Veni vidi bici (eppur si muove)

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| 017 | OTTOBRE 10 16 | 017 | OTTOBRE 10 17 | A CURA DI | POLIFEMO | www.polifemo.org È come un videogioco. A volte rischi una sportellata, a volte una buca. Devi evitare la macchina e il tram è sempre dietro l’angolo. Per me, nato e cresciuto a Milano, il problema è diven- tato quasi “trasparente”. L’insulto è parte integrante del- la pedalata. Ma a tener il manubrio spesso c’è qualcuno che con la sua bicicletta crede di poter salvare il mondo. Già perché la bici è questo: un mezzo sociale, ecologico, economico e salutare. A plasmare questo modo di vivere, che (eppur) si muo- ve, è un enorme involucro di cemento e acciaio. Con un paradosso. Negli ultimi anni il mondo ha riscoperto la meraviglia che si cela dietro i raggi leggeri della biciclet- ta: critical mass, bicycle film festival, bike sharing... Tutto questo è nato nello stesso momento in cui i dati statistici mettono i brividi e appesantiscono la vita del ciclista: 288 morti l’anno, 14.500 feriti, smog e polveri sottili sempre oltre i limiti (la soglia di pericolo annua fissata, per un massimo di 35 giorni, a Milano si è raggiunta dopo appe- na 46 giorni dall’inizio del 2010). E poco si fa per cambiare direzione. Intanto il ciclista va. Si munisce di quello che può: mascherina, nuove luci Led. Qualcuno usa il caschetto, sperando che in caso di incidente con un Suv, almeno il ciuffo resti incolume. Con un tubo e qualche vecchia camera d’aria ho at- taccato la macchina fotografica alla mia bici. Per cercare di raccontare (da vicino) la quotidiana avventura di un ciclista a Milano. veni, vidi, bici (eppur si muove) fotoreportage urbano DURA LA VITA DI UN CICLISTA IN CITTÀ: I PERICOLI SONO OVUNQUE, MA SI PEDALA PER SALVARE LA PELLE. E IL MONDO. Polifemo è un’associazione di fotografi professionisti con base a Milano, che si propone di diffondere la cultura dell’immagine e della comunicazione visiva. Le foto sono state scattate grazie a questo marchingegno. Macchina fotografica e cavalletto sono legati alla bici con una camera d’aria. E per il click, basta un telecomando. Milano, via dell’Aprica. Secondo i dati Istat (gli ultimi disponibili), nel 2008 l’indice di lesività per i velocipedi si è attestato al 99,6 per cento. In caso d’incidente, difficile uscirne indenni. | FOTOGRAFIE E TESTO | DANIELE COPPA

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fotoreportage urbano | Veni vidi bici (eppur si muove) | fotografie di Daniele Coppa

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| 017 | ottobre 1016 | 017 | ottobre 10 17

| a cura di | polifemo | www.polifemo.org

È come un videogioco. A volte rischi una sportellata, a volte una buca. Devi evitare la macchina e il tram è sempre dietro l’angolo.

Per me, nato e cresciuto a Milano, il problema è diven-tato quasi “trasparente”. L’insulto è parte integrante del-la pedalata. Ma a tener il manubrio spesso c’è qualcuno che con la sua bicicletta crede di poter salvare il mondo. Già perché la bici è questo: un mezzo sociale, ecologico, economico e salutare.

A plasmare questo modo di vivere, che (eppur) si muo-ve, è un enorme involucro di cemento e acciaio. Con un paradosso. Negli ultimi anni il mondo ha riscoperto la meraviglia che si cela dietro i raggi leggeri della biciclet-ta: critical mass, bicycle film festival, bike sharing... Tutto questo è nato nello stesso momento in cui i dati statistici mettono i brividi e appesantiscono la vita del ciclista: 288 morti l’anno, 14.500 feriti, smog e polveri sottili sempre oltre i limiti (la soglia di pericolo annua fissata, per un massimo di 35 giorni, a Milano si è raggiunta dopo appe-na 46 giorni dall’inizio del 2010).

E poco si fa per cambiare direzione. Intanto il ciclista va. Si munisce di quello che può: mascherina, nuove luci Led. Qualcuno usa il caschetto, sperando che in caso di incidente con un Suv, almeno il ciuffo resti incolume.

Con un tubo e qualche vecchia camera d’aria ho at-taccato la macchina fotografica alla mia bici. Per cercare di raccontare (da vicino) la quotidiana avventura di un ciclista a Milano.

veni, vidi, bici (eppur si muove)fotoreportage urbano

dura la vita di un ciclista in città: i pericoli sono ovunque, Ma si pedala per salvare la pelle. e il Mondo.

≈ polifemo è un’associazione di fotografi professionisti con base a Milano, che si propone di diffondere la cultura dell’immagine e della comunicazione visiva.

Le foto sono state scattate grazie a questo marchingegno. Macchina fotografica e cavalletto sono legati alla bici con una camera d’aria. E per il click, basta un telecomando.

milano, via dell’Aprica. Secondo i dati Istat (gli ultimi disponibili), nel 2008 l’indice di lesività per i velocipedi si è attestato al 99,6 per cento. In caso d’incidente, difficile uscirne indenni.

| fotografie e testo | dAniele coppA

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| 017 | ottobre 1018 | 017 | ottobre 10 19| fotoreportAge urbAno

daniele coppaDaniele Coppa, milanese classe 1983, frequenta studi aeronautici e comincia a lavorare nel settore dopo un corso post-diploma. Da sempre cerca di affiancare a questo mondo “tecnico” uno più “permeabile” fatto di pittura e fotografia.A unire questi universi (superfluo forse dirlo) è la dimensione del viaggio. Dal 2008 con due amici intraprende un progetto fotografico, nel 2009 partecipa alla mostra “I contrari” patrocinata dal Comune di Peschiera Borromeo (Mi) e nel 2010 decide di frequentare il corso di fotogiornalismo di Polifemo e terre di mezzo, per consolidare le idee che da sempre gli passano per la testa. Così è nato il reportage pubblicato in queste pagine.Potete ammirare la sua gallery su flickr.com/dany_the_willy.

piazza cavour. Il centro storico è cosparso di pavé e binari del tram. I ciclisti più esperti consigliano di tenere la pressione delle gomme sulle 7 atmosfere per resistere alle sollecitazioni. Altrimenti si richia di “pizzicare”.

lancetti. Trasportare la propria bici sui mezzi Fs costa dai 3,50 ai 12 euro. Sui treni delle Ferrovie Nord si scende a 2,50 ma solo sui vagoni con l’apposito simbolo. In metropolitana non ci si può distrarre: l’accesso è consentito ma solo dalle 20 al termine del servizio; il sabato e festivi tutto il giorno.

di notte. La visibilità cala drasticamente. Per fortuna le luci Led permettono di essere visti con più facilità dalle automobili.

Viale fulvio testi. I poli universitari di Bovisa e Bicocca distano 8 km l’uno dall’altro. A unirli la creatività del ciclista che può scegliere tra un tragitto più lineare, ma trafficato, che percorre viale Jenner e viale Fulvio Testi, e un saliscendi salutista che prevede, oltre ai marciapiedi, un breve tratto di pista ciclabile e un sottopassaggio tutt’altro che sicuro.

Via giovanni pascoli: la casa dello studente. Mentre il progetto BikeMi entra nella fase due, con l’arrivo di altre 100 rastrelliere (330 nuove bici), in città il ciclista continua a faticare. Il problema questa volta sono i parcheggi: ci si arrangia come si può e ogni luogo di sosta “sicura” diventa lecito.

urban bike messenger. Da qualche mese Matteo lavora per i pony express a pedali, realtà imprenditoriale che sfrutta la capacità ecologica, rapida e quindi efficace nel traffico, della bicicletta come mezzo di trasporto. Percorre 1.200 km al mese. Senza inquinare.