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Vasari e le categorie critiche del suo tempo La concezione rinascimentale dell’arte

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Vasari e le categorie critiche del suo tempo

La concezione rinascimentale dell’arte

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L’imitazione• L’imitazione, mimesis era il fondamento dell’arte classica.• Mimesis elettiva• L’imitazione della natura è l’origine dell’arte• Aneddoti, Vita di Girolamo dei libri• “Ma una cosa accaduta molte volte ai giorni nostri ha fatto tenere

quest’opera maravigliosa, e cioè un arbore dipinto da Girolamo in questa tavola, al quale pare che sia appoggiata una gran seggiola, sopra cui posa la Nostra Donna. E perché il detto arbore, che pare un lauro, avanza d’assai con i rami la detta sedia, se gli vede dietro fra un ramo e l’altro, che sono non molto spessi, un’aria tanto chiara e bella che egli pare veramente un arbore vivo, svelto e naturalissimo; onde sono stati veduti molte fiate uccelli, entrati per diversi luoghi in chiesa, volare a questo arbore per posarvisi sopra, e massimamente rondini che avevano i nidi nelle travi del tetto, et i loro rondinini parimente.

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Imitazione della natura

• Imitazione ideale dell’arte• Verisimiglianza anche nella narrazione di

storie• Vasari ha il senso del limite: la

riproduzione della natura non deve mai guastare l’ordine, l’armonia, le proporzioni da cui deriva la bellezza. L’uomo in preda a passioni violente non deve essere rappresentato scomposto.

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Esempio della natura e dei maestri

• Il giovane artista deve dedicarsi all’imitazione della natura solo dopo aver educato la mano e la mente.

• Imitazione delle opere dei maestri• A volte perfetta imitazione• Ma l’allievo deve superare il maestro

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Esempio della natura e dei maestri• Vita di Mino da Fiesole• l’imitazione è una ferma arte di fare apunto quel che tu fai come sta il più

bello delle cose della natura, pigliandola schietta [I. 420] senza la maniera del tuo maestro o d’altri, i quali ancora eglino ridussono in maniera le cose che tolsono da la natura. E se ben pare che le cose degl’artefici eccellenti siano cose naturali, over simili, non è che mai si possa usar tanta diligenza che si facci tanto simile che elle sieno com’essa natura; né ancora scegliendo le migliori, si possa fare composizion’ di corpo tanto perfetto che l’arte la trapassi. E se questo è, ne segue che le cose tolte da lei fa le pitture e le sculture perfette, e chi studia strettamente le maniere degli artefici solamente, e non i corpi o le cose naturali, è necessario che facci l’opere sue e men buone della natura e di quelle di colui da chi si toglie la maniera; laonde s’è visto molti de’ nostri artefici non avere voluto studiare altro che l’opere de’ loro maestri e lasciato da parte la natura, de’ quali n’è avenuto che non le hanno apprese del tutto e non passato il maestro loro, ma hanno fatto ingiuria grandissima all’ingegno ch’egli hanno avuto; ché s’eglino avessino studiato la maniera e le cose naturali insieme, arebbon fatto maggior frutto nell’opere loro che e’ non feciono.

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Imitazione degli antichi

• Il ritorno agli antichi non andava contro la tradizione trecentesca ma permetteva di risolvere problemi insoluti

• Misurazione degli edifici antichi

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Imitazione degli antichi• E così dato ordine a misurare le cornici e levar le piante di quegli

edifizii, egli e Donato continuamente seguitando, non perdonarono né a tempo né a spesa, né lasciarono luogo che eglino et in Roma e fuori in campagna non vedessino e non misurassino tutto quello che potevano avere che fusse buono. E perché era Filippo sciolto da le cure familiari, datosi in preda agli studii non si curava di suo mangiare o dormire: solo l’intento suo era l’architettura, che già era spenta, dico gli ordini antichi buoni, e non la todesca e barbara, la [I. 306] quale molto si usava nel suo tempo. Et aveva in sé duoi concetti grandissimi: l’uno era il tornare a luce la buona architettura, credendo egli, ritrovandola, non lasciare manco memoria di sé che fatto si aveva Cimabue e Giotto; l’altro di trovar modo se e’ si potesse a voltare la cupola di Santa Maria del Fiore di Fiorenza; le difficultà della quale avevano fatto sì che, dopo la morte di Arnolfo Lapi, non ci era stato mai nessuno a cui fusse bastato l’animo, senza grandissima spesa d’armadure di legname, poterla volgere.

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Pareggiamento e superamento antichi

• Brunelleschi• Donatello• Bramante• Raffaello• Michelangelo

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Pareggiamento e superamento antichi Michelangelo

• Costui supera e vince non solamente tutti costoro, c’hanno quasi che vinto già la natura, ma quelli stessi famosissimi antichi che sì lodatamente fuor d’ogni dubbio la superarono, et unico si trionfa di quegli, di questi e di lei, non imaginandosi appena quella cosa alcuna sì strana e tanto difficile ch’egli con la virtù del divinissimo ingegno suo, mediante l’industria, il disegno, l’arte, il giudizio e la grazia, di gran lunga non la trapassi: e non solo nella pittura e ne’ colori, sotto il qual genere si comprendono tutte le forme e tutti i corpi retti e non retti, palpabili et impalpabili, visibili e non visibili, ma nell’estrema rotondità ancora de’ corpi, e con la punta del suo scarpello. E delle fatiche di così bella e fruttifera pianta son distesi già tanti rami e sì onorati, che oltre l’aver pieno il mondo in sì disusata foggia de’ più saporiti frutti che siano, hanno ancora dato l’ultimo termine a queste tre nobilissime arti con tanta e sì maravigliosa perfezzione, che ben si può dire e sicuramente le sue statue, in qualsivoglia parte di quelle, esser più belle assai che l’antiche, conoscendosi, nel mettere a paragone teste, mani, braccia e piedi formati dall’uno e dall’altro, rimanere in quelle di costui un certo fondamento più saldo, una grazia più interamente graziosa et una molto più assoluta perfezzione, condotta con una certa difficoltà, sì facile nella sua maniera che egli è impossibile mai veder meglio. Il che medesimamente si può credere delle sue pitture; le quali, se per avventura ci fussero di quelle famosissime greche o romane da poterle a fronte a fronte paragonare, tanto resterebbono in maggior pregio e più [II. V] onorate, quanto più appariscono le sue sculture superiori a tutte le antiche.

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Rappresentazione del corpo umano

• Il bello consiste in armoniche proporzioni• Tra 400 e 500 rappresentazione corretta e

proporzionale del corpo umano• Vasari non accetta canoni matematici• Ed è diffidente riguardo alle misurazioni• Anatomia punto d’arrivo della pratica e

dello studio del disegno

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Rappresentazione del corpo umano

• Vita di michelangelo• Fra le cose belle [che]

vi sono, oltra i panni divini suoi, si scorge il morto Cristo: e non si pensi alcuno di bellezza di membra e d’artificio di corpo vedere uno ignudo tanto ben ricerco di muscoli, vene, nerbi sopra l’ossatura di quel corpo, né ancora un morto più simile al morto di quello.

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Rappresentazione del corpo umano

• Vita di michelangelo• . Quivi è dolcissima aria di testa,

et una concordanza nelle appiccature e congiunture delle braccia e in quelle del corpo e delle gambe, i polsi e le vene lavorate, che in vero si maraviglia lo stupore che mano d’artefice abbia potuto sì divinamente e propriamente fare in pochissimo tempo cosa sì mirabile: che certo è un miracolo che un sasso, da principio senza forma nessuna, si sia mai ridotto a quella perfezzione che la natura aùffatica suol formar nella carne.

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Abiti e panneggi• Masolino lode• la maniera di Masolino. L’opere del quale avendo io molte volte considerato, truovo la

maniera sua molto variata da quella di coloro che furono inanzi a lui, avendo egli aggiunto maestà alle figure e fatto il panneggiare morbido e con belle falde di pieghe. Sono anco le teste delle sue figure molto migliori che l’altre fatte inanzi, avendo egli trovato un poco meglio il girare degl’occhi, e nei corpi molte altre belle parti. E perché egli cominciò a intender bene l’ombre et i lumi perché lavorava di rilievo, fece benissimo molti scórti difficili, come si vede in quel povero che chiede la limosina a San Piero, il quale ha la gamba che manda indietro tanto accordata con le linee de’ dintorni nel disegno e l’ombre nel colorito, che pare che ella veramente buchi quel muro. Cominciò similmente [I. 289] Masolino a fare ne’ volti delle femine l’arie più dolci et ai giovani gl’abiti più leggiadri che non avevano fatto gl’artefici vecchi; et anco tirò di prospettiva ragionevolmente. Ma quello in che valse più che in tutte l’altre cose fu nel colorire in fresco, perché egli ciò fece tanto bene, che le pitture sue sono sfumate et unite con tanta grazia che le carni hanno quella maggiore morbidezza che si può imaginare. Onde se avesse avuto l’intera perfezzione del disegno - come arebbe forse avuto se fusse stato di più lunga vita - si sarebbe costui potuto annoverare fra i migliori, perché sono l’opere sue condotte con buona grazia, hanno grandezza nella maniera, morbidezza et unione nel colorito et assai rilievo e forza nel disegno, se bene non è in tutte le parti perfetto.

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Abiti e panneggi• Mosè di Michelangelo• Et ha sì bene ritratto nel

marmo la divinità che Dio aveva messo nel santissimo volto di quello, oltre che vi sono i panni straforati e finiti con bellissimo girar di lembi, e le braccia di muscoli e le mane di ossature e nervi sono a tanta bellezza e perfezzione condotte, e le gambe appresso e le ginocchia, et i piedi sotto di sì fatti calzari accomodati,

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Abiti e panneggi

• Mosè di Michelangelo

• et è finito talmente ogni lavoro suo, che Moisè può più oggi che mai chiamarsi amico di Dio, poi che tanto innanzi agli altri ha voluto mettere insieme e preparargli il corpo per la sua ressurrezione per le mani di Michelagnolo.

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Raffigurazione delle teste• Botticelli• Né si può descrivere la bellezza che Sandro mostrò nelle

teste che vi si veggono, le quali con diverse attitudini son girate, quale in faccia, quale in proffilo, quale in mez[z]o occhio e qual chinata, et in più altre maniere, e diversità d’arie di giovani, di vecchi, con tutte quelle stravaganzie che possono far conoscere la perfezzione del suo magisterio, avendo egli distinto le corti d’i tre re di maniera che e’ si comprende quali siano i servidori dell’uno e quali dell’altro: opera certo mirabilissima, e per colorito, per disegno e per componimento ridotta sì bella che ogni artefice ne resta oggi maravigliato.

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Prospettiva• Nel Quattrocento la prospettiva acquistò una

straordinaria rilevanza sia perché contribuiva a dare all’arte un fondamento razionale, sia soprattutto perché andava incontro alle esigenze di un’arte che da sempre cercava spazialità e rilievo.

• La prospettiva come la definisce Alberti, segna in maniera radicale la centralità dell’uomo: la tavola dipinta è un intersecazione della piramide visiva, cioè una finestra aperta “per donde io miri quello che vi sarà dipinto”.

• La pittura e l’arte in genere riproducono la realtà così come appare all’occhio umano.

• La prospettiva pone dunque l’uomo al centro dell’opera d’arte.

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Prospettiva

• Importanza del rapporto Brunelleschi-Masaccio• Vita di Masaccio:“E cercando continuamente

nell’operare di fare le figure vivissime e con bella prontezza a la similitudine del vero. E tanto modernamente trasse fuori degli altri i suoi lineamenti et il suo dipignere, che l’opere sue sicuramente possono stare al paragone con ogni disegno e colorito moderno. Fu studiosissimo nello operare, e nelle difficultà della prospettiva artifizioso e mirabile”.

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Prospettiva• Elogio di Piero della

Francesca• “maestro raro nelle difficultà

de’ corpi regolari e nell’aritmetrica e geometria, non potette, sopragiunto nella vecchiezza dalla cecità corporale e dalla fine della vita, mandare in luce le virtuose fatiche sue et i molti libri scritti da lui, i quali nel Borgo sua patria ancora si conservano; se bene colui che doveva con tutte le forze ingegnarsi di accrescergli gloria e

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Piero• nome per aver appreso

da lui tutto quello che sapeva, come empio e maligno cercò d’anullare il nome di Piero suo precettore, e usurpar quello onore, che a colui solo si doveva, per se stesso, publicando sotto suo nome proprio, cioè di fra’ Luca dal Borgo, tutte le fatiche di quel buon vecchio; il quale, oltre le scienze dette di sopra, fu eccellente nella pittura. ”

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Prospettiva• Vita di Paolo Uccello• Paulo Uccello sarebbe stato il più leggiadro e capriccioso ingegno

che avesse avuto da Giotto in qua l’arte della pittura, se egli si fusse affaticato tanto nelle figure et animali quanto egli si affaticò e perse tempo nelle cose di prospettiva; le quali, ancorché sieno ingegnose e belle, chi le segue troppo fuor di misura getta il tempo dietro al tempo, affatica la natura, e l’ingegno empie di difficultà e bene spesso di fertile e facile lo fa tornar sterile e difficile, e se ne cava - da chi più attende a lei che alle figure - la maniera secca e piena di proffili: il che genera il voler troppo minutamente tritar le cose, oltreché bene spesso si diventa solitario, strano, malinconico e povero, come Paulo Uccello, il quale, dotato dalla natura d’uno ingegno sofistico e sottile, non ebbe altro diletto che [I. 269] d’investigare alcune cose di prospettiva difficili et impossibili; le quali, ancorché capricciose fussero e belle, l’impedirono nondimeno tanto nelle figure, che poi, invecchiando, sempre le fece peggio.

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Disegno• Che cosa sia disegno, e come si fanno e si conoscono le buone

pitture et a che; e dell’invenzione delle storie.

• il disegno, padre delle tre arti nostre architettura, scultura e pittura, procedendo dall’intelletto cava di molte cose un giudizio universale simile a una forma overo idea di tutte le cose della natura, la quale è singolarissima nelle sue misure, di qui è che non solo nei corpi umani e degl’animali, ma nelle piante ancora e nelle fabriche e sculture e pitture, cognosce la proporzione il tutto con le parti e che hanno le parti fra loro e col tutto insieme; e perché da questa cognizione nasce un certo concetto e giudizio, che si forma nella mente quella tal cosa che poi espressa con le mani si chiama disegno, si può conchiudere che esso disegno altro non sia che una apparente espressione e dichiarazione del concetto che si ha nell’animo, e di quello che altri si è mente imaginato e fabricato nell’idea.

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disegno

• La pittura coglie l’universale riproducendo l’aspetto delle singole cose.

• Il disegno non è imitazione semplicemente della natura ma imitazione del più bello della natura.

• Ma dopo il processo mentale il disegno si deve realizzare in schizzi o disegni, anche senza avere i modelli davanti.

• Modello mentale• Realizzazione su carta

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disegno• È il fondamento di tutte le arti• La storia del progresso artistico non è altro che

la storia del disegno.• Ma nell’età della perfezione nacque un nuovo

problema: il disegno mentale in alcuni artisti era talmente grande vasto e profondo che la mano non riusciva a renderne la grandezza.

• Leonardo “per intelligenza de l’arte cominciò molte cose e nessuna mai ne finì, parendogli che la mano aggiugnere non potesse alla perfezzione dell’arte”

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disegno• Michelangelo• Ha avuto l’immaginativa tale e sì perfetta, che le cose

propostosi nella idea sono state tali che con le mani, per non potere esprimere sì grandi e terribili concetti, ha spesso abandonato l’opere sue, anzi ne à guasto molte, come io so che, innanzi che morissi di poco, abruciò gran numero di disegni, schizzi e cartoni fatti di man sua, acciò nessuno vedessi le fatiche durate da lui et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto. Et io ne ho alcuni di sua mano trovati in Fiorenza, messi nel nostro Libro de’ disegni, dove, ancora che si vegga la grandezza di quello ingegno,

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disegno

• Concetto• Il disegno è la riproduzione dell’idea che

l’artista ha concepito, non imitazione di un concetto esterno.

• Il concetto è inimitabile perché è interno alla mente dell’artista che solo può esprimerlo.

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disegno• Il gran disegno• Donatello e Michelangelo, essendo stati capaci

di organizzare narrazioni visive con varietà di personaggi e grande finezza nel rendere i particolari del corpo e l’espressione delle passioni, sono tra i pochi che hanno raggiunto il gran disegno

• Capacitò mentale di invenzione ed esecuzione.• La mancanza di gran disegno viene notata in

Tiziano

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disegno• E mi ricordo che fra’ Bastiano del Piombo, ragionando di

ciò, mi disse che, se Tiziano in quel tempo fusse stato a Roma et avesse veduto le cose di Michelagnolo, quelle di Raffaello e le statue antiche, et avesse studiato il disegno, arebbe fatto cose stupendissime, vedendosi la bella pratica che aveva di colorire, e che meritava il vanto d’essere a’ tempi nostri il più bello e maggiore imitatore della natura nelle cose de’ colori, che egli arebbe nel fondamento del gran disegno aggiunto all’Urbinate et al Buonarruoto.

• Critica alla pittura veneta di non meditare sulla composizione.

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Il libro dei disegni

• Nel 1528 Vasari comincia a raccogliere disegni di artisti

• Composti in ordine cronologico a cominciare da Cimabue, gli consentivano di verificare le impressioni avute dalle opere maggiori.

• La raccolta diventa un mezzo fondamentale , insieme ale stampe e ai viaggi per valutare i miglioramenti degli artisti

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Il colore

• Mentre il disegno è il principio costitutivo dell’opera d’arte, il colore è solamente una parte della pittura.

• Quella del colore è una pratica, iniziazione materiale.

• Importante saper combinare armonicamente i colori per non offendere la piena leggibilità della storia

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Tre modi di usare il colore• Leonardo ricerca toni scuri• Raffaello si segnala per la chiarezza• Michelangelo per l’unione del colorito

• “Chi usa di porre in opera cose oscure et inusitate, et in [188] quelle mostrando la difficultà del fare, nelle ombre del colore fa conoscere la chiarezza dell’ingegno; e chi lavora le dolci e le dilicate, e pensando quelle rendersi più facili agli occhi nella dilettazione, fa il medesimo e tira agevolissimamente a sé gli animi della maggior parte degli uomini. Ma chi dipigne unitamente e ribatte unitamente a’ suoi luoghi i lumi, i colori e l’ombre delle figure, merita grandissima lode e mostra la destrezza dell’animo et i discorsi dell’intelletto: come con dolce maniera mostrò sempre nella pittura Tommaso di Stefano detto Giottino, discepolo di Stefano suo padre”

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Tre modi di usare il colore• Leonardo ricerca toni scuri• “È cosa mirabile che quello ingegno, che avendo desiderio di dare

sommo rilievo alle cose che egli faceva, andava tanto con l’ombre scure a trovare i fondi de’ più scuri, che cercava neri che ombrassino e fussino più scuri degl’altri neri, per fare che ‘l chiaro, mediante quegli, fussi più lucido; et infine riusciva questo modo tanto tinto che, non vi rimanendo chiaro, avevon più forma di cose fatte per contrafare una notte che una finezza del lume del dì: ma tutto era per cercare di dare maggiore rilievo, di trovar il fine e la perfezzione de l’arte”.

• Ricerca cromatica degli scuri. • “Nell’arte della pittura aggiunse costui alla maniera del colorire ad

olio una certa oscurità, donde hanno dato i moderni gran forza e rilievo alle loro figure”

Relatore�
Note di presentazione�
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Tre modi di usare il colore• Raffaello si segnala per la chiarezza• E nel vero, poi che la maggior parte degl’artefici stati

insino allora si avevano dalla natura recato un certo che di pazzia e di salvatichezza che, oltre all’avergli fatti astratti e fantastichi, era stata cagione che molte volte si era più dimostrato in loro l’ombra e lo scuro de’ vizii che la chiarezza e splendore di quelle virtù che fanno gli uomini imortali, fu ben ragione che, per contrario, in Raffaello facesse chiaramente risplendere tutte le più rare virtù dell’animo, accompagnate da tanta grazia, studio, bellezza, modestia et ottimi costumi quanti sarebbono bastati a ricoprire ogni vizio, quantunque brutto, et ogni macchia, ancorché grandissima.

Relatore�
Note di presentazione�
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Tre modi di usare il colore• Raffaello si segnala per la chiarezza massimo splendore nella

trasfigurazione• E nel vero egli vi fece figure e teste, oltra la bellezza straordinaria, tanto

nuove, varie e belle, che si fa giudizio commune degli artefici che questa opera, fra tante quant’egli ne fece, sia la più celebrata, la più bella e la più divina, avvengaché, chi vuol conoscere [il] mostrare [in] pittura Cristo trasfigurato alla divinità, lo guardi in questa opera, nella quale egli lo fece sopra a questo monte, diminuito in una aria lucida con Mosè et Elia, che alluminati da una chiarezza di splendore si fanno vivi nel lume suo. Sono in terra prostrati Pietro, Iacopo e Giovanni in varie e belle attitudini: chi ha [II. 84] a.tterra il capo, e chi con fare ombra agl’occhi con le mani si difende dai raggi e dalla immensa luce dello splendore di Cristo, il quale, vestito di colore di neve, pare che aprendo le braccia et alzando la testa mostri la essenza e la deità di tutte tre le Persone, unitamente ristrette nella perfezzione dell’arte di Raffaello; il quale pare che tanto si restrignesse insieme con la virtù sua per mostrare lo sforzo et il valor dell’arte nel volto di Cristo, che finitolo, come ultima cosa che a fare avesse, non toccò più pennelli, sopragiugnendoli la morte.

Relatore�
Note di presentazione�
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Tre modi di usare il colore

• Michelangelo unione del colorito• Giudizio universale • Nuova unità cromatica che si intona con il

tormentato plasticismo del Giudizio

Relatore�
Note di presentazione�
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Invenzione e composizione• Inventio ricerca e scoperta degli elementi di contenuto e

di stile necessari per realizzare un’opera• Ricerca di novità• La narrazione di storie esige convenevolezza e varietà:• “l’invenzione, la quale fa mettere insieme in istoria le

figure a quattro, a sei, a dieci, a venti, talmente ch’e’ si viene a formare le battaglie e l’altre cose grandi dell’arte. Questa invenzione vuol in sé una convenevolezza formata di concordanza e d’obedienza, che, s’una figura si muove per salutare un’altra, non si faccia la salutata voltarsi indietro avendo a rispondere: e con questa similitudine tutto”.

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Invenzione e composizione• varietà:• “La istoria sia piena di cose variate e differenti l’una da

l’altra, ma a proposito sempre di quello che si fa e che di mano in mano figura lo artefice; il quale debbe distinguere i gesti e l’attitudini, facendo le femmine con aria dolce e bella e similmente i giovani, ma i vecchi gravi sempre di aspetto, et i sacerdoti massimamente e le persone di autorità. Avvertendo però sempremai che ogni cosa corrisponda ad un tutto della opera, di maniera che quando la pittura si guarda vi si conosca una concordanza unita che dia terrore nelle furie e dolcezza negli effetti piacevoli, e rappresenti in un tratto la intenzione del pittore e non le cose che e’ non pensava”.

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Invenzione e composizione• Capacità di rappresentare gli affetti senza far trapelare la fatica

• “Conviene adunque per questo che e’ formi le figure che hanno ad esser fiere con movenzia e con gagliardia, e sfugga quelle che sono lontane da le prime con l’ombre e con i colori appoco appoco dolcemente oscuri; di maniera che l’arte sia accompagnata sempre con una grazia di facilità e di pulita leggiadria di colori, e condotta l’opera a perfezzione non con uno stento di passione crudele, che gl’uomini che ciò guardano abbino a patire pena della passione che in tal opera veggono sopportata dallo artefice, ma da ralegrarsi della felicità che la sua [I. 46] mano abbia avuto dal cielo quella agilità che renda le cose finite con istudio e fatica sì, ma non con istento, tanto che dove elle sono poste non siano morte, ma si appresentino vive e vere a chi le considera. Guardinsi da le crudezze e cerchino che le cose che di continuo fanno non paino dipinte, ma si dimostrino vive e di rilievo fuor della opera loro. E questo è il vero disegno fondato e la vera invenzione che si conosce esser data, da chi le ha fatte, alle pitture che si conoscono e giudicano come buone ”.

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Invenzione e composizione

• Dopo aver pensato alle proprietà e alle movenze dei personaggi occorre distinguere le figure con verosimiglianza, caratterizzando i personaggi. E qui il colorito assume un’importanza decisiva.

Concetto di concordanza discorsUnità nella varietà

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Invenzione e composizione• DECORO NELLA PITTURA DI STORIE• Discordnza accordatissima

• Debbonsi perdere negli scuri certe parti delle figure e nella lontananza della istoria, perché, oltra che se elle fussono nello apparire troppo vive et accese confonderebbono le figure, elle dànno ancora, restando scure et abbagliate, quasi come campo, maggior forza alle altre che vi sono inanzi. Né si può credere quanto nel variare le carni con i colori, faccendole a’ giovani più fresche che a’ vecchi et a’ mez[z]ani tra il cotto et il verdiccio e gialliccio, si dia grazia e bellezza alla opera, e quasi in quello stesso modo che si faccia nel disegno l’aria delle vecchie accanto alle giovani et alle fanciulle et a’ putti, dove, veggendosene una tenera e carnosa, l’altra pulita e fresca, fa nel dipinto una discordanza accordatissima. Et in questo modo si debbe nel lavorare metter gli scuri dove meno offendino e faccino divisione per cavare fuori le figure, come si vede nelle pitture di Rafaello da Urbino e di altri pittori eccellenti che hanno tenuto questa maniera. Ma non si debbe tenere questo ordine nelle istorie dove si contrafacessino lumi di sole e di luna overo fuochi o cose notturne, perché queste si fanno con gli sbattimenti crudi e taglienti, come fa il vivo. E nella sommità, dove si fatto lume percuote, sempre vi sarà dolce[z]za et unione. Et in quelle pitture che aranno queste parti, si conoscerà che la intelligenza del pittore arà con la unione del colorito campata la bontà del disegno, dato vaghezza alla pittura e rilievo e forza terribile alle figure.

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Invenzione e composizione• Storia della composizione per pitture• Giotto inizia• Seconda età si stacca dalla rappresentazione giottesca e introduce prospettiva e

scorci• Un solo artista raggiunse la perfezione della seconda età Donatello nei bassorilievi• Vita di Donato• “Donato, il quale fu chiamato dai suoi Donatello e così si sottoscrisse in alcune delle

sue opere, nacque in Firenze l’anno 1403. E dando opera all’arte del disegno, fu non pure scultore rarissimo e statuario maraviglioso, ma pratico negli stucchi, valente nella prospettiva, e nell’architettura molto stimato; et ebbono l’opere sue tanta grazia, disegno e bontà, ch’oltre furono tenute più simili all’eccellenti opere degl’antichi Greci e Romani che quelle di qualunche altro fusse già mai; onde a gran ragione se gli dà grado del primo che mettesse in buono uso l’invenzione delle storie ne’ bassi rilievi, i quali da lui furono talmente operati, che alla considerazione che egli ebbe in quelli, alla facilità et al magi[I. 328]sterio, si conosce che n’ebbe la vera intelligenza e gli fece con bellezza più che ordinaria: perciò che, non che alcuno artefice in questa parte lo vincesse, ma nell’età nostra ancora non è chi l’abbia paragonato”.

• Nel quattrocento furono compiuti enormi progressi nell’imitazione, ma solo la terza età introducendo il principio che supera la regola e consente di evitare la durezza delle raffigurazioni, ha raggiunto la capacità di intessere perfettamente le storie.

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• Donatello, Festino di Erode, dalla vasca battesimale del duomo di Siena (1423-27)

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Invenzione e composizione• III età• Raffaello in particolare viene lodato per la sua capacità narrativa e per il buon

giudizio che lo indusse a ricercare una vita diversa da quella di Michelangelo• “Quando Raffaello si diede a voler mutare e migliorare la maniera,

non aveva mai dato opera agl’ignudi con quello studio che si ricerca, ma solamente gli aveva ritratti di naturale nella maniera che aveva veduto fare a Pietro suo maestro, aiutandogli con quella grazia che aveva dalla natura. Datosi dunque allo studiare gl’ignudi et a riscontrare i musculi delle notomie e degl’uomini morti e scorticati con quelli de’ vivi - che per la coperta della pelle non appariscono terminati nel modo che fanno levata la pelle -, e veduto poi in che modo si facciano carnosi e dolci ne’ luoghi loro, e come nel girare delle vedute si facciano con grazia certi storcimenti, e parimente gl’effetti del gonfiare et abbassare et alzare o un membro o tutta la persona, et oltre ciò l’incatenatura dell’ossa, de’ nervi e delle vene, si fece eccellente in tutte le parti che in uno ottimo dipintore sono richieste”.

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Invenzione e composizione• III età Raffaello• Ma conoscendo nondimeno che non poteva in questa parte arrivare alla perfezzione di

Michelagnolo, come uomo di grandissimo giudizio considerò che la pittura non consiste solamente in fare uomini nudi, ma che ell’ha il campo largo, e che fra i perfetti dipintori si possono anco coloro annoverare che sanno esprimere bene e con facilità l’invenzioni delle storie et i loro capricci con bel giudizio, e che nel fare i componimenti delle storie chi sa non confonderle col troppo et anco farle non povere col poco, ma con bella invenzione et ordine accomodarle, si può chiamare valente e giudizioso artefice.

• A questo, sì come bene andò pensando Raffaello, s’aggiugne lo arric[c]hirle con la varietà e stravaganza delle prospettive, de’ casamenti e de’ paesi, il leggiadro modo di vestire le figure, il fare che elle si perdino alcuna volta nello scuro et alcuna volta venghino innanzi col chiaro, il fare vive e belle le teste delle femmine, de’ putti, de’ giovani e de’ vecchi, e dar loro secondo il bisogno movenza e bravura. Considerò anco quanto importi la fuga de’ cavalli nelle battaglie, la fierezza de’ soldati, il saper fare tutte le sorti d’animali, e sopra tutto il far in modo nei ritratti somigliar gl’uomini che paino vivi e si conoschino per chi eglino sono fatti; et altre cose infinite, come sono abigliamenti di panni, calzari, celate, armadure, acconciature di femmine, capegli, barbe, vasi, alberi, grotte, sassi, fuochi, arie torbide e serene, nuvoli, piogge, saette, sereni, notte, lumi di luna, splendori di sole, et infinite altre cose che seco portano ognora i bisogni dell’arte della pittura. Queste cose, dico, considerando Raffaello, si risolvé, non potendo aggiugnere Michelagnolo in quella parte dove egli aveva messo mano, di volerlo in queste altre pareggiare e forse superarlo”.

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Invenzione e composizione• La ricerca che conduce l’artista a un continuo

superamento non solo degli altri ma di se stesso richiede sperimentazione continua soprattutto per quanto riguarda la composizione.

• Chi non si cura dell’invenzione e ripete composizioni già fatte, non innova nella disposizione e nel disegno , s limita, dice Vasari a “tirar di pratica” cioè il contrario dello studio, il ricorso a capacità tecniche acquisite senza ricercare soluzioni originali.

• La fatica dello studio è indispensabile, l’artsita non deve mai cessare di studiare, perché così vuole la sua natura.

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Invenzione e composizione• Il furore creativo

• Il furore creativo può essere all’origine della composizione perfetta ma non esclude studio ed esercizio

• Il furore creativo è contrapposto però allo studio eccessivo, alla sottigliezza intellettuale che finisce per produrre stento in pittura.

• Esempio di Paolo Uccello:

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Invenzione e composizione• Il furore creativo

• Il furore creativo può essere all’origine della composizione perfetta ma non esclude studio ed esercizio

• Il furore creativo è contrapposto però allo studio eccessivo, alla sottigliezza intellettuale che finisce per produrre stento in pittura.

• Esempio di Paolo Uccello:

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Invenzione e composizione• Paulo Uccello

• Paulo Uccello sarebbe stato il più leggiadro e capriccioso ingegno che avesse avuto da Giotto in qua l’arte della pittura, se egli si fusse affaticato tanto nelle figure et animali quanto egli si affaticò e perse tempo nelle cose di prospettiva; le quali, ancorché sieno ingegnose e belle, chi le segue troppo fuor di misura getta il tempo dietro al tempo, affatica la natura, e l’ingegno empie di difficultà e bene spesso di fertile e facile lo fa tornar sterile e difficile, e se ne cava - da chi più attende a lei che alle figure - la maniera secca e piena di proffili: il che genera il voler troppo minutamente tritar le cose, oltreché bene spesso si diventa solitario, strano, malinconico e povero, come Paulo Uccello, il quale, dotato dalla natura d’uno ingegno sofistico e sottile, non ebbe altro diletto che [I. 269] d’investigare alcune cose di prospettiva difficili et impossibili; le quali, ancorché capricciose fussero e belle, l’impedirono nondimeno tanto nelle figure, che poi, invecchiando, sempre le fece peggio. E non è dubbio che chi con gli studii troppo terribili violenta la natura, se ben da un canto egli assottiglia l’ingegno, tutto quel che fa non par mai fatto con quella facilità e grazia che naturalmente fanno coloro che temperatamente, con una considerata intelligenza piena di giudizio, mettono i colpi a’ luoghi loro, fuggendo certe sottilità che più presto recano adosso all’opere un non so che di stento, di secco, di difficile e di cattiva maniera, che muove a compassione chi le guarda più tosto che a maraviglia: attesoché l’ingegno vuol essere affaticato quando l’intelletto ha voglia di operare, e che ‘l furore è acceso, perché allora si vede uscirne parti eccellenti e divini, e concetti maravigliosi.

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• Firenze chiostro verde di Santa Maria Novella (1431)

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Invenzione e composizione• Il furore può essere inteso come una sorta di ispirazione poetica,

che trapela a volte più nell’abbozzo che nell’opera finita.

• “in simili cose difficili a molti pittori vien fatto nel primo abbozzare l’opera, come guidati da un certo forore, qualche cosa di buono e qualche fierezza, che vien poi levata nel finire, e tolto via quel buono che vi aveva posto il furore; e questo avviene perché molte volte chi finisce considera le parti e non il tutto di quello che fa, e va, rafreddandosi gli spiriti, perdendo la vena della fierezza: là dove costui stette sempre saldo nel medesimo proposito e condusse a perfezzione il suo concetto, che gli fu allora e sarà sempre infinitamente lodato”.

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Invenzione e composizione• L’esercizio

• Il disegno concepito nella mente deve essere trasferito dalla mano in un oggetto sensibile non solo un disegno su un foglio ma anche una forma modellata dalle mani dello scultore è un disegno.

• Bisogna però che• “la mano sia mediante lo studio et essercizio di molti anni spedita et

atta a disegnare et esprimere bene qualunche cosa ha la natura creato, con penna, con stile, con carbone, con matita o con altra cosa; perché, quando l’intelletto manda fuori i concetti purgati e con giudizio, fanno quelle mani che hanno molti anni essercitato il disegno conoscere la perfezzione e eccellenza dell’arti et il sapere dell’artefice insieme. E perché alcuni scultori talvolta non hanno molta pratica nelle linee e ne’ dintorni, onde non possono disegnare in carta, eglino in quel cambio con bella proporzione e misura facendo con terra o cera uomini, animali et altre cose di rilievo, fanno il medesimo che fa colui il quale perfettamente disegna in carta o in su altri piani. “

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Invenzione e composizione• L’esercizio

• Vasari propone una specie di cursus studiorum da seguire con gradualità.

• L’imitazione dei modelli antichi è fondamentale ma da sola non basta , così come non basta soltanto osservare la natura (errore dei pittori veneti)

• Bisogna allontanarsi da ogni tipo di affettazione• Lo studio è il fondameto su cui si basa la grandezza di un artista: chi

per pigrizia non studia e si limita a lavorare di pratica non può aspirare all’eccellenza.

• L’impegno dell’artista è definito da Vasari in vario modo, ma con una terminologia precisa, con la volontà di distinguere diversi atteggiamenti: studio, esercizio, sforzo, fatica.

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Invenzione e composizione• La maniera

• Corrisponde in parte al nostro concetto di stile• Tratti distintivi di un artista• Tratti distintivi di una scuola, nazione o epoca• Il suo significato primario è molto simile a quello attuale, indica il

repertorio di idee artistiche di cui l’artefice è in possesso, quindi ciò che lo distingue dalgi altri artefici.

• Valore neutro• Può essere negativo o positivo• Buona maniera antica arte greca e romana• Goffa maiera vecchia medioevo• Maniera tedesca stile gotico

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Invenzione e composizione• La maniera

• Pericoli: la Maniera può diventare negativamente una imitazione troppo diretta dei maestri oppure una ripetizione del già fatto:

• V. esempio di Perugino:• Aveva Pietro tanto lavorato e tanto gli abondava sempre da lavorare, che e’ metteva

in opera bene spesso le medesime cose; et era talmente la dottrina dell’arte sua ridotta a maniera, ch’e’ faceva a tutte le figure un’aria medesima. Per che essendo venuto già Michele Agnolo Buonarroti al suo tempo, desiderava grandemente Pietro vedere le figure di quello per lo grido che gli davano gli artefici; e vedendosi occultare la grandezza di quel nome che con sì gran principio per tutto aveva acquistato, cercava molto con mordaci parole offendere quelli che operavano. E per questo meritò, oltre alcune brutture fattegli dagl’artefici, che Michele Agnolo in publico gli dicesse ch’egli era goffo nell’arte….Dicesi che quando detta opera si scoperse, fu da tutti i nuovi artefici assai biasimata, e particolarmente perché si era Pietro servito di quelle figure che altre volte era usato mettere in opera: dove tentandolo gl’amici suoi, dicevano che affaticato non s’era, e che aveva tralasciato il buon modo dell’operare o per avarizia o per non perder tempo. Ai quali Pietro rispondeva: “Io ho messo in opera le figure altre volte lodate da voi e che vi sono infinitamente piaciute: se ora vi dispiacciono e non le lodate, che ne posso io?”.

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Maniera

• Nell’arte della III età• “la maniera venne poi la più bella dall’aver

messo in uso il frequente ritrarre le cose più belle, e da quel più bello, o mani o teste o corpi o gambe[II. II], aggiugnerle insieme e fare una figura di tutte quelle bellezze che più si poteva, e metterla in uso in ogni opera per tutte le figure, che per questo si dice esser bella maniera”.

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Maniera

• Non si deve tradire la propria maniera

• Ciascuno deve seguir ela propria maniera, approfondirla superarla anche grazie all’altrui influenza ma non tradirla per seguirne un’altra come fece Pontormo nel 1522, quando cercò di imitare la maniera di Dürer e dei tedeschi, non sapendo che I tedeschi vengono in Italia a imparare e non viceversa…

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Maniera

• Positivo invece il tirar via grosso di Tiziano

• Vasari ammira l’ultima produzione di Tiziano, in cui le macchie di colore viste da lontano manifestano un’imitazione dotata di naturalezza e vi riconosce una nuova maniera compositiva che non può essere imitata.

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Maniera• Positivo in vece il tirar via grosso di Tiziano

• Ma è ben vero che il modo di fare che tenne in queste ultime è assai diferente dal fare suo da giovane: con ciò sia che le prime son condotte con una certa finezza e diligenza incredibile, e da essere vedute da presso e da lontano, e queste ultime, condotte di colpi, tirate via di grosso e con macchie, di maniera che da presso non si possono vedere e di lontano appariscono perfette. E questo modo è stato cagione che molti, volendo in ciò immitare e mostrare di fare il pratico, hanno fatto di goffe pitture: e ciò adiviene perché, se bene a molti pare che elle siano fatte senza fatica, non è così il vero e s’ingannano, perché si conosce che sono rifatte, e che si è ritornato loro addosso con i colori tante volte che la fatica vi si vede. E questo modo sì fatto è giudizioso, bello e stupendo, perché fa parere vive le pitture e fatte con grande arte, nascondendo le fatiche.

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Gran Maniera

• Vasari contrappone la Gran Maniera• alla Maniera minuta, intendendo con

quest’ultima il dipingere le figure piccole e con molti particolari come avviene nella miniatura.

• Questa limita l’artista che così non riesce ad esprimere grandi concetti e a suscitare emozioni.

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Gran Maniera• Vasari contrappone la Gran Maniera• Il primo a ingrandire la maniera fu Pietro Lorenzetti

• E se bene tutta questa opera (presso la pieve di Arezzo) è bella, è senza dubbio molto migliore che tutto il resto quello che dipinse nella volta di questa nic[c]hia, perché dove figurò la Nostra Donna andare in cielo, oltre al far gl’Apostoli di quattro braccia l’uno (nel che mostrò grandezza d’animo, e fu primo a tentare di ringrandire la maniera), diede tanto bella aria alle teste e tanta vaghezza ai vestimenti che più non si sarebbe a que’ tempi potuto disiderare.

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Gran Maniera• Vasari contrappone la Gran Maniera• II età fu Filippo Lippi

• Gli fu allogato dagli Operai della detta Pieve, per avere memoria di lui, la cappella dello altar maggiore di detto luogo, dove mostrò tanto del valor suo in questa opera, ch’oltra la bontà e l’arteficio di essa vi sono panni e teste mirabilissime. Fece in questo lavoro le figure maggiori del vivo, dove introdusse poi negli altri artefici moderni il modo di dar grandezza alla maniera d’oggi; sonvi alcune figure con abbigliamenti in quel tempo poco usati, dove cominciò a destare gli animi delle genti a uscire di quella semplicità che più tosto vecchia che antica si può nominare. …….. Et invero questa opera fu la più eccellente di tutte le cose sue, sì per le considerazioni dette di sopra e sì per aver fatto le figure alquanto maggiori che il vivo; il che dette animo a chi venne dopo lui di ringrandire la maniera.

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Gran Maniera

• Storie di S. Stefano Duomo di Prato

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Gran Maniera

• III età Michelangelo• Che mostrò “la via della gran maniera e

degli ignudi e quanto e’ sappi nelle difficoltà del disegno”

• Raffaello per esempio all’inizio dovette subire le limitazioni della maniera minuta imparata da Perugino

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Maniera minuta

• Si realizza in• Miniatura• Monete e medaglie pietre dure e gioie• Oreficeria• Mosaico• Finestre di vetro

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Criteri di giudizio

• Oltre la regola: la grazia e il giudizio• Quello che impedì alla secondà età di

arrivare alla perfezione fu la mancanza “della regola di una licenza nella regola”

• Vasari cioè si scaglia contro l’eccessiva diligenza, l’eccessivo seguire regole fisse.

• Le scoperte archeologiche di primo Cinuecento aiutano in questo.

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Grazia• Importanza di Leonardo• Proemio III parte• Ma lo errore di costoro dimostrarono poi chiaramente le

opere di Lionardo da Vinci, il quale dando principio a quella terza maniera che noi vogliamo chiamare la moderna, oltra la gagliardezza e bravezza del disegno, et oltra il contraffare sottilissimamente tutte le minuzie della natura così apunto come elle sono, con buona regola, miglior ordine, retta misura, disegno perfetto e grazia divina, abbondantissimo di copie e profondissimo di arte, dette veramente alle sue figure il moto e il fiato

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Grazia

• Grazia e giudizio fanno riferimento alla percezione visiva che lo spettatore ha dell’opera d’arte al di là delle regole aritmetiche.

• La grazia per Vasari è una bellezza spirituale che supera l’aristotelica bellezza corporale, costituita dalla giusta proporzione delle parti

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Grazia• Grazia fondamentale per la cultura rinascimentale:• Importante contributo del Cortegiano di Baldassar

Castiglione, per il quale la grazia è una “regual universalissima”.

• Bisogna “fuggir quanto si po e come asperissimo e pericoloso scoglio, l’affettazione e, per dir forse una nuova parola, usar in ogni cosa una ceta sprezzatura che nasconda l’arte e dimostri ciò che si fa e si dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi. Da questo credo io che derivi la grazia, perché nelle cose rare e ben fatte ognun sa la difficultà, onde in esse la facilità genera grandissima maraviglia e per lo contrario il sforzare e. come si dice, trar per i capegli dà summa disgrazia e fa estimar poco oni cosa per grande che ella si sia. Però si po dir quella esser vera arte che on pare esser arte.

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Grazia

• Vasari sostituisce a sprezzatura la parola licenza.

• Vasari sostiene che la terza età ha saputo raggiungere la perfezione perché ha inserito la licenza nei suoi principi.

• La licenza è una libertà regolata, a cui è stato posto un freno.

• Per mezzo della licenza la III età raggiunge la GRAZIA

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Giudizio• Il giudizio dell’occhio

• È necessario che l’artista, proprio perché ha assimilato il disegno, le misure e le proporzioni le adatti alle circostanze esterne che influiscono sulla visione che lo spettatore avrà dell’opera d’arte.

• Vasari chiama Giudizio questa capacità di adattare lel regole per favorire un’ottima percezione.

• Il retto giudiizo è una prerogativa della III età.

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Facilità e prestezzza• Elogia velocità artisti III età• Bandiera che vasari fa di sé e della sua scuola.• Facilità si mostra nella velocità di esecuzione• La facilità dipende dal’aver memorizzato tesori

infiniti di soluzioni espressive e dall’aver addestrato la mano a mettere velocemente il disegno mentale sulla carta o sul marmo.

• Evitare troppi ripensamenti• Capacità che si ottiene con lo studio e con il

lavoro.