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Inserito il 1 Gennaio 2011 - Gasparino Marino - Categoria: Le basi filosofiche Il gioco dei tre dosha genera le diverse prakriti individuali, ma essendo la prakriti di una persona la risultante delle molteplici combinazioni dei dosha, appare evidente che l’interagire di qualità variegate, a volte simili altre volte antitetiche, con gradi di sovrapposizione diversi, a volte concordanti altre volte discordanti, renda assai problematica l’assegnazione di una data prakriti. In verità esistono tante prakriti quanti sono gli esseri senzienti, ciò che ci rende unici ed irripetibili nell’Universo. La prakriti individuale manifesta le qualità del dosha dominante e può essere analizzata sotto il profilo fisico, mentale e psicologico. In questo lavoro mi occuperò di vata prakriti descrivendo per prima cosa le caratteristiche di vata dosha, che troveremo poi nella costituzione individuale. Premetto subito che la semeiotica ayurvedica, per ottimizzare e rendere precise le indagini cliniche, ha suddiviso ciascun dosha in cinque subdosha corrispondenti a distretti corporei diversi e con funzioni diverse. Per semplificare un articolo, già per se stesso impegnativo, io traccerò qui le principali attività di vata dosha nell’universo corporeo in generale, senza specificare il particolare nome (subdosha) che esso assume in uno specifico organo o in una determinata regione anatomica. Vata dosha, composto di akasha (spazio) e vayu (aria), è il fattore dell’energia cinetica coinvolto nei processi che implicano moltiplicazione e differenziazione, in primo luogo quelli embriologici e morfogenetici. Dunque vata dosha nasce ed è presente a livello dell’ampolla della tromba di Falloppio quando si forma lo zigote, opera nelle prime divisioni mitotiche che conducono allo stadio di morula e poi di blastula, agisce nell’annidamento dell’embrione nella parete dell’utero e nella formazione della placenta, contribuisce alla genesi dei tre tessuti embriologici (ectoderma, mesoderma, endoderma) da cui deriveranno tutte le strutture del futuro essere senziente. In particolare quando l’ectoderma, nella parte dorsale dell’embrione, costituirà l’asse cerebro- spinale, vata dosha fino a quel momento operante come bala bhur (forza dinamica terrestre), si manifesterà come bahira (forza elettromagnetica nervosa), fermo restando che vata dosha è fondamentalmente prana, forza vitale che agisce attraverso antar-bala (sistema nervoso) e si palesa poi nelle forme più differenziate e grossolane di bahira e bala bhur, proprio come previsto dal processo di graduale condensazione della prakriti cosmica descritto nel Sàmkhya darçana. Vata dosha gestisce soprattutto il sistema nervoso e controlla i movimenti del corpo. A livello citologico presiede la fisiologia delle membrane permselettive delle cellule con l’assorbimento dei nutrienti, l’escrezione dei cataboliti (scarti metabolici) e la secrezione di ormoni ed altre sostanze. Nell’apparato digerente contrae i muscoli masticatori e della deglutizione, è responsabile dei movimenti peristaltici e consente il corretto funzionamento delle mucose intestinali. Quindi vata dosha mastica il cibo, lo trasferisce nello stomaco attraverso l’esofago, assimila le sostanze nutritive tramite i villi intestinali ed è coinvolto nella formazione delle feci e nella loro espulsione. Nell’apparato uro-genitale vata dosha presiede la filtrazione dell’urina a livello dei glomeruli renali e la convoglia all’esterno attraverso gli ureteri, la vescica e l’uretra. Gestisce il ciclo ovarico ed il flusso mestruale e governa la scarica orgasmica maschile e femminile. Nel cervello genera e dirige le correnti nervose che circolano nell’intricata e fitta rete di assoni e dendriti (prolungamenti dei neuroni), preserva l’armonia funzionale della corteccia cerebrale, in particolare recupera le tracce mnestiche remote (depositi biochimici dei ricordi) alla base del fenomeno fondamentale della memoria (smriti) e consente pertanto il normale decorso dei processi cognitivi attraverso il confronto e l’integrazione di dati esperienziali vecchi e nuovi. Quando è nella norma vata dosha garantisce a vayu spazio sufficiente per muoversi ma se akasha è eccessivo, vayu disperde in esso la sua carica energetica con VATA PRAKRITI: CONOSCIAMO INSIEME LA TIPOLOGIA ETE... http://www.ayurvedaitalia.it/post.php?id=245 1 di 3 30/11/2011 18:32

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VATA PRAKRITI: CONOSCIAMO INSIEME LA TIPOLOGIA ETERICA.

Inserito il 1 Gennaio 2011 - Gasparino Marino - Categoria: Le basi filosofiche

Il gioco dei tre dosha genera le diverse prakriti individuali, ma essendo la prakriti di una persona la risultante delle

molteplici combinazioni dei dosha, appare evidente

che l’interagire di qualità variegate, a volte simili altre

volte antitetiche, con gradi di sovrapposizione diversi,

a volte concordanti altre volte discordanti, renda

assai problematica l’assegnazione di una data

prakriti. In verità esistono tante prakriti quanti sono gli

esseri senzienti, ciò che ci rende unici ed irripetibili

nell’Universo. La prakriti individuale manifesta le

qualità del dosha dominante e può essere analizzata

sotto il profilo fisico, mentale e psicologico.

In questo lavoro mi occuperò di vata prakriti descrivendo per prima cosa le caratteristiche di vata dosha, che

troveremo poi nella costituzione individuale. Premetto subito che la semeiotica ayurvedica, per ottimizzare e rendere

precise le indagini cliniche, ha suddiviso ciascun dosha in cinque subdosha corrispondenti a distretti corporei diversi

e con funzioni diverse. Per semplificare un articolo, già per se stesso impegnativo, io traccerò qui le principali attività

di vata dosha nell’universo corporeo in generale, senza specificare il particolare nome (subdosha) che esso assume

in uno specifico organo o in una determinata regione anatomica.

Vata dosha, composto di akasha (spazio) e vayu (aria), è il fattore dell’energia cinetica coinvolto nei processi che

implicano moltiplicazione e differenziazione,

in primo luogo quelli embriologici e

morfogenetici. Dunque vata dosha nasce ed

è presente a livello dell’ampolla della tromba

di Falloppio quando si forma lo zigote, opera

nelle prime divisioni mitotiche che

conducono allo stadio di morula e poi di

blastula, agisce nell’annidamento

dell’embrione nella parete dell’utero e nella

formazione della placenta, contribuisce alla

genesi dei tre tessuti embriologici

(ectoderma, mesoderma, endoderma) da cui

deriveranno tutte le strutture del futuro

essere senziente. In particolare quando

l’ectoderma, nella parte dorsale

dell’embrione, costituirà l’asse cerebro-

spinale, vata dosha fino a quel momento

operante come bala bhur (forza dinamica

terrestre), si manifesterà come bahira (forza

elettromagnetica nervosa), fermo restando

che vata dosha è fondamentalmente prana, forza vitale che agisce attraverso antar-bala (sistema nervoso) e si

palesa poi nelle forme più differenziate e grossolane di bahira e bala bhur, proprio come previsto dal processo di

graduale condensazione della prakriti cosmica descritto nel Sàmkhya darçana.

Vata dosha gestisce soprattutto il sistema nervoso e controlla i movimenti del corpo. A livello citologico presiede la

fisiologia delle membrane permselettive delle cellule con l’assorbimento dei nutrienti, l’escrezione dei cataboliti

(scarti metabolici) e la secrezione di ormoni ed altre sostanze. Nell’apparato digerente contrae i muscoli masticatori e

della deglutizione, è responsabile dei movimenti peristaltici e consente il corretto funzionamento delle mucose

intestinali. Quindi vata dosha mastica il cibo, lo trasferisce nello stomaco attraverso l’esofago, assimila le sostanze

nutritive tramite i villi intestinali ed è coinvolto nella formazione delle feci e nella loro espulsione. Nell’apparato

uro-genitale vata dosha presiede la filtrazione dell’urina a livello dei glomeruli renali e la convoglia all’esterno

attraverso gli ureteri, la vescica e l’uretra. Gestisce il ciclo ovarico ed il flusso mestruale e governa la scarica

orgasmica maschile e femminile. Nel cervello genera e dirige le correnti nervose che circolano nell’intricata e fitta

rete di assoni e dendriti (prolungamenti dei neuroni), preserva l’armonia funzionale della corteccia cerebrale, in

particolare recupera le tracce mnestiche remote (depositi biochimici dei ricordi) alla base del fenomeno

fondamentale della memoria (smriti) e consente pertanto il normale decorso dei processi cognitivi attraverso il

confronto e l’integrazione di dati esperienziali vecchi e nuovi. Quando è nella norma vata dosha garantisce a vayu

spazio sufficiente per muoversi ma se akasha è eccessivo, vayu disperde in esso la sua carica energetica con

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conseguenze negative per la salute. Per esempio l’enfisema polmonare determina un aumento notevole di akasha,

che impedisce a vayu di interagire correttamente con gli alveoli per un efficiente scambio gassoso. Vata dosha è

concentrato maggiormente nei seguenti organi: cervello, cuore, polmoni, ossa, colon, vescica, midollo osseo,

sistema nervoso.

Alla luce di quanto detto, il Lettore intuirà facilmente che le qualità fondamentali di coloro che hanno una vata prakriti

sono “aeriformi” e soprattutto rappresentate da irregolarità e variabilità, da mobilità ed instabilità, da freddo e

secchezza, da leggerezza ed aridità.

La persona di costituzione vata tende a discostarsi dalla norma, per eccesso o per difetto. Può essere molto alta o

molto bassa, con torace poco sviluppato, ossa sporgenti, tendini e vene visibili, con spalle e fianchi stretti. E’ assai

probabile che la persona vata sia molto magra, con estremità molto corte o molto lunghe, con ossa molto piccole e

leggere oppure massicce, con articolazioni sporgenti che spesso scricchiolano. All’irregolarità di vata dosha si

devono alcune tipiche malattie dell’apparato osteo-articolare come deviazione del setto nasale, scoliosi, valgismo e

varismo.

Alcune persone vata sono costituzionalmente magre e trovano difficile se non addirittura impossibile aumentare di

peso, perché hanno un metabolismo basale elevato e tendono a consumare tutta l’energia ricavata dal cibo senza

poterla non solo accumulare sotto forma di depositi di riserva (glicogeno e grassi), ma neanche utilizzarla per la

produzione della massa magra (muscoli). Eppure alcune persone vata possono a volte diventare obese, anche se

recuperano agevolmente il peso forma quando le abitudini alimentari e l’attività fisica migliorano. La persona vata ha

una carnagione scura e si abbronza

con facilità.

A causa della natura fredda di vata

dosha, la persona vata ama molto il

caldo e i bagni di calore regolari. La

cute può presentarsi secca,

screpolata, spessa, quasi coriacea e

ruvida, in maniera omogenea o

settoriale per la variabilità di vata

dosha. L’alterato processo di

citomorfosi cornea (l’evoluzione cui

vanno incontro le cellule

dell’epidermide man mano che si

spostano dallo strato basale a quelli

superficiali) predispone la persona

vata ad affezioni cutanee come la

psoriasi o l’eczema e può

assoggettarla ai calli, ai duroni e alle

ragadi, specie sulle piante dei piedi.

La persona vata suda poco, anche

se la traspirazione può accentuarsi

quando è in sovrappeso. I capelli

della persona vata sono di solito

secchi, scuri e ruvidi, ricci o

addirittura crespi, spesso opachi e

privi di lucentezza, radi in età

avanzata. La persona vata ha unghie

fragili, dure e scabre che, per

l’irregolarità di vata dosha, a volte possono variare di dimensioni l’una dall’altra. Spesso la persona vata è affetta da

onicofagia, anzi in generale le stigmate nevropatiche, specie se persistenti, come enuresi diurna e notturna,

encopresi, balbuzie ed altri disturbi funzionali del linguaggio, tic del viso, tic di dondolamento e movimenti stereotipati

al momento di addormentarsi o durante la giornata, disturbi del sonno, incubi ricorrenti, sonnambulismo, sonniloquio,

angoscia notturna con tutte le paure irrazionali che possono essere precursori di successive fobie, implicano sempre

il dominio di vata dosha.

La persona vata ha occhi infossati, piccoli, asciutti e poco lubrificati, con congiuntiva secca ed opaca. Gli occhi di

colore grigio, blu e marrone scuro indicano la presenza di vata dosha, come pure gli occhi di colore diverso l’uno

dall’altro. La persona vata può avere denti storti, disuguali o sporgenti e, a volte, l’irregolarità di vata dosha può

predisporre ad una dentatura deforme a causa di mascelle troppo grandi o troppo piccole che squilibrano il rapporto

tra akasha e vayu, con denti che, avendo troppo o poco spazio disponibile, crescono disordinatamente. La persona

vata ha un appetito variabile, se non consuma regolari spuntini tra un pasto e l’altro soffre di vertigini o si sente

mancare, si affida alla caffeina per tenersi su nel corso della mattinata, però dal momento che l’energia della persona

vata è irregolare, tempestosa e si manifesta a folate, la stimolazione artificiale della caffeina o dello zucchero la

spossa rapidamente. La persona vata può soffrire di stipsi vita natural durante, con feci scure, dure, scarse e

accompagnate da flatulenza. Più spesso la persona vata ha un alvo variabile con periodi di stipsi intervallati da

scariche diarroiche o feci morbide. La donna vata tende ad avere cicli molto irregolari, il flusso mestruale è scarso e

presenta una grande quantità di flustoli a causa dell’aridità di vata dosha, crampi dolorosi e stipsi possono comparire

prima dell’inizio del flusso.

La persona vata è attratta dal sesso, ma talvolta trova le sue fantasie erotiche così appaganti da perdere interesse

per la consumazione del rapporto o perché esaurisce la sua libido nel dispendioso processo immaginativo. Quando

però è coinvolta, la persona vata partecipa con grande trasporto al congresso carnale e dà fondo all’energia

disponibile consumandola rapidamente. Sempre per l’irregolarità di vata dosha la libido in questa persona varia da

un giorno all’altro, con oscillazioni a volte davvero ampie, un giorno è lussuriosa e un altro ha tendenze mistiche, ma

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di solito indulge ai piaceri sessuali tanto quanto basta per esaurirsi. La fertilità può essere inferiore alla media.

La persona vata è molto attiva, spesso irrequieta, ma ha poca resistenza. Non ha predisposizione per l’esercizio

fisico, perché si stanca con facilità. Incapace di economizzare l’energia disponibile, si abbandona a sfrenate attività

che lo prosciugano completamente, tende ad essere entusiasta, impulsiva, ha molte idee, ma non sempre è

concludente. La persona vata di solito ha il sonno leggero, ha difficoltà ad addormentarsi, ma quando è esausta può

cadere in un sonno profondo e prolungato ed essere refrattaria a qualunque tentativo di risveglio. La persona vata

sogna molto ma dimentica facilmente i sogni, i contenuti onirici sono spesso violenti, intensi e pieni di azione, una

caratteristica dei sogni vata è la sensazione di volare o di essere inseguiti da qualcosa o da qualcuno. La persona

vata è molto loquace e tende a parlare velocemente, parla per il piacere di parlare e poiché è un’attività dispendiosa

vi si dedica con passione. La persona vata è un originale teorico ed un grande creativo, anche se ha difficoltà a

mettere in pratica la teoria. La persona vata di solito ricorda e dimentica con la stessa facilità. Quando si arrabbia la

sua ira esplode all’improvviso, ma con altrettanta rapidità riacquista la calma allorché la sua attenzione si sposta

dall’oggetto che l’ha scatenata. La persona vata vive di solito una vita sregolata, perché ha grandi difficoltà ad

imporsi delle abitudini di qualunque genere. La parsimonia non è una sua dote spontanea e spesso tende alla

prodigalità. Infine la persona vata ha una salute cagionevole e la durata della sua vita è relativamente breve.

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