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Metodiche di analisi Valutazione della movimentazione manuale dei carichi MMC

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Metodiche di analisi

Valutazione della movimentazione manuale dei carichi MMC

Metodiche di analisi

In relazione alla tipologia di movimentazione vi sono diversi metodi di analisi e valutazione della movimentazione manuale dei carichi MMC:

• NIOSH (sollevamento)• Snook e Ciriello (traino/spinta)• OCRA (movimentazione con gli arti superiori) • MAPO (movimentazione pazienti in contesti ospedalieri

e simili)• RULA (analisi posture statiche e dinamiche di addetti

prevalentemente sedentari)• REBA (luoghi di cura ed aziende di servizi)• Strain Index (estremità degli arti superiori)

Metodo e Indice NIOSH Il Peso Limite Raccomandato

Con la denominazione di Movimentazione Manuale dei Carichi (MMC) si

individua l'insieme delle operazioni di sollevamento, spinta, spostamento laterale, deposizione, trazione o di sostegno di un carico effettuate ad opera di uno o piùlavoratori, nell'ambito della loro attività lavorativa.

Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) pone le patologie da movimentazione manuale dei carichi al secondo posto nella lista dei dieci problemi di salute piùrilevanti nei luoghi di lavoro ed ha proposto i modelli per la valutazione del rischio connesso al sollevamento dei carichi

I rischi della movimantazionemanuale dei carichi

La Movimentazione Manuale dei Carichi espone il lavoratore ad un rischio, che deve essere valutato al fine di potere garantire il corretto svolgimento dei compiti assegnati, nel rispetto della sicurezza.

Le affezioni cronico-degenerative della colonna vertebrale sono riscontrabili nei lavoratori ospedalieri, dell'agricoltura, dell'industria e del terziario. Sotto il profilo della molteplicità delle sofferenze e dei costi economici e sociali indotti (assenze per malattia, cure, cambiamenti di lavoro, invalidità) rappresentano uno dei principali problemi sanitari nel mondo del lavoro.

Le equazioni del NIOSH

Le equazioni del NIOSH per l'Indice di Sollevamento si basano sull'assunto che esiste un massimo peso sollevabile in condizioni ideali, o Costante di Peso (CP),e che sia possibile valutare tutti gli elementi sfavorevoli (Altezza, Distanza, Rotazione del tronco, ...) che impediscono l'utilizzo di tale peso massimo, ovvero di quelle caratteristiche dell'azione di sollevamento che contribuiscono a far variare il fattore di rischio legato ad uno specifico compito.

I fattori demoltiplicativi dell’indice NIOSH

I fattori negativi determinano dei fattori demoltiplicativi che contribuiscono a ridurre il peso massimo sollevabile ad un valore che è detto Peso Massimo Raccomandato o Peso LimiteRaccomandato o, più brevemente, Peso Raccomandato (PR), e che dovrà essere valutato per ciascuna azione di sollevamento esaminata. Ciascun fattore demoltiplicativo può assumere valori compresi tra 0 ed 1.

Quando l'elemento di rischio potenziale corrisponde ad una condizione ottimale, il relativo fattore assume il valore di 1 e pertanto non porta ad alcun decremento del peso ideale iniziale.

Quando l'elemento di rischio è presente, discostandosi dalla condizione ottimale, il relativo fattore assume un valore inferiore a 1; esso risulta tanto più piccolo quanto maggiore è l'allontanamento dalla relativa condizione ottimale: in tal caso il peso iniziale ideale diminuisce di conseguenza.

l’indice di sollevamento (IS)In taluni casi l'elemento di rischio è considerato estremo: il

relativo fattore viene posto uguale a 0 significando che si è in una condizione di inadeguatezza assoluta per via di quello specifico elemento di rischio.

Sulla base di simili considerazioni, si potrà valutare in tal modo quale deve essere, in ogni compito analizzato, il Peso Raccomandato (PR) che l'addetto alla movimentazione potrà sollevare.

Il rapporto tra il Peso Effettivamente Sollevato ed il Peso Massimo Raccomandato determina un valore che prende il nome di Indice di Sollevamento (IS).

Esercitazione

TRAINO E SPINTA

Snook e Ciriello - Azioni di Spinta

Di seguito sono riportati i valori limite raccomandati per le Azioni di Spinta. Sono riportate le forze massime iniziali (FI) e di mantenimento (FM), espresse in chilogrammi (Kg), raccomandate per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di: - sesso - distanza di spostamento - frequenza di azione - altezza delle mani da terra

VALUTAZIONE AZIONI DI TRASPORTO, SPINTA, TIROtabella per azioni di spinta a 2 m di distanza

Distanza 2 metri

Azione ogni 6s 12s 1m 2m 5m 30m 8h

Maschi altezza mani da terra

145 cm FI FM 95 cm FI FM

20 22 25 25 26 26 31 10 13 15 16 18 18 22 21 24 26 26 28 28 34 10 13 16 17 19 19 23

Movimentazione manuale di carichi INDICE DI MOVIMENTAZIONE E SUE CONSEGUENZEINDICE DI MOVIMENTAZIONE E SUE CONSEGUENZE

Indice di movimentazione < O,75 nessun provvedimento

Indice di movimentazione O,75 - 1non è necessario uno specifico intervento, si consiglia la formazione del personale

Indice di movimentazione >1 rischio!!Prevenzione primariaPriorità a situazioni con indice piùelevatoSorveglianza sanitaria (annuale)Formazione e training

Snook e Ciriello - Azioni di Traino

Di seguito sono riportati i valori limite raccomandati per le Azioni di Traino. Sono riportate le forze massime iniziali (FI) e di mantenimento (FM), espresse in chilogrammi (Kg), raccomandate per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di: - sesso - distanza di spostamento - frequenza di azione - altezza delle mani da terra

Snook e Ciriello - Lettura e interpretazione dell'indice di esposizione

L'applicazione alle singole operazioni di spostamento e traino della metodologia analitica sin qui seguita, fornisce per ciascuna un indicatori sintetico di rischio.Tali indicatori non sono altro che il rapporto tra il peso (la forza) effettivamente movimentato nella specifica situazione lavorativa e il peso (la forza) raccomandato per quell'azione.

Sulla scorta dei risultati (indicatori) ottenuti è possibile individuare tutte le attività e quindi le aree dove vengono svolte, maggiormente richiedenti interventi di bonifica a carattere protezionistico-preventivo.

LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DA MOVIMENTI RIPETITIVI: L’INDICE OCRA

Vengono, di seguito, fornite informazioni sulle principali patologie degli arti superiori lavoro-correlate, nonché una breve presentazione dei principali fattori dirischio analizzati dall’indice OCRA e infine i contenuti del modello di check-listutilizzato per il calcolo dell’indice di rischio.

Patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori come malattia professionale emergente

Una recente indagine della Fondazione Europea di Dublino sulle condizioni di salute e di lavoro dei lavoratori europei, ha evidenziato che i problemi di salute più frequentemente segnalati sono: mal di schiena (33%), stress(28%), dolori muscolari al collo e alle spalle (23%) e agli arti superiori (13%).

Il 33% di tutti i lavoratori è adibito in modo usuale a compiti che comportano movimenti ripetitivi degli arti superiori. Negli operatori di macchine industriali (tra cui vi sono i lavori di montaggio di componenti meccanici) tale percentuale sale al 54%.

• Le patologie da movimenti e sforzi ripetuti degli arti superiori sono state spesso definite con termini collettivi (cumulative trauma disorders, ripetitive strani injuries, occupational cervico-brachial disorders). La definizione oggi maggiormente condivisa è quella di UPPER LIMB WORK-RELATED MUSCOLOSKELETAL DISORDERS (U.L.WMSD’s).

Patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori come malattia professionale emergente

Le patologie e i disturbi degli apparati muscolo-scheletrico e nervoso periferico degli arti superiori si sviluppano gradualmente nel tempo come prodotto di sollecitazioni meccaniche ripetute. Tali patologie e disturbi sono di tipo work-related: il lavoro non è l’unica causa ma può svolgere di volta in volta un ruolo causale primario, concausale o esacerbante.

In particolare sono riconducibili a specifici rischi lavorativi le tendinopatie della mano,le tendinopatie inserzionalial gomito (epicondiliti), le tendinopatie della spalla (periartrite scapolo-omerale), le sindromi da intrappolamento (sindrome tunnel carpale in primis).

I principali fattori di rischio

• frequenza e ripetitività• Forza• posture e movimenti• fattori complementari fattori fisico-

meccanici• Carenza dei tempi di recupero

L’indice OCRA

L’indice OCRA è dato dal rapporto tra il numero delle azioni effettivamente svolte in un turno di lavoro ed il corrispondente numero di azioni raccomandate( tenuto conto dei diversi fattori di rischio).

Tale indice è in grado non solo di identificare, con un unico valore finale, un rischio multifattoriale, ma anche di predire la probabilità di contrarre WMSDs per ogni livello di esposizione stimato.

Le schede OCRA

La check –list OCRA si compone di quattro schede che prevedono la individuazione di valori numerici preassegnati (crescenti in funzione della crescita del rischio) per ciascuno dei quattro principali fattori di rischio e per i fattori complementari.

Scheda 1 – il posto di lavoro

La scheda 1 prevede una breve descrizione del posto di lavoro e del lavoro svolto sulla postazione; è opportuno quindi individuare quanti posti di lavoro siano presenti, identici a quello descritto, e quanti posti siano anche se non identici, molto simili e procedere all’analisi del rischio per similitudini.

# 0 0

#

# 1 0

#

# 3 0

#

# 4 0

## 6 0

#

# 10 0 Non esistono di fatto interruzioni, se non di pochi minuti (meno di 5) in un turno di 7 - 8 ore.

RECUPERO

In un turno di 7 ore circa senza pausa mensa è presente una sola pausa di almeno 10 minuti,oppure in un turno di 8 ore è presente solo la pausa mensa (mensa non conteggiata nell'orario

Esiste un'interruzione del lavoro ripetitivo di almeno 5 min. ogni ora (contare anche la pausamensa)

Esistono 2 interruzioni al mattino e 2 al pomeriggio, oltre la pausa mensa, di almeno 7-10 minutiin turno di 7-8 ore; o comunque 4 interruzioni, oltre la pausa mensa, in turno di 7-8 ore; o 4

Esistono 2 pause di almeno 7-10 minuti l'una in turno di 6 ore circa (senza pausa mensa),oppure 3 pause oltre la pausa mensa in turno di 7-8 ore

Esistono due interruzioni oltre la pausa mensa di almeno 7-10 minuti in turno di 7-8 ore, (o 3interruzioni senza pausa mensa); oppure in turno di 6 ore, una pausa di almeno 7-10 minuti

MODALITÀ DI INTERRUZIONE DEL LAVORO A CICLI CON PAUSE O CON ALTRI LAVORI DICONTROLLO VISIVO (Massimo punteggio possibile = 10).Scegliere una sola risposta: è possibile scegliere valori intermedi

Scheda 2 – gli scenari di lavoro

La scheda 2 prevede ancora una volta sei scenari, ciascuno contrassegnato da un valore numerico crescente da 0 a 10. Ogni voce descrive l’entità dei movimenti delle braccia nel tempo(lenti,abbastanza rapidi, rapidi, rapidissimi)connessi alla possibilità o impossibilità di fare brevi interruzioni (ritmo costante o incostante). Vengono anche indicate delle “frequenze d’azione al minuto” di riferimento che aiutano ad individuare lo scenario più rappresentativo del compito in analisi.

# 0 0## 1 0## 3 0## 4 0## 6 0## 8 0

# 10 0

L'ATTIVITÀ DELLE BRACCIA E LA FREQUENZA DI LAVORO NELLO SVOLGERE I CICLI (Massimopunteggio possibile = 10).Scegliere una sola risposta: è possibile scegliere valori intermedi. (Descrivere l'arto più interessato)

I movimenti delle braccia sono lenti con possibilità di brevi frequenti interruzioni (20 azioni/minuto o 1azione ogni 3 secondi)

I movimenti delle braccia sono costanti e regolari e non troppo veloci. (30 azioni/minuto o 1 azione ogni 2secondi) con possibilità di brevi interruzioni.

I movimenti delle braccia sono più rapidi e costanti (circa 40 azioni/minuto) ma con possibilità di breviinterruzioni

I movimenti delle braccia sono abbastanza rapidi e costanti, (Circa 40 azioni/minuto) la possibilità diinterruzioni è più scarsa e non regolare.

I movimenti delle braccia sono rapidi e costanti.(50 azioni/minuto).Sono possibili solo occasionali e brevipause.

Frequenze elevatissime (70 azioni e oltre): non sono possbili interruzioni.

FREQUENZA

I movimenti delle braccia sono molto rapidi e costanti. La carenza di interruzioni rende difficile tenere ilritmo (60 azioni/minuto e oltre)

Scheda 3 – le posture incongrue

La scheda 3 descrive le posture incongrue:sono previsti 5 blocchi di domande, i primi 4 contrassegnati da una lettera (da A a D), l’ultimo blocco con il numero 3 (lettera E). I blocchi di domande con le lettere descrivono ognuno un segmento articolare; l’ultimo blocco descrive la presenza di stereotipia, cioè la presenza di gesti lavorativi (azioni tecniche) identici, ripetuti in almeno 2/3 del tempo.

# 1 UNA VOLTA OGNI POCHI CICLI 0

## 2 UNA VOLTA OGNI CICLO 0

## 4 CIRCA METÀ DEL CICLO 0

## 8 PIÙ DELLA METÀ DEL TEMPO 0

# 4 1/3 DEL TEMPO 0## 6 CIRCA METÀ DEL TEMPO 0#

(*) # 8 PIÙ DELLA METÀ DEL TEMPO 0#

(*) # 16 PRESSOCHÈ TUTTO IL TEMPO 0

……………………………………………………….

# 2 1/3 DEL TEMPO 0## 4 CIRCA METÀ DEL TEMPO 0## 6 PIÙ DELLA METÀ DEL TEMPO 0## 8 PRESSOCHÈ TUTTO IL TEMPO 0

……………………………………………………….

L'ATTIVITÀ LAVORATIVA COMPORTA USO DI FORZA DI GRADO MODERATO NEL:

FORZA

Tirare o spingere leveSchiacciare pulsantiChiudere o aprire

……………………………………………………………………

Premere o maneggiare componentiUso attrezzi

(*) N.B.: Le due condizioni segnalate non possono essere ritenute accettabili

L'ATTIVITÀ LAVORATIVA COMPORTA USO DI FORZA INTENSA,QUASI MASSIMALE NEL:

L'ATTIVITÀ LAVORATIVA COMPORTA CHE:

Vengono maneggiati oggetti che pesano più di 3 Kg

Le mani vengono usate come attrezzi per dare colpi

Si afferrano e si sollevano tra pollice e indice oggettidi peso superiore al Kg. (In Pinch)

Possono essere barrate più risposte: sommare i punteggi parziali ottenuti. Scegliere se necessario anche più punteggiintermedi e sommarli (Descrivere l'arto più interessato, lo stesso di cui si descriverà la postura).

SE SI:

Uso attrezzi……………………………………………………………………

PRESENZA DI ATTIVITÀ LAVORATIVE CON USO RIPETUTO DI FORZA DELLE MANI/BRACCIA(ALMENO UNA VOLTA OGNI POCHI CICLI DURANTE TUTTA L'OPERAZIONE O COMPITOANALIZZATO):

Tirare o spingere leveSchiacciare pulsantiChiudere o aprirePremere o maneggiare componenti

Si usa il peso del corpo per ottenere la forzanecessaria per compiere un'azione lavorativa

SI NO

La scheda 4 – i compiti ripetitiviLa scheda 4 La compilazione della check list ha previsto

la valutazione delle postazioni di lavoro caratterizzate da compiti ripetitivi, direttamente presso i posti di lavoro, comprendendo l’analisi sintetica di ciascuno dei fattori di rischio, quali la frequenza d’azione, la forza, la postura di ognuna delle principali articolazioni dell’arto superiore, nonché i fattori complementari. La somma dei singoli punteggi di rischio per ciascuno dei fattori, porta ad un valore finale che consente di stimare la fascia rischio: verde (rischio assente), gialla (rischio lieve), rossa (rischio presente), molto rossa (rischio elevato). I valori ricavati dalla check list sono comparabili a quelli ottenibili con l’indice di rischio OCRA

# 1

# 2

# 4

# 8A

# 2

# 4

# 8 B

# 2

# 4

# 8C

Afferra oggetti o pezzi o strumenti con la punta delle dita o con le ultime falangi:

A dita strette (Pinch) # 2 Per circa 1/3 del tempo

A mano quasi completamente allargata (Presa palmare)# 4 Per più di metà del tempo

Tenendo le dita a forma di uncino # 8 Per circa tutto il tempo D

# E

POSTURA

N.B.: Usare il valore più altro ottenuto tra i 4 blocchi di domande (A, B, C, D) preso una sola volta esommarlo eventualmente all'ultima domanda (E)

Presenza di gesti lavorativi della spalla e/o del gomito e/o del polso e/o mani identici, ripetuti per almeno 2/3 del tempo (Barrare comunque

Il polso deve fare piegamenti estremi o assumere posizionifastidiose per più di metà del tempo

Il gomito deve eseguire movimenti bruschi (Movimenti a scatto o dare colpi ) per circa 1/3 del tempoIl gomito deve eseguire movimenti bruschi (Movimenti a scatto o dare colpi ) per più di metà del tempoIl gomito deve eseguire movimenti bruschi (Movimenti a scatto o dare colpi ) per circa tutto il tempo

(Descrivere il più interessato)

PRESENZA DI POSIZIONI SCOMODE DELLE BRACCIA DURANTE LO SVOLGIMENTO DELCOMPITO RIPETITIVO (Massimo punteggio ottenibile = 11):

Il braccio/le braccia non sono appoggiate sul piano di lavoroma sono sollevate di poco per più di metà del tempo

Le braccia sono mantenute senza appoggio quasi ad altezzaspalle per circa tutto il tempo

Il polso deve fare piegamenti estremi per circa tutto il tempo

Il polso deve fare piegamenti estremi o assumere posizionifastidiose (Ampie flessioni o estensioni o ampie deviazioni

Le braccia sono mantenute senza appoggio quasi ad altezzaspalle per più di metà del tempo

Le braccia sono mantenute senza appoggio quasi ad altezzaspalle per circa 1/3 del tempo

DESTRO SINISTRO ENTRAMBI

Le fasce di rischio

Le fasce di rischio delle check-list sono state ulteriormente suddivise in 7 sub-aree per offrire una più analitica distribuzione dei valori, come illustrato nello schema successivo.

Tabella 1 : Le fasce di rischio e i corrispondenti valori di Check- list e indice OCRA

RRRIIISSSCCCHHHIIIOOO AAASSSSSSEEENNNTTTEEE ===FFFAAASSSCCCIIIAAA VVVEEERRRDDDEEE CCCHHHEEECCCKKK---LLLIIISSSTTT fffiiinnnooo aaa 666 OOOCCCRRRAAA 222

RRRIIISSSCCCHHHIIIOOO LLLIIIEEEVVVEEE === FFFAAASSSCCCIIIAAA GGGIIIAAALLLLLLAAA CCCHHHEEECCCKKK---LLLIIISSSTTT fffiiinnnooo aaa 666...111---111111...999 OOOCCCRRRAAA 222...111---333...999

RRRIIISSSCCCHHHIIIOOO MMMEEEDDDIIIOOO === FFFAAASSSCCCIIIAAA RRROOOSSSSSSAAA CCCHHHEEECCCKKK---LLLIIISSSTTT fffiiinnnooo aaa 111222---111888...999 OOOCCCRRRAAA 444---777...999

RRRIIISSSCCCHHHIIIOOO EEELLLEEEVVVAAATTTOOO ===FFFAAASSSCCCIIIAAA LLLIIILLLLLLAAA CCCHHHEEECCCKKK---LLLIIISSSTTT 111999 eee ooollltttrrreee OOOCCCRRRAAA 888 eee ooollltttrrreee

RISCHIO ELEVATISSIMO Oltre 29

RISCHIO ELEVATO Da 19 a 29

RISCHIO MEDIO da 15 a 18,9

RISCHIO PRESENTE da 12 a 14,9

RISCHIO LIEVE da 9,1 a 11,9

RISCHIO MOLTO LIEVE da 6,1 a 9 RISCHIO ASSENTE fino a 6

ATMOSFERE ESPLOSIVE: QUADRO NORMATIVO E PROCEDURE

OPERATIVE

Ing. Francesco Geri

Quadro normativo

La sigla ATEX (ATmospheres EXplosibles) si riferisce a due nuove direttive dell’Unione Europea sul rischio di deflagrazione in diverse aree.

Quadro normativo

La sicurezza in questi luoghi di lavoro èregolamentata dal D.Lgs. 233 del 12/06/03 “Attuazione della direttiva 1999/92/CE relativa alle prescrizioniminima per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive” e dal D.P.R. 126 del 23/03/98 “Regolamento recante norme per l’attuazione della direttiva 94/9/CE in materia di apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva”.

La correlazione fra le zone e le categoriedi apparecchiature è un requisito minimo.

Se le norme nazionali dovessero prescrivere requisitipiù severi, troveranno applicazione questi ultimi.

Quadro normativo

Nel D.Lgs 233/03, il legislatore ha introdotto il titolo VIII bis del D.Lgs. 626/94, attribuendo nuovi obblighi ai datori di lavoro in materia di sicurezza, inoltre sono chiamate in causa diverse figure professionali. Il rischio di esplosione interessa diversi settori produttivi, che vanno dalle aziende agricole e alimentari, a quelli della produzioni di carta a quelli di prodotti chimici e farmaceutici etc.

Quadro normativo

Le Direttive europee e quindi il titolo VIII-bis del D.Lgs 626/94 considerano, ai fini della valutazione del rischio, soltanto le atmosfere esplosive in aria a pressione ordinaria (0,8-1,1 bar) ed a temperatura ordinaria (-20 /+60 °C), ma non prendono in considerazione:

• i serbatoi in pressione contenenti miscele• materiali esplosivi • apparecchiature per gas

poichè soggetti già ad altre disposizioni legislative.

I nuovi aspetti

Obbliga il datore di lavoro a ripartire in zone le aree a rischio (classificazione) come indicato nell’allegato XV-bise che nelle aree vengano applicate le prescrizioni minime di cui all’allegato XV-ter

l’art. 88-octies

Obbliga il datore di lavoro al coordinamento di tutte le imprese che operano nello stesso luogo di lavoro

l’art. 88-septies

Obbliga il datore di lavoro a prendere provvedimento affinché gli ambienti di lavoro siano strutturati ed abbiano quanto necessario per svolgere il lavoro in condizioni di sicurezza

l’art. 88-sexies

Obbliga il datore di lavoro ad un’attenta valutazione dei rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive

l’art. 88-quinques

Obbliga il datore di lavoro ad adottare tutte le misure tecniche ed organizzative adeguate alla natura dell’attività

l’art. 88-quater

Definisce che cosa si intende per atmosfera esplosival’art. 88-ter

Definisce il campo di applicazionel’art. 88-bis

I nuovi aspetti

obbliga il datore di lavoro a provvedere che le installazioni elettriche nelle aree classificate come zone 0, 1, 20 e 21 ai sensi dell’allegato XV-bis siano sottoposte a verifiche

l’art 88-undecies

•a che i lughi di lavoro che comprendono aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive per la prima volta dopo il 30 giugno 2003 soddisfino le prescrizioni minime stabilite dal presente decreto;•a che i luoghi di lavoro che comprendono aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive già utilizzati prima del 30 giugno 2003, debbano soddisfare entro il 30 giugno 2006 le prescrizioni minime stabilite dal presente decreto;

Obbliga il datore di lavorol’art. 88-decies

Obbliga il datore di lavoro ad elaborare e tenere aggiornato un documento denominato “documento sulla protezione contro le esplosioni”

l’art. 88-novies

I nuovi aspetti

da l’indicazione del “segnale di avvertimento per indicare le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive”

l’allegato XV-quater

stabilisce le “prescrizioni minime per il miglioramento della protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive”ed i “criteri per la scelta degli apparecchi e dei sistemi di protezione”

l’allegato XV-ter

definisce la “ripartizione delle aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive”. La classificazione delle aree a rischio di esplosione consiste nel ripartirle in zone in base alla frequenza e alla durata della presenza di atmosfere esplosive (zona 0, 1 e 2 per i gas; zone 20, 21 e 22 per le polveri combustibili)

l’allegato XV-bis

stabilisce che al D.Lgs. sono aggiunti gli allegati XV-bis, XV-ter e XV-quater

l’art. 5

Il DL 81/08

Il Dl 81/08 al titolo XI tratta delle atmosfere esplosive.

In particolare dagli articoli 287 all’articolo 297

Nell’allegatoXLIX tratta della classificazione dei luoghi/zone

DEFINIZIONI D’ATMOSFERE ESPLOSIVE ED ESPLOSIONE

Un’atmosfera esplosiva è “una miscela con aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili combustibili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo l’accensione, la combustione si propaga all’insieme della miscela incombusta”.

Secondo le nuove direttive, ora anche la polvereè considerata un’atmosfera esplosiva.

TIPI DI ESPLOSIONE

Nella pratica delle investigazioni in caso di esplosione, si distinguono due tipologie principali di esplosioni:

• Esplosioni meccaniche• Esplosioni chimicheTra queste due tipologie vi sono gradi di esplosioni

intermedie. La differenza consiste nel meccanismo di formazione dell'onda di pressione.

ESPLOSIONI DI TIPO MECCANICO

In questo tipo di esplosione, una elevata pressione di gas produce reazioni di tipo fisico. Queste reazioni non causano cambiamenti della natura chimica di base delle sostanze all'interno di contenitori.

ESEMPIO: esplosioni di vapore

Il BLEVE (boiling liquid expanding vapor explosion) è un tipo di esplosione meccanica che coinvolge contenitore contenenti liquidi sotto pressione a temperatura al di sopra del punto di ebollizione a pressione atmosferica.

La rottura del contenitore determina un rilascio di liquido pressurizzato il quale tende ad evaporare istantaneamente.

Nel caso di sostanza infiammabile, può subire un innesco sia dal calore rilasciato dalla stessa depressurizzazione, sia da sorgenti di attrito elettrostatico creati dall'esplosione sia da frammenti

ESPLOSIONI CHIMICHE

Nelle esplosioni chimiche la generazione di alte pressioni dei gas è il risultato di reazioni esoteriche derivanti dalla variazione della natura chimica di base del materiale combustibile. Le esplosioni chimiche possono coinvolgere combustibili solidi o miscugli esplosivi. Più solitamente sono legate a reazioni che coinvolgono gas, vapori, polveri miscelati con aria.

ESPLOSIONI

Le esplosioni possono essere classificate in funzione dei materiali infiammabili coinvolti. I piùcomuni sono:

• Gas infiammabili• Vapori di liquidi combustibili ed infiammabili • Polveri• Esplosivi deflagranti• Esplosivi detonanti• Esplosione di prodotti effluenti di incendi con

incompleta combustione (backdraft explosion)

Esplosioni dovute a combustione

Le più comuni esplosioni chimiche sono quelle causate dalla combustione di idrocarburi.

Nelle esplosioni generate da rapide combustioni, la elevata pressione che si genera dalla rapida combustione del fluido infiammabile, determina la produzione di un elevato volume di prodotti di combustione e gas caldi. Questo tipo di reazioni sono classificate come deflagrazionio detonazioni in funzione della velocità di propagazione del fronte di fiamma.

La ATEX si riferisce alle DEFLAGRAZIONI

ESPLOSIONI

Gli elementi essenziali affinche avvenga l’esplosione sono:

• il combustibile (sotto forma di gas, vapori, nebbie e/o polveri);

• il comburente (l’ossigeno presente nell’aria in conc. del 21%)

• l’innesco, elettrico (scintilla provocata da una scarica, etc.) oppure termico (temperature eccessive provocate da fiamme, etc.).

ESPLOSIONIIl pericolo d’esplosione e strettamente legato ai

materiali ed alle sostanze trattate all’interno dell’ambiente lavorativo.

Affinche vi sia un’esplosione non basta la presenza della miscela combustibile, ma deve aversi una concentrazione di combustibile e comburente compresa entro determinati limiti d’esplodibilita;

- Limite Inferiore d’Esplodibilita” (LEL: LowerEsplosive Limit)

- Limite Superiore d’Esplodibilita” (UEL: Upper Esplosive Limit).

EFFETTI DELL'ONDA D'URTO

Le conseguenze più gravi di un'esplosione nei confronti dell'ambiente circostante sono quelle arrecate dall'onda di pressione che si abbatte sulle persone e sulle strutture.

Anche altri pericoli, come la proiezione di missili e l'incendio possono assumere la loro importanza. Nella tabella che segue è riportato un elenco dei danni che possono verificarsi alle varie sovrapressioni

EFFETTI DELL'ONDA D'URTO

Limite per piccoli danni0,02

Distruzione del 50% dei vetri0,025

Distruzione totale dei vetri – danni alle persone0,07

Distruzione del 50% delle case in mattoni0,16

Rottura dei serbatoi di deposito0,25

Distruzione totale delle case0,45

Ribaltamento dei vagoni ferroviari0,5

Gravi danni al macchinario industriale0,6

Distruzione dei muri in cemento armato0,7

Danni correlati al livello di sovrapressionep1 - p0[bar]

EFFETTI DELL'ONDA D'URTO

La soglia di valori previsti corrisponde al valore di danni gravi alla popolazione sana (lesioni irreversibili) come definito dalle Linee Guida Nazionali per la pianificazione dell’emergenza esterna (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile - Gennaio 1994), dal D.M. 15 maggio 1996 e dal D.M. 9 maggio 2001.

Un’esplosione, puo causare indirettamente conseguenze ancora piu gravi, innescando altri eventi incidentali a catena, i cosiddetti effetti domino.

Valori di riferimento per la valutazione degli

effettiEsplosioni / UVCE

(sovrapressioni di picco)

0,6 bar

0,3 bar1

0,07 bar

BLEVE/Sfera di fuoco

(radiazione termica variabile)

Raggio

fireball

200

KJ/m2

Incendi

(radiazione termica stazionaria)

12,5 KW/m2 5 Kw/m2

Nubi di vapori infiammabili/ FLASH

FIRE

LFL 0,5 x LFL

Nubi di vapori tossici LC50 IDLH

Deflagrazione

La massima pressione teorica sviluppabile in una deflagrazione, può, sotto certe circostanze, arrivare a 7-9 atmosfere. Nelle situazioni comunemente incontrate come le esplosione da fughe di gas in costruzioni residenziali o commerciali, la pressione massima può arrivare ad un valore un po’ più alto rispetto al valore che i principali elementi della struttura che contiene la miscela gas-aria, quali murature, solai, porte larghe, possono sostenere senza rompersi.

Deflagrazione

I fattori che possono influenzare gli effetti dell'esplosione sono:

• Tipo e stato del combustibile• Natura, volume e forma del sistema di

contenimento• Localizzazione e magnitudo della sorgente

di ignizione• Grado di aumento della pressione

ESPLOSIONI GENERALIZZATE

Le esplosioni generalizzate accadono spesso quando le sostanze combustibili sono disperse o diffuse nel momento in cui avviene l’innesco, ed il grado di incremento di pressione è moderato, con velocità del fronte di fiamma sub sonico (deflagrazione).

Gas combustibili

Gas combustibili, come il gas naturale ed i gas di petrolio , spesso producono esplosioni generalizzate. Questo perchéquesti gas spesso sono confinati in strutture di grandi dimensioni che li contengono, come stanze singole o intere appartamenti, e le loro velocità di esplosione sono subsoniche.

Esplosioni di gas combustibili

Polveri

Qualunque materiale combustibile può esplodere quando è in forma di polvere. Nei granuli la superficie offerta all'ossidazione è importante in funzione al volume. La lunghissima lista delle polveri che possono esplodere comprende sostanze di larga diffusione come grano, farina, granturco, zucchero, cacao, malto, amido, fibre di cotone, legno, materie plastiche, urea, carbone, alluminio, magnesio, titanio, uranio, zirconio.

Polveri

Le esplosioni più frequenti riguardano le polveri di legno (34,5%), quelle di cereali (28,2%); seguono le materie plastiche (12,6%), il carbone (10,9%) ed i metalli (10,4%). Affinchè una combustione di polvere abbia inizio e si sviluppi successivamente come esplosione, occorre che sia soddisfatta una serie di condizioni:

• La sostanza deve essere combustibile• I granuli debbono avere le dimensioni che consentano la

propagazione della fiamma• La concentrazione in aria (o nel comburente) deve

essere compresa entro opportuni limiti• Il processo di combustione deve essere innescato da

una sorgente di accensione di adeguata energia.

Polveri

Testimoni oculari raccontano che raramente le esplosioni interessano ambienti limitati esaurendosi con una sola escursione.

In generale si producono scoppi in successione. Una prima esplosione nata dall'innesco di un volume ridotto, è di per sé normalmente priva di grosse conseguenze.

A causa però dello spostamento d'aria si provoca la diffusione della polvere depositata sulle superfici contigue che genera nuove miscele esplosive e quindi una catena di esplosioni sempre più importanti.

Esplosioni di polveri nei processi di finitura di manufatti in alluminio e leghe

Esplosioni di polveri nei processi di finitura di manufatti in alluminio e leghe

Esplosione delle polveri

ELENCO SETTORI DI INTERESSE

Esplosioni di gas e vapori

Le esplosioni più comuni sono quelle che coinvolgono gas e vapori, in particolare gas combustibili o i vapori di liquidi infiammabili. Nella seguente sono riportate le caratteristiche dei più comuni gas. Le miscele gassose combustibile-aria sono quelle piùsuscettibile di causare un'esplosione a seguito di una ignizione. Le temperature di ignizione sono dell'ordine di 370°C a 590°C. La minima energia di ignizione è dell'ordine dei millijule, ed in particolare variabile tra 0,17 e 0,25 millijoule.

Esplosioni di gas e vaporiIn buona parte della letteratura inerente l'investigazione

sulle cause di esplosione, viene indicato che occorre occupare interamente un volume di miscela aria-gas combustibile, per avere un'esplosione.

Inoltre esplosioni di miscele di gas intorno al limite inferiore(LEL) o al limite superiore di esplosività (UEL) producono esplosioni meno violente di miscele che si trovano nella concentrazione ottima stechiometrica.

Questo perché una concentrazione minore del grado stechiometrico determina una più bassa velocità del fronte di fiamma e quindi una minore pressione massima. Una esplosione nell'intorno del LEL produce in genere un tipo di danno di brado basso

Esplosioni di gas e vapori

Una miscela con una concentrazione ottimale gas-aria (limite stechiometrico) produce l'esplosione più violenta, in quanto le condizioni di combustione sono ottimali, quindi la velocità del fronte di fiamma è la massima possibile, quindi èmassimo l'incremento di pressione ed il valore assoluto della pressione raggiunta nell'esplosione

Caratteristiche principali delle esplosioni

Esplosioni con gas-bassa energia d’innesco (20 –300 uJ)-temperatura accensione relativamente alta

(generalmente > 250°C)

Esplosioni con polveri-alta energia d’innesco (5 –500 mJ)-temperatura accensione relativamente bassa

(generalmente < 200°C)-Pressione massima: 4 –10 bar-l’esplosione innesca reazioni a catena

ADEMPIMENTI DI LEGGE

L’applicazione delle disposizioni previste dal D.Lgs. 233/03 e obbligatoria in tutte le attività o luoghi di lavoro dove possono essere presenti atmosfere esplosive dovute a gas, vapori, nebbie e polveri; rientrano nella tipologia anche i lavori svolti in sotterraneo ed i veicoli destinati ad essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive.

ADEMPIMENTI DI LEGGEInvece esso non si applica a:a) aree utilizzate direttamente per le cure mediche dei

pazienti;b) uso d’apparecchi a gas di cui al D.P.R. n.661 del

15/11/96;c) produzione, manipolazione, uso, stoccaggio e trasporto

d’esplosivi o di sostanze chimicamente instabili;d) industrie estrattive soggette al D.Lgs. n. 624 del

25/11/96;e) impiego di mezzi di trasporto terrestre, marittimo, fluviale

ed aereo per i quali si applicano le pertinenti disposizioni d’accordi internazionali

obblighi che il decreto impone al datore di lavoro

Adempimenti entro il 10/09/2003

• Effettuare la valutazione del rischio d’esplosione (art. 88-quinquies);• Porre in atto le misure di prevenzione, protezione ed organizzative

(art.88-quater, art.88-sexies)• Classificare le zone con pericolo d’esplosione (art. 88-octies,

comma 1)• Attuare procedure di coordinamento (art. 88-septies), obbligo gia

previsto dall’art. 7• Redigere il documento contro le esplosioni (art. 88-novies)• Verifiche periodiche (art. 88-undecies) obbligo gia previsto DPR

462/01• Attuare le misure di sicurezza previste nell’allegato XV-ter punto A• Attuare le misure di sicurezza previste nell’allegato XV-ter punto B

Adempimenti entro il 10/06/2006

• Segnalazione delle zone con pericolo d’esplosione (art. 88-octies, comma 3)

• Attuare le misure di sicurezza previste nell’allegato XV-ter punto A

Disposizioni per gli ambienti di lavoro

• Luoghi di lavoro esistenti devono essere conformi all’allegato XV-ter punto A, entro il 30/06/2006.

• Attrezzature di lavoro gia in uso devono essere conformi all’allegato XV-ter punto A dal 30/06/2003.

• Luoghi di lavoro nuovi devono essere conformi all’allegato XV-ter punto A dal 30/06/2003.

• Attrezzature di lavoro nuove devono essere conformi all’allegato XV-ter punto B dal 30/06/2003.

Allegato XV-ter punto AA. PRESCRIZIONI MINIME PER IL MIGLIORAMENTO DELLA

PROTEZIONE DELLA SICUREZZA E DELLA SALUTE DEI LAVORATORI CHE POSSONO ESSERE ESPOSTI AL RISCHIO DI ATMOSFERE ESPLOSIVE.

Osservazione preliminare.Le prescrizioni di cui al presente allegato si applicano:

a) alle aree classificate come pericolose in conformita' dell'allegato XV-bis, in tutti i casi in cui lo richiedano le caratteristiche dei luoghi di lavoro, dei posti di lavoro, delle attrezzature o delle sostanze impiegate ovvero i pericoli derivanti dalle attivita' correlate al rischio di atmosfere esplosive;

b) ad attrezzature in aree non esposte a rischio di esplosione che sono necessarie o contribuiscono al funzionamento delle attrezzature che si trovano nelle aree a rischio di esplosione.

Allegato XV-ter punto A1. Provvedimenti organizzativi.1.1. Formazione professionale dei lavoratori.Il datore di lavoro provvede ad una sufficiente ed adeguata formazione in

materia di protezione dalle esplosioni dei lavoratori impegnati in luoghi dove possono formarsi atmosfere esplosive.

1.2. Istruzioni scritte e autorizzazione al lavoro.Ove stabilito dal documento sulla protezione contro le esplosioni:a) il lavoro nelle aree a rischio si effettua secondo le istruzioni scritte

impartite dal datore di lavoro;b) e' applicato un sistema di autorizzazioni al lavoro per le attivita'

pericolose e per le attivita' che possono diventare pericolose quando interferiscono con altre operazioni di lavoro.

Le autorizzazioni al lavoro sono rilasciate prima dell'inizio dei lavori da una persona abilitata a farlo.

Allegato XV-ter punto A2. Misure di protezione contro le esplosioni.2.1. Fughe e emissioni, intenzionali o no, di gas, vapori, nebbie o

polveri combustibili che possano dar luogo a rischi di esplosioni sono opportunamente deviate o rimosse verso un luogo sicuro o, se cio' non e' realizzabile, contenuti in modo sicuro, o resi adeguatamente sicuri con altri metodi appropriati.

2.2. Qualora l'atmosfera esplosiva contenga piu' tipi di gas, vapori, nebbie o polveri infiammabili o combustibili, le misure di protezione devono essere programmate per il massimo pericolo possibile.

2.3. Per la prevenzione dei rischi di accensione, conformemente all'articolo 88-quater, si tiene conto anche delle scariche elettrostatiche che provengono dai lavoratori o dall'ambiente dilavoro che agiscono come elementi portatori di carica o generatori di carica. I lavoratori sono dotati di adeguati indumenti di lavorofabbricati con materiali che non producono scariche elettrostatiche che possano causare l'accensione di atmosfere esplosive.

Allegato XV-ter punto A• 2.4. Impianti, attrezzature, sistemi di protezione e tutti i loro dispositivi di

collegamento sono posti in servizio soltanto se dal documento sulla protezione contro le esplosioni risulta che possono essere utilizzati senza rischio in un'atmosfera esplosiva. Cio' vale anche per attrezzature di lavoro e relativi dispositivi di collegamento che non sono apparecchi o sistemi di protezione ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 126, qualora possano rappresentare un pericolo di accensione unicamente per il fatto di essere incorporati in un impianto. Vanno adottate le misure necessarie per evitare il rischio di confusione tra i dispositivi di collegamento.

• 2.5. Si devono prendere tutte le misure necessarie per garantire che le attrezzature di lavoro con i loro dispositivi di collegamento a disposizione dei lavoratori, nonche' la struttura del luogo di lavoro siano state progettate, costruite, montate, installate, tenute in efficienza e utilizzate in modo tale da ridurre al minimo i rischi di esplosione e, se questa dovesse verificarsi, si possa controllarne o ridurne al minimo la propagazione all'interno del luogo di lavoro e dell'attrezzatura. Per detti luoghi di lavoro si adottano le misure necessarie per ridurre al minimo gli effetti sanitari di una esplosione sui lavoratori.

• 2.6. Se del caso, i lavoratori sono avvertiti con dispositivi ottici e acustici e allontanati prima che le condizioni per un'esplosione siano raggiunte.

Allegato XV-ter punto A2.7. Ove stabilito dal documento sulla protezione contro le

esplosioni, sono forniti e mantenuti in servizio sistemi di evacuazione per garantire che in caso di pericolo i lavoratori possano allontanarsi rapidamente e in modo sicuro dai luoghi pericolosi.

2.8. Anteriormente all'utilizzazione per la prima volta di luoghi di lavoro che comprendono aree in cui possano formarsi atmosfere esplosive, e' verificata la sicurezza dell'intero impianto per quanto riguarda le esplosioni. Tutte le condizioni necessarie a garantire protezione contro le esplosioni sono mantenute.

La verifica del mantenimento di dette condizioni e' effettuata da persone che, per la loro esperienza e formazione professionale, sono competenti nel campo della protezione contro le esplosioni.

2.9. Qualora risulti necessario dalla valutazione del rischio:

a) deve essere possibile, quando una interruzione di energia elettrica puo' dar luogo a rischi supplementari, assicurare la continuita' del funzionamento in sicurezza degli apparecchi e dei sistemi di protezione, indipendentemente dal resto dell'impianto in caso della predetta interruzione;

b) gli apparecchi e sistemi di protezione a funzionamento automatico che si discostano dalle condizioni di funzionamento previste devono poter essere disinseriti manualmente, purche' cio' non comprometta la sicurezza. Questo tipo di interventi deve essere eseguito solo da personale competente;

c) in caso di arresto di emergenza, l'energia accumulata deve essere dissipata nel modo piu' rapido e sicuro possibile o isolata in modo da non costituire piu' una fonte di pericolo.

Allegato XV-ter punto A

2.10. Nel caso di impiego di esplosivi e' consentito, nella zona 0 o zona 20 solo l'uso di esplosivi di sicurezza antigrisutosi, dichiarati tali dal fabbricante e classificati nell'elenco di cui agli articoli 42 e 43 del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1956, n. 320.

• L'accensione delle mine deve essere fatta elettricamente dall'esterno.

• Tutto il personale deve essere fatto uscire dal sotterraneo durante la fase di accensione delle mine.

Allegato XV-ter punto A

2.11. Qualora venga rilevata in qualsiasi luogo sotterraneo una concentrazione di gas infiammabile o esplodente superiore all'1 per cento in volume rispetto all'aria, con tendenza all'aumento, e non sia possibile, mediante la ventilazione o con altri mezzi idonei, evitare l'aumento della percentuale dei gas oltre il limite sopraindicato, tutto il personale deve essere fatto sollecitamente uscire dal sotterraneo.

Analogo provvedimento deve essere adottato in caso di irruzione massiva di gas.

Allegato XV-ter punto A2.12. Qualora non sia possibile assicurare le condizioni di

sicurezza previste dal punto precedente possono essere eseguiti in sotterraneo solo i lavori strettamente necessari per bonificare l'ambiente dal gas e quelli indispensabili e indifferibili per ripristinare la stabilita'delle armature degli scavi.

Detti lavori devono essere affidati a personale esperto numericamente limitato, provvisto dei necessari mezzi di protezione, comprendenti in ogni caso l'autoprotettore, i quali non devono essere prelevati dalla dotazione prevista dall'articolo 101 del decreto del Presidente della Repubblica n. 320 del 1956 per le squadre di salvataggio.

B. CRITERI PER LA SCELTA DEGLI APPARECCHI E DEI SISTEMI DI PROTEZIONE

Qualora il documento sulla protezione contro le esplosioni basato sulla valutazione del rischio non preveda altrimenti, in tutte le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive sono impiegati apparecchi e sistemi di protezione conformi alle categorie di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 126.

In particolare, in tali aree sono impiegate le seguenti categorie di apparecchi, purche' adatti, a seconda dei casi, a gas, vapori o nebbie e/o polveri:

1. nella zona 0 o nella zona 20, apparecchi di categoria 1;2. nella zona 1 o nella zona 21, apparecchi di categoria 1 o di

categoria 2;3. nella zona 2 o nella zona 22, apparecchi di categoria 1, 2 o

3.

L’art. 3 del D.Lgs. 233/03 modifica l’art. 89, com. 2) lett. a) del D.Lgs. 626/94 introducendo nuove sanzioni penali per eventuali inadempienze (arresto o ammenda ) a carico del datore di lavoro in particolare come mostra la seguente tabella:

CLASSIFICAZIONE DELLE AREE

Il D.Lgs. 233/03 nell’art. 88-octies impone al datore di lavoro di ripartire in zone (secondo l’allegato XV-bis), le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive. Una volta effettuata tale classificazione, se dovessero rilevarsi zone caratterizzate da una quantita di atmosfera esplosiva tale da richiedere provvedimenti di protezione per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, si effettuera la scelta delle adeguate apparecchiature ed attrezzature di protezione.

I provvedimenti che si adotteranno, in ottemperanza con quanto stabilito dall’allegato XV-ter, parte A, saranno proporzionati alla classificazione effettuata.

CLASSIFICAZIONE DELLE AREE

La ripartizione delle aree in zone avviene in base a:

• frequenza • durata della presenza di atmosfere

esplosive.Il decreto citato, prevede la classificazione

delle aeree in diverse zone

CLASSIFICAZIONE DELLE AREE

le aree pericolose nell’all.to XV bis vengono suddivise in tre tipologie: zona 0, 1 e 2, a seconda che la permanenza dell’atmosfera esplosiva sia presente rispettivamente:

• per lungo periodo (oltre 1000 ore/anno)• occasionalmente (fra 10 e 1000ore/anno)• per breve durata (fra 0,1 e 10 ore/anno)

Miscele di aria gas, vapore o nebbia

• Zona 00 Area in cui e presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un’atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia

• Zona 01 Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva, consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori o nebbia, e probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività.

• Zona 02 Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva, consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori o nebbia, e probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività.

Polveri

• Zona 20 Area in cui e’ presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria.

• Zona 21 Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria, e’ probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività.

• Zona 22 Area in cui durante le normali attività non e probabile la formazione di un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata.

CLASSIFICAZIONE DELLE AREE

Dovendo esprimere in indice probabilistico la durata complessiva di atmosfera esplosiva in un anno, si possono utilizzare gli indici riportati nella CEI 31-35.

La classificazione dei luoghi pericolosi è oggetto di normativa europea: la EN 60079 (CEI 31-30) per i gas, vapori e nebbie, la EN 50281-3 (CEI 31-52) per le polveri combustibili.

Si tratta in verità di norme a carattere generale; per applicazioni specifiche bisogna ricorrere a Guide applicative.

CLASSIFICAZIONE DELLE AREE

La definizione delle zone pericolose e della loro estensione si basa sulla individuazione delle sostanze pericolose, delle sorgenti di emissione con relativa portata e del grado di ventilazione dell’ambiente. La classificazione dei luoghi pericolosi per la presenza di polvere può presentare maggiori difficoltà per l’incertezza nella determinazione di alcuni parametri come ad esempio la granulometria, il limite inferiore di infiammabilità, l’energia minima di innesco.

CLASSIFICAZIONE DELLE AREE

La CEI 31-30 effettua la classificazione in base alle caratteristiche dell’ambiente (aperto, chiuso ecc), delle sostanze (densità relativa rispetto all’aria, etc.), delle sorgenti di emissioni (grado e portata di emissione), del grado di ventilazione (portata minima volumetrica , concentrazione) e della disponibilità della ventilazione.

CLASSIFICAZIONE DELLE AREE

La CEI 31-52 distingue i casi in cui la presenza di atmosfere esplosive sia dovuta a nube e/o a strati di polvere. La classificazione viene effettuata in base alle caratteristiche dei materiali (dimensioni delle particelle, contenuto di umidità, temperatura minima di innesco della nube e dello strato etc.), ai punti nei quali possono essere presenti contenimenti di polvere o sorgenti di emissione ed alla probabilità di emissioni di polvere da tali sorgenti.

CLASSIFICAZIONE DELLE AREE

Solo dopo queste fasi si possono definire le zone e le loro estensioni.

In definitiva la classificazione delle zone pericolose per la presenza o probabilitàdell’atmosfera esplosiva e il punto di partenza per una corretta valutazione dei rischi.

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI ESPLOSIONE

Essa viene effettuata su base statistica e si identifica con un indice di probabilità di accadimento dell’evento e un altro di gravità del danno presumibile. Più precisamente, in funzione delle caratteristiche dell’impianto, delle sostanze e dei processi utilizzati con le loro possibili interazioni, deve essere valutata la probabilità e durata della presenza di atmosfere esplosive e delle sorgenti di innesco, nonchél’entità degli effetti prevedibili..

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI ESPLOSIONE

Per l’individuazione di tali parametri si può fare riferimento alla norma UNI EN 1127-1, secondo cui l’innesco può essere causato da cause varie come ad esempio: superfici calde, fiamme libere o materiale incandescente, scintille per causa meccanica, apparecchiature elettriche, correnti vaganti e protezione catodica, cariche elettrostatiche, fulmini, campi e radiazioni elettromagnetici, radiazioni ionizzanti, ultrasuoni, compressioni adiabatiche, reazioni chimiche

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI ESPLOSIONE

Il processo di valutazione del rischio di esplosione va effettuato caso per caso, non presentando una soluzione aprioristicamente valida. Il decreto dispone, infatti, all’art. 88- quinquies, che nell’assolvere gli obblighi stabiliti dall’articolo 4, il datore di lavoro valuta i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive, tenendo conto almeno dei seguenti elementi:

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI ESPLOSIONE

a. Probabilita e durata della presenza di atmosfere esplosive

b. Probabilita che le fonti di accensione, comprese le scariche elettrostatiche, siano presenti e divengano attive ed efficaci

c. Caratteristiche dell’impianto, sostanze utilizzate, processi e loro possibili interazioni

d. Determinare i possibili effetti prevedibili di un’esplosionee. I rischi di esplosione sono valutati complessivamente.f. Nella valutazione dei rischi di esplosione vanno presi in

considerazione i luoghi che sono o possono essere in collegamento, tramite aperture, e quelli in cui possono formarsi atmosfere esplosive.

Le metodologie applicabili

Per la valutazione dei rischi non esistono metodologie obbligatorie da seguire, ma bisogna tener conto della complessitadell’azienda/impianto produttivo che si sta valutando. Definendo il rischio

R = P x D,i fattori Probabilita (P) e Danno (D) possono

essere cosi stimati:

Le metodologie applicabiliper le piccole e medie imprese (impianti semplici) si può

utilizzare: a) la linea guida “Comunicazione della commissione

relativa alla Guida di buone prassi a carattere non vincolante per l’attuazione della direttiva 1999/92/CE”del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa alle prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive

b) il modello elaborato da cinque organismi notificati (per la direttiva ATEX) “Methodology for the RiskAssessment of Unit Operations and equipment for Usein Potentially Explosive Atmospheres elaborata dal EU Project N: SMT4-CT97-2169”;

Le metodologie applicabilinelle aziende con rischi di incidente rilevante (impianti

complessi) come quelle soggette al D.Lgs. 334/99 (ex DPR 175/88) si potra ricorre ad altre metodologie statistiche, quali:

- FMEA (identificazioni degli effetti conseguenti a guasti singoli di componenti o dispositivi di sicurezza)

- HAZOP (identificazioni degli effetti conseguenti a deviazioni dei parametri di processo)

- FAULT TREE (combinazione di eventi che comportano un effetto indesiderato - TOP EVENT).

- EVENT TREE (sequenze incidentali originate da un Top Event, in concomitanza di eventi che ne condizionano l’evoluzione)

Le metodologie applicabili

NNBBInoltre e necessario utilizzare le Norme UNI,

CEI, EN di volta in volta applicabili e rivolgersi a personale competente con maturata esperienza nel settore.

PREVENZIONE, PROTEZIONE ED ORGANIZZAZIONE

Misure di prevenzione1) Evitare l’atmosfera esplosiva (Prevenzione dalle esplosioni)Il primo passo per una corretta prevenzione è quello di agire sulla sostanza

e sulle caratteristiche dei parametri di processo come:- la sostituzione delle sostanze infiammabili e polveri combustibili, - l’inertizzazione- l’impianto di ventilazione- l’eliminazione delle sorgenti di emissione- la concentrazione della sostanza al di fuori dei limiti di esplodibilità- la temperatura della sostanza al di sotto della temperatura di

infiammabilità- i sistemi di controllo dell’esplodibilità- la rimozione delle polveri- l’incremento della granulometria delle polveri- le misure adottate per evitare nubi di polvere.

Misure di prevenzione

2) Evitare sorgenti di accensione efficaciQuesta misura consiste nell’eliminazione,

all’interno delle zone pericolose classificate, delle sorgenti di accensione; se ciò fosse possibile, bisognerà rendere le sorgenti inefficaci tenendo conto dei sistemi previsti dalla norma UNI EN 1127-1.

Misure di protezione

Le misure di protezione devono essere messe in atto successivamente alle misure di prevenzione. Possono essere:

- soppressione dell’esplosione- scarico dell’esplosione- Progettazione resistente all’esplosione- prevenzione della propagazione dell’esplosione

Misure organizzativeDopo aver agito sulle caratteristiche delle sostanze e del

processo , dopo aver attuato le misure di prevenzione e protezione, in base ai principi del D.Lgs. 626/94 si possono mettere in atto le misure organizzative di:

• qualificazione e formazione del personale• la stesura di istruzioni operative• le autorizzazioni al lavoro• le specifiche cautele nella manutenzione• la segnalazione delle zone con pericolo di esplosione• il controllo e sorveglianza.

REQUISITI DELLE APPARECCHIATURE E DEGLI IMPIANTI

I requisiti minimi delle apparecchiature da installare o da utilizzare nei luoghi di lavoro soggetti ad atmosfere esplosive devono soddisfare la direttiva 94/9/CE. Questa direttiva e stata da tempo recepita in Italia con un decreto, il DPR 126/98, ed e in regime di applicazione facoltativa gia dal 1°marzo 1996. Pertanto, il termine dello slittamento e ormai scaduto il 1°luglio 2003. Da tale data infatti ogni apparecchiatura deve essere realizzata con materiali che rispondono a questa direttiva.

REQUISITI DELLE APPARECCHIATURE E DEGLI IMPIANTI

Gli apparecchi e sistemi di protezione destinati a essere usati in atmosfera potenzialmente esplosiva vengono suddivisi in “categorie”, corrispondenti a diversi livelli di protezione, intendendo per esso il numero di guasti indipendenti che si possono verificare affinché sia garantito il livello di sicurezza specifico.

REQUISITI DELLE APPARECCHIATURE E DEGLI IMPIANTI

Nelle zone con alta probabilità di formazione di miscele esplosive (zona 0 o 20) possono essere utilizzati solo apparecchi con livello di protezione “molto elevato” (categoria 1G o 1D, a seconda si tratti di gas o polvere)

Nelle zone 1 o 21, si possono utilizzare apparecchi con livelli di protezione ”elevato” (categoria 2G o 2D)

Apparecchi con livello di protezione “normale”(categoria 3G o 3D) possono essere usati solo nelle zone con scarsa probabilità di formazione di miscela esplosiva (zona 2 o 22).

REQUISITI DELLE APPARECCHIATURE E DEGLI IMPIANTI

La categoria viene certificata dal costruttore ed evidenziata sull’apparecchio con apposita targa insieme alla marcatura CE e riguarda tutti gli apparecchi che possono costituire rischi di innesco, non solo di natura elettrica.

La certificazione per le apparecchiature non elettriche costituisce spesso un problema per l’assenza di norme tecniche specifiche o per la difficoltà della valutazione del livello di protezione da parte del costruttore.

Per le attrezzature già in uso l’idoneità dell’apparecchio alla zona classificata è a carico del datore di lavoro mediante la valutazione dei rischi circa il livello di protezione.

REQUISITI DELLE APPARECCHIATURE E DEGLI IMPIANTI

Per le apparecchiature elettriche tale valutazione in genere non presenta grosse difficoltà per la presenza di tutta una legislazione elettrica in materia, come il DPR 727/82 (76/117/CEE); DPR 675/82 (79/196/CEE); L. 150/89 (82/130/CEE). Lo stesso in genere non si può dire per il materiale non elettrico

SEGNALE DI AVVERTIMENTO PER INDICARE LE AREE IN CUI POSSONO FORMARSI ATMOSFERE ESPLOSIVE

Caratteristiche:• forma triangolare;• lettere in nero su

fondo giallo, bordo nero (il colore giallo deve costituire almeno il 50% della superficie del segnale

REDAZIONE DEL DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI

Il datore di lavoro in fase di valutazione dei rischi nella propria attività cosi come previsto all’art. 4 del D.Lgs. n.626/1994 effettua anche la valutazione del rischio di esplosione per la presenza di atmosfere esplosive.

Redige il documento sulla protezione contro le esplosioni, anche in aziende con meno di dieci dipendenti, e obbligatoriamente lo aggiorna quando ci sono delle modifiche.

REDAZIONE DEL DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI

È un documento che deve individuare i rischi e i provvedimenti necessari, contenendo inoltre le caratteristiche di sicurezza dei luoghi e delle attrezzature, le istruzioni per loro uso e impiego, classificare i luoghi dove c’è la probabilitàdi formazione di miscele esplosive, e quelli dove si applicano le prescrizioni minime, indicando procedure di utilizzo e comportamento.

CONTENUTI DEL DOCUMENTO

Il documento deve contenere almeno:• i dati della azienda e del datore di lavoro; • la descrizione del luogo di lavoro• la descrizione delle fasi del processo produttivo e/o delle

fasi aziendali• la descrizione delle sostanze impiegate• l’elaborazione ed elencazione dei risultati dell’analisi del

rischio• la descrizione delle misure tecniche di prevenzione dalle

esplosioni• la descrizione delle misure tecniche organizzative• il coordinamento tra piu imprese esterne (ove previsto)• il programma del miglioramento dei livelli di sicurezza nel

tempo

GLI ALLEGATI DEL DOCUMENTOGli Allegati più importanti sono: • Planimetrie con indicazione delle zone, aree, reparti, ecc. classificati

pericolosi• i risultati di calcoli eseguiti• i piani di emergenza interni (DM 10/03/1998)• il piano di emergenza esterno (ove richiesto DPR 25/02/2005)• le schede di sicurezza delle sostanze infiammabili e polveri combustibili• i libretti di uso e di manutenzione delle apparecchiature fisse e mobili• la dichiarazione di Conformita L. 46/90 completa per impianti elettrici e

meccanici• la denuncia e verifica periodica degli impianti elettrici Ex, DPR 462/01

(datore di lavoro)• la dichiarazione CE di conformità (allegate alle apparecchiature Ex

dotate di marcatura CE)• la manutenzione ai fini della protezione contro le esplosioni • Formulari e liste di valutazione per la verifica dei punti precedenti (linee

guida comunitarie).

BIBLIOGRAFIA

• Guida all’applicazione della direttiva 94/9/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 23/03/94, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri relative agli apparecchi e sistemi di protezione destinati a essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.

• EU Project N°SMT4-CT97-2169: Methodology for the Risk Assessment of UnitOperations and Equipment for Use in Potentially Explosive Atmospheres

• COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE NELL’AMBITO DELL’APPLICAZIONE DELLA DIRETTIVA 94/9/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative agli apparecchi e sistemi di protezione destinati a essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva (2002/C 213/02) Testo rilevante ai fini del SEE.

• C. Ponzinibio, M. Silingardi: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione, Ed. TNE S.r.l.

• M. Carescia: La nuova legislazione sui luoghi con pericolo di esplosione, Ed.TNE S.r.l.

• COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE DEL 25.8.2003 COM(2003) 515, relativa alla Guida di buone prassi a carattere non vincolante per l’attuazione della direttiva 1999/92/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa alle prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive.

ErgonomiaSollevamento dei carichi

L’articolo 3 del D.Lgs. 626/94L’articolo 3, comma 1, lettera f) del D.Lgs 626/94 richiama

come misura generale di tutela, che il datore di lavoro ètenuto all’obbligo del “rispetto dei principi ergonomici... anche per attenuare il lavoro monotono e quelloripetitivo.”

• E’ quindi evidente il richiamo della legge ad un duplicescopo: da un lato assicurare che il rispetto dei principiergonomici conduca alla prevenzione dei disturbi fisicicollegati ad un cattivo disegno del sistema organizzatodel lavoro, dall’altro che vengano messe in opera specifiche misure collegate alla “attenuazione” deicompiti contraddistinti da maggiore monotonia e ripetitività.

Il DL 81 e gli allegati

• Articolo 203 DL 81/08

• Allegato XXXIII – movimentazione manuale dei carichi

• Allegato XXXIV – requisiti minimi

I campi di applicazione

In concreto la norma richiama il rispetto generale dei principi ergonomici e ne definisce specificamente i campi di applicazione a:

• concezione (progettazione) dei posti di lavoro

• scelta delle attrezzature• definizione dei metodi di lavoro e

produzione.

Misure ergonomiche• meccanizzazione delle operazioni per ridurre

i rischi connessi alla movimentazione;• utilizzo di mezzi adeguati per la

movimentazione corretta dei carichi;• pianificare ed ottimizzare i tempi e le

modalità operative;• attenzione alla progettazione dei posti di

lavoro per evitare movimenti inutili e posture incongrue;

Esempio di work station design

Misure di prevenzione primaria

Misure di informazione e formazione:• fornire ai lavoratori informazioni sul carico (peso,

lato più pesante, ecc.)• indicare movimentazione corretta e rischi

conseguenti a quella errata;• formazione periodica sulle corrette tecniche di• movimentazione;• controllo posture e movimenti errati;• insegnamento esercizi di rilassamento (con il

coinvolgimento del Medico Competente)

Misure di prevenzione secondaria

• sottoporre gli addetti a tale movimentazione a sorveglianza sanitaria, basata su accertamenti preventivi

• (verifica se il lavoratore potrà svolgere determinata mansione) e periodici (verifica se lavoratore può continuare a svolgere la mansione).;

• identificare lavoratori con aumentato rischio di sviluppare patologie a carico del rachide;

• allontanare dal rischio (o ridurre l’esposizione) i lavoratori suddetti.

DefinizionePer “Movimentazione Manuale dei Carichi” si intendono tutte quelle operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni di:

�Sollevare;�Deporre;�Spingere;�Tirare�Portare o spostare un carico,

che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l’altro rischi di lesioni dorso – lombari. (D.lgs 626/94, art. 47).

Disturbi diretti ed indotti

• distorsioni;• lombalgie (mal di schiena)• lombalgie acute ( “colpo della strega”);• ernie al disco• strappi muscolari;• lesioni dorso lombari gravi.• contusioni o fratture causate da caduta del carico;• ustioni causate da caduta di carichi caldi;• lesioni causate da carichi taglienti;• cadute causate da riduzione dello spazio visivo.

La postura di lavoro“ … complesso e sequenza degli atteggiamenti

che il corpo assume per lo svolgimento di un determinato compito lavorativo”

Postura fissa: invariante nel tempo od operativitàdinamica solo per limitati distretti corporei.

Postura dinamica: sequenza degli atteggiamenti assunti durante il lavoro assai variegata, composita e frequentemente modificata.

La postura di lavoro diviene un fattore di rischio quando si manifesta una condizione di sovraccarico meccanico per un qualsiasi distretto corporeo.

In tali casi si parla di POSTURA INCONGRUA.

Sovraccarico meccanico

…. quando:• forte impegno e sforzo eccessivo di strutture

articolari, tendinee e muscolari, ad esempio quello determinato dallo spostamento, sollevamento e trasporto manuale di oggetti.

• impegno, magari modesto ma continuativo, delle medesime strutture derivante da mantenimento di posture fisse prolungate (erette o sedute), specie se vi è un atteggiamento in posizione non fisiologica di qualche segmento del corpo o del tronco (es. capo e tronco costantemente in avanti).

Sovraccarico meccanico

Presenza di movimenti ripetitivi e continuativi di un particolare segmento del corpo, le cui strutture sono sollecitate in modo eccessivo secondo un’unica modalità.

I primi due profili di rischio interessano la colonna vertebrale nei suoi diversi tratti (cervicale, dorsale e lombosacrale). Essa risente più frequentemente delle posture di lavoro incongrue.

Il terzo profilo interessa in modo prevalente gli arti superiorie in particolare la mano e l’avambraccio.

Il rachide: cos’è

La struttura potante del nostro corpo si chiama RACHIDE, ed ècostituita da ossa (VERTEBRE), dischi intervertebrali, muscoli e legamenti.

La colonna vertebrale presenta la caratteristica curvatura a doppia S, per permettere migliore e piùefficace assorbimento e distribuzione dei carichi dovuti alla forza di gravità.

Il rachide ospita al suo interno un’importante struttura nervosa (MIDOLLO SPINALE), da cui partono i nervi che raggiungono i diversi organi del nostro corpo, fra cui le braccia e le gambe.

Basi fisiche dei movimenti della rachide

50 Kg cosìsollevati trasmettono 750 Kg sulla colonna

50 Kg cosìsollevati trasmettono 150 Kg sulla colonna

Appare evidente che per far sopportare alla colonna vertebrale sforzi inferiori ènecessario contenere il braccio L della forza, assumendo una posizione il più

possibile verticale.

Basi fisiche dei movimenti della rachide

Esistono evidenze scientifiche che hanno dimostrato come l’aumento delle lombalgie sia proporzionale a situazioni in cui sulle 5 vertebre lombari operano delle forze di compressione superiori a 300 kg.

Per non superare nelle vertebre lombari i valori prescritti, il peso raccomandato massimo ammissibile nelle migliori posizioni di sollevamento no deve superare i 25-30 kg.

realizzato da ing. Francesco Geri

Esempi movimentazione

Valori limiteIl D.lgs 626/94 non definisce un valore limite del peso

sollevabile dal singolo lavoratore, ma indica unicamente il valore che, se superato, crea le condizioni di rischio. Tale valore (30kg) deve essere valutato alla luce di altri fattori:

• dimensioni, forma e caratteristiche del carico;• altezza di sollevamento distanza da percorrere,

possibilità o meno di ripartire il carico;• caratteristiche dell’ambiente di lavoro (spazio

disponibile, ..);• tipo di mansione (temporanea o ripetitiva).

Titolo V D.Lgs 626/94

Art. 48 – obblighi del datore di lavoro:1. Individuazione dei compiti che comportano una

movimentazione potenzialmente a rischio (rif. Allagato VI D.Lgs 626/94).

2. Meccanizzazione dei processi per eliminare rischio.

3. Ove non sia possibile, predisposizione di misure ausiliarie o organizzative per massimo contenimento del rischio.

4. Uso condizionato della forza manuale.5. Sorveglianza sanitaria.

Videoterminali: rischi e contromisure

Il VDT

Con il Decreto Legislativo 626/94 lavorare correttamente con il videoterminale , il cui acronimo e' VDT , cioe' come dice la legge con "uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato " non e' più lasciato alla discrezione degli utilizzatori e dei datori di lavoro ma diventa un obbligo ben definito.

La stessa legge prevede che gli addetti ai videoterminali vengano "informati e formati".

l'attività al VDT

Normalmente l'attività al VDT e' di due tipi:• l'operatore immette tramite tastiera dati che legge su

un supporto cartaceo• l'operatore non ha necessita' di leggere supporti

cartacei e quindi sposta lo sguardo solo dalla tastiera al monitor e viceversa

E' evidente che in ambedue i casi l'operatore deve effettuare delle regolazioni per ottimizzare la situazione di lavoro. Se le regolazioni non vengono effettuate in maniera corretta si ha la possibilità che insorgano disturbi.

Perche' il lavoro al VDT può far male

Numerosi studi hanno evidenziato che i principali problemi legati all'uso del VDT possono essere :

Disturbi oculo-visiviDisturbi muscolo-scheletrici Stress

E' necessario subito chiarire che il VDT di per se' non provoca questi disturbi ma e' l'uso non corretto che viene fatto della macchina la causa dell'insorgere dell'eventuale malessere.

Per quanto riguarda i pericoli inevitabili intrinseci nell'uso del VDT studi qualificati sull'argomento hanno fugato gli allarmi eccessivi edinfondati che periodicamente figurano sulla stampa ad esempio sulle "radiazioni" ed i campi elettromagnetici.

Disturbi oculo visivi

Essi sono :bruciore , lacrimazione, secchezza , senso di corpo estraneo , ammiccamento frequente , fastidio alla luce , pesantezza , visione sdoppiata , stanchezza alla lettura.

Questi disturbi reversibili nel loro complesso costituiscono la sindrome da fatica visiva (astenopia)che può insorgere in situazioni di sovraccarico dell'apparato visivo.

Cause

a) Condizioni sfavorevoli di illuminazione :eccesso o insufficienza di illuminazione generaleriflessi da superfici lucide luce diretta naturale o artificiale su occhi o schermo videopresenza di superfici di colore estremo : bianco o nero scarsa definizione di caratteri sullo schermo dovuta a difetti

del monitor b) Impegno visivo ravvicinato , statico e protratto nel tempo:in questo tipo di visione in cui il monitor e' distante meno di

un metro dagli occhi , i muscoli per la messa a fuoco dell'immagine e per la motilità oculare sono fortemente sollecitati.L'impegno aumenta quanto più l'oggetto e' vicino e quanto più a lungo e' fissato nel tempo.

Cause

c) Difetti visivi mal correttiI principali difetti visivi non sono causati dall'uso del VDT ma possono, in talune condizioni , contribuire a far comparire i disturbi astenopici. E' importante correggere adeguatamente tali difetti , anche lievi , per evitare un ulteriore sforzo visivo durante il lavoro.

Disturbi muscolo-scheletrici

Essi sono : Senso di peso , senso di fastidio , dolore , intorpidimento , rigidità (collo, schiena, spalle, braccia , mani).

Cause: Posizioni di lavoro inadeguate per l'errata scelta e

disposizione degli arrediPosizione di lavoro fisse e mantenute per tempi prolungati

anche in presenza di posti di lavoro ben strutturati

Per quanto sopra il disco intervertebrale nelle posizioni fisse e' mal nutrito e invecchia precocemente.

Disturbi muscolo-scheletrici

La piena funzionalità del disco e' mantenuta attraverso frequenti (almeno ogni ora) sostanziali cambiamenti di posizione del corpo, ad es. da in piedi a seduto con la schiena appoggiata.

Movimenti rapidi e ripetitivi delle mani per l'uso di tastiera e mouse: nelle posizioni muscolari statiche , ad esempio quando si digita a braccia non appoggiate, ai muscoli arriva meno sangue del necessario: il muscolo mal nutrito si affatica e diventa dolente.

StressLo stress lavorativo si determina quando la capacità di una

persona non sono adeguate rispetto al tipo e al livello delle richieste lavorative.

Il tipo di reazione ad una data situazione dipende anche dalla personalità del soggetto: lo stesso tipo di lavoro può risultare soddisfacente , monotono o complesso in personalità diverse.

I disturbi che si manifestano sono di tipo psicologico e psicosomatico: mal di testa, tensione nervosa, irritabilità, stanchezza eccessiva, insonnia, digestione difficile, ansia, depressione.

Negli operatori al VDT il contenuto di lavoro monotono e ripetitivo , l'uso di mezzi software ed hardware inadeguati , il carico di lavoro ecc: sono la maggiore causa dello stress lavorativo

COME PREVENIRE GLI INCONVENIENTI

Ambiente di lavoroCon questa dizione si vuol intendere sia

l'organizzazione spaziale dell'ufficio che deve consentire ovviamente spazi di manovra sufficienti sia la colorazione dei mobili e delle pareti che deve essere tale da evitare i riflessi.

In buona sostanza e' consigliabile evitare i colori estremi bianco e nero e le superfici lucide. Per la tinteggiatura delle pareti e consigliabile evitare il bianco puro.

IlluminazioneL'illuminazione adeguata del posto di lavoro e'

l'elemento più importante da curare. Il lavoro al VDT richiede lettura di dati su monitor e contemporanea lettura di dati su carta. Il monitor ha una sua illuminazione, per la lettura di dati su carta si ha bisogno dell' illuminazione naturale ed artificiale , questa situazione d' interazione tra sistemi d'illuminazione deve essere controllata e regolata al fine di avere un buon contrasto nel campo visivo dell'operatore .

Illuminazione

In letteratura tecnica e anche in specifiche normative come la UNI 10380, DIN 5035 ecc., vengono dati valori di riferimento dell'illuminamento espresso in lux per ambienti con VDT. Queste diverse fonti sono concordi nel fissare un range di 300 -500 lux dell'illuminamento del piano di lavoro. Si e' visto che così si riesce ad avere il maggior confort visivo .

IlluminazioneAltro accorgimento indispensabile e' quello di

non essere abbagliati dalla luce diretta naturale o artificiale. Pertanto l'illuminazione artificiale deve essere contenuta in plafoniere antiabbagliamento o quantomeno posizionate in modo tale da non abbagliare.

Illuminazione

Il modo migliore per posizionare la luce artificiale per un VDT e' quello di disporre parallelamente alla finestratura della stanza file di luce artificiale. Ovviamente il posto di lavoro al VDT deve essere ortogonale alle finestre e non deve avere punti di illuminazione artificiale e naturali dietro il monitor (abbagliamento) o davanti al monitor (riflessi).

Tavolo di lavoroIl Dlgs 626 nell'allegato VII da alcune indicazioni su

come deve essere un tavolo di lavoro. Indicazioni più precise le ricaviamo dalla norma UNI 9095 specifica per i tavoli per video terminali. In essa si danno le seguenti misure: •Larghezza : 900-1200-1600 mm variabile in funzione degli apparecchi utilizzati. •Profondità: 700-800-900 mm variabile in funzione della distanza visiva ottimale e dello spazio per la tastiera •Altezza: 720 mm per tavolo non regolabile ; 670-770 mm per tavolo regolabile•Vano per le gambe : larghezza minima 580 mm altezza 600mm tra bordo inferiore esterno del tavolo e la terra .

Tavolo di lavoro

Per quanto riguarda il colore del piano di lavoro sono da evitare tavoli lucidi , bianchi o neri per evidenti problemi di riflessione e contrasto.

Seguendo queste indicazioni si rispetta la norma di legge : comma d allegato VII Dlgs 626

La superficie del tavolo deve consentire una dislocazione flessibile dello schermo, della tastiera, dei documenti e di quanto necessitàall'attività. In buona sostanza il tavolo deve consentire una posizione lavorativa comoda

Sedile di lavoro

Il sedile di lavoro deve essere stabile quindi e' necessario che poggi su 5 ruote e sia girevole per assicurare oltre alla stabilità la libertà di movimento , si consiglia di non utilizzare sedili con braccioli. La poltroncina ergonomica deve avere le seguenti regolazioni •sedile : alto-basso •schienale: alto-basso ed inclinazione (che va regolata tra i 90°e i 110°) La poltroncina deve essere regolata in modo tale da poter assumere la posizione in figura

Schermo videoLo schermo video non deve avere difetti come sfarfallii

mancanza di luminosità o contrasto. In pratica i moderni monitor garantiscono uno standard qualitativo accettabile. Il monitor deve avere la regolazione alto-basso e destra sinistra al fine di orientare lo schermo ed eliminare i riflessi. Con apposito software puo' essere testato ogni tanto lo schermo determinando la leggibilita' dei caratteri . Solo dove risulta impossibile eliminare i riflessi puo' essere consigliato l'uso di "filtri antiriflesso" che richiedono una pulizia molto accurata e periodica sia del filtro stesso che del monitor.Poiche' l'acuita' visiva aumenta con il contrasto e dimiusce con l'eta' , per i soggetti di eta' superiore ai 40-45 anni e' consigliabile aumentare il contrasto dello schermo agendo sulle apposite regolazioni.

TastieraLa tastiera deve essere inclinabile e dissociata

dallo schermo , è necessario avere lo spazio davanti alla tastiera per appoggiare (come dice il comma c dell'allegato VII del Dlgs 626) "le mani e le braccia dell'utilizzatore".

E' quindi necessario determinare una profonditàdel tavolo sufficiente. Il colore della tastiera non può essere evidentemente ne nera ne bianca per le problematiche già esposte.

Impianto elettrico

E' necessario che il tavolo del VDT sia posto vicino alle prese evitando percorsi dei cavi che possono essere d'intralcio e pericolosi. Ove non vi e' altra soluzione che far passare i cavi sul pavimento gli stessi devono essere protetti da una specifica protezione meccanica.

La linea elettrica di alimentazione deve avere il filo di terra ed essere protetta con un rele'differenziale. Sono da evitare prese multiple e prese volanti.

Tempi di lavoro

Si e' visto nella prima parte che i disturbi oculo-visivi e scheletrici derivano soprattutto dalla staticita' delle posizioni di lavoro , e' necessario pertanto che almeno ogni ora vi siano cambiamenti di posizione del corpoed ogni 4 ore vi siano pause di lavoro .

Il tutto lo si realizza la dove e' possibile , più che con l'uso dell'orologio, organizzando il lavoro in maniera tale da alternare il più possibile il lavoro al video terminale con altri lavori .

La legge per quanto riguarda gli addetti che lavorano in maniera continuativa nell'arco della settimana per almeno 4 ore al giorno al videoterminale prevede delle pause di 15 minuti ogni due ore.

Tempi di lavoroAl di la' degli obblighi di legge si consiglia :a) Quando possibile socchiudere le palpebre

per 1 o 2 minutib) Ogni tanto seguire con lo sguardo il

perimetro del soffitto c) Ogni tanto rivolgere lo sguardo ad oggetti

lontani oltre 6 metri (es. oltre la finestra).d) Alternare il più possibile periodi di lavoro al

VDT con altre attivita' , anche per pochi minuti cercando di interrompere la postura fissa

Ergonomia e regolazione apparecchiaturePosizione del corpo

Tronco- Regolare lo schienale della sedia a 90°-110°e posizionarlo in altezza in modo tale da sostenere l'intera zona lombare. Il supporto lombare va regolato a giro vita ed ovviamente la schiena deve essere mantenuta costantemente appoggiata allo schienale.

Gambe- Le gambe vanno tenute piegate a 90 °regolando l'altezza del sedile . I piedi devono poggiare comodamente a terra ed ove necessario su apposito poggiapiedi.

Avambracci- Appoggiare gli avambracci nello spazio che deve rimanere libero tra tastiera e bordo tavolo (15 cm)

Occhi - Orientare il monitor in modo tale da eliminare i riflessi sullo schermo ed avere una distanza occhi-monitor di 500-700mm . Per essere piùprecisi le norme raccomandano 45-60 cm con matrice di punti 5x7 e dimensione dei caratteri 2x3mm , 65-90 cm con matrice di punti 7x9 e caratteri 2,2x4,5 mm.

Regolare l'altezza della sedia e/o del monitor in modo tale che gli occhi siano all'altezza del bordo superiore del monitor o poco più sopra. Regolare l'illuminazione del posto di lavoro . Regolare la risoluzione del monitor più adatta al software in uso. Regolare la luminosita' ed il contrasto del monitor.

Visite medicheGli addetti ai VDT , cioe' coloro che ci lavorano

almeno 20 ore nell'arco della settimana secondo il Dlgs 626/94, devono essere sottoposti a visita medica a cura del datore di lavoro secondoquanto disposto dall'art. 55 dello stesso Dlgs 626.

Si consiglia comunque anche a chi non rientra nel dispositivo della legge di farsi controllare periodicamente la vista soprattutto se si ha più di 40 anni . Nel caso che insorgessero disturbi muscolo-sccheletrici durante il lavoro al VDT consultare il proprio medico.