V F V ALENCIA€¦ · Santiago Calatrava che ha la forma di un occhio. Sotto, una veduta della zona...

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DI MINO VIGNOLO Con la Coppa la città ha lanciato la sfida a Madrid e Barcellona. Prossima tappa, la Formula uno A d un certo punto della sua storia, non molto tempo fa, Valencia si è stancata di essere soltanto la capita- le della paella e delle Fallas, festa di fuochi spettacolari ed effimeri, la terza città della Spagna, ad una siderale distanza da Madrid e dalla eterna rivale Barcellona. Ha costruito una Città delle Arti e delle Scienze dalle audaci forme architettoniche, uscite dalla mente dell’architetto Santiago Calatrava, valenciano doc, ha affidato il proget- to di un elegante palazzo dei congressi a un altro mae- stro come l’inglese Foster ed ha voluto riscoprire il mare a cui aveva sempre voltato le spalle. Riscoprendolo, ha puntato dritto, colma di ambizione, sulla organizzazione della Coppa America, grazie alla vittoria di un Paese sen- za mare come la Svizzera nella scorsa edizione del 2003. Ed ha vinto la sua scommessa. Valencia non è una città come Genova, Marsiglia, Na- poli, tutte città di mare per antonomasia. Lo scrittore Juan Mira, valenciano, la paragona a Roma, a prudente distanza dal Mediterraneo e dandogli le spalle per molti secoli. Valencia è stata fondata dai romani, afferma lo scrittore, non come un porto o come un centro maritti- mo ma come capitale di una ricca provincia agricola e tale era rimasta. Valencia era una città di terra, poca terra ma sufficiente. Dalla antica Porta del Mar al litorale vi erano appena tre chilometri ma la distanza mentale era superiore. Oggi Valencia con la sua Coppa America è diventata la città di mare per eccellenza ed è entrata nella mappa turi- stica internazionale, una mappa da cui era esclusa. Fino a pochi anni fa all’entrata della città vi era un cartello con la scritta «Visitate Valencia, tempo richiesto quattro ore». E’ stato rimosso ancor prima della assegnazione del Gran Premio della vela perché la Coppa America va vista come il coronamento di un cammino intrapreso con de- terminazione di ferro dal governo centrale, dalla regione autonoma, dal comune che, d’accordo, hanno lavorato per lanciare in orbita la città. La sfida è stata vinta. Non sappiamo chi, fra Alinghi e New Zealand, vincerà la Cop- pa. Una trionfatrice, comunque, è sicura. E’ Valencia con le sue nuove infrastrutture, con l’area portuale ammoder- nata o, per il diporto, nuova di zecca, tutta attorno al bel- l’edificio dell’architetto inglese David Chipperfield, con opportunità di lavoro create sul territorio. Il turismo è au- mentato senza sosta e i primi mesi dell’anno, fra gennaio ed aprile, la crescita è stata pari al 32,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2006. Il dato positivo è il frutto del semplice avvio delle regate. Con la Vuitton Cup e la Cop- pa America il dato è destinato ad accentuarsi in modo significativo. L’Ufficio del turismo di Valencia ritiene che l’obiettivo di due milioni e mezzo di visitatori verrà supe- rato. Per una città considerata non turistica è un grande successo. E si avanzano altre cifre. L’Istituto valenciano di ricer- che economiche valuta che la Coppa America costerà cir- ca 550 milioni, ma che il giro d’affari da essa alimentato possa valere 2500 milioni. Un rappor to del ministero del- la Pubblica Amministrazione parla di 3600 milioni e del- la creazione di 40.770 posti di lavoro. Ipotesi e calcoli eccessivamente ottimistici? Forse, ma è con l’ottimismo che Valencia è arrivata a questo punto. L’ottimismo e la determinazione delle gente valenciana, guidata dalla Alcaldesa Rita Barberà, un sindaco del parti- to popolare, donna di notevole energia che gode di un consenso straordinario al di là delle barriere partitiche, hanno colpito il patron della Formula 1, Bernie Ecclesto- ne. Ha deciso che ha partire dal 2008 si correrà per le strade di Valencia, un nuo- vo Gran Premio. Sarà un percorso urba- no come quello di Monaco. Ecclestone aveva suscitato un mare di polemiche af- fermando, alla vigilia delle elezioni am- ministrative del 27 maggio, che il proget- to sarebbe andato in porto soltanto se il partito popolare, di centrodestra che controlla la regione e il comune, avesse vinto. Il partito popolare ha vinto, la po- lemica è sfumata e Valencia avrà anche la Formula 1, consolidandosi come palcoscenico di gran- di eventi. Nel frattempo, i valencianos sperano che Alinghi vinca le regate e che la loro città venga riconfermata come sede della prossima Coppa America in barba ai puri e duri veli- sti neozelandesi. E Napoli, battuta da Valencia nella gara ad eliminazione per ospitare la Coppa, sogna quel che avrebbe potuto essere. Ma noi italiani sapevamo, già pri- ma di perdere questa gara e anche l’altra per l’assegna- zione della Expo 2008 (Saragozza ha battuto Trieste), che la concorrenza della «sorella latina» è temibilissima. Gli spagnoli, forti del loro dinamismo, sono duri competitori perché si muovono con il loro solito entusiasmo e per tempo, con mezzi notevoli e con un «sistema Paese» in cui agiscono, remando nella stessa direzione, il re, il go- verno centrale, i governi regionali, le grandi imprese. Va aggiunto che i progetti sono buoni, i fondi cospicui e l’opinione pubblica mobilitata. A RCHITETTURA E V ELA LA F ORMULA V ALENCIA C’ è la movida spagnola, nota dagli igloo del Polo Nord agli scogli di Capo Horn. E poi c’è la movida valenciana, che è un tipo di vita not- turna con l’upgrade incorporato perché a Valen- cia, e solo a Valencia, nella nightlife del weekend che dura settantadue ore ininterrotte, puoi incon- trare i velisti della Coppa America. Il passaparola tra le groupies della vela è parti- to a metà aprile, insieme alle regate della Vuitton Cup, la selezione degli sfidanti. Ore otto, Avenida del Puerto angolo darsena, là dove la città si met- te sull’attenti per accogliere con rispetto le basi dei team. Sulla destra c’è un baretto, senza segni par- ticolari e senza nome, che ogni mattina vede sfila- re l’appetito del gotha della Grande Vela, inclusi i reduci della movida: uova sfrittellate con bacon bruciacchiato per i grinder, pane e marmellata a fiumi per gli skipper, caffé bollente con molto zuc- chero per i tattici, il cui cervello deve lavorare a pieno regime per stabilire la rotta vincente tra le boe. La colazione con un velista, di Alinghi o New Zealand poco importa, è un must valenciano. De- vi vedere il Mercado Central e la Città del- le Arti di Calatrava. E non c’è turista (don- na) che accetti di ri- partire da Valencia senza una foto ricor- do con brioche, caffe- latte e trimmer della randa. Valencia è acco- gliente e generosa, nel clima e a tavola. Difficile mangiare male in città, impossibile non imbattersi, a cena, in uno dei pro- tagonisti dell’America’s Cup. Casa Montaña, arre- damento sobrio e tapas sopraffine, sfama i mari- nai di Desafio Español, sparring partner di Alin- ghi alla vigilia della Coppa. Per incontrare Fran- cesco de Angelis, skipper di Luna Rossa affamato di buon pescado e di rivincita, il ristorante Seu-Xe- rea, in pieno centro storico, è un indirizzo su cui scommettere anche se per le uscite numerose, l’ar- matore e la ciurma della Luna spesso puntano su un solido locale alle spalle dello stadio Mestalla, la casa del Valencia del bomber David Villa, Ara- gon 58, arredamento in legno (sembra di stare nel- la pancia di un vecchio veliero...) e lubina al sal da urlo. Quando non cena sul Vavà, il suo mega- yacht, Ernesto Bertarelli frequenta Ca’ Sento, con- siderato il miglior ristorante valenciano del mo- mento: dieci tavoli, privacy assicurata, prenota- zione richiesta con due settimane di anticipo. Si balla con equipaggi assortiti all’Estrella Damm, il baraccio dell’America’s Cup Park dove tutti, ma soprattutto i kiwi, amano alzare il gomito. Da mezzanotte in poi, entrare è un problema. La cal- ca è infernale, altissima percentuale di groupies. È il segnale: la movida valenciana può finalmen- te salpare. (gaia piccardi) milioni il costo della Coppa America e 40.770 i nuovi posti di lavoro, secondo il Ministero della pubblica Amministrazione a. C. l’anno in cui Valencia venne fondata dai Romani sulla riva destra del fiume Turia, sul luogo di un antico insediamento iberico 32,7 2008 la percentuale di crescita del turismo in città fra gennaio e aprile rispetto allo stesso periodo del 2006 l’anno in cui debutterà, con il Gran Premio d’Europa, il nuovo circuito di Formula 1 che si snoda intorno a Valencia 550 138 BERE E BALLARE CON I «TEAM»: SALPA LA MOVIDA De Angelis cerca il pescado al Seu-Xerea, Bertarelli prenota all’esclusivo Ca’ Sento Il grande business Due milioni e mezzo di visitatori, creati oltre 40 mila posti di lavoro. E l’energia e l’entusiasmo della «sindachessa» hanno sedotto Ecclestone Uno sguardo differente La città delle Arti e delle Scienze creata dall’architetto valenciano Santiago Calatrava che ha la forma di un occhio. Sotto, una veduta della zona portuale ammodernata da David Chipperfield 6 Coppa America Sabato 23 Giugno 2007 Corriere della Sera

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D I M I N O V I G N O L O

Con la Coppa la città ha lanciatola sfida a Madrid e Barcellona.Prossima tappa, la Formula uno

A d un certo punto della sua storia, non molto tempofa, Valencia si è stancata di essere soltanto la capita-

le della paella e delle Fallas, festa di fuochi spettacolaried effimeri, la terza città della Spagna, ad una sideraledistanza da Madrid e dalla eterna rivale Barcellona. Hacostruito una Città delle Arti e delle Scienze dalle audaciforme architettoniche, uscite dalla mente dell’architettoSantiago Calatrava, valenciano doc, ha affidato il proget-to di un elegante palazzo dei congressi a un altro mae-stro come l’inglese Foster ed ha voluto riscoprire il marea cui aveva sempre voltato le spalle. Riscoprendolo, hapuntato dritto, colma di ambizione, sulla organizzazionedella Coppa America, grazie alla vittoria di un Paese sen-za mare come la Svizzera nella scorsa edizione del 2003.Ed ha vinto la sua scommessa.

Valencia non è una città come Genova, Marsiglia, Na-poli, tutte città di mare per antonomasia. Lo scrittoreJuan Mira, valenciano, la paragona a Roma, a prudentedistanza dal Mediterraneo e dandogli le spalle per moltisecoli. Valencia è stata fondata dai romani, afferma loscrittore, non come un porto o come un centro maritti-mo ma come capitale di una ricca provincia agricola etale era rimasta. Valencia era una città di terra, poca terrama sufficiente.

Dalla antica Porta del Mar al litorale vi erano appenatre chilometri ma la distanza mentale era superiore.

Oggi Valencia con la sua Coppa America è diventata lacittà di mare per eccellenza ed è entrata nella mappa turi-stica internazionale, una mappa da cui era esclusa. Finoa pochi anni fa all’entrata della città vi era un cartello conla scritta «Visitate Valencia, tempo richiesto quattro ore».E’ stato rimosso ancor prima della assegnazione delGran Premio della vela perché la Coppa America va vistacome il coronamento di un cammino intrapreso con de-terminazione di ferro dal governo centrale, dalla regioneautonoma, dal comune che, d’accordo, hanno lavoratoper lanciare in orbita la città. La sfida è stata vinta. Nonsappiamo chi, fra Alinghi e New Zealand, vincerà la Cop-pa. Una trionfatrice, comunque, è sicura. E’ Valencia conle sue nuove infrastrutture, con l’area portuale ammoder-nata o, per il diporto, nuova di zecca, tutta attorno al bel-l’edificio dell’architetto inglese David Chipperfield, conopportunità di lavoro create sul territorio. Il turismo è au-mentato senza sosta e i primi mesi dell’anno, fra gennaioed aprile, la crescita è stata pari al 32,7 per cento rispettoallo stesso periodo del 2006. Il dato positivo è il frutto delsemplice avvio delle regate. Con la Vuitton Cup e la Cop-pa America il dato è destinato ad accentuarsi in modo

significativo. L’Ufficio del turismo di Valencia ritiene chel’obiettivo di due milioni e mezzo di visitatori verrà supe-rato. Per una città considerata non turistica è un grandesuccesso.

E si avanzano altre cifre. L’Istituto valenciano di ricer-che economiche valuta che la Coppa America costerà cir-ca 550 milioni, ma che il giro d’affari da essa alimentatopossa valere 2500 milioni. Un rappor to del ministero del-la Pubblica Amministrazione parla di 3600 milioni e del-la creazione di 40.770 posti di lavoro.

Ipotesi e calcoli eccessivamente ottimistici? Forse, maè con l’ottimismo che Valencia è arrivata a questo punto.L’ottimismo e la determinazione delle gente valenciana,guidata dalla Alcaldesa Rita Barberà, un sindaco del parti-to popolare, donna di notevole energia che gode di unconsenso straordinario al di là delle barriere partitiche,hanno colpito il patron della Formula 1, Bernie Ecclesto-

ne. Ha deciso che ha partire dal 2008 sicorrerà per le strade di Valencia, un nuo-vo Gran Premio. Sarà un percorso urba-no come quello di Monaco. Ecclestoneaveva suscitato un mare di polemiche af-fermando, alla vigilia delle elezioni am-ministrative del 27 maggio, che il proget-to sarebbe andato in porto soltanto se ilpartito popolare, di centrodestra checontrolla la regione e il comune, avessevinto. Il partito popolare ha vinto, la po-lemica è sfumata e Valencia avrà anche

la Formula 1, consolidandosi come palcoscenico di gran-di eventi.

Nel frattempo, i valencianos sperano che Alinghi vincale regate e che la loro città venga riconfermata come sededella prossima Coppa America in barba ai puri e duri veli-sti neozelandesi. E Napoli, battuta da Valencia nella garaad eliminazione per ospitare la Coppa, sogna quel cheavrebbe potuto essere. Ma noi italiani sapevamo, già pri-ma di perdere questa gara e anche l’altra per l’assegna-zione della Expo 2008 (Saragozza ha battuto Trieste), chela concorrenza della «sorella latina» è temibilissima. Glispagnoli, forti del loro dinamismo, sono duri competitoriperché si muovono con il loro solito entusiasmo e pertempo, con mezzi notevoli e con un «sistema Paese» incui agiscono, remando nella stessa direzione, il re, il go-verno centrale, i governi regionali, le grandi imprese. Vaaggiunto che i progetti sono buoni, i fondi cospicui el’opinione pubblica mobilitata.

ARCHITETTURA E VELALA FORMULA VALENCIA

C’ è la movida spagnola, nota dagli igloo delPolo Nord agli scogli di Capo Horn. E poi

c’è la movida valenciana, che è un tipo di vita not-turna con l’upgrade incorporato perché a Valen-cia, e solo a Valencia, nella nightlife del weekendche dura settantadue ore ininterrotte, puoi incon-trare i velisti della Coppa America.

Il passaparola tra le groupies della vela è parti-to a metà aprile, insieme alle regate della VuittonCup, la selezione degli sfidanti. Ore otto, Avenidadel Puerto angolo darsena, là dove la città si met-te sull’attenti per accogliere con rispetto le basi deiteam. Sulla destra c’è un baretto, senza segni par-ticolari e senza nome, che ogni mattina vede sfila-re l’appetito del gotha della Grande Vela, inclusi ireduci della movida: uova sfrittellate con baconbruciacchiato per i grinder, pane e marmellata afiumi per gli skipper, caffé bollente con molto zuc-chero per i tattici, il cui cervello deve lavorare apieno regime per stabilire la rotta vincente tra leboe. La colazione con un velista, di Alinghi o NewZealand poco importa, è un must valenciano. De-vi vedere il MercadoCentral e la Città del-le Arti di Calatrava. Enon c’è turista (don-na) che accetti di ri-partire da Valenciasenza una foto ricor-do con brioche, caffe-latte e trimmer dellaranda.

Valencia è acco-gliente e generosa, nelclima e a tavola. Difficile mangiare male in città,impossibile non imbattersi, a cena, in uno dei pro-tagonisti dell’America’s Cup. Casa Montaña, arre-damento sobrio e tapas sopraffine, sfama i mari-nai di Desafio Español, sparring partner di Alin-ghi alla vigilia della Coppa. Per incontrare Fran-cesco de Angelis, skipper di Luna Rossa affamatodi buon pescado e di rivincita, il ristorante Seu-Xe-rea, in pieno centro storico, è un indirizzo su cuiscommettere anche se per le uscite numerose, l’ar-matore e la ciurma della Luna spesso puntano suun solido locale alle spalle dello stadio Mestalla,la casa del Valencia del bomber David Villa, Ara-gon 58, arredamento in legno (sembra di stare nel-la pancia di un vecchio veliero...) e lubina al salda urlo. Quando non cena sul Vavà, il suo mega-yacht, Ernesto Bertarelli frequenta Ca’ Sento, con-siderato il miglior ristorante valenciano del mo-mento: dieci tavoli, privacy assicurata, prenota-zione richiesta con due settimane di anticipo. Siballa con equipaggi assortiti all’Estrella Damm, ilbaraccio dell’America’s Cup Park dove tutti, masoprattutto i kiwi, amano alzare il gomito. Damezzanotte in poi, entrare è un problema. La cal-ca è infernale, altissima percentuale di groupies.È il segnale: la movida valenciana può finalmen-te salpare. (gaia piccardi)

milioni il costo della CoppaAmerica e 40.770 i nuovi postidi lavoro, secondo il Ministerodella pubblica Amministrazione

a. C. l’anno in cui Valencia vennefondata dai Romani sulla rivadestra del fiume Turia, sul luogodi un antico insediamento iberico

32,7 2008la percentuale di crescitadel turismo in città fra gennaioe aprile rispetto allo stessoperiodo del 2006

l’anno in cui debutterà,con il Gran Premio d’Europa,il nuovo circuito di Formula 1che si snoda intorno a Valencia

550138

BERE E BALLARECON I «TEAM»:

SALPA LA MOVIDA

De Angelis cerca il

pescado al Seu-Xerea,

Bertarelli prenota

all’esclusivo Ca’ Sento

Il grande business

Due milioni e mezzo di visitatori, creati oltre

40 mila posti di lavoro. E l’energia e l’entusiasmo

della «sindachessa» hanno sedotto Ecclestone

Uno sguardo differenteLa città delle Artie delle Scienze creatadall’architetto valencianoSantiago Calatravache ha la forma di un occhio.Sotto, una veduta della zonaportuale ammodernatada David Chipperfield

6 Coppa America Sabato 23 Giugno 2007 Corriere della Sera