, le mutazioni genetiche prodottedall’esplosione si sono riflesse nella natura,che offre da allora acque contaminate e pro-dotti alimentari nocivi alla salute ma altempo stesso inserite inevitabilmente nellagenetica umana, per cui è impossibile pre-scindere dalla trasmissione ereditaria allegenerazioni future. E’ un ideale ormai pie-gato all’utile e al materiale, alle preteseumane, ma poi le conseguenze? Il prodottodel nucleare ha profondamente indebolitol’essere umano, ormai degenerato etica-mente e allo stesso tempo fisicamente (vedile mutazioni genetiche). Siamo ancora sicuridella giustizia delle guerre, se la lungimi-ranza è stata ridotta ad un miope bisognoumano di egoistico accrescimento del pro-prio potere? Jaspers definirebbe la bombaatomica come potenza del nulla, come an-nientamento dell’essere. Tale è per cui il mo-tivo di disprezzare la violenza, poichéirrefrenabile distruzione in nome di una po-litica di dialogo e confronto, nel reciproco ri-spetto. Appartiene ad epoche ormai lontane,quella guerra hegeliana come vento chepreserva il mare dalle putredine, poiché lapiacevole brezza non è propria di ogni pe-riodo dell’anno. Il vento, in determinati mesi,accresce la sua potenza e il suo impulso di-struttivo per tramutarsi in quell’inarrestabilebufera che nulla risparmia e tutto annienta.

Ecco, il XX secolo è stato la bufera nelpieno della sua ira, l’irrazionalità cieca del-l’uomo che ha prodotto l’improducibile, chenon ha evitato l’evitabile.

Claudio Cavallo

Page 80: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

80

IL CONSIGLIO E LA CURA DELL’ALTROdi Francesca Sarno1

“Io, te, la società, il diverso, Ego e Altro,confronto, scontro, timore, voluttà e ratio,novità, ritrosia, coerenza, impegno”.

All’interno di un mondo in cui si affastel-lano valori, diritti, ideali, riflessioni differenti,che si attraggono e respingono, sopiscono eimperversano, è ancora possibile concepireil cosmopolitismo in termini di pacifismo,giungendo sino ad una totale accettazionedell’altro? La risposta è da ricercare agli al-bori della vita, da estrapolare dall’animo deiprimi enti. L’uomo è animale, l’uomo subi-sce e reagisce, tende a formare una propriaidentità ritenendola superiore alle altre.

Uomo è De Gubineau, che nell’Ottocentosancisce la superiorità della razza biancasulla nera e la gialla. Uomo è Sepùlveda chedefinisce homuncoli gli autoctoni americani,è Las Casas, che, pur riconoscendo ai sel-vaggi estrema mansuetudine, ipotizza unaloro possibile cristianizzazione, restando fe-dele all’eurocentrismo del tempo.

Risulta, dunque, più corretto, inserire al-l’interno di un ideale cosmopolita la neces-sità di rivendicazione della propria identità,rapportandola, poi, agli altri. Il volto nudodell’altro, misero e indigente, che implora aldialogo, impone alla persona che lo incrociaun senso di responsabilità, presa d’attoetica, avulsa da qualsiasi aspetto passio-nale, un’opposizione pacifica che non pre-veda alcuna fusione tra i due enti, così comeuna madre dovrebbe essere in grado distaccare il figlio da sé, pur essendo consa-

1 Francesca Sarno,III SEZ. H del LiceoClassico di Latina.Il testo è stato pro-dotto durante leOlimpiadi 2014.

pevole di averlo generato (Lèvinas). Si trattadi amore senza Eros, di scambio finalizzatoall’arricchimento interiore. Eppure, si po-trebbe obiettare, che, molto spesso, l’incon-tro di due leggi positive produca unacontrapposizione senza eguali, tanto daabolire qualsiasi ipotesi di mediazione. L’ita-liano critico nei confronti dell’iraniano cheviolenta la propria donna, è portato a de-nunciare il reato di costui. Eppure, quandocoglie l’africano poligamo accerchiato dallesue fanciulle, non tende a sottolineare l’in-giustizia del comportamento. Più che rifarsia delle leggi positive, che spesso, comesentenzia Cicerone, non si attengono alloius, l’italiano preso in questione, ad esem-pio, abbraccia il giusnaturalismo, che nelprimo caso gli permette di condannare l’altroin seguito alla violazione di un diritto univer-sale e inalienabile (Irreductible droit naturel– Gèny), senza essere accusato di volerprevaricare l’identità del diverso. Sarebbe,pertanto, consigliabile il ritorno ad uno Statodi natura? Saremmo tutti, utilizzando unaconcezione roussoniana, dei buoni selvaggie lo Stato sociale solo produttore di disu-guaglianze? Lo stesso Locke, però, di persé considerato giusnaturalista, ammetterà ilbisogno di uno Stato positivo, poiché, se leleggi coincidono con la natura e questa, asua volta, si identifica nella ragione di ogniuomo, in alcune circostanze produrrebbescontri che Hobbes farà degenerare nel bel-lum omnium contra omnes.

Page 81: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

81

Il rapporto con l’altro non può essere ge-neralizzato, ognuno di noi si approccia nellepiù svariate maniere con il diverso, che siaesso un uomo di colore, che sia omoses-suale, che sia il pavido studente accanto allacolonna della classe, che sia l’iraniano de-ciso nel punire la sua donna. C’è chi losgrava dalla cura di se stesso, intrometten-dosi nel suo mondo, nel suo spazio, vali-cando i suoi limiti, strumentalizzandolo,manipolando le sue azioni. C’è poi chi, inmaniera antitetica, propende per lo sfog-giare un comportamento autentico, ricono-scendo l’altro come essere, chi, parimentiad ogni altro ente, si prende cura di sestesso, delinea i propri valori, persegue de-terminati ideali, concretizza il proprio Io, perpoi affiancarlo a quello di chi lo circonda(Heidegger). Perché solo dopo un periododi intensa formazione, dopo aver svisceratoil proprio animo in ogni suo aspetto pecu-liare, dopo essersi riconosciuti oltre che co-nosciuti nel mondo su cui si agisce, e,dunque, dopo un approdo consapevole all’Esser-ci, è possibile confrontarsi con le altreidentità e provare ad accettarle. Il sociologoZygmunt Bauman esorta a servirsi in ognifrangente di realismo e moralità, ammet-tendo la bellezza del disaccordo, il vantag-gio personale tratto dall’interagire con ildiverso, riconoscendo come completaun’identità scaturita dal confronto con ilnuovo. L’ignoranza è la paralisi della volontàverso l’altro, la modernità liquida all’internodella quale ogni elemento che risiede nellasfera sensoriale ed edonistica, ogni impe-gno, ogni percezione scandita dal tempo,ogni attimo, vengono inesorabilmente fluidi-ficati, non permette il dialogo. I non – luoghi(M. Augè) che sempre più si insinuano nel-l’odierna società, producono celermentel’omologazione da cui ogni essere, certodella propria identità, dovrebbe rifuggire. Laschiuma che bagna i nostri Stati, bramosi diprogresso, di avanzamento tecnologico, dibrillantezza economica, capaci di reificare lestesse persone, penetra nel tempo che ognicittadino del mondo dovrebbe riservare perse stesso e per la cura degli altri, per dimo-strarsi autentico. Il vero progresso germo-glia nella consapevolezza che siprogredisca assieme, che conoscersi (equesto non presuppone l’amarsi in manieracostrittiva), che comprendersi senza neces-sariamente condividere determinati valorietici, che carpire risorse dalle differenze, sial’unica forma di accettazione dell’altro rea-lizzabile nell’epoca odierna. Quest’ultima, inaggiunta, è opportuno che non degeneri inuna massa di relative concezioni etiche a se

stanti, le quali non necessitano di un’even-tuale mediazione, bensì è necessario cheoffra un terreno fertile su cui, aboliti gli idolabaconiani, non si impone né si invade: siconsiglia, spinti dalla cura verso l’altro.

Aborrire la serialità, il totalitarismo, ci-mentarsi nell’impossibile, riconoscersi nelDa Sein, nel capire la necessità di effettuaredelle scelte, rischiando di incappare in cir-costanze ancora più difficoltose o compia-cendosi per le rette decisioni, nelriconoscere nel diverso un bisogno che an-drebbe aggiunto a quelli annoverati da Ma-slow. Identificare se stessi, scoprirsi vigorosie audaci grazie alle certezze raggiunte, perambire alla felicità, per tendere a Dio, equindi tendere all’altro, essendo insito nel-l’uomo il desiderio di essere altro (Sartre).

Francesca Sarno

Page 82: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

82

A PARTIRE DAL RISPETTOdi Ludovica De Joannon1

Giustizia. Parola ridondante, vestita dinove lettere, intrisa di un significato moralecome punto interrogativo nell’indagine diogni uomo. Giustizia e natura. Giustizia euomo. Conseguenza della necessità di sta-bilire, e il metodo con il quale declinarla, cioènecessità di indi-care ciò che è giu-sto a immagine diciò che è Bene. Macome e in quantimodi si può inter-pretare questo ter-mine?

P l a t o n e - S o -crate dibatte laquestione nel Pro-tagora, dialogo incui è lo stesso sofi-sta che narra ilmito di Epimeteo ePrometeo. In essosono riscontrabiliquattro differentivalutazioni dellagiustizia, di cui treinerenti all'uomo ealla sua condizionedi natura. La prima,“la perizia tecnicainsieme al fuoco”2.Una giustizia distributiva, un modello primi-tivo per la sopravvivenza, in cui a ognuno èaffidata una capacità tecnica, nonché la pa-dronanza del fuoco, garante della vita. Taleè la possibilità di sopravvivenza che è pos-sibile solo quando le capacità differenti diognuno di loro sono accomunati da una ob-bligo e una necessità: il singolo per la tota-lità.

Ma si può parlare di totalità? Di comu-nità? “Ogni volta che stavano insieme, però,commettevano ingiustizie gli uni contro glialtri (…)”3 e gli uomini riuscirono a non estin-guersi grazie a Zeus che inviò Ermes “perportare agli uomini rispetto e giustizia”4. Nonsi fecero distinzioni come nel primo casopoiché “non esisterebbe la città se pochi fos-sero partecipi(…)”5 Esse sono virtù essen-ziali nella politica, nella gestione dello stato,basato sulla saggezza. In questa secondadeclinazione del termine la politica si af-fianca alla giustizia e si può notare come la

1 Alunna della classeIII B del Liceo Scienti-fico Statale G.B.Grassi di Latina

2 Platone, Protagora,320 C- 324 A,3 Op. cit.4 Op. cit.5 Op. cit.6 Op. cit.

funzione dell’agire umano sia più complessapoiché non solo diretta nel definire i limitinei propri confronti ma anche verso gli altri.Giustizia non si limita a questo, a dare delledirezioni e dei modelli da seguire, ma in-carna anche la funzione giuridica, basan-

dosi sulle leggiaffinché “chi ha viziopposti venga bia-simato, punito,rimproverato”6.

Tre modelli, tredeclinazioni, tre si-gnificati. Ma qualedi essi rappre-senta il cardine sucui si stabilizza lasocietà? Quale, indefinitiva, ci pro-pone il filosofocome principale,come il sentiero(perché primadella Repubblicadi un sentiero sitratta) che con-duce al giustostato? Oserei direche, nel primocaso, la totalità po-trebbe vacillare e

far risultare vani, in assenza del rispetto re-ciproco, quegli svariati tentativi di costituireuna società unitaria a difesa delle insidie na-turali. Come può ergersi sulle singole, prag-matiche e tecniche capacità degli uominiuna comunità compatta che non si sgretolial primo impeto di passioni, egoismi e inte-resse dei singoli o delle parti? E, diversa-mente, può, in questo caso la polis, reggersiunicamente sul timore delle leggi e sullapaura delle conseguenti pene per le tra-sgressioni di esse? Il pensiero di Platone ac-coglie, in un primo momento, la secondaversione di giustizia, in base alla quale la so-cietà ideale si costruisce a partire dal ri-spetto e dalla giustizia reciproca. Ma comemantenerla poi? Qui il silenzio è evidente.Protagora si ferma, non osa andare oltre. Ènella Repubblica, successivo dialogo, chePlatone esplica la necessità di un popolo or-ganizzato in classi (governatori, protettori,lavoratori) in cui, come espresso nella prima

Page 83: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

83

teoria, ognuno ha una propria inclinazione,un proprio limitato compiere da svolgere eche tale deve rimanere e che si legittimasolo per il bene della totalità.

Ma qual è,alla fine, il fulcro,il nucleo attornoal quale si con-cretizza lo StatoGiusto? Perso-nalmente credoche il giudiziocirca il rispettoreciproco tra gliuomini sia ne-cessario a unaconvivenza paci-fica, a un rap-porto saldo chesi stabilizza nei li-miti verso noistessi e, allostesso tempo,nei limiti verso glialtri (rispetto).Credo che que-sto, ovviamentein completa-mento con il ri-spetto delle leggi(senza le quali lostato, come tale,non può esistere) sia la chiave per aprire laporta a una civiltà in cui non esiste l’oppres-sione (che potrebbe presentarsi nell’ideadella perizia tecnica), in cui ognuno deveavere presenti quelle linee di confine che ciseparano dagli altri e che, se superate, por-

7 S. G. Tallentyre, TheFriends of Voltaire,London, J. Murray,1906, p. 199.

tano al sopruso, alla sopraffazione e, ci-tando Popper, addirittura alle forme più vio-lente di totalitarismo. Infatti, il solo rispettoche dobbiamo mantenere vivo nel microco-

smo in cui vi-viamo non bastase non si rifletteanche nel macro-cosmo sociale, incui le azioni checompiamo hanno,inevitabilmente,delle conse-guenze in propor-zione maggiori.

E quindi, Pla-tone, se non miresta che ammet-tere la validità diquesto tuo puntonon posso nonpensare che talicriteri, rispetto egiustizia, coinvol-gono la moltepli-cità di quanto èbello, di quanto èimmagine delBene; di un Soleche, nel suo ba-gliore, illumina unaltro, incontrasta-

bile valore: la libertà. «I disapprove of whatyou say, but I will defend to the death yourright to say it» («Disapprovo quello che dite,ma difenderò fino alla morte il vostro dirittodi dirlo»).7

Ludovica De Joannon

Page 84: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

84

UN MANIFESTO IDEALE DI UN ESSERE NON IDEALEdi Lorenzo Coluzzi1

Libertà ed uguaglianza sono tra gli scopiprimari perseguiti da secoli dagli esseriumani e, riprendendo la tesi giusnaturalistasi evidenzia come nel percorso ontologicodell’uomo esista un diritto naturale validouniversalmente ed immutabile che supera lostesso diritto positivo, imitazione di questomodello perfetto. Questo aspetto dell’uomoviene teorizzato come un codice astrattoche si accorda con i principi universali pro-pri della natura dell’uomo (Van Groot).

Da queste considerazioni già si intuiscecome i diritti umani, in particolare la dimen-sione naturale caratteristica ed innata del-l’uomo, una sorta di imperativo categoricoKantiano, siano determinazioni imprescindi-bili della sfera razionale dell’uomo. Il dirittonaturale diventa, sotto forma di dirittoumano universale, il prodotto di un pro-gresso civile che ha visto la comunità impe-gnata nel difendere le proprie libertà; vieneinvestito di una dimensione storica diven-tando significato cronologico di un signifi-cante comunitario.

Con la giustizia, lo stesso diritto diventacosì non più frutto della natura quanto dellaciviltà che ne subisce costantemente le con-seguenze attraverso modifiche dovute alledeterminazioni storiche di un dato periodo.L’esistenza dei diritti non si esplicita se limi-tata alla sfera individuale di un essereeterno che si sottrae al flusso degli eventima diventa componente determinante diuna comunità aperta a continue specifica-zioni atte al raggiungimento concreto di unbenessere comune.

La Dichiarazione universale dei diritti del-l’uomo del 1948 riprende proprio queste ca-ratteristiche, manifestandosi come larealizzazione di questo processo intesocome progresso civile. Giustizia e libertà simanifestano solo in una società civile chenon presenta confini, cioè aperta ad ognigradualità delle manifestazioni umane.

Viene spontaneo chiedersi quali siano ilimiti del carattere applicativo giuridico e serisieda nell’uomo la capacità di raggiungereun ideale comune: prima ancora di applicareun diritto universale che protende alla riso-luzione delle problematiche scaturite nelsoggetto in una comunità occorre determi-nare i destinatari, i soggetti rappresentati daquesto processo civile.

1 Coluzzi Lorenzodella III SEZ. F delLiceo Classico diLatina

Caratteristica tipica della società demo-cratica è quella di delineare un’organicità dicostumi, tradizioni, credo religioso, ideolo-gie che rappresentano e rispecchiano laparte dominante della comunità. I diritti per-ciò devono operare supra partes superandola normalità, aprendosi all’inclusione, chenon sia da considerarsi come assimilazione,per la quale le diversità andrebbero gra-dualmente a scomparire, ma apertura.

Tutta l’esperienza umana è attraversatadalla presenza dell’altro e parlando di dirittouniversale si legittima la presenza di tradi-zioni tipiche di culture specifiche, dal mo-mento che ogni cittadino non è un individuoastratto, sciolto da vincoli di appartenenza,ma condivide intersoggettivamente usanzecomuni.

L’efficacia della giurisdizione si realizzaattraverso un adeguamento dell’esistenzadella persona, non come subordinazione im-plicita ma come partecipazione attiva allevolontà universali di un sistema comunita-rio. La comunicazione diretta tra un io bendefinito e un soggetto esterno ad una co-munità rigidamente delimitata è uno dei li-miti della società democratica moderna;questa tensione continua tra io-altro, tra mesoggetto geograficamente collocato edideologicamente definito e altro, portatore diindefinito e irrazionale è motivo di inquietu-dine per l’uomo, perciò questo rapporto non

Page 85: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

85

trova la sua realizzazione all’interno di un si-stema sociale precisamente definito. Der-rida nella sua opera di decostruzione dellametafisica della persona tende a chiarirequesto rapporto difficile con lo stranierosmontando la società ed analizzandola, ri-salendo all’ethos tradizionale, focalizzandola sua attenzione nei confronti della dialet-tica hostis-hostis inteso come nemico edospite; l’io dell’incontro con lo straniero nonpuò fare a meno di interrogarsi su se stessoe questo lo mette a disagio perché si senteminacciato nella sua identità.

L’etica dell’ospitalità nell’uomo modernosi esplicita con terrore, paura, proprio per-ché manca il passaggio che porta dalla con-sapevolezza della propria identità allavalorizzazione dell’alterità. Manca cioèl’aspetto fondamentale che può essere de-scritto come un universalismo sensibile alledifferenze. Se l’uomo potesse percepire ladifferenza come un valore piuttosto checome un limite, si realizzerebbe in terminisensibili l’incontro con l’altro. Tuttavia per lasua natura l’uomo stesso è impregnato dipregiudizio, fa fatica a squarciare il velo diMaya che lo separa dall’altro.

L’uomo deve fare il percorso del Verste-hen (comprendere e comprendersi), dall’in-contro l’uomo ne esce più consapevole di sestesso e valorizzato, accresciuto. Va conse-guentemente evitata la normalizzazionecome la discriminazione, cioè il raggiungi-mento di universi omologhi ed omologati. Loscopo ultimo del diritto è quello di garantire,senza distinzioni, quelle specificità della vitadell’uomo valorizzando la diversità, ten-

dendo sempre ad universalizzare in modopositivo la società (cioè tenendo a menteculture, credo religioso, tradizioni caratteri-stiche di ogni individuo.)

L’alterità riconosciuta non diventa cosimomento negativo nel percorso ontologicodell’uomo, non ne inficia la sua realizza-zione in un contesto individuale e socialema ne accresce il valore. Il percorso dei di-ritti umani non può essere ricondotto perqueste ragioni ad un semplice calcolo utili-taristico, perché l’uomo per la sua caratteri-stica di essere perfettibile non ne vedrà maila piena concretizzazione: è un bene da tu-telare al fine della piena realizzazione delladimensione sociale dell’uomo; manifestoideale di un essere non ideale.

Lorenzo Coluzzi

Page 86: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

86

UNA FELICITà UMANA DENTRO I LIMITI di Beatrice Pia Pizzicaroli1

Secondo il pensiero utilitarista la felicitàcoincide con il piacere, ma si può dare unadefinizione chiara di cosa sia il piacere?Sono socialmente accettati vari tipi di attivitàche provocano piacere, ma non sappiamoprecisamente cosa ci spinga a preferireun’attività all’altra. Il piacere è una sensa-zione molto relativa e non è detto che per-seguire il piacere non generi sofferenza. Dicerto un dolore fine a se stesso non portabenefici alla collettività e tantomeno al sin-golo. Un sacrificio che però arreca felicitàalla maggior parte della società ha ragionedi essere fatto. Perciò, la riflessione utilitari-sta secondo la quale non può essere accet-tato un sacrificio se non tende ad aumentarela somma totale della felicità, è corretta. Èinteressante analizzare il rapporto tra il sin-golo e quella porzione di comunità che su-bisce le conseguenze della sua azione.

Secondo il pensiero illuminista il bene delsingolo, quindi la sua felicità, è la concor-danza del proprio bene con quello della so-cietà. Bisogna chiedersi, perciò, quanto lafelicità dell’individuo dipenda dal suo rap-porto con i suoi simili. È davvero correttocredere che un individuo possa essere fe-lice solo quando il suo piacere è condiviso?Può sentirsi accettato, integrato, ma non èdetto che egli sia felice. Se ci si trova in unacollettività o in un periodo storico di cui nonsi condivide l’idea di felicità potremmo pen-sare che si può essere ugualmente felici?

Se il sacrificio non accresce la nostra feli-cità, assieme alla somma totale di quella al-trui, potremmo essere felici perseguendo lanostra idea di bene. Fino a che puntol’uomo, però, può inseguire la propria feli-cità? È giusto porre un limite al piacere al-trui? Secondo Nietzsche non esiste ununiversalmente giusto, è moralmente accet-tabile ciò che l’uomo ritiene tale .Allora comeuomini dovremmo chiederci se considere-remmo giusto che, un nostro simile, “tarpi leali” alla nostra felicità solo perché ritienescorretto il nostro modo di raggiungerla. Ac-cettando questo come legittimo, dovremmoammettere che, la nostra felicità, è subordi-nata alla considerazione dei nostri simili eprendere per vero il pensiero illuminista. Se-condo me questo nella sua interpretazionepiù semplice non può essere consideratocorretto. Si può rielaborare però, affermandoche, l’uomo è felice quando il suo piacererientra nei limiti imposti dalla società. È giu-sto dare dei margini alla ricerca della felicità,altrimenti si potrebbe cedere nella ricercasconsiderata di essa, che può solo arrecaredanni all’individuo e alla collettività. Questilimiti non devono essere imposti da ciò cheè universalmente condiviso, ma fissati inbase a ciò che arreca meno sofferenza allacomunità. Quindi un uomo è felice quandoricerca del piacere e lo raggiunge. L’appa-gamento e il desiderio di questo non devonodestabilizzare la somma totale della felicità.

1 Alunna dellaclasse IV B delLiceo ScientificoStatale G.B. Grassidi Latina.

Page 87: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

87

SUL SENTIMENTO RAGIONATO COME FONDAMENTO DELL’AGIRE MORALE

di Marco Tosoni1

Nonostante l’avanzare dei progressiscientifici e la conseguenze diffusione di unapproccio spiccatamente empirico alla re-altà abbiano notevolmente ridimensionato ilruolo della filosofia nel pensiero comune(tanto da portare alcuni autori a scriveredella morte della filosofia), se c’è un campoin cui essa ancora mantiene tutta la sua au-torità, esso è senz’altro l’etica. La morale èstata sempre vista dall’uomo come una ne-cessità non meramente utilitaristica, ma in-tima ed esistenziale. Per questa ragionesono molti i filosofi che si sono interessatidell’argomento e altrettanti i loro contributiin merito.

In questa sede ci si propone di operareuna sintesi dialettica ed hegeliana tra la mo-rale dei sentimenti di Hume e la morale ra-zionale di Alessandro di Afrodisia; si trattacioè di dimostrare che il fondamento dellamorale è costituito da una forma intermediatra passione e ragione, che qui chiameremosentimento ragionato, e di enunciarne le ca-ratteristiche.

Gli argomenti a favore di questa tesi sa-ranno articolate secondo un approccio ditipo teorico, che vedrà il sentimento comeorigine dell’azione, attraverso riferimenti al-l’esperienza comune, e in particolar modo alfenomeno del rimorso e ad un ipotetico casodi omicidio preterintenzionale.

Per comprendere il fondamento del-l’azione morale, è anzitutto necessario com-

prendere quello di ogni azione umana. Dun-que, ci si deve chiedere quale causa spingal’uomo ad agire nel mondo, quale motivo siceli dietro ogni sua scelta. Schopenhaueraveva rintracciato questa causa nel deside-rio; ma il desiderio altro non è che un senti-mento. Per di più, il sentimento del desiderionasce da passioni di altra natura: per esem-pio, il desiderio della morte di un avversariosi sviluppa dal sentimento di odio verso dilui, così come il desiderio del benessere diun amico deriva da affetto e stima nei suoiconfronti. Dunque l’azione umana ha il suomotore nel sentimento; e poiché l’azioneetica è pur sempre un’azione, essa deve di-pendere come ogni altra dallo stesso fon-damento.

Appare chiaro, però, che la scelta moraleè in sé differente da ogni altra scelta umana,in quanto pone un imperativo slegato da lo-giche individualistiche. In virtù di questo,anche il sentimento che origina l’azione mo-rale deve essere profondamente diversodagli altri. Il ruolo della ragione è precisa-mente questo: essa interviene sul senti-mento, modificandolo, non sopprimendolo.Il sentimento ragionato che in questo modosi genera rappresenta il motore di un’azioneetica.

È necessario tuttavia analizzare più pre-cisamente il rapporto tra ragione e senti-mento all’interno del processo di produzionedel sentimento ragionato. Per fare ciò, oc-corre anzitutto evidenziare che il sentimentosi sviluppa naturalmente nell’uomo attra-verso la coscienza delle circostanze in cuiegli è situato. Le circostanze sono dunquemotore del sentimento umano, il quale è asua volta motore dell’azione; ma poichél’azione stessa trasforma la realtà, essa pro-duce una variazione nelle circostanze, edunque, indirettamente, nel sentimento,causando una nuova azione. Questo pro-cesso è detto ciclo dell’azione. Il ciclo del-l’azione caratterizza tutto l’agire umano,dagli atti più basilari ai più complessi e arti-colati. Tuttavia, per quanto concerne lascelta morale, tale successione assumedelle caratteristiche peculiari che è oppor-tuno prendere in considerazione individual-mente. L’azione etica, innanzitutto, nascecome risposta ad un contesto, come ognialtra azione. Si avranno dunque delle circo-stanze, le quali, secondo il meccanismoormai noto, genereranno un sentimento chea sua volta produrrà un’azione o, spesso,una propensione ad essa.

1 Alunno dellaclasse IV A delLiceo ScientificoStatale Majoranadi Latina.

Page 88: oltreconfinevento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una ... La Meccanica Quantistica è essenziale per capire i fenomeni atomici e subatomici (dove le teorie classiche

Annuario della Società Filosofica Feronia - SFI di Latina

88

Il fatto che non vi sia necessariamenteuna spontanea traduzione del sentimento inazione si spiega con la presenza di princìpimorali che la impediscono. Si ricordi, infatti,che poiché l’azione che si sta analizzando èmorale, si deve presentare all’uomo un’al-ternativa che violi i princìpi etici dettati daisentimenti comunitari come empatia,amore, appartenenza et similia. Dunque,l’azione che per prima si affaccia all’uomonella prospettiva etica è proprio quella im-morale, generata da sentimenti di natura in-dividualistica ed egoistica. Questa azioneimmorale può realizzarsi concretamente op-pure assumere la forma di propensione; aprescindere da ciò, causa una variazionedelle circostanze, in quanto l’uomo si trovadi fronte alla possibilità dell’immoralità. Datale variazione consegue un sentimento,detto sentimento dell’azione immorale, co-stituito da sgomento, indecisione o tenta-zione dinanzi alla scelta morale. Questosentimento può produrre a sua volta dueazioni: l’azione immorale, nel qual caso ab-biamo la genealogia dell’immoralità; oppurela riflessione.

Attraverso la riflessione, la ragione par-tecipa attivamente alla scelta morale; essaanalizza la situazione, e da tale analisi (in-tesa come azione) si sviluppa un sentimentonaturalmente orientato verso l’agire etico: ilsentimento ragionato. In virtù di tale predi-sposizione al bene, e per la sua natura disentimento, il sentimento ragionato è dun-que il fondamento dell’azione etica. Questocomplesso processo, che deriva diretta-mente dal ciclo dell’azione, è detto ciclo del-l’azione morale o ciclo del sentimentoragionato. Si potrebbe obiettare che vi sonocasi in cui l’uomo, dopo aver riflettuto, sce-glie deliberatamente l’immoralità. Ciò èvero; ma dipende dalla presenza costantedel sentimento dell’azione immorale, chenon si esaurisce come riflessione ma per-mane nell’individuo sotto forma di tenta-zione. Quando questo avviene, la ragione sitrova condizionata nel suo agire da tale sen-timento, e il risultato della riflessione, cioè ilsentimento ragionato, ne risulta irrimediabil-mente compromesso: si ha così un’azioneimmorale.

Al termine di questa complessa e artico-lata analisi teorica del sentimento ragionatoe dell’azione morale, dovrebbe risultare pos-sibile individuare nella realtà dei casi a cuiessa sia applicabile.

Uno di questi potrebbe essere costituitodal rimorso. Questo sentimento, difatti, pos-siede tutte le caratteristiche per assumereuno dei ruoli precedentemente descritti. An-zitutto, il rimorso può manifestarsi a seguitodi un’azione immorale (nel quale caso as-sume la precisa connotazione di senso di

colpa, in quanto la colpa è effettivamenteesistente), oppure nel momento immediata-mente precedente ad essa, per cui rappre-senterebbe non la colpa in sé, ma lapossibilità della colpa. In entrambi i casi,esso può svolgere sia il ruolo di sentimentodell’azione immorale sia quello di senti-mento ragionato: infatti, a volte il rimorso èla reazione spontanea all’immoralità, e portaa riflettere su come rimediare alle propriecolpe o su se valga davvero la pena di mac-chiarsene (cioè è sentimento dell’azione im-morale); altre volte, è la riflessione acondurre alla comprensione dell’entità dellapropria colpa, e quindi al rimorso (senti-mento ragionato). Per di più, il rimorso èspesso causa di azioni volte a riparare i torticausati. Queste azioni, che in virtù della loronatura sono profondamente morali, hannoorigine dall’unico sentimento del rimorso:un’ulteriore prova del coinvolgimento dellepassioni nella scelta etica.

Si prenda come esempio ora un caso diomicidio preterintenzionale. Un uomo, du-rante una lite, ha ucciso un suo simile e sitrova davanti una scelta morale: nasconderele prove o costituirsi. Si può ricostruire la vi-cenda attraverso il ciclo del sentimento ra-gionato: le circostanze, cioè il litigio, hannoprovocato nell’uomo un sentimento di odioo rabbia; tale passione ha determinato il de-litto, in quanto ha prevaricato le istanze mo-rale dell’individuo. All’uccisione segue unmomento di smarrimento e di sgomento,che rappresenta il sentimento dell’azioneimmorale. La prospettiva della scelta si apredi fronte all’uomo, e il sentimento di sgo-mento induce alla riflessione. Questo è ilpunto decisivo: se la tentazione dell’immo-ralità sarà superata, da esso si svilupperà ilsentimento ragionato del rimorso, che con-durrà alla confessione; se ciò non dovesseaccadere, il sentimento risultante sarà pa-nico, terrore o qualcosa di simile, e l’uomoproseguirà lunga la strada dell’immoralità.

Dunque, il ciclo del sentimento ragionatospiega l’agire morale come risultante di unrapporto armonico tra ragione e sentimento,i quali contribuiscono ad esso in modougualmente rilevante. Infatti, se, eliminandoil sentimento, viene meno il principio chefonda ogni azione umana, è ugualmentevero che, senza l’apporto della ragione, ogniazione sarebbe orientata da fini meramenteutilitaristici, sprofondando nella completaamoralità. Perciò, nonostante possa sem-brare che la ragione sia in qualche modo in-feriore al sentimento e marginale nellescelte umane, essa rappresenta l’unica ef-fettiva garanzia di quel fondamentale cam-biamento di prospettiva necessario allosviluppo di una società non solo morale, maanche e soprattutto civile.

Marco Tosoni