"Vent'anni dopo"

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PALAZZO GIANNOZZI Arte in «Vent’anni dopo» Mostra collettiva di pittura e arte incisoria

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Mostra collettiva di pittura e arte incisoria Palazzo Giannozzi (Certaldo Alto (fi)

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Mostra collettiva di pittura e arte incisoria

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Mostra collettiva di pittura e arte incisoria

Silvia Borgogni

Alessandro Gambetti

Susanna Manghetti

Walter Sarfatti

Silvia Jafisco

Palazzo Giannozzi- Certaldo Altodal 5 al 20 Marzo 2016

1996/2016

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«Vent’anni dopo»

Mostra collettiva di pittura e arte incisoria

Palazzo Giannozzi- Certaldo Altodal 5 al 20 Marzo 2016

Progetto graco e impaginazioneAlessandro Gambetti

StampaPixartprinting

PALAZZOGIANNOZZI

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RINGRAZIAMENTI:

All`amministrazione Comunale di Certaldo e all`Assessore alla cultura sig.ra Francesca Pinochi, per il

sostegno dato alle attività artigiane nel corso degli anni e oggi per aver reso possibile lo svolgimento di

questa mostra

Ai colleghi Susanna Manghetti, Silvia Jasco, Alessandro Gambetti e Walter Sarfatti, per aver accettato di

partecipare con i loro lavori

Ad Alessandro Gambetti per aver realizzato il catalogo e la locandina della mostra.

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«Vent’anni dopo»

Accogliamo con piacere l’iniziativa della mostra collettiva di pittura e arte incisoria

«Vent’anni dopo», per presentare l’attività lavorativa che cinque artisti hanno svolto dal

1996 al 2016. Attività che coincide con la presenza di Silvia Borgogni nel Centro

Artigianale di Palazzo Giannozzi, spazio pubblico, assegnato tramite bando dal Comune

di Certaldo per valorizzare la presenza dell’artigianato artistico locale. Luogo di creatività

che, afancandosi ai prestigiosi musei, arricchisce l’offerta turistico culturale del centro

storico di Certaldo Alto, dando vita a un movimento artistico e creativo in continua

crescita e diventando punto di riferimento per nuove idee e nuove proposte.

Pittura e tecniche calcograche, sono l’ambito espressivo di Silvia Borgogni, Silvia

Jasco, Alessandro Gambetti, Susanna Manghetti e Walter Sarfatti.

Insieme racchiudono abilità tecniche ma anche grande passione per questo mestiere

dando origine a manufatti d’eccellenza, a un patrimonio che necessita di essere

conosciuto e condiviso. Le opere esposte consentono di ammirare le loro doti di pittori e

incisori e sono la felice sintesi del lavoro svolto in venti anni di creatività e vivace attività.

Il nostro augurio è che questo percorso artistico, artigianale e culturale, non si interrompa

mai, ma anzi possa continuare a svilupparsi diventando, anche per l’ospite del nostro

borgo, motivo di accrescimento e di orgoglio, così come lo è per il Comune di Certaldo.

Di questo «saper fare» andiamo orgogliosi e facciamo agli artisti i nostri migliori auguri

di buon lavoro e auspichiamo una numerosa presenza di visitatori che possano

apprezzare il percorso espositivo e l’espressione artistica che rappresenta.

Francesca Pinochi

Assessore alla Cultura

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Prima dell`estate del 1996 Alessandro Gambetti ed io, decidemmo di partecipare ad

alcune manifestazioni dove potevamo esporre i nostri lavori. Alessandro si era formato

all`Accademia di Firenze dalla quale era uscito da 15 anni .Io avevo appena inziato a

seguire un corso di restauro di dipinti su tela,e nei momenti liberi progettavamo insieme

il nostro futuro lavorativo.

Nel luglio del `96 partecipammo a Mercantia, l`organizzatrice Francesca Parri, ci

assegno` uno spazio esterno ,proprio nel giardino di Palazzo Giannozzi.

Li` conobbi Cinzia e Monica le ceramiste di ,Artesia.

Furono loro a sostenerci con consigli e suggerimenti nel richiedere al comune di Certaldo

un locale all`interno di palazzo Giannozzi.

La richiesta ebbe buon esito, cosi` Alessandro ed io alla ne dell`estate iniziammo a

lavorare nel nostro nuovo spazio.

Ho amato questo luogo ed ho giurato a me stessa che sarei rimasta a lungo.

Sono passati ormai venti anni da quel momento. Oggi ho voglia di ricordare con alcuni

cari amici che ho incontrato nel corso di questi anni e festeggiare con loro il tempo

passato e il tempo futuro.

Silvia Borgogni

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Sono già passati vent'anni e mi sembra ieri, quando con Silvia Borgogni decidemmo di

presentare la domanda all'Amministrazione comunale di Certaldo, per la concessione di

una stanza in aftto che avevamo vista libera, all'interno di Palazzo Giannozzi in

Certaldo Alto. L'esito fu favorevole e ci proponemmo come pittori artigiani di testiere per

letti. Presto però ci rendemmo conto che questa non era la strada giusta e iniziammo a

realizzare le prime incisioni, (tecnica che avevo avuto modo di conoscere da studente

durante i miei studi All’Accademia di belle Arti) . L'incisione calcograca su matrice di

zinco fu una scelta azzeccata e trovò riscontro sul pubblico che apprezzò.

In seguito crebbe l'esigenza creativa di realizzare lavori più originali, dipinti e grache

che ebbero un discreto successo, dandomi anche le prime soddisfazioni personali e di

vendita. Nel Settembre1999 l'assegnazione di un concorso a cattedre di ruolo in una

scuola media di Montalcino, e il successivo trasferimento domiciliare, mi indussero a

dover lasciare il laboratorio e a intraprendere la carriera dell'insegnante che tuttora

svolgo, in una scuola media di Siena.

In questi anni nonostante l’insegnamento, sono rimasto attivo anche come artista,

facendomi conoscere e apprezzare anche grazie alle enormi potenzialità del web, unite

alla conoscenza dei nuovi linguaggi della computer graca, e alla partecipazione in

diverse mostre collettive e personali in Italia e all'estero.

Oggi sono contento di poter partecipare a questo Palazzo Giannozzi, e di evento in

condividere di nuovo questi spazi con Silvia e gli altri amici artisti.

Alessandro Gambetti

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sopra: Silvia al lavoro con il torchio, sotto: Silvia durante la festa di Mercantia, Luglio 1996sotto a destra: Alessandro al lavoro

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Opere

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testo primo artista

Silvia Borgogni frequenta la scuola/stamperia , “ Il Bisonte", di Maria Luigia Guaita.

Presenta ora il frutto di tale approfondimento e impegno culturale e tecnico nel settore della

graca maniera che dall' avvento della tipograa, ha sempre svolto un grande ruolo, non

solo artistico ma anche sociale e che, traendo le sue origini dal mondo germanico, può

venire addirittura considerata una "vocazione" mitteleuropea''.

Quindi non solo incisioni, acqueforti e calcograe, ma anche litograe, seguendo il metodo

di Senefelder che ebbe subito, al suo apparire, rapida espansione e che anche ora, dopo

duecento anni, gode di crescente interesse sia tra gli operatori che tra i mercanti e i

collezionisti.

La soluzione dei problemi tecnici, ed il loro superamento, diventa però fondamentale nel

momento nel quale vengono posti al servizio del procedimento espressivo e formativo

dell'opera: è allora che I' artista attraverso lo strumento privilegiato del proprio linguaggio

può liberamente esprimere pensieri e sentimenti, esternando simboli e immagini,

provenienti dall'osservazione profonda e personale della realtà circostante.

Silvia Borgogni , artista delicata e sensibile ma anche forte e determinata, affonda con

cultura umanistica e abile mestiere le proprie radici nell'humus della terra e del paesaggio

toscano del quale ci trasmette, con dolci ed evocativi lavori, la pacata atmosfera e

I'armonia.

Pier Luigi Siena

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cell 3687765533 www.silviaborgogni.it

[email protected]

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"Cavaliere"carborundum

,scultura in lo di ferro- part.

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Alessandro Gambetti con «Rivelazioni» ,porta in scena un’umanità sdoppiata in una serie di

dipinti elaborati al computer: un mix originale ed insolito che ha la capacità rara di fondere

armonicamente la uidità ed il calore pittorico con la rigidità, la freddezza del computer.

Come moderne statue sacre, brani di gure umane emergono dalle tele in un gioco ottico ed

illusionistico perfetto ed in un accenno di cinetismo che rende i corpi reali e pulsanti, che

conferisce respiro ai tratti tanto da fare assomigliare questi nudi ad icone di una sacralità

laica tutta contemporanea, a moderne cariatidi o Nike della quotidianità . L’autentica

interpretazione di Gambetti è inuenzata dalla recente scoperta dei linguaggi della computer

graca, tanto da rendere i suoi lavori vere e proprie “fotopitture digitali”, “rielaborazioni

grache” che slittano dal gurativo all’astratto, dall’allegoria alla deformazione

iconica,combinando reminiscenze rinascimentali con linguaggi contemporanei che molto

devono a Escher, Dalì,Ernst, Magritte e Warhol, in una carrellata di istantanee rielaborate con

grande libertà. È lo stesso FrancoCampoli a sostenere, che “l’artista ama afdarsi a

rielaborare gracamente soggetti già appartenenti al suo retaggio culturale, realizzando una

serie di opere che rappresentano la gura umana che, attraverso lo studio della percezione

visiva, hanno la particolarità principale di essere viste in tre dimensioni, come uno

stereogramma”, ovvero un’immagine bidimensionale capace di arrivare ad una visione

tridimensionale della stessa, grazie ad una sequenza ripetuta più volte e sfruttando il

meccanismo binoculare dell’uomo.

Martina Marolda

PALAZZOGIANNOZZI

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Alessandro Gambetti

pittura&fotograa

e.mail: [email protected]

web: www.gambetti.com/alessandro

tel. +39 3462364827

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Notte e Giorno 2016- rielaborazione graca e acrilico su tela cm. 110x110x5

(Questa immagine può essere vista in 3D,come uno stereogramma)

Anime 2015- rielaborazione graca e acrilico su tela cm. 100x100x5

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«Il fascino dei monumenti (testimonianza/memoria di un passato) attrae e sollecita la mia fantasia,non solo per la loro immobile magnicienza, ma soprattutto perché loro occhi di pietra hanno osservato, con indifferenza solo apparente, fatti ed echi memorabili intrecciati nelcorso di tanti secoli. Da queste riessioni è nato l’espediente di dare voce ai monumenti, reinterpretandoli e dando loro la forza di un coro (comico/drammatico) che esprime un punto di vista disincantato, ma attento ad angoli, luci ed ombre sfuggiti all’occhio della storiaufciale». Da qui si originano i «teatrini»,scatole prospettiche popolate ed animate da sapienti incisioni ad acquaforte cariche di tenera ironia e intima partecipazione.Usanze, feste, simbolidi una Volterra fatta della severità architettonica dei suoi monumenti e del distaccato, caustico sarcasmo dei suoi abitanti, una città celebrata da poeti ed artisti, illustrata copiosamente in lussuose pubblicazioni, un tempo bianca della polvere d’alabastro, oggi costretta dalmarketing turistico in immagini da cartolina illustrata, era del suo prestigioso passato tantoche sembra rimpiangere i tempi di quella civiltà etrusca di cui è ancora la guardiana» (Paul Hazard) entra in queste scatole prospettiche e si rappresenta con le sue emozioni e con le sue contraddizioni. Con realismo ed affettuoso sorriso, Susanna Manghetti spalanca il suo sguardo sugli scenari più inconsueti, li cattura ssandoli magistralmente con la minuzia del segno incisivo e li introduce dentro quinte talora dai colori decisi e d’immediato impatto, talaltra sfumate e arricchite da apparati decorativi. Isolando particolari e dettagli, sviluppa un suo personalissimo modo di avvicinarsi alla storia e alla vita presente della sua città di adozione: Volterra diventa il palco di una «comedie Humaine» in cui, pirandellianamente,l’umorismo sottende il dramma, l’ironia conduce a serie riessioni; sotto la scorza della città celebrata, scorrono sotterraneamente pensieri, emozioni, suggestioni che sfuggono all’ufcialità e, invece, costituiscono la sostanza del usso vitale. I leoni, storico simbolo del potere, soggiacciono, sono assoggettati dalla voglia di ripristinare un rapporto tra uguali; la natura entra nello spazio costruito, per ricostruire un equilibrio turbato dall’ignoranza e dall’insensibilità. Il rapporto tra scene teatrali riccamente decorate e la minuziosa denizione degli inserti calcograci dalle ridotte dimensioni accentua il senso di vigile disincanto ricercato dall’artista. Lo stesso procedimento tecnico della stampa calcograca, il cui volitivo gesto dell’incidere su una lastra non è sufciente a produrre l’immagine denitiva, ma deve prolungarsi sulla carta attraverso l’atto dello stampare, è congeniale ai modi di sentire diSusanna Manghetti, perché comporta il prolungato controllo delle emozioni e la loro decantazione in uno spigliatopercorso progettuale.»L’estro inonda di poetiche carte le viste di Volterra», conclude un breve componimento di Alessandro Togoli. E così è: rafnato lirismo intriso di sottile e tenera ironia si espande sulla «città di vento e macigno», piccola/grande città teatro da sempre ricca di emozioni/contraddizioni (Manghetti) e ce la consegna più umana, più vera, più reale, sfrondata dalle immagini sterotipate e oleograche dell’ufcialità. Ilario Luperini

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Susanna Manghetti

[email protected]

via Roma 16,Volterra cell.3382644106

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"Città teatro", acquaforte-acquatinta

«I leoni di pietra"

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Walter Sarfatti è nato a Londra e vive in Italia da molti anni.

Ha frequentato il liceo artistico di Verona e si è diplomato presso l'Accademia di Belle Arti a Firenze, proseguendo gli studi nell'atelier della pittrice russa Olga Kataskaya per due anni a Londra.

Nel 1970 ha inizio il suo interesse per la stampa d'arte e si specializza nell'uso del colore nella stampa originale.

Nel 1976 apre uno studio/stamperia a Firenze dove esegue numerose edizioni di stampe originali con particolare attenzione per i lavori dello scultore Marino Marini.

Nel 1988 lascia Firenze stabilendosi nei pressi di Certaldo/San Gimignano. Nel centro di tale città apre nel 1994 una stamperia di acqueforti

Dal 2007 ha trasferito lo studio nella propria abitazione nei pressi di Certaldo dove continua la sua attività nel campo della stampa d'arte originale.

Edizioni Eseguite:

15 edizioni di acquatinte/acquaforti per lo scultore Marino Marini

Varie edizioni limitate per i pittori Gentilini, Schifano e Tamburi

Maestro stampatore per un libro d'arte del pittore americano Leo Lionni

Maestro stampatore di 12 edizioni limitate di "Ketuboth" (contratti di matrimonio ebraici) su disegni originali della pittrice americana Miriam Karp.

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Walter Sarfatti

[email protected]

www.ofcineincisorie.it/walter-sarfattti

tel. +39 0577 943230

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Pastelli a pigmento puro su supporto preparato a vernice. Misure 70 x 100 cm

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«Forse l'inizio" "La forza nascosta"

"Non è facile" " Si ricomincia da capo»

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Dalla serialità del procedimento litograco all’unicità della creazione artistica: è questa la transizione che Silvia Jasco pone in essere, trasformando lastre di recupero in supporti vivicati per mezzo di un’esecuzione pittorica energica e intrinsecamente emotiva. La scelta di avvalersi di materiali estranei al vocabolario della pittura, compreso l’uso di colori litograci, nasce dal bisogno di operare un’inversione nel rapporto tra l’essere umano e la macchina, riportando l’attenzione sugli aspetti manuali del processo creativo, sull’irripetibilità dell’azione artistica che assegna al gesto individuale un valore identitario insostituibile. Operando in senso contrario rispetto ai modelli che guidano la società contemporanea verso la progressiva sostituzione dell’intervento umano con gli strumenti tecnologici e informatici, Silvia Jasco pone l’accento sull’importanza di stabilire un rinnovato equilibrio tra l’uomo e la tecnologia. Un equilibrio ottenuto, nel suo caso, sfruttando al meglio le possibilità espressive dei materiali impiegati, che si pongono in totale sintonia con la vivacità cromatica e la forza segnica del suo registro pittorico. Sottratte alla destinazione d’uso, le lastre conservano un tracciato coloristico e graco di partenza, su cui la pittrice senese interviene sovrapponendo una gestualità governata dall’immediatezza dell’impulso. Ed è in questa straticazione di codici ed esperienze che si compie il senso ultimo della Transizione Inversa, cioè ricucire la distanza tra azione meccanica e creatività umana, riunendo entrambe nel segno del colore. Che non è olio né acrilico ma inchiostro tipograco prestato alla pittura con risultati non sempre prevedibili. Si tratta, infatti, di una sostanza densa, termosensibile, soggetta alle trasformazioni indotte dal tempo: caratteristiche che ben si prestano al fervore sperimentale della Jasco, facendosi interpreti delle pulsioni e dei sentimenti che animano il suo mondo interiore.

Daniela Pronestì

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Silvia Jasco

[email protected]

www.silviajasco.com

tel. +39 3450556999

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"Lentamente diviene..." frammento della mia poesia ispirata dall'opera n 28 di Chopin preludio n 15 Ttitolo della poesia Assenza. È anche un frammento del preludio

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Dimensioni 48.5 X 69 cm ognuno

Transizione Inversa arricchita- il supporto è Thermalplate - anno 2016.

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