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URBAN APPUNTISAVO NESIDIPIANIFICAZIO NE TERRITO RIALE NUM ERO ZERO DUE -GENNAIO 2007 SOM M ARIO Allombrade lleideesbag liate M emorab ilia I l convegnosavonesesu llasa lvaguardiade llafasc iacost iera Dibatt itosu l progettode l portotur ist icoa llaM argonara LaM adonnetta Torr i I l portoelac itt De larch itecture sauvage M arket ingterr itor ia le Frontemaredantan Postcard

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URBANÉAPPUNTI SAVONESI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALENUMERO ZERODUE - GENNAIO 2007

SOMMARIO

All�ombra delle idee sbagliate

Memorabilia

Il convegno savonese sulla salvaguardia della fascia costiera

Dibattito sul progetto del porto turistico alla Margonara

La Madonnetta

Torri

Il porto e la città

De l�architecture sauvage

Marketing territoriale

Fronte mare d�antan

Postcard

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All�ombra delle idee sbagliate

di Luca Urbinati

Non ti sfugga infine la somiglianza delle ombre con le idee; infatti sia le ombre sia anche le idee non

sono contrarie dei contrari. In questo genere, attraverso una sola specie, si conosce il bello e il turpe,

il conveniente e lo sconveniente, il perfetto e l�imperfetto, il bene e il male. Infatti il male, l�imperfetto

e il turpe non hanno idee proprie con cui siano conosciuti; poiché tuttavia si dice che sono conosciuti e

non ignoti, e quanto è conosciuto intelligibilmente lo è attraverso le idee, allora il male, l�imperfetto e

il turpe vengono conosciuti in una specie altrui, non nella propria, che non esiste affatto. Infatti quel

che è a essi proprio, è un non-ente nell�ente o (per dirla più chiaramente) un difetto nell�effetto. 1

Il numero zerodue di Urbané affronta il tema della pianificazione costiera savonesecon una monografia che, da diverse angolazioni, intende offrire spunti di riflessioneforse inediti e sicuramente poco approfonditi nell�ambito savonese. Con un�ulterioretestimonianza, dunque, la proposta editoriale cresce, rafforzandosi con i preziosicontributi esterni ospitati nelle pagine di questa seconda simulazione della rivista,tanto che forse non sembra così lontano il momento del primo numero ufficialedell�ambizioso progetto. Ma veniamo al dunque.

Da oltre un decennio, molti sostengono che Savona necessiti di un nuovo portoturistico e che questa infrastruttura debba essere realizzata al confine con il Comunedi Albissola Marina, nella zona denominata Punta Margonara. La costa, nel trattointeressato dalla nuova infrastruttura per la nautica, è una falesia posta immediata-mente a ridosso dell�imboccatura portuale del bacino di Savona, nella quale coesisto-no alcune emergenze morfologiche (Punta Margonara, lo �scoglio della Madonnetta�e gli scogli della Margonara), Rio Termine, la Strada Aurelia e spontanei agglomeratidi baracche costruiti nel tempo per la fruizione balneare del litorale.

L�Autorità Portuale di Savona, a partire dagli anni �90, si è fatta promotrice dell�intro-duzione negli strumenti di pianificazione sovraordinati delle necessarie previsioni peril polo nautico che, di fatto, è contemplato dal Piano territoriale di coordinamento degli

insediamenti produttivi dell�area centrale ligure (PTCP-ACL - 1997) e dal Piano territoriale di

coordinamento della costa (PTCC - 2000). Nel giugno 1998, l�Autorità Portuale intrapre-se la ricerca di soggetti interessati alla realizzazione e alla gestione del porto turistico,giungendo, nel gennaio 1999, all�affidamento della progettazione preliminare del fu-turo approdo alla società Porticciolo di Savona e di Albissola Marina Srl. Il primo proget-to preliminare, redatto dagli architetti Avagliano e Gambardella, fu presentato deldicembre 1999, e successivamente vennero avviate le procedure approvative nelle

1. Ventunesima intenzione tratta da Giordano Bruno, DE UMBRIS IDEARUM - Le ombre delle idee.

Coinvolgenti l�arte di Ricercare, Trovare, Giudicare, Ordinare e Applicare: esposte per una scrittura interiore, e non

volgari operazioni con la memoria. - (1582), Egidio Gorbino, Parigi (fonte http://www.filosofico.net).

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opportune sedi istituzionali, che si concretizzarono in un complessivo parere favore-vole espresso dalla conferenza di servizi deliberante del maggio 2003, condizionato allefuture prescrizioni del Ministero dell�ambiente in merito alla Valutazione d�impatto

ambientale relativa al Piano regolatore portuale (PRP). Nell�ottobre 2005 un�ulteriore confe-

renza di servizi stabilì che il progetto preliminare depositato dovesse essere adeguatoalle prescrizioni contenute nella delibera regionale di approvazione del PRP del Por-to Savona-Vado. Così, nel marzo 2006, la Porticciolo di Savona e di Albissola Marina Srl

presentò all�Autorità Portuale di Savona una nuova versione del progetto prelimina-re, in forma di studio di fattibilità, redatto dall�architetto Fuksas, che fu oggetto dipresentazione pubblica presso la sede dell�Unione Industriali di Savona nel giugnodello stesso anno, senza peraltro formalizzarne il deposito presso le amministrazionicomunali interessate. Il Comune di Savona, a breve, intende avviare una discussionein Consiglio comunale al fine di esprimersi sulla nuova proposta progettuale.

Secondo i sostenitori dell�iniziativa, il nuovo porto turistico savonese contribuirà ariqualificare il tratto costiero interessato e darà un impulso significativo all�economiaturistica locale del comprensorio; per contro, le voci avverse sostengono che l�opera-zione si tradurrà nell�ennesimo danno ambientale al patrimonio naturale costiero,giustificato esclusivamente dalla volontà politica di accontentare immotivati interessifinanziari e immobiliari.

A prescindere dalle posizioni ideologiche, vi sono comunque interessanti novità aSavona, e per coglierne la portata bisogna innanzitutto convincersi che i paradigmidella pianificazione urbanistica stanno cambiando in fretta e occorre pertanto ade-guare i modelli interpretativi alle attuali situazioni. È una nuova fase dell�urbanisticaquella che stanno vivendo anche le piccole realtà di provincia: la pianificazione terri-toriale classica, infatti, si sta rapidamente trasformando in una sorta di urbanistica dello

spettacolo 2, come parimenti succede in altre città italiane e straniere.

Ai consolidati schemi delle iniziative immobiliari classiche, vengono oggi affiancatinuovi modelli per lo sviluppo delle città e la trasformazione del territorio che inte-ressano in modo sempre più diffuso le aree demaniali, favorendo così la valorizzazioneimmobiliare del patrimonio territoriale dello Stato e mettendo in campo un articola-to meccanismo di formazione del consenso, che pare più intimamente collegato alletecniche pubblicitarie che alla pratica urbanistica tradizionale.

Fautori di queste iniziative non sono le amministrazioni comunali ma enti-promotoricome l�Autorità Portuale e la stessa Agenzia del Demanio. Di concerto con le localiassociazioni di categoria, con le imprese legate alla cooperazione e con singole forzeimprenditoriali, intervengono direttamente nella gestione territoriale, alla stregua dipromotori immobiliari, in virtù di un tacito principio di sussidiaria delega pianificatoriaconcessa loro dai comuni, che ormai sempre più spesso non sono neppure in gradodi approvare il Piano urbanistico comunale (PUC).

Venendo quindi a mancare l�indirizzo di un organo elettivo, che deve pur rispondereai cittadini che rappresenta, le nuove operazioni di trasformazione territoriale gestiteda questi enti-promotori si fanno sempre più disinvolte, raggiungendo frontiere

2. Intenzionale riferimento a La società dello spettacolo (1967), di Guy Ernest Debord.

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3. Definizione di Guy Ernest Debord ne Commentari sulla società dello spettacolo (1988). A propositodel falso indiscutibile, l�intellettuale francese scrive: «Il solo fatto di essere ormai indiscutibile ha fornito al

falso una qualità del tutto nuova. Allo stesso tempo, il vero ha smesso di esistere quasi dappertutto, o nel migliore dei

casi si è visto ridotto allo stato di ipotesi indimostrabile. Il falso indiscutibile ha ultimato la scomparsa dell�opinione

pubblica, che in un primo tempo è stata incapace di farsi sentire; e in seguito, molto rapidamente, anche solo di

formarsi. Naturalmente ciò provoca conseguenze importanti nella politica, nelle scienze applicate, nella giustizia,

nella conoscenza dell�arte». Traduzione di Fabio Vasarri per SugarCo Edizioni Srl - Milano.

4. Fonte http://www.demaniore.com

inesplorate nel campo della valorizzazione immobiliare, come, ad esempio, la co-struzione di palazzine su aree demaniali vergini, che da sempre è stato considerato untabù difficile da rimuovere. E quanto più la proposta è spregiudicata, tanto più la suagiustificazione è categorica. Quando infatti non è possibile legittimare una significati-va operazione di trasformazione territoriale con il preminente interesse pubblicoattraverso dei dati socio-economici oggettivi che dimostrino inequivocabilmente untangibile vantaggio per la collettività, gli enti-promotori della trasformazione fannoormai ricorso alle tecniche proprie dello spettacolo, creando delle suggestioni, delleimmagini forti che si traducono in affermazioni perentorie, dei falsi indiscutibili, 3 suiquali viene fondato e costruito il necessario consenso degli amministratori pubblici edi una larga parte dei cittadini, che cedono alle lusinghe di un immaginario spettacolareproposto come una concreta opportunità di sviluppo.

Anche considerando il panorama nazionale, il caso savonese è significativo. La scorsaestate, infatti, ha preso forma una singolare teoria urbanistica che afferma l�esigenzadi dotare il capoluogo di provincia, oltre che della nuova infrastruttura per la nautica,anche di un landmark nel paesaggio costiero. Tale congettura si fonda sul bisogno,fortemente sentito da alcuni, di rendere identificabile con certezza la città di Savona,ridisegnandone il paesaggio costiero: marcandolo, appunto, in modo inconfondibilecon una torre di circa centoventi metri di altezza, piazzata sul molo frangiflutti delfuturo porto turistico. La torre-faro, secondo le intenzioni del progettista, dovrebbericostituire il giusto rapporto di proporzioni stereometriche tra la linea di costa e legrandi navi da crociera che faranno ingresso nel porto di Savona, segnalando inoltrela presenza della città con luminarie visibili fino a Genova.

La nuova strategia urbanistico-spettacolare è bene sintetizzata in un articolo, a firmadi Paola Pierotti, pubblicato dal portale di Internet Demanio Real Estate, 4 dell�Agenziadel Demanio: «Costruire sull�acqua. Abitazioni galleggianti, alte torri che come fari caratteriz-

zano nuovi skyline urbani, isole artificiali con architetture che ospitano mix integrati di funzioni o

ancora intere città nate dal nulla. Sono architetture-icona firmate da grandi star dell�architettura

internazionale, realizzate in città che hanno riscoperto nel rapporto tra città e mare il volano per lo

sviluppo economico e l�occasione per essere forze attive nel quadro della competitività internazionale.

Nel nostro Paese il binomio archistar e localizzazione sul mare è strategia di marketing urbano: le

costruzioni sull�acqua normalmente non sono infatti interventi risolutivi di una problematica urbana

diffusa, una tendenza alla conquista di spazi marittimi per risolvere problemi di densità urbana, ma

landmark che danno qualità aggiunta alla trasformazione della città. (� ) ». Urbanistica earchitettura spettacolari, appunto.

Negli Emirati Arabi Uniti, sulla costa del Golfo Persico a Sud di Dubai sono incorso di realizzazione le Palm Islands, isole artificiali disposte in modo tale da formare

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il disegno un albero di palma. Le isole artificiali conterranno un complesso residen-ziale composto da 500 appartamenti, 2.000 ville, 25 hotel e 200 negozi di lusso,diversi cinema e un parco marino contenente alcune vasche per balene e delfini. Ogniisola, avrà poi un proprio porto turistico con ormeggi per 150 yacht e 50 superyacht. La Palma di Jumeirah è vicina all�inaugurazione, la Palma di Jebel Ali è in fasedi completamento e a questa si aggiungerà una terza palma, a Deira, ancora in fase diprogetto. Poco più a nord della Palma di Jumeirah è prossimo alla realizzazione The

World, un arcipelago artificiale composto da 300 isole che formeranno il disegno delplanisfero terrestre, mediante lo spostamento di 500 milioni di metri cubi di sabbiadel deserto.

Sotto: la costa degli Emirati Arabi Uniti nei pressi di

Dubai. Sono visibili, dall�alto, la città di Dubai, l�arci-

pelago artificiale The World, in fase di costruzione, e

5. Ripresa satellitare tratta dal Google Earth (server kh.google.com).

le isole artificiali The Palm Jumeirah, prossima al-

l�inaugurazione, e The Palm Jebel Ali in fase di

completamento.5

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Sotto il dispotismo illuminato dello sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum,negli ultimi anni, l�Emirato di Dubai si sta trasformando nella nuova icona globale dell�ur-

banistica immaginata, 7 grazie ad altri megaprogetti quali: Burj al-Arab (l�albergo più altoe più lussuoso al mondo costruito anch�esso su un�isola artificiale), Hydropolis (unalbergo di lusso sottomarino di 220 camere con vista sui fondali del Golfo Persico),Dubai Waterfront (ulteriori 81 chilometri quadrati di isole artificiali variamente com-poste), Burj Dubai (circa 800 metri di altezza, l�edificio più alto della Terra), Madinat

Al Arab (il progetto per il migliore skyline costiero al mondo da realizzare costruen-do nuovi edifici di pregio), Dubai Sports City (un complesso sportivo di 7,5 chilome-tri quadrati), Golden Dome (uno dei più voluminosi edifici al mondo, 455 metri dialtezza, 500.000 metri quadrati di uffici e spazi commerciali, oltre a 3.000 apparta-menti residenziali), Dubailand Ski Dome (una cupola di vetro nel deserto, contenente6.000 tonnellate di neve per praticare sport invernali).

Questo originale modello di sviluppo è frutto di una precisa strategia di marketing

territoriale che si prefigge di creare un nuovo tipo metropoli moderna: una specie diibrido tra una capitale della finanza e Las Vegas, in previsione di un futuro ormaiprossimo nel quale si esauriranno le scorte petrolifere mondiali e occorrerà riconvertirel�economia dei paesi arabi verso i nuovi mercati della finanza internazionale e delturismo di lusso.

Non stiamo dunque sperimentando nulla di nuovo a Savona, da altre parti osanoben di più. Occorre tuttavia rimarcare che dietro ai visionari progetti dello sceicco diDubai geograficamente vi è il deserto e finanziariamente una delle più floride econo-mie del capitalismo mondiale.

In basso: i lavori marittimi per la realizzazione delle

isole dell�arcipalago artificiale The World. 6

6. Fonte: http://www.privateislandsonline.com

7. Definizione tratta dall�articolo di Mike Davis Un paradiso sinistro, pubblicato su Tom Dispatch, nellatraduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini (fonte http://eddyburg.it).

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Come spiegare quanto sta oggi accadendo a Savona?

La città si era ormai abituata con rassegnazione allo storico landmark della Fortezzadel Priamar, il manufatto che i genovesi iniziarono a erigere a partire dal 1542, attra-verso la sistematica demolizione di una serie di importanti edifici sacri e civili, cancel-lando per sempre il vecchio quartiere di Santa Maria. Sembrava quasi un paradossoil fatto che l�emblema della sconfitta e della distruzione della città antica potessediventare, anche se a distanza di qualche secolo, il simbolo della città stessa, e che nelcompleto riuso del complesso monumentale fossero riposte le speranze per un fu-turo rilancio culturale, turistico ed economico. Forse occorrevano altri stimoli, e diconseguenza gli ultimi anni sono stati fortemante innovativi sul versante della produ-zione edilizia, funzionale, secondo alcuni, a precisi scenari di sviluppo economico.Così, dopo l�avvio degli interventi di trasformazione del waterfront cittadino, proget-tati dall�architetto Bofill, che rappresentano un significativo e controverso preceden-te urbanistico, la ventata di novità portata dal �Tornado� dell�architetto Fuksas hadefinitivamente risvegliato la città dal torpore. Una suggestione troppo forte quelladi una comoda teoria di marketing territoriale di provincia, per di più rafforzata da unbrand architettonico all�ultimo grido. Da subito il programma ha trovato molti auto-revoli sostenitori: «Savona come Dubai!» � avranno pensato.

Il recente convegno sul tema della salvaguardia della fascia costiera, organizzato daItalia Nostra, pur offrendo spunti ben più meritevoli di approfondimento, ha datoinvolontariamente la stura a una serie di discussioni e confronti serrati tra le oppostescuole di pensiero, quasi esclusivamente in merito all�interpretazione iconografica dellandmark proposto dall�architetto romano. L�atteggiamento troppo superficiale de-gli organi di stampa ha poi contribuito a sviare l�opinione pubblica dalla vera sostan-za del problema. Non si tratta di una questione estetica, è un problema etico.

Sarebbe quindi conveniente riportare le questioni urbanistiche all�interno di una di-scussione non viziata da ingiustificate derive, alimentate dalle suggestioni pubblicita-rie e dalle strumentali semplificazioni in cui sovente cadono certi amministratori euna larga parte dell�opinione pubblica. Occorre tenere ben presente il fatto che allenostre spalle non vi è il deserto, né tantomeno un florido tessuto economico prontoad assorbire qualunque bizzarria imprenditoriale e progettuale. Davanti a noi si pro-spetta un futuro incerto che non va ipotecato aderendo pedestremente a scenari disviluppo e a progetti carenti nella motivazione.

Tecnicamente si potrebbe argomentare che i 128 nuovi posti di lavoro dichiarati daiproponenti, a fronte del finanziamento a fondo perduto di una quota corrisponden-te a circa il 20% dell�investimento necessario per la realizzazione del porto turistico, 8

appaiono poca cosa, tenendo conto che per l�ulteriore congestione veicolare sullaVia Aurelia, procurata dal traffico indotto dal nuovo approdo turistico, non vienefornita alcuna soluzione. Sorvolando sulle questioni architettoniche, che meritereb-bero ben altri approfondimenti, appare singolare che il primo progetto preliminaredel porto turistico e il recente studio di fattibilità non contengano un�Analisi costi-

8. Dati desunti dalla Relazione istruttoria redatta da Europrogetti & Finanza Spa, per la richiesta diammissibilità ai contributi previsti dal Patto territoriale della Provincia di Savona, depositata daiproponenti presso I.P.S. (Insediamenti Produttivi Savonesi).

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benefici, che permetterebbe di accertare l�effettiva sussistenza del preminente interessepubblico dell�operazione. Appare quindi fin troppo facile liquidare la proposta comesospetta e poco circostanziata, ma tale atteggiamento presterebbe il fianco a quantiagitano lo spettro dell�immobilismo. Occorre invece essere propositivi.

Non si tratta pertanto di avversare a priori il progetto di un porto turistico a Savona,semmai si tratta di dimostrarne l�effettiva esigenza alla luce di approfonditi studi disettore e di valutazioni obiettive e di stabilirne la migliore ubicazione, in funzionedelle scelte strategiche della città e del comprensorio, evitando di consumare inutil-mente delle risorse territoriali non ancora compromesse.

Per meglio inquadrare il programma urbanistico appena enunciato, vorrei recupera-re l�importante concetto espresso nel mese di ottobre dello scorso anno dal Sindacodi Savona, Federico Berruti, a proposito dell�esigenza di indire una Conferenza strategi-ca sul futuro della città entro la metà del 2007: «La conferenza dovrà concentrarsi sul tema:quale idea di città tra venti anni? Porto, turismo e commercio, università, ricerca e innovazione sonoi temi sui quali darci obiettivi condivisi. La strategia urbanistica deve essere figlia di questa idea dicittà». 9

Se il binomio porto turistico alla Margonara e Torre-faro può rappresentare unarisposta ai problemi dello sviluppo dell�economia locale, un Piano strategico per la cittàpotrà sicuramente analizzare tutti gli aspetti non ancora indagati e proporre, nell�eve-nienza, delle alternative concrete all�intervento o semplicemente delle modifiche, tut-te supportate da un più corretto approccio tecnico e amministrativo.

Visto il perdurare della situazione di stallo del nuovo PUC, la prospettiva di dotareSavona di un Piano strategico pregno di contenuti programmatici, di consapevolezza,di slancio ideale, di rigore e di vera partecipazione democratica potrebbe forse rap-presentare la vera novità nel panorama amministrativo locale e forse potrebbe costi-tuire un primo segnale concreto del rinnovamento da molti auspicato. In quest�otticala pianificazione territoriale tornerebbe a essere promossa pienamente dall�ammini-strazione comunale, organo elettivo espressione della comunità, e verrebbero final-mente a cessare gli anomali interventi sussidiari di soggetti che non rappresentano, difatto, gli interessi diffusi della collettività.

I piani strategici, ormai da qualche anno, sono stati adottati da diverse amministra-zioni comunali italiane quale strumento fondamentale per la costruzione e lacondivisione futura del loro territorio. Vorrei riportare alcuni brani tratti dalla pre-messa del Piano strategico del Comune di Pergine Valsugana, 10 che illustrano, in questaprospettiva, le ragioni e i significati della pianificazione strategica.

«Un piano strategico è qualcosa di più di un piano di sviluppo. Qualcosa di diverso. È un progettodi futuro. È un disegno collettivo che si propone di orientare le traiettorie del cambiamento e letrasformazioni concrete di una città o di un territorio verso un orizzonte di lungo periodo, verso unoscenario possibile e desiderato. Il piano strategico non è, da questo punto di vista, il piano del Comune:

CONTINUA NELL�ULTIMA PAGINA

9. Intervista di Antonella Granero, pubblicata su Il Secolo XIX.

10. Pergine Valsugana (TN), 18.833 abitanti. Brani tratti dal Piano strategico Pergine 2015, redatto nelgennaio-marzo 2004 e approvato nel marzo 2005 (fonte: http://www.comune.pergine.tn.it)

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Memorabilia

accadimenti in primo piano

Celle Ligure, 24 novembre 2006Cultura e politica amministrativaIncontro-dibattito sul tema della

democrazia partecipata

Il Laboratorio delle associazioni haorganizzato un incontro a Celle Ligureavente per tema la democrazia diretta ein particolare il bilancio partecipativo

nelle pubbliche amministrazioni. Sonointervenuti Paolo Bertolotti, segretariodel Movimento di Partecipazione diGenova e Mauro Denevi, redattorede Il Domani, rivista della partecipa-zione.

Vado Ligure, 12 dicembre 2006ConcorsoMaster plan per la sistemazione

delle aree del fronte mare

Il concorso a procedura ristretta, ban-dito dall�I.P.S. (Insediamenti ProduttiviSavonesi), per la sistemazione urbanisti-ca del waterfront vadese, futura cer-niera tra le aree a destinazione urbana egli antistanti interventi previsti dal pianoportuale (piattaforma multipurpose), èstato vinto dal gruppo di progettazionecoordinato dall�architetto Paolo Cevi-

ni 11 di Genova.

Savona, 12 dicembre 2006Corso di formazioneConoscere per partecipare

La Società Operaia Cattolica Nostra Si-

gnora di Misericordia di Savona ospi-ta la presentazione del corso di forma-zione Conoscere per partecipare, i

grandi temi dell�Amministrazione

Comunale, che l�ingegnere Roberto

Cuneo terrà con cadenza settimanale, dal9 gennaio 2007 al 21 febbraio 2007, persette incontri complessivi. Il corso di-sporrà di una specifica pubblicazione disupporto e documentazione, consisten-te in un volume edito da NATRUSSO

Communication. I temi trattati nel vo-lume, che saranno ampliati nel corso del-le lezioni del corso di formazione da ul-teriore materiale documentario, sono iseguenti:- gli organi del Comune, la Città ed il

suo ambiente;- piano Urbanistico Comunale;- il bilancio e la gestione economico

finanziaria;- le opere pubbliche e le partecipate;- circoscrizioni, qualità della vita;- i meccanismi della discussione;- il ruolo ed i suggerimenti per un con-

sigliere.

11. Progettista Capogruppo: Prof. Arch. Paolo CeviniGruppo di progettazione: Arch. Pietro Cevini, D�APPOLONIA S.p.a., IDROTEC S.r.l, VIOLA

Ingegneri & Architetti Associati, LAND S.r.l., Prof. Arch. AnnalisaCalcagno Maniglio

Collaboratori: Arch. Andrea Zampino (giovane professionista), Arch. NicolettaPiersantelli, Arch. Dong Sub Bertin, Arch. Eum Sungouk,Arch. Francesca Benedetto

Consulenti: Prof. Tiziano Mannoni

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A sinistra: copertina del libro Savona città narrata.Sotto: la risposta dell�artista Vandereycken (Belgio) alprogetto di mail art Behind San Lorenzo/DietroSan Lorenzo - Tra la chiesa e il cielo.

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Savona, 16 dicembre 2006EditoriaSavona città narrata - Il Ponente

savonese dalle Alpi al mare

Presentazione al Palazzo della Sibilla sulPriamar dei due libri Savona città nar-rata e Il Ponente savonese dalle Alpial mare, pubblicati da Viennepierre ecurati da Silvio Riolfo Marengo. I duevolumi contengono, le testimonianze dicentoquaranta protagonisti della cultu-ra, della vita politica, economica e so-ciale di Savona e della sua provincia. Unritratto inedito e contraddittorio di unaparte della riviera alla ricerca di una nuo-va identità.

Savona, 16 dicembre 2006SocietàOccupazione a Villapiana

Il Collettivo Barricata, gruppo costi-tuito da giovani savonesi, occupa la sededel dismesso Mercato rionale copertodi Piazza Bologna, nel quartiere diVillapiana.

Varigotti, 28 dicembre 2006Mail ArtBehind San Lorenzo

Il Centro Civico Roberto Fontana diVarigotti ospita fino all�8 gennaio 2007la mostra di arte postale: Behind SanLorenzo/Dietro San Lorenzo - Trala chiesa e il cielo. Nella mostra sonoesposte le quasi duecento �risposte� in-viate da tutto il mondo che gli artistipostali hanno elaborato partendo da unsemplice stimolo inviato loro per posta:un foglio bianco da riempire liberamentecome sfondo alla chiesa di San Lorenzo�Vecchio� a Varigotti, frazione di FinaleLigure. L�iniziativa è stata promossa dal-l�Associazione Amici di San Lorenzo

che ha voluto portare l�attenzione sul mo-numento in un ambito più vasto, richia-mando su di essa, su Varigotti e su Fina-le interesse anche a livello internazionale.Il progetto è curato dal gruppoimpos(t)ed art di Savona.

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Il convegno savonese sulla salvaguardia della fascia costiera

interventi di Renato Soru, Edoardo Salzano e Laura Marchetti

Lo scorso 5 dicembre 2006, nel Palazzo della Provincia, la sezione savonese di Italia Nostra haorganizzato un convegno avente come oggetto la salvaguardia della fascia costiera. Oltre al previstoapprofondimento delle relazioni tra strumenti urbanistici comunali, piani regolatori portuali e dema-nio marittimo, l�incontro è inevitabilmente entrato nello specifico delle ipotesi di trasformazione terri-toriale riguardanti il tratto di costa interessato dal futuro porto turistico di Albissola Marina.

Pubblichiamo le trascrizioni degli interventi di alcuni relatori.

Saluto di Renato Soru 12

Presidente della Regione Autonoma della Sardegna

Siamo impegnati in questi giorni in Sardegna a fare il punto di due anni e mezzo digoverno della Regione. Avevamo detto che attorno all�ambiente si può creare lavo-ro. Nell�uso sapiente dell�ambiente, non nel suo consumo. E il lavoro duraturo non èquello dell'edilizia, che ogni giorno consuma una fetta nuova d'ambiente, che non èpaga magari di aver costruito 400.000 seconde case nelle coste della Sardegna, nevorrebbe costruire altre 300.000 o altre 400.000, in una specie di cantiere che nonfinisce mai, che però porta pochissima ricchezza alla nostra regione. Abbiamo capi-to, anche in materia d�entrate, che porta quasi nessuna ricchezza fiscale. Non lascialavoro stabile, perché appena si finisce una casa bisogna costruirne un�altra e prima opoi bisognerà smettere di costruirne. Si costruiscono cubature che non portano la-voro durante tutti i mesi dell�anno.

Abbiamo preso la decisione di dire: di cosa dobbiamo vivere? Consumando ancoraquello che abbiamo, una volta per tutte? O coltivando intelligenza, creatività, facendoaltre cose? E abbiamo detto che vogliamo vivere del nostro lavoro, piuttosto che daquello che abbiamo ereditato e che vorremmo restituire al futuro. Abbiamo dettoche dove non si è costruito, fino a adesso, non si costruisce più nella fascia costiera,appartiene alle future generazioni e lo vogliamo tenere così. E vogliamo fare quel-l�edilizia buona, vogliamo ricostruire, vogliamo migliorare, vogliamo riqualificare,ma non vogliamo consumare più niente.

Il piano paesaggistico regionale. È una storia iniziata nel 2004. Dopo qualche mese èstata approvata una legge regionale, che ha dato mandato alla Giunta di preparare indodici mesi il piano paesaggistico. Abbiamo diviso la Sardegna in circa 20 ambiticostieri e gli ambiti dell'interno. Siamo partiti dall�urgenza di bloccare il consumo del

12. Il Presidente Soru, non potendo presenziare al convegno per sopravvenuti impegni istituzionali,ha inviato una relazione scritta che è stata letta al pubblico.

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territorio. È stato ricordato da un�agenzia dell'ONU, quanto velocemente stia pro-gredendo il consumo della fascia costiera nel Mediterraneo, e come in pochi anni il70% della costa del Mediterraneo possa essere assolutamente costruita e come quel-lo della Sardegna sia un esempio positivo.

Era urgente tutelare innanzitutto la fascia costiera. È stato fatto. Abbiamo organizza-to un comitato di esperti di storia, di natura, di filosofia, di archeologia, di urbanisti-ca, di diritto, c�era fra di loro l�ingegnere Salzano, che conoscete; insomma, abbiamomesso su una quindicina di persone, e si è discusso. E man mano che si discuteva,poi, abbiamo anche preso coraggio. In Sardegna si è partiti nell�84, si diceva: nonbisogna costruire, entro i 150 metri, Poi dopo qualche anno si è passati a 300 metri,e quando passarono a 300 metri ci furono gli scioperi, la gente invase le strade diCagliari perché sembrava un disastro che non si poteva costruire entro i 300 metri.Oggi è assolutamente nella coscienza di tutti che non si costruisca entro i 300 metri.

Il Piano paesaggistico è passato definitivamente agli inizi di settembre di quest�anno.È una legge che tutela la fascia costiera per una profondità a volte superiore ai 3chilometri. Ma è una legge che non blocca lo sviluppo dell�attività edilizia. Vogliamoriqualificare queste coste; queste cubature, trasformare seconde case in industria turi-stica-alberghiera. E stiamo facendo tutto quello che si può fare per la riqualificazionee per il riuso di cubature esistenti, che erano sciupate e inutilizzate da tanti anni.

Dopo vent�anni di inattività, è stato fatto il bando per il riuso dei siti minerari dismessi:di Masua, di Ingurtosu e di Piscinas. Allo stesso modo si farà per Monteponi. Allostesso modo si sta lavorando per riutilizzare il sito di Campo Pisano, vicino a Iglesias.

L'ambiente è anche paesaggio rurale, sono i boschi, i muretti a secco, gli stazzi, gliovili, in una campagna che rischiava una disordinata urbanizzazione attorno alle cittàe ai paesi, con i paesi in via di spopolamento e la campagna sottoposta a una invasio-ne di edilizia senza regole. Abbiamo messo un freno.

Abbiamo messo un freno all�assalto dell�eolico, un affare per pochi gruppi privati,senza nessuna convenienza per il sistema produttivo regionale, che è costato la rovinadi siti archeologici, delle creste delle colline, del nostro paesaggio. Nella nostra regio-ne c�erano domande per 3000 megawatt. Si è cercato di ridurli a 1000, ma nonsiamo neanche in grado di assorbire 600 megawatt con la rete esistente. Abbiamoriportato il piano a condizioni compatibili con Kyoto e con le necessità della nostraregione. L�eolico si è messo all'interno di regole che non c�erano.

Abbiamo istituito la Conservatoria delle coste, in Consiglio regionale sono arrivate lereazioni polemiche dell�opposizione, qualcuno ha cercato di banalizzare, di sminuireil risultato ottenuto. Qualcuno ha mosso anche delle obiezioni giuste e ha detto checon l�inevitabile crollo dei prezzi di questi terreni non più edificabili qualche potereforte potrà sempre comprarli un domani, e magari saranno resi nuovamente edificabilie si creerà la più grande speculazione che sia mai stata fatta in Sardegna, allora io holanciato la mia proposta su questo punto. E se approfittassimo del fatto che quellecoste ormai hanno un valore basso perché non si può più costruire, e la Conservatoriaregionale le comprasse tutte? E se a quel punto ci mettessimo subito degli usi civici,così come si faceva nei nostri paesi, e ci fosse un uso civico regionale, enorme, sututta la fascia costiera, e la nostra fascia costiera fosse un bene �comunale� dellaRegione, per il futuro, per tutti quanti? In quel caso davvero la nostra regione sarebbe

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veramente più ricca, saremmo più ricchi tutti, perché quelle coste apparterrebbero atutti e non apparterrebbero più a nessuno. Questa é la mia proposta e spero chevenga approvata dal Consiglio regionale in Sardegna, e mi fa piacere sapere cheappartiene al dibattito nazionale la nostra esperienza.

Mi spiace non potere essere tra voi oggi, vi auguro buon lavoro.

Intervento di Edoardo Salzano 13

Urbanista, professore ordinario di Urbanistica IUAV - Venezia

A leggere le cronache locali, a valutare le denunce degli ambientalisti, sembrerebbeproprio che la costa della Liguria stia conoscendo una nuova stagione, simile a quellache troviamo leggendo le pagine di Italo Calvino della fine degli anni Cinquanta(penso ovviamente a La speculazione edilizia).Le forme sono certamente diverse, e anche i personaggi. Là dove una volta preva-levano rozzezza e incultura, approssimazione e meschinità, oggi non mancano raffi-natezza di forme e di argomentazioni. Credo che valga la pena di domandarci checosa è cambiato, da oggi ad allora: che cosa c�è di nuovo, e che cosa invece ci faesclamare con apprensione - come nei titoli dei film sui mostri - �a volte ritornano�.La devastazione del territorio non provocò danni solo in Liguria, ma quasi in ogniparte d�Italia. Erano gli anni dell�espansione e della crescita, i primi decenni del se-condo dopoguerra. Espansione e crescita nelle quali le scelte di politica economicaprivilegiavano la crescita di alcuni settori al cui sviluppo venne sacrificata la pianifica-zione territoriale e urbanistica. Mi riferisco all�edilizia e alle attività immobiliari, e allamotorizzazione privata e alla conseguente realizzazione di strade sempre più nume-rose e più pesanti. Era facile prevedere che lo sviluppo incontrollato di quei settoriavrebbe gravemente compromesso le condizioni delle città e del territorio: ciò chepuntualmente avvenne.

Un ceto politico più avveduto di quello attuale, e qualche gruppo imprenditorialemeno miope e meno parassitario di quelli di oggi, compresero che bisognava modi-ficare qualcosa: bisognava tornare alla pianificazione per ridare ordine al caos, ebisognava dare alla pianificazione contenuti nuovi.Si rilanciò la pianificazione urbanistica, che divenne lo strumento primario del gover-no del territorio in gran parte d�Italia. Fu sostanzialmente in quegli anni che si poserole basi per il rafforzamento del primato della pianificazione generale (quella affidataai comuni e alle altre istituzioni rappresentative dell�elettorato) sulle pianificazioni disettore, quale quella delle autorità portuali.Si istituirono le Regioni, con poteri considerevoli nel campo dell�urbanistica e dellaprogrammazione economica. Si avviò faticosamente e contraddittoriamente una ri-forma del regime degli immobili, che peraltro non giunse a conclusione. E negli anni

13. Edoardo Salzano, urbanista, laureato in ingegneria civile edile a Roma. Professore ordinario (fuoriruolo) di urbanistica del Dipartimento di pianificazione dell�Università IUAV di Venezia, è statopresidente di corso di laurea e preside della facoltà di Pianificazione del territorio. Consulente diamministrazioni pubbliche per la pianificazione territoriale e urbanistica. Pubblicista, ha scritto saggi ediretto pubblicazioni specializzate (fonte http://eddyburg.it).

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successivi, mentre per un verso iniziavalo smantellamento in chiave tatcherianadegli strumenti faticosamente conquista-ti, si arricchì la pianificazione di contenu-ti nuovi.

Fino ad allora, in Italia la pianificazioneaveva riguardato soprattutto le città e laloro espansione, e l�assetto del territorioin quanto contenitore e supporto di strut-ture e infrastrutture necessarie alle cre-scenti attività dell�uomo: nei piani terri-toriali si dovevano decidere le localizza-zioni delle aree e degli impianti necessarialla residenza e ai relativi servizi, alle atti-vità produttive e a quelle commerciali, aiservizi di vario ordine e grado, alle con-nessioni tra di loro via terra e via acqua ealla loro alimentazione di energia, acqua,fluidi. La pianificazione, insomma, si oc-cupava più delle trasformazioni e del-l�artificio che della conservazione e dellanatura.Negli anni 80 le cose cambiarono. Alleintuizioni e ai tentativi degli urbanisti (vo-glio ricordare Edoardo Detti, GiovanniAstengo, Luigi Piccinato), alle denunce ealle proposte di alcune benemerite asso-ciazioni (grandi furono i meriti di Italia Nostra), si aggiunse la spinta della nuovaconsapevolezza ambientalista e la constatazione dei gravissimi danni che il saccheg-gio delle risorse provocava ad alcune componenti fondamentali della ricchezza delpaese: dalla sua stessa consistenza geofisica, all�immenso patrimonio culturale in essosedimentato. Tra i contenuti nuovi della pianificazione particolare evidenza vennedata in quegli anni al paesaggio e all�ambiente.

Per il paesaggio si svilupparono antiche intuizioni (da quella lontana, 1922, del mini-stro dell'istruzione Benedetto Croce) e strumenti normativi egregi per l�epoca e ilcontesto politico nel quale erano stati formulati (le leggi di tutela del 1939), e siformularono regole nuove, del resto pretese dalla Costituzione e dalla sua solennedichiarazione �la Repubblica tutela il paesaggio�. Mi riferisco in particolare alla co-siddetta Legge Galasso del 1985, che introdusse i cardini di una nuova disciplina delterritorio.Si stabilì che le coste e i monti, i corsi d�acqua e i ghiacciai, i boschi e le comunitàagrarie costituivano i segni visibili dell�identità del Paese, e come tali andavano tutelatida tutti gli istituti che costituiscono la Repubblica: lo stato, le regioni, le province, i

14. Immagini tratte dal sito web http://gianniferro.org

Sotto: Isola di Bergeggi e Isola della Gallinara, di-pinti a olio su tavola di Gianni Ferro (1974). 14

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comuni. Si dispose che la tutela avvenisse mediante la pianificazione del territorio,che poteva essere esercitata, per la responsabilità della regione, mediante pianipaesaggistici oppure mediante piani territoriali che avessero tra i loro contenuti es-senziali la tutela del paesaggio e dell'ambiente.Tra le regioni che rispettarono la legge attuandola come sarebbe stato doveroso pertutte vi fu la Liguria. Fece un Piano paesistico egregio sotto il profilo scientifico, forsenon abbastanza perentorio dal punto di vista dell�incidenza sulla pianificazione co-munale.

Nello stesso periodo della legge per la tutela del paesaggio altre disposizioni disciplina-rono, mediante diversi apporti al sistema della pianificazione, altri elementi dell�am-biente e del paesaggio.La legge per le aree protette estese la portata dei parchi (che comunque rimangonoalcune isole nell'insieme del territorio nazionale) e ne disciplinò pianificazione e ge-stione, con qualche pasticcio nel rapporto tra pianificazione dei parchi e pianificazio-ne territoriale e urbanistica (il �piano del parco� sostituisce ogni altro piano, come sead esso dovessero far capo anche le decisioni sull'organizzazione dei centri abitati inessi compresi).La legge per la difesa del suolo stabilì che tutte le misure, i provvedimenti, gli interventie i vincoli relativi alla protezione delle acque e dalle acque avvenisse previa formazio-ne di piani di bacino, formati sotto la responsabilità di una autorità pubblica inter-istituzionale, e che essi, per quanto riguarda strettamente gli aspetti connessi alla dife-sa del suolo, prevalessero su qualunque altro piano.

Negli stessi anni si chiarì un altro aspetto importante della pianificazione nelle areecostiere: a livello nazionale e, dove le regioni furono attente, al livello delle legislazioniregionali. Mi riferisco ai rapporti tra pianificazione ordinaria (regionale, provinciale,comunale) e pianificazione dei porti.Una legge nazionale stabilì che il piano regolatore portuale delimita e disegna �l�am-bito e l�assetto complessivo del porto, ivi comprese le aree destinate alla produzioneindustriale, all�attività cantieristica e alle infrastrutture stradali e ferroviarie�, ma che�le previsioni del piano regolatore portuale non possono contrastare con gli stru-menti urbanistici vigenti�. Per di più, �il piano regolatore è adottato previa intesa conil comune o i comuni interessati� ed è approvato dalla Regione.15

La Regione Liguria, per conto suo, provvide ulteriormente a legiferare, stabilendoche il piano regolatore del porto è approvato non dalla Giunta, ma dal Consiglioregionale, il quale, addirittura, �apporta modifiche in relazione alle previsioni deglistrumenti di pianificazione o di programmazione vigenti od adottati, nonché in rela-zione alle competenze di tutela del paesaggio e dell�ambiente, con particolare riferi-mento alla sostenibilità e al bilancio ambientale delle relative scelte�.16

Il carattere preminente della pianificazione urbanistica e territoriale, delle competen-ze del comune e della regione, degli interessi della difesa del paesaggio e dell�ambien-te rispetto ai piani, alle competenze e agli interessi meramente economici e aziendalimi sembra perfettamente garantita.

15. Legge 28.1.1984, n. 84, art.5.

16. Legge Regione Liguria 12 marzo 2003, n. 9, art. 1.

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Torniamo al paesaggio. Con la legge Legge Galasso, e con le successive edizioni del�Codice dei beni culturali e del paesaggio�, il ruolo del paesaggio e gli strumentidella sua tutela si affinarono, fino a giungere alle attuali disposizioni. La legislazionenazionale, e le diverse sentenze costituzionali che si sono occupate dell�argomento,hanno consentito di giungere a un approdo significativo di cui è utile ripercorrere icapisaldi, che sintetizzerò in sei punti:

1. la tutela del paesaggio è un prius rispetto alle trasformazioni del territorio; intal senso, le disposizioni della pianificazione regionale concernenti la tutela delpaesaggio sono vincolanti ope legis per la pianificazione successiva, sia di livelloregionale che di livello provinciale e comunale;

2. la competenza nell�individuazione dei concreti beni da sottoporre a tutela, e inparticolare dei �beni paesaggistici�, spetta alla Regione, nel rispetto delle cate-gorie di beni individuate dalle leggi nazionali;

3. il paesaggio non è costituito unicamente dai �beni paesaggistici� appartenentialle individuate categorie, ma è un connotato del territorio che ovunque vaanalizzato, valutato, protetto nelle sue qualità o ricostituito dove queste sianostate dissolte;

4. la pianificazione territoriale delle province e quella urbanistica comunale, nelrispetto delle disposizioni della pianificazione paesaggistica, devono svilup-parne le indicazioni approfondendo lo studio e la valutazione delle qualità delpaesaggio e degli elementi di degrado in atto;

5. la responsabilità dell'azione di tutela è condivisa dall�insieme delle istituzioniche costituiscono la Repubblica, ma rimangono massimamente nell'ambitodelle competenze dello Stato e delle regioni (con qualche pasticcio derivantedalle modifiche costituzionali introdotte nel 2001, che hanno artificiosamenteseparato la tutela della valorizzazione);

6. la formazione di piani paesaggistici regionali conformi alle prescrizioni delCodice e la conseguente redazione di piani urbanistici comunali a loro voltaconformi ai piani paesaggistici può ridurre i poteri d�intervento ad hoc degliorgani dello Stato per la tutela di beni minacciati di danno, e di conseguenzasemplificare le procedure abilitative in tutte le vastissime aree vincolate ope legis.

Mi sembra che si possa dire che, sul terreno degli strumenti legislativi, le cose sonoindubbiamente migliorate rispetto al passato. Non sono migliorate, e anzi a mioparere sono tornate al punto di partenza sotto altri profili. �A volte ritornano�.Voglio soffermarmi molto brevemente su tre aspetti del peggioramento.

In primo luogo, credo che si debba parlare di una tendenza all�abdicazione delloStato e delle Regioni nei confronti dei Comuni. Si è rotto nei comportamenti l�equi-librio tra le istituzioni previsto dalla Costituzione. L�errore grande è stato secondome l�interpretazione estremistica che si è data al principio della sussidiarietà.Nell�accezione della Comunità europea (dove l�espressione fu coniata ai tempi diJacques Delors) il principio di sussidiarietà significa che là dove un determinato livel-lo di governo non può efficacemente raggiungere gli obiettivi proposti, e questisono raggiungibili in modo più soddisfacente dal livello di governo sovraordinato(la Regione nei confronti del Comune, o lo Stato nei confronti della Regione, ol�Unione europea nei confronti degli stati nazionali) è a quest�ultimo che spetta la

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responsabilità e la competenza dell�azione. E la scelta del livello giusto va compiutanon in relazione a competenze astratte o nominalistiche, oppure a interessi demaniali,ma (prosegue il legislatore europeo) in relazione a due elementi precisi: la scala del-l�azione (o del�oggetto cui essa si riferisce) oppure i suoi effetti.Nell�accezione italiana - fortemente condizionata dalle posizioni della Lega Nord diBossi - sussidiarietà significa sostanzialmente �tutto il potere all�istanza più vicina alcittadino, a meno che proprio non sia insensato farlo�.La formulazione legislativa, che costituisce il riferimento del nuovo testo costituzio-nale, si avvicina a questa interpretazione estremistica, ma non ci arriva.17 Ci arrivanoperò alcune interpretazioni e applicazioni autorevoli sul piano dei poteri reali, comequella prevalente nella Regione Toscana, dove si è arrivati ad affermare che tutti ilivelli istituzionali sono da porsi sullo stesso piano, talché mai la Regione potrebbeimpedire a un comune di fare, sul proprio territorio, �una schifezza�, sebbene questa�schifezza� insozzasse un bene di rilevanza regionale, o addirittura nazionale e uni-versale.Ora tutta la storia del nostro territorio nell�ultimo secolo dimostra che l�istanza piùvicina al cittadino è anche quella più sensibile alle sollecitazioni per un uso immediatoe privatistico del �bene comune� costituito dal territorio.Nonostante le malefatte dello Stato e delle Regioni, è certo che i livelli sovraordinatidel potere pubblico sono stati quelli meglio capaci di comprendere le ragioni e gliinteressi della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico. Gli unici, del resto, de-putati dal nostro sistema legislativo a tutelare �anche gerarchicamente� (suggerisce laCorte costituzionale a proposito della pianificazione paesaggistica) il bene d�interessenazionale costituito dal paesaggio.

Il secondo aspetto del peggioramento intercorso negli ultimi anni mi sembra siacostituito dall�accresciuto ruolo del settore immobiliare nell�economia e nella politi-ca. È ormai consapevolezza comune che nel nostro paese le grandi aziende indu-striali hanno investito molto più nella rendita finanziaria e immobiliare, tra loro stret-tamente intrecciate, che sui terreni propri del capitalismo industriale: la ricerca, l�inno-vazione di processo e di prodotto, la concorrenza nella produzione di merci.

E registriamo tutti ogni giorno come le attività immobiliari e i loro promotori sianodiventati, agli occhi di numerosi politici anche autorevoli, anche di sinistra, interlocutoriprivilegiati e operatori da difendere anche nel loro ruolo economico e sociale. Sem-brano davvero lontani mille miglia gli anni in cui i dirigenti dei partiti di sinistra e gliesponenti del capitalismo avanzato potevano trovare un interesse comune nel com-battere le posizioni di rendita - in particolare immobiliare - vedendole giustamentecome un freno all�espansione dei profitti e dell�accumulazione da un lato, dei salari edel benessere delle famiglie dall�altro lato.

La cosa singolare, e che apre il cuore alla disperazione, è che la rinnovata fortunadelle forme più degradanti dell�attività economica, dei settori della produzione chel�economia classica ha considerato più intrisi di parassitismo, appaiono in auge pro-prio mentre nel mondo è aperta una riflessione generale sui limiti generali di un�eco-nomia basata sulla crescita indefinita della produzione di merci. Insomma, mentre

17. Legge 15 marzo 1997 n. 59, articolo 4, comma 3, lettera a.

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stiamo ragionando con Jeremy Rifkin e con Serge Latouche, ci si vengono a riproporrecome interlocutori privilegiati gli eredi dello speculatore de �Le mani sulla città�.

Il terzo, e forse più grave aspetto del peggioramento, quello dal quale in definitivaanche gli altri derivano, è costituito a mio parere dalla crisi della politica. È una crisigrave, profonda, che ci coinvolge tutti, come cittadini e come persone. Ciascuno dinoi può dire �ho una mia filosofia�, �ho una mia religione�; nessuno può direaltrettanto della dimensione politica. Se la politica non c�è, siamo tutti più poveri epiù esposti, più infelici, meno padroni del nostro futuro.

Della crisi della politica ciò che più mi preoccupa è la sua attuale miopia. La politicanon sembra più capace di indicare un progetto di società, un progetto di futuro: unaprospettiva condivisa per il quale sacrificare qualcosa oggi e ciascuno, per averequalcosa domani e tutti.

Gli orizzonti temporali richiesti dal territorio, dal paesaggio, dall�ambiente sono orizzontilunghi; quelli sui quali si è appiattita la politica coincidono con il mandato elettorale.Tra gli uni e gli altri non c�è compatibilità.

Una volta un sindaco era orgoglioso se, nel corso del suo mandato, riusciva a con-cludere l�iter di un buon piano regolatore. Era capace di far comprendere ai cittadini(lui stesso, o i partiti politici cui si riferiva) che quel disegno della città futura era cosabuona, e sarebbe stato realizzata nei tempi anche lunghi necessari. E sapeva accom-pagnare questo progetto di futuro con atti amministrativi che andavano nella stessadirezione, che erano anticipazioni del progetto di città. Il progetto prevedeva ampispazi per i bambini e i giovani, e mentre si discuteva il piano regolatore si apriva unasilo nido e si espropriava una villa.Oggi, un buon sindaco è quello che, a metà del suo mandato, avvia la realizzazionedi un grattacielo, magari più lungo di quello del suo vicino.

Difficile combattere il destino di �seconda rapallizzazione� che sembra abbattersisulle nostre coste, in questa condizioni. Eppure, l�alternativa è possibile. Lo dimostrauna terra non tanto lontana da qui, la Sardegna.Ho avuto la fortuna di partecipare all�avventura iniziata, e finora condotta vittoriosa-mente, dalla Giunta guidata da Renato Soru. Ho potuto misurare l�entità del dannoincombente, le decine di milioni di metri cubi di lottizzazioni turistiche approvate neiloro piani regolatori dai comuni della costa. Ho potuto ammirare la determinazionecon la quale la Giunta ha provveduto ad attuare le leggi per la protezione del pae-saggio analizzando il territorio, inventariandone e cartografandone le caratteristiche,catalogando le diverse tipologie di beni paesaggistici e individuando i riconoscibiliambiti di paesaggio. Ho potuto concorrere a definire criteri e regole per la tutelaimmediata e per la successiva ricognizione alla scala più minuta, per la definizionedella azioni necessarie per sostenere e attuare le scelte della pianificazione.Mi hanno soprattutto colpito il coraggio di andare controcorrente, con una deter-minazione straordinaria, in nome del futuro e dell'interesse collettivo. Mi ha colpitoil rigore con il quale si è stati capaci di dare seguito concreto a motivazioni moltoforti. E voglio ricordare le parole con le quali Soru investì del suo compito diconsulenza il Comitato scientifico:

«Che cosa vorremmo ottenere con il PPR? Innanzitutto vorremmo difendere la natura, il territorioe le sue risorse, la Sardegna; la �valorizzazione� non ci interessa affatto. Vorremmo partire dalle

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coste, perché sono le più a rischio. Vorremmo che le coste della Sardegna esistessero ancora fra centoanni. Vorremmo che ci fossero pezzi del territorio vergine che ci sopravvivano. Vorremmo che fossemantenuta la diversità, perché è un valore. Vorremmo che tutto quello che è proprio della nostraIsola, tutto quello che costituisce la sua identità sia conservato. Non siamo interessati a standardeuropei. Siamo interessati invece alla conservazione di tutti i segni, anche quelli deboli, che testimonia-no la nostra storia e la nostra natura: i muretti a secco, i terrazzamenti, gli alberi, i percorsi - tuttoquello che rappresenta il nostro paesaggio. Così come siamo interessati a esaltare la flora e la faunadella nostra Isola. Siamo interessati a un turismo che sappia utilizzare un paesaggio di questo tipo:non siamo interessati al turismo come elemento del mercato mondiale».

La Sardegna indica una strada possibile. Ma la Sardegna da sola non ce la può fare apercorrerla tutta. Occorre che la possibilità di tutelare il paesaggio, offerta dalla legi-slazione vigente, sia colta in modo generalizzato, diventi pratica corrente in granparte del nostro paese. Tenendo ovviamente conto delle diversità, ma assumendodappertutto come dominanti gli interessi di tutti - ivi compresi i nostri posteri -rispetto a quelli di pochi, e non attribuendo al futuro un ruolo secondario rispetto alpresente.

18. Immagine tratta dal sito web http://gianniferro.org

In basso: Casa sul mare, dipinto a olio su tela di GianniFerro (anni sessanta). 18

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Che fare qui, a Savona, in Liguria?

Mi sembra che sul piano amministrativo si debbano adoperare fino in fondo glistrumenti disponibili, a partire dal Codice. Il piano paesaggistico del 1986 offre unabuona base di partenza. Spero che il quadro conoscitivo allora costruito sia statotenuto a giorno, che le fonti siano disponibili. Sono certo che non sarà difficile nélungo adeguare quel piano ai dettami del Codice del paesaggio, nella sua ultimaversione del 2006.Sono anche certo che i ministeri dei Beni e delle attività culturali e dell�Ambiente,della tutela del territorio e del mare vorranno concorrere a redigere un pianopaesaggistico pienamente conforme alla lettera e allo spirito del Codice, così daavere anche gli effetti di alleggerire le procedure di ottenimento delle autorizzazioni.

Lavorare in questa direzione comporta indubbiamente che i due ministeri, che ilCodice rende entrambi portatori degli interessi statali in materia di tutela del paesag-gio, possano e sappiano attrezzarsi, ripristinando o costruendo ex novo strutture otask forces capaci di collaborare con sistematicità e competenza nel lavoro di pianifi-cazione paesaggistica con le regioni: non solo qui in Liguria, ma anche in Toscana, inFriuli - Venezia Giulia e in tutte le altre regioni italiane che siano disposte ad attuare lalegge.Ma la strada da percorrere è questa. Altrimenti non si comprenderebbe perché,dall�antico Decreto Galasso del 1983 all'ultima versione del Codice del 2004 tantevolontà e intelligenze di parlamentari, ministri e sottosegretari, funzionari dei beniculturali, amministratori regionali ed esperti di varie discipline abbiano lavorato, alfine di affinare le armi a disposizione della Pubblica amministrazione per tutelarecon efficacia il lascito della natura e della storia costituito dai nostri paesaggi.

So bene che lavorare sul piano amministrativo, se è indispensabile e se costituisceprobabilmente il primo passaggio necessario, non è sufficiente. Occorre che qualco-sa si muova anche sul piano politico e culturale. Occorre soprattutto che la politicariprenda la capacità di guardare al futuro, e che la cultura l�aiuti in questa direzione.Molti esprimono questo desiderio, e tremano al pensiero che ciò possa non avvenire.Voglio riprendere le parole che ha scritto ieri su l�Unità il mio vecchio amico DiegoNovelli, giornalista, parlamentare e sindaco di Torino in anni non meno difficili diquesti. Scrive Novelli:

«Come sarebbe bello vedere i nostri ministri, i presidenti di regione, i sindaci delle grandi cittàaccalorarsi per avere più strumenti per la difesa del suolo e per un programma serio per il recuperodel grande patrimonio immobiliare fatiscente, abbandonato. Purtroppo non è così. Si continua a�mangiare�, ogni giorno, fette di territorio soprattutto lungo le coste del Belpaese, ma anche nellegrandi città dove un certo tipo di processi di deindustrializzazione ha liberato milioni e milioni dimetri quadrati di aree. Per le coste cito quella più vicina al mio Piemonte e che meglio conosco.Consiglio un viaggio da ponente a levante della Liguria, da Ventimiglia a La Spezia. Un verosaccheggio. La Regione, il mio amico e antico compagno Claudio Burlando (già ottimo sindaco diGenova) non vede, non sente, non parla. Così dicasi per le aree industriali dismesse. A Torino hannorealizzato la cosiddetta Spina3 (ex ferriere Fiat e altre fabbriche) che di fatto è un nuovo ghetto, dilusso, ma sempre ghetto. La densità consentita è da capogiro. È stata teorizzata e santificata larendita sui suoli quale incentivo per gli investimenti e quindi per lo sviluppo tutto all�insegna dellafalsa modernità nuovo simbolo della cialtroneria politica, culturale e sociale».

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Di �falsa modernità� avete esempi e progetti autorevoli, in questo tratto di costa. Iospero che vedrete anche voi prevalere non una modernità basata sul saccheggio dellaricchezza comune e sull�esibizione individualista di gesti in calcestruzzo e acciaio, mauna modernità che sappia conservare ciò che gli anni della devastazione ha lasciatointatto, recuperare ciò che è stato degradato, restituire l�antico valore d�uso (e nondegradare in merce e trasformare in valore di scambio) ciò che di pregevole lacollaborazione tra l�uomo e la natura ha saputo costruire.

Intervento di Laura Marchetti 19

Sottosegretario al Ministero dell�Ambiente

Leggo, per questa accorata e importante iniziativa di Italia Nostra, gli appunti forni-timi dagli Uffici preposti del Ministero dell�Ambiente (ora anche Ministero per laTutela del Territorio e del Mare) e sono moderatamente ottimista. Anche una ecologista�profonda� come me può essere rassicurata dalla quantità di Protocolli, di impegni,di riferimenti normativi , insomma dall�attenzione e dalla cura che gli organismi inter-nazionali pongono nella salvaguardia del territorio e dell�ambiente.Il clima, la terra, sono al centro di crescenti preoccupazioni mondiali . Ma anche ilmare. Dalla Conferenza di Rio del 1992 e dalla Convenzione sulla biodiversità che haconsentito in Italia l�attuazione della legge 294 a difesa dei parchi, un�attenzione cre-scente si è rivolta anche alle aree marine protette e ai siti d�interesse comunitario (larete di Natura 2000) per salvaguare il paesaggio marino emerso e sommerso e la suabiodiversità.Ultima ma non ultima tra le iniziative mondiali è il Millenium Ecosystem Assessment, la piùampia e approfondita messa a punto delle conoscenze acquisite sugli ecosistemi ditutto il mondo, che, in particolare, denuncia lo stato gravissimo di artificializzazionedegli ecosistemi marini e impone comportamenti a livello mondiale di rinaturalizzazione- non di valorizzazione, ma di rinaturalizzazione - delle coste, rispetto alle quali anche�l�umano fare� deve trovare un limite (in particolare il report Marine and CoastalEcosystem and Human Well-being).Anche a livello europeo ci sono iniziative interessanti. L�Agenzia Europea dell�Am-biente (AEA) che ha il compito di fornire informazioni ambientali tempestive, haprodotto nel giugno 2006 un documento (il report The Changing Faces of Europe�sCoastal Areas) che fornisce dati assai preoccupanti sulla situazione delle coste, in par-ticolare del Mediterraneo, e propone interventi rigorosi di �decompressione costie-ra� (rispetto alla urbanizzazione, all�impatto delle attività ricreative e produttive, ecc.)sancendo il diritto primario delle comunità di fruire liberamente della fascia costierain condizioni di salubrità, di integrità ambientale, di salvaguardia della wilderness.Sempre a livello europeo , �a fronte della preoccupante constatazione che l�incre-mento demografico e lo sviluppo delle attività economiche stanno minacciando irre-

19. Laura Marchetti, Sottosegretario di Stato al ministero dell�Ambiente e della Tutela del Territorioe del Mare con deleghe, tra le altre, alla Tutela dei paesaggi naturali e culturali, all�educazione ambien-tale e alle politiche integrate di prodotto e i sistemi di gestione ambientale. Docente di EducazioneAmbientale ed Etnologia nella facoltà di Beni culturali dell�Università degli studi di Foggia. Collabora-trice di riviste filosofiche italiane e straniere (fonte http://www.minambiente.it).

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vocabilmente l�equilibrio sociale e ambientale delle coste europee�, il Parlamento e ilConsiglio dell�Unione Europea hanno emanato il 30 maggio 2002 la Raccomanda-zione relativa all�attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa cheprevede appunto una �gestione integrata� delle coste ovvero l�uso di strumenti dipianificazione che vanno dallo Stato nazionale alle Regioni agli stessi Comuni, nondelegando però la tutela solo ai livelli istituzionali ma all�insieme dei cittadini chedevono e possono intervenire sul loro �ambiente di vita�. Inoltre nel concetto di�gestione integrata delle coste� si insiste anche su una pianificazione/programmazio-ne capace di recuperare in senso ecologico una fondamentale continuità terra/mare.

Il concetto di �gestione integrata� ritorna come obbligo nella Convenzione Europeadel paesaggio (Convenzione di Barcellona) recentemente ratificata anche dal nostroPaese, che ha tutto un capitolo (art. 4) dedicato �alla protezione dell�ambiente mari-no e della regione costiera del Mediterraneo�, e che prevede una serie di Protocollidi intesa finalizzati ad una salvaguardia più ampia e radicale. Vi è infatti in questaConvenzione, che pone appunto �il Paesaggio come uno dei beni originali del Vec-chio Continente e dunque uno dei Beni primari�, una concezione credo assoluta-mente innovativa del paesaggio, una concezione sistemica, olistica. Si dice infatti cheil paesaggio è non solo il dato geofisico, il dato morfologico, il dato naturale, ma ilpaesaggio è anche �una parte di territorio così come è percepita dalla popolazione,i cui caratteri sono il risultato delle azioni naturali e umane e delle loro relazioni�;definisce inoltre la �qualità paesaggistica� come quel valore che le popolazioni localiinteressate aspirano a veder riconosciuto come loro �ambiente di vita�. Dunquemette al centro due concetti � quello di �percezione sociale del paesaggio� e quellodi �ambiente di vita� � che riescono a tener legati i paesaggi naturali e culturalicorrelandoli alla comunità sociale che combina gli elementi scientifici dell�ambientecon quelli estetici, simbolici e storico-antropologici.

Questo concetto nuovo e allargato può essere denso di ripercussioni positive so-prattutto in Italia dove ci sono leggi che, per quanto meritorie, si sono finora limitatea seguire i canoni dell�estetica crociana e a proteggere il paesaggio per così direvirtuoso, rispondente a canoni di bellezza e di pregio indiscutibili (mi riferisco allalegge 1497 del �39 e alla stessa legge sui Parchi), trascurando così quella sorta dipaesaggio �minore� - su cui poi è avvenuto ogni abuso e ogni scempio - che invecenon solo è la dorsale di sicurezza del Paese (da qui dovrebbe partire il riassestoidrogeologico), ma è anche il segno della �Italia nostra�, il segno cioè della identitànazionale e della sua originalità. Il paesaggio italiano è infatti forse unico al mondonon solo per le qualità estetiche delle sue valli, degli arenili, delle montagne, insomma,per la varietà degli habitat naturali che ospita nel suo seno (in una continua varietà diclimi, di morfologie e di suoli) ma anche per la sua varietà storico-culturale che si èsovrapposta nel tempo alla natura esaltandola con una varietà di culture, la comples-sità storica: Greci, Etruschi, Romani, Arabi, hanno impresso una impronta ecologicaincomparabile. Nuove piante, tecniche di coltivazione, forme di piantagione erecinzione della terra, modi di captazione e uso dell�acqua, costruzioni e manufattisparsi nelle campagne, torrette di avvistamento sulle coste. Manufatti che hanno unvalore artistico speciale: briglie romane, acquedotti, ponti, canali, cisterne,fontane,pozzi, e poi ville, cascine, masserie, lame, canali, gravine, mulini, frantoi, stalle, murettia secco, terrazzamenti, malghe in legno e in pietra, ecc. Veri e propri musei all�aria

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aperta del genius loci, del gesto umano che sa ascoltare e imparare dai doni naturali.

Rispondendo in parte a questa nuova concezione del paesaggio emersa dalla Con-venzione di Barcellona il Nuovo Codice dei Beni Culturali (il cosiddetto CodiceUrbani),20 introducendo l�obbligo di piani paesaggistici regionali, affida al Ministerodell�Ambiente un nuovo ruolo. E� un fatto di rilevanza che, ripeto, consente di allar-gare la tutela anche a zone di non immediato pregio. In questo senso abbiamo fir-mato la settimana scorsa in Friuli un Protocollo d�intesa sul piano paesistico che vedecome soggetti pianificatori e controllori del costituendo Piano paesistico regionale,oltre alla Regione, il Ministero dei Beni Culturali e il Ministero dell�Ambiente . E inquesto senso stiamo lavorando ad una Legge nazionale di tutela del cosiddetto pae-saggio minore, con cui speriamo di poter contrastare la sempre crescente domandadi urbanizzazione e artificializzazione del territorio. Soprattutto del territorio costieroche da anni subisce un�aggressione selvaggia che la Legge Galasso non è riuscita acontenere.

La Regione Liguria ha dato un contributo notevole al contenimento di quest�aggres-sione dotandosi, fra le prime, di uno strumento di riorganizzazione funzionale eriqualificazione ambientale quale il Piano della Costa che mette al primo posto latutela di tratti di costa emersa e sommersa che rivestono valore paesaggistico,naturalistico e ambientale, la riqualificazione dei tratti costieri urbanizzati, la difesa dellitorale dalle erosioni marine, il ripascimento degli arenili, lo sviluppo della funzionepubblica e dell�uso turistico e ricreativo sostenibile. Un Piano dunque che dovrebbeprogrammare, pianificare ecologicamente, difendere e impedire qualsiasi azione in-sostenibile, qualsiasi ulteriore artificializzazione e invasività. Eppure così non è , e sirimane smarriti. Così non è , e lo dimostra il �caso Savona�, un caso di scuola, segnodi come la legge in Italia è buona ma sempre tradotta e tradita.

Il Piano Regolatore dell�Autorità Portuale di Savona mi sembra infatti rispondere aduna logica del tutto estranea a quella della sostenibilità ecologica propugnata dalPiano Regionale della Costa: a meno che non si consideri visione ecologica quella cheintende fare della costa ligure lo sbocco a mare per 15 milioni di persone con 10 milaposti barca (1/3 di quelli presenti in Italia) e un relativo indotto edilizio veramenteimpressionante (37.000 metri quadrati di edilizia residenziale, 51.000 metri quadratidi uffici e negozi, 19.122 metri quadrati di alberghi, 11.000 nuovi posti auto). Unacolata di cemento impressionante che certo poco ha a che vedere con la tutela delpaesaggio, dell�ambiente di vita, del diritto naturale delle comunità.

Nonostante gli impegni internazionali, nonostante le norme europee e nazionali, questoPiano dell�Autorità Portuale ha avuto tutte le autorizzazioni previste: dalla Regione,dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dalla Direzione Generale del De-manio, dalla Regione Liguria, dal Ministero dei Beni Culturali, dalla Direzione Gene-rale per i Beni archeologici, e anche dal Ministero dell�Ambiente che invece di tutelarel�ambiente evidentemente voleva tutelare il cemento. Va letto al riguardo l�amenodocumento con cui il Ministero dell�Ambiente nell�aprile del 2005 (con l�allora Mini-stro Matteoli) si è pronunciato per la compatibilità ambientale: un documento fittis-

20. D.L. 22 gennaio 2004, n. 42.

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simo di dieci pagine evidentemente elaborato con il contributo della commissioneVIA del Ministero: una commissione che, perfettamente in linea con le politichenefaste di Berlusconi e del berlusconismo sul territorio e sull�ambiente - per intender-ci, le politiche che hanno dato vita alla Legge obiettivo e alla cartolarizzazione deiBeni culturali e ambientali - ha sempre dato valutazioni positive sulle grandi opere,anche quando l�impatto era pesantissimo (in questa commissione, fra l�altro, nonc�era un urbanista, c�erano due ingegneri, molte segretarie, tre commercialisti e duefarmacisti. L�abbiamo in parte rinnovata, e colgo qui l�occasione per dire che uno deinuovi nomi è quello di Vezio de Lucia).

Nel documento dunque non solo si stabilisce che non ci sarà nessun tipo di inquina-mento di area, nessun inquinamento da traffico, nessuna violazione della carta bionica,nessun impatto sul dragaggio dei fondali ecc. Ma si dice anche che questa massicciainvasione di cemento sul tratto di costa da Albissola a Savona sarà �una delle occa-sioni di valorizzazione ambientale e naturale�. Al centro il concetto di �svilupposostenibile� , un ossimoro (non c�è più sviluppo che sia sostenibile) che ha informatoin questi anni l�azione deregolativa ed �eversiva� (secondo la giusta definizione di DeLucia) dei PRUSST, che , con la scusa di tutelare i beni ambientali , li cattura in quantorisorse da sfruttare, fonti di un nuovo ecobussines ambientale. Wolfang Sachs ci hadetto molto in questi anni al riguardo, mettendoci in guardia contro le nuove lobbieseconomiche che si riconvertivano agli ecoaffari. Dietro il nuovo linguaggio verde ei buoni propositi la logica rimane uguale: valorizzare non significa risanare, conserva-re, ripristinare, rinaturalizzare; ma nuovamente, come sempre, cementificare, distrug-gere, scempiare. L�homo faber del resto, secondo la pedagogia della cattiva modernità,deve sempre aggiungere, allargare, andare in alto: appartamenti, grattacieli, parcheg-

21. Immagine tratta dal sito web http://gianniferro.org

Sotto: Temporale sulla collina, dipinto a olio su teladi Gianni Ferro (1965). 21

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gi, che tanto piacciono anche agli interessi delle banche e dell immobiliari.Savona (su cui gravita una lobby potente e strana di faccendieri, ex proprietari di areedimesse, ex commercianti di frutta, nuovi banchieri da gossip) è stata vittima dei PRUSSTe della logica insostenibile dello �sviluppo sostenibile�. E� stato triste stamattina an-dare a visitare il promontorio del Priamar, una antica fortezza mirabilmente restau-rata vicino alla quale spicca arditamente un grattacielo modernissimo (la cosiddettaTorre Bofill, dal nome dell�architetto che l�ha progettata) e sotto le cui basi si impon-gono i lavori in corso per realizzare un intervento residenziale mastodontico con unCrescent (un palazzo muraglia disposto a semicerchio) e altre costruzioni sparse apochi metri dal porto antico della Torretta (una deliziosa, piccola, agile Torre trecentesca,alta meno di venti metri soffocata dall�avanzare inesorabile di questa cattiva moder-nità). Un disastro ambientale ma anche un disastro culturale e una grande occasionemancata. Su quelle aree precedentemente occupate dall�industria siderurgica si pote-va tentare un intervento innovativo di ripristino e di restituzione del mare alla città.Un intervento simbolico capace di operare un �miracolo�: il Miracolo, secondo ititolo di un delizioso film di Edoardo Winspeare (un regista pugliese che compra gliecomostri e poi li abbatte), di ricongiungere la storia di una città industriale e lamemoria operaia con i nuovi bisogni ecologici, con le montanti richieste di bellezza,senso comune urbano, qualità. Lì invece è stata decisa una grande speculazione, uncomplesso turistico residenziale privato, appartenente ad una società privata, con usoprivato che usurpa un suolo pubblico e un bene collettivo.Ma ancora più triste è stato stamattina visitare la zona al confine tra Albissola Mare eSavona, in località Margonara. Lì, vicino ad una piccola spiaggia, fra rupi coperte diginestre, in un tratto di costa in cui sussiste ancora un equilibrato rapporto fra valorinaturali e intervento antropico, si adagia lo scoglio votivo della Madonnetta. Comeuna ninfa, come un�ondina, come la Sirenetta che ho visto a Copenaghen, questadivinità protettrice delle acque suscita anche in noi laici una suggestione profonda: èla suggestione del �luogo�, il luogo pregno di senso, di relazioni, di storia, che sicontrappone a quello che Marc Augè chiama il �non luogo�, il sito di puro consu-mo, privo di valore comune, che è l�emblema della cattiva modernità. Si tratta di un�luogo santo� come ci insegnò alcuni anni fa Herzog nel suo bellissimo film (Dovesognano le formiche verdi): profanarlo significa profanare gli dei, gli antenati, gli affetti, lamemoria, insomma l�Anima. Profanarlo significa non solo fare un violenza alla Na-tura ma andare incontro ad una deriva antropologica profonda, alla rinuncia di sim-boli intimi e importanti. A cominciare da quelli originari e originali dell�acqua, simbo-li che alludono direttamente alla vita, alle sua poliformia e potenzialità. Questo Waterfrontdi torri e di crescent che costituirà la nuova Savona li nega, rimandando evidente-mente ad una scelta che non è �di fronte� ma è �contro�: contro l�acqua, contro ilMare.

Contro il Mare ci sembra senz�altro anche il progetto di riqualificazione della zonache prevede «un intervento di ripristino del paesaggio (�) che si concentra su un unico elementoverticale»: 22 quel �faro ricurvo� di 120 metri di altezza e luminosità da destinare adalbergo di lusso che l�assessore Ruggeri definisce bellissimo «perchè proporzionato alleenormi navi da crociera». Il suo progettista, Massimiliano Fuksas è un grandissimo archi-

22. Autorità Portuale di Savona, Verbale del 6 marzo 2006.

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tetto europeo, un artista e anche un �compagno�. Lo omaggiamo ma non condivi-diamo in nessun modo la sua concezione dell�architettura come úbris, come sfida allemasse, includendo in questo concetto non solo la parte deteriore ma anche la comu-nità, il genius loci, la santità condivisa del luogo, l�ambiente di vita. Non condividiamol�idea di una architettura intesa come sfida individualista e come tecnica, dunquecome Gestell, direbbe Heidegger, ovvero come pre-potenza, come im-posizione.Imposizione viriloide, direi, se in qualche modo è vera la lezione della psicoanalisi.Questa torre di cemento e di forza, che, come sottolinea Italia Nostra, sembrariproporre il progetto presentato nell�Esposizione di Roma del 1928 da Mario Ridolfi,un architetto fascista, ricorda inequivocabilmente un fallo, un fallo un po� storto maprepotente, che si erige contro il mare, con gesto distruttivo e invasivo. Il gesto disempre che il paradigma occidentale ha assunto contro la Natura, ma anche controla Madre, se è vero, come suggerisce l�omofono francese, che la mer è il mare maanche il liquido amniotico che dall�origine ci ospita e ci culla. Un liquido che la nostracattiva modernità, il nostro prometeismo, non sopporta perché è fluido, accogliente,sfuggente. È come l�ondina, simbolico della femminilità, leggero, denso di libertà.Capace di cura, anche. Perciò confido che lo sguardo machista si mitighi nel mare. IlMare regge la violenza e la sfida. Io non conosco bene questa parte della Liguria,però la amo molto attraverso la ricostruzione ideale che ne ha fatto un grande filo-sofo , Friedrich Nietzsche: un �filosofo delle altitudini e delle nevi� che ad un certopunto della sua vita scelse però di venire ad abitare su quel tratto di terra che va daSestri a Rapallo. Di fronte al mare, anzi di fronte ai molti mari di questa Liguria, allabellezza estrema e diversa dei paesaggi, questo filosofo così duro, col martello, accu-sato anche di sentimenti filonazisti, scrive la sua opera più bella, la sua opera piùdolce, meno prepotente (La gaia scienza). E dichiara che è stato il mare a influenzarlo,non un mero ambiente, uno sfondo, ma qualcosa che costituisce la mente, che sug-gestiona il cuore, dando nuova serenità e dolcezza e, soprattutto, un grande senso dellimite.

Dovrebbe ascoltare la voce del mare anche la politica. La politica ha delle responsa-bilità e deve prendere impegni (io sono qui a prendere impegni: verifica delle auto-rizzazioni, compatibilità dei progetti, ecc.). Essa ha un potere che però si svuotasenza il sostegno del popolo, delle coscienze, delle soggettività. Girando per l�Italia inquesti mesi mi sono resa conto che le questioni ambientali, le questioni del territorio,hanno un esito felice dal punto di vista ecologico lì dove c�è questo sostegno, lì dovesi mette in campo un nuovo concetto di democrazia, una democrazia dal basso, unademocrazia partecipata, una democrazia fatta dalle comunità. Perciò io , ribadendola mia vicinanza totale in questa lotta per la salvaguardia della costa, del buon senso,della bellezza e della identità culturale, confido soprattutto che questa comunità cosìviva sappia mantenere il suo luogo e la sua anima.

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Dibattito sul progetto del porto turistico alla Margonara

il resoconto delle reazioni al �progetto Fuksas�a cura della redazione

Nel giugno dello scorso anno, presso la sede dell�Unione Industriali, la presentazione del nuovo pro-getto dell�architetto Fuksas per il porto turistico alla Margonara, a dicembre il convegno di ItaliaNostra sulla salvaguardia della fascia costiera. La discussione a Savona impegna le forze politiche,gli amministratori pubblici, le associazioni e i comuni cittadini. Alcune testimonianze dirette e gli echidella cronaca locale e nazionale.

Savona, 17 giugno 2006

IL SECOLO XIX

«Il mio faro gigante?

Un�agopuntura» 23

Il nuovo porto della Margonara.Il celebre architetto ha presentatoil plastico alla città: «Genova vedràle luci della grande torre»Il sindaco Berruti: «Stregati dal progetto diFuksas, sbagliate le posizioni conservatrici»

A molti savonesi stringerà il cuore sco-prire che lo scoglio della Madonnetta èdiventato, nei disegni di MassimilianoFuksas, un puntino minuscolo dentro ladiga del futuro porticciolo. Viene da chie-dersi: lo sa l�architetto più �in� del mo-mento cosa rappresenta quello scoglioper i savonesi? E le baracchette? E glialtri scogli della Margonara?

«Conosco tutto, mi hanno spiegato tut-to, in parte l�ho vissuto sulla pelle nellemie vacanze in Liguria negli anni Sessan-ta - ha replicato Fuksas dopo la presen-tazione del progetto - Credo di aver va-lorizzato e tutelato ogni aspetto, basti direche tutto il progetto è incentrato sul com-pleto ritorno del mare a lambire la co-

sta, cosa che oggi in molti tratti non av-viene. Credetemi: è un progetto anchedi salvaguardia, non violenta l�ambien-te».

Un po� il carisma, un po� la persuasione,alla fine sembravano convinti dalle pa-role del �padre� del Palafiera di Milanoanche i più perplessi. È piaciuto alla pla-tea il suo modo di spiegare e chiarireanche gli aspetti secondari dell�interven-to. Per capirlo bastavano le espressionidi chi usciva dalla sala dell�Unione Indu-striali con l�aria serena e non dello choc.

23. Articolo di Dario Freccero.

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«È confortante che abbia puntato tuttosulla scomparsa dei parcheggi, che cisaranno ma sotto la strada, e sul trionfodel mare», diceva una signora che pocoprima si era autodefinita �contraria�.

L�aspetto delicato resta quello del faroche conterrà alloggi fino a sfiorare il cie-lo (altezza doppia della torre di Bofill).Facile prevedere lo stesso violento di-battito che ha già avvelenato i cantieri di�Crescent� e �Torre di Bofill�. Fuksasperò non si è sottratto, e al dubbio se unfaro gigante sia sostenibile in una cittàgià in ansia per le dimensioni della vec-chia darsena, ha dato una risposta schietta.

«Io rispetto chi dice basta cemento, maipiù cemento ed è contrario ad ogni nuo-vo intervento - ha detto - Però l�obie-zione che gli muovo è questa: non farepiù cemento non migliora la situazionedi degrado delle zone dove il cementoc�è già. Intendo dire: rifiutare questoporticciolo tra Savona e Albissola noncancella, per esempio, la bruttura chesovrasta questo tratto di costa: il gigan-tesco ospedale. Come la mettiamo? Sa-rei d�accordo per le demolizioni, in quelcaso mi andrebbe anche bene tornare auna fase originale di natura selvaggia eboschi in città. Ma visto che è impossi-bile e di demolire non se ne parla mai,tanto vale progettare tutti insieme coseche siano moderne, sensate ed eco-com-patibili. E questo mio progetto del por-to ritengo lo sia».

Sapeva bene l�architetto più �in� del mo-mento che venire a Savona con plastico,disegni ed elaborazioni al computer, si-gnificava uscire dal campo dei �vedre-mo� ed entrare in quello della concre-tezza, della �carta canta�. «Speriamobene», gli è persino scappato entrando

nella sala dell�Unione Industriali scorta-to dalla sua assistente. Abito nero, un mixdi accenti, occhi profondi. Gli è bastatopoco per acclimatarsi, e in pochi minutiha conquistato fiducia e applausi.

Architetto, in città però il clima è già �cal-do�. «Lo immagino, ed è per questo chemi sono preoccupato di venire di per-sona, e portare progetti e plastici perspiegare non solo le forme ma anche isentimenti che le hanno fatte nascere -ha risposto - Non sono aspetti margi-nali perché io so quanto sia importantecomunicare alla gente il proprio pensie-ro».

I colori del faro? «Metallo, vetro everdastro. Cromature fresche, moder-ne». Perché la strana forma? «Perché no?Se hanno chiamato me, volevano qual-cosa di originale. Non è un palazzo, è unfaro, direi un�agopuntura per la città. Uncolpo secco, unico, in verticale. Cemen-to solo qui e tutt�intorno deserto natura-le. Così alto che le luci dell�ultimo pianole vedranno da Genova».

Il neo sindaco di Savona, FedericoBerruti, era in prima fila e poi gli ha stret-to la mano. «Inutile negarlo, è un pro-getto che colpisce, sono stato toccatoanch�io dall�immagine del faro - ha det-to Berruti - bisogna ragionarci, è sba-gliato ergersi su posizioni conservatricidi chi dice sempre �no�. Ripeto: è beneragionarci tutti insieme e discutere, peròmi pare che il progetto sia avveniristico».

Milano, 12 agosto 2006

IL CORRIERE DELLA SERA

Grattacielo sul mare, Fuksas divide

la sinistra 24

Ds disponibili. Botta e risposta tra

24. Articolo di Erika Dellacasa.

Nella pagina precedente, in basso a destra: l�architettoMassimiliano Fuksas durante la presentazione del nuo-vo progetto del porto turistico alla Margonara, presso lasede dell�Unione Industriali di Savona.

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l�assessore del Prc e l�architetto.«Meglio i borghi marinari».«Lasciamoli ai giapponesi»Savona, progetto di un Faro luminosodi 120 metri. Rifondazione si oppone

SAVONA - La Goletta Verde approdaa Savona e contesta il grattacielo lumi-noso di 120 metri, galleggiante sull�ac-qua, al centro di un porticciolo turisticoda 700 posti, firmato da MassimilianoFuksas. Il «Faro», così si chiama il gratta-cielo, sarebbe il terzo nel raggio di po-chi chilometri a Savona: la torre Orseroè in fase di ultimazione e una secondasarà costruita dove un tempo era lo sta-bilimento Italsider, entrambe a firma diRicardo Bofill.

Il Faro di Fuksas è il progetto più impe-gnativo su cui si scontrano i malumoriante-ferragostani. È una struttura in cri-stallo e metallo, «leggerissima» nelle pa-role dell�ideatore, e avvolta da una spi-rale luminosa che la renderà visibile finoa Genova. Cosa quest�ultima che ai savo-nesi piace. Quando il progetto del «Faro»fu presentato in un incontro organizza-to dall�Autorità portuale (che lo sostie-ne), un amministratore comunale com-mentò: «Se dev�essere un faro, che siapiù alto della Lanterna». Mentre per letorri di Bofill la contrattazione tra Co-mune e costruttori è ormai confinata apochi ritocchi, la partita sul Faro di Fu-ksas è aperta.

L�architetto che ama la Riviera di Ponentedove trascorre le vacanze - si è adontatoquando è stato accusato di aver «dise-gnato case per i ricchi» (Fuksas si è di-chiarato in passato a favore diRifondazione). «Costruire il Faro costa1.250 euro a metro quadro - ha detto -A quanto sarà venduto è affare deicostruttori». Ovvero Giovanni Gambar-della e il francese Pierre Noiray. Quantoalle cifre, oscillano dai 7 ai 10 mila euroa metro quadro. Il grattacielo prevede

40 appartamenti, più una parte destinataad albergo.

Mentre i diessini (che hanno varato il pia-no Bofill) sono �aperti� al progetto delFaro, Rifondazione comunista confermail suo no: «È ora di rompere questa lo-gica che abbina ai porticcioli turistici casedi cui il territorio non ha alcun bisogno -dice l�assessore all�Ambiente della Regio-ne Liguria, Franco Zunino - I porticciolifanno da cavallo di troia a un�ediliziaelitaria che non porta ricchezza e creaproblemi».

Il fatto è che il piano regolatore portua-le e anche quello della costa, dei Comu-ni di Savona e Albissola, prevedono siail porticciolo turistico della Margonarache i volumi edificabili. I vecchi progetticon case lungo l�Aurelia erano stati boc-ciati perché avrebbero ostruito la vistadel mare. Fuksas ha radicalmente cam-biato l�approccio al problema: ha con-centrato tutti i volumi edificabili sparsilungo la costa in un�unica costruzioneverticale, il Faro appunto. Quindi lo haaddirittura spostato «in mare» liberandolo waterfront.

L�assessore Zunino confessa la suapredilizione per «progetti che ricordinoi borghi marinari». Fuksas gli ha già ri-sposto dicendo che «sono i giapponesiche si fanno Portofino falso, noi abbia-mo quello vero». L�assessore all�urbani-stica ed ex sindaco di Savona il diessinoCarlo Ruggeri è fra quelli che conside-rano con interesse il progetto. Respingeogni accusa di cementificazione eproliferazione di porticcioli e anticipa:«La Regione dirà no ai porticcioli diAlbenga e di Noli-Spotorno». Quantoal neo-sindaco di Savona, FedericoBerruti esamina le criticità del progetto:l�impatto ambientale, i problemi strut-turali di viabilità, gli equilibri fra investi-mento produttivo («che privilegio») equello residenziale, ma assicura «un giu-

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dizio non ideologico» e soprattutto unprimo parere del Comune entro l�autun-no. Ma il Faro gli piace? «Prima bisognacapire se serve, poi se piace. Però il pro-blema di liberare il fronte mare Fuksasl�ha risolto».

Genova, ottobre 2006

LIGURIA BUSINESS JOURNAL

«Il borgo ligure è da archivio, a

Savona costruisco un paesaggio» 25

Massimiliano Fuksas parla di sé,dell'architettura e di Genova �immobile�

La nuova frontiera dell�urbanistica madein Italy è affidare i progetti, anche quelliapparentemente meno mastodontici allegrandi griffe dell�architettura (soprattut-to di casa nostra). La cosa, non di rado,suscita polemiche perché, se è vero chein genere la griffe entra nel business inmaniera �indolore�, assunta in primabattuta per dare il suo tocco, è anche veroche altre volte ciò avviene in manierabrutale, scalzando precedenti progettistimeno conosciuti (questo accade soprat-tutto quando la proprietà dell�area passadi mano). Non sono pochi quelli chesostengono che ingaggiare un architettodi fama significa solo affidarsi a un abile�veicolo commerciale�. PrendiamoRenzo Piano: di recente è stato chiama-to da Luigi Zunino, patron dell�immo-biliare Risanamento a riprogettare l�exarea Falck di Sesto San Giovanni, zonanord est di Milano. Il progetto diriqualificazione del vecchio insediamen-to industriale da 1,5 milioni di metri qua-dri, cioè 150 ettari di cui 40 destinati averde pubblico è roba da 215 milioni dieuro di valore. Chiamare Piano è statauna scelta astuta e vincente, dicono in

molti, perché uno come lui fa piazzapulita di tutti gli altri concorrenti, poten-do mettere in campo capacità manage-riali e di relazione ad alti livelli che altrinon hanno. Nel caso di Sesto San Gio-vanni, per esempio, l�architetto genove-se ha coinvolto il premio Nobel CarloRubbia, per il quale intende costruire unapposito centro di sperimentazione sul-l�idrogeno.

Altra piccola città, altra grande firma. ASavona, il porto turistico della Margo-nara era stato affidato allo studio geno-vese dell�architetto Olga Gambardella.Poi, a marzo di quest�anno si è preferitochiamare una griffe, l�architettoMassimiliano Fuksas. Romano, 62 anni,studio a Roma e a Parigi, Fuksas ha in-segnato architettura a Parigi e a NewYork, alla prestigiosa Columbia Univer-sity. È stato direttore della sezione archi-tettura alla Biennale di Venezia dal 1998al 2001 e vanta, tra le sue opere signifi-cative la sistemazione del vecchio portodi Nagasaki in Giappone.

Per Savona ha ideato una torre-faro alta120 metri da piazzare in mezzo al mare,sul molo frangiflutti: un�idea che ha sca-tenato polemiche e reazioni.

- Come mai ha pensato a un grattacielo perSavona? «Penso che l�espansione dellecittà debba estendersi in verticale, nonpiù solo in orizzontale. In un�area moltodensa e completamente occupata dalcostruito come è Savona, se vogliamofare qualcosa dobbiamo costruire exnovo mettendo insieme residenziale,commerciale e tutto il resto di cui c�èbisogno. Io penso che Savona abbia bi-sogno di un porto turistico e che questaesigenza possa essere coperta da unosviluppo verticale».

25. Articolo di Franco Canevesio.

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- Perché? «Perché non è più il momentodi ragionare con la logica del borgoligure. Con questa logica, che per essereapplicata necessita di uno sviluppo oriz-zontale, l�Aurelia sarebbe rimasta nasco-sta, il mare non si sarebbe visto. Per que-sto io sposo la logica del grattacielo. Epoi io non faccio architettura, facciopaesaggi, e li faccio parlando chiaro. ASavona, per esempio, ho detto subitoche non è più il momento di nasconde-re»- E cosa bisogna fare invece? «Bisogna farvedere: il porto, il mare ...».

6 dicembre 2006

LA STAMPA

«La Torre di Fuksas

è un simbolo fallico» 26

Savona - Parla il Sottosegretario

Molti lo avevano pensato, ma alla finequalcuno lo ha detto pubblicamente: «Ilgrattacielo di Fuksas? Ricorda il movi-mento di un fallo, simbolo del prome-teismo più esasperato». Lo ha detto ilsottosegretario all�Ambiente LauraMarchetti intervenuta ieri in Provincia aSavona a un convegno sulla salvaguar-dia delle coste organizzato da ItaliaNostra. All�incontro era atteso anche ilgovernatore della Sardegna Renato Soruche però ha inviato un intervento scrit-to. La Marchetti sulla Margonara ha det-to: «Prima che si realizzi è necessario cheil progetto esecutivo passi al vaglio delministero. Il mio impegno è quello divigilare affinchè non si traduca in unadelle tante aggressioni al paesaggio». Èintervenuto anche l�assessore regionaleall�Ambiente Franco Zunino (Rifonda-

zione) che ha ribadito la contrarietà delsuo partito alla torre di Fuksas.

Roma, 7 dicembre 2006

IL CORRIERE DELLA SERA

Fuksas, il faro e le accuse

da sinistra «Simbolo fallico?

Superficiali» 27

Il sottosegretario di Prc: costruzioneviriloide. L�architetto: mi sento tradito.L�ATTACCO «Quella torre è unacostruzione viriloide, come quelle di epocafascista»LA DIFESA «Ma così ho scongiuratol�assurdo progetto di un villaggetto allaDisney»

ROMA - Massimiliano Fuksas è a SanPaolo del Brasile per un seminario pub-blico: «Il mio grattacielo �un fallo, unacostruzione viriloide�? Rispondo così.In un'opera, in un quadro ciascuno vedeciò che vuole, desidera o sa vedere... cioècose, oggetti più o meno gentili o vol-gari. Dipende dalla personalità e dai gu-sti di chi osserva». Fuksas è fatto così,riesce a polemizzare a colpi di bruciantiatrocità ma senza insultare mai. E così, amodo suo, ha spedito una risposta difuoco a Laura Marchetti, sottosegreta-rio all�Ambiente di Rifondazione comu-nista che il 5 dicembre è intervenuta aSavona in un convegno sulla salvaguar-dia delle coste (ne scriveva ieri in primapagina il Secolo XIX). Ha parlato delprogetto Fuksas per il riordino del por-to di Savona, cioè una torre di 120 me-tri già chiamata �il faro� capace di con-tenere 40 appartamenti e un albergo, gal-leggiante sull�acqua e pronta a illuminar-si di notte trasformandosi in un segno

26. Articolo di P.P.

27. Articolo di Paolo Conti.

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visibile a chilometri di distanza: «Quellatorre ricorda il movimento di un fallo,una costruzione viriloide come quelle diepoca fascista, è un simbolo del prome-teismo più esasperato».Bocciatura clamorosa, visto che Fuksasnon ha mai nascosto le sue simpatie siapersonali per Fausto Bertinotti che perl�area di Rifondazione. Per di piùMassimiliano Fuksas è lo stesso architet-to che disertò l�inaugurazione della �sua�Fiera di Milano il 31 marzo 2005 perchéil taglio del nastro sarebbe toccato a Sil-vio Berlusconi («eccessivo odore di ele-zioni»).E infatti Fuksas replica in termini politi-ci, non estetici, alle contestazioni del sot-tosegretario Laura Marchetti: «Quandoqualcuno critica i miei progetti non in-tervengo mai, rinnegherei uno dei valoriper cui mi sono battuto, cioè trasformarel�architettura contemporanea in una partedel panorama e quindi inevitabile oggettodi aperto dibattito. Ma stavolta è diver-so».In che senso, Fuksas? «È diverso perchéquesto giudizio viene da un sottosegre-tario, quindi da un membro del gover-no Prodi. Allora devo pensare che l�at-tuale esecutivo abbia formulato questogiudizio sul progetto. Devo insommaprendere atto che Prodi e il suo gover-no la pensano così. Altra osservazione.Il sottosegretario Marchetti è ancheun�esponente di Rifondazione comuni-sta. Nello stesso modo devo ritenere cheil suo parere coincide con quello del par-tito, del suo segretario e dello stesso Fau-sto Bertinotti, persona che so estrema-mente intelligente». E qui c�è molta, con-sapevole ironia, vista l�antica amicizia chelega l�architetto e urbanista al presidentedella Camera.Ancora: «Io sono abituato a Paesi diver-

si dall�Italia. Sui progetti si pronuncianoi funzionari, se i politici parlano lo fannoa nome dei governi o dei partiti. Nessu-no si alza e dice la sua. Di questa faccen-da, insomma, io faccio una questione diresponsabilità istituzionale». Quindi nien-te fallo? «È uno spillo, uno stilo, un og-getto architettonico che sembra unatromba d�aria». E la questione del fasci-smo? «Mi ricorda le odiose generaliz-zazioni da scuola media di un tempo, ifascisti repressi sul sesso o le comunistedi facili costumi».Ma alla fine Fuksas difende anche il me-rito del progetto: «La mia proposta ser-ve ad abbandonare l'assurdo progettodi costruire un agglomerato sulla costain stile �villaggetto genovese� un po� allaDisney, destinato a impedire la visualesulla costa dalla via Aurelia. Ho ridise-gnato il rapporto tra la costa e l�acqua eun vicino torrente con tutto l�appoggiodei sindaci di Savona e Albissola e dellastessa autorità portuale». Ma l�architettosa che le lodi a Savona sono tante quan-te le critiche e le perplessità. Quella delsottosegretario Marchetti è solo l�ultimain ordine di tempo. E indubbiamente laprima in originalità.

8 dicembre 2006

FORZA ITALIA

Comunicato stampa 28

Forza Italia, come il resto della C.d.L.savonese, non intende esprimere opinioniufficiali sul progetto Margonara-TorreFuksas, finché non sarà stato possibileconoscere direttamente il progetto, le sueragioni, gli obiettivi che esso si pone e laloro condivisibilità sul piano civile e po-litico.

28. A cura del Coordinamento Cittadino di Savona.

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Qualche considerazione di carattere po-litico però già s�impone, nel momentoin cui una signora, sottosegretario delGoverno, oltre ad un certo numero dialtri personaggi - a vario titolo - comin-cia a �sparare a zero� sul progetto, a pre-scindere dalla sua conoscenza dettaglia-ta.

Ora, che il sottosegretario in questioneconsideri l�elemento architettonico do-minante del costruendo porto dellaMargonara un �simbolo fallico� e che,come tale, essa lo disdegni, è argomen-to che attiene alla sfera dei suoi gusti stret-tamente personali, mentre non dovreb-be interessare la conduzione della CosaPubblica.L�idea poi che questo progetto possaessere sottoposto a referendum è asso-lutamente abnorme e pertanto assoluta-mente non condivisibile.Attraverso la procedura del referendumper un tale argomento, non si riuscireb-be mai più a costruire alcuna opera pub-blica, per la semplice ragione che andreb-bero a votare soltanto i contrari.

In ogni caso, la decisione sulle OperePubbliche da realizzare è esattamenteuno dei principali compiti dei PubbliciAmministratori, i quali già rappresenta-no il Popolo che li ha eletti e quindi de-vono saper mostrare la saggezza e la sal-dezza morale ed intellettuale per deci-dere, senza voler ricorrere alla �stampel-la� (storta e fragile, in questo caso) delreferendum.

Talvolta le decisioni possono e devonoessere impopolari, oppure popolari macontrarie ai cosiddetti �poteri forti�, acondizione che chi decide sia all�altezzadel proprio compito e sappia �vedere�ben oltre la convenienza immediata ed

agire veramente nell�interesse collettivo.

Il responsabile della comunicazione

Emilio Barlocco

10 dicembre 2006

LA STAMPA

Margonara prosegue il dibattito 29

Il Wwf si oppone al porto di Fuksas«Meglio usare la Darsena Nuova»

Il neo presidente regionale del WwfMarco Piombo contesta con decisioneil progetto del porto turistico di Fuksase ipotizza anche soluzioni alternative conmeno impatto ambientale.

«Il progetto di Fuksas presenta elevatecriticità. Il Piano della costa punta a per-seguire obiettivi quali la tutela e lavalorizzazione dei tratti di costa emersae sommersa che rivestono valore paesag-gistico, naturalistico ed ambientale; lariorganizzazione e la riqualificazione deitratti costieri urbanizzati; la difesa del li-torale dall�erosione marina ed ilripascimento degli arenili. Il proliferaredi porti e di approdi turistici comeSavona, Varazze, Celle, Finale, Loano,Alassio, Andora determina un�elevatacementificazione della costa con gravi al-terazioni dell�ecosistema. Occorrecontemperare le esigenze di interesse ge-nerale con il pur necessario sviluppo».

Il Wwf presenta anche un�alternativa: «Sipotrebbe riqualificare l�intera penisolacompresa tra la Nuova e la VecchiaDarsena, riprogettando la Darsena Nuo-va come porto turistico. Del resto nuo-va edificazione residenziale sulla costa èimpensabile.

29. Articolo di Redazione.

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13 dicembre 2006

IL SECOLO XIX

Il progetto Fuksas

può essere modificato 30

Lettera al giornale diGianluigi Granero

La discussione sulla realizzazione delporto turistico della Margonara mandaad una riflessione sul modello di svilup-po della città. L�AmministrazioneRuggeri aveva compiuto una scelta net-ta per avviare un nuovo e moderno pro-getto di città policentrica e polifunzionale.Non mancarono errori e limiti ma il pro-getto era chiaro e fu compreso e condi-viso dalla città. Il porto, innovandosi, hacontinuato a svolgere il ruolo di motoredella nostra economia. Quanto fattodoveva essere considerato il punto dipartenza per una nuova progettualitàcapace di coniugare i risultati ottenuti connuovi ambiziosi obiettivi. Richiamo, soloper titoli, alcune delle questioni centrali:una politica industriale per rilanciare unapresenza produttiva di processo indu-striale; una politica culturale, elemento diuna nuova �identità� e fattore di svilup-po economico; un forte �investimento�politico nel rilancio della partecipazione.La decisione di puntare su un�alleanzaelettorale molto vasta rischia ora di ri-portare la sinistra nell�immobilismo. L�alariformista non pare avere la forza di unprogetto e da qui, credo, le fibrillazionidei consiglieri comunali. Gli aspettipersonalistici non possono fare velo alledifficoltà, tutte politiche, che dipendo-no dall�incapacità delle forze politiche difare sintesi. La critica al progetto diFuksas fa leva su questioni che non pos-sono, però, essere eluse. Il rapporto tra

politiche di sviluppo e sostenibilità am-bientale è il tema centrale della politicacontemporanea che non può essere ri-solto nella semplice conservazione! Ilprogetto s�inserisce in un�area fortementeantropizzata. Sarebbe, quindi, opportu-no non discutere in astratto ma conside-rare con maggiore accortezza le lineeprogettuali, magari per modificarle. Ilprogetto si pone come obiettivi: lariqualificazione della costa; un rafforza-mento del �rapporto� con l�acqua; levolumetrie concentrate in un unico ele-mento dal forte valore simbolico edidentitario. Colpisce anche la demoniz-zazione del settore costruzioni. Lacementificazione della costa costituisceun vincolo ad uno sviluppo economicodi qualità, un monito ed un richiamo aduna sicura responsabilità della classe di-rigente di questa provincia. Ciò non to-glie che il settore delle costruzioni sia sta-to, in questi anni di grandissima difficol-tà economica, parte importante del va-lore aggiunto prodotto non solo per lanostra provincia ma per l�intero paese.È quindi necessario un approccio cheprivilegi scelte di trasformazione e qua-lificazione urbana capaci di contribuirealla definizione della nuova identità (efunzioni) di cui la nostra provincia habisogno. Il coraggio di cambiare anchecon forti segni è necessario se vogliamocostruire un futuro di lavoro e non solodi pensioni (quali?) per i nostri figli!

14 dicembre 2006

LA STAMPA

I privati chiedono al Comune di

affrettare i tempi del verdetto 31

Il sindaco Berruti ha deciso di affronta-

30. Presidente della Lega delle Cooperative.31. Articolo di Ermanno Branca.

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re di petto il problema del porto turisti-co della Margonara.

Dopo aver studiato per due o tre mesigli incartamenti, ha informato la giuntadell�avvio di un procedimento che do-vrà portare il Consiglio comunale a pro-nunciarsi sul porto turistico e sul gratta-cielo di Fuksas entro gennaio. A parte ilfatto che il procedimento della PortAuthority era stato avviato nel 1998 edell�approdo si parlava già dal 1990, in-fatti, ora il Comune è sotto pressioneperchè gli imprenditori vogliono saperese devono affidare all�architetto Fuksasl�incarico di redigere un progetto vero eproprio. Le firme internazionali, comeè facile immaginare, costano e nessunoè disposto a pagare la parcella di Fuksasper poi gettare il progetto del porto neldimenticatoio.

Il sindaco è consapevole delle prese diposizione molto variegate all�internodella propria maggioranza: Verdi eRifondazione sono apertamente contra-ri, lo Sdi favorevole al porto ma non algrattacielo e la Margherita come al soli-to darà battaglia. Finora il sindaco nonha fatto nulla per condizionare il giudi-zio della sua coalizione e ora pare inten-zionato ad aprire ancora più il dibattitoin modo che ognuno abbia modo diesprimere le proprie opinioni e di assu-mersi le proprie responsabilità.

Il primo passo da compiere per poteresprimere un giudizio di merito saràquello di acquisire la documentazionedalla Port Authority che dovrà esserefornita ai consiglieri comunali in modoche possa svilupparsi il dibattito in Com-missione. Il Comune deve di fatto pro-nunciarsi su un progetto completamen-te nuovo. Quello vecchio, che prevede-va le casette lungo la costa e che erta sta-

to approvato con numerose prescrizio-ni, è stato abbandonato. La nuova ideapresentata da Fuksas è rivoluzionaria, siaper l�altezza dell�edificio, sia perchè libe-ra gli spazi sulla costa.

Un particolare non di poco conto, infi-ne, è che il grattacielo verrà realizzato suterreno demaniale e quindi gli acquirentidegli appartamenti, del ristorante o del-l�albergo non diventeranno proprietarima solo concessionari per un periodovariabile fra 60 e 99 anni.

20 dicembre 2006

LA STAMPA

Margonara iniziativa

del Sindaco Berruti 32

In giunta il dossier sul progetto FuksasPorticciolo e grattacielo al centrodel dibattito politico

SAVONA. Il sindaco Berruti ha �aper-to ufficialmente le danze� sul porto del-la Margonara consegnando a tutti gli as-sessori la documentazione sul progettoche nelle prossime settimane sarannochiamati a valutare insieme al Consigliocomunale.

Il dossier esaminato ieri mattina dallagiunta è composto da una parte urbani-stica con la completa ricostruzione del-l�iter amministrativo della pratica avvia-ta addirittura nel 1997 dalla PortAuthority e da un cd-rom contenente glielaborati grafici, le cartografie, le simu-lazioni al computer e gli inserimenti nelpaesaggio che l�architetto MassimilianoFuksas ha consegnato nei mesi scorsi allaPort Authority. In seguito la documen-tazione verrà consegnata ai consigliericomunali e sarà forse inserita anche sulsito internet del Comune.

32. Articolo di Redazione.

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Proprio per offrire elementi concreti divalutazione, pubblichiamo l�interodossier del progetto che negli ultimi mesiha calamitato l�attenzione dell�opinionepubblica suscitando un dibattito moltovivace, scandito da polemiche anche al-l�interno della maggioranza di centrosini-stra.

Documento

MASSIMILIANO FUKSAS 33

Il porto turistico si propone di prose-guire la sistemazione del fronte mare trala Vecchia Darsena e il litorale di AlbissolaMarina, prevedendo un riassetto paesisti-co ed un recupero di un�area obiettiva-mente degradata. La proposta confer-ma e precisa le destinazioni d�uso previ-ste nel Piano Regolatore Portuale; in par-ticolare sono state ottimizzate le funzio-ni allo scopo di caratterizzare il portoturistico quale importante spinta pro-pulsiva del territorio, dal punto di vistadell�immagine, dello sviluppo economi-co e dell�integrazione dei servizi allepersone.

L�obiettivo è quello di individuare un mixdi funzioni che rendano il porto turisti-co fortemente legato sia agli abitanti cheai turisti con strutture polifunzionali, talida rendere l�area un punto di forte ri-chiamo. Il complesso di destinazioni halo scopo di amalgamare l�aspetto turi-stico-ricettivo tipico dei porti turisticicon quello di polo ricreativo per la città,con destinazioni d�uso diversificate ingrado di attrarre non solo il territoriosavonese ma anche, in occasioni parti-colari, bacini di influenza più estesi.

Contemporaneamente, proprio perchéil porto mantenga le radici nella tradi-zione del territorio, è stata data partico-lare attenzione al sistema degli Scogli della

Madonnetta, che prevedono un ampiospecchio acqueo di rispetto dove saran-no ospitati natanti di piccola dimensio-ne, tradizionalmente legati alle associa-zioni di pesca e sportive locali. La mac-china propulsiva del porto sarà affidataalle seguenti attività principali.

Posti barca

Il progetto da un lato fornisce una ri-sposta adeguata alle richieste di postibarca medio-piccoli dettati da necessitàlocali, dall�altro prevede un significativonumero di posti barca per yacht (anchedi grandi dimensioni) in grado di soddi-sfare le richieste che emergono dai can-tieri di prestigio presenti sul territorio.Facilitazioni di questo tipo incentivanosviluppo alla produzione dei cantieri edell�indotto relativo con conseguenteaumento dell�occupazione. Inoltre la pre-senza di yacht di grandi dimensioni ri-chiede attività di manutenzione costantenel corso dell�anno e assicura la presen-za di equipaggi nel porto per i periodidi bassa stagione, consentendo di soste-nere anche attività produttive diversifi-cate, già presenti sul territorio.

Polo ludico-ricreativo

L�obiettivo è quello di consentire a citta-dini, turisti giornalieri e non, utenti dellecrociere, di potersi recare al porto perun periodo limitato, anche di un pome-riggio, di una domenica o di poche ore,o al contrario di soggiornarvi per unabreve vacanza. A questo scopo sono in-dividuate diversi tipi di attività.

- Ristorazione con bar e ristoranti diqualità e livello diverso, innovativi otradizionali, per un pasto veloce o perun pranzo di lavoro o di rappresen-tanza.

- Attività culturali con spazi per espo-

33. Estratto dalla relazione dello Studio di fattibilità redatto dall�architetto M. Fuksas (giugno 2006).

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sizioni, sale da musica, sale di incisio-ne e sale prove per attività musciali edi recitazione, ludoteche, biblioteche.

- Attività di wellness-fitness con pi-scine, palestre, centri benessere.

- Attività sportive legate agli sportacquatici, scuole di sport su natanticome vela, surf, canoa, ma anche at-tività sportive da palestra con piccolicampi gioco.

- Attività commerciali con negozispecifici legati al turismo nautico (ab-bigliamento sportivo, particolari perle imbarcazioni, ecc.) e generici pertutti gli altri visitatori del porto. I ne-gozi possono essere punti di venditaesclusivi o collegati a locali già esi-stenti sul territorio.

È in progetto l�esame di qualche attivitàdi interesse più generale in grado di atti-rare un bacino di utenza allargato. In ognicaso è oggi dimostrato che eventi diparticolare pregio culturale (mostre dirilievo, festival musicali e teatrali di pre-gio, ecc.) sono in grado di attirare unnotevole numero di visitatori, special-mente se connessi ad una rete di attivitàculturali e ricreative specifiche del terri-torio, ad una ospitalità di qualità e a pac-chetti di cure di benessere o stage spor-tivi (vela/golf, ecc.).

Albergo

È localizzato nella torre. Il piano terra ei primi piani sono destinati ad attivitàcompletamente aperte al pubblico, men-tre è previsto ai piani superiori il sistemaalberghiero vero e proprio. Si tratta diuna struttura ricettiva di qualità in gradodi ospitare eventi congressuali e dellospettacolo (con spazi interni e all�aperto)e di rispondere ai massimi livelli del turi-smo legato ad attività aziendali e di la-

voro. L�ultimo piano è destinato ad unristorante panoramico aperto al pubbli-co.

27 dicembre 2006

SINISTRA ECOLOGISTA

Comunicato stampa 34

Un tornado luminescente sul mare, de-stinato probabilmente a diventare il sim-bolo della Liguria del XXI secolo.

La Sinistra Ecologista entra nel dibattitosulla Torre dichiarandosi favorevole adun�opera destinata ad annoverare Savonatra le città simbolo dell�architettura mo-derna.

Così come le grandi metropoli del mon-do, la conurbazione costiera ligure ne-cessita di un forte simbolo architettonico.La Torre-faro asimmetrica che svetta al-l�interno del nuovo porto della Margo-nara è un�idea geniale di un grande ar-chitetto italiano, Massimiliano Fuksas, erappresenta una forte occasione di svi-luppo per una Savona lanciata verso unanuova immagine turistica.

La struttura ricettiva prevista ai piani altidella Torre-faro consentirà a Savona diospitare eventi congressuali di livello in-ternazionale all�interno di una corniceunica nel suo genere.

Vero è che quanto abbiamo visto finoad ora è solo una suggestiva molla asim-metrica protesa verso il cielo: sarà abilitàdel progettista realizzare un�opera checonservi la leggerezza e l�unicità di quan-to raffigurato a livello progettuale.

La Direzione della SinistraEcologista di Savona

34. A cura di Alessandro Scarpati.

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31 dicembre 2006

LA STAMPA

Delfino: sono favorevole a Fuksas 35

Dibattito sulla torre della Margonara

SAVONA . Ancora Fuksas. La torre dellaMargonara disegnata dal noto architet-to romano di origine lituana continua afar discutere. Finora tanti pareri contra-ri. Oggi ne ospitiamo uno, autorevole, afavore. A intervenire è l�imprenditoreVincenzo Delfino, candidato sindaco alComune lo scorso maggio.

«Tutti si sentono in dovere di dire la loro:fermiamoci un momento e facciamo unpasso indietro. A Savona oggi mancaterribilmente un tessuto produttivo,aziende che occupino degli operai. Nonc�è più lo spazio per farlo, ma se doma-ni la Fiat o qualunque altra grossa im-presa si presentasse da noi e dicesse: «Vicostruisco uno stabilimento e vi garanti-sco dai 3 ai 5 mila posti di lavoro», checosa faremmo? Probabilmente cerche-remmo in tutti i modi di trovare una po-sizione che permetta la nascita di que-st�industria. Abbiamo invece un porto,Savona è una città portuale, Savona è unacittà marinara, Savona è una città turisti-ca (o almeno dovrebbe esserlo). Ma cer-chiamo di ragionare. Certo i Verdi sononegativi (d�altra parte lo sono per prin-cipio), mi meraviglierei molto se qual-che volta i Verdi dicessero �sì� ad unprogetto industriale, probabilmente co-mincerei a pensare che sia sbagliato com-pletamente. Ma tutti gli altri partiti del-l�estrema sinistra e qualche elemento delcentro (vedi Margherita o simili) si pro-fessano contrari. In base a quele idea?Un po� di cemento in più? Ed è forsebella attualmente la costa che c�è tra Savo-

na ed Albisola, piena di baracche e dirifiuti? È forse bello uno specchio d�ac-qua dove al massimo vanno quattro pe-scatori e che potranno continuare adandarci, e che potranno continuare a svol-gere le loro attività in una posizionesenz�altro più bella e più gradevole? Masiamo seri! Qui si va avanti sulla base dipreconcetti e non di questioni importan-ti».

E ancora: «Tutto si può studiare, tutto sipuò migliorare, non a tutti piace la Tor-re di Fuksas, ma non è questo il proble-ma. Il problema iniziale al quale dob-biamo rispondere come savonesi é: vo-gliamo un porto turistico o no? Per il sìci sono da 3 a 5 mila posti di lavoro, c�èuna notevolissima ricaduta di denaro invia secondaria per tutte quante quelle chesono le spese di coloro che utilizzeran-no questo porto, c�è un�attrattiva turisti-ca notevole sia per la questione sempli-cemente paesaggistica sia per l�utilizzo.Per il no che cosa c�è? Una prateria diposidonia? Un pochino di cemento inpiù? Il fatto che qualche privato riusciràovviamente ad avere degli utili da tuttoquesto? Mi sembrano posizioni dema-gogiche, che non vale la pena neanche diaffrontare? La Torre di Fuskas può pia-cere o non piacere; anche la casa sullacascata di Wright non piacque a moltagente, ma è tutt�ora considerata uno de-gli esempi di scultura moderna più �à lapage�. Perché non può diventarlo laTorre di Fuksas, e diventare di per séun�attrattiva turistica per Savona? Noi diquesto abbiamo bisogno. E� molto dif-ficile, per via della politica dissennatadelle amministrazioni precedenti, trova-re delle zone dove un�industria possaeffettivamente venire a collocarsi per dareposti di lavoro ai savonesi».

35. Articolo di P.P.

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La Madonnetta

dietro le testimonianze uno spaccato di vita e pietà ad Albissola Marinadi Dede Restagno 36

La costruzione della strada a mare traSavona ed Albisola, negli anni trenta, hasacrificato alcuni scogli esistenti tra la focedel Ritano del Termine e l�abitato diAlbisola Marina (lo scoglio di Sant�Anto-nino e altri minori), ma ha risparmiatoper nostra fortuna quello che maggior-mente caratterizza il paesaggio albisolese.

Lo scoglio della Madonnetta, che con-serva ricordi interessanti un arco di oltretre secoli, è riconoscibile in una vedutadegli inizi dei settecento, ove è già sor-montato dalla tipica edicola.

Matteo Vinzoni, autore della veduta, nel�prendere la pianta e la prospettiva� di

Albisola tra il 3 e il 4 dicembre 1722, loannotò, quale infatti si presenta, tra glielementi caratteristici del paesaggio lo-cale, insieme al Castellaro, alle torri e alforte di S. Antonio, alle chiese, alle villeBalbi al Capo, De Mari e Durazzo allamarina.

A quella data l�edicola sullo scoglio con-tava circa settanta anni, essendo stata re-alizzata nel 1653, come si ricava dall�iscri-zione posta alla base del bassorilievo raf-figurante la Madonna:

FRANCESCO DI NICOLA

GROSSI P DEVOTIONE 1653

36. Dede Restagno, archeologa e storica savonese, ha realizzato numerose campagne di scavo e ricer-che nell�ambito ligure e nazionale. È stata presidente della Società savonese di storia patria, del Centro ligureper la storia della ceramica e del Museo della Ceramica Manlio Trucco di Albisola Superiore (fonte http://digilander.libero.it/madonnetta).

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Non si è potuto sinora identificare il per-sonaggio del Nicola Grossi, le ricercheessendo rese difficili dal fatto che nomee cognome sono tra i più diffusi nelleAlbisole.

Proprio sotto il rilievo della Madonna,nello spazio compreso tra la base del-l�edicola e lo scoglio, una lapide moltopiù recente ricorda il restauro attuatoverso la fine dell�Ottocento da un grup-po di albisolesi della Marina guidati daBernardino Gervasio.

Sulla targa marmorea, purtroppo in cat-tivo stato, si legge la seguente iscrizione:

MADONNA ..... DELLO SCOGLIO

RESTAURATA

ADDI� (16) LUGLIO 1897.

B. Gervasio / E. Barile / F. Ferrando /B. Barile / A. Poggi / N. Poggi /

N. Peluffo / G.nni Peluffo / G.ppe Peluffo/ R. G (hi)... / G. Fornari / A. Ratto /

P. Colombo /N. Bonfiglio /A. Pìccone... G. B. / N. Schiappapietra /

P. (B)asso / A. Siri / A. Piccone/G. Agnese / B. Firpo / A. Marazzi

Bernardino Gervasio, nato in AlbisolaMarina nel 1851, era capitano maritti-mo ed aveva iniziato a navigare, comeusava allora, in età molto giovane, persmettere attorno al 1890 e ritirarsi nelsuo paese natale.

Nel periodo in cui navigava, il capitanoGervasio fu dapprima alle dipendenzedell�armatore genovese Cambiaso, cheaveva una sede a Santo Domingo; poine divenne socio e ne sposò la sorellaLuisita. A tale periodo si deve riferirel�episodio di un naufragio, dal quale de-rivò l'offerta di un ex-voto, oggi pur-troppo scomparso, al santuario diSavona.

La lapide del capitano Gervasio non èsoltanto corrosa dal tempo, ma è ancheabrasa a tratti e sforacchiata da scheggee proiettili risalenti all�ultima guerra.L�edicola della Madonnetta fu infatti dan-neggiata durante il conflitto, tanto che,con il ritorno dela pace, dovette esserenuovamente restaurata.

Ciò fu fatto a cura degli uomini cattolicidi Albisola Marina, i quali murarono sullaparte posteriore dell�edicola, quella rivol-ta verso terra, un rilievo in ceramicapolicroma con il busto di San Giuseppeche tiene in braccio il bambino Gesù, inomaggio a uno dei tanti santi protettoridi Albisola. L�opera è firmata �AlbaDocilia Albisola�.

Sulla parte anteriore del monumento, neltimpano sovrastante il rilievo della Ma-donna, fu in quell�occasione incisa la scrit-ta:

1946

UOM. CATT.

ALBISSOLA M.

Nella pagina precedente: veduta dello scoglio dellaMadonnetta e della costa di Albisola.Sotto: l�edicola votiva che sormonta lo scoglio.

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Torri

simboli e orizzonti della verticalitàdi Gabriele Mina 37

37. Gabriele Mina, insegnante, ricercatore e antropologo savonese. Si è occupato principalmente deitemi del tarantismo, del digiuno, della mostruosità. Ha pubblicato diversi libri fra cui: Il morso delladifferenza. Antologia del dibattito sul tarantismo fra il XIV e il XVI secolo (2000) e La tela infinita (2006).

L�attrazione della grande Esposizione mondiale del 1889 a Parigi, trecento metri di ferrobattuto, pare fosse destinata ad essere smantellata dopo un ventennio. Due anniprima nomi prestigiosi dell�intellighenzia parigina, da Dumas a Maupassant, avevanofirmato una indignata protestation contro l�inutile e mostruosa profanazione al buon gu-sto della capitale: quella torre di Babele era vertiginosamente ridicola, simile a una nera egigantesca ciminiera. Non sarebbe stato l�ultimo attacco alla torre voluta da monsieurEiffel, nella quale lo sguardo di Verlaine riconosceva uno scheletro, mentre � inmodo ancor più originale � Léon Bloy vi intravedeva un tragico lampadario. Eiffelrispose sulla stampa ribadendo l�unione estetica fra ingegneria del ferro e bellezzadelle forme, una forza d�insieme che non avrebbe sminuito i monumenti e il decoroparigino. Il capo-progettista insisteva peraltro sullo charme del colossale, un�attrazioneestetica per un fuori-misura che, come le piramidi, supera di per se stesso le regoleordinarie. Vi è anche questo nella storia di un popolare simbolo della Francia e dellacultura europea, con il richiamo quasi irrinunciabile alla torre babelica. Nel raccontobiblico è la costruzione infinita, una ziggurat puntata verso il cielo e destinata adessere abbattuta per la superbia di quella sfida. Uno spazio plurale, babelico: comenel celebre dipinto di Pieter Bruegel della metà del �500, la torre è un insieme diforme affastellate, di stili e lingue, per certi versi è struttura che suggerisce già la suadisgregazione, una intima caducità a dispetto delle sembianze possenti. Non solo,l�esegesi ha posto in luce significati ulteriori a quelli della vanitas umana in sfida conl�Olimpo: la caduta di Babele e lo sviluppo delle lingue interni al disegno divino. Unprogetto comunicativo che muove dall�allargamento simbolico della spirale incarna-ta dalla torre, luogo dialettico fra unione con l�alto e molteplicità degli abitanti dellaterra. La tensione smisurata dell�edificio verso il cielo si rispecchia, o forse si condan-na, nell�ossessione simbolica, alzarsi, crollare. L�axis mundi, ossia il pilastro centrale chenelle mitologie cosmiche unisce le parti del creato, è intimamente connesso ai motividell�ascesa e della caduta: l�albero che affonda le radici nel mondo sotterraneo, l�omphalos,la scala e la croce, tutti i simboli assiali rimandano all�etica e alla spiritualità di unacomunicazione mistica (Babele) e di un itinerario (scala dei).

Sono riflessi simbolici che ci appartengono e che ritroviamo, non è un caso, nelladiscussione sulla pregnanza allegorica della caduta delle Twin Towers, su Ground Zeroe su ciò che dovrebbe o non dovrebbe sostituirlo. Quasi volendo esorcizzare ilcumulo dei corpi e dell�acciaio, il confronto è stato immediatamente istituito conquei 417 metri di assenza, con quella parte cancellata (rovina, ferita, buco nero) da

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colmare con un rito plastico di memoria, elaborazione architettonica del lutto. Leproposte per il nuovo World Trade Center sono state migliaia: non potevano cherelazionarsi con i resti o il vuoto. Dunque scheletri di vetro sopra i monconi, maceriefra i sostegni, fosse riempite d�acqua profonde 911 piedi, edifici traforati o conforme significanti, drammatizzate; i resti delle torri museificati in un rimando sim-bolico all�orrore della caduta e all�urgenza di rinascita. Il progetto vincitore è firmatoda Daniel Libeskind, già autore di un�altra potente allegoria della memoria, il Museoebraico di Berlino. Si è molto parlato sullo snaturamento del disegno iniziale dopogli interventi dell�esecutore David Childs e le pressioni del concessionario, il magnateLarry Silverstein: ingenuità o ipocrisia di chi dimentica o vuole dimenticare che im-prese di questo tipo sono fin dagli esordi interne a una logica di sfruttamento immo-biliare e finanziario. L�architetto ha immaginato cinque alte strutture a corona delvuoto, un giardino-memoriale (il progetto è ancora da assegnare), e una sesta torre �la Freedom Tower � lanciata alla quota di 1776 piedi (541 metri), l�anno della dichiara-zione d�indipendenza. Resta visibile parte del muro superstite; la luce del sole ogni 11settembre � proprio nelle ore dello schianto dei due aerei - illuminerà lo spazio. Innumerose interviste Libeskind, americano emigrato dalla Polonia, ha insistito suicontenuti simbolici del progetto, ricollegando fra l�altro la nuova guglia alla portadell�America, la Statua della Libertà. Alta 93 metri, la figura femminile alza la fiaccolademocratica e stringe in mano il libro su cui è incisa la data del 4 luglio 1776: lascultura era stata donata dalla Francia nel 1876 per onorare il centenario della libertà(non tutti sanno che la struttura metallica interna fu studiata dalla società dell�ingegne-re Eiffel). Davvero prevedibile appare allora la critica di un eccesso simbolico per deisegni � scultura, grattacielo � chiamati esplicitamente a �significare�, a rappresentarestoria ed etiche: le proposte alternative (replicare perfettamente le torri, lasciare ilvuoto, optare per torri virtuali, elevare il nero monolite di 2001 Odissea nello spazio diKubrick) non sfuggono, né potrebbero farlo, al medesimo meccanismo. Perché letorri, la torre esiste già, vive nell�immaginario simbolico replicato dalla riproducibilitàvisiva: l�insegnamento, per restare nelle passeggiate parigine, di Walter Benjamin e diRoland Barthes. Sono ad esempio gli operai sospesi su ponteggi inarrivabili, la sago-ma di Woody Allen fra gli edifici di Manhattan, gl�inferni di cristallo e le traiettorie diSpider-man: sappiamo come dopo l�attentato il cinema fu costretto ad optare divolta in volta se cancellare o suggerire i profili delle due torri. Nello stesso modoaccade in ogni fotografia, in ogni poster che rilancia quel riflesso identificativo, �c�eranoancora/non c�erano più�. I mediocri sofismi di pensatori alla Jean Baudrillard � lagrandiosa opera d�arte del terrorismo anticapitalista non sarebbe stata completa seavesse abbattuto una sola torre, invece della copia gemella e autoreferenziale � ciconsegnano un solo stimolo utile: il valore del simulacro. La skyline, l�indimenticabilepanorama aereo di New York, si presenta come un infinito percorso di mitinovecenteschi, di simulacri (è notevole in questo senso che Libeskind abbia preferitoall�integrità della linea del cielo americana un dialogo teatrale con le fondamenta, in unmovimento tra il basso e l�alto).

Il tramonto del grattacielo, è stato scritto, è il tramonto di un�epoca: è il simbolosfrontato del potere, Babele del capitale che si accomuna ai simboli del potere mili-tare e politico, Pentagono e Casa Bianca. Lettura approssimativa, se già King Kong,la forza selvaggia e proletaria che spezza le catene, scalava con la bella in manol�Empire State Building attaccato dai militari (uomini). Il film, del 1933, esce ad appena

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due anni dall�inaugurazione dell�edificio dei record. Ma è una storia ancora più am-pia, come ben evidenzia Francesco Dragosei nel saggio sull�immaginarionordamericano Lo squalo e il grattacielo: dietro s�indovina la casa costruita dai colonicon forti mattoni e valori anglicani, opposta all�assedio esterno, un fortino chiusocontro gli indiani e il soffio del lupo. Sono spazi che mostrano continuamente ifantasmi storicamente accumulati, i quali costituiscono parte integrante della loromitologia. Gli autori della lettera contro la torre Eiffel parlavano di quella sagomanera come di un sogno inquietante. Qualche anno più tardi, il 1900 si apriva conun�altra esposizione fantasmatica, la pubblicazione de L�interpretazione dei sogni di Freudche avrebbe gioco forza costretto a leggere dietro significati e forme la girandoladelle rimozioni e del desiderio sessuale. Un�architettura organica, una scala corporea:�Gradini, scale a pioli, scale, o anche scendere e salire scale, rappresentano l�attosessuale. Pareti lisce sulle quali il sognatore si arrampica, facciate di case, dalle qualiegli scende, spesso con grande angoscia, corrispondono a corpi umani eretti� �. Peraltri autori e correnti l�archetipo verticale è proprio della conquista dell�homo erectus o,biologicamente, derivato dal movimento del fallo. La torre falliforme e il fallocentrismoarchitettonico riscuotono una loro fortuna critica, tuttavia non andrà dimenticato chela turris eburnea è attributo della Vergine, centro di mediazione e contatto con il sacro.Allo stesso modo l�ascensione, oltre ad affermazione prometeica della tecnica e del-l�aggressività maschile, è anche la progressiva purificazione che procede per tappeiniziatiche: i gradini e le scale di luce � citazione obbligata � della Commedia dantesca.Ancora, in una messe di riflessi simbolici che inevitabilmente ricade sull�oggi, la reto-rica cortese che vuole la torre-donna assediata dal cavaliere armato, una tenzoneerotica tesa a superare le difese e approdare in giardini di delizie. Il piano esteticocontemporaneo, nonostante sbandierate autonomie, affonda in linguaggi storici edetica scolastica, con una peculiare predilezione per la costruzione e il governo del

Sotto: La torre di Babele (1563), dipinto di PieterBruegel il Vecchio, Kunsthistorisches Museum - Vienna.

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corpo e del territorio. Così, se le mura e le torri di forti e palazzi fungevano da difesae controllo dello spazio circostante, configurando una potestà sui �sottomessi�, latorre moderna � lo skyscraper � è simbolo di concentrazione comunicativa per eccel-lenza, direzione pubblicitaria. Le forme di conseguenza si reinventano, ammiccano,si propongono come segni riconoscibili, marchi: una sorta di funzionalismo simbolico.Negli anni �50 Frank Lloyd Wright giocava con i numeri � un grattacielo di un miglio,lo One-Mile-High di Chicago; per le torri gemelle malaysiane, le Petronas TwinTowers (del 1997, più di 450 metri), César Pelli riprendeva motivi geometrici dellatradizione islamica, i quadrati nel cerchio a formare la stella a otto punte. Numeri elinee che si slanciano nel cielo, mimando i segni di osservatori e tombe antiche,ziggurat e piramidi (per facilitare un confronto: la piramide di Cheope non supera i150 metri di altezza). Oggi è l�icona a dominare, come si vede nei curiosi modellini,quasi giochi per l�infanzia, che sfilano nelle mostre e nelle biennali dedicate a questealte vette, al MoMa, a Londra (Sky High) come a Milano, spesso in concomitanzacon il grande concorso internazionale o le varianti urbanistiche concordate in frettacon i vari potentati. Non stupirà, dopo le premesse fatte, il dispiegamento simbolicointorno al segno: torri già fatte o da fare, virtuali, scolpite, in 3-D, pubblicate sulgiornale, ritirate, trasformate in vignetta, opposte ai piccoli monumenti locali, e cosìvia. Sono classiche strategie di comunicazione che diffondono una forma caratteri-stica e si nutrono della similitudine, del gioco al riconoscimento: �ricorda�, sem-bra��. Pertanto a Barcellona, spazio primo per l�esplorazione architettonica speciedopo le manovre imprenditoriali successive alle Olimpiadi del �92, il geyser, la sup-posta, il fallo, il vibratore sono stati il termine di paragone per la stupefacente TorreAgbar di Jean Novel, costruita vicino alla Sagrada Familia dalla potente Aguas deBarcelona, con le sue lastre di cristallo in continuo mutamento cromatico. Alla SwissRe Tower londinese di Norman Foster, battezzata erotico cetriolo, si opporrà lascheggia di vetro piramidale ideata da Renzo Piano, gli oltre 300 metri della LondonBridge Tower. E poi le spirali aeree di Calatrava, rossetti, vele, fili d�erba, frecce,tubi�

L�altezza, per quanto possa apparire strano, non è un problema rilevante: si ipotizzadi poter arrivare al chilometro di altezza � questione di investimenti prima ancorache di statica. Ne La Tour Eiffel Dino Buzzati immaginava gli operai lavorare segre-tamente a un progetto esoterico: non i trecento metri annunciati, una mera copertu-ra, ma una torre infinta oltre le nuvole. Quella struttura superiore viene però condan-nata ad essere distrutta, si smonta il sogno di pochi a favore della verità di tutti, latorre Eiffel come la conosciamo, mentre la vita dei lavoratori � conclude il racconto� si è consumata nell�ennesima frustrazione babelica. La suggestione di uno spazioprivato ed iniziatico è particolarmente utile, nelle rotte geografiche intraprese daigrattacieli. La storia inizia con la ricostruzione di Chicago dopo il grande incendiodel 1871, con Louis Sullivan e la sua scuola a suggellare il patto fra la scienza deinuovi materiali affermati con la seconda rivoluzione industriale, l�impresa, le societàimmobiliari, non ultima l�invenzione del signor Elisha Otis, l�ascensore moderno. Diqui all�impresa di urbanizzazione verticale per antonomasia: New York. Prima edopo il crollo di Wall Street del 1929 salgono a Manhattan le celebri figure � l�Em-pire, il Chrysler, il Rockfeller Centre� � frutto di una collaudata catena di montag-gio e di un capillare sfruttamento economico della lottizzazione. Quindi in tuttol�Occidente, in una rincorsa a quote (altezze e rendite) sempre più alte: il building è

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sostituito dalle forme evolute e persuasive impiantate a Kuala Lampur, Shangai,Dubai, in Cina, le nuovi torri volute dai dittatori orientali, emiri, multinazionali. Sognidi pochi, per l�appunto, volutamente improntate all�estetica non di rado kitsch dellusso. Appare sintomatico allora che, proprio nel momento in cui si criticano lesimbologie plastiche della speculazione finanziaria, nel momento in cui si discute deltramonto dei grattacieli e della necessaria ridefinizione della tipologia verticale (è laposizione, fra gli altri, di Rem Koolhaas), si adottino due caratteristiche strategie dellinguaggio simbolico. Da un lato il superamento dei vincoli terreni e del confrontonel nome, come detto, di un�estetica dell�elevazione, il simbolo puro e trasparente,quasi metafisico, svuotato dai fantasmi e dalle necessità della storia: l�arte del simbolo.Dall�altro, la costruzione morale: il simbolo diventa involucro dell�etica della salute,della compatibilità ambientale, dell�integrazione con gli altri. I nuovi grandi edificiambiscono a risolversi in un proprio bioclima, sfruttando audacemente le energie, indialogo con il sole e il vento, nascondono nel sottosuolo arterie stradali e metropo-litane per circondarsi in superficie di sentieri erbosi: il green skyscraper come organismovivo ed autonomo, eco- (oikos, la casa, lo spazio) -nomia dell�eco-logico. Argomentocaro alla politica e alla retorica delle odierne torri: costruire in verticale per risolverei problemi dell�urbanizzazione e della concentrazione demografica, liberando nelmedesimo tempo spazi vitali, la piazza, il parco. Tre milioni di abitanti dell�aria,teorizzava Le Corbusier negli anni �20, con percorsi pedonali e natura addomesticatafra i piloni e le unità abitative: al glorioso architetto francese, che amava lamentarel�insufficienza verticale dei grattacieli, oggi non sfuggirebbe la manipolazione delsimbolo che vuole connaturare la sfida verso l�alto. Si tratta, con evidenza, dell�enne-sima tappa dell�immaginario urbano in cui proiettiamo politiche e strutture sociali,dalla Metropolis alienata di Fritz Lang (con i suoi continui richiami alla torre babilonese)agli edifici oscuri della fantascienza dickiana al giardino, altro spazio simbolico pereccellenza: non più l�oltraggio babelico ma il giardino pensile di Babele � una delleantiche sette meraviglie � all�ombra illuminata della ziggurat.

Occorre continuare ad interrogarsi criticamente non sull�essenza stessa del simbolo,sulla semiotica che presiede a tale misterioso rimando, sempre sospeso fra la relazio-ne convenzionale e l�icona immaginaria. Bisogna piuttosto confrontarsi sulla tecnicadel simbolo e del mito, ossia sull�utilizzo mirato del fantasma; opporre all�evocazio-ne � epifania � di una potenza che si vorrebbe extra-storica una visione liberale piena-mente inserita nella storia. È la storia che oppone il simbolismo tradizionalista diRené Guénon o Mircea Eliade, o per certi versi dell�architetto Albert Speer, favoritodi Hitler, o degli urbanisti di Pyongyang, Corea del nord, alla coscienza e alla com-prensione umanistica. L�attraversamento dei simboli diviene quindi un attraversamentodialogico del vuoto, di una traccia successiva alla ferita non da sacralizzare ma dacontrattare insieme: una torre ricollocata nel tessuto delle complessità urbanistiche,non simulacro totalizzante, replica o manifestazione di potenza. Nell�agosto 1974,sopra un cavo sospeso a 412 m di altezza fra le Twin Towers di Minoru Yamaskinon ancora inaugurate, posava il suo piede un altro scultore del cielo, Philippe Petit.Avrebbe eseguito otto volte, ricercando l�equilibrio, il tragitto fra i due grattacieli,incantando e inquietando Manhattan. Petit è un�eccentrica figura di funamboloautodidatta e clandestino: in giro per il mondo ha attraversato i vuoti fra le architettu-re, collezionando fra l�altro innumerevoli arresti. Il suo è uno studio puntuale fatto diappostamenti e misure, analizza venti, strutture, valuta la tensione dei cavi, costruisce

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plastici. Da ultimo cammina sul filo, confrontandosi con le paure: simbolo teatrale diun percorso orizzontale � non un�ascesa � capace di iscrivere un segno, per nullaeffimero. I passi di Petit distesi su quello che sarebbe diventato Ground Zero appa-iono oggi qualcosa di più di un semplice omaggio. 39

38. Foto di Jean Louis Blodeau e Jean-François Hecklel (Fonte http://www.illusiongenius.com).

39. RiferimentiLa bibliografia sui grattacieli e, più in generale, sul simbolismo architettonico, è naturalmente moltoestesa e si è fra l�altro arricchita con le diverse mostre internazionali. Limitandosi ai soli testi in italiano,vanno ricordati due rilevanti contributi curati da Antonio Terranova: Grattacieli, Vercelli, White Star,2003 e Scolpire i cieli. Scritti sui grattacieli moderni e contemporanei, Roma, Officina, 2006. La storia davveroemblematica dell�Empire State Building, preziosa anche per cogliere le modalità di lavoro proprie delcantiere-grattacielo, è ricostruita da Carol Willis (a cura di), Empire State Building. 21 mesi per costruire ilgrattacielo più alto del mondo, Milano, Electa, 2004. Sulle metafore dell�11 settembre si confrontinoFrancesco Dragosei, Lo squalo e il grattacielo. Miti e fantasmi dell�immaginario americano, Bologna, il Mulino,2002 e il dibattito fra Jean Baudrillard e Edgar Morin in La violenza del globale. La situazione dopo l�11settembre, Como, Ibis, 2004. L�indagine sui temi del simbolo, almeno da Cassirer in poi, occupa grandeparte della riflessione estetica contemporanea, nonché il dominio dell�iconologia. Più d�infinite rassegnebibliografiche, limitiamo qui lo sguardo a tre percorsi davvero diversi ma esemplari nel loro approccio:le letture iniziatiche di René Guénon degli anni �30 e �40, culminate nei Simboli della Scienza sacra (piùvolte ristampato da Adelphi), la lezione magistrale di Ernst Gombrich (cfr. le pregevoli edizioni dellaPhaidon), la ricerca umanistica di Károly Kerényi (si veda Miti e misteri, Torino, Bollati Boringhieri,2000).Infine: la citazione da L�interpretazione dei sogni è tratta dalle Opere 1886-1905, Roma, Newton &Compton, 2002; il racconto di Buzzati appartiene alla raccolta La boutique del mistero (negli OscarMondadori); Philippe Petit racconta i suoi percorsi simbolici in Toccare le nuvole. Fra le Twin Towers, i mieiricordi di funambolo, Milano, Ponte alle Grazie, 2003.

Sotto: Philippe Petit cammina sul filo teso tra le TwinTowers a New York (1974). 38

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Il porto e la città

il protocollo d�intesa tra Comune di Savona e Autorità Portuale per lo sviluppourbanistico e infrastrutturale del fronte mare

Nel settembre del 2006 è stato firmato dal Sindaco di Savona Federico Berruti e dal Presidentedell�Autorità Portuale Cristoforo Canavese, il Protocollo d�intesa per lo sviluppo del fronte mareportuale tra Comune di Savona ed Autorità Portuale. L�accordo, sottoscritto alla presenza del-l�Assessore della Regione Liguria Carlo Ruggeri e del Vicepresidente della Provincia di SavonaLorena Rambaudi, è finalizzato a definire gli indirizzi degli enti firmatari per quanto riguarda ilfuturo assetto delle aree sottostanti alla Fortezza del Priamar, della viabilità di accesso al porto, deinuovi parcheggi nell�area attorno alla Vecchia Darsena, delle aeree Miramare e del porto turisticodella Margonara. Viene riportato il documento.

PROTOCOLLO DI INTESA

PER LO SVILUPPO DEL FRONTE MARE PORTUALE

TRA COMUNE DI SAVONA ED AUTORITÀ PORTUALE DI SAVONA

Premesso che

a) le attività portuali costituiscono elemento di fondamentale importanza del

sistema economico savonese e volano per lo sviluppo dell�intero comprensorio;

b) il fronte mare urbano presenta valenza essenziale sia per la qualità della vita dei

residenti sia per le prospettive di sviluppo economico nel settore del turismo

e del tempo libero;

c) l�amministrazione comunale di Savona e l�Autorità Portuale intendono prose-

guire lungo il percorso avviato negli anni passati, condividendo le scelte di

programmazione ad esse spettanti e contemperando le esigenze strettamente

portuali con quelle urbane;

d) in tale contesto il Comune di Savona e l�Autorità Portuale ribadiscono la

necessità di una stretta collaborazione in relazione a tutte le problematiche

connesse con il fronte mare e, comunque, a tutti gli aspetti che presentino

implicazioni che incidano sui reciproci ambiti di competenza;

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Sotto: La Vecchia Darsena, disegno a china di Anto-nio Agostani. 40

40. Antonio Agostani, pittore (Savona, 1897-1977).

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e) conseguentemente, il Comune di Savona e l�Autorità Portuale ritengono op-

portuno sottoscrivere un protocollo che rafforzi tale collaborazione, definen-

done criteri generali ed un primo insieme di elementi specifici;

f) tale protocollo è finalizzato a definire, oltre che criteri metodologici di coope-

razione, gli indirizzi per affrontare un primo insieme di questioni, relative a:

- recupero urbano delle zone a mare antistanti al Priamar;

- viabilità di accesso al porto e sviluppo della zona della Vecchia Darse-

na, con particolare attenzione al problema dei parcheggi;

- ottimizzazione dell�assetto delle aree risultanti dalle dismissione delle

funivie a Miramare, con equilibrata attenzione sia al potenziamento del

sistema produttivo sia alla qualità urbana;

- avvio degli opportuni approfondimenti sul porto turistico della Margo-

nara;

in relazione ai principi espressi in premessa, Comune ed Autorità Portuale

convengono quanto segue.

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Articolo 1 - Principi generali

Le parti riconfermano l�adesione alle strategie di sviluppo dei traffici di merci epasseggeri del porto nonché delle attività industriali ed artigianali ad esso associate (inparticolare della cantieristica), così come sono contenute nel Piano Regolatore Por-tuale vigente ai sensi di Legge.

Le parti convengono che, ferma restando l�applicazione delle norme di Piano

Regolatore Portuale , per quanto riguarda la compartecipazione ai processi decisio-

nali, si attueranno fasi preliminari di confronto e consultazione informale prima di

affrontare, nelle sedi ufficiali, qualsiasi questione di interesse comune.

Le Parti si impegnano ad assicurare la massima rapidità dei procedimenti ammini-

strativi di propria competenza per dare attuazione a quanto concertato.

Articolo 2 - Piazzale a mare del Priamar

Richiamato che il Piano Regolatore Portuale prevede l�utilizzo ad usi urbani del Piaz-

zale a mare del Priamar, le Parti convengono di fissare termini e modalità per l�attua-

zione di tale indirizzo di Piano.

L�utilizzo urbano di tale piazzale avverrà previa realizzazione di una piastra, per tutta

la sua estensione, ad una quota di circa sei metri sopra l�attuale piano di campagna,

restando disponibile ad esclusivi usi urbani la parte sovrastante le piastra, mentre

rimarrà destinata ad attività portuali la parte sottostante.

Al fine della copertura dei costi di tale piastra da parte dell�Autorità Portuale, la

realizzazione della stessa verrà inserita nella programmazione finanziaria dell�Autorità

Portuale (Piano Operativo triennale) e le sue modalità costruttive saranno concorda-

te tra le Parti, in modo da renderla idonea, in particolare dal punto di vista strutturale,

agli utilizzi previsti dal Comune per la parte sovrastante. L�Autorità Portuale avvierà

il processo tecnico-amministrativo agli inizi del 2007, con la prospettiva di ultimare

la realizzazione dell�intervento in un arco di due - quattro anni; il Comune elaborerà,

nel primo semestre del 2007, una ipotesi di utilizzo, in particolare finalizzata a defini-

re i criteri di realizzazione della piastra di cui sopra, con la finalità di pervenire ad una

progettazione completa nel corso dell�anno. Con la realizzazione di tale piastra sarà

percorribile la passeggiata completa intorno al Priamar, la quale, se possibile (in

particolare in relazione alla normativa di security), verrà anticipata mediante un�opera

di natura provvisoria.

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Le Parti riconfermano la previsione di Piano Regolatore Portuale relativa alla desti-

nazione a funzione urbana dell�area oggi occupata dalla residua parte di capannone,

che verrà demolita, al momento del completamento della realizzazione delle nuove

aree del bacino Alti Fondali; esse convengono di avviare, nel 2007, una valutazione

specifica su tale questione, in relazione a modalità e tempi, tenendo conto dell�obiet-

tivo dell�amministrazione comunale di anticipare il più possibile tale ulteriore fase, nel

rispetto delle prioritarie esigenze di spazi per le attività commerciali portuali.

Articolo 3 - Viabilità di accesso al porto

Si conviene sull�esigenza che i lavori di realizzazione della nuova viabilità di accesso al

porto assicurino il proseguimento dell�esistente passeggiata di Corso Mazzini fino

alle aree urbane pubbliche del �Crescent�, di cui è già previsto il collegamento con la

Vecchia Darsena. L�Autorità Portuale modificherà, conseguentemente, in tal senso, il

progetto e l�appalto della nuova viabilità.

Le parti convengono sulla necessità di affrontare in modo prioritario i fabbisogni di

parcheggi pubblici nella fase di cantiere della nuova viabilità. A tal fine convengono

che, prima dell�inizio dei lavori nella zona della rotonda di Corso Mazzini, con con-

seguente interessamento dell�esistente parcheggio di ATA sotto il Priamar, l�Autorità

Portuale renderà disponibile l�arca di �parcheggio provvisorio� prevista nelle aree ex

Italsider dal progetto stradale dell�Autorità Portuale, che resterà disponibile ed acces-

sibile per tutta la residua durata del cantiere stradale.

Sempre al fine di non ridurre i parcheggi disponibili, il Comune conviene di limitare

i lavori dell�appalto in corso sulla Calata all�allargamento del marciapiede, alla posa in

opera del verde ed alla realizzazione dei gradoni e degli scivoli, stralciando gli inter-

venti relativi alla pavimentazione della Calata, limitando di conseguenza l�area di can-

tiere in modo da mantenere i parcheggi. Tali interventi saranno realizzati successiva-

mente, ad onere dell�Autorità Portuale, sulla base di un progetto concordato tra

Autorità Portuale e Comune, che si integri nel sistema urbano-portuale risultante

dopo i lavori di nuova costruzione attualmente in corso e che potrà essere valutato

come un tutt�uno da piazza Rebagliati alla Torretta.

Articolo 4 - Parcheggi in area Darsena

Le parti convengono che i nuovi sviluppi del fronte mare richiedono una disponibi-

lità di parcheggi pubblici nelle zone della Vecchia Darsena, fondamentali per la

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In basso: Il porto di Savona, dipinto a olio su tela diRaffaele Collina. 41

41. Raffaele Collina, pittore e ceramista (Faenza, 1899 - Campoligure 1968). Immagine tratta dal librodi poesie Raffaele Collina, Segni dell�inconscio (1976), Sabatelli Editore - Savona.

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valorizzazione delle attività commerciali e turistiche nell�area e per la corretta gestione

urbana della stessa. Le parti si riservano di quantificare il fabbisogno minimo di

parcheggi pubblici nella zona in un quadro di insieme che tenga conto dell�attuazione

degli SUA ivi vigenti e si impegnano a collaborare, nell�ambito delle reciproche com-

petenze, per assicurare il raggiungimento dell�obiettivo da definire in vista della defi-

nitiva sistemazione della stessa zona.

Articolo 5 - Area Miramare

Pur dando atto delle esigenze di sviluppo della cantieristica per la nautica da diporto

nella zona ex Funivie a Miramare, come prevista dal Piano Regolatore Portuale, le

Parti convengono sull�esigenza di integrare tale area in un quadro di sviluppo urbano

di qualità; con l�esigenza di rendere tali aree anche disponibili; in parte, per uso urba-

no, assicurando che gli insediamenti produttivi non presentino impatti architettonici e

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paesistici in contrasto con un quadro di sviluppo urbano di qualità.

A tal fine, le Parti si impegnano a sviluppare, in stretta collaborazione, una appro-

priata progettazione integrata. In particolare, tale progettazione sarà orientata per

uno sfruttamento a due livelli dell�area, riservando la quota mare ad attività di

cantieristica da diporto (da prevedersi secondo indirizzi prevalenti dell�Autorità Por-

tuale) e la quota Aurelia a sviluppo urbano (da prevedersi secondo indirizzi prevalen-

ti del Comune); tale progettazione terrà nel debito conto le esigenze di parcheggi.

Articolo 6 - Porto turistico della Margonara

Comune di Savona e Autorità Portuale riprenderanno il confronto sulla realizzazione

del porto turistico della Margonara, nel rispetto delle osservazioni formulate nel

Decreto di approvazione del Piano Regolatore Portuale (che ha recepito le osserva-

zioni dei Comuni), acquisendo gli elementi per una appropriata valutazione, con

particolare attenzione agli aspetti di carattere economico, occupazionale, urbanistico

ed ambientale.

Sotto: Porto di Savona, acquerello di GuglielmoBozzano, 42 (particolare).

42. Guglielmo Bozzano, pittore e ceramista (Varazze, 1913 - 1999). Immagine tratta dal catalogo dellamostra Bozzano tra arte e cultura, a cura di Vanna Giorgis e Massimo Trogu, 3-25 luglio 1993, stampatoda Grafiche Giors - Albisola Superiore.

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43.

44.

45.

46.

47.

53

Articolo 7 - Ulteriori sviluppi

I contenuti del presente protocollo d�intesa sono parte di una più ampia prospettiva

di valorizzazione e promozione turistica di Savona, per la quale il Comune, in accor-

do con l�Autorità Portuale, promuoverà un lavoro congiunto con Regione e Provin-

cia. In tale quadro l�Autorità Portuale continuerà ad assicurare la piena collaborazio-

ne, anche per lo sfruttamento delle possibili sinergie con l�attività crocieristica.

Il Sindaco di Savona

Il Presidente dell’Autorità Portuale di Savona

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De l�architecture sauvage

il giardino di casa Jorn ad Albissola Marinadi Guy Ernest Debord 48

In zona Bruciati, ad Albissola Marina, fra il verde e le villette della recente espansione edilizia, sinascondono la casa e il giardino �inventati� e �interventati� da Asger Jorn fin dal 1957, quandocominciò a sgombrare dai rovi una casa decrepita, già breve dimora di Giuliano della Rovere. In pocopiù di un un decennio, sulla collina albissolese, l�artista e attivista danese creò un paesaggio anarchicoe al tempo stesso unitario, costituito dalla natura, dall�architettura rurale e dalla sua arte, come asuggellare l�intimo legame stabilito con la riviera ligure di ponente. Al Comune di Albissola Marina,che gli aveva conferito la cittadinanza onoraria nel 1960, Jorn lasciò in donazione la casa, il suoprezioso giardino e tutte le opere d�arte in essi contenute. Nel 1974, a un anno dalla mortedell�artista, usciva per le edizioni d�arte Fratelli Pozzo di Torino il bel libro fotografico Jorn. Legiardin d�Albisola, in cui compariva questo caratteristico scritto di Guy Debord. Il testo è statoriproposto, fra gli altri, in Franco Tiglio (a cura di), Jorn e Albisola. Dalla ceramica allascultura, Savona, Sabatelli, 1988 e Asger Jorn, La comunità prodiga. Critica della politi-ca economica e altri scritti, Civitella Val di Chiana (AR), Zona, 2000. Alla traduzione diGabriele Mina sono affiancate brevi note esplicative.

DELL�ARCH ITETTURA SELVAGGIA

Si sa che i situazionisti, per cominciare, volevano per lo meno costruire delle città, unambiente in accordo con l�illimitato spiegamento delle passioni nuove. Tuttavia nonera cosa facile; cosicché ci siamo trovati costretti a fare molto più. Lungo questocammino diversi progetti parziali hanno dovuto essere abbandonati, una larga quan-tità delle nostre eccellenti capacità non è stata impiegata, come capita, quanto piùfortemente e tristemente, per centinaia di milioni di nostri contemporanei.

Ora Asger Jorn, su una collina della costa ligure, ha modificato un poco certe vecchiecase, costruendo un giardino che le raccoglie insieme. Quale pacifico commentoparrebbe il più adatto? Siamo diventati famosi, ci dicono. Ma l�epoca che non haancora la consapevolezza di tutte le proprie capacità, è altrettanto lontana dal ricono-scere tutte le nostre. Asger Jorn ha fatto tanto un po� ovunque, tanto che la più partenon sa che è stato un situazionista più di chiunque altro, lui, l�eretico permanente di unmovimento che non può ammettere ortodossia. Nessuno ha contribuito quanto

48. Guy Ernest Debord (1931 - 1994), scrittore, regista e filosofo, francese. All�età di diciotto anniscopre il surrealismo e le avanguardie artistiche e letterarie e si unisce al gruppo di Isidore Isou. Nel 1952Debord dà vita all�Internazionale Lettrista e 1957 partecipa alla fondazione dell�Internazionale Situazionista,che unisce una serie di movimenti artistici europei in una critica radicale della società capitalistica edell�industria culturale. Gli strumenti che individua per superare l�arte borghese sono quelli dellapsicogeografia, dell�urbanismo unitario e del détournement. Nel 1967 scrive il suo saggio più celebre, La societàdello spettacolo, che denuncia profeticamente il processo di trasformazione dei lavoratori in consumatorioperato dal capitale. Muore suicida.

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55In basso: Vizio geologico dipinto a olio su tela diAnsger Jorn (1969). 49

Jorn all�origine di questa avventura: trovava persone attraverso l�Europa, tante idee espesso, pure nella più allegra miseria, quanto occorresse per ammortizzare i debitischiaccianti che accumuliamo nelle tipografie. I quindici anni che sono passati dall�in-contro di Cosio d�Arroscia hanno iniziato a cambiare alquanto il mondo ma non lenostre intenzioni. 50

49. Fonte http://www.notbored.org.

50. Nell�estate del 1957, nel retro di un bar nel paesino dell�imperiese, si celebra la nascita dell�Inter-nazionale Situazionista: si uniscono il MIBI - Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista - di Jorne Pinot Gallizio, l�Internazionale Lettrista di Debord più l�Associazione Psicogeografica di Londra, inventatasul momento. Per lungo tempo Jorn, attraverso la vendita delle sue opere, finanziò generosamente levarie chiese situazioniste: Debord gliene fu sempre grato. Per una panoramica: Mirella Bandini, L�estetico,il politico. Da Cobra all�Internazionale situazionista 1948-1957, Milano, Costa & Nolan, 1999; StewartHome, Assalto alla cultura. Correnti utopistiche dal Lettrismo a ClassWar, Bertiolo (UD), AAA Edizioni,1996; Internazionale Situazionista 1958-1969, Torino, Nautilus, 1994.

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Sotto: due scorci del giardino di casa Jorn ad AlbissolaMarina. 51

Jorn appartiene a quel tipo di persone che il successo non cambia, ma che continua-mente cambiano il successo in sfide ulteriori. Contrariamente a tutti coloro che fon-davano un tempo la loro carriera sulla ripetizione di una sola stremata trovata artisti-ca, contrariamente a tutti coloro che, più recentemente, hanno preteso di fondare laloro generale qualità d�immaginazione sulla sola dichiarazione di un rivoluzionarismototale e totalmente inutilizzato, Asger Jorn non si è mai privato dell�opportunità diintervenire, anche nella misura più modesta, su tutti i terreni che gli erano accessibili.In passato è stato uno dei primi ad intraprendere una moderna critica dell�ultimaforma d�architettura repressiva, quella che oggi si espande a macchia di nafta �nellegelide acque del calcolo egoistico�, 52 e di cui tutti i minimi particolari possono ovun-que essere giudicati sul campo.

Ed in questa abitazione italiana, una volta ancora mettendo le mani in pasta, Jornmostra come, anche su questo nodo concreto della nostra appropriazione dellospazio, ciascuno potrà iniziare a ricostruire intorno a sé la Terra, che ne ha di sicurobisogno. Cose dipinte e cose scolpite, le scale mai uguali fra i dislivelli del suolo, glialberi, gli elementi aggiunti, una cisterna, della vite, i più diversi tipi di cocci semprebenvenuti, tutti gettati lì in un perfetto disordine, compongono uno dei paesaggi piùcomplicati che si possano percorrere in una frazione d�ettaro e, al fine, uno deimeglio unificati. Ogni cosa vi trova senza fatica la sua collocazione.

Per chi non dimentica le relazioni conflittuali ed appassionate, e per forza di coserimaste assai distanti, tra i situazionisti e l�architettura, ciò deve apparire come unaspecie di Pompei rovesciata: i rilievi di una città che non è mai stata costruita. Tant�è

51. Fotografie tratte dal libro Jorn. Le giardin d�Albisola, Ed. Fratelli Pozzo, Torino (1974)

52. Si tratta di una citazione dal Manifesto di Marx ed Engels.

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che la collaborazione di Umberto Gambetta 53 in tutti gli aspetti del lavoro vi appor-ta a dir poco il minimo necessario, se non nel gioco collettivo di cui Jorn ha espostole prospettive per il superamento della distinzione fra cultura e vita quotidiana.

Il Postino Cheval, più come artista, aveva costruito tutto da solo un�architetturamonumentale; mentre il re della Baviera ebbe mezzi più ampi. 54 Jorn ha abbozzato,fra le altre cose e en passant, questa sorta di villaggio malauguratamente limitato allasuperficie di una così piccola �proprietà privata�; cosa che dimostra quanto si possainiziare a fare, come diceva un altro di quelli che posero le basi del movimentosituazionista, Ivan Chtcheglov, 55 «con un po� di tempo, fortuna, salute, denaro, rifles-sione, (ed anche) buon umore... ».

In ogni caso il buon umore non è mai mancato nello scandalo situazionista, pur alcentro di tante rotture e violenze, rivendicazioni incredibili e strategie imparabili. Lepersone che amano interrogarsi invano su ciò che la storia avrebbe potuto nonessere � del tipo: «per l�umanità sarebbe stato meglio che questa gente non fosse maiesistita» � si porranno per diverso tempo una divertente questione: non si sarebbepotuto acquietare i situazionisti, verso il 1960, attraverso qualche riformismolucidamente ricuperatore, dando loro due o tre città da costruire, invece di costrin-gerli al limite, spingendoli a lanciare nel mondo la più pericolosa sovversione maivista? Ma certo altri risponderanno che le conseguenze sarebbero state le stesse e checedendo un poco ai situazionisti, i quali già non intendevano accontentarsi di quelpoco, non si sarebbe fatto altro che aumentare le loro pretese ed esigenze; si sarebbearrivati più velocemente al medesimo risultato.

Settembre 1972

53. L�inseparabile amico ed aiutante negli anni di Albisola.

54. Debord si riferisce ai castelli barocchi e arabeggianti voluti a fine ottocento da Ludwig di Bavierae a Joseph Ferdinand Cheval. Postino di campagna e costruttore visionario, Cheval attese per più ditrent�anni alla mostruosa costruzione del suo Palais Idéal. In un paesino vicino a Lione diede vita adun�architettura spontanea monumentale, amalgamando pietre, oggetti ed iconografie: morto nel 1912,verrà riscoperto da Dubuffet e i surrealisti. Cfr. Gustau Gili Galletti, Case paradiso. La costruzionedell�universo domestico ideale, Barcelona, Gili, 1999.

55. Ivan Chtcheglov (1933-1998) è l�ennesima meteora che attraversa la saga del situazionismo fran-cese. Sul primo numero dell�Internationale Situationniste del 1958 compariva un breve Formulario per unnuovo urbanismo firmato da Gilles Ivain: dietro lo pseudonimo vi era l�eccentrica figura di Chtcheglov,nato in Francia da profughi ucraini, e un suo scritto di cinque anni prima, dove gettava le basi dellepratiche della deriva psicogeografica e dell�esplorazione comportamentale dello spazio. Il suo compagnolettrista Debord, prima e dopo averne decretato la sua consueta espulsione, avrebbe fondato sulle suesuggestioni le teorie � del resto irrisolte e inapplicate � della geografia urbana situazionista. Dopo averprogettato lo sbullonamento futurista della Tour Eiffel e dopo un arresto, la parabola di Chtcheglov sispegne tristemente negli ospedali psichiatrici: continuerà ad influenzare in modo sotterraneo stravagan-ze e riflessioni sulle strutture spaziali, ad esempio i Mille piani di Deleuze e Guattari. I suoi scritti e la suabiografia romantica meriterebbero un�attenzione editoriale anche in Italia.

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Marketing territoriale

non importa quanto buono sia il tuo prodotto: sei solo a diciotto mesi dal fallimentodi Michele Sechi 56

56. Michele Sechi, pubblicitario nato ad Albissola Marina, diplomato al liceo Artistico A. Martini diSavona - è stato nel gruppo di comunicazione Ogilvy dove ha lavorato come Direttore Creativo perBulgari, Ibm, Ferrero, Silversea Cruising. Attualmente ricopre l�incarico di Direttore Creativo Italia in Arc,agenzia di Comunicazione Integrata del gruppo Leo Burnett con sedi a Milano, Torino e Roma.(michele.sechi@ arcww.leoburnett.it)

L�affermazione «non importa quanto buono sia il tuo prodotto: sei solo a diciotto mesi dalfallimento» è di Nathan Myhrvold, già vice presidente di una delle aziende più grandi,ricche ed influenti del Pianeta � Microsoft, e ci introduce alla riflessione sul ruoloassunto dal marketing in seno alle aziende di qualunque dimensione e settore, costret-te a rincorrere una frenesia per il consumo e una volubilità dei consumatori mairegistrata in passato. L�apertura di molti mercati, l�effetto deflagrante provocatodall�impennata tecnologica e da internet hanno modificato radicalmente l�approccioall�acquisto e alla comunicazione e hanno costretto gli uomini marketing di tutto ilmondo a fare i conti con la concorrenza e la sovrapproduzione. Il ciclo di vita di unprodotto si è ridotto a livelli che hanno dell�incredibile: i centri Ricerca e Sviluppodelle aziende devono accorciare radicalmente i loro tempi. Un�automobile può esse-re pensata, progettata, costruita in serie e commercializzata in meno di due anni. Siteorizza che tra un decennio andremo a scegliere dal concessionario la nostra autoche in tre giorni verrà personalizzata, assemblata e consegnata.Abbiamo a disposizione qualunque prodotto. Di qualunque marca. Possiamo com-prare, comprare comprare. Fino a qualche tempo fa dipendeva soltanto da quantoavevamo da spendere. Oggi, con il Credito al Consumo non importa più. Ci possia-mo indebitare.Ma se ogni prodotto ha i suoi concorrenti agguerriti, se la tecnologia va così veloce,se tutto invecchia così rapidamente, come fanno gli uomini marketing a �indurci� adacquistare oggetti che non sono certo indispensabili, o addirittura cibi che fannotutt�altro che bene�?Alla fine degli anni quaranta negli Stati Uniti, un signore di origine scozzese � DavidMacKenzie Ogilvy, iniziò a codificare la comunicazione di Marca (o, all�inglese, Brand)e la conseguente �creazione� della sua �personalità�. Fino ad allora i prodotti eranostati solo dei prodotti.Dagli anni novanta la diffusione delle tecnologie e la nascita della rete hanno ridatosmalto alla comunicazione One to One: quello che anticamente era il �porta a porta�,e più recentemente il Direct Marketing, è improvvisamente rinato digitale.In questi anni, dal Business to Consumer (B to C � dall�azienda/ente/prodotto al consu-matore) e dal Business to Business (B to B � dall�azienda/ente/prodotto ad altre aziende), laComunicazione ha imparato, soprattutto grazie alla rete, il Consumer to Consumer(C to C � dal consumatore ad altri consumatori). Prendete il vostro prodotto e lavorate in

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modo che siano i clienti più affezionati a raccontarlo ad altri. I signori che avetescelto diventano, senza saperlo, i migliori Avocates della vostra marca. Promotorigratuiti dei vostri interessi.Se avete la sensazione di essere tornati al vecchio �porta a porta� è comprensibile.Ma ci sono due sostanziali differenze: prima di tutto la rapidità dell�informazione e laquantità dei canali a disposizione moltiplicano all�ennesima potenza il vostro �doorto door�. Eppoi ogni volta che un vostro potenziale cliente diventa un vostro con-sumatore, i vostri uomini marketing vi imporranno di seguirlo, di conoscerlo più afondo, di capire i suoi gusti e soprattutto le sue passioni. Così da fargli scalare più omeno rapidamente la piramide della fedeltà. Attraverso gli anelli di feedbackinformatico e i codici a barre lo potrete controllare, fino alle sue emozioni. E potreteraggruppare un certo numero di questi vostri consumatori, simili tra loro per inte-ressi o passioni, per poter mirare meglio il vostro messaggio: basterà, per entrarenella loro sfera emotiva, dimostrarsi affini: fidelizzarli.Fidelizzazione è infatti la parola chiave e significa �avere il controllo del consumato-re�.Oggi si utilizzano discipline nuove e sconosciute ai più, come il Marketing Virale, ilGuerriglia Marketing, eccetera. Tecniche che mirano a coinvolgere i potenziali con-sumatori senza che essi necessariamente abbiano la consapevolezza di essere nel mi-rino della Marca e della sua �pubblicità�. Eventi o input che non sono direttamenterelati alle Brand ma alle emozioni e ai valori che le Brand stesse contengono nel loroDNA. Oggi la costruzione delle marche comincia con l�identificazione dei valori,prosegue con la creazione dell�esperienza � due elementi fondanti della fidelizzazione� e si compie grazie alle immense possibilità tecnologiche di accumulare dati sulconsumatore che permettano la taratura dei messaggi a lui diretti.Se la �creazione dell�esperienza� è fondamentale nella relazione tra la Brand e i consu-matori viene da pensare che nel mercato del turismo ciò sia più semplice, e da uncerto punto di vista è naturale che sia così: per i clienti di un tour operator, di un hoteldi lusso, di una compagnia di crociere si tratterà di offrire pacchetti e comunicarli nelmodo più affascinante possibile: l�esperienza in questi casi coincide con la prova del�prodotto�. Diverso è promuovere una regione o una città, enti complessi che nonvivono di una proposta univoca e quindi devono crearsi una personalità credibile. Inquesto caso sperate che vi tocchi lavorare per la comunicazione di Venezia, Firenze,o magari Sotto il Monte (per aumentare le visite dei pellegrini al luogo di nascita dipapa Giovanni XXIII). Luoghi che hanno una o più proposte da offrire al propriopubblico.Io sono nato in provincia di Savona e sono cresciuto in una zona che ha nel turismola sua più grande risorsa. Ma non ho memoria di una proposta efficace per valoriz-zare (in senso letterale) la città e quindi poterla comunicare per qualche specificomotivo.Savona come una Brand? Anche se storicamente è l�unico centro ad aver dato i natalia ben due pontefici, non sono certo che questo possa aiutare il turismo come lointendiamo oggi. Quindi se per le città d�arte la questione è come gestire un patrimo-nio di valori che, seppure legato principalmente al passato, riscuote ancora fascinopresso turisti italiani e stranieri, per altri luoghi meno fortunati � vedi Savona � lapriorità è quella di scegliere un Progetto, creare dei Valori e comporre una personalitàdi marca che sia forte e precisa. Tanto da poterla comunicare.Il fermento che si è creato intorno al futuro del portualità savonese e all�utilizzo delle

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aree demaniali ha generato qualche confusione: senza entrare nel merito dei piani giàrealizzati o di quelli da realizzare per esempio, non è realistico sostenere che �l�Idea diMarca� che potrà far riconoscere la città per qualche merito possa essere di semplicenatura architettonica. Per quanto famosi, innovativi o geniali siano gli architetti, gliedifici in sé non costituiscono un valore in termini di comunicazione a meno che nonsiano legati ad attività o iniziative di tipo continuativo capaci di attrarre un pubblicosempre nuovo. Capaci insomma di creare quel Valore che riempie di significato l�esi-stenza di una Brand. In questo modo difficilmente si riuscirà a costruire sulla brandSavona un sufficiente appeal, poiché l�esperienza di andare a visitare un palazzo diqualunque tipo esso sia, non vale probabilmente neanche lo spazio di un fine settima-na. I turisti che salgono in cima all�Empire State Building sono solitamente neo visi-tatori di New York che fanno del grattacielo uno dei momenti di una visita indimen-ticabile che è fatta di innumerevoli altre tappe, di interessi magari di lavoro, di curio-sità storiche o contemporanee o di passioni personali. L�esperienza è quindi un puzzleformato da numerosi tasselli. L�esempio di New York è radicale, ma lo stesso valeper moltissimi luoghi, anche meno famosi, che fanno del turismo uno dei principalicapitoli di bilancio. A meno che a Savona non si scelga la via dell�avanguardia o dellasperimentazione architettonica. Allora i progetti non si dovranno fermare qui: oc-correrà investire e costruire, contattare architetti di grido, creare aree ad hoc perchéessi possano esprimere il loro estro senza limitazioni dando lustro e personalità allacittà; con costi molto alti e buona pace di chi già si lamenta del troppo cemento. Lacostruzione di una Brand non è una operazione �una tantum�: è necessaria una pro-messa di tipo continuativo, la creazione di un�esperienza e di una relazione dinamicacon il turista che vuole capire quale interesse c�è nel venire a Savona, altrimenti non èchiaro il perché debba esserne attratto.Qualche anno fa, la cittadina di Carmel, California, divenne meta di turisti per il solofatto di avere come sindaco Clint Eastwood. Il tutto durò finché durò la novità. Ecomunque finché non ci furono le successive elezioni.E per parafrasare Nathan Myhrvold se costruendo un grattacielo pensiamo di co-struire una Brand, non importa quanto bello sia il grattacielo: «saremo a soli diciottomesi dal fallimento».

57. Fonte http://it.wikipedia.org

Sotto: Screenshot di Clint Eastwood in Il buono, ilbrutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone. 57

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Fronte mare d�antan

il tratto di costa tra Albissola Marina e Savona nelle cartoline storichea cura della redazione 58

58. Un particolare ringraziamento al collezionista che ha messo a disposizione le cartoline.

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Nella pagina precedente, dall�alto:

Albissola Marina dal monte (1922), veduta dellaspiaggia e del nucleo storico prima della realizzazionedella strada litoranea;

La Madonnetta (1925), lo scoglio e la retrostantefalesia senza la Via Aurelia.

In questa pagina, dall�alto:

Via Aurelia (1935), la nuova strada nel tratto traMiramare e la Galleria Valloria, prima della realiz-zazione dei riempimenti per i cantieri navali;

Bagni Miramare (1908), l�insenatura prima della co-struzione dell�impianto funiviario.

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Postcard

tintinnabula in bronzo di epoca romana provenienti dagli scavi di Ercolano 59

59. Incisione tratta da Le antichità di Ercolano esposte - Catalogo, compilato dall�Accademia ercolanese estampato a Napoli tra il 1755 e il 1792 dalla Regia Stamperia. La copia originale utilizzata per lariproduzione è di proprietà della Gallery Nukaga di Tokyo.

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Telefono e fax: +39 019 854 306

E-mail: [email protected]

In copertina:Albisola Capo, i Bagni Torino d�inverno (1982).

Luca UrbinatiSEGUE DALL�OTTAVA PAGINA

è il piano della città, nato dalla concertazione,dal confronto, dal contributo di numerosi sog-getti attivi, dalla condivisione che si è saputomaturare. È, in breve, il punto di convergenzapiù avanzato possibile di una prospettiva di cre-scita. È una costruzione sociale.

Questo è un primo significato del piano strategi-co. Forse il più importante. Perché il piano nonè solo un �contenitore di progetti�, ma è innan-zitutto il luogo nel quale si costruisce e si �distil-la� la fiducia reciproca fra la dimensione politi-ca e istituzionale e la dimensione civile. La fidu-cia è il valore fondamentale dal quale può nasce-re il confronto pubblico su visioni e su interessidifferenti ed anche, qualche volta, conflittuali; èil presupposto sul quale è possibile costruire oinnestare la disponibilità a collaborare. La fi-ducia è, potremmo dire, un �uso civico�: è quellaproprietà collettiva immateriale che rappresentauna parte essenziale di ciò che viene normalmen-te definito �capitale sociale�, un valore fatto disaperi distribuiti, di conoscenze implicite, di in-telligenza diffusa. (...)

Il piano strategico nasce anche come sfida al ruolodell�Amministrazione municipale. Perché inter-pella il Comune come promotore e come garantedel processo di pianificazione. Ed anche perché� di fronte ad una perentoria e non eludibiledomanda di governo delle trasformazioni urba-ne (cioè di fronte ad una domanda di strategia edi concretezza) � la Municipalità non può limi-tarsi a dare risposte esclusivamente formali eipotetiche: risposte che non sanno o non possonoincidere sulle dinamiche reali. Con il piano stra-tegico, il Comune non si limita alla �manuten-zione ordinaria� del presente e al solo eserciziodelle proprie competenze amministrative, ma sipropone e si accredita a pieno titolo come agen-zia di sviluppo locale, come governo locale. (...) »

Richiamando le arti proposte da Giorda-no Bruno nel suo De umbris idearum, mipermetto infine di suggerire le seguentiazioni: RICERCARE con onestà intellettua-

le degli obiettivi di sviluppo per la città;TROVARE i mezzi adeguati per il confron-to dei diversi scenari di riferimento; GIU-DICARE in modo avveduto le idee proget-tuali avendo cura di separare quelle giu-ste da quelle sbagliate in funzione del-l�interesse collettivo; ORDINARE in formadi disegno unitario e partecipato le tra-sformazioni territoriali da mettere in atto;APPLICARE con metodo scientifico lerisultanze del processo appena esposto,affinando la pianificazione in corso e cor-reggendo gli errori di valutazione com-messi nel passato. Sono queste le iniziati-ve che possono portare a una strategiaper lo sviluppo della città e del territoriofondata su obiettivi giusti e condivisi, equindi alla radicale inversione di tenden-za nell�urbanistica savonese.

L�alternativa è lo spettacolo, nel senso piùvolgare del termine.