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G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O V ita 15 n. Anno 112 DOMENICA 19 APRILE 2009 1,10 Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/21293 Fax 0573/25149 sito internet: www.settimanalelavita.it e_mail: [email protected] Abb. annuo 40 (Sostenitore 60) c/c p.n. 11044518 Pistoia La 15 MESSAGGIO DEL PAPA ALLA CITT À E AL MONDO L’a nnuncio della Resurrezione illumina le z one buie del mondo in cui viviamo e chiama in causa tutti A PAGINA a risurrezione del Signore divide nettamente la storia in due. Ora la redenzione è compiuta, lo Spirito Santo ci è stato consegnato e, per il suo dono, a tutti è concessa la possibilità di vivere la stessa vita di Dio. Di più: l’intera creazione è entrata nella sua ultima fase, i tempi escato- logici sono cominciati, c’è soltanto da atten- derne l’ultimo compimento. Già nell’eternità, la storia veleggia verso il porto della città definitiva. L’escatologia è come spezzata in due momenti, quelli del “già” e quelli del “non ancora” Una distinzione che gli ebrei non accetteranno mai. Boris Pasternak, proprio nell’ultima pagina del suo romanzo Il dottor Zivago, riporta quattro ver- si che esprimono tutto questo in modo suggestivo, degno della migliore tradizione russa, da sempre at- tratta e affascinata dai richiami della fine dei tempi. E’ Gesù che parla, al termine di una sua personale e toccante riflessione nell’orto del Getsemani: “Scen- derò nella bara e il terzo giorno risorgerò,/ e, come le zattere discendono i fiumi,/ in giudizio, da me, come chiatte in carovana,/ affluiranno i secoli dall’oscuri- tà”. L’immagine è semplicemente grandiosa: i secoli e i millenni che rimangono ancora da percorrere, strap- pati alla loro naturale opacità, sono sospinti da una corrente inarrestabile verso la loro consumazione finale. Anse, sinuosità, soste in superficie, tempeste e intemperie ne potranno rallentare il cammino, ma in nessun modo impedirlo o arrestarlo. Animato da una forza interna, il tempo ha superato se stesso e ha l’ancora già affondata nel mare dell’eternità. La storia divisa in due. A quella notte, a quell’al- ba del primo giorno della muova Settimana, come in ordine sparso, da ogni capo della terra, attratti da una forza irresistibile, i millenni si sono dati ap- puntamento e ora procedono uniti verso la loro foce. “Come chiatte in carovana”: ormai il tempo della dispersione e dello sparpagliamento è finito e tutto è riportato all’unità. Nel Cristo risorto l’uni-verso realizza pienamente la sua originaria vocazione e la storia umana la sua definitiva consacrazione. Il Redentore è anche, non potrebbe essere diversamente, l’Unificatore, il Ricapitolatore di “tutte le cose, quel- le del cielo come quelle della terra”, il punto Omega dei tempi e delle cose. Come riportare agli uomini di oggi questi pensieri e queste aspirazioni? Il grande romanziere russo, fedele all’eredità lasciatagli dai suoi predecessori, respira ancora aria cristiana e continua a leggere la storia nella dimensione tipica della rivelazione biblica. Un testimone laico di una grande tradizione teologica. In Cristo la storia ha trovato per sempre il L L’aurora del mondo nuovo ANCORA SUL MISTERO DELLA REDENZIONE La riflessione su uno dei più difficili misteri della nostra fede, presentato nel passato e ancora nel presente in termini non appropriati, deve continuare specialmente da parte di coloro che sono chiamati ad insegnare all’interno della comunità cristiana FROSINI A PAGINA MADAGASCAR, UN VOTO PE R USCIRE DALLA CRISI La situazione nel Paese rischia di avvitarsi, e l’economia resta paralizz ata CARUSONE A PAGINA suo significato. Nonostante le apparenze, nessuno la dovrà più considerare come il racconto di un folle in vena di facezie, ma la lenta e lunga marcia incontro al Cristo che viene. La pasqua chiama la parusia, il principio invoca la fine. E’ così che la storia che noi viviamo è come racchiusa fra due venute. Un segmen- to di retta, il “frattempo”, il tempo intermedio che punta però verso l’infinito. Un cammino ascendente e, sull’altro versante, un cammino discendente. L’incontro avverrà nella mez- zanotte del mondo, quando risuonerà il grido: “Ecco lo sposo che viene, andategli incontro”. All’invoca- zione dell’umanità (maranathà), il “Veniente” ha già dato risposta: “Sì, verrò presto”. Se tarda, non c’è da temere. Il Signore è fedele alle sue promesse. Nessuno di noi potrà percorrere l’intero tragit- to. La marcia escatologica è simile alla marcia del popolo ebraico nel deserto verso la terra promessa. Nessuno di quelli che partirono poté arrivare alla meta stabilita. Nemmeno Mosè che riuscì ad ammi- rare la terra dei padri soltanto dall’alto del monte Nebo. La carovana però arrivò, secondo la promessa di Dio. Arriveremo, arriveremo, infallibilmente arri- veremo: è questa la certezza della comunità cristia- na, la sua speranza, che essa però non può tenere sol- tanto per sé. Il messaggio dell’imperatore è partito; come nel famoso racconto dell’ebreo Franz Kafka, mentre scende la sera, l’umanità, sul davanzale della finestra, attende ancora ansiosa e impaziente il suo arrivo. Il sogno si realizzerà, l’attesa non sarà vana. Cristo è veramente risorto. L’impossibile è diventato realtà. Perché la nostra incapacità è stata riscattata dalla potenza misericordiosa di Dio. Inseriti in questo flusso vitale, anche noi siamo chiamati a portare il nostro contributo. Della grande vicenda non siamo solo spettatori, ma attori e pro- tagonisti. E’ la grande dignità a cui Dio ha chiamato l’uomo, collaboratore della creazione. La zattera è anche nelle nostre mani. Giordano Frosini All ’interno 15 4 2 INTERVENTI DEI NOSTRI COLLABORATORI SULLA CRISI IN ATTO/1 Cominciamo con la Post-economy, che significa tornare ad ascoltare i sentimenti e la dimensione più profonda dell’essere e della vita GAGGIOL I A PAGINA 1 4 Gerusalemme, Basilica dell’Agonia, ai piedi dell’orto degli ulivi

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G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O

V ita 15n.

Anno 112

DOMENICA19 APRILE 2009

€ 1,10

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/21293 Fax 0573/25149sito internet: www.settimanalelavita.ite_mail: [email protected]. annuo € 40(Sostenitore € 60)c/c p.n. 11044518 Pistoia

La 15

MESSAGGIO DEL PAPA ALLA CITTÀ E AL MONDOL’annuncio dellaResurrezioneillumina le zonebuie del mondoin cui viviamoe chiamain causa tuttiA PAGINA

a risurrezione del Signore divide nettamente la storia in due. Ora la redenzione è compiuta, lo Spirito Santo ci è stato consegnato e, per il suo dono, a tutti è concessa la possibilità di vivere la stessa vita di Dio. Di più: l’intera creazione è entrata nella sua ultima fase, i tempi escato-logici sono cominciati, c’è soltanto da atten-derne l’ultimo compimento. Già nell’eternità,

la storia veleggia verso il porto della città definitiva. L’escatologia è come spezzata in due momenti, quelli del “già” e quelli del “non ancora” Una distinzione che gli ebrei non accetteranno mai.

Boris Pasternak, proprio nell’ultima pagina del suo romanzo Il dottor Zivago, riporta quattro ver-si che esprimono tutto questo in modo suggestivo, degno della migliore tradizione russa, da sempre at-tratta e affascinata dai richiami della fine dei tempi. E’ Gesù che parla, al termine di una sua personale e toccante riflessione nell’orto del Getsemani: “Scen-derò nella bara e il terzo giorno risorgerò,/ e, come le zattere discendono i fiumi,/ in giudizio, da me, come chiatte in carovana,/ affluiranno i secoli dall’oscuri-tà”. L’immagine è semplicemente grandiosa: i secoli e i millenni che rimangono ancora da percorrere, strap-pati alla loro naturale opacità, sono sospinti da una corrente inarrestabile verso la loro consumazione finale. Anse, sinuosità, soste in superficie, tempeste e intemperie ne potranno rallentare il cammino, ma in nessun modo impedirlo o arrestarlo. Animato da una forza interna, il tempo ha superato se stesso e ha l’ancora già affondata nel mare dell’eternità.

La storia divisa in due. A quella notte, a quell’al-ba del primo giorno della muova Settimana, come in ordine sparso, da ogni capo della terra, attratti da una forza irresistibile, i millenni si sono dati ap-puntamento e ora procedono uniti verso la loro foce. “Come chiatte in carovana”: ormai il tempo della dispersione e dello sparpagliamento è finito e tutto è riportato all’unità. Nel Cristo risorto l’uni-verso realizza pienamente la sua originaria vocazione e la storia umana la sua definitiva consacrazione. Il Redentore è anche, non potrebbe essere diversamente, l’Unificatore, il Ricapitolatore di “tutte le cose, quel-le del cielo come quelle della terra”, il punto Omega dei tempi e delle cose.

Come riportare agli uomini di oggi questi pensieri e queste aspirazioni? Il grande romanziere russo, fedele all’eredità lasciatagli dai suoi predecessori, respira ancora aria cristiana e continua a leggere la storia nella dimensione tipica della rivelazione biblica. Un testimone laico di una grande tradizione teologica. In Cristo la storia ha trovato per sempre il

LL’aurora del mondo nuovo

ANCORA SUL MISTERODELLA REDENZIONELa riflessione su uno dei più difficili misteridella nostra fede, presentato nel passato eancora nel presente in termini non appropriati, deve continuare specialmente da parte di coloro che sono chiamati ad insegnare all’internodella comunità cristianaFROSINI A PAGINA

MADAGASCAR, UN VOTOPER USCIREDALLA CRISILa situazionenel Paeserischiadi avvitarsi,e l’economiarestaparalizzataCARUSONE A PAGINA

suo significato. Nonostante le apparenze, nessuno la dovrà più considerare come il racconto di un folle in vena di facezie, ma la lenta e lunga marcia incontro al Cristo che viene. La pasqua chiama la parusia, il principio invoca la fine. E’ così che la storia che noi viviamo è come racchiusa fra due venute. Un segmen-to di retta, il “frattempo”, il tempo intermedio che punta però verso l’infinito.

Un cammino ascendente e, sull’altro versante, un cammino discendente. L’incontro avverrà nella mez-zanotte del mondo, quando risuonerà il grido: “Ecco lo sposo che viene, andategli incontro”. All’invoca-zione dell’umanità (maranathà), il “Veniente” ha già dato risposta: “Sì, verrò presto”. Se tarda, non c’è da temere. Il Signore è fedele alle sue promesse.

Nessuno di noi potrà percorrere l’intero tragit-to. La marcia escatologica è simile alla marcia del popolo ebraico nel deserto verso la terra promessa. Nessuno di quelli che partirono poté arrivare alla meta stabilita. Nemmeno Mosè che riuscì ad ammi-

rare la terra dei padri soltanto dall’alto del monte Nebo. La carovana però arrivò, secondo la promessa di Dio. Arriveremo, arriveremo, infallibilmente arri-veremo: è questa la certezza della comunità cristia-na, la sua speranza, che essa però non può tenere sol-tanto per sé. Il messaggio dell’imperatore è partito; come nel famoso racconto dell’ebreo Franz Kafka, mentre scende la sera, l’umanità, sul davanzale della finestra, attende ancora ansiosa e impaziente il suo arrivo. Il sogno si realizzerà, l’attesa non sarà vana. Cristo è veramente risorto. L’impossibile è diventato realtà. Perché la nostra incapacità è stata riscattata dalla potenza misericordiosa di Dio.

Inseriti in questo flusso vitale, anche noi siamo chiamati a portare il nostro contributo. Della grande vicenda non siamo solo spettatori, ma attori e pro-tagonisti. E’ la grande dignità a cui Dio ha chiamato l’uomo, collaboratore della creazione. La zattera è anche nelle nostre mani.

Giordano Frosini

All ’interno

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INTERVENTI DEI NOSTRI COLLABORATORISULLA CRISI IN ATTO/1Cominciamocon la Post-economy, che significa tornaread ascoltarei sentimentie la dimensionepiù profondadell’essere e della vitaGAGGIOLI A PAGINA 14

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2 n. 15 19 Aprile 2009LaVitain primo piano

del mistero della reden-zione e si meravigliano di due cose: anzitutto della sua antichità, risa-lendo la lettera agli Ebrei forse prima degli anni ’70, quindi non solo pri-ma della composizione dei vangeli, ma addirit-tura quando l’apostolo Paolo era ancora in vita; in secondo luogo, del-la dimenticanza di un testo tanto chiaro non più superato nella sua precisione e nella sua profondità. E’ in nome di queste osservazioni che cerchiamo oggi di capirlo fi no in fondo.

UNA MENTALITÀDA SUPERARE

Non è l’offerta del sangue di Gesù che ci ha salvato, come si continua piuttosto spesso a pen-sare e insegnare. Il Padre non ha bisogno del san-gue del Figlio per essere placato nella sua ira per il peccato degli uomini. Una spiegazione, abbia-mo ormai detto e ripe-tuto, del tutto indegna della grandezza e del-l’amore di Dio, come ci è stato presentato da Gesù Cristo. Dio non si adira e non ha nessun bisogno si essere soddisfatto con un sistema così barbaro e

cruento. Sono state mol-te, anche da parte cattoli-ca, le accuse a una teoria del genere; soprattutto al di fuori dell’ambito cri-stiano. Ricordiamo, sol-tanto a modo di esempio, le terribili espressioni di F. Nietzsche, il profeta ateo della morte di Dio: “Una risposta di un’as-surdità addirittura spa-ventosa: Dio dette suo fi glio per la remissione dei peccati, come vittima. Fu di punto in bianco la fi ne del Vangelo! Il sacri-fi cio espiatorio e proprio nella forma più ripu-gnante e più barbara, il sacrifi cio dell’innocente per i peccati dei rei!”. E aggiungiamo quelle del rivoluzionario francese Diderot: “Non c’è nessun padre degno di questo nome che vorrebbe ras-somigliare al nostro Pa-dre celeste”.

No. Dio non voleva la morte del Figlio per potere placare la sua ira. Egli aspettava soltanto che il Figlio divenuto uomo segnasse l’inizio di una umanità nuova se-condo il suo pensiero e la sua volontà, che poi ris-pecchiavano il modo di vita tipico di Dio all’in-terno della Trinità. Una obbedienza che riscattas-

se la disobbedienza del primo Adamo, come ci ricorda l’apostolo Paolo nel capitolo quinto della lettera ai Romani. Una umanità diversa da come si era realizzata nel corso dei millenni della sua storia.

È proprio la lettera gli Ebrei che, nel capitolo decimo, ci ricorda che Dio non si contentava per niente dei tanti sa-crifi ci offerti tanto gene-rosamente dal popolo ebraico. Il sacrifi cio che Dio gradisce è il sacrifi -cio della volontà, della vita, dell’obbedienza, dell’offerta di se stessi: “Tu non hai voluto né sacrifi cio né offerta, un corpo invece mi hai pre-parato… Allora ho detto: Ecco, io vengo –poiché di me sta scritto nel rotolo del libro- per fare, o Dio, la tua volontà”. E subito il testo aggiunge: “Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrifi cio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella vo-lontà che noi siamo stati santifi cati”.

IL NUOVO CAMMINO DELL’UMANITÀ

Nel secondo Adamo l’umanità comincia il suo nuovo cammino.

Salvati dall’obbedienza del FiglioI n genere,

quando scrivo cose più diffi cili del solito, mi contento che mi legga-no cinque lettori. Ma, a quanto pare, l’articolo della settimana scora de-dicato allo scabroso tema della redenzione, ha su-scitato dell’interesse per un numero abbastanza superiore. Questo mi incoraggia a proseguire il discorso, basandomi questa volta sul testo più chiaro e completo dedicato al nostro argo-mento, fra l’altro letto proprio nella liturgia “In passione Domini” del venerdì santo. Un testo del capitolo quinto della lettera agli Ebrei, che riproduco per intero: “Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva sal-varlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, di-venne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”.

UNA PREGHIERA ESAUDITA, MAIN MANIERA DIVERSA

Intanto dalla prima frase del testo appren-diamo che Dio ha esau-dito la preghiera del Figlio, quando le cose si svolsero esattamente nel modo opposto a quello della richiesta. Gesù fu esaudito, ma in maniera diversa da come aveva chiesto: il Padre non lo ha liberato dalla morte, ma lo ha liberato nella morte. Una lezione da non dimenticare: Dio ci ascolta sempre nelle nostre richieste, come ha promesso Gesù nel suo vangelo, ma ci esaudisce in un modo diverso da come ci aspetteremmo. “Diversamente”, è l’av-verbio che si addice a Dio, perché egli è essen-zialmente il “diverso” rispetto a noi. I Padri dell’oriente lo dicevano nella loro lingua: Dio ci esaudisce allos, cioè in modo diverso, diversa-mente.

Ma la seconda frase si colloca esattamente all’interno della nostra rifl essione. Biblisti di grande autorità conside-rano questo testo come l’espressione migliore

Un’umanità, in cui le persone, le società, le nazioni vivono nell’imi-tazione della stessa vita divina: nella solidarietà, nell’amore, nella vittoria sui propri istinti e i pro-pri egoismi, nel rispetto reciproco, nell’umiltà e nel perdono reciproco. Una vera conversione a U, un modo nuovo di impostare i rapporti umani, reso possibile dalla forte presenza dello Spirito Santo, in cui la chiesa ha sempre ricono-sciuto il dono terminale della pasqua del Signore. Ciò che è impossibile all’uomo diventa possi-bile con l’aiuto di Dio. Con la vita, la morte e la risurrezione del Signore, comincia un’umanità nuova. Gli uomini sono ora chiamati a prendere parte attiva alla iniziati-va di Dio.

Si dirà però che il testo da cui siamo partiti parla anche della morte di Gesù. Parla dell’intera sua vita e naturalmente non può tralasciare la morte culmine e compi-mento di ogni esistenza terrena. L’obbedienza di Gesù al Padre non può non spingersi fi no all’accettazione della morte, ripetiamolo an-cora, voluta non da Dio ma dal potere religioso e dal potere civile, che nei discorsi e negli atteggia-menti di Gesù vedevano un insopportabile attacco ai loro privilegi e al loro modo di esercitare il po-tere.

Il testo che abbiamo fra mano è particolar-mente forte, perché ci avverte che Gesù imparò l’obbedienza della morte, che addirittura ha do-vuto lottare per poterla realizzare, perché anche lui come noi, dinanzi alla morte, e a quella morte, prova un terribile senso di paura. Per questo nel-l’orto del Getsemani pre-gò che, se fosse possibile, il Padre lo liberasse da quel troppo amaro calice, subito però rimettendosi alla sua volontà: “Però si faccia non la mia, ma la tua volontà”. Egli fu ob-bediente fi no alla morte, come ci ripete da sempre l’inno cristologico della lettera ai Filippesi. L’of-ferta della vita non può non includere anche la morte, perché essa è l’atto assoluto e supremo del-l’amore. Infatti, “non c’è

amore più grande di co-lui che dà la propria vita per le persone amate”.

GESÙ È INSIEMEDIO E UOMO,VERAMENTE UOMO

Se ci meravigliassimo di tutto questo, dovrem-mo subito ricordare che Gesù è sì Dio, ma è anche uomo. Come Dio egli non ha niente da imparare, come Dio egli era già perfetto fi n dal-l’eternità. Ma ora egli è anche uomo, è divenuto veramente uno di noi. E proprio con la morte egli raggiunge quella perfezione per cui il Padre l’ha mandato nel mondo. Così le parole un po’ misteriose del testo cominciano a farsi chiare: “Pur essendo Figlio, im-parò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvez-za eterna per tutti coloro che gli obbediscono”. Mi viene quasi il coraggio di chiedere ai miei pochi lettori (il Manzoni ne aveva appena venticin-que) di imparare a mente questo versetto. Special-mente se, oltre che a se stesso, egli deve inse-gnare queste cose anche agli altri. E’ la poesia più bella che abbiamo mai incontrato, la musica più dolce risuonata ai nostri orecchi, la poesia e il can-to della nostra salvezza e della nostra redenzione.

Con una conclusione di immensa importanza. Gesù ci ha insegnato a vivere in modo nuovo. L’umanità nuova è co-minciata con lui, come i profeti avevano an-nunciato (ricordiamo in particolare il capitolo set-timo del libro del profeta Daniele). Ora sta a noi ripercorrere le sue stra-de, con la sequela e l’imi-tazione. La redenzione, per essere fatta propria, ha bisogno naturalmente anche di noi. Essa non è espiazione, ma totale santifi cazione. La via battuta da Gesù non co-nosce alternative: “Io vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io, così facciate anche voi”. Non dobbiamo dimenticarlo: “Egli è divenuto causa di salvezza eterna per tutti coloro che obbediscono a lui”.

La redenzione tolta dal mito e riportata al rango di impegno perso-nale e sociale.

ANCORA SUL MISTERO DELLA REDENZIONE

di Giordano Frosini

Nell’orto degli ulivi, rimettendosi integralmente alla volontà del Padre, prima della sua morte Gesù perfezionò la sua obbedienza, divenendo così fonte della nostra salvezza

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319 Aprile 2009 n. 15LaVita

Poeti ContemporaneiI RICORDI DI ROSSANA

Rossana,per caso ho qua tra le maniil tuo libro dei ricordidedicato ai bisnonni.E leggendo ho camminato all’indietroe mi sono immersanella dolcezza dell’infanziacullata dalla tenerezza dei nonni.E mi sono trovata accantoalla mia nonnacon la sua veste nerache si scaldava le manial focolare stellato dalle scintilledanzanti lungo il camino.Rossana,ti ringrazio di questa vita lontanache mi riporti così fresca e vivauscita dal tuo cuore ricco di poesiacapace di far risorgerecose felici e lontane.Tu hai fatto dei ricordi dimenticatiquello che fa la primaveracoi fi ori del melo.E così mi sono rimessail grembiulino dell’infanziae sono tornataa dondolarmi fra terra e cieloall’altalena della quercia grande della nonna,e ho rincorso il gattoche ancora misteriosomi spia dal suo angolocoi suoi occhi gialli.Grazie Rossana,per questi ritorni che mi regali,per l’allegria dei giochi di parole,per la magia degli scioglilinguae per le misteriose fi lastroccheche incantavano il mio cuore bambino.Com’è bello ancora giocare dentro di noicol bambino che eravamoe che ancora siamo,perché per i bambinie per chi sognanon esistono passato e futuro,per loro il tempo è soltantola sorgente dell’eterno presente.Anna Tassitano

Il libro “… tre civette sul comò” I ricordi dei bisnonni, raccolta di tradizioni orali a cura di Rossana Nerozzi. Editrice C.R.T.

N ativo di Cor-tina e bolognese di ado-zione, l’autore è stato alpinista, documentarista e amato scrittore di mon-tagna, con opere ricche di vari interessi culturali; questo suo volume, con un titolo emblematico, “Cammino tra le ombre”, si chiude con quanto ebbe a dire agli amici, due giorni prima della morte (17 agosto 2006): «Ci si saluta. Morire,è noiosis-simo. Ci vediamo alla prossima. In fondo è solo un viaggio. Poi vi mando un fax. Scusate ma non riesco a vedere nessuno. Ho bisogno di silenzio, di vuoto, di nulla. Siamo sta-ti catapultati in un gioco in cui non ci sono regole. Come si fa a giocare un gioco senza regole? In fondo siamo degli eroi, abbiamo fatto tutto il pos-sibile, forse anche di più. Siate travi, siate forti della vostra debolezza. Scrivete libri, fate fi lm, costruite imperi nel deserto».

cultura

Un linguaggio nuovo, che assume il tono di una verità fortissima, capace di smuoverci dalle nostre conquistate -e ben forti-fi cate- certezze; al fondo, una sottile ironia che può anche gratifi care: «Abbia-mo fatto fi gli, schiacciato serpenti, costruito case. Queste sono le cose im-portanti, tutto il resto è teatro. Abbiamo recitato bene. Siamo stati bravi. Non abbiamo nulla da recriminare. Ora mi resta solo da confrontarmi con Dio. Con la sua incom-mensurabile ingiustizia. Sapere se siamo polvere avvinghiata alla polvere. Oppure chissà. In bocca al lupo».

Ricordo che, alcuni anni fa, fu pubblicato pure un libro, difficile da di-menticare, che nel titolo portava la parola “cammi-no”, ed era “Cammini di liberazione”, con quattor-dici storie di giovani morti per cancro, ma approdati alla fede, in una testimo-nianza della sofferenza che lasciava meravigliati e insieme colpiti. Ora, il “cammino” avviene “tra le ombre”, nella realtà di un “Diario”, iniziato nel 2003 e concluso nel 2006, senza una revisio-ne completa, appunto per l’incombere brutale della morte: il punto di riferimento è Dio; la fi glia Viola, nata nel 1999, è

fi ne e la fi ne del male». Il “dialogo” con Dio non è facile all’inizio («Quando si è malati, si crede meno in Dio. Le preghiere spic-cano il volo più stanche, e ricadono come uccelli sfiniti...»), ma continua ugualmente, per dare un significato all’esistenza, per trovare le spiegazio-ni ultime, come questa: «Impieghi tutta la tua vita a considerare la tua vita come un dono, poi ti viene chiesto all’improvviso di restituirlo»; così quella preghiera-disperazione riassume tante pagine di questo “camminare nel buio”, con la speranza di trovare un possibile bagliore: «Signore, il tuo pensiero non fa che allon-

tanarmi da te. Non sei solo incredibile. Sei impensa-bile. Sei assente, e quindi tocca solo a me l’onere della mia conversione». La “risposta” di Enzo Bianchi -per la verità, “Una risposta”- alla fi ne del diario ci aiuta a capire il messaggio di queste pa-gine, perché «Accostarsi alle parole di Cenacchi, dure come pietre e ro-venti come il fuoco, è ri-schioso, non per il lettore, ma per la salvaguardia della densità umana che racchiudono»; tuttavia, «questa solidarietà nella prova del dolore porta a scoprire un volto inatteso di Dio stesso, un volto somigliantissimo a quello di Gesù in croce».

Letto per voi: “Cammino tra le ombre” di Giovanni Cenacchi

La verità cercata nei giorni del dolorel’ideale destinatario, men-tre la pubblicazione rivela espressamente la preoc-cupazione di «conservare qui ogni peculiarità -date ripetute, l’oscillazione nell’uso della maiuscola per alcune parole (come ‘Dio’) eccetera-, testimo-nianza viva, nel corpo della pagina, del suo ro-vello conoscitivo.

Nei giorni successi-vi alla tragica diagnosi, l’autore scrive: «Io sono morto. Cammino tra le ombre, vedo il mondo da una fi nestra invisibile. Se c’è luce, è perché qualcu-no ha dimenticato accesa la luce, o per un gioco perfi do. La prima cosa a cui penso, appena sve-glio, è il mio male. In ogni istante del giorno, in ogni vampa di coscienza, non c’è altro che il mio male. Se riesco a dormire, non c’è altro sogno che non riveli la causa del male. A ogni risveglio, nessun orizzonte che non sia il

Venerdì 20 giugno 2008: le città sono immerse in un inferno di cemento e caldo rovente, 6 ragazzi si ritrovano all’isola d’Elba per evadere dalle loro quo-tidianità.

Leonardo e Michela, Alessandro e Gianna, Sa-verio e Gianna; tutti con un loro percorso in parte già affrontato ed in parte da affrontare. Chi ha dovuto lasciare un sentiero battuto per un certo tempo, chi l’ha affrontato ancora acerbo e chi ha ricercato un sentiero contro buon senso e ragio-nevolezza. I nostri protago-nisti non si sono però smar-riti in un bosco buio, freddo e tempestoso. Partendo alla volta dell’Elba, hanno di-mostrato di voler ricercare la luce dell’alba del giorno che verrà.

Come non intrecciare la loro storia con quella degli interpreti del fi lm di vacanze post maturità scolastica Che ne sarà di noi? I 6 ragazzi sono tutti sui trent’anni d’età, hanno da tempo vissuto l’esperienza dell’esame di stato a con-clusione delle scuole medie superiori. C’è però un altro tipo di maturità, esisten-ziale, affrontata più volte, in maniera ciclica, da ogni persona lungo tutto il suo percorso umano e sociale.

Lo spettatore del fi lm Che ne sarà di noi?, infatti, chiunque esso sia, nell’eu-foria del passaggio rituale

Racconto breve

Che ne sarà di noidella licenza liceale, prova un senso di vuoto panico del futuro, che è quello del-l’identità e dell’equilibrio tra rifi uto e adattamento, tra fuga, indeterminatezza, pulsioni e coraggio, inseri-mento, ragione. Nel fi lm del regista Veronesi, grazie al post adolescente Silvio Cuc-cino, informato istigatore di paradossi e stati d’animo sotto i vent’anni d’età, si avverte quell’angoscia, nella recitazione dei giovani attori si sente fi sicamente la stretta allo stomaco che ricordiamo un po’ tutti.

Come dice il titolo: che ne sarà di noi? Non sfugge che la domanda, nel fi lm come nell’analisi logica e grammaticale, è retorica, cioè rivolta a chi la sta formulando (i ragazzi che entrano nella società) e a

chi ascolta (gli adulti che la gestiscono).

Nella storia convenzio-nale a cui assistiamo, c’è però un reale disagio esi-stenziale.

Nel disimpegno po-tenziale, c’è un volontario impegno morale. La que-stione è che il titolo del fi lm, visto dalla parte della sala e quindi del mondo, ci chiama tutti in causa con un pronome spostato che stabi-lisce la responsabilità dello sguardo: che ne sarà di loro? Esistono ciclicamente nella storia del cinema fi lm-segni del disagio giovanile che, da un lato sono propri di ogni generazione che ci passa, diciamo universali, e dall’altro indicatori di una società diversa dalle altre. Ricordiamo ad esempio Ecce bombo di Nanni Mo-

retti, del 1978, Marrakech di Gabriele Salvatores, del 1989, o L’albero delle pere di Francesca Archibugi, del 1998.

Tra le molte domande che un fi lm pone, nel caso della commedia generazio-nale di Veronesi-Muccino la più inquietante riguarda la società che stiamo costruen-do per rispondere al titolo. Anche i 6 ragazzi nella loro vacanza all’isola d’Elba hanno vissuto in amicizia tre giorni di spensierata allegria, di serenità ed ar-monia, facendo tardi sotto il chiaro di luna dell’estate elbana, aspettando il sor-gere del sole del nuovo giorno, facendo il bagno nel mare delle prime ore del mattino. Pensano magari di essere riusciti a fare qualco-sa di diverso, o di poter far ritorno a casa in parte cam-biati internamente, come aver vissuto una nuova ma-turità. Sono invece sempre e solo stati loro stessi per tutto il tempo, e ciò che sa-ranno nel loro futuro, come tutti, perlomeno in parte lo sono già. La conclusione della loro gita non è il fi nale del racconto, è bensì la pri-ma pagina di un diario che parla dei 6 ragazzi, i quali tutti assieme si trovano soltanto ai primi gradini di una lunga ed alta scala, che si erge davanti a loro verso il cielo: la scala della vita, sì, proprio lei…

Leonardo Soldati

Ricordo che, alcuni

Le rifl essioni (“dure come pietre”) dell’autore, condotto al tramonto

dopo una malattia terribilenella stagione della maturità

di Angelo Rescaglio

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4 n. 15 19 Aprile 2009LaVitaattualità ecclesiale

C ari fratelli e so-relle di Roma e del mondo intero!

Formulo di cuore a voi tutti l’augurio pasquale con le parole di sant’Agostino: “Re-surrectio Domini, spes nostra – la risurrezione del Signore è la nostra speranza” (Agostino, Sermo 261, 1). Con questa affermazione, il grande Vescovo spiegava ai suoi fedeli che Gesù è risorto perché noi, pur destinati alla morte, non dispe-rassimo, pensando che con la morte la vita sia totalmente finita; Cristo è risorto per darci la speranza (cfr ibid.).

In effetti, una delle domande che più angu-stiano l’esistenza del-l’uomo è proprio questa: che cosa c’è dopo la mor-te? A quest’enigma la solennità odierna ci per-mette di rispondere che la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E que-sta nostra certezza non si fonda su semplici ragio-namenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del mes-saggio evangelico. Lo dichiara con vigore san Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. E aggiunge: “Se noi abbiamo avuto spe-ranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14.19). Dall’alba di Pasqua una nuova pri-mavera di speranza in-veste il mondo; da quel giorno la nostra risurre-zione è già cominciata, perché la Pasqua non segna semplicemente un momento della storia, ma l’avvio di una nuova condizione: Gesù è ri-sorto non perché la sua memoria resti viva nel cuore dei suoi discepoli, bensì perché Egli stes-so viva in noi e in Lui possiamo già gustare la gioia della vita eterna.

La risurrezione per-tanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua

PASQUA 2009

Messaggio Urbi et orbi di Benedetto XVI

“pasqua”, il suo “passag-gio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra e il Cielo (cfr Eb 10,20). Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato depo-sto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba. Infatti all’alba del primo giorno dopo il sabato, Pietro e Gio-vanni hanno trovato la tomba vuota. Maddalena e le altre donne hanno incontrato Gesù risorto; lo hanno riconosciuto anche i due discepoli di Emmaus allo spezzare il pane; il Risorto è appar-so agli Apostoli la sera nel Cenacolo e quindi a molti altri discepoli in Galilea.

L’annuncio della ri-surrezione del Signore illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Mi riferisco particolar-mente al materialismo e al nichilismo, a quella vi-sione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente con-statabile, e ripiega scon-solata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo del-l’esistenza umana. È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il “vuoto” sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non

c’è scampo per l’uomo e ogni sua speranza ri-mane un’illusione. Ma proprio oggi prorompe con vigore l’annuncio della risurrezione del Signore, ed è risposta alla ricorrente domanda degli scettici, riportata anche dal libro di Qoèlet: “C’è forse qualcosa di cui si possa dire: / Ecco, questa è una novità?” (Qo 1,10). Sì, rispondiamo: nel mat-tino di Pasqua tutto si è rinnovato. “Mors et vita / duello conflixere mirando: dux vitae mortuus/ regnat vivus - Morte e vita si sono affrontate / in un prodigioso duello: / il Signore della vita era morto; / ma ora, vivo, trionfa. Questa è la novi-tà! Una novità che cam-bia l’esistenza di chi l’ac-coglie, come avvenne nei santi. Così, ad esempio, è accaduto per san Paolo.

Più volte, nel conte-sto dell’Anno Paolino, abbiamo avuto modo di meditare sull’esperienza del grande Apostolo. Saulo di Tarso, l’accanito persecutore dei cristiani, sulla via di Damasco in-contrò Cristo risorto e fu da Lui “conquistato”. Il resto ci è noto. Avvenne in Paolo quel che più tardi egli scriverà ai cri-stiani di Corinto: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Guardiamo a questo grande evange-lizzatore, che con l’en-tusiasmo audace della

sua azione apostolica, ha recato il Vangelo a tante popolazioni del mondo di allora. Il suo insegna-mento e il suo esempio ci stimolino a ricercare il Signore Gesù. Ci inco-raggino a fidarci di Lui, perché ormai il senso del nulla, che tende ad intossicare l’umanità, è stato sopraffatto dalla luce e dalla speranza che promanano dalla risurre-zione. Ormai sono vere e reali le parole del Salmo: “Nemmeno le tenebre per te sono tenebre / e la notte è luminosa come il giorno” (139[138],12). Non è più il nulla che avvolge ogni cosa, ma la presenza amorosa di Dio. Addirittura il regno stesso della morte è stato liberato, perché anche negli “inferi” è arrivato il Verbo della vita, sospinto dal soffio dello Spirito.

Se è vero che la morte non ha più potere sul-l’uomo e sul mondo, tut-tavia rimangono ancora tanti, troppi segni del suo vecchio dominio. Se me-diante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore. E’ questo il messaggio che, in occasione del recente viaggio apostolico in Camerun e in Angola, ho inteso portare a tutto il

Continente africano, che mi ha accolto con grande entusiasmo e disponibi-lità all’ascolto. L’Africa, infatti, soffre in modo smisurato per i crudeli e interminabili conflitti – spesso dimenticati – che lacerano e insanguinano diverse sue Nazioni e per il numero crescente di suoi figli e figlie che finiscono preda della fame, della povertà, della malattia. Il medesimo messaggio ripeterò con forza in Terrasanta, ove avrò la gioia di recarmi fra qualche settimana. La difficile ma indispensa-bile riconciliazione, che è premessa per un futuro di sicurezza comune e di pacifica convivenza, non potrà diventare real-tà che grazie agli sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri, per la composi-zione del conflitto israe-lo-palestinese. Dalla Ter-rasanta, poi, lo sguardo si allargherà sui Paesi li-mitrofi, sul Medio Orien-te, sul mondo intero. In un tempo di globale scarsità di cibo, di scom-piglio finanziario, di povertà antiche e nuove, di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono molti a lasciare la pro-pria terra in cerca di una meno incerta soprav-vivenza, di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte all’incertezza del doma-ni, è urgente riscoprire prospettive capaci di ridare speranza. Nessuno

si tiri indietro in questa pacifica battaglia iniziata dalla Pasqua di Cristo, il Quale – lo ripeto – cerca uomini e donne che lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi, quelle della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore.

Resurrectio Domini, spes nostra! La risurrezio-ne di Cristo è la nostra speranza! Questo la Chiesa proclama oggi con gioia: annuncia la speran-za, che Dio ha reso salda e invincibile risuscitando Gesù Cristo dai morti; comunica la speranza, che essa porta nel cuo-re e vuole condividere con tutti, in ogni luogo, specialmente là dove i cristiani soffrono perse-cuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace; invoca la speranza capa-ce di suscitare il coraggio del bene anche e soprat-tutto quando costa. Oggi la Chiesa canta “il giorno che ha fatto il Signore” ed invita alla gioia. Oggi la Chiesa prega, invoca Ma-ria, Stella della Speranza, perché guidi l’umanità verso il porto sicuro della salvezza che è il cuore di Cristo, la Vittima pasqua-le, l’Agnello che “ha re-dento il mondo”, l’Inno-cente che “ha riconciliato noi peccatori col Padre”. A Lui, Re vittorioso, a Lui crocifisso e risorto, noi gridiamo con gioia il no-stro Alleluia !

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519 Aprile 2009 n. 15LaVita attualità ecclesiale

II domenica di Pasquaanno B

At 4,32-35; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

La Paro la e le paro le

“La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola”

La prima lettura presenta alcuni tratti fondamentali della vita della comunità sorta dalla Pasqua, ma propri anche ad ogni comunità che vuole rifarsi a Gesù. L’annuncio della Pasqua è che l’amore è più forte della morte stessa: la vita di Gesù, vissuta come dono per gli altri è il riferimento irrinunciabile per una comunità chiamata non ad altro se non a riproporre la parola della croce: Gesù, e questi crocifi sso. Sta qui la fragile testimonianza, né presuntuosa, né arrogante, da riscoprire oggi da parte delle comunità cristiane, spesso preoccupate di tante cose al di fuori di ciò che veramente è indispensabile. Se Gesù ha vissuto la sua vita nella compassione, nella vicinanza ai malati ai sofferenti e ai tenuti in disparte, se Gesù ha indicato che la vita non vale per la ricchezza o per il potere, la comunità cristiana allora è chiamata ad essere trasparenza di questo: uno stile nuovo di rapporti, la scelta della condivisione dei beni, segno eloquente del sentirsi fratelli. E’ una questione di stile. Il travisamento del ‘colore’ della testimonianza, il venir meno allo stile di Gesù è pari al venir meno agli stessi contenuti del suo messaggio, e porta a esiti che sono in contrasto con il vangelo. Come ben ricorda Enzo Bianchi: “Si arriva alla tentazione della teocrazia, cioè dell’imporre leggi che derivano dalla fede e dalla rivelazione. Si arriva anche, come è acca-duto in questo ultimi quindici anni, ad un tentativo di declinazione del cattolicesimo come religione civile, tentativo operato da parte di alcuni ecclesiastici ma anche di forze politiche non ascrivibili al segno della fede cristiana”. Lo Spirito del risorto è forza che su-scita scelte agli antipodi dell’egoismo umano e della ricerca di una vittoria come sopraffazione degli altri. Le suscita come espressione di una esperienza affascinante e contagiosa, esatto contrario di uno stile di imposizione e di attitudine di condanna verso gli altri: “con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore e tutti essi godevano di grande favore”. Per questo la comunità di Gesù dovrebbe essere il luogo in cui viene coltivato lo stile proposto da Gesù. Uno stile di compassione, di vicinanza e di apertura alla speranza e ad un futuro per tutti. L’incontro con Gesù risorto continua nella comunità che lascia spazio a questo soffi o di libertà dello Spirito, continua nella comunità che fa proprio lo stile del maestro: uno stile di cammino insieme, facendo proprie e lasciando spazio alle ricerche nascoste di ogni cuore, uno stile di condivisione concreta, capace di fi ducia e accoglienza, uno stile di disinteresse lontano dal perseguire logiche di arricchimento e di egoismo, uno stile di servizio nonostante le diffi coltà.

“Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”

La fede nel Signore risorto genera una comunione innanzitutto in lui e con gli altri. Da qui sorge l’esigenza di una apertura ospitale in gradi di cogliere negli altri il volto di fi gli e fi glie creati da Dio per costruire con essi itinerari di fraternità. La Pasqua è vittoria della vita sul buio della morte, dell’amore su ogni male e sulla morte. Ma è una vittoria di Gesù che è passato dentro la morte che ha attraversato le tenebre della morte. Lì in quegli abissi ha portato la sua scelta di amore fi no alla fi ne. La sua vittoria è vittoria dell’amore, della debolezza di un amore che si dà e non trattiene. Vincere il mondo è nel linguaggio giovanneo superare tutto ciò che si oppone a Cristo. Ma è una vittoria paradossale, attuata per mezzo della consegna di sé, di offerta della vita nelle mani dei violenti scegliendo la strada della non violenza. Gesù ha vinto la morte nel suo dare la sua vita per gli altri, nel suo consegnarla totalmente al Padre e a tutti. E’ vittoria della fede: una vittoria fragile, una vittoria che si fonda sulla fede come affi damento che non dipende dalla nostra bravura e forza ma solamente dall’opera di Dio in noi.

“Beati quelli che, pur non avendo visto crederanno”

La beatitudine che sta al cuore del brano del vangelo di questa domenica è rivolta a coloro che, senza vedere, crederanno. Siamo noi che crediamo sulla base della testimonianza. Il credere sorge in una relazione di amore: chi si affi da, si fi da di chi ama, e la prima testimonianza, quella delle donne e dei discepoli che accolgono l’annuncio che Gesù non è rimasto prigioniero della morte ma è vivo, diviene la parola che raduna e invia. Tommaso diviene così l’esempio di ogni credente chiamato a passare da una fede che vuole evidenze, dimostrazioni e prove, incapace di affi darsi, ad un credere che si affi da alla testimonianza. E’ il passaggio alla logica dell’amore: come chi intraprende un cammino di amore sa che non tutto si risolve in una prova o in una dimostrazione, ma il rapporto è cammino, aperto, faticoso, ma che respira solo nel dono del cuore, nella fi ducia del consegnarsi all’altro e nell’accogliere soprattutto il dono della vita di un tu nella propria. Lo Spirito santo e la pace sono i doni del Cristo risorto. Il IV vangelo ci ricorda che è il Risorto, e solo lui, che fa entrare i suoi in una nuova comunione con lui. Il nuovo dono dello Spirito, come il soffi o sul primo uomo Adamo è consegna per farsi portatori di una corrente di misericordia e di perdono.

Alessandro Cortesi op.

“R iscoprire la fi gura di padre Agostino Gemelli: il francescano, lo scienzia-to, l’uomo”. A cinquant’anni dalla morte del suo fondatore e primo rettore, l’Università Cattolica del Sacro Cuore rivolge questo in-vito a tutte le parrocchie d’Italia in occasione dell’85ª Giornata per l’Università Cattolica che si celebrerà domenica 26 aprile.

A Milano padre Gemelli (1878 - 1959), insieme ai suoi stretti collaboratori, raccolse l’eredità di una grande fi gura del laicato cattolico, Giuseppe Toniolo, fondando nel 1921 l’ateneo cattolico. Una realtà che oggi conta oltre 40 mila studenti distribuiti nelle sedi di Milano, Brescia, Cremona-Piacenza, Roma e Campobasso. “La fi gura di Gemelli è andata un po’ sbiadendosi negli ultimi anni così come la Giornata per l’Università Cat-tolica”, spiega Agostino Picicco, pubblicista e coordinatore dell’uffi cio delle presidenze di Facoltà dell’Università Cattolica, che nel 2005 ha dato alle stampe un agile volume dedicato proprio a padre Gemelli “con l’obiettivo di riavvicinare in particolare i giovani e gli adolescenti a questa fi gura”.

Padre Picicco, come spiegherebbe ad un giovane l’intuizione di padre Gemelli?

“In un periodo, quello tra le due guerre mondiali, caratterizzato da una grande pres-sione ideologica e da un imperante laicismo, soprattutto negli ambienti accademici, Padre Gemelli cercò di far capire che scienza e fede non dovevano essere in antitesi ma in dialo-go. Il suo messaggio era chiaro: la Chiesa, de-risa ed emarginata dal mondo della cultura e della politica, doveva iniziare a giocare un ruolo attivo nella società contribuendo alla formazione di una classe dirigente sensibile ai valori cristiani. Un duplice servizio reso alla Chiesa e alla società”.

Agostino Gemelli, al secolo Edoardo, in gioventù si era però avvicinato agli ambienti socialisti. Come è avvenuto il cambiamento?

“La sua è una storia di conversione. Da studente, il giovane Edoardo, era, infatti, tra i capi dei giovani socialisti. La conversione avvenne durante gli anni del servizio mili-tare ma non è chiaro cosa lo spinse a questa scelta. Lui stesso preferiva non parlarne. Fu però una scelta radicale, non spiegabile con la sola ragione, che lo spinse a sposare in pieno la causa cattolica tanto da entrare nell’Ordine dei frati minori”.

Nel suo cammino di impegno sociale fu centrale la fi gura di Giuseppe Toniolo, a cui lo stesso Gemelli dedicherà l’Istituto ente fondatore dell’Università. Quali erano i rapporti tra i due?

“Toniolo fu il primo ad avere l’idea di un’Università Cattolica come istituzione che poteva dare autorevolezza alla cultura cattolica favorendo il dialogo tra laici e cattolici. Gemelli ha avuto il grande merito di realizzarlo. Un’impresa incredibile se si considera il periodo storico e la necessità di reperire i fondi necessari. Qui giocò un ruolo fondamentale il legame con Armida Barelli, presidente della Gioventù femminile cattoli-ca, che diventerà grazie alle sue iniziative di

raccolta fondi, la grande cassiera dell’ateneo. Senza dimenticare gli altri collaboratori: Lu-dovico Necchi, Francesco Olgiati ed Ernesto Lombardo”.

In un epoca di “emergenza educativa” la Cei ricorda il grande merito di padre Gemelli nel coniugare “formazione” pro-fessionale e “crescita umana”. Quanto è attuale questo messaggio?

“Ancora oggi l’Università Cattolica cerca di aggiungere alla formazione accademica una particolare attenzione ai valori cristia-ni, aiutando i giovani a trovare un senso profondo alla propria esistenza. Anche se la progressiva secolarizzazione della società e la crescita dell’Università, rendono più diffi cile questo compito”.

In che senso?“Fino a trent’anni fa il numero degli

studenti era nettamente inferiore e molti vivevano nei collegi universitari. Questo fa-voriva un rapporto più profondo tra giovani, professori ed educatori facilitando questa formazione integrale. Oggi l’Università continua ad offrire un panorama vastissimo di incontri e occasioni di crescita personale

e spirituale ma non tutti gli studenti vi prendono parte. Alcuni vivono l’Università semplicemente come realtà accademica e, nonostante gli esami di teologia presenti nel curriculum di studi, non vivono la com-ponente cattolica. C’è chi non sa nemmeno chi sia padre Gemelli o cosa si intenda per cattolica”.

Secondo lei, quale sarebbe oggi la priorità di padre Gemelli?

“Il suo ultimo sogno fu quello di istituire la Facoltà di medicina a Roma e il Policlinico che oggi porta il suo nome. Non saprei dire da un punto di vista accademico su cosa si concentrerebbe ma certamente lavorerebbe per rinforzare il legame tra Università Catto-lica e diocesi. Il debole interesse che la Gior-nata dell’Università Cattolica riscontra, non tanto a livello di Istituzioni ecclesiastiche, ma di fedeli e di singole comunità, dimostra come molto ci sia da fare per ricostruire il legame dell’Università con le diocesi e le parrocchie. In passato erano i sacerdoti a indirizzare i giovani verso la nostra realtà. Oggi questo in molti casi non avviene più. Credo che padre Gemelli lavorerebbe pro-prio per questo”.

UNIVERSITÀ CATTOLICA 85A GIORNATA

Quale nuovo legame

“R

Tra l’ateneo di padreGemelli e le diocesi

di Michele Luppi

I numeri dell’Università cattolica5 sedi (Milano, Roma, Brescia, Piacenza-Cremona e Campobasso), 14 facoltà, 50 corsi di laurea triennale, 1 corso di laurea quadriennale, 46 corsi di laurea specialistica di cui 2 a ciclo unico, 2 corsi di laurea ma-gistrale a ciclo unico, oltre 100 master di I e II livello, 53 scuole di spe-cializzazione, 16 scuole di dottorato, 6 alte scuole, 42521 studenti di cui 2012 studenti iscritti a scuole di specializzazione a 1362 a master, 787 iscritti a corsi di dottorato, 1199 studenti in uscita con programmi internazionali, 1055 studenti accolti con programmi internazionali, 1220 studenti stranieri iscritti a corsi universitari, 590 università straniere coinvolte in programmi internazionali, 10286 laureati a corsi accademici e post-laurea, (anno solare 2008), 7441 stage curriculari ed extracurriculari attivati nel 2008, 11866 offerte di stage e lavoro pubblicate online nel 2008, 1483 docenti a dicembre 2008, 4 Centri di Ateneo. 21 dipartimenti, 56 istituti, 68 Centri di Ricerca, 105714 mq destinati all’attività didattica, 33826 posti aula, 22 collegi per un tota-le di 1415 posti letto, 18 mense, 5462 pasti al giorno.

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PistoiaSetteN. 15 19 Aprile 2009

N ada Potenti, a poco più di tre mesi dalla morte di suo marito, il dottor Romano Potenti, ci ha lasciati anche lei, pronta ad incontrare il Mistero di Dio.

Non so da chi e perché le sia stato messo il nome di Nada, ma senza eccessive ricerche e senza troppe sottigliezze, questo nome strano, inconciliabile nel trascorre-re dei suoi giorni, ha avuto il suo momento di sintesi, divenendo quasi una profezia sulla sua vita.

Nada è una parola spagnola. Signifi ca “nulla, niente!”.

Chiunque abbia conosciuto questa signora ed abbia fatto una breve rifl essione sul suo nome, non può non aver colto la contraddizio-ne fra il nome e la realtà operativa che essa aveva impostato in se stes-sa e intorno a sé, portando il tutto avanti con coerenza e fedeltà.

Ho conosciuto “la Nada” ven-totto anni fa, quando sono arrivato in diocesi, ma ho potuto apprez-zare la sua personalità, le sue doti e la sua opera nel corso del mio servizio episcopale a Pistoia.

Appena fu possibile aprire la Casa dell’Anziano e il Centro Monteoliveto, con i vari settori operativi a favore degli anziani, sani e ammalati, è emersa in primo piano , come collaboratrice esterna, la Nada: sorridente, disponibile , creativa, impegnata a dare alla casa un volto gradevole ed accogliente. Aveva le doti di un leader e sapeva attrarre le persone all’impegno concreto. Nonostante il marito e quattro fi gli, con i rispettivi nipoti, sembrava una persona che avesse solo da pensare a coloro per i quali, nel momento, si trovava ad operare. Le iniziative le riuscivano spontanee e azzeccate: il merca-tino per raggranellare un po’ di soldini; la serata dell’amicizia per i volontari con una ricca fornitura di pizze, cotte nell’antico forno del Monastero Olivetano; il giovedì delle signore con canzoni e balli degli anni ‘30 o, semmai, ‘50.

Ma non si limitava soltanto alle cose: braccio destro del per-sonale responsabile della Casa, si impegnava in gite e gitarelle per anziani, nel mettere tende e fi ori dove più facilmente sostavano gli ospiti quotidiani, creando con una parola ed un sorriso, un’esortazio-ne ed una battuta, il senso comu-nitario della famiglia. Sembrava che avesse sempre nuove energie da spendere, sempre parole e gioia da offrire, sempre persone da coinvolgere nella attività della Casa, compresi il marito, i fi gli, le

Il ricordo di monsignor Scatizzi

La scomparsa di Nada Potentinuore, e gli stessi nipotini.

Con il suo sorriso accattivante aveva ripreso in mano una vecchia tradizione diocesana: l’Opera dei Tabernacoli. Signore di ogni età dedicavano alcuni pomeriggi a tagliare, cucire, ricamare lini per gli altari delle chiese parrocchiali e per le missioni. Quando si tro-vavano insieme dicevano il rosario e pregavano per i sacerdoti. Ogni anno aveva chiesto una celebrazio-ne eucaristica di ringraziamento per tutti coloro che, in qualsiasi modo,avevano collaborato. Allo stesso tempo preparava una bella mostra di tutti i lavori eseguiti perché l’Eucarestia avesse sempre intorno a sé pulizia, precisione, candore e bellezza.

La Nada! Altro che “nada”, niente, nulla! Una ne faceva e due ne inventava! Donna dai profon-di contenuti evangelici, sapeva condurre con mitezza, bontà, ge-nerosità il suo servizio. Aveva lungimiranza e grande capacità organizzativa. A momenti sem-brava che la Casa dell’Anziano e il Centro Monteoliveto fossero più importanti della sua stessa casa, fossero divenuti il luogo per il suo quotidiano vivere per il Signore e i fratelli. Pochi come lei sapevano spargere serenità e fi ducia.

Ho accennato che la parola “Nada” viene dallo spagnolo: ogni cristiano informato dovrebbe sapere che fra il 1500 e il 1600 si è formata una forte corrente di spiritualità partendo da S.Teresa d’Avila e da S. Giovanni della Croce, suo confessore.

Quest’ultimo fu coinvolto da lei nella riforma dell’Ordine Carmeli-tano: per questo S. Giovanni dovet-te passare un periodo diffi cile e fu gettato anche in carcere. Proprio in quel contesto S. Giovanni della Croce scrisse fra le più impegnati-ve delle sue opere che trattano di ascetica e di mistica. Nella visione scensionale verso il Mistero di Dio,

N ada Spinelli Potenti il 9 aprile è salita al cielo lasciando un grande vuoto nella propria famiglia e in quella che lei considerava altrettanto tale, della Casa dell’anziano di Monteoliveto. Presso quest’ultima si è sempre distinta per grande generosità e comprensione verso gli altri. Nada si è sempre donata senza risparmio in un volontariato coinvolgente e pieno di vitalità, talvolta ricco di creatività che dava alla “Casa” un volto fresco e vivace. Con suo marito, Romano Potenti, spesso scambiava la Casa dell’anziano per la propria, coinvolgendo anche i fi gli, seppur impegnati dalle proprie famiglie, ed era per questo un punto di riferimento certo ed affi dabile. Il personale, i volontari e i dirigenti della Casa amano ricordarla come un simbolo di sincera bontà, ma soprattutto come esempio di fi ducia nella vita, sempre e persino nei momenti peggiori, tenuto conto anche del male che l’ha insidiata per molti anni.

La Casa dell’Anziano

Verso il restauro

La “Resurrezione”del BronzinoD opo il recente restauro della settecentesca Morte di sant’Andrea Avellino di Teodoro Matteini nella chiesa di S. Giovanni Forcivitas, la Fondazione CARIPIT si prepara a fi nanziare anche quello, assai più importante, della Resurrezione, la grande tavola che si trova dietro l’altar maggiore della cattedrale. Fu dipinta agli inizi del XVII secolo da un pittore fi orentino fra i più famosi e meglio pagati del suo tempo, Cristofano Allori detto il Bronzino, legato a Pistoia non solo dalla stima di numerosi committenti ma anche da alcune singolari circostanze.Per esempio, si dà il caso che le Rime scritte in suo onore nel 1614 da Agostino Piggi per incarico del cavaliere Ulisse Pappagalli siano anche la prima opera stampata nella nostra città (che, come si vede, in campo tipografi co non è stata all’avanguardia). Ma più delle convenzionali ottave encomiastiche del Piggi, a dare un’idea del temperamento di questo pittore può servire la notizia che per portare a termine la Resurrezione impiegò circa otto anni (1602-1610). Una lentezza dovuta in parte al fatto che ne fece diversi bozzetti e prima di arrivare alla composizione defi nitiva si corresse molte volte, ma in gran parte alle distrazioni (“si era innamorato e non aveva fermo il cervello”) alle “stravaganze” e “capricci” per cui interrompeva spesso il lavoro, portando ai limiti estremi della pazienza i canonici che glielo avevano affi dato.Fra questi capricci si può forse mettere anche la scelta dell’alfi ere Flaminio Pappagalli come modello per la fi gura di Gesù che risalta sulla concentrazione luminosa della parte superiore del quadro. Flaminio era giovane e bello ma, per la vita che conduceva, davvero poco adatto a prestare il suo volto a Gesù risorto. Comunque, pur conoscendolo bene, il pittore non poteva immaginare che nel giro di un paio d’anni sarebbe stato autore di uno dei più assurdi e feroci delitti della cronaca pistoiese. Aveva infatti accettato di sposare, pretendendo una dote altissima, la fi glia di Giovan Maria Sozzifanti, molto innamorata di lui; e, a un anno circa dal matrimonio, le aveva fatto invitare a pranzo i genitori e l’unico giovanissimo fratello con l’intenzione di liberarsi – chissà poi perché -di tutti e quattro in un colpo solo. Ma i genitori non erano andati e il ragazzo, nonostante le numerose ferite, non era morto; morta era soltanto la moglie, col cranio fracassato a furia di martellate.Qualche mese dopo, più per la sua spavalderia che per effi cienza della Giustizia, Flaminio fu catturato e anche la sua testa cadde, sotto la scure del boia, nel cortile del Bargello di Firenze, più o meno quando il dipinto, dove era raffi gurato, veniva fi nalmente terminato.Dopo quattro secoli Alfi o del Serra e la sua scolara Sandra Freschi provvederanno a restaurarlo.

Daniela Raspollini

venne fuori la parola “Nada”. Dio, infi nitamente grande, non si rag-giunge che nella nuda fede. Nulla può servire per conoscerlo nella sua trascendenza se non il puro abbandono nell’amore. Tutto il re-sto: parola, immagine, sentimenti, gesti...tutto è nada, nulla...

La Nada ha ritrovato il senso vero del suo nome quando è giun-ta questa purifi cazione radicale. Tutto l’umano è caduto: problemi di famiglia, la malattia e la morte del marito Romano, la sua stessa malattia che la privava di tutto un contesto di vita... Nada non era più un nome contraddittorio. Era una voce profetica che conduceva -purifi cata la vita, liberata da tutte le povere mediazioni umane, nella pura fede, nel più semplice abban-dono, nel silenzio della parola ma non del cuore- all’incontro con il Mistero di Dio.

La Nada è morta il Giovedì San-to, il giorno liturgico che esprime ed attualizza la più alta vetta della donazione di Cristo ai discepoli; il giorno della Comunione; il giorno in cui Cristo ha pregato perché i suoi -di allora e di sempre- fossero uno con lui e fra loro.

Grazie Nada del tuo esserci sta-ta, con noi e fra noi. Grazie del tuo sorriso e della tua azione. Grazie soprattutto della tua Fede, del tuo Amore, della tua Speranza.

Simone ScatizziVescovo emerito di Pistoia

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8 n. 15 19 Aprile 2009LaVitachiesa pistoiese

U n recente articolo di Paola Bignardi: Giovani e valori, no ai catastrofismi (Agorà – Av-venire 4 Marzo 2009), usando un’espressione del tutto condivi-sibile, definisce l’educare come esperienza umana fondamentale che si esplica nell’aiutare i ragazzi a scoprire il valore unico ed originale di cui è depositario. Tale impegno, peculiare di tre fondamentali isti-tuzioni quali la famiglia, la scuo-la, la società, oggi, in un contesto socio-culturale che presenta una grande pluralità di riferimenti, è reso più difficile dalla massiccia presenza di uno di questi: i mass media. “Essi- precisa la giornali-sta Milena Gabbanelli (Agorà 14 Marzo 2009) propongono modelli e stili di vita e la loro influenza è direttamente proporzionale al con-testo in cui vivi. Più il contesto è povero di valori e stimoli, più grande è l’influenza del modello mediatico”. Di fatto riviste, film, spettacoli televisivi, spot pubblicitari invi-tano, spesso con una buona dose di volgarità, al perseguimento del piacere personale attraverso la fruizione della bellezza, il conseguimento della ricchezza e del successo, addestrando i nostri ragazzi – come dice Don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano (L’Espresso 21.02.2009) – alla diffidenza, all’egoismo, alla furbizia ed a valorizzare l’apparenza più che la sostanza delle cose e pur-troppo anche delle persone. In questa dimensione edonistica del vivere si inserisce anche la problematica dei rapporti dei giovani con l’altro sesso a volte risolti- dice ancora don Gino – nel prendere quello che si desidera, mentre bisognerebbe valorizzare molto la sessualità fatta di tenerezza e intimità tra persone che si vogliono bene, anziché essere considerata un bene di consumo.

E’ certo difficile per un ra-gazzo, se lasciato solo, resistere al canto di certe sirene e diviene quindi fondamentale per la for-mazione di una coscienza critica e di una personalità autonoma, la funzione della scuola e soprat-tutto della famiglia. La prima vive da tempo un periodo di crisi perché su di lei viene scaricata ogni sorta di problemi che non c’erano quando la famiglia era più presente. Il sociologo Do-menico De Masi, docente della Sapienza di Roma, in un’inter-vista sul Corriere della Sera del 2 Marzo 2009 indica la necessità di una consonanza intelligente di genitori, politici, insegnanti e media che contrasti l’attuale indifferenza ed incomunicabilità tra i soggetti educativi per cui ciascuno si preoc-cupa solo dei fatti suoi e i ragazzi sono sbandati e disorientati ed invoca anche una maggiore severità del corpo docente (ed i 34311 cinque in condotta degli studenti delle scuole superiori

Centro Famiglia S. Anna

Società, scuola, famiglia:le difficoltà di educare

Proposta di riflessione del Centro Studi e Documentazione sulla Famiglia

sembrano assecondare l’auspi-cio). A fronte di queste ultime riflessioni piuttosto sconfortanti ci sembra tuttavia importante rilevare che, se la scuola come istituzione è effettivamente in difficoltà, ci sono fortunatamente ancora tanti maestri e professori che raccolgono la sfida, che non hanno perso la capacità di dialo-gare con i giovani e rispondere con equilibrio e saggezza alle loro domande, che ritengono che entrare ogni mattina in classe per svolgere un lavoro prezioso, anche se poco valorizzato, valga la pena e, tra insuccessi e piccole vittorie, continuano con dignità e coerenza il loro difficile compito di insegnanti, ma soprattutto di educatori, a fianco della famiglia, quando ciò è possibile. Infatti an-che la famiglia, naturale e prima depositaria del compito educati-vo, incontra a sua volta una serie di problemi sia perché il tempo da dedicare ai figli è poco, dal momento che molta parte della giornata è assorbita dal lavoro, sia perché non sempre le coppie sono preparate ad assumere un comportamento maturo e respon-sabile, che sia di esempio ai figli.

In tali situazioni di disagio le reazioni degli adulti sono diver-se, ma quasi sempre riconducibili ad un comune senso di colpa, di inadeguatezza e a volte di fru-strazione. Molti genitori tendono ad assumere un atteggiamento eccessivamente permissivo, con concessioni di ampie libertà anzitempo, vuoi perché così si evitano fastidiose e logoranti di-scussioni, vuoi perché si conside-ra il figlio già “grande” e quindi autonomo.

Come ha notato Raffaella Iafrate, docente di Psicologia all’Università Cattolica di Milano (Agorà 10 marzo 2009) troppo spesso i genitori preferiscono essere “amici” piuttosto che “educatori”e per questo vediamo adulti nostalgici dell’età giovanile che si identificano con i loro figli, cercando di togliere

loro ogni problema e responsabilità. In questo modo, anche se forniti di beni materiali, i giovani non hanno una guida, dei riferimenti, delle indicazioni per costruire il loro futuro, mentre i genitori hanno rinunciato al loro ruolo di educatori lasciandoli “liberi”: ma di fare che cosa? Di andare dove? E con chi?

Altri genitori poi, in partico-lare le madri, spesso riversano sulla propria prole eccessive aspettative e vogliono, anche in questo caso, forse inconsapevol-mente, dare un’accelerazione alla loro crescita con una overdose di stimoli educativi che possono ri-velarsi un boomerang, producen-do forti stress emotivi ed istinti di competizione, che non favori-scono uno sviluppo equilibrato e sereno della personalità.

Queste considerazioni sono certamente non ottimistiche, tuttavia il fatto che il problema educativo sia ormai stato posto all’attenzione di molti a vari livelli non ci deve invitare solo alle recriminazioni e a sterili e tardivi “mea culpa”, ma alla spe-ranza che, attraverso un dialogo costruttivo ed il confronto di pos-sibili soluzioni, si giunga al su-peramento delle difficoltà attuali e ad un cambiamento profondo e proficuo nel modo di porci nei confronti dei nostri giovani che, come ha detto il Cardinale Tonini ( L’entusiasmo di credere al futu-ro –Il caffè- La Nazione 5 Marzo) hanno una grande responsabilità, la responsabilità di tutte le generazioni che verranno e debbono aiutare il mondo a dare uno sguardo alla sto-ria, agli errori del passato e a rimet-tere al centro di tutto l’individuo, la riscoperta dell’identità di ciascun es-sere che è la vera ricchezza di questo pianeta”. Questo è un bellissimo compito per la cui realizzazione i giovani fin dall’infanzia e dal-l’adolescenza, necessitano della vicinanza e della guida attenta e amorevole degli adulti.

Daniela Gori

Istituto “Suore Mantellate”

“Novecento allo specchio”

A ll’istituto “Suore Mantellate”, una scuola sempre impegnata ad aggiornare i propri contenuti e a rinnovare meto-dologie più adeguate a favorire l’apprendimento degli studenti e lo sviluppo del senso critico sui problemi della vita e delle realtà sociali, si è tenuto un ciclo di tre conferenze su questioni di carattere socio-economico e politico internazionale.

Sono intervenuti per le trattazioni il professor Piero Tani, docen-te di economia all’Università di Firenze, che ha analizzato le cause storiche ed economiche dell’attuale crisi finanziaria, individuando-ne le caratteristiche differenze ed analogie con la crisi del 1929.

Poi il professor Giorgio Petracchi, docente di storia delle rela-zioni internazionali all’Università di Udine, che in due conferenze ha ben inquadrato le molteplici condizioni che portarono nel 1989 alla caduta del muro di Berlino e alla fine della “guerra fredda” esaminandone le conseguenze sull’Europa dell’est e dell’ovest e sui rapporti tra Usa e Russia.

I tre incontri sono stati di grande spessore culturale ed hanno coinvolto gli studenti del triennio del liceo socio-psico-pedagogico che hanno seguito con spiccato interesse i lavori.

Hanno visto peraltro, al primo incontro, la partecipazione di studenti del liceo “N. Forteguerri” e di altri esponenti della cultura pistoiese.

Incontro a San Piero Agliana

Riflessioni sul ConcilioL a parrocchia di San Piero Agliana, di Santomato, la Casa

della Solidarietà Rete Radiè Resch di Quarrata invitano a parte-cipare all’incontro-dibattito che si terrà mercoledì 22 aprile alle 21 presso la chiesa parrocchiale di San Piero ad Agliana. Saranno presenti, Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, e monsignor Giordano Frosini, teologo, il quale presenterà i due ultimi libri di monsignor Bettazzi: “In dialogo con i lontani, riflessioni di un vescovo un po’ laico” e “Difendere il Concilio”.

Il vescovo celebraalla Questura

I l vescovo, Mansueto Bianchi, ha celebrato la messa al-l’interno della Questura. È la prima volta che un vescovo celebra nella sede di via Macallè. L’occasione è stata offerta, oltre che dalla Pasqua, anche dall’inaugurazione della nuova sala operativa, en-trata in funzione proprio in questi giorni.

«Per tutti noi – ha spiegato il questore Domenico Gregori – è un’occasione speciale e ringraziamo monsignor Bianchi di aver accettato il nostro invito».

«È un’occasione bella – ha commentato monsignor Bianchi - di saluto con il signor questore e anche con il personale che presta il proprio servizio e la propria professionalità presso la Questura. È una struttura di servizio alla convivenza civile, quindi alla città, perciò mi pare importante che anche qui si realizzi la presenza del vescovo, come segno di coesione e di speranza».

Al termine della funzione monsignor Bianchi ha benedetto la nuova sala operativa, dotata di modernissime apparecchiature che, come ha spiegato l’ingegner Giovanni Balzano, permetteranno di svolgere un lavoro ancora più puntuale e sinergico da parte di tutte le forze dell’ordine del territorio.

P.C.

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919 Aprile 2009 n. 15LaVita

Casalguidi

Convegnosul satanismo

I n Toscana sono circa 500 i ‘’gruppi abu-santi’’ nella loro estrema varieta’: movimenti ma-gici, occultistici, orien-taleggianti, di matrice pseudocristiana (in tutta Italia sono pre-senti almeno 1.200 di questi gruppi). I dati sono dell’Osservato-rio nazionale abusi psicologici (www-onap-italia.org). I problemi legati a queste presenze sa-ranno oggetto di un convegno regionale su ‘Identita’ rapite. Culti distruttivi e criminalita’’, orga-nizzato a Casalgui-di, ai piedi del Montalbano, la terra di Mamma Ebe, per iniziativa dell’Onap e della diocesi di Pistoia. Tra i temi che saranno affrontati durante i lavori del convegno, in programma sabato 18 aprile, ci sara’ il rapporto tra satanismo e criminalita’, giovani e sette sataniche magia e internet crime, energie negative e di violenza sui media. All’incontro porteran-no i saluti anche il sindaco di Serravalle Pistoiese Renzo Mochi e il vescovo di Pistoia monsignor Mansueto Bianchi, interverra’, tra gli altri, Patrizia Santovecchi, presidente nazionale Onap.

Cattedrale

Vespro d’organocon Mina Onoda

D omenica 19 aprile, alle ore 17, nella Cattedrale di Pi-stoia si svolgerà il consueto Vespro d’Organo. L’organista giap-ponese Mina Onoda, vincitrice del Premio Gherardeschi 2008, riservato al miglior partecipante del 24° corso d’organo italiano a Shirakawa (Giappone), suonerà l’organo di Luigi e Benedetto Tronci del 1793. In programma musiche di Cabezon, Frescobaldi e Gherardeschi. Mina Onoda si è laureata in organo alla Ferris University di Yokoha-na (Giap-pone), sotto la guida di Yuko Saki-yama, Hat-sumi Miu-ra, Tomoko Miyamoto e Momoko Okamoto. Ha studiato musica da chiesa sotto la guida di Barbara Bruhns a Boston (USA) ed ha partecipato ai corsi di perfeziona-mento sulla musica spagnola a Daroca (Spagna). Nel 2008 ha vinto il premio “Giuseppe Gherardeschi” al 24° corso di interpretazione di mu-sica italiana per organo di Shirakawa (Giappone), riservato al miglior partecipante.

L’iniziativa è promossa dall’Accademia d’organo Giuseppe Gherardeschi, in collaborazione con il Capitolo della Cattedrale e rientra nell’annuale programma dei Vespri d’organo.

P.C.

chiesa pistoiese

n Toscana sono circa 500 i ‘’gruppi abu-santi’’ nella loro estrema varieta’: movimenti ma-gici, occultistici, orien-taleggianti, di matrice

di, ai piedi del Montalbano, la terra di

D opo un periodo di assenza dovuto ad impegni fuori regione, l’associazione culturale “I Narranti” si ripresenta al suo pubblico. Il primo appuntamento e per sabato prossimo 18 aprile presso la Chiesa di S. Bartolomeo in Pantano dove verrà proposto “…e se fosse tutto vero, mio caro imperato-re....”, invito a continuare a rifl ettere sul mistero pasquale della Resurrezione.

La rappresentazione verrà replicata sabato 9 maggio presso la chiesa par-rocchiale di Agliana. Sabato 23 maggio, invece, la chiesa di S. Paolo a Pistoia ospiterà “Messaggio”, un tentativo di rispondere alle domande che ogni uomo si pone sui perché della nostra esistenza. Tutte le rappresentazioni avranno inizio alle 21.15.

I Narranti colgono l’occasione per ringraziare pubblicamente tutti coloro che li hanno sostenuti nella realizzazione dei propri progetti di solidarietà. Dopo l’acquisto della motozappa, recapitata alla missione cattolica dei padri oblati di Temento, in Senegal, stanno, infatti, per iniziare i lavori per la costruzione dei 5 pozzi di acqua presso i villaggi della stessa missione. L’operazione è stata resa possibile grazie ai generosi contri-buti raccolti durante le manifestazioni dell’associazione durante l’anno 2008 e recapitati personalmente ai responsabili del luogo. Si sottolinea, infi ne, che per l’anno in corso l’impegno de I Narranti

Repliche a partire da sabato 18 aprile

Uno spettacolo di solidarietàAiuti alle popolazioni d’Abruzzo

e del Senegal da parte de “I Narranti”sarà rivolto all’aiuto della popolazione colpita dal terremoto in Abruzzo, per cui si ringrazia anticipatamente quanti vorranno continuare a sostenere l’im-

pegno dell’associazione a favore di chi stato colpito così duramente negli affetti più cari.

Vannino Sibaldi

Riceviamo e pubblichiamoResoconto del corso “Nel nostrovillaggio globale, tutto ok?”

A nche quest’anno è partito il Corso di Formazione per volontari e alunni di scuola superiore. Tenuto presente il 20° anniversario della Carta costituzionale dei diritti del fanciullo, il corso è stato presentato col seguente slogan: ” Nel nostro villaggio globale, tutto OK? Delusioni, sogni, diritti del fanciullo.

Le prime immagini (abbiamo lavorato attraverso schede digitali e fi lmati) hanno subito evidenziato l’enorme dislivello fra il Nord e Sud. Sua radice? l’impostazione economica mondiale sviluppatasi progressiva-mente con l’avvento della rivoluzione industriale.

Le multinazionali, ormai presenti in ogni luogo del nostro pianeta, go-dono garanzie e privilegi in rapporto anche agli interessi dei loro governan-ti e non per vero bene comune.

Ecco i motivi della povertà, della negata dignità soprattutto in relazione alla stragrande maggioranza di po-polazioni nei cui territori, nonostante tutto, esistono enormi ricchezze.

Un assiduo partecipante di que-sto corso (Egisto Cardarelli) così si è espresso: riguardo alla situazione dell’infanzia:

* I nostri occhi si sono posati su immagini che pensavamo di non vedere mai per la loro crudezza e pro-

fonde ingiustizie.* Al Cairo allontanandosi un poco

dalle vie percorse dai turisti, siamo precipitati dal XXI all’XI secolo: bam-bini costretti a vivere in locali bui e malsani, senza acqua corrente, senza bagno… Bambini al lavoro che impa-stano argilla per produrre mattoni, costretti a lavorare e a subire fi n da piccoli questo processo di alienazione, inaccettabile per i nostri bambini, diffi cile da capire e da sostenere nelle nostre società avanzate.

Dall’Africa il corso si è proiettato sul popolosissimo continente asiatico. Anche qui diritti preclusi per l’infan-zia

* Bambini ammassati nelle mi-gliaia di piccole fabbriche tessili e in angusti laboratori, privi di luce, sot-toposti a turni massacranti di dodici, quindici ore, a produrre manufatti di marche famose da esportare nel ricco occidente e tutto per poche rupie da aggiungere all’ignobile reddito fami-liare.

Non è mancato l’approccio al con-tinente soprattutto del Sud America dove sono presenti anche le mie con-sorelle (Minime del S. Cuore) con ben quattro comunità missionarie.

Abbiamo invitato don Enzo Be-nesperi, reduce di 30 anni di presenza missionaria a Manaus (Amazzonia).

Sarebbe suffi ciente soffermarsi sul fenomeno verifi catosi in tale zona:

“In pochi decenni (afferma don Enzo), tale città è cresciuta a dismisura per la presenza di un polo industriale di alta tecnologia.

La presenza delle Multinazionali è stato infatti un forte richiamo per tanti gruppi di persone che purtroppo si sono dovute insediare nelle periferie dando consistenza alle famosissime favelas in cui si sviluppano tutta una serie di terribili problematiche a scapito delle fasce più indifese come possono essere i bambini”.

Giudizio sul nostro corso forma-tivo: positivo? signifi cativo? utile per ciascuno di noi?

* “Impossibile, dopo aver visto queste immagini ed aver approfondito le radici che le causano, rimanere come prima perché, o il nostro cuore resta un cuore di pietra, oppure il perseguitato, il povero, il più debole diventa per noi tutti la pietra preziosa per la nostra conversione.

* Solo quando ci sentiamo feriti nel cuore dalle sofferenze, soprattutto quelle che provengono dall’infanzia, siamo fi nalmente in grado di fare delle scelte che tengano conto di tale realtà.

Suor Sandra Matulli eValentina C. (Istituto Pelagia Romoli

Casa Ginetta Gori)

La chiesa di San Bartolomeo primo luogo dello spettacolo

di solidarietà

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10 n. 15 19 Aprile 2009LaVitacomunità e territorio

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633

- [email protected] - [email protected] PISTOIA

Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI

CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]

PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]

MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]

MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]

SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]

LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]

PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]

S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]

CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]

BOTTEGONEVia Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]

R ealizzazione del-la terza corsia autostradale e dei caselli aggiuntivi, rad-doppio ferroviario, inizia-tive di coordinamento fra istituzioni, associazioni e istituti bancari, ricollocazio-ne dei non occupati, soste-gno alle imprese, supporto all’imprenditoria giovanile e femminile, sviluppo di energie alternative e fi liere di riciclo, progetti per la banda larga e sviluppo del wi-fi . Sono alcuni dei punti cardine del programma di Federica Fratoni. La can-didata del centrosinistra alle elezioni provinciali di giugno, pochi giorni fa ha annunciato la coalizione che la sosterrà nella corsa alla presidenza della Pro-vincia e le linee guida del suo programma.

L’alleanza, insieme al Partito Democratico, conta la presenza di Rifondazio-ne Comunista, Comunisti Italiani, Italia dei Valori e Partito Socialista. Restano

L a giunta comunale di Pistoia ha approvato il progetto defi nitivo per l’ampliamento del cimitero di San Pietro in Vincio. È prevista la realizzazione di circa 210 nuovi loculi, 259 ossari ed un cinerario per la raccolta e la conservazione delle ceneri che provengono dalla cremazione dei defunti. L’aspetto esteriore del nuovo fabbricato dei loculi avrà un’altezza contenuta, in modo da rendere il nuovo corpo edilizio pressoché nascosto dalla visuale della strada, mentre i servizi e gli ossari avranno un’altezza inferiore al livello

San Pietro in Vincio

Approvato l’ampliamento del cimitero

di copertura principale ed inte-grata con il profi lo esterno del muro di recinzione. Un capitolo a parte della progettazione è stato dedicato all’accessibilità del cimitero, per fare in modo che l’intera area sia facilmente praticabile alle persone portatrici di handicap. Per questo motivo la nuova struttura sarà dotata di una rampa di accesso con

corrimano, mentre i marciapiedi avranno una larghezza minima di un metro e 20 centimetri, con varchi verso le aree dei campi di inumazione: analoghe modalità di accesso sono previste anche per l’area dei loculi e degli ossari. Il servizio igienico che verrà co-struito all’interno della struttura cimiteriale sarà accessibile alle persone diversamente abili e nel-

S ostegno alle famiglie in diffi coltà. Il Consiglio pro-vinciale di Pistoia ha approvato un provvedimento che stanzia 100mila euro per la costituzione di un fondo di solidarietà, aperto al concorso di altri soggetti e gestito insieme ad altri enti e organismi che hanno assunto o assumeranno iniziative simili, per interventi volti a sostenere le famiglie colpite dalla recente crisi economica.

Il sostegno economico sarà rappresentato da un reddito mi-nimo fi nalizzato al superamento

I suggerimenti dei cittadini

Raddoppioferroviario

I niziato l’iter per il raddoppio ferroviario. Da alcuni giorni, infatti, il Comune ha dato il via a tutti quei procedimenti che porte-ranno all’adozione della variante al piano regolatore generale che permetterà di realizzare alcune importanti opere come il raddoppio della linea ferroviaria Pistoia-Lucca.

In questa fase i cittadini e le associazioni interessate potranno visionare la documentazione e fornire il proprio contributo attraverso segnalazioni e suggerimenti. Chi vorrà potrà farlo fi no al 24 aprile direttamente al Comune tramite l’architetto Simona Tasselli alla quale i cittadini potranno chiedere specifi ci incontri con il respon-sabile del procedimento che è l’ingegnere Angelo Randellini di Rete Ferroviaria Italiana.

Per quanto riguarda l’opera invece le Ferrovie stanno iniziando le procedura per gli espropri che dovrebbero riguardare decine e decine di particelle di terreni; quindi chi ne è direttamente interessato può recarsi presso la Direzione Compartimentale Infrastruttura della Rete Ferroviaria Italiana in Via Fratelli Rosselli a Firenze il martedì o il giovedì dalle 9 alle 13 o dalle 15 alle 19 (meglio telefonare qualche giorno prima allo 055/2355004 per prendere un appuntamento). Tuttavia l’avviso di esproprio con tutti i dettagli delle particelle catastali interessate è consultabile sia sul sito del Comune (www.comune.pistoia.it) o su quello della Regione (www.regione.toscana.it). Tutti gli interessati sempre fi no a venerdì 24 aprile potranno eventualmente presentare commenti e osservazioni che saranno poi discusse dal Comune e dall’ente Ferrovie.

L’opera ferroviaria è considerata molto importante dalla cittadi-nanza in quanto in tanti si servono del treno per motivi di lavoro o di studio in quanto il raddoppio della linea permetterà collegamenti più veloci e più effi cienti fra alcune delle città toscane. Tuttavia gli interventi da realizzare oltre al raddoppio della linea ferroviaria Pistoia Montecatini, riguardano anche il collegamento ciclo-pedonale di via del Gabbiano, l’inserimento di aree a verde e parcheggi e la realizzazione di nuovi tratti di viabilità. Il Comune ha anche con-tattato la Rete Ferroviaria Italiana per fare in modo di avere visibile anche a Pistoia tutta la documentazione relativa al progetto che si trova presso la Direzione Compartimentale Infrastruttura di Firenze, per poterne facilitare la consultazione dei cittadini.

Edoardo Baroncelli

di una fase critica, caratterizzata da spese improrogabili e non sostenibili in base al bilancio del nucleo familiare al momento della richiesta, affi ancato da un tutoraggio sociale, volto alla ricollocazione e al riposiziona-mento sociale della persona e del nucleo familiare di appar-tenenza.

I benefi ciari non dovranno

godere di ammortizzatori sociali derivanti da altre misure locali, regionali o statali.

In particolare il fondo si rivolge a famiglie, anche di fatto, composte da due o più persone, con reddito annuale complessivo uguale o inferiore a 17mila euro per nuclei familiari fino a 3 persone, e uguale o inferiore a 21 mila euro per nuclei familiari

Crisi economica

La Provincia istituisce un fondo per le famiglie

Agli aventi diritto andrannofi no 1.500 euro in tre mesi

di 4 persone e oltre. Se invece il riferimento è

l’ultimo reddito mensile, nel caso di modifi che sopraggiunte negli ultimi tempi, i riferimenti saranno 1.300 euro per nuclei familiari di 2 o 3 persone, e 1.600 euro per nuclei familiari di 4 o più persone.

Il contributo massimo con-cedibile è di 500 euro mensili per 3 mesi, da rendicontare con adeguata documentazione com-provante le spese sostenute.

P.C.

ELEZIONI PROVINCIALI

Federica Fratoniillustra il programma

Infrastrutture, sostegno alle impresee innovazione

saranno i suoi primi impegni

quali il lavoro, la democra-zia, la giustizia sociale e la sostenibilità ecologica».

Fratoni ha annunciato che sarà al fi anco dei lavo-ratori di AnsaldoBreda e dell’indotto.

«Stiamo ancora aspet-tando dal governo - ag-giunge Fratoni - l’indi-zione della gara per l’alta velocità, già annunciata lo scorso novembre pro-prio a Pistoia. Non vorrei che questo ritardo fosse fi nalizzato alla campagna elettorale. Chiedo uffi cial-mente al Ministro Matteoli di comunicare in sede isti-tuzionale e alla presenza di lavoratori, azienda, sinda-cati e amministratori locali, la data in cui la gara sarà svolta. Comportamenti diversi costituirebbero un atto gravissimo, dato che le rassicurazioni sul futuro di tanta gente non possono essere oggetto di simili strumentalizzazioni».

Patrizio Ceccarelli

fuori Associazione per la Sinistra e Verdi.

«Abbiamo formalizzato l’accordo programmatico, sottoscritto a dicembre dal-le forze politiche di centro-sinistra in previsione delle primarie - spiega Fratoni - Allora tutte le parti pre-senti avevano convenuto che i risultati raggiunti dal-

l’attuale amministrazione provinciale costituissero un nucleo utile, su cui costrui-re nuovi obiettivi e impron-tare scelte future, nell’ottica di valorizzare il ruolo di una provincia attenta alla realtà che ci circonda, una provincia che sceglie e che avanza, attraverso percorsi condivisi, ispirati a valori

l’area a parcheggio sono previsti due posti riservati in prossimità degli ingressi ai camposanti. E’ stata anche predisposta una zona che consentirà in futuro di poter collegare le due aree e garantire l’accessibilità alle persone diversamente abili anche al vecchio cimitero. Nel progetto di ampliamento, per un importo complessivo di 680mila euro, si prevede in sostanza la costruzione di un’altra struttura sul lato ovest, che sarà collegata con l’attuale camposanto dal-l’area di parcheggio comune prevista a sud.

di copertura principale ed inte- corrimano, mentre i marciapiedi

Prevista una spesa complessiva di 680mila euro. I lavori consentiranno l’accesso alla

struttura anche ai diversamente abili

Nel Palazzo dei Vescovi

La città da toccareMuseo tattile

M artedì 21 aprile alle 17,30, sarà inaugurato il nuovo allestimento del Museo tattile curato dall’architetto Alessandro Suppressa. L’iniziativa è stata promossa dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dalla Provincia di Pistoia con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e la collaborazione dell’Unione Italiana dei ciechi.

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1119 Aprile 2009 n. 15LaVita

L a Fondazione Acca-demia di musica italiana per organo di Pistoia ha presentato il programma delle attività pianifi -cate per il 2009. Un programma nutrito, concentrato nella secon-da parte dell’anno, che comincia a metà giugno, con il corso di alta formazione tenuto da Ton Koopman e dedicato all’opera di J.S. Bach, che si terrà a Larciano. Altri tre corsi si svolgeranno a luglio sulla Montagna Pistoiese, dedicati al repertorio organistico tra Rinascimento e Barocco: il primo incentrato sulla letteratu-ra organistica del Nord Europa, a cura di Pieter van Dijk, il secondo su quella spagnola, a cura di Josè Gonzalez Uriol, e il terzo su quella italiana, a cura di Maurizio Salerno. Fra settembre e dicembre si alterneranno, in qualità di docenti, Ludger Lohmann, Guy Bovet, Edoar-do Bellotti e Antonio Galanti. Per quanto riguarda i concerti sono previste in particolare due rassegne: il festival organistico «Città di Pistoia», nel corso del Luglio Pistoiese, e i concerti di

Terrazza sulla città

Un libro di molte personalità

È stato presentato al cinema Excelsior il libro fotografi co e non solo “Montecatini terme e dintorni-La Valdinievole chi è”, edito da Nuova Toscana Ed. Si tratta di cinquanta personalità, più o meno note di Montecatini e Valdinievole, immortalati dall’obbiettivo della fotografa professionista Francesca Pagliai, tra l’altro vincitrice del concorso internazionale di fotografi a dello spettacolo “Occhi di scena” 2006. Le persone presentate nel volume hanno inoltre risposto ad una serie di domande relative al questionario formulato a suo tempo dal celebre scrittore francese Marcel Proust. Autori della pubblicazione sono Andrea Galeassi e Gerardo Marliani, giovani av-vocati in carriera. L’opera illustra la vita di un signifi cativo “angolo” della Toscana evidenziando, attraverso le interviste-questionario, la personalità, preferenze, gusti e stati d’animo delle personalità scelte per l’iniziativa (a suo tempo organizzata anche nel Comune di Pistoia). Emerge un tessuto vivace ed intraprendente di liberi professionisti, imprenditori, politici, artisti e sportivi, indice della qualità della vita in Valdinievole e della capacità di questo territorio di valorizzare i suoi talenti. Completano la “cornice” dell’opera le interessanti biografi e sui personaggi fotografati. Leonardo Soldati

Piteglio

Sagra della farina dolceN el giorno di Pasquetta, Pro loco, Casa della musica,

Associazione culturale armonia, Gruppo sportivo hanno organizzato a Piteglio la “Festa della farina dolce”. Una sagra di sapore antico che evoca ricordi lontani, le carestie dei periodi delle guerre, quando le cose erano diffi cili per tutti. E’ stato possibile gustare le specialità che derivano dalla castagna, panini con salsiccia e tanto vino. In piazza tante bancarelle con prodotti della cucina locale, pecorino al latte crudo, miele, marmellate, sciroppi, liquori, grappa e brigidini di Lamporecchio. Alle 10,30 c’è stata la messa alla Pieve Vecchia presieduta da monsignor Giuseppe Vignozzi. Subito dopo è stata benedetta, in segno di prosperità, la Valle della Lima. Nel pomeriggio la torre campanaria risalente all’Ottavo secolo è stata aperta e si sono effettuate visite guidate alla chiesa di Santa Maria Assunta ed alla compagnia del Santissimo Sacramento. La festa conserva particolari del passato: folclore e religiosità. La gente del paese oltre ad essere accogliente si sente orgogliosa di appartenere a questa terra. La sagra ha secoli di vita: è diventata il simbolo di Piteglio.

Giorgio Ducceschi

Venerdì 17 in Comune a Pistoia

Incontro-dibattitosul disagio psichico

Venerdì 17 aprile dalle 16.30 alle 19.30 nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale di Pistoia si terrà un in-contro-dibattito sul tema “Libertà e diritti di cittadinanza e riabilitazione per i sofferenti psichici alla luce delle proposte di riforma della legge 180/78 per discutere delle tre proposte di riforma della legge 180 che sono state presentate in Par-lamento. Le associazioni che si occupano di salute mentale si sono allarmate perchè le tre proposte si concentrano sul-l’allargamento dei trattamenti sanitari obbligatori, riducen-done le garanzie per le persone e autorizzando il ricovero in cliniche private. Le associazioni ritengono che queste proposte pongano erroneamente l’accento sul pregiudizio sbagliato della pericolosità e dell’inguaribilità delle persone affette da disturbi psichici ed impegnino le risorse umane ed economiche sulla contenzione e non sulla riabilitazione.

E’ stato istituito un comitato che ha voluto un confronto approfondito con la partecipazione di vari schieramenti politici.

Dopo i saluti delle autorità l’incontro inizierà con la pre-sentazione delle esperienze di persone che dopo aver subito il trauma del tso hanno ripreso la loro vita nel tessuto sociale della propria comunità. Seguiranno la senatrice Donatella Poretti e il coordinatore del dipartimento di salute mentale che illustreranno le proposte di riforma. Le consigliere re-gionali Anna Maria Celesti e Alessia Petraglia illustreranno il modello toscano riguardo alla salute mentale e i dott. D’Anza e De Luca descriveranno ciò che “c’è e ciò che manca” in Pistoia e Valdinievole. L’evento è stato organizzato dalla Provincia di Pistoia con il contributo del Cesvot. Hanno dato il loro patrocinio il comune di Pistoia e l’Asl 3.

C ome afferma un noto adagio popolare, ‘agli zoppi, grucciate’. Nel senso che a una situzione turistica già penaliz-zata dalla crisi economica, sono andate ad aggiungersi previsioni meteorologiche negative –smen-tite da un bel sole- che hanno indotto molti a rimanere a casa senza raggiungere le ancora in-nevatissime piste dell’Abetone e le altre località appenniniche. E nemmeno peraltro quelle ma-rine, come attesta l’intenzione degli operatori della Versilia di chiedere che vengano loro rifusi i danni, da parte degli autori di quelle previsioni sbagliate. Ma torniamo alla montagna: “Io ho addirittura chiuso, in questo periodo, il mio Residence del-l’Abetone, considerate le scarse prenorazioni che registravo”. Lo afferma l’imprenditore Italo Cinini, raggiunto telefonica-mente all’Isola d’Elba dove possiede altri alberghi. “Oltre alla crisi economica –aggiunge Cinini- anche le previsioni me-

Montagna

A Pasqua pochi turistiOltre la crisi economica anche le

previsioni meteo errate hannocondizionato l’affl usso turistico

di Alessandro Tonarelli

teo incidono pesantemente sul turismo. E quando sono errate, come quelle che indicavano cattivo tempo per le vacanze pasquali, ovviamente fanno arrabbiare”. “E’ vero –afferma da San Mommè l’albergatore Riccardo Chelucci-: anche se pesa ovviamente più la crisi eonomica delle previsioni me-teo, devo rilevare che mentre le mie strutture di Pistoia fanno registrare in questi giorni il tutto esaurito, in quanto la città d’arte ‘tira’ sempre, per quanto riguarda l’albergo di San Mom-mè si è verifi cata una fl essione di

presenze che, per Pasqua, non si era mai registrata”.

Tornando all’Abetone Giam-piero Danti, dirigente della Saf proprietaria dell’ovovia che raggiunge il monte Gomito, rin-cara la dose: “Molti -afferma- si affi dano al meteo, per decidere se raggiungere o meno le località di vacanza. E all’Abetone, la riduzione di presenze è ovvia-mente determinata, in questi giorni, anche da previsioni meteo errate, che annunciavano cattivo tempo mentre invece splende il sole. Qualcuno do-vrebbe davvero rifonderli, i

È stato inaugurato recentemente l’impianto foto-voltaico realizzato presso la sede della Lenza aglianese Maver al lago 1° maggio, ubicato a San Piero Agliana. Il presidente dell’attiva associazione, Lido Mencuccini, ha evidenziato “il grande sacrificio e il costante impegno dimostrati in questi mesi per l’allestimento dell’im-pianto fotovoltaico, costruito dalla ditta Nuova Niccolai di Agliana con il contributo della Banca di Credito Cooperativo di Vignole. A tutti va il nostro ringraziamento più sentito”.

Agliana

Inaugurato l’impianto fotovoltaicoIl sindaco di Agliana, Paolo Magnanensi, ha ripercorso le tappe che hanno portato alla trasformazione della struttura, di proprietà del Comune, da una discarica ad uno splendido lago ottimamente attrezzato. “Con l’inaugurazione della nuova struttura è stato raggiunto un nuovo traguardo, si tratta di uno dei primi impianti fotovoltaici presenti sul nostro territorio. Un plauso alla Lenza che da sem-

pre collabora fattivamente con l’Amministrazione comunale”. D’accordo anche l’assessore ai lavori pubblici, Eleanna Ciam-polini, che ha sottolineato come l’idea dell’impianto, nata circa un anno fa, si è subito inserita nello spirito di valorizzazione delle energie rinnovabili che la giunta ha portato avanti per gestire l’Amministrazione loca-le. Marco Pacini, assessore allo sport del Comune di Agliana,

ha elogiato la Lenza per aspetti importanti come quello degli ottimi risultati sportivi, quello della collaborazione in favore di iniziative e manifestazioni utili per tutta la comunità e per quello legato al miglioramento costante dal punto di vista ambientale. “Questa associazione –ha con-cluso Pacini – è sicuramente uno dei modelli da esportare che abbiamo sul nostro territorio”.

Marco Benesperi

ACCADEMIA D’ORGANO

Al via un nutrito programmadi corsi e concerti

Il maestro Pineschirientra nella direzione artistica

Natale, in collaborazione con i soci sostenitori dell’Accademia. A novembre, in occasione del 250° anniversario della nascita del musicista pistoiese Giuseppe Gherardeschi, sono in program-ma una conferenza, la presenta-zione di un libro e un concerto. Il fatto nuovo è segnato dal rientro del maestro Umberto Pineschi (nella foto) nella commissione artistica, commentato positi-vamente sia dal presidente del consiglio di amministrazione, Riccardo Ballati, che dagli as-sessori alla cultura di Provincia (Cristina Donati) e Comune di Pistoia (Rosanna Moroni), che insieme hanno presentato il programma. Programma che, come ha spiegato il presidente Ballati, «ha avuto una genesi di alcuni mesi ed è frutto di una lunga fase dialettica svilup-patasi all’interno dei membri della Commissione artistica, non senza qualche diffi coltà».

«Il risultato della program-mazione complessivamente considerata – ha aggiunto Ballati – appare tuttavia di grande con-sistenza e rilievo artistico e dà un lustro particolare a questa fase di vita dell’Accademia, che sta con-ducendo a termine il triennio di mandato dell’attuale Consiglio di amministrazione e degli altri organi istituzionali».

Patrizio Ceccarelli

danni che certe previsioni errate indubbiamente ci arrecano”. Indubbiamente l’annuncio di tempo perturbato incide pesan-temente, sull’affl uenza turistica. E quando questo annuncio si rileva infondato, chi si arrabbia non ha certo tutti i torti. Anche, insomma, se la stagione sciistica che va a concludersi è stata indubbiamente eccezionale in quanto a innevamento, l’oppor-tunità di proseguire nelle vacan-ze pasquali questa contingenza favorevole è stata sacrifi cata da pessime previsioni meteo che erano errate, ma questo lo si è appurato solo quando il danno era ormai fatto. La situazione potrebbe insomma essere de-scritta mettendo in parafrasi un altro noto adagio popolare: è inutile piangere, anziché sul latte versato, sulla pioggia (non) versata.

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12 n. 15 19 Aprile 2009LaVita

NUOTO

“Pistoiesi” da record con Gabbrielleschi

S tavolta la Nuotatori Pistoiesi si è davvero superata. A Riccione, in vasca da 25 metri, ai Campionati italiani giovanili primaverili la società presieduta da Giancarlo Lotti e allenata da Massimiliano Lombardi ha stupito addetti ai lavori, critici e spettatori, conquistando ben 10 medaglie: un record. Non era mai successo, nemmeno negli anni belli, quando i nostri pote-vano mandare in acqua contemporaneamente Raffaella Tius, Vanni Mangoni, Giacomo Mungai e Nicola Tucci, oppure ai tempi di Sheila Gironi, vice campionessa tricolore assoluta. Battuto il precedente primato di 9 medaglie. Record nel record, le prove della pistoiese doc Giulia Gab-brielleschi, classe 1996 primo anno Ragazze, che al debutto nella competizione nazionale si è ag-giudicata 6 medaglie in altrettante gare disputate: due titoli italiani, nei 200 e 400 misti con i tempi di 2’23”90 e 5’02”23, tre argenti, nei 400 e 800 stile, chiusi rispettivamente in 4’26”90 e 9’03”78, e nei 200 dorso (2’21”33), un bronzo, nei 100 dorso, ultimati in 1’07”43. Da battimani Niccolò Bonacchi, ’94 secondo anno Ragazzi, vice campione italiano nei 100 e 200 dorso, fi niti in 56”76 e 2’04”33, terzo nei 50 stile libero (24”35) e 100 farfalla (57”70), quarto nei 200 e 400 misti (2’10”52 e 4’37”73). Elogi doverosi pure a Lorenzo Iacometti, ’95 primo anno Ragazzi, quindicesimo nei 400 misti (4’57”55) e diciottesimo nei 200 misti (2’20”75), Chiara Chechi, ’95 secondo anno Ragazze, dodicesima nei 200 farfalla (2’28”27), quattordicesima nei 400 misti (5’11”01) e ventunesima nei 200 misti (2’30”49, Vanessa Niccolai, ’94 primo anno Juniores, ventiquattresima nei 200 farfalla (2’26”14), e Chiara Magnolfi , ’96 primo anno Ragazze, venticinquesima nei 100 farfalla (1’10”42). Un bilancio da mille e una notte che fa essere al settimo cielo Lotti e dire a Lom-bardi “è stato conseguito un bellissimo risultato. I ragazzi hanno grandi potenzialità, ma per dire se diventeranno come coloro che li hanno preceduti dovranno impegnarsi, sudare e prepararsi alle prossime gare, alle prossime stagioni”. Intanto, non c’è tempo per festeggiare. A maggio, dal 26 al 30 probabilmente a Riccione, si terranno i Campionati italiani assoluti estivi, in anticipo visto che quest’anno a luglio a Roma si gareggerà per i Mondiali. Della Nuotatori sarà in gara Alice Nesti. Che, spronata dai risultati dei suoi giovani compagni, darà sicuramente il massimo per avvicinarsi alla zona medaglie. Gianluca Barni

di Enzo Cabella

contropiede

L a notizia più bella della setti-mana riguarda la Carmatic, che -mal-grado la sconfi tta di Pavia nel turno infrasettimanale e grazie alle sconfi tte di Imola e Roseto degli Abruzzi- ha conquistato la certezza aritmetica del-la permanenza in Lega2. Se andiamo a guardare tutti gli incon-venienti che le sono accaduti durante l’intera stagione -infortuni a Darby, Mc Cullough e Toppo, cambio di coach (Moretti per Lasi) e arrivo di due giocatori, Casini e Bryan, a metà torneo - la squadra biancorossi ha centrato l’obiettivo di fondo rimasto dopo la prima parte di campionato, la salvezza.Alla vigilia del torneo, in verità, l’obiettivo era ben più ambizioso: non erano pochi coloro, anche all’interno della società, che nutrivano...quasi la certezza non solo di raggiungere i playoff ma addirittura di potersi giocare la promozione. Non è andata così. E, dunque, bisogna essere con-tenti della permanenza in Lega2, un campionato importante in cui Pistoia si è confrontata con tante realtà e tradizioni illustri, come Varese, Vene-zia, Livorno e Reggio Emilia. Dopo un (giusto) periodo di rifl essione, la società dovrà programmare il futuro: siamo convinti che le ambizioni dei dirigenti, in prima fi la i fratelli Marco e Maurizio Carrara, restano ancora quelle di puntare alla promozione.

La Pistoiese è tornata sconfi tta da Perugia. Alla vigilia del doppio con-fronto in trasferta con Taranto e Peru-gia, mister Torricelli aveva sventolato ai quattro venti la quasi certezza che avrebbe guadagnato almeno tre pun-ti, se non addirittura quattro. Invece, ha raccolto un solo punto (pareggio a Taranto). Troppo poco e la classifi ca si è fatta di nuovo preoccupante. Il Potenza continua ad avere un punto di vantaggio e la Juve Stabia due. Or-mai è arcinoto che la lotta per evitare l’ultimo posto è ristretta a queste tre squadre, che hanno tre partite in casa e due fuori. Impossibile fare previsio-ni, in quanto sull’esito fi nale del cam-pionato entrano in gioco molti fattori: condizione fi sica, saldezza di nervi, squalifi che, grado di forma (propria e dell’avversario), situazione di classifi -ca. Ci saranno squadre che, a due-tre giornate dal termine del campionato, non avranno più nulla da chiedere, sia riguardo alla promozione che alla salvezza, e quindi scenderanno in campo senza cattiveria agonistica e spirito di sacrifi cio. Allora, la Pistoie-se deve cercare di pensare a se stessa, di prepararsi al meglio e con tutte le forze fi siche, tecniche e morali affron-tare ogni partita come se fosse quella decisiva. Intanto, domenica ha da-vanti un esame diffi cilissimo contro la Cavese, quarta forza del campiona-to, che lotta per andare in serie B.

economia e lavoro

s p o r t p i s t o i e s e

D ifendere le aziende e i lavoratori, con uno sguardo al futuro per mettere le basi per la ripresa. Sono queste le parole d’ordine per fronteg-giare la pesante crisi in atto. Ed è su queste parole d’ordine che stiamo cercando di convo-gliare le forze, in sinergia con le istituzioni, il mondo del cre-dito, la Camera di commercio, le altre associazioni datoriali e i sindacati.

Oggi più che mai è infatti essenziale un lavoro di squa-dra, dove ogni giocatore porti avanti al meglio la propria missione, in perfetto accordo con tutti i compagni del team, secondo uno schema comune. Nessuno può permettersi di cedere alla tentazione di erige-re muri. Ognuno deve portare il proprio apporto specifi co, secondo una strategia comu-ne.

Mi sembra che in questo momento il messaggio sia condiviso da tutti gli attori del sistema economico, tanto che siamo riusciti a dare il via a quella “unità di crisi” il cui progetto è nato al tavolo delle associazioni artigiane e che oggi vede coinvolte anche le istituzioni: lavoreremo insie-me per monitorare le situazio-ni delle imprese, cercando di dare risposte concrete anche per casi specifi ci. Perché la concretezza e la tempestività

CONFARTIGIANATO

Difendere le aziende,difendere il lavoro

sono gli ingredienti base di questa ricetta anti-crisi.

Al di là dell’unità di crisi, i versanti su cui ci stiamo muo-vendo sono, in primo luogo, la ricerca di ammortizzatori sociali per le imprese maggior-mente in diffi coltà e, accanto a quelli istituzionali, a Pistoia siamo riusciti, attraverso il Fila, a mettere a disposizione delle aziende artigiane un fon-do di 500mila euro che ha il grande pregio di poter essere

utilizzato come integrazione al salario non solo per il persona-le dipendente, ma anche per i titolari, i soci e i collaboratori familiari.

Al tempo stesso Confarti-gianato ha dato il via ad una serie di consultazioni con le banche, che hanno portato ad accordi per garantire maggio-re fl essibilità nell’accesso al credito e abbiamo sottoscritto un protocollo di intesa con Artigiancassa per offrire fi nan-

ziamenti agevolati con risposte in tempi brevi.

Guardando al futuro, nel-l’ottica di offrire un appoggio alle aziende che vogliono at-trezzarsi per la ripresa dopo aver guadato il fi ume in piena della crisi, abbiamo appronta-to un servizio innovativo per valutare e utilizzare le risorse messe a disposizione delle im-prese dai bandi regionali per l’innovazione e la ricerca.

Contemporaneamente ci

stiamo impegnando per soste-nere percorsi di aggregazione di impresa allo scopo di creare gruppi che possano partecipa-re alle gare d’appalto pubbli-che su progetti locali.

Ovviamente risulta essen-ziale che le istituzioni rendano immediatamente cantierabili tutte le opere pubbliche pos-sibili, individuando i mecca-nismi perché i lavori abbiano una ricaduta sull’economia del territorio, attraverso il coinvolgimento delle imprese locali. Così come è fondamen-tale che verso l’indotto locale si impegni l’unico grande polo industriale presente in pro-vincia.

Buone speranze per la creazione di lavoro vengono dall’accordo Stato-Regioni sul cosiddetto piano casa, che, pur nel rispetto di uno svi-luppo armonico e sostenibile del territorio, dovrà senza indugi permettere interventi di ristrutturazione e la rea-lizzazione di piani di edilizia popolare. Non possiamo, in questa sede, dimenticare le imprese e le famiglie colpite dal terremoto a sostegno delle quali Confartigianato ha aper-to un fondo di solidarietà e verso le quali Pistoia stessa si è già mossa.

Massimo DonniniPresidente Confartigianato

Pistoia

s p o r t p o r t p o r t p o r t p i s t o i e s ei s t o i e s ei s t o i e s ei s t o i e s e

Un fondo di solidarietà per le popolazioni colpite

dal terremotoC onfartigianato invita a portare concreta solidarietà alle popolazioni della provincia de L’Aquila colpite dal terremoto, sostenendo la raccolta di fondi promossa dalla Confederazione. Il conto corrente bancario, intestato a “Confartigianato – Raccolta fondi terremoto Abruzzo”, è domiciliato presso la Banca Popolare di Sondrio, Agenzia n. 24, Via San Giovanni in Laterano 51/A, 00184 Roma – Codice IBAN: IT98 C056 9603 2240 0000 2852 X43. Il Fondo di solidarietà sarà utilizzato per le esigenze più immediate e per contribuire agli interventi di ricostruzione delle aziende colpite dal sisma.

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1319 Aprile 2009 n. 15LaVita dall’ItaliaTERREMOTO IN ABRUZZO

Una presenza stabileP resente nelle zone

colpite fi n dalle prime ore dopo la scossa di terremoto che ha messo in ginocchio l’Abruzzo, Caritas italiana si è adoperata per distribuire beni di prima necessità e attrezzature in gra-do di rispondere ai bisogni della popolazione sfollata, in particolare ammalati, disabili, anziani, minori. La parrocchia di San Francesco, in località Pettino, è diventata una sorta di magazzino, con un continuo andirivieni di persone che, in pochi secondi, hanno perso tutto quello che avevano. Qui è stata allestita anche la sede del Centro di coordinamento nazionale, punto di riferimen-to per le Caritas diocesane e le delegazioni regionali. Ed è proprio davanti alla chiesa di Pettino che incontriamo mon-signor Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana.

In questi giorni la Caritas ha dato vita a un coordinamen-to nazionale. A cosa serve?

“Il coordinamento, che ope-ra in appoggio alla Caritas diocesana dell’Aquila con una presenza stabile di Caritas italiana, vuol essere un punto di riferimento per l’impegno – presente e futuro – di tutte le Caritas diocesane, in particolare per quanto riguarda le delega-zioni regionali della Caritas, che verranno coinvolte per un aiuto stabile e duraturo alla popolazione colpita”.

Girando per l’Abruzzo, si nota un grande impegno da

P

L’impegno e i progetti di Caritas italiana per la popolazione rimasta

senza casadi Francesco Rossi parte delle Caritas delle diocesi

vicine…“Certamente. In una logica

volta a rendere più capillare e incisiva la nostra opera, le Caritas diocesane di Abruzzo e Molise sono ora chiamate a dare priorità agli sfollati collocati sul loro territorio, ad esempio negli alberghi o in altre strutture, pri-vilegiando lo stile dell’incontro, dell’ascolto, dell’accompagna-mento e della presa in carico di anziani, disabili e ragazzi. Un impegno che allevia le fatiche quotidiane di tante famiglie, e permette alle forze più attive di pensare al futuro, ricominciando magari a lavorare o affrontando i passi successivi per giungere a un alloggio”.

Dalle altre regioni, invece, come si può contribuire?

“In accordo con i sacerdo-ti, il vescovo dell’Aquila e la

Caritas diocesana abbiamo suddiviso la diocesi in 7 aree omogenee, nelle quali stanno cominciando a costruire la loro presenza operatori e volontari provenienti dalle 16 delegazioni regionali. Chiediamo a ogni re-gione di mettere a disposizione da 1 a 3 operatori che possano stare stabilmente sul territorio. Questi, chiamati a vivere qui per un medio-lungo periodo, prenderanno coscienza delle esigenze specifiche dell’area loro assegnata, in modo da po-ter mettere in campo le risposte più appropriate”.

Diverse realtà associative, come l’Azione cattolica o l’Age-sci, stanno pensando a campi estivi in queste zone…

“Sarebbe bello che si potes-se realizzare una prossimità territoriale, ossia che nell’area curata, ad esempio, da Caritas

delle Caritas in ogni parte d’Italia, stiamo monitorando le disponibilità di case per acco-glienza, tende e camper, così, nel momento in cui si evidenzia un’esigenza, possiamo andare a chiedere questi aiuti. Analo-gamente, per quanto riguarda il volontariato, raccogliamo le disponibilità di gruppi, asso-ciazioni, Chiese locali, Caritas diocesane ecc. In base a que-ste disponibilità potremo poi costruire delle presenze per rispondere ai diversi bisogni che possono emergere”.

Quindi la raccolta di cibo e vestiti non proseguirà a lungo?

“Il messaggio che intendo lanciare è: «Portateci solo le cose che necessitano». Una rac-colta indistinta rischia di creare accumuli di generi alimentari che poi vanno a male, oppure giungono danneggiati, por-tando a degli sprechi. Servono piuttosto risorse economiche, e sarà importante la colletta di domenica 19 aprile, come pure le altre forme per versare un’offerta”.

Una preoccupazione ricor-rente è che, una volta spenti i rifl ettori mediatici, l’Abruzzo venga dimenticato…

“Il nostro intento è quello di stare in quest’area adesso, nella fase della prima emergenza, ma anche dopo. Per questo è nato il coordinamento della Caritas, e la sede è stata allestita proprio a Pettino. In questa direzione va anche il richiamo alle delega-zioni regionali di assumere un ruolo portante. Realizzeremo scuole e centri di comunità, come pure progetti di sviluppo e promozione lavorativa per i giovani. Siamo consapevoli che è un impegno che durerà per anni, ma resteremo a fi anco di queste comunità in diaspora”.

EDUCAZIONE, IL TEMA DEL FUTURO

Una bella impresa“A ppiattimento sul pre-

sente con deboli radici nel passato e scarsa proiezione nel futuro, equiva-lenza di tutte le opzioni, incapacità di rischiare: da questo nasce l’incapacità di molti giovani di formulare un progetto di vita”. Ne è convinto Mario Pollo, docente di pedagogia generale all’Università Lumsa. Nei giorni scorsi Pollo ha partecipato ad un in-contro sul volume “Aiutare i giovani a progettare la vita. La sfi da educativa oggi” (ed. Ocd) di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Uffi cio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma e del pedagogista Ferdinando Montuschi. Gli abbiamo posto alcune domande.

Che cosa signifi ca educare?“Offrire alle potenzialità insite

in ogni essere umano un programma per metterle in pratica; offrire cioè un progetto di vita e un modello di uomo la cui identità e scelte poggino su un piano di valori. E non si tratta mai di una proposta generica, né, tantomeno, neutrale: l’educazione è sempre il frutto di una selezione tra possibili visioni del mondo. Oggi il punto di crisi risiede nella coesistenza

Pensare con i giovani un progetto di vita

di Giovanna P. Traversa

con pari dignità di progetti e visioni di vita diversi o addirittura alternativi gli uni rispetto agli altri. Non esiste più la possibilità di ritenere una concezione di vita più alta di un’altra; l’odierno paradigma pluralistico le vuole tutte equivalenti”.

Qual è la conseguenza?“Manca una convergenza tra

agenzie educative, e la loro proposta è frammentata. Oggi molti educatori offrono un’educazione a menu: un insieme di proposte e indicazioni interscambiabili la cui scelta è lasciata completamente ai giovani. Essi sono inoltre vittime del modello polidenti-tario proposto dalle diverse fi gure di riferimento: genitori, insegnanti, ani-matori, allenatori, istruttori…, ognuno dei quali ha una sua visione di vita. In mancanza di una proposta educativa unitaria il bambino sviluppa una personalità poliedrica che lo spinge a continui adattamenti e a diversi modi

di essere a seconda degli ambienti nei quali viene a trovarsi, con gravi conse-guenze di frammentazione psicologica ed evolutiva”.

Quale visione di futuro viene oggi trasmessa ai ragazzi?

“La crisi delle ideologie ha ucciso l’attesa e la speranza del futuro, che da terra promessa si è trasformato in luo-go minaccioso e ricco di insidie. Così i giovani non vengono più educati a costruire un futuro, ma addestrati e attrezzati con armi adeguate a difen-dersi e ad affermarsi con successo. In questo orizzonte il vincitore non è chi sa essere se stesso, bensì chi conse-gue ricchezza e potere. Qui è la vera minaccia: nella fortissima pressione esercitata sugli adolescenti, che molti di loro non sono in grado di reggere e dalla quale cercano sollievo con fughe in paradisi artifi ciali o gesti al di sopra delle righe. Occorre invece far capire al giovane che egli ha ricevuto un’ani-

ma che lo rende unico e irripetibile e che il suo compito consiste nel realiz-zarsi come persona”.

Oggi però il futuro è oggettiva-mente incerto…

“Sì, ma non più che in altri mo-menti storici e comunque l’incertezza fa parte dell’umano. Purtroppo è ve-nuta meno l’educazione all’incertezza e al rischio ponderato: il ragazzo deve imparare ad assumere il rischio, ma non alla cieca, bensì dopo un’attenta, razionale e prudente valutazione. In tale modo il rischio diventa occasione di responsabilità e crescita. Per i nostri fi gli vogliamo la sicurezza totale; do-vremmo invece offrire loro strumenti adeguati, altrimenti vi è il pericolo che anziché in un rischio legittimo e pro-gettuale (e l’attrazione per il rischio fa parte del loro Dna), gli adolescenti si buttino nel rischio gratuito ed inutile del comportamento spericolato o deviante”.

Come, allora, aiutare i giovani a costruire un sano progetto di vita?

“Per offrire ai giovani segni di speranza e restituire loro la voglia di sognare occorre una svolta antropolo-gica e culturale. Tre gli assi portanti: anzitutto far recuperare loro la co-scienza temporale secondo cui tutti gli eventi si intrecciano in una trama che ha un senso unitario. Occorre poi aiu-tarli a riscoprire la dimensione proget-tuale di ogni essere umano: è proprio quest’ultima a dare senso al nostro essere nel mondo. Un progetto che deve poggiarsi su un piano di valori e sulla consapevolezza della nostra unicità data dall’anima, dal soffi o vi-tale che è in ciascuno di noi. Il giovane deve chiedersi: «Qual è il senso della mia esistenza?», e lo può fare solo se aiutato ad esplorare la propria anima e i segni che Dio pone in lui. Terzo asse l’alterità, ossia la costruzione di relazioni che consente di superare l’io per aprirsi all’altro”.

Lombardia andassero gruppi provenienti da associazioni lombarde. Così diverse realtà che provengono da uno stesso territorio avrebbero occasione di conoscersi meglio e, magari, instaurare una più stretta colla-borazione in futuro, una volta tornati a casa. In secondo luogo, forme di animazione servono non solo nelle zone colpite dal terremoto, ma anche là dove sono stati ospitati gli sfollati”.

Da più parti sono giunte offerte di cibo e vestiti, raccolti e distribuiti qui a Pettino…

“Si tratta di una risposta temporanea per chi non è nei campi d’accoglienza gestiti dalla protezione civile, ad esem-pio perché dorme in macchina oppure ha piantato una tenda nel giardino di casa. Ora, però, vogliamo rispondere anche ad altri bisogni. Grazie all’opera

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14 n. 15 19 Aprile 2009LaVitadall’Italia

Q ualche giorno fa, conversando su te-matiche familiari con un gruppo di amici, ho chie-sto: “quanto tempo ti ci vuole per fare il pane?”. Ho avuto un senso di smarrimento di fronte alla novità della do-manda quando mi sono accorto che avevo detto “quanto tempo” anziché “quanto costa?”.

Dopo lo smarrimen-to, ho riordinato le idee e, mettendo insieme molti altri indizi, ho incominciato ad immagi-nare una storia nuova.

L’ECONOMIA20 ANNI FA

Venti anni fa l’econo-mia aveva un posto ar-ginato nella nostra vita; era un settore nel quale qualche volta, in qualche occasione eravamo quasi costretti ad avventurarci: la busta-paga, l’affi tto, il mutuo, il risparmio per qualche importante ac-quisto – prima il frigo-rifero e la lavatrice (anni ’60), poi l’auto (anni ’70) e il motorino, poi la casa (anni 70-80) e le vacanze. Dagli anni ’80 l’econo-mia ha tracimato in ogni aspetto della vita quoti-diana….

Oggi sembra che non si parli d’altro, al punto che una crisi economica sembra determinare ogni sensazione di benessere o di malessere; si parla delle cause e dei rimedi e se ne parla al bar, per strada, alla tv e nei gior-nali; ne parlano i grandi economisti, i capi di go-verno, gli imprenditori e le famiglie che portano i bambini all’asilo.

LA “NEW ECONOMY”Dopo l’economy è

venuta la new economy: i banchieri sono stati per anni le punte di diaman-te della società, fi no a diventare in Italia presidenti del con-siglio, presidenti della repubblica, parlamentari, am-ministratori. I mez-zi di comunicazione sono riusciti a farci diventare familiari le borse, i broker, i mercati fi nanziari.

Tutto, pian piano, si è venuto spiegando con dinamiche economiche, in un’operazione ridu-zionistica che ha fi nito per essere generalmente accettata, sia dai fanatici del sistema sia dai suoi oppositori, offrendo

RIFLESSIONI DEI NOSTRI COLLABORATORI IN TEMPO DI CRISI/1

Da “quanto costa” alla “post economy”di Luca Gaggioli dialogare ma non più

con l’aria sottomessa ed ebete con la quale sono stati costretti a rappor-tarsi negli ultimi venti anni. La post-economy è l’economia del ritorno alla lucidità e razionalità dopo la sbronza della global economy, in cui l’aggettivo global ha un valore spaziale ma anche di matrice antropologica.

La post-economy si-gnifi ca tornare ad ascol-tare i sentimenti e la di-mensione più profonda dell’essere alla ricerca di tutto ciò che vale tantis-simo per la vita ma non ha prezzo né collocazio-ne sui mercati.

Guardare le nuvole, passeggiare, parlare con gli amici, avere tempo per le cose e le persone che ci stanno a cuore: sono alcuni tratti di una rivoluzione silenziosa che sta muovendo i pri-mi passi e non pretende di essere l’ultima tappa della storia. La liberazio-ne dal circuito vizioso del lavora-e-spendi e la virtù dell’enkrateia (do-minio di sé, temperanza) non sono poesia o new-age ma rappresentano un tentativo vissuto serenamente di rifi na-lizzazione dell’ethos, di ridefi nizione dei bisogni, di decostruzione dei miti che ci hanno etero-guidati in questi ultimi decenni.

La post-economy non nasce sulle macerie del vecchio; parla un linguaggio diverso e non vale la pena interpretarla come macigno (etica del sacrifi cio) o come farfalla (fuga dalla responsabi-lità).

I protagonisti della post-economy cercano di evitare entrambi gli eccessi: il ricorso alla re-sponsabilità pesante, ai sensi di colpa oppressivi, al cupo senso del dovere; ma anche la leggerezza estrema del relativismo e dell’ethos ridotto a questione di gusto per-sonale.

Essi sentono qualcosa di nuovo, una responsa-bilità ‘leggera’ nei con-fronti del mondo: avver-tono cioè la responsabi-lità ma allo stesso tempo sono consapevoli di non poter essere i salvatori del mondo e della storia; perciò non si ritirano nel privato ma cercano di contaminare in positivo, di contagiare di benesse-re chi sta loro vicino.

terreno buono per l’af-fermazione dell’homo economicus.

Ora questo castello di carta rischia di essere spazzato via e non sap-piamo come sostituirlo; il mondo futuro non ha più alcun connotato rico-noscibile.

Invece della “fi ne della storia” di cui scris-se Fukuyama nel 1991, stiamo assistendo alla rapida decadenza di “una storia”, quella della fi nanza e del denaro (che sono stati, guarda caso, il primo settore della vita umana a globalizzarsi grazie alla sua volatilità)

Quando Keynes pen-sava al futuro si immagi-nava un’economia molto limitata, con il pensiero del denaro sentito quasi come una malattia da curare.

I BISOGNI ASSOLUTIE QUELLI RELATIVI

È ben vero che i bi-sogni degli esseri umani possono apparire inesau-ribili. Essi, tuttavia, rien-trano in due categorie: i bisogni assoluti, nel sen-so che li sentiamo quali che siano le condizioni degli esseri umani nostri simili, e quelli relativi, nel senso che esistono solo in quanto la soddi-sfazione di essi ci eleva, ci fa sentire superiori ai nostri simili. I bisogni

della necessità della rottura epistemologica anche i teorici affascinati e (ahimé) affascinanti della crescita economica senza limiti e del potere ridistributore ed equili-bratore del Mercato.

Se da tutte le parti si chiedono interventi dello Stato e misure cor-rettive per un sistema riconosciuto incapace di autoregolarsi signifi ca che il momento per scri-vere una nuova pagina è arrivato e che l’homo economicus non è il fi ne della storia.

Una nuova visione del mondo, una nuova narrazione si affaccia alla ribalta; nuovi stili di vita vengono alla luce e sembrano essere tutti caratterizzati, anche inconsapevolmente, dal-l’esigenza di rimettere dentro gli argini il ruolo dell’economia e del denaro nella vita delle persone, per restituire dignità e tempo alle altre dimensioni, a ciò che ci fa stare meglio, a ciò che davvero molti stanno ri-scoprendo di desiderare.

LA “POST ECONOMY”Le caratteristiche

della post-economy sono quelle di un’economia a cui è stato tolto il piedi-stallo; con la dimensione economica le persone vogliono continuare a

della seconda categoria, quelli che soddisfano il desiderio di superiorità, possono davvero essere inesauribili poiché quan-to più alto è il livello generale, tanto maggiori diventano. Il che non è altrettanto vero dei bisogni assoluti: qui potremmo raggiungere presto, forse molto più presto di quanto credia-mo, il momento in cui questi bisogni risultano soddisfatti nel senso che preferiamo dedicare le restanti energie a scopi non economici.

Veniamo ora alla mia conclusione che credo ri-terrete sconcertante, anzi quanto più ci ripensere-te, tanto più la troverete sconcertante.

UN PROBLEMADA RISOLVERSIIN UN SECOLO

Giungo alla conclu-sione che, scartando l’eventualità di guerra e di incrementi demogra-fi ci eccezionali, il proble-ma economico può esse-re risolto, o per lo meno giungere in vista di solu-zione, nel giro di un se-colo. Ciò signifi ca che il problema economico non è se guardiamo al futuro, il problema permanente della razza umana.

[...]Quando l’accumula-

zione di ricchezza non rivestirà più un signifi -cato sociale importante, interverranno profondi mutamenti nel codice morale. Dovremo saper-ci liberare di molti dei principi pseudomorali che ci hanno supersti-ziosamente angosciati per due secoli, e per i quali abbiamo esaltato come massime virtù le qualità umane più spia-cevoli. Dovremo avere il coraggio di assegnare alla motivazione “dena-ro” il suo vero valore. L’amore per il denaro come possesso, e distinto dall’amore per il denaro come mezzo per godere i piaceri della vita sarà riconosciuto per quello che è: una passione mor-bosa, un po’ ripugnante, una di quelle propensio-ni a metà criminali e a metà patologiche che di solito si consegnano con un brivido allo speciali-sta di malattie mentali. (J.M.Keynes, Prospettive economiche per i nostri nipoti, 1930)

È il momento di ac-celerare la transizione di cui parlava Keynes; la crisi attuale ci può far guadagnare qualche decennio, convincendo

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1519 Aprile 2009 n. 15LaVitalezioni al più pre-sto. Per portare il Madagascar fuori dalla crisi politica e dalla violenza, il nuovo uomo forte del Paese, Andry Rajoelina, ha una

sola via d’uscita. Ridurre al minimo la durata della sua presidenza e del suo governo di transizione, con nuove elezioni ge-nerali.

Rajoelina ha assunto i “pieni poteri” a fi ne mar-zo dalle mani dei militari ai quali il presidente Marc Ravalomanana, dopo un estenuante braccio di ferro, aveva rimesso il mandato. “Abbiamo dato pieni poteri ad Andry Rajoelina perché diventi presidente della massima autorità di transizione”, ha detto l’ammiraglio Hyppolite Ramarosom, incaricato dall’ex presi-dente di guidare il ‘diret-torio militare’.

La crisi malgascia, e gli scontri che hanno pro-vocato circa 150 vittime a fi ne febbraio, non sembra registrare ulteriori violen-ze, anche se sono riprese le proteste da parte dei sostenitori di Ravaloma-nana. Ed è evidente anche al giovane e determinato Rajoelina che la sua presa di potere avrà esiti glo-balmente positivi solo se si riuscirà a evitare una guerra civile.

“Dichiaro solennemen-te che andrò avanti fi no al limite delle mie forze”, ha detto il 34enne Rajoelina, ex sindaco della capitale, poco prima di destituire il Parlamento, e far insorge-re l’Unione Africana, che ha deciso di sospendere il Magadascar dall’organiz-zazione. Seguita a ruota

dall’estero

E FUMO E SCLEROSIUno studio della John Hopkin’s university school of medicine di Baltimora attesta che il rischio di am-malarsi di sclerosi multipla può triplicare qualora si inizi a fumare prima dei 17 anni; è stato valutato un gruppo di pazienti con sclerosi multipla, malattia autoimmune che colpisce il sistema nervoso, ed è emerso che il 32% di questi malati aveva cominciato a fumare prima dei 17 anni. Considerato che solo il 19% delle persone sane principia a fumare prima dei 17 anni, è stata svelata esistente un’associazione tra fumo precoce e sclerosi multipla. I fumatori precoci (prima dei 17 anni) hanno un rischio triplo di amma-larsi, rispetto ai fumatori tardivi (dopo i 17 anni) e ai non-fumatori.

DAI PANNOLINI,LE TEGOLE...Sull’esempio di Canada e Olanda, la Gran Bretagna vuole impiantare a Birmin-gham un sito di riciclaggio ed intende costruirne altri quattro entro il 2014 in altrettante città, compresa Londra: la gestione è de-mandata alla società specia-lizzata canadese Knowaste. La particolarità risiede nel tipo di materiale da ricicla-re: i pannolini. In occidente, ogni neonato usa più di 3.500 pannolini; se si con-siderano anche quelli degli anziani, si giunge a 800mila tonnellate di materiale non biodegradabile gettato ogni giorno nei rifi uti e dal quale sono ricavabili tegole, caschetti da ciclista e, in futuro, metano. Per ora la raccolta è effettuata in ospe-dali e case di cura.

FUTURISMONel centenario della pubbli-cazione del Manifesto del Futurismo di Filippo Tom-maso Marinetti (20 febbraio 1909), Roma ha aperto alle Scuderie del Quirinale la mostra “Futurismo, Avan-guardia-Avanguardie”; curata da Didier Ottinger, in collaborazione con il cen-tro Georges Pompidou di Parigi e la Tate Modern di Londra, la rassegna rimane aperta fi no al 24 maggio e si propone di riaffermare il ruolo primario del Futuri-smo nel mosaico del lessico artistico delle prime avan-guardie. Capolavori - come “La stazione di Milano” di Carlo Carrà, “Le voci della mia stanza” di Gino Severini, opere provenienti da tutto il mondo - fanno rivivere un momento della nostra storia dell’arte.

Dalmondo

La situazione nel Paese rischiadi avvitarsi, e l’economia resta paralizzata

di Angela Carusone

E, come segno di que-sta ‘espressione diretta della democrazia’, Rajoe-lina ha presentato il suo nuovo governo di transi-zione, “un segno di aper-tura forte -ha detto- per-ché tutti i partiti politici e tutte le regioni del Paese vi sono rappresentati”. Il governo, destinato a resta-re in carica al massimo 24 mesi, in vista delle nuove elezioni, è infatti formato non solo da politici so-stenitori di Rajoelina, ma anche da vecchi ministri del precedente presidente Ravalomanana.

Su quest’ultimo pesa non soltanto quanto ac-caduto a febbraio, quando la guardia presidenziale, entrata negli uffi ci della presidenza, ha sparato contro la folla che prote-stava uccidendo una tren-tina di persone, o le oltre cento vittime successive.

Madagascar, un votoper uscire dalla crisi

I l presidente del Paraguay, Fernando Lugo, ha compiuto i suoi primi “cento giorni” di governo, in un clima di grande otti-mismo per il cambio e con qualche perplessità per l’avvio delle riforme.

I paraguaiani hanno votato in maggioranza l’ex vescovo Lugo per le sue promesse di giustizia socia-le, lotta contro la corruzio-ne, riforma agraria, attese da lunghi anni in Paraguay. La sua elezione aveva ge-nerato aspettative tanto grandi quanto il ritorno alla democrazia nel 1989. Ma lo stesso Lugo, scontrandosi con la realtà del paese, ha dovuto ammettere che i

desiderati cambiamenti non sarebbero stati semplici e neppure realizzabili velo-cemente: «Credo che stiamo camminando lentamente, procediamo con diffi coltà, ma continueremo ad an-dare avanti. Il mio governo rappresenta una risposta inequivocabile alle molte domande accumulate e alle opportunità perse negli ultimi decenni».

UN GOVERNO SENZA SCONTRI IDEOLOGICI

Gli osservatori para-guaiani sostengono che l’immagine generale della gestione del presidente è positiva, perché continua a raccogliere le attese di cambiamento, anche se in

alcuni settori della popo-lazione si percepisce un sottile disincanto per la len-tezza e la scarsa profondità di alcune riforme. Secondo alcuni, infatti, in questi pri-mi cento giorni manca una certa spettacolarità, perché gli interventi non hanno comportato rilevanti mo-difi cazioni. Lugo ha fatto la scelta della gradualità, per governare senza generare scontri ideologici, dato che con la sua elezione si è rea-lizzata per la prima volta in sessanta anni l’alternanza politica e c’erano stati timo-ri di possibili violenze.

Le sfi de che ha affron-tato il presidente non sono irrilevanti, e rendono ma-nifesto quanto fossero am-

biziose le sue promesse elettorali, che si riassumono nel miglioramento in forma radicale della qualità della vita dei paraguaiani.

IN AGENDAIL PIANO DELLARIFORMA AGRARIA

Il Paraguay è una delle nazioni dove il livello di disuguaglianza è più alto in America Latina, con la po-vertà che raggiunge il 35% della popolazione, e dove lavoro, istruzione e salute non sono alla portata di tut-ti i cittadini. La ricchezza è concentrata in mano a pochi latifondisti che coltivano soia per l’esportazione, mentre molti contadini non hanno accesso alla terra.

dalla condanna dei Paesi aderenti all’organizza-zione dell’Africa australe che, con una misura senza precedenti, e non adottata neanche contro lo Zimba-bwe di Robert Mugabe, hanno addirittura espulso il Paese.

Per Rajoelina, l’ostilità dell’Unione africana e dell’Africa australe non è un grande problema. En-trambe le organizzazioni non hanno la capacità di intervenire militarmente e, sotto il profi lo economi-co, non hanno un grande peso perché i principali scambi commerciali del Madagascar avvengono al di fuori di queste orga-nizzazioni. L’unica forza

di tali decisioni risiede quindi nella creazione di un fronte comune con la comunità internazionale e l’Unione europea.

Da parte sua il nuovo regime al potere ad Anta-nanarivo si difende: “se i Paesi amici vogliono dav-vero lo sviluppo del Ma-dagascar, isolare il Paese non è una buona scelta”, ha detto Rajoelina. E, da-vanti al muro alzato dalle organizzazioni regionali, tenta di ridimensiona-re: “noi non pensiamo si tratti di un colpo di Stato: è l’espressione diretta della democrazia, quan-do la democrazia non si esprime più attraverso le istituzioni”.

PARAGUAY

I cento giorni del Presidente LugoA passi lenti verso un traguardo ambizioso

Rajoelina ha infatti acqui-stato consensi facendosi portavoce della protesta contro il rialzo dei prezzi, e contro quella che è stata definita una “gestione affaristica” della politica. Secondo le accuse, il pre-sidente Ravalomanana aveva infatti ‘svenduto’ per 99 anni il 40 per cento delle terre di tutto il Paese alla multinazionale sudco-reana Daewoo Logistic, e per lo più in gran segreto, in cambio di un acompen-sazione pressocché nulla: un vago impegno a co-struire infrastrutture e la promessa di dare lavoro alla manodopera locale. In un Paese sull’orlo della fame, c’è voluto poco per-ché scoppiasse la protesta. E Rajoelina, come primo provvedimento, ha an-nunciato di aver straccia-to l’accordo dello scorso luglio che dava via libera al governo di Seul.

I partigiani di Ravalo-manana, però, non molla-no. E ultimamente hanno cominciato a scendere in piazza, rispondendo all’appello dell’ex presi-dente che ha parlato di un “rapido ritorno”. Si rischiano così nuovi scon-tri, mentre l’economia re-sta paralizzata e -come ha spiegato il medico Marco Aimé Rakatoniaina- la popolazione è costretta a vivere nella paura del-l’incertezza, della misera e del terrorismo.

Lugo ha fatto riferimento in varie occasioni alla rifor-ma agraria, e ha destinato 15 milioni di dollari per migliorare la situazione dei contadini, ma non ha ancora presentato un pro-gramma dettagliato. I mi-gliori risultati fi nora Lugo li ha ottenuti nel campo della salute, perché per la prima volta le cure negli ospedali pubblici sono totalmente gratuite. Il presidente ha promesso anche di combat-tere la corruzione, essendo il Paraguay uno tra i paesi latinoamericani più colpiti dalla corruzione, come conseguenza di decenni di clientelismo e impunità.

Daniela Sangalli

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16 musica e spettacolo n. 15 19 Aprile 2009LaVita

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he Francis Ford Coppola sia stato il padre fondatore del-la New Hol-lywood è fuori discussione, e come tutti gli

apripista, ad un certo punto, si è fatto da parte e ha lasciato che i col-leghi, da bravi adepti devoti, continuassero a calcare le vestigia da lui per primo impresse sul terreno del rinnova-mento cinematografi co hollywoodiano. Infatti, anche se è ormai da di-versi anni che preferisce dedicarsi ai suoi vigneti californiani piuttosto che mettersi di nuovo dietro la cinepresa (visti gli ultimi risultati non eccel-si), Coppola, dapprima nella Corman Factory, poi sulle sue sole gambe, ha traghettato il cinema americano cosiddetto classico alla nuova on-data autoriale -sulla scia delle più o meno certi-fi cate nouvelle vague europee. Il suo primo fi lm. autentico, “Buttati, Bernardo!” quello con cui ottenne il diploma all’Ucla, nessuno lo ri-corda più, eppure resta un ritrattino gustoso di un adole cente imbrana-to alle prese coi problemi che affl iggono quell’età: scuola, famiglia e ra-gazze. L’apprendistato

C

U n racconto di poco più di una dozzina di pagine, scritte con arguzia e gusto del pa-radosso dalla penna di Francis Scott Fitzgerald, semplice ma terribile, quasi kafkiano nell’as-sunto: un uomo nasce vecchio e vive la vita al contrario; anno dopo anno ringiovanisce, fi no a diventare un neonato che chiude gli occhi per sempre nella culla. Ne è emerso un fi lm sorpren-dente, “Il curioso caso di Benjamin Button”, diretto da David Fincher ed interpretato da Brad Pitt e Cate Blanchett, tredici nomination all’Oscar, ha inaugurato inoltre l’undicesima edizione di Future Film Festival,

la prestigiosa mostra bolognese. Il tema del tempo a ritroso ha ra-dici antiche. Seppur non facendosi mancare nulla nella ricerca dello spettacolo, il fi lm di Fin-cher presenta una veste molto sobria. Il neonato, dai tratti di vecchio con tanto di pelata, viene al mondo il giorno in cui gli Stati Uniti festeggia-no la vittoria nella rima guerra mondiale, ma è subito abbandonato in un ospizio da un padre impaurito.

Il tono della storia è lieve nonostante la forza d’urto della vicenda. Fincher e Pitt hanno già dato prova d’intesa in due fi lm di fi ne secolo di successo, “Seven” e “Fi-

TERRAZZA SULLE STELLE

Il curioso caso di Benjamin Button

IL 7 APRILE HA FESTEGGIATO I SETTANT’ANNI

Coppola, il padrino di Hollywood

di Leonardo Soldati

Fitzgerald, hanno visto giusto un’altra volta.

più profi cuo avviene però nella palestra della sceneggiatura, scrivendo copioni per fi lm celebri: l’elegiaco “Questa ragaz-za è di tutti” di Pollack, “Rifl essi in un occhio d’oro”, indagine psico-logica di Huston con un Brando superlativo, e il militarista “Patton, generale d’acciaio”, fre-giato di sette Oscar di cui uno -quello allo script, appunto- a Coppola. Da lì il passo verso la gloria imperitura non è grande: rielabora un romanzo-saga di Mario Puzo -che si dirà, come sempre accade, insod-disfatto della riduzione cinematografi ca- e fi rma “Il Padrino”, summa del gangster-movie in sal-sa italo-americana, che non sarebbe il fi lm che è senza la prima mezz’ora, quella del matrimonio di Connie, la fi glia del boss, in cui Marlon Brando sfodera una caratterizza-zione del capofamiglia, elegante e pacato, che resta forse ancor oggi il paradigma della reci-tazione, la sintesi delle possibilità espressive di un attore. L’inarcarsi di un sopracciglio, una leg-gera smorfi a del volto, un impercettibile sospiro, una carezza insignifi can-te data ad un gatto, ed ecco che in pochi secondi si materializza l’eccel-lenza, la perfezione, il non plus ultra dell’arte recitativa. Che poi nel fi lm ci siano altri fi or

d’attori, Al Pacino, Ro-bert Duvall, James Caan, Talia Shire (sorella del regista), o che sia esso sorretto da scenografi e e fotografi a eccezionali, che sia commentato da una colonna sonora mi-tica (di Nino Rota che -pare- autoplagiasse un suo precedente motivo, scritto per “Fortunella”), è sintomatico dell’as-soluta singolarità della pellicola che, nel sequel di due anni dopo, avrà più fortuna agli Oscar (tre contro sette) ma che per me resta ancora l’esi-to migliore della trilogia. Coppola ebbe a dire: -Se non avessi girato la se-conda parte avrei girato un fi lm a metà- e c’è da credergli, visto che, con grande perizia narrativa, giostra il fi lm tutto quan-to su un moto centrifugo che sposta l’azione ora indietro di trent’anni alla giovinezza di don Vito (un De Niro eccellente), ora ai fatti che accadono dopo la di lui morte, quando le redini della cosca vengono prese in mano da Michael (Al Pacino). Tra i due colossi Coppola gira un fi lm a basso costo, vincendo la Palma d’Oro a Cannes, “La conversazione”, fi lm venato dalla psicosi Wa-tergate e memore della lezione antonioniana di “Blow-up”: solo che qui il protagonista è un foni-co, non un fotografo. Ciò che accade con “Apo-calypse now”, tratto da

“Cuore di tenebra” di Joseph Conrad è la vetta di un autore affetto da titanismo (non banali paragoni si sono fatti col von Stroheim degli anni Venti): il soggiorno nelle Filippine, che serve come sfondo credibile per la storia, ambientata in Vietnam durante la guer-ra, è un inferno: Martin Sheen viene colpito da un infarto, un tifone spazza via il set, i litigi di Coppola con la moglie lo inducono a gettare, in un momento d’ira, tutti i suoi cinque Oscar negli abissi dell’Oceano. Felix culpa: il risultato è magi-strale, in particolar modo la prima ora, che costitui-sce uno degli spettacoli più avvincenti che uno schermo abbia mai offer-to a un pubblico. La regia qui vale come un quadro di Raffaello; Duvall, nel ruolo del colonnello Kilgore che si riempie i polmoni dell’odore del napalm al mattino, e “La cavalcata delle Valchirie” di Wagner fanno il resto. È ancora trionfo in molte parti del mondo.

Di fatto -spero di non sembrare lapidario- la carriera di Coppola, quella che è ascrivibile alla storia del cinema, fi nisce qui, anche perché di meglio non è possi-bile fare. Nondimeno, dopo aver fondato una propria casa di produ-zione, poi mezza fallita, la Zoetrope, Coppola riesce a produrre fi lm

ght Club”. Adesso, con la sceneggiatura di Eric Roth (inventore di “For-rest Gump”), seguendo il percorso tracciato da

di Francesco Sgarano

interessanti come il dittico giovanilista, “I ragazzi della 56a strada” e “Rusty il selvaggio”, un colorito ritratto del-l’età del jazz, “Cotton club”, ma soprattutto due piccole perle che, fi lm minori in una siffat-ta fi lmografi a, sarebbero quasi capolavori nel percorso di altri registi: “Peggy Sue si è sposata”, nostalgico amarcord di una madre di famiglia in crisi coniugale che rivive gli anni della sua giovinezza però con la coscienza della sua età adulta (commovente l’incontro con la nonna);

e “Giardini di pietra”, stavolta rivisitazione del Vietnam vista dagli occhi di chi resta a casa a piangere i caduti, forse anche un modo per ela-borare il recente lutto del fi glio. Ci sono poi altri fi lm, “Zucker-un uomo e il suo sogno” o quel “Dracula” che aprì le porte di Hollywood alla Bellucci, ma il decennio che conta è quello degli anni Settanta. Lì Coppola si è ritagliato un posto privilegiato nel cinema americano e mondiale, uno spazio che si merita e che non potrà mai es-sergli sottratto.