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- PERIODICO D’INFORMAZIONE - Salute Emicrania sconfitta sti- molando un nervo dall’e- sterno con GammaCore. pag.2 Sonno... I miti sfatati! pag.3 Pillola e ritenzione idri- ca: i rimedi più efficaci. pag.4 Tecnologia Vecchio smartphone, cosa faccio? Una secon- da vita per cellulari e tablet. pag.6 Lavoro Boom di lauree e master online. Ecco quando ci si può fidare. pag.7 IL BELÌCE INFORMA EDITORE Anno 1 n°1 Ottobre 2017 Il Belìce di Raimondo Monachino Piazza J. M. Escrivà, 39 - Castelvetrano (TP) GRAFICA e IMPAGINAZIONE Rocco Grimaldi STAMPA Grafiche Napoli S.R.L. Via Selinunte, 206 - Campobello di Mazara (TP)

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- PERIODICO D’INFORMAZIONE -

SaluteEmicrania sconfitta sti-molando un nervo dall’e-sterno con GammaCore.

pag.2

Sonno... I miti sfatati!pag.3

Pillola e ritenzione idri-ca: i rimedi più efficaci.

pag.4

TecnologiaVecchio smartphone, cosa faccio? Una secon-da vita per cellulari e tablet.

pag.6

LavoroBoom di lauree e master online. Ecco quando ci si può fidare.

pag.7

IL BELÌCE INFORMA EDITOREAnno 1 n°1Ottobre 2017

Il Belìce di Raimondo MonachinoPiazza J. M. Escrivà, 39 - Castelvetrano (TP)

GRAFICA e IMPAGINAZIONE

Rocco Grimaldi

STAMPAGrafiche Napoli S.R.L.

Via Selinunte, 206 - Campobello di Mazara (TP)

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2Salute

EMICRANIA SCONFITTA STIMOLANDO UN NERVO DALL’ESTERNO CON GAMMACORE

L’emicrania si potrebbe fermare con una stimolazione non invasiva diretta al ‘nervo vago’, con uno strumento ad hoc chiama-to ‘gammaCore’ che il paziente può usare in assoluta autonomia poggiandoselo sul collo. L’apparecchio è stato testato su 243 pazienti da esperti dell’Istituto Neurologico C. Mondino e Università di Pavia. Lo studio clinico è stato presentato al 18/imo Congresso della International He-adache Society tenutosi a Vancouver in Canada. La stimolazione del nervo vago (tradizio-nalmente con impianto chirurgico di uno stimolatore sottocute) è già in uso clinico e sperimentale per molte malattie (l’epilessia ad esempio). Ma le sue possibilità sembra-no dispiegarsi ulteriormente. Specie dal momento in cui vi sia la possibilità di una stimolazione non invasiva che il paziente possa usare da solo a casa servendosi di un

apparecchietto che sta in una mano. “L’emicrania è la terza malattia più dif-fusa al mondo e una delle dieci malattie più disabilitanti e si cercano nuove opzio-ni terapeutiche - spiega Cristina Tassorelli che ha diretto la sperimentazione clinica in doppio cieco (stimolazione vera vs pla-cebo senza che né pazienti né operatori fossero al corrente di chi usava cosa). I dati di questo studio clinico - continua l’esperta in una dichiarazione su Psychology Today - supportano l’uso dell’apparecchio gam-maCore per trattare efficacemente l’emi-crania, facendone una opzione terapeutica possibile per milioni di pazienti”. L’uso dell’apparecchio deve essere anco-ra approvato dagli organi competenti (FDA e EMA) mentre ad aprile scorso l’FDA ne ha già autorizzato l’uso (negli Stati Uniti) per un altro mal di testa molto invalidante, la cefalea a grappolo.

TOGLIERE DEFINITIVAMENTE LE LENTI PER LA MIOPIA, ASTIGMATISMO ED IPERMETROPIA

Il Laser ad eccimeri, permette di togliere i difetti refrattivi come la la miopia, l’iperme-tropia ed l’astigmatismo. Difetti visivi che ri-ducono la capacità di vedere nitido.

Che cos’è il Laser Ad Eccimeri ?Il laser ad eccimeri è un laser che attraverso l’ablazione della cornea(evaporazione a fred-do del tessuto corneale) rimodella la cornea in modo millimetrico togliendo il difetto re-frattivo. I laser di nuova generazione, come l’allegretto 400Mhz in nostra dotazione, sono laser che permettono di effettuare interventi con precisione massima riducendo nel con-tempo il tessuto ablato.

Quale tecniche si adoperano?

Le tecniche utilizzate sono : La Prk, la varian-te Lasek, La Lasik e la Fempotasik.

La Prk è la tecnica, in cui prima dell’inter-vento, viene tolto l’epitelio superficiale della cornea, per poi intervenire sulla superficie con il laser .

La Lasik è la tecnica, in cui prima dell’inter-vento, si effettua una incisione orizzontale nello stroma corneale con un bisturi micro-metrico o attraverso un fempo laser che suc-cessivamente si solleva (lembo corneale) per poi intervenire nello stroma con il laser.

Il laser, a parte il trattamento iniziale (asporta-zione dell’epitelio o preparazione del lembo)

agisce nello stesso modo per il modellamen-to della cornea.

Come viene eseguito l’intervento?L’intervento è eseguito ambulatorialmente ed in anestesia locale con paziente sveglio e per-fettamente collaborante. A fine intervento, si applica una lentina corneale protettiva ed occhiali da sole, infine si invia a casa con pre-scrizione di terapia con colliri. Il recupero vi-sivo è immediato e nei giorni successivi all’in-tervento la progressione del miglioramento visivo è sopprendente . I pazienti operati con tecnica Prk, nei primi giorni potranno avere dei fastidi quali fotofobia, lacrimazione, bru-ciore che scompaiono in tempi brevi .

Chi può fare l’intervento?I pazienti per essere candidati all’intervento, devono eseguire una visita oculistica com-pleta con raccolta dell’anamnesi, dei para-metri corneali, tono oculare, refrattometria, fundus oculi retinico , topografia corneale e pachimetria. Questi esami permettono la pianificazione per l’intervento migliore . Non tutti i difetti possono essere operati e non tutti i pazienti sono idonei all’intervento. I candi-dati vengono selezionati alla fine di tutti gli esami preo operatori . Per i concorsi pubblici l’unico intervento consentito è la Prk.

Dr. Agostino Alessandria

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3Salute

SONNO... I MITI SFATATI!

Non è vero che si deve dormire otto ore, o che il formaggio fa venire gli incubi, o ancora che non si deve svegliare un sonnambulo. Sono almeno 40 i falsi miti sul sonno raccolti da Graham Law, presidente onorario della Britishsleep society, nel libro “Sleep Better: The science and the myths”, e seguirli in molti casi non solo non aiuta, ma rende più difficile ave-re un buon sonno.

«C’è molta mitologia su come avere una buo-na notte di sonno - afferma Graham -, molta della quale ha le migliori intenzioni. Tuttavia alcuni dei miti più persistenti non solo sono sbagliati, possono essere pericolosi per la sa-lute e ilbenessere».Alcuni dei luoghi comuni descritti nel libro sono piuttosto diffusi. Non è vero ad esempio che una buona notte di sonno deve essere senza interruzioni, o che ‘un’ora dormita prima di mezzanotte equivale a due dormi-te dopo. Anche le convinzioni che dormire meno fa dimagrire o che gli anziani abbiano

bisogno di più sonno sono sbagliate.Altri sono più fantasiosì, come chi crede che la testa possa esplodere durante il sonno (in realtà la “exploding head syndromè” è una condizione benigna per cui si sentono dei ru-mori immaginari al risveglio) o che per fare un buon pisolino si debba tenere in mano un cucchiaio.

«Ho sentito centinaia di storie ed esempi da studenti e partecipanti a ricerche - spiega l’au-tore, che insegna ll’università di Lincolnshire - ci sono 40 miti nel libro, ma ne abbiamo la-sciati fuori molti molti altri».L’esperto mette in dubbio diversi metodi co-munemente utilizzati per dormire. Non è vero, ad esempio, che iltelevisore acceso concilia il sonno, o che un pò d’alcol prima di andare a letto aiuta ad addormentarsi. «Ogni persona ha il proprio debito di sonno e il ritmo circadiano, che la-vorano in tandem ma che possono anche an-dare fuori sincro, e spesso è proprio questyo squilibrio che causa problemi di sonno - spie-

ga Law -. Non possiamo fare molto per il rit-mo circadiano, mentre l’altro fattore è molto influenzato dal comportamento, da a che ora andiamo a letto a cosa mangiamo a quanto esercizio facciamo».

Uno dei falsi miti sfatati riguarda anche le cop-pie, e più precisamente la credenza che non si pu andare a letto dopo un litigio. Farlo non ha alcun effetto sulla salute del sonno, anche se forse influisce su quella della coppia. Non è vero che si deve dormire otto ore, o che il formaggio fa venire gli incubi, o anco-ra che non si deve svegliare un sonnambulo. Sono almeno 40 i falsi miti sul sonno raccolti da Graham Law, presidente onorario della Britishsleep society, nel libro “Sleep Better: The science and the myths”, e seguirli in molti casi non solo non aiuta, ma rende più difficile ave-re un buon sonno.

«C’è molta mitologia su come avere una buo-na notte di sonno - afferma Graham -, molta della quale ha le migliori intenzioni. Tuttavia alcuni dei miti più persistenti non solo sono sbagliati, possono essere pericolosi per la sa-lute e il benessere».Alcuni dei luoghi comuni descritti nel libro sono piuttosto diffusi. Non è vero ad esempio che una buona notte di sonno deve essere senza interruzioni, o che ‘un’ora dormita prima di mezzanotte equivale a due dormi-te dopo. Anche le convinzioni che dormire meno fa dimagrire o che gli anziani abbiano

bisogno di più sonno sono sbagliate.Altri sono più fantasiosì, come chi crede che la testa possa esplodere durante il sonno (in realtà la “exploding head syndromè” è una condizione benigna per cui si sentono dei ru-mori immaginari al risveglio) o che per fare un buon pisolino si debba tenere in mano un cucchiaio.

«Ho sentito centinaia di storie ed esempi da studenti e partecipanti a ricerche - spiega l’au-tore, che insegna ll’università di Lincolnshire - ci sono 40 miti nel libro, ma ne abbiamo la-sciati fuori molti molti altri».L’esperto mette in dubbio diversi metodi co-munemente utilizzati per dormire. Non è vero, ad esempio, che iltelevisore acceso concilia il sonno, o che un pò d’alcol prima di andare a letto aiuta ad addormentarsi. «Ogni persona ha il proprio debito di sonno e il ritmo circadiano, che la-vorano in tandem ma che possono anche an-dare fuori sincro, e spesso è proprio questyo squilibrio che causa problemi di sonno - spie-ga Law -. Non possiamo fare molto per il rit-mo circadiano, mentre l’altro fattore è molto influenzato dal comportamento, da a che ora andiamo a letto a cosa mangiamo a quanto esercizio facciamo».

Uno dei falsi miti sfatati riguarda anche le coppie, e più precisamente la credenza che non si pu andare a letto dopo un litigio. Farlo non ha alcun effetto sulla salute del sonno, anche se forse influisce su quella della coppia.

Orientarsi in modo veloce, ma basandosi su informazioni certificate, nel mondo del-la prevenzione e delle cure al seno, per sa-pere quali siano i migliori e più vicini centri di senologia o di screening, o contattare le associazioni di volontariato. E’ questo l’o-biettivo della nuova App ‘IncontraDonna, Il pianeta per la salute del seno’, presentata al ministero della Salute. L’applicazione gratuita, disponibile su Play Store per Android e App Store per Apple, scrivendo ‘Pianeta seno’, fornisce informazioni aggiornate e certificate per aiutare le donne ad orientarsi nell’ambito della prevenzione e della cura, varcando anche i confini italiani poichè offre la pos-sibilità di connettersi alle associazioni di pazienti presenti in 47 paesi. Attraverso lo smartphone, si potrà dun-que consultare facilmente i dati del PNE (Programma Nazionale Esiti, ovvero il numero di casi trattati per ciascun centro pubblico) del tumore del seno e quelli rela-tivi ai centri di Screening. Tutti i centri sono geolocalizzati e l’App ne favorisce il contat-to mediante indirizzi e link con le diverse strutture. Anche le associazioni di volonta-

riato sono geolocalizzate nell’Applicazione e per ognuna sono forniti tutti i recapiti. Un’ulteriore sezione della App è dedicata alla ‘rubrica news’ che contiene articoli scientifici riguardanti prevalentemente la salute del seno, ma anche la prevenzione primaria e altri argomenti sulla salute. Inoltre l’Applicazione, che sarà costante-mente aggiornata, è dotata di un ‘archivio personale della paziente’, in cui la donna può catalogare i propri referti medici e consultarli al momento opportuno. E’ “necessario - afferma Adriana Bonifacino, presidente di IncontraDonna e ideatrice della App - offrire un servizio gratuito attra-verso una App affinché le donne possano affidarsi a centri pubblici di senologia e di screening basandosi su informazioni scien-tificamente certe”. Anche per la presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Roberta Chersevani, “è fonda-mentale avere a disposizione uno strumen-to come questa app che garantisca infor-mazioni certificate in un periodo in cui la scienza - ha concluso - deve avere a che fare con false credenze e pure fantasie”.

Arriva l’APP per la salute del seno

Un’arma per prevenire e combattere il diabete è stata scoperta nel caffè: si tratta di una sostanza, il cafestolo, che promuo-ve la produzione di insulina e il controllo glicemico (ovvero della concentrazione di zuccheri nel sangue) e riduce (in studi su animali) il rischio di sviluppare la malat-tia. È il risultato di una ricerca su animali condotta da Fredrik Brustad Mellbye del policlinico universitario di Aarhus in Da-nimarca, ricerca pubblicata sul Journal of Natural Products. In passato diversi studi epidemiologici hanno suggerito che bere regolarmente caffè riduce il rischio di

ammalarsi di diabete ma ad oggi non era chiaro se vi fosse una specifica sostanza re-sponsabile di questi effetti protettivi della nera bevanda.

Nell’esperimento per un totale di 10 set-timane, tre gruppi di topolini tutti ad alto rischio di ammalarsi di diabete hanno as-

sunto rispettivamente 1,1 milligrammi al giorno di cafestolo, 0,4 milligrammi di ca-festolo al dì, e nessuna sostanza (gruppo di controllo). Dopo le dieci settimane i primi due gruppi (i topini che hanno assunto la sostanza contenuta nel caffè) presentava-no una riduzione della glicemia tra il 28 e il 30% rispetto al gruppo di controllo. Inol-tre il primo gruppo (che assumeva la dose maggiore di cafestolo) presentava un au-mento del 42% della sensibilità all’ormone che controlla lo zucchero nel sangue (in-sulina) , un buon segnale protettivo contro la malattia.

Infine gli esperti hanno visto che i topini che hanno assunto cafestolo hanno quasi raddoppiato (+75-84%) la loro produzio-ne di insulina. La scoperta suggerisce che il cafestolo potrebbe divenire sia un’arma per ridurre il rischio di ammalarsi di dia-bete, sia un farmaco per chi è già malato.

IL CAFFÈ PUÒ ESSERE USATO PER PREVENIRE E COMBATTERE IL DIABETE

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4Salute

PILLOLA E RITENZIONE IDRICA: I RIMEDI PIÙ EFFICACILa pillola anticoncezionale può causare ri-tenzione idrica e aumento di peso, eppure ci sono validi rimedi che possono aiutarci a contrastare gonfiore, cellulite e senso di pesantezza. Ecco 5 consigli utili per sentir-si meglio con se stesse e il proprio corpo, senza dover smettere di prendere la pillola!

Tra gli effetti collaterali che può causare la pillola, uno dei più temuti è senza dubbio il problema della ritenzione idrica. Gonfiore, senso di pesantezza alle gambe e cellulite sono infatti alcuni dei disagi che possono manifestarsi per via degli sbalzi ormonali dovuti alla presenza nella pillola dell’estro-geno e del progestinico, incaricati di inibi-re i processi responsabili dell’ovulazione e prevenire così il rischio di una gravidanza. Ma niente paura, ci sono dei validi modi per combattere ritenzione idrica e aumen-to di peso durante l’assunzione della pillola anticoncezionale: qui di seguito ti propo-niamo 5 rimedi efficaci per non accusare gonfiore e sentirti meglio con il tuo corpo.

1. Bevi una tisana di zenzero e limone ogni mattina!

Zenzero e limone rappresentano un mix perfetto per combattere il gonfiore. Una ti-sana a base di questi due ingredienti super detox è infatti un vero aiuto per drenare ed evitare pesantezza. Prepara ogni matti-na una tazza di questa miracolosa tisana e potrai avvertire miglioramenti nel giro di pochissimo tempo. Se non ami lo zenze-ro, puoi ripiegare tranquillamente su un semplicissimo bicchiere di acqua e limone, altro potentissimo rimedio bomba contro il gonfiore.

2. Cammina almeno 30 minuti al giornoCamminare è un vero toccasana per il tuo fisico. L’ideale sarebbe farlo almeno 30 mi-nuti al giorno e prediligere percorsi immer-si nella natura, perché oltre ad avere un benefico influsso sul tuo pesoforma, aiuta anche il tuo benessere mentale. Se non è possibile, basterà ritagliarsi del tempo per fare camminate a passo sostenuto dal po-tere “detox” anche in città, per eliminare tossine e gonfiore, oltre che i pensieri ne-gativi e lo stress della giornata. Potete so-stituire la vostra massiccia dose giornaliera di camminata con la corsa o l’attività in

palestra: perfette cyclette e aerobica!

3. Combatti la ritenzione idrica con un massaggio anti-cellulite fai da teUn massaggio anti-cellulite fai da te ese-guito correttamente e con regolarità può aiutare a contrastare gonfiore e pesantezza alle gambe. L’importante è mettere in prati-ca la giusta tecnica di auto-massaggio: nel video che segue puoi trovare nel dettaglio tutti i gesti da compiere per eseguire un perfetto massaggio anti-cellulite fai da te.

4. Scegli un integratore che contenga centella asiatica, un toccasana contro gli inestetismi!La centella asiatica è nota per le sue pro-prietà contro gli inestetismi della cellulite. Un buon integratore che la contenga è un’ottima soluzione per ridurre e contra-stare il problema della ritenzione idrica. Potete scegliere Zyxelle®, l’integratore a base di vitamine, minerali e centella asia-tica, appunto, in grado di contenere e combattere gli effetti collaterali indotti dal-la pillola. Basterà assumerlo una volta al

giorno - magari proprio quando prendete la pillola, così da ricordarvene meglio - per vedere già da subito i risultati sperati. Que-sta “pillola per la pillola” non aiuta soltanto a diminuire la vostra circonferenza cosce e a eliminare il gonfiore, ma ha molte pro-prietà che vanno ad incidere sul vostro be-nessere fisico e mentale. Proprio così, oltre a donare bellezza a unghie, capelli e pelle, è in grado di ridurre stanchezza e affatica-mento e di contrastare lo stress che, si sa, è un altro grande responsabile dell’aumento di peso.

5. Scegli un’alimentazione ricca di cibi dal forte potere detox!Per aiutarti a sgonfiarti, nutriti con i giu-sti alimenti! Ci sono infatti cibi che, più di altri, godono di un forte potere disintossi-cante, accelerando il processo di dimagri-mento e la sensazione di benessere fisico. Oltre a bere almeno due litri d’acqua al giorno infatti, dovresti assicurarti di assu-mere almeno uno di questi cibi nella tua alimentazione quotidiana. Vedrai, il tuo fi-sico ringrazierà e il gonfiore resterà solo un lontano ricordo!

La legge 104/92 regola i benefici per i pa-zienti affetti da patologie riportate nella medesima, rivelandosi assai utile in aiuto di questi ultimi nel corso del tempo.Tutta-via, per quali patologie sono previste age-volazioni?

In realtà, non esiste un vero e proprio “elenco tassativo” di patologie, ma sono le commissioni delle Asp a stabilire se sussista una disabilità o uno stato invalidante dopo un esame preliminare. Per l’accertamento degli stati invalidanti, però, è predisposta una particolare tabella ministeriale che fa

riferimento all’incidenza delle infermità sulla capacità lavorativa.In questo caso, si esprime il pregiudizio percentuale che ciascuna menomazione comporta sul corpo del paziente visitato. In sostanza, alla gravità della patologia è associata una connessa percentuale di in-validità. La tabella prevede sia l’infermità cui è attribuita una percentuale “fissa”, sia quella per le quali l’invalidità è riferita a una o più fasce successive di dieci punti percentuali, a loro volta individuate se-condo classi funzionali definite in base a criteri di evidenza clinica. Per le infer-

mità non indicate in tabella, il personale medico dovrà procedere alla valutazione del danno in via analogica indiretta, o per equivalenza, facendo riferimento a infer-mità analoghe tabellate e di pari gravità. È escluso invece il ricorso a valutazioni con criterio analogico proporzionale, riservato alle infermità che risultino tabellate, ma con diversa gravità.Tuttavia, se il soggetto possiede una forma-zione tecnico-professionale e l’infermità incide significativamente sulla sua capaci-tà lavorativa specifica in occupazioni con-facenti alle sue attitudini, sono ammesse variazioni in aumento non oltre 5 punti percentuali. Analoga variazione ma di segno opposto con medesima variazione percentuale, può essere realizzata nel caso in cui l’infermità risulti non avere inciden-za sulla capacità lavorativa, specifica o at-titudinale. Tali variazioni percentuali non possono ovviamente fare a meno di un

accurato esame lavorativo ed attitudinale. Nel caso d’infermità unica, la percentua-le dell’invalidità permanente è espressa, utilizzando alcuni criteri. Questi sono la percentuale fissa d’invalidità, quando l’in-fermità corrisponde, per natura e gravità, esattamente alla voce tabellare (colonna “fisso”), e una misura percentuale compre-sa tra i valori estremi (“min – max”) indicati per le infermità tabellate in unica fascia.Un ulteriore criterio è la misura percentua-le di invalidità compresa tra i valori estremi ( “min – max”) della fascia corrispondente alla specifica classe quando per l’infermità siano previste più classi funzionali.Nel caso di infermità plurime, sono calco-late dapprima le percentuali relative alle singole infermità per giungere alla valu-tazione finale, poi tali percentuali sono integrate con criteri diversi a seconda che le menomazioni dovute alle infermità ri-scontrate.

LEGGE 104, I CRITERI PER ACCEDERVI

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5Salute/Economia

IL MIO BAMBINO CRESCE REGOLARMENTE?La crescita del bambino può destare qual-che preoccupazione, soprattutto nel caso del primo figlio. Spesso, infatti, ci si chiede se il proprio bambino cresce e sviluppa le proprie abilità cognitive in modo normale, perché è chiaro a tutti i genitori che la cre-scita riflette il suo stato di salute generale.

La crescita dei bambini: cosa è bene sa-pere?La prima cosa da chiarire è che la crescita dei bambini in termini di lunghezza (o al-tezza) e peso dipende dal sesso, dall’epoca dello sviluppo e dai fattori genetici. Quin-di, ogni fascia d’età ha un proprio ritmo di crescita (o velocità di crescita), leggermen-te diverso per maschietti e femminucce, su cui però influisce la costituzione genetica.

A proposito di genetica, l’indicatore dell’altezza prevista una volta completato lo sviluppo è chiamato potenziale geneti-co. Quest’ultimo è calcolabile attraverso delle formule, diverse per maschi e fem-mine. Per i maschi, la formula è (altezza padre + altezza madre + 13)/2; per le femmine è (altezza padre + altezza ma-dre – 13)/2. Ovviamente la formula resti-tuisce come risultato un valore unico, ma l’intervallo dell’altezza prevista da adulto si ottiene aggiungendo ±8,5 cm al valore ottenuto, applicando la formula.

Molto probabilmente chi ha già avuto un figlio ha una certa familiarità con le tabelle di crescita (familiarità che sarà immediata-mente acquisita dai neogenitori!) e sa che uno dei periodi in cui si osserva la maggio-re crescita è il primo anno di vita, durante il quale il bambino triplica il proprio peso e cresce di circa 25-30 cm. In questa fase, sono state riscontrate alcune differenze nella velocità di crescita tra in neonati al-lattati al seno e non, in favore dei primi:

essi hanno una tendenza a crescere più rapidamente nei primi sei mesi.

Per controllare la crescita del bambino, il pediatra misura la lunghezza, la circonfe-renza cranica e il peso e verifica che siano in linea con le tabelle di crescita. In questo modo, il medico acquisisce degli elementi utili per capire se possono esserci dei pro-blemi più o meno seri. Per esempio, im-portanti alterazioni del peso possono far sospettare delle patologie acute, mentre lo sviluppo in altezza è influenzato maggior-mente da patologie croniche.

La crescita cognitiva del bambinoDal punto di vista cognitivo, nel primo anno di età il bambino diventa capace di stabilire autonomamente un contatto con le altre persone, di emettere dei suoni con cui riesce a farsi capire, di rimanere in pie-di appoggiato a muri o mobili, di osserva-re ciò che lo circonda e di prendere confi-denza con alcuni oggetti grazie all’utilizzo delle mani, degli occhi e della bocca.

Dopo una rapida crescita, nel periodo compreso fra 1 e 3 anni il bambino cresce

meno rapidamente. Durante le visite dal pediatra, saranno sempre misurati i pa-rametri peso, lunghezza (altezza dopo i 2 anni) e circonferenza cranica. Compiuti i due anni diventa importante anche il cal-colo dell’indice di massa corporea (o BMI), che consente di definire se il bambino è normopeso. Solitamente la lunghezza o altezza tra 1 e 3 anni è compresa tra i 75 cm e i 95 cm circa. Nel corso del secondo anno di vita il bambino cresce di 12 cm, mentre durante il terzo anno cresce di 8 cm.

Dai 4 ai 9 anni altezza e peso aumentano in modo costante. Ogni anno il bambino cresce di circa 5-7 cm fino alla pubertà.Con la pubertà, i maschi crescono in altez-za mediamente di 28 cm e le femmine di circa 25 cm.

Anche per quanto riguarda la pubertà, un’informazione importante proviene dai genitori: sapere quando è avvenuto il loro sviluppo puberale consente di fare una previsione per il bambino e di allontana-re preoccupazioni che potrebbero essere infondate.

Nel corso delle visite pediatriche, l’atten-zione del medico è posta anche sulle pro-porzioni corporee poiché la bassa statura unita a una certa sproporzione delle varie regioni anatomiche è indicativa di proble-mi scheletrici. Nello specifico, il sospetto è che il bambino sia affetto da displasie scheletriche, una categoria diagnostica in cui rientrano diverse patologie, tra cui l’acondroplasia, l’ipocondroplasia e l’oste-ogenesi imperfetta.

Problemi nella crescita sono sospettati quando la statura del bambino è inferiore al terzo percentile delle tabelle di crescita, non è coerente con il potenziale genetico calcolato e la velocità di crescita è note-volmente ridotta. Gli accertamenti richie-sti dal pediatra consentiranno di capire se il ritardo della crescita è dovuto a cause primarie, come sindromi genetiche e di-splasie scheletriche, o a cause secondarie.

Tra le cause secondarie vi sono la malnu-trizione, le malattie cardiache, epatiche, polmonari, la celiachia, il deficit di ormo-ne della crescita, altri disordini endocrini e metabolici. Una volta determinata la causa, il pediatra indicherà il miglior trat-tamento disponibile per risolvere il proble-ma e, se necessario, indirizzerà paziente e genitori ad uno specialista endocrinologo.

Esiste, tuttavia, la possibilità che non sia identificata una causa. Parliamo in questo caso di bassa statura idiopatica, un caso in cui è particolarmente importante seguire il bambino non solo dal punto di vista me-dico ma anche psicologico. Il bambino, in-fatti, potrebbe vivere male l’essere di bassa statura e sviluppare disagio psicologico e sociale, condizione che deve essere asso-lutamente evitata.

BASTA SORPRESE QUANDO SI COMPRA CASA: ORA IL NOTAIO TRATTIENE I SOLDI FINCHÉ LA COMPRAVENDITA È DEFINITIVA

Tra il rogito e la trascrizione dell’atto pos-sono spuntare ipoteche a soprpresa, o con-cretizzarsi truffe come la doppia vendita. Ma con il ddl Concorrenza il compratore si può tutelare “bloccando” l’importo presso il notaio

Niente più rischi di ipoteche “a sorpresa” sulla casa appena acquistata, o truffe per le doppie vendite, con la perdita di tutti i soldi pagati. Per chi compra una casa o un altro immobile è ora possibile versare il prezzo al notaio, che girerà l’importo al venditore solo dopo la trascrizione del rogito, ossia quando il passaggio di proprietà sarà diven-

tato definitivo. Le novità grazie alla Legge sulla Concorrenza che ha previsto uno spe-cifico conto deposito presso i notai, proprio a garanzie delle compravendite. L’attesa tra rogito e trascrizione. Quando si acquista un appartamento o un altro immobile, per il passaggio di proprietà non è infatti sufficiente il rogito ma occorre la trascrizione dell’atto nei pubblici registri. Solo a trascrizione avvenuta il nuovo acqui-rente diventa proprietario effettivo e può far valere i suoi diritti nei confronti degli altri. La trascrizione, però, richiede dei tempi tecnici, che prescindono dalla volontà e

dall’efficienza del notaio. Nella finestra tem-porale richiesta dalla procedura l’immobile risulta ancora nella piena disponibilità del venditore, con la conseguenza che eventua-li creditori possono iscrivere iscrivere ipote-che o avviare pignoramenti, che potranno essere scoperti dall’acquirente solo a cose fatte. Le ispezioni ipotecarie, infatti, vengo-no effettuate dal notaio solo in precedenza della data del rogito, per verificare che l’im-mobile sia, appunto, libero da “gravami pre-giudizievoli” e quindi commercializzabile. Dopo il rogito, perciò, l’acquirente è ancora a rischio di sgradite sorprese, anche se solo per pochi giorni. I rischi della “doppia vendita”.Nello stesso lasso di tempo tra rogito e trascrizione, peraltro, il proprietario ha la possibilità di vendere ad altri lo stesso im-mobile, effettuando un ulteriore rogito, e chi si trova di fronte ad una doppia vendita dovrà far causa per poter recuperare i suoi soldi. Proprio contro questi rischi è dunque intervenuta la Legge sulla concorrenza, prevedendo l’apertura da parte del notaio del conto deposito sul quale far confluire le somme dovute per le compravendite, in attesa della trascrizione. Attenzione, però, la legge non rende obbligatoria questa pro-cedura per stipulare gli atti, ma deve essere l’acquirente a richiederla espressamente. A fronte della richiesta il venditore non si può opporre. In ogni caso dovrà mettere in con-to solo un’attesa di pochi giorni, per cui il

disagio per il ritardo nell’incasso è ridotto al minimo. Le somme da versare. Quando la nuova procedura viene adotta-ta, poi, occorre versare al notaio, insieme al saldo, anche tutte le imposte e le tasse dovute in riferimento all’atto. E altrettanto dovrà fare il venditore se, ad esempio, è te-nuto a pagare le imposte sulla plusvalenza, o se perde le agevolazioni di acquisto per la prima casa. In questo modo la compra-vendita sarà “blindata” e l’acquirente al si-curo da qualunque tipo di rischio, anche da eventuali contestazioni da parte dell’Agen-zia delle entrate. Il conto di deposito. Il conto deposito, comunque, è a tutti gli effetti solo un conto di passaggio, che re-sta al di fuori del patrimonio del notaio, e sul quale il notaio stesso non può effet-tuare operazioni diverse da quelle previste dalla legge. Per questo il conto è separato dal suo patrimonio, non entra nel regime della comunione di beni (se il notaio è spo-sato in comunione), le somme depositate non faranno parte della successione, e le giacenze sono impignorabili dai creditori personali del notaio. Al notaio non spetta neppure l’incasso di eventuali interessi sulla giacenza, che andranno, invece, a rifinan-ziare i fondi destinati pubblici destinati ai finanziamenti agevolati alle piccole e medie imprese.

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6Tecnologia /Lavoro

VECCHIO SMARTPHONE, COSA CI FACCIO? UNA SECONDA VITA PER CELLULARI E TABLET

Con l’uscita autunnale dei nuovi modelli si ripropone, specialmente per i più affe-zionati, il dilemma: come smaltire il pre-cedente dispositivo? Oltre le ovvietà, ecco come riciclarlo.

I NUOVI iPhone stanno per arrivare. Gli 8 saranno disponibili dal 22 settembre men-tre per l’iPhoneX occorrerà aspettare il 3 novembre. E secondo molti analisti nel 2017 non tutti quelli che vorrebbero acqui-starlo ci riusciranno. Di novità nel mondo Android ne arrivano invece in continua-zione, solo dall’ultima Ifa sbucano nomi come LG V30, Moto X4, Xperia Xz1 di Sony, i nuovi Wiko e Alcatel e sono dietro l’ango-lo, a ottobre, ci sono gli Zenfone 4 di Asus, i Pixel 2 di Google e il Mate 10 di Huawei. Come sempre, però, in periodi simili, cioè di salto generazionale – anche in virtù del supporto alla versione di turno di iOS o Android, l’Xz1 è il primo equipaggiato con Oreo – un esercito di utenti e appassiona-ti, che magari ha appena preordinato un nuovo dispositivo, si interroga su cosa fare del vecchio. Se le soluzioni più scontate sono spesso quelle legate al circuito fami-liare, in realtà le opzioni per monetizzare o dare nuova vita allo smartphone – anche per contrastare l’obsolescenza program-mata – sono diverse. Vediamo quali.

Vendilo online. Se fossi negli Stati Uniti potresti venderlo su Amazon sia come ven-ditore indipendente che affidandolo al Tra-de-in service che ti fornirebbe una stima in virtù di diversi aspetti, dalla capacità alle condizioni, e ti ripagherebbe con una gift card del valore stabilito. Siamo più o meno dalle parti di 200 dollari per un iPhone 6s da 16 GB in buone condizioni, 25 in più per un Plus. Agli altri rimane ovviamente lapossibilità di venderlo su eBay, su siti spe-cializzati come TrenDevice o su piattafor-me di contatto diretto con l’acquirente (il nuovo Marketplace di Facebook?) per cer-care di cavarci qualche euro.

Ridallo al produttore. Se porti il tuo vec-chio telefono in un Apple Store (anzi, da

ora in poi si chiameranno Town Square) potresti ricevere una permuta fino a 270 euro per acquistarne uno nuovo. Quindi non soldi ma credito. Si va dai 45 euro per il 5 ai 255 per il 6s Plus. Non solo: Apple prende indietro anche dispositivi di altre marche, dunque equipaggiati Android, va-lutandoli da 25 a 270 euro. Si può fare tutto anche online.Sempre nel caso di iPhone, puoi anche de-cidere di destinarlo al ricondizionamento o al riciclo.

Usalo come “muletto”. Non disfarsi subito del vecchio telefono, Apple o Android che sia, è una scelta di buon senso. Le ragioni possono essere numerose e il consiglio è di tenerlo almeno tre mesi, vedere come fun-ziona il nuovo e poi rivenderlo o cederlo come descritto sopra.

Fanne un telecomando per la Tv. Nel caso di iPhone, le diverse versioni di Apple Tv hanno ovviamente i loro comandi remo-ti. Tuttavia sull’Apple Store si trova un’ap-plicazione che trasforma l’iPhone in un controller molto più versatile, col quale per esempio cercare più rapidamente i contenuti e utilizzare Siri (ma non in italia-no sullo scatolotto della Mela). Nel caso di Android basta scaricare app come Teleco-mando tv universale oGoogle Tv Remote per riciclare il dispositi-vo del robottino verde sostituendo il limita-to telecomando in dotazione del tv.

Trasformalo in hub casalingo. Aggancia-lo al muro e installaci tutte le app utili a gestire i gadget di casa collegabili tramite AirPlay (nel caso di iOS), Bluetooth o Wi-Fi, dagli speaker ai sensori compatibili come i termostati Nest e Netatmo. Basta passare dalle app e rimuovere la Sim card. Occor-re ovviamente una presa di elettricità nei pressi per mantenerlo sempre alimentato.

Fanne una videocamera. Usalo come vide-ocamera, magari associando un buon mi-crofono e qualche lente, oltre a un power bank e a un cavalletto. A patto che dispo-

nesse di un decente comparto fotografico, è la soluzione ideale per dirette social o video amatoriali.

Passalo ai bambini o usalo come iPod/let-tore audio. Bonifica attentamente le applicazioni, di-sconnetti gli account dai social network, rimuovi la Sim card, installa programmi adeguati ai più piccoli e avrai una babysit-ter su misura, dai giochi alle applicazioni grafiche o creative (ce ne sono migliaia). Oppure usalo come archivio per tutte la tua musica e vai a correrci o in palestra.

Usi vari. Le applicazioni sono ovviamen-te centinaia, alcune anche bizzarre e rese possibili da accessori impensabili. Puoi trasformare il tuo vecchio telefono in una sveglia intelligente usando dei dock ap-positi (magari anche vintage come con iReadyO) o in un mediaplayer con gadget come la chiavetta Chromecast o con l’app Kodi, con cui girare il segnale a pc e smart

tv. Volendo anche in una cornice digita-le con Dayframe. Ancora, puoi sfruttarlo come database e display per una consol-le da dj, come videocamera di sicurezza (iCam Viewer, Presence, Salient Eye e altre app faranno al caso tuo) o di controllo per i bambini (usando diverse applicazioni de-dicate come Cloud Baby Monitor, Dormi o le tante Baby Monitor omonime), farne il sistema d’intrattenimento per l’auto (ba-sta un modulo Bluetooth), una console portatile (per esempio con il bel control-ler GameVice o, per Android, Steel Series Stratus Wireless Gaming) o un emulatore di mitiche console (bastano Chromecast e un cavo Usb-Hdmi per collegarlo alla tv), un navigatore (per auto o bici) o un trackpad per il computer (con MobileMouse o Re-mote Mouse). Infine, se il Wi-Fi a casa non funziona benissimo, grazie ad app come Fqrouter2, che individua il segnale del rou-ter e lo rilancia, lo si può amplificare.

La ripresa economica dell’Italia c’è e si vede ma la vera emergenza resta l’occu-pazione dei giovani. L’allarme viene lanciato da Confindustria che, con il suo Centro studi ha calcolato che la fuga dei giovani cervelli dal Belpa-ese è costata 14 miliardi in un solo anno, praticamente un punto di Pil (prodotto interno lordo).

Dal 2008 al 2015 sono stati 509mila gli italia-ni che hanno spostato la residenza all’estero e di questi, circa 260mila avevano tra i 15 e i 39 anni, il 51% del totale degli emigrati. Consi-derata la spesa affrontata dalle famiglie e dal-lo Stato per la formazione di questi giovani, la perdita per il paese è evidente: negli otto anni arriva a toccare i 42,8 miliardi. Dunque qualcosa deve cambiare ed è a questo che il governo sta pensando in vista della legge di bilancio dove troveranno spazio incenti-vi per le assunzioni con contratti stabili dei giovani.

Tra consolidamento dei conti pubblici e spinta alla crescita «il sentiero è sempre mol-to stretto» ha avvertito però il ministro Pier Carlo Padoan. Le scarse risorse a disposizio-ne andranno quindi concentrate su poche priorità, a partire, appunto dai giovani: l’idea

è un dimezzamento dei contributi per i primi 3 anni di contratto stabile per i neoassunti, con un tetto che probabilmente sarà fissato a circa 4mila euro. Anche l’asticella dell’età oscilla ancora tra i 29 e i 32 anni. In ogni caso l’urgenza di sostenere l’occupazione è confer-mata dalle statistiche.

L’Italia, secondo dati regionali Eurostat, ha quattro tra le sei regioni europee con il più basso tasso di occupazione (sotto il 50% tra i 20 e i 64 anni in Calabria, Sicilia, Campania e Puglia). La Sicilia addirittura risulta al top tra oltre 200 regioni europee per l’alto tasso di giovani fra i 18 e i 24 anni che non stu-diano e non cercano lavoro, i cosiddetti Neet.

Tra i Paesi Ue, dove la media dei Neet è del 15,2%, l’Italia si conferma poi quello con la quota più elevata (il 26%). Secondo il presi-dente dell’Inps,Tito Boeri, la soluzione po-trebbe essere l’introduzione di un «salario minimo legale che valga per tutti». Al mo-mento però il Governo non sembra avere in-tenzione di affrontare il tema. Al futuro però si può guardare con un po’ più di ottimismo. Anche Confindustria ha confermato stime migliori per l’economia italiana. La previsio-ne sul Pil, definita prudente è di un +1,5% nel 2017 e di un +1,3% nel 2018.

Fuga dei giovani dall’Italia: quanto costa?

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7Lavoro/Economia

Lezioni online, dispense online, diplomi online. Anche le tasse si pagano online, ma con soldi veri e costi di iscrizione che pos-sono veleggiare intorno all’equivalente di 30mila euro. Università e business school si sono aperte da anni al cosiddetto e-learning, l’apprendimento digitale che si affianca o so-stituisce in blocco le lezioni in presenza. Ma non è sempre chiaro quale sia il valore di-dattico sotteso a programmi che si svolgono esclusivamente sul Web, a volte senza pas-sare neppure da esami svolti in sedi fisiche. L’offerta, nel frattempo, è sempre più estesa: il portale di settoreOnline Studies conta 4.429 programmi digitali su scala mondia-le, in una lista che include lauree triennali e magistrali, master, dottorati e Mba, i master of business administration. Cosa si studia? La scelta non manca, dalla finanza all’ingegne-ria energetica. Un po’ meno le garanzie, se si considera che solo una quota - relativamen-te - ristretta di programmi è a cura di atenei riconosciuti.

Come funzionano e quanto costano i cor-si onlineI corsi online possono essere erogati sia dalle cosiddette «università telematiche», come le 11 registrate in Italia (negli Stati Uniti sono più di 1.100), sia da atenei tradizionali che si sono attrezzati con programmi digitali: lau-rea, master o programmi specializzati che integrano l’offerta tradizionale con piattafor-me digitali o i cosiddetti Mooc (massive open online courses, i corsi online aperti e gratuiti ospitati da portali esterni). Diffuso e radicato prevalentemente negli Usa, il fenomeno ha preso piede anche in Italia e cresce a ritmi interessanti. Solo per citare qualche caso, la Bocconi di Milano offre sette programmi diversi su Coursera, il gigante dei corsi onli-ne che ospita sulla sua piattaforma oltre 20 milioni di utenti e più di 2mila programmi. Il Mip, la business school del Politecnico di Milano, ha investito massicciamente sui cor-si flex, i corsi flessibili che si basano sulla di-visione del monte orario fra lezioni in aula e corsi svolti con videoconferenze, esercitazio-ni online e scambio di informazioni via chat.

Al di fuori dell’Italia i corsi digitali sono stati sdoganati da colossi come Oxford e Harvard , presenti sulle piattaforme online con cor-si gratuiti. Quali sono le discipline più facili da “digitalizzare”, almeno a livello di offer-ta? Per limitarsi ai Mooc, resiste il dominio delle aree business &management (19,3%) e informatica (17,3%), anche se iniziano a far-si sempre più largo scienze (10,4%), scienze sociali e discipline umanistiche (entrambe al 9,8%), scienze della formazione (9,26%) o me-dicina e professioni sanitarie (7,6%). I costi? Per master e Mba si può salire anche oltre i 5-10mila euro, mentre le università online statunitensi chiedono tasse annuali anche oltre i 30-40mila dollari.

Reputazione (e certificati) per valutare i masterCerto, un conto è seguire un corso online e aggiudicarsi magari un attestato a fine corso, anche se a pagamento. Un altro conseguire master o lauree in blocco solo sul Web. In questo caso, il filtro sulla qualità effettiva dei corsi dovrebbe essere garantito dal “mar-chio” applicato dall’esterno: le certificazioni.

La European foundation for management development (Efmd) , un network che si occupa di sviluppo del management e del-la sua formazione, ha creato un sistema ad hoc per il riconoscimento dei corsi online: l’Eoccs, sigla che sta per online course cer-tification system. I corsi di management che l’hanno ottenuto, per ora, sono 24. Una nicchia, rispetto ai quasi 200 conteggiati da Online Studies.

Certificati a parte, uno dei pochi criteri per valutare l’affidabilità di un corso online è, anche, uno dei più semplici: l’ente che lo eroga. Come spiega Federico Frattini, di-rettore dei programmi Mba alla School of management del Politecnico di Milano, «bi-sognerebbe rivolgersi a istituti accreditati e guardare, anche, ai risultati degli studenti - spiega Frattini - Ad esempio, un ateneo con una buona fama permetterà ai suoi studenti di trovare lavoro anche se hanno svolto parte o tutto il proprio programma onli-ne». Può essere utile dare un occhio anche ai costi, intesi come le tasse da pagare per frequentare un certo corso. «Per esperienza, possiamo dire che i corsi online di qualità tendono a costare tanto - spiega Frattini - E ovviamente i ritorni economici sono positi-vi. Anzi, è quando costano troppo poco che dovrebbero creare qualche sospetto». Il ri-schio che «costino troppo poco» non sembra contemplato nel caso delle principali busi-ness school, dove anche le fomule flessibili richiedono tasse nell’ordine delle migliaia di euro. Le ragioni? Qualità di corpo docente e del titolo rilasciato, soprattutto se il blasone dell’ateneo fa da lasciapassare sul mondo del lavoro.

L’e-learning come leva di crescitaDi sicuro, il trend della formazione online non è destinato a esaurirsi. E la didattica digitale, con le cautele del caso, può diven-tare una leva di crescita notevole per attrat-tività (ed entrate economiche) di università e scuole management. Rebecca Taylor e David Asch, rispettivamente presidente del board delle certificazioni di Eoccs e diretto-re mondiale della sezione Quality Services della Efmd, spiega che gli atenei dovrebbero sfruttare l’innovazione: «Il punto non è tan-to la proliferazione di corsi online - dicono - quanto la risposta che le università tradi-zionali riescono a dare . Se si rinnovano e aggiungono corsi possono guadagnare dal fenomeno». Per ora, comunque, l’offerta di corsi “seri” sembra ristretta a livello di master e programmi per executive. «Ma il potenziale dei corsi online - aggiungono Taylor e Asch - va ben oltre l’educazione executive. E in prospettiva dovrebbe essere sempre di mag-gior raggio».

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ROMA. I lavoratori potenzialmente inte-ressati al provvedimento sono molti: 300 mila secondo il governo. Tutti quelli che vorrebbero andare in pensione prima del compimento dei 66 anni e 7 mesi previsti dalle norme vigenti, e che non hanno po-tuto usare gli altri strumenti approvati nei mesi scorsi da Palazzo Chigi, come l’Ape sociale per i lavori gravosi e le norme per i cosiddetti lavoratori “precoci”. Ma per ca-pire se l’Ape volontaria, il pensionamento anticipato a partire da 63 anni per tutti i lavoratori pubblici e privati, avrà successo, bisognerà attendere di vedere quale sarà l’accoglienza del meccanismo ideato dal team economico di Palazzo Chigi insieme ai tecnici del ministero del lavoro e di quel-lo dell’Economia.

Il sistema ormai è noto, è quello di un pre-stito erogato dalle banche e garantito dalle assicurazioni contro il rischio di premo-rienza. Per il tempo che manca al compi-mento dei 66 anni e 7 mesi, il lavoratore potrà vivere grazie a un prestito degli isti-tuti di credito che potrà variare dal 75% al 90% del futuro assegno pensionistico. Una volta compiuti i 66 anni e 7 mesi, l’Inps ini-zierà a versare la pensione, che però per 20 anni, ossia per 260 mesi, sarà al netto della rata di restituzione del prestito, degli

interessi e della polizza assicurativa.

Quanto peserà questa rata? Secondo i calcoli, in media il 4,8% della pensione mensile, anche considerando che la metà degli interessi e del costo della polizza sarà detraibile. Ieri il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha annunciato con un tweet di aver firmato il decreto attuativo dello schema di pensionamento anticipa-to. Il provvedimento era atteso da quattro mesi, perché l’Ape volontaria sarebbe do-vuta partire a maggio. Poco male. Il testo del decreto stabilisce che le domande potranno essere «retroattive», si potranno cioè chiedere gli arretrati. Prima di partire, però, mancano ancora dei passaggi, nem-meno troppo secondari. Il più importante è la firma degli accordi quadro con il siste-ma bancario (per definire il tasso di inte-resse da attuare al prestito) e con le assicu-razioni (per definire il costo della polizza). Con le banche l’accordo forse è a portata di mano.

Il governo aveva ipotizzato che il tasso di interesse potesse fermarsi al 2,5%. Ma le simulazioni erano state fatto quando l’Irs, il tasso interbancario alla base dei mutui a tasso fisso, era meno dell’1,3%. Il che si-gnifica che le banche si sarebbero “accon-tentate” di uno spread dell’1,2%. Oggi l’Irs è salito all’1,43%, e dunque il tasso viag-gerebbe più verso il 2,7-2,8%. È probabile che le banche chiedano un meccanismo di adeguamento periodico, visto che nel prossimo futuro i tassi sono dati in aumen-to. Per le assicurazioni i calcoli sono più complessi. Una vera sfida, visto che devo-no assicurare dei 63 enni in caso morte per i successivi 20 anni. Secondo le stime, il prezzo da pagare sarebbe di poco superiore al 30% del valore del prestito.

PENSIONI ANTICIPATE A 63 ANNI CON IL PRESTITO BANCARIO

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