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14/01/11 16.27 VALENTINA BERGAMIN DELLA CORTE design allieva del corso A prof.CECILIA POLIDORI a.a.2010/2011 Pagina 1 di 19 http://valentinabergamindesignallieva.blogspot.com/ "Eppure la gente quando si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente questo lo so fare anch’io" (Bruno Munari) VALENTINA BERGAMIN DELLA CORTE design allieva del corso A prof.CECILIA POLIDORI a.a.2010/2011 Home page 01_Curriculum 02_Concept 03_Location 05_Cos'è??? 04_Project Documentation lunedì 10 gennaio 2011 Wenders e la macchina da presa Wenders è uno degli autori europei più rispettosi di un modo di fare cinema che lasci allo spettatore il tempo di riflettere. È un amante della lentezza narrativa, rispettoso dei tempi delle storie e di quelli dei suoi personaggi. Le storie di Wenders hanno spesso preso lo spunto da episodi talora anche banali, ma la dimensione personale e intimistica del cinema di Wenders va sempre tenuta presente in un'ottica più ampia di introspezione dell'animo umano. Importante appare anche l'esigenza del regista di restituire all'immagine una sua purezza che giustifichi il fatto di essere mostrata alle altre persone. Da qui nasce anche la ricerca del regista di creare una narratività mediata soprattutto dalle immagini. Sembra uno dei famosi quadri del pittore americano Edward Hopper - invece è una splendida inquadratura del film Crimini invisibili. I primi esperimenti con la macchina da presa, tutti cortometraggi, dapprima evidenziando un realismo esasperato nelle inquadrature e poi, una volta compresa l'importanza della colonna sonora, sperimentando ampiamente le tecniche di contrappunto tra le immagini e la musica rock - un elemento che si ritrova praticamente senza interruzione nei suoi film. Il suo debutto nel lungometraggio avviene invece con Summer in the city (1970). A partire dal 1973 Wenders si è cimentato con la tematica del viaggio che lo ha portato a realizzare tre film ormai divenuti celebri sotto la denominazione di Trilogia della strada. In seguito Wenders ha deciso di tentare la strada dell'emigrazione negli USA, cedendo anche alle insistenti richieste del regista americano Francis Ford Coppola che lo invitò nel 1979 a realizzare un film sulla vita del detective- scrittore Dashiell Hammett (Hammett 1982). Rientrato provvisoriamente in Europa, Wenders ha ottenuto nel 1982 il Leone d'Oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con il film Lo stato delle cose, a cui Gennaio 2011 DLMMGV S - - - - - - 1 234567 8 9 10111213 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 by Blografando by Blografando&AB "Questa era dell’immagine ha permesso davvero allo spirito umano di tornare alla sua vera essenza e la sua vera essenza è la creatività" Karim Rashid "io non credo di aver Ettore Sottsass Preleva valentina bergamin della corte Visualizza il mio profilo completo Informazioni personali con Google Friend Connect Follower (4) Sei già un membro? Accedi Segui Lettori fissi 2011 (6) gennaio (6) Wenders e la macchina da presa Gli angeli sono in mezzo a noi.. MIGLIOR VIDEO (per la migliore comunicazi one del p... "La trilogia della strada" Archivio blog Segui Condividi Segnala una violazione Blog successivo» [email protected]

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"Eppure la gente quando si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente questo lo so fare anch’io" (Bruno Munari)

VALENTINA BERGAMIN DELLA CORTE designallieva del corso A prof.CECILIA POLIDORIa.a.2010/2011

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lunedì 10 gennaio 2011

Wenders e la macchina da presa

Wenders è uno degli autori europei più rispettosi di un modo di fare cinemache lasci allo spettatore il tempo di riflettere. È un amante della lentezzanarrativa, rispettoso dei tempi delle storie e di quelli dei suoi personaggi. Le storie di Wenders hanno spesso preso lo spunto da episodi talora anchebanali, ma la dimensione personale e intimistica del cinema di Wenders vasempre tenuta presente in un'ottica più ampia di introspezione dell'animoumano. Importante appare anche l'esigenza del regista di restituireall'immagine una sua purezza che giustifichi il fatto di essere mostrata allealtre persone. Da qui nasce anche la ricerca del regista di creare unanarratività mediata soprattutto dalle immagini.

Sembra uno dei famosi quadri del pittore americano Edward Hopper -

invece è una splendida inquadratura del film Crimini invisibili.

I primi esperimenti con la macchina da presa, tutticortometraggi, dapprima evidenziando un realismo esasperato nelleinquadrature e poi, una volta compresa l'importanza della colonna sonora,sperimentando ampiamente le tecniche di contrappunto tra le immagini e lamusica rock - un elemento che si ritrova praticamente senza interruzione neisuoi film. Il suo debutto nel lungometraggio avviene invece con Summer in thecity (1970). A partire dal 1973 Wenders si è cimentato con la tematica del viaggio che lo haportato a realizzare tre film ormai divenuti celebri sotto la denominazione diTrilogia della strada. In seguito Wenders ha deciso di tentare la strada dell'emigrazione negli USA,cedendo anche alle insistenti richieste del regista americano Francis FordCoppola che lo invitò nel 1979 a realizzare un film sulla vita del detective-scrittore Dashiell Hammett (Hammett 1982). Rientrato provvisoriamente inEuropa, Wenders ha ottenuto nel 1982 il Leone d'Oro alla MostraInternazionale del Cinema di Venezia con il film Lo stato delle cose, a cui

Gennaio 2011D L M M G V S- - - - - - 12 3 4 5 6 7 89 10 11 12 13 14 1516 17 18 19 20 21 2223 24 25 26 27 28 2930 31

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"Questa era dell’immagine hapermesso davvero allo spiritoumano di tornare alla suavera essenza e la sua veraessenza è la creatività"

Karim Rashid

"io non credo di aver

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Wenders e lamacchinada presa

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ha fatto seguito nel 1984 un altro prestigioso premio, la Palma d'Oro, ricevutaal Festival di Cannes per il film Paris, Texas. Seguì, nel 1987 il celebre Ilcielo sopra Berlino.Dagli esordi fino ad oggi, Wenders ha praticamente esplorato tutti gli aspettidelle tecniche cinematografiche che la moderna tecnologia gli ha messo adisposizione. A questo proposito non si può non ricordare il film del 1991 Finoalla fine del mondo, nel quale Wenders ha compiuto esperimenti nel campodell'Alta Definizione.

Gli angeli sono in mezzo a noi..

Il cielo sopra Berlino è un film del 1987 diretto da Wim Wenders. Le poesie di Rainer Maria Rilke hanno parzialmente ispirato il film:Wenders ha dichiarato che gli angeli vivono nelle poesie di Rilke. Il regista ha chiesto la collaborazione di Peter Handke per scrivere molti deidialoghi, e nel film ricorre spesso la poesia Lied vom Kindsein.Presentato in concorso al 40º Festival di Cannes, ha vinto il premio perla migliore regia.Ha avuto un sequel, Così lontano, così vicino, nel 1993, ed un remake, Lacittà degli angeli, nel 1998.

"io non credo di averinventato niente, ho propostoun modo di essere"

"mi piacerebbe non avervisto, nè letto, nè ascoltatomai niente...e poi crearequalcosa."

Keith Haring

"credo di essere una dellepersone più gelose delmondo. La mia mano destra ègelosa se la sinistra dipingeun bel quadro."

Andy Warhol

"quando c'è troppo da vedere,quando un'immagine ètroppo piena o quando leimmagini sono troppe non sivede più niente. Dal troppo sipassa molto presto al nulla"

Wim Wenders

Gaetano Pesce

strada"

LA FEBBREDELL'ORIGAMI!

Borse

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TRAMA:

Il film è ambientato nella Berlino degli anni ottanta prima della fine della Guerra fredda. Due angeli

chiamati Damiel (Bruno Ganz) e Cassiel (Otto Sander) vagano nella città come entità: sono invisibili

e impercepibili dalla popolazione ed in questa condizione osservano i berlinesi ed ascoltano i pensieri

dei passanti, tra i quali una donna incinta, un pittore, un uomo che pensa alla sua ex ragazza. Il loro

motivo di vita non è lo svolgimento della stereotipata funzione dell'angelo ma piuttosto quello di

vedere, memorizzare e preservare la realtà.

Il film non è solo la storia di due angeli ma più in generale è unariflessione sul passato, presente e futuro di Berlino. Damiel e Cassiel sono sempre stati angeli quindi hanno vissuto Berlino prima ancora che questa fosse

una città e, anzi, prima ancora che nascesse il genere umano.

Tra i molti berlinesi che incontrano nel loro girovagare c'è un uomo anziano di nome Homer (Curt

Bois) che come il poeta greco Omero sogna un'epica della pace. L'angelo Cassiel segue l'uomo anziano

che cerca la Potsdamer Platz, una piazza che prima della Seconda guerra mondiale era una delle più

belle piazze d'Europa. L'uomo al suo posto trova uno spiazzo di terra battuta, una specie di terra di

nessuno e il Muro di Berlino coperto di graffiti.

Damiel e Cassiel sono solo osservatori, incapaci d'interazioni con il mondo fisico. Nonostante ciò

Damiel, percorrendo la città, finisce per arrivare in un circo dove vede Marion (Solveig Dommartin),

una trapezista bella, brava che si sente molto sola e finisce per innamorarsene. Marion vive sola in un

Camper del circo, balla da sola alla musica di Nick Cave and the Bad Seeds, e percorre sola la città.

Una storia secondaria del film segue Peter Falk che nel film interpreta sé stesso. Falk arriva a Berlino

per girare un film sui nazisti e durante la storia si scopre che in passato era anch'egli un angelo, che

decise di rinunciare alla sua immortalità per poter partecipare e vivere il mondo e non semplicemente

osservarlo.

Damiel dopo un breve incontro con Falk decide di diventare umano ed abbandona la sua esistenza

"Non si può pensare che ilmuseo sia il tempio silenziosodella fruizione passiva; né cheun oggetto di uso quotidianonon possa contribuire amigliorare la qualità dellavita."

"quando tutto è arte niente èarte"

Bruno Munari

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spirituale. La prima cosa che Damiel sperimenta sono il sangue ed il dolore: durante la caduta

dall'immortalità si era ferito alla testa. Damiel per la prima volta vede i colori (l'esperienza da

angelo nel film è rappresentata in bianco e nero), poiché le uniche note di colore erano

presenti quando Damiel guardava Marion, quasi una sorta di partecipazione emotiva alla vita umana.

Come umano Damiel sperimenta il caffè caldo, il cibo e altre esperienze della vita quotidiana. Nello

stesso periodo Cassiel assiste impotente agli ultimi istanti di vita di un ragazzo che disilluso della vita

si suicida lanciandosi da un palazzo. Alla fine Damiel incontra Marion durante un concerto di Nick

Cave e lei gli parla come si conoscessero da sempre. Il film si conclude con Marion che esegue il suo

numero, volteggia come un angelo con Damiel che la assiste.

Wenders ha concepito il suo racconto sugli angeli di Berlino intorno alla primametà degli anni ottanta, durante il proprio soggiorno a Los Angeles (ovvero lacittà degli angeli: una "coincidenza significativa", direbbe Jung), dove stavagirando le riprese di "Paris Texas", che è un film dedicato al problema dellasolitudine e della incomunicabilità tra uomo e donna: due tematiche cheperaltro sono presenti anche ne "Il cielo sopra Berlino". E' in questo film che il tema della incomunicabilità tra i sessi assume dignitàculturale, ripercuotendosi nel riflesso della dimensione storico-politica delproblema quando Wenders affronta la questione del muro di Berlino. Questorappresenta appunto il simbolo della cortina di ferro che, prima del 1989,separava il blocco dei paesi occidentali da quello comunista; ma è anche ilsimbolo della separazione della città celeste dalla città terrestre, comecondizione ontologica di quella separazione dell’essere che costituisce la pietradello scandalo di tutta la tradizione filosofica occidentale, da Parmenide adHeidegger.

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sabato 8 gennaio 2011

MIGLIOR VIDEO (per la migliorecomunicazione del progetto) allaBiennale di Venezia

Wim Wenders, “If Buildings Could Talk …”, video 3D per la RolexLearning Center

If Buildings Could Talk (lett: Se gli edifici potessero parlare), è questo ilnome della video installazione 3D che il regista tedesco Wim Wenders hapresentato alla Biennale Architettura che si terrà a Venezia 2010. L’installazione è un’indagine visiva del Rolex Learning Center del Politecnicodi Losanna, un edificio futuristico recentemente disegnato dallo studiod'architettura nipponico SANAA. Lo scopo di Wenders è quello di esplorare la comunicazione tra persone ededifici, un lavoro che rientra nel tema della nuova Biennale “People Meet inArchitecture” (lett: Le persone s’incontrano nell’architettura”). Per realizzarla il regista si è affidato a nuove tecnologie: l’installazione è statafilmata con camere Canon utilizzando lenti Zeiss. Il 3D è stato sviluppato su unprototipo di Philippe Bordelais e Alain Derobe. Il sonoro è stato curato dallaDieBaisBerlin, mentre Cinepostproduction ha lavorato alla fase finale di resadelle immagini.

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"La trilogia della strada"Il tema del viaggio è al centro di quella che è stata poi definita "la trilogia dellastrada".Il primo film che compone la trilogia è Alice nelle città del 1973, opera cheWenders ha girato in parte negli Stati Uniti e che racconta l'amicizia tra ungiovane reporter e una bambina. L'opera riceve il premio della critica tedescanel 1974 e, ancora oggi, viene considerato uno dei lavori più riusciti del regista.

ALICE NELLE CITTA'

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TRAMA:

Philippe Winter è un giornalista tedesco, deluso dagli Stati Uniti d'America dopo un viaggio di lavoro.

Proprio quando sta per lasciare il suolo americano per tornare in patria, incontra all'aeroporto una

connazionale di 9 anni abbandonata dalla madre. Muniti di una sola fotografia, i due si metteranno in

viaggio e percorreranno la Germania in lungo e in largo per trovare la nonna della ragazzina.

Gli altri film della trilogia sono Falso movimento e Nel corso del tempo e,come nel precedente, anche in questi due ad interpretare il protagonista èRüdiger Vogler. Con Nel corso del tempo arrivano per Wenders i primi riconoscimentiinternazionali: il Golden Hugo al Chicago Film Festival e il premio FIPRESCIal Festival di Cannes.

FALSO MOVIMENTO

Il film è dominato dal personaggio di Wilhelm, il cui sguardo ripreso "in soggettiva" dalla macchina da

presa (l'occhio del regista) introduce di volta in volta gli altri personaggi, inserendoli gradualmente nel

tessuto drammatico dell'azione. Wenders ha detto a questo proposito: "Certo tutto viene percepito

tramite lui e riportato nel film. Per esempio l'attrice vi entra tramite il suo sguardo, e anche gli altri

fanno la loro apparizione tramite lui." D'Angelo, nella sua biografia del regista, ha sostenuto che il

vero protagonista del film è la macchina da presa: Wenders infatti esibisce molto spesso la presenza

della cinepresa nelle lunghissime carrellate che seguono gli spostamenti dei personaggi: "Spesso [la

macchina da presa, n.d.a.] si arresta improvvisamente come per rivelare l'alterità della 'storia', per

riflettere il vuoto narrativo dello scrittore, per ribaltare la fluidità del racconto. Pensiamo al lungo

piano-sequenza della passeggiata di Wilhelm e dei suoi quattro amici per le stradine deserte di Bonn,

con la cinepresa che li segue a distanza, fermandosi quando loro si fermano e rimanendo fissa sul

vuoto quando escono dal quadro."

TRAMA:

Wilhelm sente l'impossibilità di stabilire un rapporto con gli altri, impossibilità dovuta principalmente

al suo ruolo di scrittore che lo isola dalla realtà circostante. All'inizio del film egli dice: «Voglio

diventare scrittore, ma come, senza provare interesse per la gente?». La stessa decisione di partire è

più un cedere alle insistenze della madre che lo incita all'azione, che non una deliberata scelta dettata

da una volontà autonoma. Così Wilhelm parte, conosce gente e vive le sue esperienze, ma sempre con

l'occhio di chi se ne sta all'esterno e passivamente in disparte.

NEL CORSO DEL TEMPO

"QUANDO UN VIAGGIO SI TRASFORMA IN UN PERCORSO PSICOLOGICO"

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TRAMA:

La storia ha per protagonisti due uomini, Robert Lander (Kamikaze) e Bruno Winter (King of the road),

che si conoscono all'inizio del film e che compiono un lungo viaggio lungo il confine tra le due

Germanie alla ricerca di un giusto rapporto con se stessi, un viaggio al cui termine i due si separano per

prendere ognuno la propria strada.

Robert è un medico logopedista appena tornato dall'Italia, dove è stato

lasciato dalla moglie, e lo incontriamo mentre con la sua auto si lancia a tutta

velocità dentro le acque del fiume Elba, deciso a suicidarsi. Il viaggio è per lui

l'occasione per liberarsi dai fantasmi del suo passato, diventa quasi un

procedimento catartico dell'essere. Grazie al viaggio, Robert riesce ad

oggettivare un'esistenza e a prendere le distanze da una vita matrimoniale

ormai non più riproponibile.

Al contrario di Robert, Bruno sembra non avere un passato. Di lui non sappiamo nulla, tranne che da

due anni vive da solo su un vecchio camion e che va in giro di paese in paese a riparare i proiettori dei

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cinema di provincia. I problemi di Bruno sono solo quelli che riguardano il lavoro, per lui il viaggio

rappresenta un mezzo per acquistare una coscienza del proprio passato. Ma Robert e Bruno sono diversi tra loro non solo per il rapporto col proprio passato, ma anche per

come affrontano la realtà. Robert "incarna il potere della Ragione, e non a caso agisce riferendosi

continuamente all'universo della parola (del quale, tra l'altro, studia le anomalie nell'apprendimento

infantile). Il suo modo di comunicare e di rapportarsi al mondo passa attraverso il linguaggio

verbale e i mezzi che ne permettono la diffusione. [...] Bruno rappresenta invece l'irriducibile

presenza del corpo, la forza incontrollabile del bisogno materiale (durante il viaggio si ferma per

dormire e defecare; è il solo dei due che vediamo mangiare o abbandonarsi a risate istintive e

irrefrenabili.

Questa opposizione e questa diversità tra i due porta inevitabilmente ad una difficoltà di

comunicazione. Nella prima parte del

film i dialoghi tra i due sono ridotti

all'osso (e Wenders sottolinea questa

lontananza tra loro inquadrandoli sempre

separatamente). Poi, lentamente,

cominciano a scambiarsi qualche frase (e

a comparire insieme nella stessa

inquadratura), ma prevalentemente la

loro comunicazione è fatta di gesti e

sguardi. Dopo essersi separati per un po'

di tempo, durante il quale Bruno trova la

compagnia di una cassiera di cinema e Robert va a trovare il padre con il quale deve chiarire i problemi

familiari del passato, i due si ritrovano per giungere infine nei pressi di una postazione militare

abbandonata dagli americani. Si confrontano ancora, fanno a pugni, ma poi scoprono che è ora di

prendere strade diverse. Robert dice: «Bisogna cambiare tutto.» e abbandona l'amico prendendo un

treno che incrocia il vecchio camion col quale Bruno continua a viaggiare per la provincia tedesca. Il

film finisce con un'inquadratura emblematica in cui si vede un cinema di provincia dal nome

affascinante: Weiße Wand (Schermo bianco). Sul parabrezza del camion di Bruno si riflettono le due

lettere iniziali delle due parole: "WW", quasi ad alludere a Wim Wenders, ormai ridotto a fare il

mestiere del regista senza sapere quale sarà il futuro del cinema. E di lì a poco, infatti, compare la

scritta "end", costruita con le tre lettere accese dell'insegna al neon del vecchio cinema di provincia:

"WeißE WaND".

venerdì 7 gennaio 2011

LA FEBBRE DELL'ORIGAMI!Origami Chair, una sedia in pieno stile origami. Si parte da un foglio inpolicarbonato che, sapientemente ripiegato e fermato con bottoni a pressione,si trasforma da una superficie 2D a un volume 3D resistente ed affascinante.

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Origami ChairTecnica simile per Folded Chair del designer Stefan Schoning. Una sediarealizzata in polipropilene e in polipropilene rivestito in eco-pelle. Formegeometriche rese però più organiche grazie alle piegature più morbide.

Folding ChairPapton Chair. Realizzata completamente con un unico foglio in cortoneondulato che, opportunamente sagomato e ripiegato, risulta estremamenteresistente e leggera.

Papton ChairOrigami Chair. Più che una seduta una vera e propria scultura di unabellezza unica. Un progetto dello studio From Us with Love.

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Origami ChairAncora sedute con Gregory, un pouff-tavolino-tappetino realizzato inpoliestere e schiuma di poliestere.

Foto GregoryDavid Wilson e Kids! una seduta in cartone destinata ad adulti e bambini.Due differenti sagome in cartone per una seduta versione normal e young.

KidsCardine. Una seduta scultura, forse una delle più affascinanti creati daldesigner coreano Sooin Kim. Un solo foglio di plastica e due strisce divelcro. Non serve altro per la realizzazione di Cardine!

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CardineAltri esempi di sgabelli da ripiegare nel contest cardboard folders. Sgabellie sedute da comporre al momento. In plastica o cartone.

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Designboom ContestOrigami Spoon. Anche nel food-design l’origami-mania si fa sentire conquesto particolare cucchiaino realizzato da Michael Sholk. Un cucchiaino inbamboo presagomato che prende volume in poche e semplici mosse.

Origami SpoonAnche l’alluminio si lascia plasmare secondo le tecniche del sol levante nelprogetto Origami B del designer Van Esch.

Origami BOrigami Side Table. Due fogli in alluminio tagliato al laser da piegare edincastrare. Un progetto verde realizzato senza sfridi di lavorazione, nè colle. Iltop della progettazione sostenibile.

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Origami tablePoche pieghe anche per questo questo progetto realizzato dal designer SanderMulder. E’ Sputnik un tavolino in alluminio. Ancora un tavolino inalluminio

ChloeChe dire poi delle scarpe origami realizzate da Make a Paper World?Bellissime, forse non altrettanto comode, ma straordinarie!

Make a Paper WorldE gli architetti non restano a guardare, creando ora giochi di luce ora vere eproprie architetture dallo stile inconfondibilmente origami come nel caso delMelbourne Theatre. Se passate per l’Australia non potete perdervi questocapolavoro architettonico realizzato dagli architetti Ashton Raggatt &McDougall. Bellissimi anche gli interni ma spettacolare la struttura cheavvolge il tutto.

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Melbourne TheatreL’arte degli origami ispira le costruzioni per i ricoveri temporanei realizzati inbamboo. Sono le Folding Bamboo Houses, un’idea di Ming Tangnata peraiutare le persone in caso calamità naturali come terremoti o tsunami.

Folding Bamboo Houses

Borse

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Francesca Genetti giovane designer vincitrice del Primo premio Design& Pelletteria al Concorso Internazionale Giovani Designer, indetto loscorso aprile da LineaPelle.Questa creazione, il portaoggetti FortuneBox è un accesorio liberamenteispirato ad uno dei modelli base dell' arte Origami giapponese, il fortune teller.Una linea originale, con un materiale pregiato e morbido come la nappa, checrea un accessorio multifunzione, colorato e molto moderno.

Borse tratte dalla linea Andy Warhol by Pepe Jeans London perl’inverno 2010.

Francesca Gennetti - portaoggetti FortuneBox

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Campari e Bric’s, rinomati brand del made in Italy, lanciano una collezione diaccessori ispirata al manifesto Campari di Bruno Munari.

Origami Handbag di Ferry Meewisse, una serie di borse trasformabili, tutteda scoprire!

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L’emergenza rifiuti che ha interessato la città di Palermo in questi ultimi anniè servita forse a far scoccare la scintilla creativa a due giovani designerpalermitani, Francesco Lucia e Giuseppe Rogato, che hanno realizzato(con ottimi risultati) una linea coloratissima ed unica di borse ed accessori peruomo e donna, utilizzando come materia prima i banner in pvc delleaffissioni pubblicitarie!

E INFINE TORNIAMO A CASA NOSTRA.....!!!!

100 creazioni di design di varianti di BORSA ROTONDA realizzate da 100allievi del corso di disegno industriale della prof. Cecilia Polidori della facoltàdi ARCHITETTURA di Reggio Calabria.

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