Vela la - Parrocchia di Ospedaletto Lodigiano...4 la Vela - n.19 marzo 2018 auguri lotta, è una...

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Vela la N.19 marzo 2018 Pro Manuscripto Santa Pasqua 2018 Periodico d’informazione della Parrocchia SS.Pietro e Paolo di Ospedaletto Lodigiano

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  • Velala N.19 marzo 2018

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    Santa Pasqua 2018

    Periodico d’informazione della Parrocchia SS. Pietro e Paolo di Ospedaletto Lodigiano

  • 2 la Vela - n.19 marzo 2018

    PROGRAMMA DELLE FUNZIONI RELIGIOSE

    Domenica delle Palme 25 marzoOre 10.15 Ritrovo davanti all’oratorio Inizio della Processione con i rami di ulivo verso la chiesa parrocchiale

    Giovedì Santo 29 MarzoOre 10.00 Lodi CattedraleS. Messa con tutti i Sacerdoti della Diocesi con benedizione degli olii

    Ore 21.00 Ospedaletto S. Messa in Coena Domini con la partecipazione di tutti i ragazzi che quest’anno riceveranno i Sacramenti, accompagnati dai loro genitori

    Venerdì Santo 30 MarzoOre 9.00 Ufficio delle Letture con LodiOre 15.00 Via Crucis con bacio della CroceOre 20.30 Ritrovo parcheggio di Via Balbi e Processione verso la ChiesaOre 21.00 Azione Liturgica

    Sabato Santo 31 MarzoOre 9.00 Ufficio delle Letture con LodiOre 22.00 Solenne Veglia Pasquale

    Domenica di Pasqua 1° AprileOre 8.00 - 10.30 Sante Messe per la Comunità

    Lunedì dell’Angelo 2 AprileOre 8.00 - 10.30 Sante Messe

    2 la Vela - n.19 marzo 2018

  • 3n.19 marzo 2018 - la Vela

    La vittoria della vita sulla morte

    O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, tu non sei più l’ultima parola per gli uomini, ma sei diventata un passaggio, l’ora

    dell’esodo dalla vita terrena alla vita eterna, da questo mondo al regno di Dio…

    Questo dovrebbe essere il canto del cristiano in questo giorno della Pasqua, festa delle feste, perché Cristo è risorto quale primizia di tutti noi, perché la vita regna definitivamente e in ogni creatura è iniziato un cammino segreto ma reale di redenzione, di trasfigurazione.Nel giorno di Pasqua ogni cristiano proclama la vittoria della vita sulla morte, perché Gesù il Messia è risuscitato da morte per essere il vivente per sempre: colui che essendo uomo come noi, carne come noi siamo carne, colui che è nato e vissuto in mezzo a noi, colui che è morto di morte violenta, che è stato crocifisso e sepolto, è risorto!La morte è un qualcosa che domina su tutti gli uomini, una vera potenza efficace: non solo perché desta paura e angoscia contraddicendo la vita degli uomini, ma anche perché a causa di essa gli uomini diventano cattivi e peccano. Il peccato è sempre egoismo, è sempre contraddizione alla comunione con gli uomini e con Dio, ed è proprio la presenza della morte che scatena questo bisogno di salvarsi, di vivere addirittura senza gli altri o contro gli altri. La morte non è solo «salario del peccato» (Rm 6,23), ma anche istigazione al peccato… Se gli uomini sono spinti a peccare è a causa

    dell’angoscia della morte, di quella paura che rende gli uomini schiavi per tutta la loro vita (cf. Eb 2,14-15). A causa dell’angoscia e della paura la brama di vita degli uomini diventa odio, rifiuto dell’altro, concorrenza, rivalità, sopraffazione. L’angoscia può sfigurare tutto,

    anche l’amore. Così la morte appare essere attiva e presente non solo nell’ultima nostra ora, ma anche prima: essa è una potenza che compie incursioni nella nostra vita e attenta alla pienezza delle relazioni e della vita.Questa è la morte contro la quale Gesù ha lottato fino a riportare la vittoria. L’agonia iniziata da Gesù nell’orto degli Ulivi (Lc 22,44) è una lotta che si è conclusa con la discesa agli inferi, quando ha sconfitto il diavolo – e dunque la morte e il peccato – in modo definitivo. E Gesù non ha vinto solo la sua morte, ma la Morte: «Con la morte ha vinto la morte», canta la liturgia di Pasqua! Ora, questa dimensione di lotta è essenziale per il cristiano: tutta la vita è

    auguri

    Resurrezione di Cristo, Raffaello, 1499-1502

  • 4 la Vela - n.19 marzo 2018

    auguri

    lotta, è una guerra contro la morte che ci abita e contro gli istinti e le pulsioni di morte che ci attraggono. La resurrezione di Gesù è dunque il sigillo posto dal Padre sulla lotta del Figlio: Gesù Cristo, mostrando di avere una ragione per morire (dare la vita per gli altri), ha mostrato che c’è una ragione per vivere (amare, dimorare nella comunione). Allora il Padre lo ha richiamato dai morti facendolo Signore per sempre.Gli uomini tutti, anche se non conoscono Dio e neppure il suo disegno, portano nel loro cuore il senso dell’eternità e tutti si domandano: «Che cosa possiamo sperare?» Essi sanno che, se restano insensibili alla resurrezione, si vietano di conoscere il senso della loro vita. Gli uomini attendono, cercano a fatica, e a volte per cammini sbagliati, la buona notizia della vita più forte della morte, dell’amore più forte dell’odio e della violenza. Cristo, risorto e vivente per sempre, è la risposta vera che attende dai cristiani quella narrazione autentica che solo chi ha fatto l’esperienza del Vivente può dare. Dove sono questi cristiani? Sì, oggi ci sono ancora cristiani capaci di questo: ci sono nuovamente martiri cristiani, ci sono nuovamente profeti cristiani, ci sono testimoni che non arrossiscono mai del Vangelo. Ancora una volta giunge dalla tomba vuota, oggi come quel mattino della resurrezione, l’annuncio: «Non temete, non abbiate paura, non siate nell’angoscia! Il Crocifisso è risorto e vi precede!» Sì, è ormai vicina per la chiesa una primavera, una stagione in cui lo Spirito del Risorto si farà presente più che mai, una stagione in cui la Parola di Dio sarà meno rara. E sarà una stagione senza fughe, né evasioni, ma segnata dal vivere la risurrezione nell’esistenza, nella storia, nell’oggi, in modo che la fede pasquale diventi efficace già ora e qui. Cosa significa questo secondo i Vangeli? Che i credenti

    devono mostrare nella compagnia degli uomini la risurrezione, devono narrare agli uomini che la vita è più forte della morte, e devono farlo nel costruire comunità in cui si passa dall’io al noi, nel perdonare senza chiedere reciprocità, nella gioia profonda che permane anche nelle situazioni di fatica, nella compassione per ogni creatura, soprattutto per gli ultimi, i sofferenti, nella giustizia che porta a operare la liberazione dalle situazioni di morte in cui giacciono tanti uomini, nell’accettare di spendere la propria vita per gli altri, nel rinunciare ad affermare se stessi senza gli altri o contro di essi, nel dare la vita liberamente e per amore, fino a pregare per gli stessi assassini.Perché il cuore della fede cristiana sta proprio in questo: credere l’incredibile, amare chi non è amabile, sperare contro ogni speranza. Sì, fede, speranza e carità sono possibili solo se si crede alla risurrezione. Allora, davvero l’ultima nostra parola non sarà la morte né l’inferno, ma la vittoria sulla morte e sull’inferno. La Pasqua apre per tutti l’orizzonte della vita eterna: che questa Pasqua sia Pasqua di speranza per tutti. Veramente per tutti!

    Signore, Dio della vita, rimuovi le pietre dei nostri egoismi, la pietra che soffoca la speranza, la pietra che schiaccia gli entusiasmi, la pietra che chiude il cuore al perdono.Risuscita in noi la gioia la voglia di vivere, il desiderio di sognare. Facci persone di Resurrezione che non si lasciano fiaccare dalla morte, ma riservano sempre un germe di vita in cui credere.Buona e santa Pasqua di Resurrezione!

    don Luca

  • 5n.19 marzo 2018 - la Vela

    esercizi spirituali

    Giovani in esercizio

    Se vi state chiedendo cosa siano gli esercizi spirituali, possiamo dire che sono un

    momento particolare in cui allenare lo spirito attraverso

    la preghiera, il silenzio, l’ascolto della Parola, la condivisione e la meditazione. Quest’anno il centro della ri-flessione è stato la cittadina di Nazareth, luogo dell’ascolto, del discernimento e della missione. Se pensiamo a Nazareth viene subito in mente il primo capitolo del Vangelo di Luca, in cui Maria

    Dal 23 al 25 Febbraio 2018 Chiara e Sofia hanno partecipato agli esercizi spirituali organizzati dall’Azione Cattolica di Lodi a Bienno (BS) presso l’eremo dei Santi Pietro e Paolo, insieme ad un gruppi di altri giovani della diocesi di Lodi.

    riceve la visita dell’angelo Ga-briele che le dice: «Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te». In questo passo Dio chiama per nome Maria, non in un’oc-casione particolare, bensì in un giorno qualunque entrando nella sua quotidianità. «Dio viene in modo silenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce rimanga soffo-cata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore.

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    esercizi spirituali

    Occorre allora predisporsi a un ascolto profondo della sua Parola e della vita, prestare at-tenzione anche ai dettagli della nostra quotidianità, imparare a leggere gli eventi con gli occhi della fede, e mantenersi aperti alle sorprese dello Spirito. Non potremo scoprire la chia-mata speciale e personale che Dio ha pensato per noi, se re-stiamo chiusi in noi stessi, nelle nostre abitudini e nell’apatia di chi spreca la propria vita nel

    cerchio ristretto del proprio io, perdendo l’opportunità di so-gnare in grande e di diventare protagonista di quella storia unica e originale, che Dio vuole scrivere con noi.1»Gli esercizi ci hanno proprio aiu-tato a “staccare la spina” dalla frenesia delle nostre abitudini, che a lungo andare rischiano di non farci più gustare la bellezza del rapporto con Dio; come quando si entra in una panetteria con un buonissimo profumo di pane appena sfornato, ma poi ci si abitua al profumo e non lo si sente più. Il saluto improvviso dell’angelo ha suscitato in Maria un profon-do turbamento che le ha fatto prendere coscienza del suo essere piccola e umile creatura di fronte all’immensità del dise-gno di Dio. «L’angelo, leggendo nel profon-do del suo cuore, le dice: «Non temere»! Dio legge anche nel nostro intimo. Egli conosce bene le sfide che dobbiamo affrontare nella vita, soprattutto quando siamo di fronte alle scelte fon-damentali da cui dipende ciò che saremo e ciò che faremo in questo mondo. È il “brivido” che proviamo di fronte alle decisioni sul nostro futuro, sul nostro sta-to di vita, sulla nostra vocazione. In questi momenti rimaniamo turbati e siamo colti da tanti timori. E voi giovani, quali paure avete? Che cosa vi preoccupa più nel profondo? […] Altri si domandano: se seguo la via che

  • 7n.19 marzo 2018 - la Vela

    1 Tratto da “Messaggio del Santo Padre Francesco per la 55a giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 2018. Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore”

    2 Tratto da “Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXXIII Giornata Mondiale della Gioventù 2018. «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30)”.

    esercizi spirituali

    Dio mi indica, chi mi garantisce che riuscirò a percorrerla fino in fondo? Mi scoraggerò? Perderò entusiasmo? Sarò capace di perseverare tutta la vita?Nei momenti in cui dubbi e paure affollano il nostro cuore, si rende necessario il discer-nimento. Esso ci consente di mettere ordine nella confusione dei nostri pensieri e sentimen-ti, per agire in modo giusto e prudente. In questo processo, il primo passo per superare le paure è quello di identificarle con chiarezza, per non ritrovarsi a perdere tempo ed energie in preda a fantasmi senza volto e senza consistenza. […] Non abbiate timore di guardare con onestà alle vostre paure, rico-noscerle per quello che sono e fare i conti con esse. […] Per noi cristiani, in particolare, la paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio... e anche nella vita! […] Se invece alimentiamo le paure, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bi-sogna reagire! Mai chiudersi!2».Dagli esercizi siamo ritornati cambiati perché l’ascolto della Parola, se accolta, ci “trasfigura” e ci rende belli, pieni di luce; una luce che non possiamo tenere nascosta e solo per noi stessi, ma vogliamo diffonderla a partire dal nostro “oggi”, là dove abitiamo. Dio ci chiama

    perché ha un progetto per noi, e ha bisogno del nostro aiuto per testimoniare agli altri la gioia di averlo incontrato come presente e contemporaneo. Egli non ci nasconde che la missione è impegnativa e spesso può essere fraintesa, ma ha due caratteristiche: l’umiltà e la fermezza. Questi esercizi ci hanno resi più consapevoli e donato mag-gior coraggio nel dire il nostro “Sì” alla chiamata del Signore, perché crediamo in un Dio che ci dice «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

  • 8 la Vela - n.19 marzo 2018

    riflessioni

    Le 7 parole di Gesù in croceMeditare è come immergersi nel grande mistero della redenzione e diventarne una fedele manifestazione in mezzo agli uomini del nostro tempo che tanto facilmente passano distrattamente accanto alla Croce, assorbiti da altre parole che lasciano il vuoto nel cuore.

    «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno»

    «Oggi con me sarai nel paradiso»

    Sull’alto monte del Calvario, quasi alberi nudi contro il cielo primaverile, si stagliano tre croci. Gesù è là, inchiodato alla croce tra due malfattori, provocato e deriso dai capi e dai soldati, abbandonato dai discepoli, guardato da lontano dalla folla che prima l’aveva se-guito, ascoltato e osannato per le sue parole e i suoi miracoli: ecco ora il più inconcepibile scandalo dell’impotenza. È una condizione estremamente umi-liante, ma è la vera via regale scelta da Cristo per sé e da

    lui proposta ai suoi discepoli. Fu questa la fede del «buon ladrone» che, solo, riconobbe nel suo compagno di sventura un vero re, un re paziente, che pativa ingiustamente miscono-scimento e ingratitudine da par-te di coloro – noi tutti – che egli non si vergognava di chiamare fratelli. E per quella sua fede il ladro ebbe il coraggio, in mezzo alle bestemmie e alle parole irrisorie, di chiamarlo per nome, di riconoscerlo «salvatore» e di rivolgergli un’umile preghiera di supplica: «Gesù, ricordati di me

    Scrive madre Annamaria Canopi, fondatrice e

    abbadessa del monastero Mater Ecclesiae nell’isola

    di San Giulio, sul lago d’Orta, in provincia

    di Novara

    1Durante la faticosa salita al Calvario, egli è il buon Pastore che porta sulle sue spalle non tanto una croce di le-gno quanto l’umanità, ossia la peco-rella smarrita che è venuto a cercare per riportarla nell’ovile del Padre sulle proprie spalle. Siamo dunque noi la sua vera croce. Colui che durante il processo «non aprì la sua bocca», ora egli parla. E la prima parola che udiamo da lui sulla croce è perdono, vale a dire «per-dono», dono al su-

    perlativo, dono di quell’amore che l’ha spinto lì: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». ’Padre’, dice, ‘perdonali’. Che cosa si poteva aggiungere di dolcezza, di carità a una siffatta preghiera? Tuttavia egli aggiunse qualcosa. Gli sembrò poco pregare, volle anche scusare. ‘Padre, disse, perdona loro perché non sanno quello che fanno’. E invero sono grandi peccatori, ma poveri conoscitori.

  • 9n.19 marzo 2018 - la Vela

    riflessioni

    Sulla vetta del Golgota verso sera spiccano sol-tanto tre persone, tre esili figure: Gesù agonizzante, la Madre e Giovanni, il di-scepolo capace di amare con totalità di dedizione, senza paura di morirne. Come Maria. E si distin-guono ormai soltanto alcune brevi parole: brevi ma intense, essenziali, ca-riche di potenza creatrice, perché cariche d’amore: «Donna, ecco tuo figlio! … Ecco tua madre!». Maria rappresenta qui la nuova Eva dalla quale

    nasce una prole nuova: la stirpe dei figli di Dio. Donna, ecco tuo figlio! Mentre sta presso la croce e consuma nel cuore l’immenso dolore della Pas-sione del Figlio, dal Figlio stesso Maria è investita di una maternità spirituale e universale che la rende davvero grande

    più di ogni altra creatura. Diventa madre di tutta l’umanità. Ecco tua madre! Quale pegno e quale responsabilità! Giovanni la prende con sé per riceverne le cure quale figlio, ma anche per averne cura come di una madre cui è dovuto immenso amore, profonda riveren-za e devozione. Da questo momento Maria è la Madre della Chiesa. La nostra vita ha quindi le sue radici nella croce di Gesù, nella stabilità di Maria, nella fedeltà di Giovanni. Siamo nati là, in quell’ora, dal cuore trafitto di Cristo e siamo stati affidati da lui al cuore della Madre. Affidati a lei, riceviamo a nostra volta in lei e da lei la santa Chiesa; la riceviamo come Madre da amare, da onorare; la riceviamo per darle ascolto, per obbedire ai suoi suggerimenti, per camminare con la sua guida nella via della luce quali veri figli di Dio.

    quando entrerai nel tuo regno». Ebbe la grazia di sentirsi dire: «Oggi con me sarai nel paradi-so» (Lc  23,43). Nell’umiltà del

    «Donna, ecco tuo figlio! … Ecco tua madre!»

    suo amore egli arriva all’estremo sacrificio per dare all’uomo la libertà, la salvezza, la vita nel suo regno glorioso.

    «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

    Gesù è ora totalmente spoglio di ogni divina e umana ricchezza. Il grido lace-rante dell’Uomo-Dio attraversa le nostre tenebre; è l’ora culminante dell’agonia in cui il Cristo assume veramente tutta la desolazione, l’angoscia, la paura, il

    terrore della morte che abitano nel cuore dell’uomo. «Dio non può averlo abbandonato – spiega sant’Agostino – perché lui stesso è Dio». Eppure il Cristo prova questo abbandono, vive questa estrema

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  • 10 la Vela - n.19 marzo 2018

    Gesù esprime con un soffio di voce un’umile domanda da mendicante: «Ho sete». Ma la sete di Gesù non può trovare sollievo soltanto in questo, perché è una sete soprattutto spirituale. È sete di amore. Santa Teresa di Calcutta commentava queste ultime parole di Gesù, dicen-do: «Ho sete: queste parole di Gesù non riguardano solo il passato, ma sono vive qui e ora, dette a noi… Finché non comprendiamo nel profondo del nostro essere che Gesù ha sete di noi, non potremo

    cominciare a conoscere quello che egli vuole essere per noi, e ciò che egli vuole che noi siamo per lui». La sete di Gesù è

    sete di compiere la volontà del Padre, è desiderio della nostra salvezza… Egli ci ama e ha sete dell’amore di ognuno di noi, perché ciascuno di noi conta per lui più di tutto il mondo. Perciò, se noi non ricambiamo il suo amore, egli rimane assetato e conti-nua a cercarci. Ma come possiamo ricambiare l’amore se, a causa del peccato, siamo incapaci di amare? Gesù stesso, morendo riarso dalla sete, diventa la sorgente inesauribile dell’acqua viva, poiché dal suo cuore trafitto sgorgano sangue e acqua. Da questa sorgente possiamo attingere l’amore e la sovrabbondanza della Vita. Nella misura in cui beviamo a questa sorgente, veniamo dissetati e anche dal nostro cuore zampilla una sorgente d’acqua viva offerta a tutti gli assetati di Dio, del Dio che è inesauribile Amore.

    desolazione, cade in questo abisso dove le tenebre sono assolute. È un mistero. Al grido straziante del Figlio, dell’uomo, Dio non si fa sentire, non interviene. E tuttavia non è un Dio assente; è un Padre che, per folle amore, immola il Figlio della sua compiacenza per i «figli dell’ira»; nel Figlio del suo amore egli immola il proprio cuore, che, tutto donato, diventa puro silenzio. Ma in quel

    silenzio c’è la più alta risposta, la più sofferta «compassione». È un’ora buia; è l’ora più buia della storia, ma è anche il grembo del nuovo giorno, per la nascita di un mondo nuovo, per il sorgere di una nuova luce. Proprio quest’Uomo che muore avrà una lunga discendenza. L’ora in cui Colui che è la Vita si consegna alla morte è dunque l’ora della massima fecondità: generazione a prezzo della morte.

    «Ho sete»

    «Tutto è compiuto!»

      Le braccia distese sul legno, le mani inchiodate, Gesù è fisicamente del tutto impotente, agli occhi di tutti appare uno sconfitto. In realtà, questa è proprio l’ora

    che egli ha ardentemente desiderato, e alla quale si è preparato come all’ora culmine, all’ora della pienezza. Tutto è compiuto. Tutto è avvenuto secondo le profezie, tutto è avvenuto secondo il disegno del Padre. È la scelta di Dio,

    riflessioni

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  • 11n.19 marzo 2018 - la Vela

    Ecco l’ultimissima parola di Gesù: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». La Passione di Gesù si conclude con un atto di abbandono filiale. Gesù spira riconse-gnandosi alle mani del Padre, a cui aveva sempre obbedito, la cui volontà era stata tutto il suo desiderio, la sua unica gioia. Per questo la sua agonia

    è come una notte che sfocia nell’alba della risurrezione. Dalla cattedra della Croce, il Giusto, ci insegna a sperare contro ogni speranza, a sentire che le mani di Dio sono più forti di qualsiasi mano potente degli uomini, più forti di ogni tentazione che possa sopraggiungere e abbattersi su di noi. Perciò anche quando la prova è dura, terribile e angosciosa, noi dobbiamo gridare: nelle tue mani, Signore, sono al sicuro. Tuttavia, il grido di Gesù esprime pure lo sgomento di un figlio che sa di dover ancora compiere un viaggio nell’oscurità per poter ritornare a casa. Dopo la sua consegna, infatti, il Verbo della vita, si immerge nel silenzio della morte. E con il calar della sera, dopo gli ultimi atti compiuti dall’umana pietà, un

    profondo silenzio avvolge anche il monte delle croci e penetra nei cuori. Noi, che siamo entrati con Gesù in quest’ora, crediamo dav-vero che solo apparentemente le tenebre stanno prevalendo, poiché in esse già si fa strada la luce? Noi, che conosciamo la morsa dell’angoscia, crediamo che nel grido di Gesù morente si fa strada la speranza della Vita? Mentre il velo del tempio dell’antica Legge si squarcia, che cosa avviene in noi? Se viviamo davvero il mistero della Croce, si può finalmente squarciare il nostro vecchio mondo, il nostro vecchio uomo, il velo della nostra sufficienza; si può spaccare la roccia del nostro cuore per lasciar scatu-rire da essa una sorgente d’acqua viva. Presi da santo timore, allora gridiamo con il centurione: «Costui è veramente il Figlio di Dio!»; poi continuiamo a sostare presso la croce e presso il sepolcro, sicuri che Gesù, caduto nel silenzio della morte, non è perduto per noi, per-ché l’Amore è il più forte e ha vinto.

    è la scelta dell’Amore che, volendo ricuperare i miseri, si fa Misericordia, si abbassa, si svuota di se stesso per riversarsi in noi come sorgente di vita. È l’ora zero della storia, l’ora in cui comincia il Giorno nuovo, il tempo nuovo, tempo della salvezza e della grazia. Tutto il dolore della Passione sembra ora acquietarsi, come la terra che, dopo aver accol-to il seme nel solco, attende nella

    pace che esso germogli. È l’ora del «grande silenzio». È l’ora in cui, come discepoli di Cristo, più nulla possiamo fare, nulla dire, ma solo «rimanere nel suo amore», rimanere in preghiera presso di lui, inchiodati alla croce insieme con Maria, la Madre, formando un’unica grande supplica che, passando attraverso il cuore trafitto del Cristo, si versa nel seno del Padre.

    «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito»

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  • 12 la Vela - n.19 marzo 2018

    Quando l’ospitalità si fa in cortile

    Riprendiamo l’espe-rienza ponendo qual-che domanda a Ernesto.

    L’iniziativa che avete dato vita a Casale l’avete chiamata “Il Cortile”. Ci spieghi come mai?A Casale ci sono molti cortili, un tempo luoghi di vera condivisione e di mutuo soccorso.Questa immagine ha gui-dato l’associazione parroc-

    chiale per rispondere ad un concreto appello della Caritas lodigiana a fronte della necessità di completa-re il processo di accoglienza e integrazione di persone presenti sul territorio. Insie-me ciò che sembra difficile diventa possibile.

    In che cosa consiste la proposta?Il Cortile è una modalità per vivere il progetto “Protet-

    to”, progetto di seconda accoglienza, pensato per far incontrare rifugiati, fa-miglie, giovani in un’espe-rienza di accoglienza e condivisione. L’intento è quello di realizzare uno o più “Cortili” per favorire il raggiungimento dell’au-tonomia lavorativa e abi-tativa a favore di rifugiati già presenti sul territorio. Ci si attende un arricchi-mento culturale biunivoco che nasce da uno sforzo di convergenza reciproco necessario per favorire la pacifica convivenza e pre-servare la coesione sociale.A Casale il Cortile è for-mato da tre famiglie che stanno in relazione stret-ta e si supportano sulla fase operativa. Esse si interscambiano a seconda delle necessità e interagi-scono con l’associazione parrocchiale come luogo di condivisione e di sup-porto attraverso il fondo

    accoglienza

    Nel mese di gennaio i giovani e gli adolescenti dell’unità pastorale hanno incontrato l’esperienza di accoglienza realizzata a Casalpusterlengo dall’Azione Cattolica parrocchiale. Sono intervenuti Beatrice Aletti, operatrice Caritas, Ernesto Danelli, presidente parrocchiale, e Yacou giovane rifugiato accolto attraverso l’iniziativa “Il Cortile”.

    Alcuni giovani di Ospedaletto con Yacou al bar dell’oratorio

  • 13n.19 marzo 2018 - la Vela

    testatina

    di solidarietà La Dimora.Il Cortile accompagna l’esperienza di integrazio-ne del beneficiario, avendo modo di conoscerlo in maniera approfondita.

    Come nasce questa pro-posta?Nasce dall’esigenza di offrire alle persone la possibilità di integrarsi una volta terminata la fase di prima accoglienza che mira principalmente al ricono-scimento giuridico insieme all’imparare l’italiano.Chi arriva in Italia è ob-bligato a fare domanda di protezione come rifu-giato (il nostro sistema attuale non prevede altre modalità di entrata) e così attraversare i percorsi di prima accoglienza ordinari o straordinari (come le case Caritas). Al termine di questi percorsi, che in media durano da 1 a 2 anni, una persona può essere riconosciuta come rifugia-to politico o umanitario o vedersi rifiutare la richiesta.In ogni caso le persone, nessuna delle quali è sco-nosciuta o “clandestina”, si trovano abbandonate a se stesse. Bisogna aggiun-gere che spesso il tempo trascorso nella prima ac-coglienza non basta per avere tutti gli strumen-ti necessari per avviare

    percorsi in autonomia. In particolare – anche per una precisa volontà politi-ca e amministrativa – non sempre viene loro dato un documento che attesti l’identità e il domicilio, es-senziale per una qualsiasi domanda di lavoro e poi per trovare casa.

    Come giudichi la capa-cità di accoglienza delle nostre comunità?Abbiamo molta strada da fare. Abbiamo ridotto l’accoglienza ad una atti-vità per addetti ai lavori (per poi magari criticarli) e ci siamo sempre più chiusi nel nostro privato. Respiriamo aria avvelenata da idee egoiste e razziste che fanno leva su paure e insicurezze.La paura si vince con l’in-contro e l’insicurezza con la conoscenza. Ecco perché chi ha interessi di potere o di dominio non esita a respingere ogni proposta

    e invito di accoglienza e integrazione. È successo così in ogni tempo buio della nostra storia.E se non stiamo attenti saremo noi le prime vitti-me di questi veleni. Così anche le comunità cristiane si muovono tra la fatica a trovare spazi e persone disposte ad accogliere e il rifiuto esplicito.

    Non è però facile mettere in discussione abitudini o conciliare impegni e diffi-coltà proprie con quelle altrui…Si parte da chi può e ci sta. Quando è arrivata la chiamata di Beatrice che mi chiedeva se secondo me c’era la possibilità di avviare a Casale il progetto di “un rifugiato a casa mia”, istintivamente ho pensato alle persone con le quali sto compiendo il cammino di fede. Abbiamo vissuto un momento di condivisione di idealità e difficoltà l’8

    A cena a casa Cigognini, gli uomini ipnotizzati dalla partita in TV

  • 14 la Vela - n.19 marzo 2018

    Domenica 4 febbra-io 2018 si è celebra-ta la 40^ Giornata

    per la Vita dal titolo: “Il Vangelo della vita

    per il mondo”. Il messag-gio che Papa Francesco ci ha rivolto parla della “Parola di Dio, unica via per trovare il senso della vita, frutto dell’Amore e generatrice di gioia. La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio e compito affidato all’uo-mo… poiché ne richiede la responsabilità”. È proprio di questo dono e di questa responsabilità che ci ha parlato Ester Fontana, operatrice sanitaria pres-so l’ospedale Dalmati di Sant’Angelo Lodigiano e responsabile lodigiana dell’Associazione Maria Madre della Provvidenza. Questa bella e preziosa realtà, nata nel nostro

    territorio nel 2011, ha come obiettivo principale quello di aiutare le donne che intendono abortire, a prendere coscienza del crimine dell’aborto. Il progetto SOS VITA, in collaborazione con il CAV (Centro Aiuto per la Vita) locale, prevede anche un aiuto psicologico e finanziario alle mamme in difficoltà fino al com-pimento del primo anno di vita del bambino (e oltre). Incontrare Ester ci ha permesso di aprire gli occhi e il cuore sul valore inestimabile della vita nascente, vita che inizia con il concepimento. Più volte, durante l’incontro, è stato ribadito che l’em-brione è una persona e di conseguenza ogni aborto determina la soppressio-ne della vita di un essere umano durante il suo sviluppo prenatale. I bimbi

    SOS VITA Scegli la vita!In occasione della 40a Giornata per la Vita, abbiamo voluto incontrare Ester Fontana, operatrice sanitaria presso l’ospedale Dalmati di Sant’Angelo Lodigiano e responsabile lodigiana dell’Associazione Maria Madre della Provvidenza.

    dicembre (titolo dell’incontro “Nessuno è straniero a casa mia”). La sera ricevo da Andrea un messaggio che mi invita a non lasciare cadere la proposta. Ci siamo rivisti a casa sua con chi aveva manifestato timidamente un interesse e con la notte di Na-tale è iniziata questa accoglienza.Non è un impegno che richiede tempo o una particolare orga-nizzazione: si tratta solo di far spazio ad un’altra persona.Insieme è più facile, si vincono timori e perplessità. Ci vuole fiducia reciproca e qualche calcolo in meno. Sottolineo che l’essere un’associazione radica-ta nella comunità parrocchiale ha favorito la risposta positiva e spero feconda nel tempo.

    Cosa ti sta restituendo questa esperienza?L’altro ti cambia. Incontri una umanità vera e impari a vedere il tuo mondo da un altro punto di vista. Uno dei ragazzi feriti a Macerata veniva dal Mali, come Yacou, che vive nelle nostre case. Le persone cessano di essere un colore della pelle, ma diventano volti e storie a volte drammatiche, una speranza che lotta contro ogni violenza, una fede che cerca Dio in coloro che intersecano i loro cammini.È così che Dio entra anche nella tua storia e si incarna oggi.Spero che questa esperienza renda la mia casa un po’ più cri-stiana e, di conseguenza, la mia comunità più aperta e solidale.

    accoglienza

  • 15n.19 marzo 2018 - la Vela

    non ancora nati non sono delle masse di tessuto da gettare, come pretendono di affermare coloro che pro-curano l’aborto. Il feto porta già in sé tutto il codice DNA che lo caratterizza come individuo unico e irripetibile. Già nelle prime 11 settimane dal concepimento possiamo affermare che quel feto è un essere umano, senza alcun dubbio. A 18-25 giorni il cuo-re batte; a 6 settimane si può misurare la frequenza delle onde cerebrali; a 8 settimane gli organi interni sono funzio-nanti e le impronte digitali sono visibili; a 9 settimane il feto percepisce dolore. Il famoso ginecologo Bernard Nathanson, fondatore del movimento abortista negli Stati Uniti, ha dimostrato al mondo intero quanto e come soffra il bambino al momento dell’aborto. Oggi Nathansons, dichiaratosi re-sponsabile di 75.000 aborti,

    si prodiga in tutto il mondo, con il Movimento per la Vi-ta, affinché sia rispettato il diritto alla vita di ogni uomo sin dal suo concepimento. Si calcola che ogni anno nel mondo vengano uccisi 50 milioni di esseri umani me-diante l’aborto procurato. In Italia si praticano legalmente ogni anno circa 140.000 aborti. Già Papa Giovanni Paolo II denunciava, nei primi vent’anni di applicazione del-la legge abortista, l’uccisione di circa 3 milioni di bambini. Oggi, nell’epoca della bioeti-ca e del consenso informato, ancora pochi e neppure le donne stesse sanno come avviene nel dettaglio l’in-terruzione di gravidanza. Un’operazione raccapric-ciante solo al pensiero… Troppo spesso la donna è lasciata sola nel momento della decisione. Un dramma di cui solitamente si sa poco o nulla, per indifferenza e per ipocrisia sociale… È il dramma di due vite spez-zate: quella dell’innocente e quella di chi non si è visto offrire soluzioni alternative. È il dramma delle donne e di tante ragazze che, dopo aver abortito, prendono gradualmente coscienza della gravità del loro gesto e vivono schiacciate dal peso di un dolore atroce. Un dolore spesso muto, si-lenzioso e solitario, che solo

    coloro che hanno provato possono veramente capire nella sua drammaticità. Per questo motivo, molti volon-tari AMMP di Sant’Angelo Lodigiano, essendo opera-tori sanitari, possono entrare in contatto con persone che scelgono di abortire, per aiutarli a scegliere la vita. Sentono il dovere di aiutare le persone a prendere co-scienza del male intrinseco dell’aborto. L’obiettivo finale è quello di collaborare e far entrare il CAV in ospedale, in modo che la donna possa decidere con maggior con-sapevolezza e libertà. In questo modo, come dice Papa Francesco nel suo messaggio, “La Chiesa intera e in essa le famiglie cristiane…che hanno fatto proprie le parole dell’ac-coglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la Buona Notizia, il Vangelo. Un annuncio dell’amore paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza”.

    Per informazioni:Responsabile sede

    operativa S. Angelo: Ester Fontana 328-0271837

    [email protected]

    15n.19 marzo 2018 - la Vela

    accoglienza

  • 16 la Vela - n.19 marzo 2018

    I 12 Amen della Messaper dire e vivere la nostra fede

    cammino adolescenti

    Insieme approfondiamo in modo originale le singole parti della Messa, apprez-

    zando la ricchezza di significa-to dei 12 Amen che diciamo in

    modo più o meno consapevole; sei durante la Liturgia della Pa-rola, sei durante la Liturgia Eu-caristica. Vogliamo condividere alcune delle nostre riflessioni con tutta la comunità, con la speranza di offrire una piccola e semplice testimonianza dell’im-menso amore che il Signore ha per ciascuno di noi. Sono i dodici Amen in cui affermiamo la nostra adesione a quanto viviamo nell’Eucaristia, la nostra proclamazione di fede. La parola Amen la usiamo a conclusione delle nostre preghiere. È una ri-sposta solenne e impegnativa da parte dei fedeli. Dire Amen non è però solo una semplice formula di chiusura di una preghiera, ma un’autentica professione di fe-de. Sant’Agostino sostiene che dire Amen è come apporre la fir-ma a un documento. È come un timbro di approvazione con cui l’assemblea sigilla la preghiera. Dunque, data la sua importan-za, la parola Amen non è una

    parola da dire distrattamente o da prendere alla leggera; al contrario va pronunciata ad alta voce, con decisione e in maniera più consapevole. I 12 Amen allora diventeranno la nostra risposta convinta a Dio, il nostro “sì” alla sua chiamata: “Eccomi, manda me” (Isaia 6,8). Dire di “sì” a Dio significa esprimere il nostro desiderio di aderire alla Sua iniziativa. Equivale a dire “sì, io ci sto”. Questa fedeltà a Lui non la potremo mai conqui-stare con le nostre sole forze, non è solo il frutto del nostro impegno quotidiano; essa viene da Dio ed è fondata sul “sì” di Gesù che afferma: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4, 34). È in questo “sì” che dobbiamo entrare, nell’adesione alla volontà di Dio, per giungere come San Paolo ad affermare che…“Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). Solo così l’“Amen” della nostra preghiera personale e comuni-taria trasformerà tutta la nostra vita, una vita immersa nell’Amo-re di Dio.

    Durante il percorso di catechesi di quest’anno, i giovanissimi stannno riscoprendo e riflettendo sulla grandezza della Parola e dell’Eucaristia.

  • 17n.19 marzo 2018 - la Vela

    Raccolta alimentare“Per te mi spendo”

    Abbiamo investito due ore del nostro pomeriggio per dare concretamente una ma-

    no a chi è in difficoltà: grazie all’impegno di tutti i volontari

    della Diocesi, sparsi in tutti i supermercati del Lodigiano, si sono potuti raccogliere beni e viveri per aiutare circa 2000 famiglie bisognose. L’iniziativa ci ha visti protagoni-sti all’Ipersimply di Codogno, dove, dopo aver ricevuto istruzioni dai volontari del turno precedente, indossato la maglietta di riconoscimento e superato le incertezze iniziali, ci siamo messi in gioco, cercan-do di coinvolgere più persone possibili a compiere del bene, acquistando beni che sarebbero poi stati smistati dal Centro Rac-colta Solidale. E allora ci siamo avvicinati a tutti i consumatori, proponendo l’iniziativa, mentre un altro gruppo era impegnato a immagazzinare ciò che a mano a mano ci veniva consegnato. Non è stato sicuramente un compito facile, ma consideran-do la nostra partecipazione in massa (eravamo in 17!) e una relativamente buona capacità di organizzazione (ogni tanto ci lasciavamo prendere dallo stare in compagnia), ognuno ha

    Sabato 17 febbraio il nostro gruppo dei Giovanissimi ha potuto partecipare alla Raccolta alimentare “Per te mi spendo”, organizzata dalla Caritas di Lodi.

    carità

    saputo rendersi utile, facilitando il lavoro a tutto il gruppo.Le due ore del nostro turno sono volate in fretta, e verso l’orario di chiusura del centro commerciale abbiamo aiutato gli operatori della Caritas a caricare gli scato-loni con i viveri sui loro furgoni, diretti al magazzino di raccolta di Codogno.La nostra esperienza però non è finita lì: al ritorno, anziché tornare a casa, ci siamo fermati all’oratorio, dove con quattro spaghetti abbiamo concluso il pomeriggio di servizio.

  • 18 la Vela - n.19 marzo 2018

    Un piccolo pezzo di paradiso sulla terra

    Ogni volta che si organizza un pelle-grinaggio a Medjugorje si presentano ostacoli più alti dell’Everest che sembra-

    no far di tutto per impedire di andarci. Dopo aver sconfitto anche il vento gelido

    “Burian” finalmente arriva il momento della partenza. Sul bus ci sono tante persone che per la prima volta vanno a Medjugorje, con la gioia nel cuore e con entusiasmo alcuni magari con curiosità, ma tutti hanno risposto alla

    pellegrinaggio

    Sono passati 3 anni dall’ultima volta che siamo stati a Medjugorje con don Luca. Desideravamo tanto tornarci e abbiamo organizzato un pellegrinaggio dal 28 febbraio al 4 marzo. 

    chiamata della Mamma Celeste. Siamo accompagnati da don Luca e dalla guida Anna. Alcuni prima di iscriversi pensano: il viaggio è lungo! Ma non bisogna farsi intimorire, il sacrificio fa parte del pellegrinaggio. Come ci ricorda sempre la nostra guida Anna, la paura non viene da Dio. Per Maria Teresa e Fabio questo è un pelle-grinaggio speciale perché sono con il loro bimbo di tre anni e mezzo ed è un andare

  • 19n.19 marzo 2018 - la Vela

    a ringraziare la Madonna per la Grazia che ha fatto di donare un bimbo che desideravano da tanto tempo e proprio a Me-djugorje hanno ricevuto questa grande grazia. Alle 6.30 dopo aver superato la dogana arriviamo a Medjugorje. Il pullman si ferma davanti alla chiesetta con i due campanili. Per noi e penso per chi vi ritorna un’altra volta è come essere tornato a casa. Qui ci si sente a casa, ma in una casa speciale, con la Madonnina che ti sta vicino e ti abbraccia con il suo manto.Arriviamo alla pensione, un alberghetto molto sobrio ma ordinato e pulito gestito da gente che è stata testimone dei primi tempi delle apparizioni ed è rimasta gente semplice e umile anche dopo tanti anni. Dopo esserci ripresi dal viaggio ci preparia-mo per andare alla Messa in italiano. Inizia a nevicare, il tempo non sembra essere dalla nostra parte ma ecco che arriva un grup-petto di nostri pellegrini che ci dice: siamo già stati sulla collina delle apparizioni! come già!? C’è tanto entusiasmo non si vede l’ora di salire sulla collina per arrivare al punto dove la Madonna è apparsa la prima volta il 24 giugno 1981 ai veggenti. La neve però continua a cadere quindi nel pomeriggio viene organizzato un incontro con la comunità Oasi della pace una delle tante comunità sorte a Medjugorje per volere di Maria. È stata una giornata intensa la stanchezza inizia a sentirsi. Tutti a letto perché la mat-tina dopo ci si sveglia presto per andare all’ apparizione della veggente Mirijana. Il gruppo parte di prima mattina, sotto una pioggia incessante. La gente è tanta, ma il nostro gruppo riesce ad assistere all’apparizione di Mirijana che dura qualche

    minuto. Per il maltempo l’apparizione non avviene alla croce blu ma nella pensione della veggente. Fuori la gente resta raccolta nella preghiera aspettando che la Mamma scenda dal cielo e ci benedica con il suo manto. Il messaggio viene letto in alcune lingue ecco la versione italiana: “Cari figli, grandi cose ha fatto in me il Padre Celeste, come le fa in tutti quelli che lo amano teneramente e fedelmente e devotamente lo servono. Figli miei, il Padre Celeste vi ama e per il suo amore io sono qui con voi. Vi parlo: perché non volete vedere i segni? Con lui è tutto più semplice: anche il dolore, vis-suto con lui, è più lieve, perché c’è la fede. La fede aiuta nel dolore, mentre il dolore senza fede porta alla disperazione. Il dolore vissuto ed offerto a Dio, eleva. Mio Figlio non ha forse redento il mondo per mezzo del suo doloroso sacrificio? Io, come sua Madre, nel dolore e nella sofferenza sono stata con lui, come sono con tutti voi. Figli miei, sono con voi nella vita: nel dolore e nella sofferenza, nella gioia e nell’amore. Perciò abbiate speranza: la speranza fa sì che si comprenda che qui sta la vita. Figli miei, io vi parlo; la mia voce parla alla vostra anima, il mio Cuore parla al vostro cuore. Apostoli del mio amore, oh quanto vi ama il mio Cuore materno! Quante cose desidero insegnarvi! Quanto il mio Cuore desidera che siate completi, ma potrete esserlo soltanto quando in voi saranno uniti

  • 20 la Vela - n.19 marzo 2018

    l’anima, il corpo e l’amore. Come miei figli vi chiedo: pregate molto per la Chiesa e per i suoi ministri, i vostri pastori, affinché la Chiesa sia come mio Figlio la desidera: limpida come acqua di sorgente e piena d’amore. Vi ringrazio.” Finita l’apparizione siamo andati a sentire la testimonianza dei ragazzi della comunità Cenacolo fondata da suor Elvira. Questa testimonianza è sempre molto toccante, storie di ragazzi che hanno vissuto un passato nella droga e nell’alcol e in questa comunità hanno riscoperto il valore della vita e hanno conosciuto l’’amore di Dio. Il tempo non migliora, non potendo salire il monte della croce Krizevac la nostra guida Anna organizza un incontro nel pomeriggio con Padre Petar Liubivic a Vitina. Padre Petar è il sacerdote che ha scelto Mirjana che dovrà svelare al mondo intero i 10 segreti che la Madonna le ha rivelato. A differenza delle altre apparizioni, i segreti verranno rivelati tre giorni prima che i fatti avverranno proprio per provare la veridicità delle apparizioni. Viene celebrata la Messa e al termine viene fatta una preghiera di guarigione su tutti i pellegrini. Durante l’omelia padre Petar racconta alcune testimonianze di guari-gione fisica e spirituale che sono avvenute a Medjugorje. Si ritorna in pensione e un bel gruppetto con don Luca sale la collina delle apparizioni. La salita è rimasta come ai primi tempi ci sono molti sassi e ci sono le Formelle in bronzo dei misteri del Rosario che si recita insieme durante la salita. La mattina dopo, ultimo giorno, siamo anda-ti al castello di Nancy e Patrick per sentire la loro testimonianza. Questo incontro è sem-pre molto toccante perché hanno passato 40 anni di vita in peccato mortale e grazie ad un messaggio della Regina della Pace,

    trovato “per caso” la loro vita è cambiata improvvisamente. Di pomeriggio abbiamo fatto la via Crucis dietro la chiesa dove si conclude con la statua del Cristo Risorto. Dal ginocchio esce un liquido che sembra olio e nessun ad oggi è riuscito a dare una spiegazione a questo misterioso fenomeno.Dopo aver dato spazio per le confessioni e dopo la Santa Messa prefestiva siamo rien-trati in pensione per cenare. Abbiamo poi caricato il bus con le valigie e siamo andati all’adorazione Eucaristica serale animata dai figli del Divino Amore. Finita l’adorazione siamo saliti sul bus per ritornare a casa con il nostro bagaglio di Grazie.  Perché tantissime sono le Grazie che si ricevono in questo luogo benedetto. Grazie fisiche e spirituali. Soprattutto spi-rituali perché la Madonna ha detto questo è tempo di grazia, tempo di conversione. Quello che bisogna fare quando si arriva a Medjugorje è aprire il nostro cuore al resto pensano tutto Gesù e Maria. Quello che conta come dice sempre la Ma-donna è avere la pace nel cuore, perché se

    pellegrinaggio

  • 21n.19 marzo 2018 - la Vela

    non abbiamo la pace nel nostro cuore non possiamo convertirci. Il primo messaggio che infatti ha dato la Madonna è stato «Pace. Pace. Pace. Riconciliatevi. Riconciliatevi con Dio e tra di voi. E per fare questo è necessario credere, pregare, digiunare e confessarsi».La Madonna ha detto che non esiste uomo sulla terra che non ha peccati da confessare chiede di confessarci almeno una volta al mese. La Madonna chiama e sta chiamando tutti i suoi figli non ci sono figli migliori o peggiori per lei siamo tutti uguali tutti suoi figli, ma soffre quando vede che ci sono tanti suoi figli che sono lontani che non la amano o la disprezzano. Per questo alla fine di ogni messaggio conclude sempre con “grazie per aver risposto alla mia chiamata”. Perché tanti messaggi, perché tanti anni di apparizioni? La Madonna è una madre e come tutte le mamme non si stanca di ammonire e aiutare i suoi figli. La Madonna desidera la salvezza di tutti i suoi figli. Il vero pellegrinaggio comincia quando si torna a casa, là è facile perché si può pre-gare in tranquillità. È un luogo dove senti

    una pace infinita. Quando torni a casa sei catapultato nella quotidianità nel lavoro nelle tante cose da fare e con tutti i nostri problemi e le nostre croci da portare. Con un po’ di impegno si può comunque tro-vare il tempo per pregare e andare a messa o fare una visita al santissimo sacramento. Bisogna portare a casa i preziosi cinque sassi che Maria indica come la strada per stare lontani dal male:1. la Preghiera: la Madonna dice che chi

    prega non ha paura di niente. La famiglia che prega resta unita perché Satana sta lontano da chi prega.

    2. il Digiuno: la Madonna ha chiesto pane e acqua il mercoledì e venerdì dice che con la preghiera è il digiuno si possono perfino fermare le guerre.

    3. la Bibbia: in un messaggio la Madonna ha detto: “avete dimenticato la bibbia! La mettete in un angolo e non la aprite mai. Leggete anche solo una pagina al giorno per conoscere la parola di Dio”. 

    4. la confessione mensile: a Medjugorje tantissime persone si sono confessate do-po tanti anni. Ci sono state testimonianze di persone che si sono confessate dopo 30 anni tante lacrime sono state versate dentro i confessionali di Medjugorje 

    5. l’Eucaristia: mettete l’Eucaristia al primo posto nella vostra vita. Adorate il san-tissimo sacramento in quei momenti si ricevono molte grazie. La Santa Messa sia la vostra vita.

    Non è facile raccontare Medjugorje per capire bisogna andarci, le parole non ri-escono a trasmettere quello che si prova quando si arriva là.Certamente per tutti quelli che abbiamo incontrato e che hanno vissuto con noi questa meravigliosa esperienza possiamo dire che Medjugorje è un piccolo pezzo di paradiso sulla terra!

    pellegrinaggio

  • 22 la Vela - n.19 marzo 2018

    Grest 2018

    Osservare è ciò che facciamo tutti, in ogni momento e in ogni situazione. Osservare

    cose belle e brutte, cose che mettono in moto o che lasciano

    indifferenti, che provocano o che deludono. Accadrà anche durante il Grest! La sfida è rico-noscere il potere racchiuso nella decisione di prendere parte a ciò che si osserva. Chiedersi “Che cosa fai?” permette di entrare in una realtà nuova, di cono-scere, sperimentare e agire. Quante volte si rischia di lasciar passare via tempo ed occasioni perché troppo condizionati da comodità e svogliatezza. È una domanda potente che apre porte di possibilità, scuote dal torpore, interpella l’intelligenza. Dopo aver osservato, bisogna decidersi e mettersi in gioco. Si comincia a fare, a muoversi, a relazionarsi, ma… “come?”. Di sicuro non così come viene! Ci sono modi, luoghi, contesti, persone diverse che richiedo-no differenti atteggiamenti e modalità. La sfida del Grest

    L’agire dell’uomo nel creato

    continua, chiedendo, di im-parare a fare con un pensiero speciale per ciascuno. L’azione senza pensiero rimane vuota, zoppa. Chiedersi “Come fai?” è la seconda domanda che vuole far riflettere sulle proprie azioni per non lasciarle scivolare via dalle mani senza accorgersi del loro valore e senza custodire le abilità, pratiche e relazionali, che si apprendono e diventano proprie nel fare. Certo non si agisce mai da soli. Ciò che si fa dipende molto dalle persone con cui si colla-bora e si condivide il fare. Gli scambi che si generano sono diversi e tutti significativi. Ad esempio, perché si decide che con una certa persona ci si può confidare, mentre ad un’altra si possono chiedere dei consigli e con un’altra ancora ci si diverte come matti? Chiedersi “Con chi fai?” alcune cose e con chi altre, aiuta a comprendere il valore delle proprie azioni e, soprattutto, delle relazioni, se si sta vivendo una stagione di

  • 23n.19 marzo 2018 - la Vela

    Grest 2018

    Se l’anno scorso si è scoperto il creato e meditato che anche l’uomo, pensato ad immagine e somiglianza di Dio, ne fa parte come custode, quest’anno ci si trova a scoprire che Dio chiama l’uomo a collaborare attivamente alla sua creazione

    povertà o un momento di bel-lezza e ricchezza. Il terzo passo di questa sfida avventurosa, che è il Grest, è comprendere e sperimentare seriamente la propria interdipendenza con gli altri, in termini di risorsa, per far tesoro degli scambi che trasformano, se dispo-nibili al cambiamento. Manca ora un altro tassello preziosissimo: dar voce al “senso” di ciò che si fa. Chieder-si “Perché fai?” una determinata azione significa rendersi re-sponsabili e consape-voli, saperla motivare e difendere, saperla rac-contare e far diventare storia per e con altri. Tutte le azioni hanno una loro motivazione, sono cariche di spesso-re, possono generano bene o male, fecondità o sterilità, vita buona o chiusure pericolose. È importante essere

    capaci di interpretare il senso del proprio agire per poi aiutare anche gli altri a fare lo stesso, af-finché si possa svelare insieme il significato della vita, come tesoro del Grest da portare con sé nella quotidianità.

  • 24 la Vela - n.19 marzo 2018

    MISSION POSSIBLEAndate in tutto il mondo Domenica 18 Marzo c’è stata la festa dei cresimandi a Lodi al Palacastellotti. A questo evento hanno partecipato anche i ragazzi di Ospedaletto.

    Festa diocesana cresimandi

    Dopo le belle esperienze degli scorsi anni, il no-stro Vescovo Maurizio ha espresso il vivo desiderio

    di continuare ad incontrare tutti i cresimandi della Diocesi

    di Lodi in una grande festa di riflessione e preghiera, che, in diverse forme e con diversi linguaggi, vuole proporre la bel-lezza dello stile di vita cristiano, a partire dal Sacramento della Cresima. La festa raccoglie sempre un’adesione straordi-naria ed entusiasta, una festa di comunione attorno al nostro Pastore, che ha invitato, uno a uno, i ragazzi e le ragazze che riceveranno la Cresima. Anche il gruppo di ragazzi di prima media di Ospedaletto ha

    partecipato a questo momento, accompagnati dalle loro catechi-ste Giovanna, Anna e Ilaria, da don Luca e da qualche genitore. La festa è stata scandita da di-versi momenti musicali animati da un coro tutto nuovo, formato da membri del coro Hope e ragazzi che hanno ricevuto la Cresima negli anni scorsi, tra cui Andrea e Fortunato della nostra parrocchia. I cresimandi hanno potuto ascoltare le parole di Gesù e anche quelle del vescovo Maurizio. La festa è stata un bel momento in cui divertirsi, balla-re, cantare e riflettere, insieme a tutti i ragazzi della Diocesi che condividono lo stesso cammino e si stanno preparando a rice-vere il Sacramento.

  • 25n.19 marzo 2018 - la Vela 25n.19 marzo 2018 - la Vela

    Don Boscol’apostolo dei giovani

    Il 31 Gennaio di ogni anno ricorre la festa di San Gio-vanni Bosco, l’apostolo dei

    giovani, il diffusore degli oratori nell’Italia settentrionale di fine Ottocento. È proprio in questi giorni che ragazzi e giovani di molti oratori, nel ricordo di Don Bosco, vivono momenti di gioia, fede e gran-de divertimento proprio come lui ci ha insegnato; e poteva il nostro oratorio, dedicato a San Giovanni Bosco, non cogliere questa grande occasione? Certo che no! Ed è stato così che il 28 Gennaio, dopo averlo ricordato nella Celebrazione di Domenica mattina, durante un pomeriggio di Catechesi un po’ particolare,

    i bambini e ragazzi dalla prima elementare alla prima media hanno incontrato un mago e giocoliere che li ha fatti divertire e soprattutto ha fatti diventare loro stessi maghi, giocolieri e acrobati (e non erano i soli, Don Luca e i catechisti hanno parte-cipato con grande entusiasmo!). Perché proprio un giocoliere? Solo per far divertire i bambini? Sì, certo, ma soprattutto perché questa era l’attività prediletta da Don Bosco nei momenti di svago con i suoi ragazzi; dunque per i ragazzi è stata un’occasione per fare un viaggio con lo spirito a Valdocco, il quartiere di Torino dove Don Giovanni Bosco aveva il suo oratorio.

  • oratorio e dintorni

    26 la Vela - n.19 marzo 2018

    La gioia dell’oratorio non è solo per i più piccoli, anche i ragazzi dalla seconda media alla seconda superiore hanno avuto la possibilità di stare insieme in qualche ora un po’ particolare: hanno infatti passato il pomerig-gio a Piacenza, prima al bowling e laser game e poi la cena tutti insieme con la pizza, con la semplicità e l’allegria tipica di un gruppo di amici.

    I festeggiamenti e il ricordo non sono ancora finiti, anche i più grandi si sono riuniti per fare un’esperienza completamente nuova. Noi ragazzi e giovani dalla terza superiore in poi, Domenica 3 Febbraio abbiamo passato il pomeriggio a Milano, siamo andati presso l’Istituto dei

    Ciechi di via Vivaio, dove, come in molti altri Istituti del genere in Italia, dal 2005 viene offerta la possibilità di vivere qualche ora in modo extra ordinario. A gruppi di massimo otto persone si fa esperienza di mondo nuovo, ad ognuno viene dato un basto-ne bianco e ci si addentra in un ambiente assolutamente buio (“Un buio così non l’avete mai visto!”, questo è stato il com-mento di Chiara, una ragazza del gruppo giovani); da questo momento per un’ora e quindici minuti bisogna scoprire il volto del mondo intorno a noi in modo diverso, con solo quattro sensi. L’ambiente in cui si entra non è solo una stanza in un edificio, è un luogo grande all’interno del quale è stato costruito un piccolo mondo da attraversare e scoprire, dalla ghiaia sotto i piedi al giro su una barca, dai ponti tibetani alla pianta di ro-smarino e ai chicchi di caffè, dalla stanza di una casa con mobili e cartine geografiche ad una stra-

  • 27n.19 marzo 2018 - la Vela

    oratorio e dintorni

    da con macchine e clacson (in tutta sicurezza naturalmente). Il tutto si svolge sotto l’attenta guida di due persone che il mondo così buio lo vedono sempre, e la magia sta proprio in loro: nella sicurezza con cui si muovono e prendono per mano chi è completamente disorientato in quel mondo così diverso eppure quotidiano, a tal punto che a volte ho pensato che indossassero degli occhiali speciali e che potessero vede-re dove noi fossimo nel buio completo! L’ultima tappa del viaggio è stato il bar, anche questo completamente al buio, dove i sapori hanno un gusto più intenso e dove, tra parole e risate, si riflette tutti insieme su com’è stato questo viaggio.

    Ma cosa c’entra tutto ciò con San Giovanni Bosco? “Non occorre vedere per guardare lontano”, questo è il titolo dell’esperienza del dialogo nel buio dell’Istituto dei Ciechi, ma è adatto anche per descrivere la vita di Don Bosco. Infatti, i primi ragazzi che egli prese con sé erano ladri, poveri e sporchi, tutti, guardandoli li schivavano e li allontanavano, ma il giovane sacerdote non si lasciava con-vincere da ciò che vedeva e anzi, li portava con sé e ne diventava amico. Dunque, sia il dialogo nel buio sia il grande apostolo dei giovani ci insegnano che il vedere e ciò che vediamo non sono tutto.

  • 28 la Vela - n.19 marzo 2018

    oratorio e dintorni

    CarnevaleDomenica 11 febbraio 2018

    Carnevale

  • 29n.19 marzo 2018 - la Vela

    Il 17 dicembre l’oratorio ha organizzato la caccia ai presepi. Consisteva nel trovare il maggior numero di presepi realizzati dalle 25 famiglie che hanno aderito all’iniziativa.  Ai partecipanti era stata consegnata una mappa di Ospedaletto con indicato dove erano situati i presepi. Per dimostrare di averli visitati, vicino a ogni presepe c’era una foratrice, che doveva essere utilizzata per bucare la mappa in corrispondenza del presepe scoperto. Poi bisognava tornare al punto di ritrovo, che era il salone dell’oratorio, per ricevere un regalo. L’iniziata ha attirato prevalentemente i bambini, alcuni accompagnati dai genitori.  Tutti i presepi erano belli! Alcuni semplici o tradizionali altri originali e fantasiosi. Le famiglie che hanno realizzato i presepi hanno dato un bel esempio di accoglienza e di apertura verso gli altri. Il tutto si è concluso con un  momento di confronto e condivisione tra una tazza di cioccolata calda, thè o vin brulè accompagnati da dolcetti e raspadüra.

    Caccia ai presepiDomenica 17 dicembre 2017

  • 30 la Vela - n.19 marzo 2018

    Santa LuciaDomenica 10 dicembre 2017

    oratorio e dintorni

    Quante richieste, quanti propositi sono volati in cielo da Santa Lucia.Dopo la Santa Messa, parecchie famiglie si sono ritrovate sul piazzale della chiesa e hanno aiutato i loro figli più piccoli a legare le letterine ai palloncini che poi hanno lasciato volare in cielo.

    EpifaniaSabato 6 gennaio 2018

  • 31n.19 marzo 2018 - la Vela

    “La Vela” - n. 19 marzo 2018. Parrocchia SS. Pietro e Paolo OSPEDALETTO LODIGIANO.Direttore responsabile: Mario Borra - Direttore editoriale: Don Luca PomatiHanno collaborato: Maria Teresa e Fabio Bertolotti, Chiara Brizzolari, Giusi Campagnoli, Annamaria Canopi, Lorenzo Cattabriga, Filippo Cipolla, Monica Codecà, Ernesto Danelli, Giovanna Danelli, Enrico Galli, Sofia Galli, Gaia Gobbi, Lucia Volpi Fotografie: Umberto Brizzolari, Simona Tomasi, Ilaria Galli, Gruppo giovaniProgetto grafico e impaginazione: Giografica - Stampa: Sollicitudo (Lodi)

    Velala

    oratorio e dintorni

    Nella tradizionale elevazione musicale natalizia si sono esibiti il Piccolo Coro San Giovanni Bosco, la Schola Cantorum S. Cecilia, voce solista Cinzia Mola, al violino Rossana Ferrari, all’ottavino Liu Jing, alla tromba Gianni Satta, all’organo Marco Lazzarini e Filippo Cipolla. È stato proposto un programma molto vario ispirato al Natale, dalle melodie tradizionali ai brani appartenenti al repertorio della musica strumentale; un’altra occasione per accogliere con serenità e con gioia la nascita di Gesù.

    Holy NightElevazione musicale natalizia

    Martedì 26 dicembre 2017

  • 32 la Vela - n.19 marzo 2018

    prossimi appuntamenti

    giovedì 29 marzo 2018 GIOVEDÌ SANTOIstituzione dell’Eucarestia - I ragazzi con i loro genitori saranno presenti alla S.Messa delle ore 21.00 in chiesa parrocchiale

    domenica 22 aprile 2018PRIMA CONFESSIONEOre 15.00 in chiesa parrocchiale.

    maggio 2018S. ROSARIO - Il mese dedicato a Maria ci troverà impegnati nella preghiera con la recita del S. Rosario alle ore 20.45

    domenica 6 maggio 2018S. CRESIMAOre 10.30 in chiesa parrocchiale

    domenica 13 maggio 2018S. MESSA DI PRIMA COMUNIONEOre 10.30 in chiesa parrocchiale

    domenica 20 maggio 2018- PentecostePROFESSIONE DI FEDE 14enni e 18enniOre 10.30 in chiesa parrocchiale

    domenica 27 maggio 2018CHIUSURA ANNO CATECHISTICO

    TEMPO PER LE CONFESSIONI

    Lunedì 26 marzo a Orio Litta21.00 Confessioni adulti

    Martedì 27 marzo a Ospedaletto15.00 Confessioni anziani e casalinghe 17.30 Confessioni elementari, medie ed adolescenti 21.00 Confessioni adulti

    Mercoledì 28 marzo a Livraga21.00 Confessioni adulti

    domenica 3 giugno 2018SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINISanta Messa solenne alle ore 20.30 seguirà la processione per le vie del paese

    giugno 2018 TEMPO DI GREST

    luglio 2018CAMPISCUOLA I ragazzi vivranno l’esperienza del campo scuola insieme ai loro coetanei dell’unità pastorale (Livraga-Orio Litta-Ospedaletto). Elementari - 2/8 luglio a Torgnon (AO)Medie - 1/8 luglio a Macugnaga (AO)Iscrizioni entro il 15 aprile, maggiori informazioni dai catechisti o da don Luca.

    La parrocchia dei Santi Pietro e Paolo

    e l’oratorio San Giovanni Bosco augurano a tutti una

    serena S.Pasqua