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INTRODUZIONE ~ Uno studio sul "gruppo" in ambito sportivo fine degli anni '80, con una ricerca più ampia che si sta sviluppando su varie discipline sportiveanche grazie al contributo dei due coautori Ma- deddu e Paris. L'intento di questa pubblicazione è quello di dare una visione più scientifica al significato del "gruppo", per poi, con un secon- do momento, rendere noti i risultati della ricerca. IL "GRUPPO" Un'analisi di massima inerente il panorama internazionale, strettamen- te basatasull'osservazione, ci ha fat- to capire che i team vincenti sono caratterizzati da un profondo ., spiIito di squadra".Osservazioni similari, ef- fettuate per anni nell'ambito del nuo- to dal professorRobertoDel Bianco, hanno convinto quest'ultimo ad inte- ressarsimaggiormente a questi pro- blemi chiedendo, di conseguenza, l'aiuto di professionisti in grado di dare risposteesaurienti ai suoi dubbi. Le domande erano state molteplici: come deve essere gestito un gruppo? Qual'è lo stile di leadership migliore? il gruppo, se coeso,aiuta il risultato agonistico in uno sport individuale? Questo articolo, sintesi di una ricerca in via di conclusione, nasce da un'esigenza oramai pressante nell'ambito sportivo, ed in particolare nel mondo del nuoto. In modo sempre più presente la stampa nazionale ed estera pone l'accento sulla consistenza del gruppo in riferimento alle squadre ma anche per ciò che riguarda sport individuali. Tali questiti, e lo studiodi lavorief- fettuati in Italia su altre squadrena- zionali da parte di colleghi quali Ste- fano Tamorri,Manuela Benzi e Bruna Rossi, hanno convinto ad avviareuna ricerca in tal senso anche grazie al fatto che dal 1993 sono impegnatoa lavorare con la NazionaleItaliana di Nuoto di Granfondo. Infatti una delle richieste dei tecnici Giuliani e Fusco coincidevano con questi quesiti così come per i medesimimotivi nel 1995 venivo contattatoper collaborare con la Nazionale Italiana di Pesca Sporti- va Subacquea. Lo studio e l'analisi dei gruppi sportivi sembrerebbe, quindi, essere diventato un problemadi importanza rilevante da non sottovalutare al fine di un raggiungimento oÌtimale del ri- sultato agonistico. A parte alcune isolate ricerche,sino ad oggi non so- no stati elaborati lavori scientifici ri- levanti al fine di esplicitare un'analisi completa del gruppo sportivo e l' e- sempio lampante è che molti scritti si rifanno ad esempiripresi ~a ricerche nell'ambito della psicologia sociale. Il presente articolo è, quindi, un sunto di quanto trovato in bibliogra- fia, purtroppo attualmenteferma alla , Psicologo-psicoterapeuta, Consigliere dell'Ordine degli Psicologi del Lazio '*Psicologi La maggior parte degli sport coin- volgono gruppi o squadre. Alcune volte anche gli sport individuali sono condotti come se fossero sport di squadra. Chiaramente, i processi psi- cologici e la dinamicadei gruppi so- no problemi cruciali in psicologia dello sport e, malgrado il predominio di attività di gruppo, gli psicologi dello sport, a detta di Glli (1986), non sono attenti studiosi delle dinamiche che vi si creano. La riluttanza degli psicologi dello sport ad iniziare ricerche sul gruppo può essere attribuita, almenoin par- te, alla complessitàdelle dinamiche che s'instaurano nel gruppo.Infatti le squadre, come altri gruppi, coinvol- gono diversi individui in svariatere- lazioni interne spesso di difficile ana- lisi per il ricercatore. Per prima cosasi deve considerare ed identificare quello che ~i intende con la definizione gruppo. Certamen- te una squadra professionale di palla- canestroo una squadra giovanile di calcio sono considerate un gruppo. Una squadra di nuoto o di atletica possono essere considerate anchelo- ro un gruppo. Altra cosa, invece, è un insieme di diversi individui che fanno footing su una pista allo stesso tempo o la folla di tifosi ad una parti- ta di calcio. Molti autori che hanno scritto sui gruppi (McGrath, 1984; Shaw, 1976) si trovano in accordo quandoaffermano che un insieme di individui non è necessariamente un gruppo,in quanto ciò che definisce il gruppo è l'interazione tra gli indivi- dui che devono essere consapevoli l'uno dell'altro. Secondo Minguzzi (Daino, 1996) il gruppo può essereconsideratoco- me un insieme dinamico di soggetti che si percepiscono vicendevolmente e che sono più o meno interdipen- denti per qualche aspetto. I gruppi possono essere definiti primari o secondari in baseal motivo della loro costituzione. Nel gruppo LA TECNICADEL NunTn / P,lrnlnn/:o

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INTRODUZIONE

~

Uno studio sul "gruppo"in ambito sportivo

fine degli anni '80, con una ricercapiù ampia che si sta sviluppando suvarie discipline sportive anche grazieal contributo dei due coautori Ma-deddu e Paris. L'intento di questapubblicazione è quello di dare unavisione più scientifica al significatodel "gruppo", per poi, con un secon-do momento, rendere noti i risultatidella ricerca.

IL "GRUPPO"

Un' analisi di massima inerente ilpanorama internazionale, strettamen-te basata sull'osservazione, ci ha fat-to capire che i team vincenti sonocaratterizzati da un profondo ., spiIito

di squadra". Osservazioni similari, ef-fettuate per anni nell'ambito del nuo-to dal professor Roberto Del Bianco,hanno convinto quest'ultimo ad inte-ressarsi maggiormente a questi pro-blemi chiedendo, di conseguenza,l'aiuto di professionisti in grado didare risposte esaurienti ai suoi dubbi.Le domande erano state molteplici:come deve essere gestito un gruppo?Qual'è lo stile di leadership migliore?il gruppo, se coeso, aiuta il risultatoagonistico in uno sport individuale?

Questo articolo, sintesidi una ricerca in via diconclusione, nasce daun'esigenza oramaipressante nell'ambitosportivo, ed in particolarenel mondo del nuoto.In modo sempre piùpresente la stampanazionale ed estera ponel'accento sulla consistenzadel gruppo in riferimentoalle squadre ma ancheper ciò che riguardasport individuali.

Tali questiti, e lo studio di lavori ef-fettuati in Italia su altre squadre na-zionali da parte di colleghi quali Ste-fano Tamorri, Manuela Benzi e BrunaRossi, hanno convinto ad avviare unaricerca in tal senso anche grazie alfatto che dal 1993 sono impegnato alavorare con la Nazionale Italiana diNuoto di Granfondo. Infatti una dellerichieste dei tecnici Giuliani e Fuscocoincidevano con questi quesiti cosìcome per i medesimi motivi nel 1995venivo contattato per collaborare conla Nazionale Italiana di Pesca Sporti-va Subacquea.

Lo studio e l'analisi dei gruppisportivi sembrerebbe, quindi, esserediventato un problema di importanzarilevante da non sottovalutare al finedi un raggiungimento oÌtimale del ri-sultato agonistico. A parte alcuneisolate ricerche, sino ad oggi non so-no stati elaborati lavori scientifici ri-levanti al fine di esplicitare un' analisicompleta del gruppo sportivo e l' e-sempio lampante è che molti scritti sirifanno ad esempi ripresi ~a ricerchenell'ambito della psicologia sociale.

Il presente articolo è, quindi, unsunto di quanto trovato in bibliogra-fia, purtroppo attualmente ferma alla

, Psicologo-psicoterapeuta, Consigliere

dell'Ordine degli Psicologi del Lazio'*Psicologi

La maggior parte degli sport coin-volgono gruppi o squadre. Alcunevolte anche gli sport individuali sonocondotti come se fossero sport disquadra. Chiaramente, i processi psi-cologici e la dinamica dei gruppi so-no problemi cruciali in psicologiadello sport e, malgrado il predominiodi attività di gruppo, gli psicologidello sport, a detta di Glli (1986), nonsono attenti studiosi delle dinamicheche vi si creano.

La riluttanza degli psicologi dellosport ad iniziare ricerche sul gruppopuò essere attribuita, almeno in par-te, alla complessità delle dinamicheche s'instaurano nel gruppo. Infatti lesquadre, come altri gruppi, coinvol-gono diversi individui in svariate re-lazioni interne spesso di difficile ana-lisi per il ricercatore.

Per prima cosa si deve considerareed identificare quello che ~i intendecon la definizione gruppo. Certamen-te una squadra professionale di palla-canestro o una squadra giovanile dicalcio sono considerate un gruppo.Una squadra di nuoto o di atleticapossono essere considerate anche lo-ro un gruppo. Altra cosa, invece, èun insieme di diversi individui chefanno footing su una pista allo stessotempo o la folla di tifosi ad una parti-ta di calcio. Molti autori che hannoscritto sui gruppi (McGrath, 1984;Shaw, 1976) si trovano in accordoquando affermano che un insieme diindividui non è necessariamente ungruppo, in quanto ciò che definisce ilgruppo è l'interazione tra gli indivi-dui che devono essere consapevolil'uno dell'altro.

Secondo Minguzzi (Daino, 1996) ilgruppo può essere considerato co-me un insieme dinamico di soggettiche si percepiscono vicendevolmentee che sono più o meno interdipen-denti per qualche aspetto.

I gruppi possono essere definitiprimari o secondari in base al motivodella loro costituzione. Nel gruppo

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LA PERFORMANCEDEL GRUPPO NELLO SPORT

La performance del gruppo è unodegli aspetti più sentiti nello sport.AllenatoIi; medici, psicologi e diri-genti che lavorano con gruppi sporti-vi si trovano ad impegnarsi fortemen-te per migliorare la performance disquadra. Alcuni pensano che averebuoni atleti sia sinonimo di una buo-na squadra. In genere questa è unaregola condivisa dalla maggior partedelle persone. E' vero, invece, chenon esiste una relazione scientifica-mente provata che possa affermareche buone abilità individuali aumen-tano la performance deUa squadra. Sinota spesso che squadre con ottimielementi di spicco perdono partite ocampionati mentre squadre senza"fuoriclasse" si trovano ~ vivere mo-menti agonistici eccezionalmenteelevati. In poche parole non è dettoche la somma delle abilità individualicrei una buona performance delgruppo. il gruppo va studiato global-mente, così come vanno analizzate leabilità individuali di ognuno, in ma:'niera da capirne la performance.

Steiner (1972) ha proposto un mo-dello teorico che può chiarire la rela-zione tra l'individuo e la performancedel gruppo sportivo. L'essenza delmodello di Steiner è espressa dall'e,.quazione seguente:

primario lo scopo dell' aggregazioneè basato sulla soddisfazione dei biso-gni emotivi e sociali dei membri. Al-l'interno di questa classificazione sipossono notare sia i gruppi di fatto,ai quali si appartiene senza obblighicome ad esempio la famiglia, sia igruppi volontaIi, ai quali si partecipaper adesione spontanea come adesempio le associazioni sportive.

Nel gruppo secondario, invece, sipuò notare che lo scopo è quello diraggiungere degli obiettivi specifici elimitati vincolando le persone ad unruolo ben definito. Anche in questocaso si possono trovare altre due sot-tocategorie: i gruppi imposti, ossiadove la partecipazione è imposta dal-l'esterno come ad esempio i militari,oppure i gruppi contrattuali, ossiadove si aderisce in forma volontariaaccettandone le norme in vista discopi utilitaristici.

Nell'ambito sportivo il gruppo puòessere considerato un gruppo pri-mario volontario con connotazioni,in alcuni casi, quali ad esempio lesquadre professionistiche, di grupposecondario contrattuale.

Le variabili più significative che ènecessario prendere in considerazio-ne per approfondire lo studio deigruppi sono:,~ costitutive. evolutive. produttive

produttività attualeproduttività potenzialeaspetti negativi dovutiad aspetti difettosi

Le variabili costitutive, ovvero l'in-sieme degli aspetti e dei fattori prin-cipali e secondari che danno vita allaformazione di un gruppo, possonoessere di tipo motivazionale, morfolo-gico, organizzativo e ideologico.

di norme, valori, regole ed opinioniche guidano la condotta all'interno diuna squadra.

Le variabili evolutive, come si puòevincere dal nome, sonò legate agliaspetti evoluzionistici del gruppo.L'evoluzione del gruppo si denota intre fasi importanti: la nascita, la cre-scita e la trasformazione che avvienecon il crescere del gruppo.

Infine la produttività viene calcola-ta in base al rendimento del gruppograzie alle aspettative che i compo-nenti si creano. .

il gruppo viene guidato dal proprioresponsabile attraverso un processodi influenze interpersonali orientato alraggiungimento di particolari obietti-vi. Questo processo viene definitoLeadership, che può manifestarsi inmaniera a) autoritaria (dove nonesiste un feedback comunicativo), b)lassista (dove ognuno fa quello chevuole) e c) democratica (dove esisteun feedback comunicativo).

L'allenatore, od istruttore, conduceil gruppo ma non è parte integrantedel gruppo dove invece possiamo tro-vare la figura del Leader. il leader ècolui che esprime una personalità ca-rismatica in grado di soddisfare leesigenze di tutti i membri del gruppo.

McGrath (1984) ha avanzato unastruttura concettuale che specificafattori e relazioni nelle dinamiche digruppo. Il modello di McGrath puressendo complesso può risUltare utilenella ricerca di risposte semplici perla comprensione delle relazioni e deiprocessi interagenti all'interno delgruppo.

L'interazione dei membri delgruppo è l'elemento centrale di que-sto modello in quanto caratteristicache definisce il gruppo stesso. Il mo-dello specifica i fattori e le relazioniche influenzano e che sono influen-zati dai processi interattivi. Le carat-teristiche individuali influenzano lestrutture e i modelli, gli aspetti am-bientali, il compito e le situazioni delgruppo mentre quelli collettivi ilcomportamento del gruppo stesso.L'interazione del gruppo viene quin-di influenzata da queste componenticosì come da forze interne. Eviden-ziando tutte queste complessità nonsorprende che i ricercatori non ab-

l biano delineato i fattori che defini-scono le dinamiche del gruppo nellosport. Non potendo definire tutti imisteri che ruotano nello st4dio delgruppo sportivo si proverà ad' esami-nare alcuni fattori legati alla perfor-mance ed al gruppo.

Fattori motivazionali: sono queifattori che determinano un comporta-mento di avvicinamento al gruppo(esempio amicizie) che possono esse-re sia di tipo affettivo che di tipo co-gnitivo (confronto e conferma delproprio modo di pensare, valutare edipterpretare la realtà)

La produttività potenziale cree-rebbe la migliore performance possi-bile del gruppo in base alle proprie ri-sorse e al compito richiesto. Le risor-se del gruppo comprendono la cono-scenza degli obiettivi, lo sviluppodelle abilità individuali, e la correttadistribuzione di tali talenti all'internodella squadra.

Secondo Steiner le abilità indivi-duali migliorano la performance dellasquadra e sono considerate, proba-bilmente, la risorsa più importanteper i gruppi nello sport. Quindi il mo-dello di Steiner si awicina a quelladefinizione che afferma che i miglioriindividui f~o migliore la squadra.

Andando però oltre si deve anchedire che le varie risorse individuali, enon, devon6 essere attinenti al com-pito. Così, ad esempio, l'altezza èuna risorsa attinente ad un a~leta che

Fattori morfologici: possono es-sere di tipo numerico (più è numero-so il gruppo più difficili sono le inter-sezioni affettive) e di tipo spaziale(posizione più o meno centrale che isoggetti assumono all'interno del

gruppo).

Fattori organizzativi: insieme direlazioni che si avviano al fine di rag-giungere un unico obiettivo. !

Fattori ideologici: il complesso

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RICERCHE SUGLI ASPETTILEGATI ALLA PERFORMANCEINDIVIDUALE E DI GRUPPO

Molti sono gli autori che hannostudiato l'interazione tra individuo egruppo in una performance (Cornrey,1953; Wiest, Porter e Ghiselli, 1961).In un studio più direttamente legatoallo sport (Jones, 1974) si sono com-parati i dati delle performance otte-nute dalle squadre (vittorie, sconfittee classifica) con i dati ottenuti dall'a-nalisi del singolo atleta (classifichedel singolo nel tennis, punti ottenuticon azioni individuali nel footballamericano, punti di conquista basi edi battuta nel baseball e punti otte-nuti con tiri liberi nella pallacane-stro). Jones ha concluso che le abilitàindividuali sono vincenti in ogni ca-so. Qùegli studi suggeriscono che unindividuo positivo entra in relazionecon la performance del gruppo, manon riescono ad indicare se è possi-bile predirre il risultato finale dellacompetizione. In un secondo studio,più controllato statisticamente, (Glli,1979) si sono ottenuti risultati più si-gnificativi tra abilità individuali eperformance del gruppo. U~a correla-zione moderata positiva tra la perfor-

gioca a basket ll1entre non è essen-ziale per un atleta di atletica. n COll1-pito richiesto, o le regole e i bisogniiInposti dalla situazione, determinanoquali sono le risorse attinenti allaperfonnance. Quando un gruppo rie-sce ad usare efficacell1ente le proprierisorse in ll1aniera tale da avvicinarsialle richieste del coll1pito, la sua pro-duttività attuale, o perfonnance, siavvicina al suo potenziale.

Nelll1odello di Steiner la produtti-vità attuale di un gruppo può essereinferiore alla sua produttività poten-ziale perchè si inserisce un aspettodefinito "processo difettoso".

n risultato agonistico avviene in-cludendo tutte azioni individuali edinterattive dalle quali un gruppo tra-sforll1a le proprie risorse in un pro-dotto finale collettivo, o perfonnance.La sconfitta può essere attribuita siaalla perdita della coordinazione siaalla perdita della ll1otivazione.

La perdita della coordinazione av-viene quando dill1inuiscono gli statiattentivi ed il tell1pisll1o, rendendoinefficaci le strategie potenziali delgruppo, ll1entre la perdita della ll1oti-vazione avviene quando i ll1embri delgruppo si adagiano o non tendono asforzarsi più di tanto.

Queste situazioni coinvolgono tut-te le azioni ed interazioni del gruppo.

Gli allenatori spesso lavorano sullamiglioria delle abilità individuali, tra-lasciando, in quanto si pensa nondebba essere considerata, l'analisidel gruppo.

il ruolo principale di un insegnanteo allenatore che lavora con una squa-dra in ambito sportivo è quello di ri-durre le sconfitte anche sviluppandoed insegnando strategie organizzati-ve che riducano le perdite della coor-dinazione e mantengano la motiva-zione a livelli ottimali.

Lo studio delle strategie è diverso dasquadra a squadra ed in base alle pre-stazioni che ogni sport richiede. Atti-vità che richiedono una completa inte-razione e cooperazione, quale la palla-volo, il basket, il calcio, il football ame-ricano, la pallanuoto, ecc., sono più de-boli nei confronti di una perdita dicoordinazione che attività quali il soft-ball, il nuoto o l'atletica.-Di conseguen-za gli sport di squadra dovranno princi-palmente allenare aspetti che siano le-gati alle strategie ed al teD;lpismo del-l'azione di gara, mentre in sport piùsingoli si lavorerà di più sulle abilità in-dividuali e sugli aspetti interattivi ecoagenti all'interno del gruppo.

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MOTIVAZIONE DEL GRUPPOLatane ed i suoi colleghi hanno ef-fettuato un lavoro sperimentale conun gruppo di nuotatori. Hanno ana-lizzato i tempi ottenuti da ogni atletanei 100 s.I. rendendoli in un caso vi-sibili e nell'altro non visibili. Questo èstato effettuato sia nella gara indivi-duale che nella frazione di una staf-fetta dove i tempi risultavano legger-mente migliori in quanto, nelle fra-zioni, le partenze erano più veloci.

Si è visto che in occasione dellastaffetta, dopo aver standardizzato itempi delle partenze, se quest'ultimierano visibili, e grazie all'incitamentodei compagni, il risultato era legger-mente migliore che nella prova ese-guita singolarmente. Quando i tempinon erano visibili, invece, la perfor-mance individuale era migliore. Inpoche parole la visualizzazione deltempo e gli incitamenti di squadrahanno avuto un peso nella perfor-mance di ogni atleta.

IMPLICAZIONI PER LESQUADRE SPORTIVE

Si può partire dal detto che i mi-gliori individui fanno la squadra mi-gliore. Nessuna evidenza suggerisce,però, che bisogna selezionare gli ese-cutori più specializzati o capaci a li-vello individuale. Selezionare i miglio-ri individui, comunque, non è facile ela performance individuale non è ne-cessariamente la misura più adatta.Un compito del gruppo, specialmentese un compito richiede un'alta intera-zione, può richiedere delle abilità nonevidenziabili in una gara individuale.Per esempio una staffetta in atleticacoinvolge delle abilità di ricezione deltestimone da parte del compagno, eabilità di velocità.

Identificare persone che possiedo-no abilità prestative individuali, tra-mite le loro performance, potrebbe ri-durre grandemente gli aspetti legatialla coordinazione ed interazione tra icomponenti del gruppo. Quando nonè, quindi, possibile trovare buoni ele-menti che abbiano anche ottime ca-pacità di interazione e coordinazionecon il gruppo, l'allenatore dovrebbedirigere i suoi sforzi lavorativi in ma-niera tale da svilupparli. A questopunto si può affermare che il contri-buto degli psicologi dello sport risul-terebbe ottimale al fine di ge~tire ledinamiche all'interno del gruppo per-mettendogli di non perdere, o rende-re inefficace, il bagaglio tecnico spor-tivo che il gruppo ha.

mance del gruppo e la combinazionedella media delle abilità è il risultatoottenuto in questa ricerca. Si è nota-to che dove la media delle abilità eravicina o similare tra i componenti delgruppo si avevano buoni risultati,mentre dove la discrepanza delle abi-lità era più ampia si aveva una nega-tività nei risultati.

La maggior parte di questi studisui gruppi sportivi sono stati effettua-ti senza prendere in considerazione iprocessi che intercorrono all'internodel gruppo. Alcuni autori (Ingham,Levinger, Tombe e Peckham, 1974;Kravtiz e Martin, 1986) hanno impo-stato le loro ricerche riprendendo l'a-nalisi sistematica effettuata quasi 100anni fa da un ingegnere francese(Ringelmann) che ha osservato indi-vidui e gruppi, formati da due, tre, edotto persone, nel classico gioco del"tiro alla fune". Egli affermava chepiù erano i componenti e più era laforza di tiro espressa sulla corda, masingolarmente ogni individuo opera-va con una forza minore. In pocheparole la percentuale di forza espres-sa da ogni concorrente diminuiva inbase a quanti erano i componenti delgruppo.. L'effetto Ringelmann è stato spes-

so menzionato, come dato .di fatto,nelle discussioni inerenti la perfor-mance di squadra. Successivamenteun'analisi più scientifica in merito èstata portata avanti da alcuni autorinel 1974 (lngham, Levinger, Tombe,e Peckham) che, riesumando il para-digma originale di Ringelmann, lohanno aggiornato e reso più control~labile scientificamente. Alla fine deiloro esperimenti sono giunti alla con-clusione che il calo della forzaespressa era dovuto non solo ad unaperdita di coordinazione ma, essen-zialmente, ad una diminuzione dellostato motivazionale.

Le squadre agonistiche sonoesempi naturali di gruppi che, tral'altro, sembrano provvedere autono-mamente ad incitamenti di vario ge-nere. Molte persone credono che gliatleti compiano una performance mi-gliore quando gareggiano in staffettao in gruppo piuttosto che quando ga-reggiano individualmente; a tale pro-posito Latane, Harkins, e Williams(1980) hanno deciso di analizzare i ri-sultati agonistici tramite le interfe-renze dovute dall'incitamento socialenello sport, attraverso un gruppo dinuotatori, inserendo come ulteriorevariabile la visibilità o meno dei t,em-pi effettuati.

Gli psicologi hanno scritto unaquantità immensa di lavori specificisulla motivazione, benchè la maggiorparte di q11esti siano legati ad aspettimotivazionali individuali. I concettidella motivazione nel gruppo sonostati discussi in riferimento alla scel-ta individuale di partecipazione adun determinato gruppo. Si può co-munque affermare che altri aspetti,quali l'interazione del gruppo, il desi-derio di successo e la scelta dellemete siano di valido interesse cultu-rale.

Zander (1971,1975) è uno dei pochipsicologi sociali che ha indirizzato ilsuo lavoro sul problema della motiva-zione nel gruppo. Zander propone ildesiderio per il successo del gruppo(Dgs) come un elemento chiave dellamotivazione. il Dgs sprona i membridel gruppo affinché indirizzino vo-lontà e forza verso mete realistichema difficili. Si potrebbe dedurre cheZander enfatizza le mete del gruppoe disconosce le mete individuali.Quanto appena detto se viene elabo-rato in maniera più attenta può risul-tare non necessariamente vero, inquanto Zander pone l'accento sul-l'importanza che ha il contributo in-dividuale di ciascun membro delgruppo.

In una ricerca di Ingham, Latane ecolleghi vengono chiaramente indi-cate le difficoltà che potrebbero sor-gere in caso di appiattimento dell'in-dividualità fra i componenti di ungruppo. Le mete del gruppo, comequelle individuali, devono essere spe-cifiche ed il comportamento agonisti-co deve essere diretto ad influenzarela performance in maniera efficace. Siè visto che le mete di squadra posso-no contenere alloro interno compor-tamenti specifici individuali. il com-pito per coloro che, psicologi e tecni-ci, lavorano con i gruppi agonistici èquello di identificare i vari comporta-menti che vengono proposti indivi-dualmente, e cercare di raggrupparlied incoraggiarli in un unico compor-tamento di squadra.

Vanno, di conseguenza, rinforzatied incoraggiati quei comportamentiagonistici individuali che diano unareale forza all'azione del gruppo. Taliincoraggiamenti vanno evidenziaticon la comunicazione, al fine di crea-re feedback di ricompensa sia dell'in-dividuo che del gruppo.

il risultato agonistico derivante daun'attività di squadra, che deveiare i

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RELAZIONIINTERPERSONALINEI GRUPPI SPORTIVI

no avuto scarsa rilevanza e poche ri-sposte nell'ambito delle strutture adi-bite a studiare gli aspetti generalinello sport. La letteratura esistente inpsicologia sociale sullo studio delledinamiche dei gruppi non è utile inquesto contesto in quanto, essendostudi generalizzati, non prevedono alloro interno quelle variabili legate al-l'attività motoria che risultano crearequella differenza fondamentale tragruppi generali e gruppi sportivi. Lamaggior parte delle ricerche esistentisul gruppo in ambito sportivo si foca-lizzano su due aree generali: leader-ship, o stili di conduzione, &; coesionedel gruppo. Nel primo cascfl'accentoè posto sul comportamento e sul ruo-lo dell'allenatore, mentre nel secondosulla relazione tra coesione e perfor-mance della squadra.

La leadership è un problema cheriguarda i rapporti interpersonali al-l'interno del gruppo. Nello sport,quando si parla di leadership, si pen-sa esclusivamente all' allenatore dellasquadra, o all'istruttore del gruppo.Per "comando" si intende invece nonuna semplicemente caratteristica le-gata a persone singole ma piuttostoun complesso di relazioni sociali chepuò essere definito come un proces-so comportamentale capace di indi-rizzare singoli individui e/o gruppiverso mete prefissate (Barrow, 1977).Lo stesso autore ha definito la lea-dership non solo lirnitandola agli alle-natori, agli istruttori o ai capitani del-la squadra, ma includendo quei per-sonaggi che in gruppi sportivi amato-riali, e quindi senza una struttura or-ganizzata, possono influenzare ilgruppo. In poche parole la leadershipè una relazione complessa che deveessere studiata relazionando il com-

conti al suo interno con tutte le indi-vidualità esistenti, risulta essere unapreoccupazione importante per chilavora nello sport. Come già detto,alcune ricerche confermano una rela-zione positiva tra le abilità individualie la performance del gruppo, e quindiconfermano che i migliori individuifanno la squadra migliore, ma tale re-lazione è lontana dalla perfezione. Inquesto caso molti sono gli aspettiche valutano la positività di un grup-po agonistico tra i quali vanno evi-denziati l'interazione, la coordinazio-ne, lo sviluppo di sforzi individuali. E'importante, però, ricordare che in ungruppo si è Vincenti quando si evitadi enfatizzare i risultati ottenuti inmaniera sbagliata e, invece, si deveporre l'accento anche sugli sforzi in-dividuali. Forse la scoperta più inte-ressante inerente la performancesportiva di un gruppo che si puòeVincere dalla letteratura è quella ba-sata sugli incitarnenti sociali che pro-ducono miglioramenti individuali.

Attualmente, anche se la ricercaevidenzia più domande che risposte,tali intuizioni incoraggiano il lavorofuturo su tale strada. Molto c'è anco-ra da fare per fornire una fattiva ri-sposta alla gestione tecnica e psico-logica del gruppo. Nel frattempo, iseguenti suggerimenti (Gill, 1986) so-no offerti a coloro che lavorano con igruppi nel campo sportivo:

1) Identificare i comportamenti in-dividuali di ogni componente delgruppo ed in particolare avere unfeedback costruttivo sugli aspetti co-municativi che spesso possono esse-re fondamentali;

2) assicurarsi che i comportamentiindividuali siano riconosciuti e sianoincoraggiato all'interno del gruppo.

Le dinamiche all'interno dei grup-pi, nello sport, sono molto più coin-volgenti che i semplici aspetti legatialla performance e quindi, o al suc-cesso o al fallimento della squadra.Le implicazioni psicologiche delle re-lazioni sociali e i processi interperso-nali tra questi gruppi spingono adanalizzare più profondamente questitemi. In questi ultimi anni si è notatoche gli allenatori di società molto im-portanti, dedicano molto tempo pertentare di migliorare la comunicazio"ne e la coesione nel gruppo.

Gli psicologi dello sport potrebberoporsi molte domande riguardo allerelazioni interpersonali nei gruppisportivi. Si potrebbero considerare,come mete per lo studio del gruppo,le norme che vi si sono sviluppate, oancora esaminare le implicazioni chesi creano variando le interazioni fra imembri del gruppo stesso. Altre do-mande potrebbero andare a definirein che maniera un atleta appena in-serito nel gruppo possa vivere l'inte-grazione osservando il comportamen-to dei vecchi membri; o anche capirese vi sono atleti che hanno più in-fluenza sulle scelte del gruppo, equindi capirne il perché; in altri casievidenziare cosa avviene, in funzionedella performance, in quelle squadreche ad ogni inizio stagione rinnovanoi loro membri (calcio, pallanuoto, pal-lavolo. ecc...); verificare se vi sonodifferenze di comportamenti tra i ti-tolari e le riserve; studiare se vi è dif-ferenza comportamentale tra squadreprofessionistiche e squadre formateda dilettanti.

Sino ad oggi queste domande han-

Fig. 1 - modello multidimensionale della leardership

26 LA TECNICA DEL NUOTn I P(;rn/nn;"

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portamento del leader con coloro chene vengono influenzati.

Molte ricerche si sono sviluppatesulla personalità del leader senzaconsiderare il gruppo ed il contestointerno dello stesso. Oggi si cerca divalutare sia gli aspetti legati alla per-sonalità del leader sia le interazionicomportamentali evidenziabili all'in-terno del gruppo.

Uno dei primi autori a studiare inmaniera completa i vari aspetti ine-renti il gruppo è stato Fiedler (1967).Il leader del modello proposto daFiedler può essere definito come"orientato" e si focalizza primaria-mente sulla performance e sulle rela-ziorii interpersonali. Questo è un tipodi leadership che può risultare effica-ce se si struttura in maniera definitail compito e se si sviluppano positi-vamente delle relazioni interpersona-li. Purtroppo nel caso vi sia una per-sona che trova difficoltà nell'instau-rare relazioni interpersonali con ilgruppo, essa si troverà a gestire que-st'ultimo, suo malgrado, in manieraautoritaria. In quest'ultimo caso il ri-sultato finale legato alla performancepotrà essere negativo.

Secondo Fiedler, l'orientamentodella leadership può essere rivolto oal compito o alle persone. Nel primocaso si avrà una buona leadership sele relazioni all'interno del gruppo ri-sultano positive e favorevoli, mentrecon gruppi leggermente difficili siavrà un buon risultato utilizzando laseconda soluzione. Questo modello,ampiamente discusso nell' ambitodella psicologia dello sport, non è ri-sultato alla fine molto concludente inquanto le variabili da esaminare ri-sultano di difficile interpretazione.

Ultimamente Chelladurai ed i suoicolleghi si sono impegnati in uno deipochi tentativi di studio della leader-ship nello sport. Il modello (fig. 1) pro-posto da Chelladurai (Chelladurai,1984a; Chelladurai e Carron, 1978)mette in relazione l'influenza situa-zionale, le caratteristiche del leader edei membri del gruppo, il comporta-mento del leader, l'influenza esercita-ta sul gruppo e l'eventuale incidenzasulla performance. (Vedi Fig. 1)

(1980) hanno sviluppato il test "Lea-dership Scale far Sports" (LSS). Leanalisi statistiche effettuate sul testhanno rilevato una buona consisten-za interna ed una buona affidabilità.L'analisi fattoriale ha definito cinquefattori o dimensioni legati ai compor-tamenti del leader nello sport: 1) trai-ning and instruction, 2) comporta-mento democratico, 3) comporta-mento autocratico, 4) supporto socia-le, e 5) positive feedback. Si possononotare le varie differenze con la se-guente descrizione delle scale:

1) Nella prima area si analizzanotutti quei comportamenti che risulti-no di supporto tecnico ed educativoda parte degli allenatori verso i propriatleti.

2) La seconda area definisce ilcomportamento democratico del tec-nico. Tale comportamento a secondadegli sport può essere più o meno di-rettivo per quanto attiene l'attivitàagonistica.

3) La terza area rileva se vi sonocomportamenti dispotici da parte deitecnici.

4) La quarta area permette di evi-denziare un comportamento atto a:rendere più o meno coeso il gruppo.

5) La quinta area verifica se vi so-no comportamenti, da parte del tec-nico, atti a evidenziare, con dei feed-back, i dati tecnici e comportamenta-li degli atleti.

Effettuare una ricerca sugli aspettimultidirnensionali del gruppo ha datodei buoni risultati. Chelladurai e Sa-leh (1978) studiando le differenzecomportamentali tra i leader hannonotato che tra i maschi si evince uncomportamento più autocratico men-tre tra le donne si evidenzia un com-portamento di supporto sociale. E'indubbio, comunque, analizzandostudi simili, e sulla personalità, chetali scoperte possano essere conside-rate incoerenti; non a caso successi-vamente Chelladurai insieme a Car-ron nel 1983 ha basato esclusivamen-te i suoi studi direttamente sul com-portamento del coach.

In seguito in studi sempre effet-tuati da Chelladurai (1984b) si notache dove era inferiore statisticamentela differenza tra il comportamentoreale dell'allenatore e ciò. che i com-pon~nti della squadra preferivano, lasoddisfazione era massima. Peresempio si è visto che, in Çfruppi diatleti della lotta, in squadre di palla-canestro, in atleti di nuoto e di atleti-ca leggera, è maggiore il desiderio diavere una leadership maggiormente

improntata sugli aspetti che vengonodefiniti nella prima area (training andinstruction), e dove ciò è stato messoin pratica, la soddisfazione agonisticaè stata maggiore. L'atteggiamentodell' allenatore richiesto dagli atleti, inquesto caso, analizzando la totalitàdel test è quello democratico ma altempo stesso direttivo. Queste ricer-che hanno permesso di evidenziarecome nei vari sport siano diverse leaspettative inerenti la leadership ecome sia positivo il risultato finale inquelle situazioni dove le relazioni trail comportamento reale dell' allenato-re e quello ricercato dagli atleti si av-vicinano considerevolmente. Utiliz-zando lo stesso test si è avuto lostesso risultato, nell'ambito della pal-lacanestro, in una ricerca effettuatain Italia nel 1994 (V anni).

Si può affermare che quella diChelladurai, ad oggi, rimane l'unicaspecifica ed attuale ricerca sulle dif-ferenze della leadership. Diversi anniprima GruSky (1963) esaminò alcuniaspetti della leadership sportiva percreare un modello legato alla struttu-ra del gruppo e del comando organiz-zativo nelle squadre di baseball pro-fessionale. GruSky formulò una teoriain base alla quale i giocatori che rive-stivano posizioni di gioco più centralipotevano avere compiti coordinativirispetto a giocatori in posizioni piùperiferiche. I suoi studi confermanole sue teorie, delineando uno schemadi leadership tra gli atleti all'internodella squadra di baseball.

Studi successivi a quello effettuatoda Grusky (Gill e Perry, 1979; Loy,Curtis e Sage, 1979; Loy e Sage,1970) hanno confermato nel baseballe nel softball queste analisi dando,tra l'altro, la possibilità di evidenziarenella squadra colui che poteva assu-mere il ruolo di capitano. Altri autori(Chelladurai e Carron, 1977; Tropp eLanders, 1979) hanno proposto alter-native o modifiche a questo modello.Infatti nel lavoro di Tropp e Landers,effettuato con alcune squadre dihockey su prato, si è notato che ilruolo di capitano e/o di leader, all'in-terno dell'equipé, è indipendente dal-la posizione strategica e spaziale te-nuta in campo.

Tutte queste ricerche non hannosuperato il concetto espresso dallateoria multidimensionale analizzatada Chelladurai. il modello di Chella-durai, anche se ancora imperfetto, èl'unico che avvicina le relazioni traatleti e tecnici, interagendo con laleadership e i fattori situazionali. La~

Nei suoi studi si evidenzia che se icomportamenti del leader si interse-cano con le preferenze espresse dalgruppo ed i bisogni legati alla situa-zione, migliore sarà la performancefinale e maggiore la soddisfazione al-l'interno del gruppo stesso.

Inizialmente Chelladurai e Saleh

A TorNlrA no, NLlnTn I Pslcoloala 27

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ricerca m questo ambiente è ancorapoco usata, mentre passi più impor-tant sono stati fatti nello sviluppodella coesione del gruppo nello sport.

Chiunque viva quotidianamente il"problema" dello sport è coscientedel fatto che la ricerca della coesionemteressa molti tecnici al fme di far ri-sultare vìncente la squadra. Gli stessimedia pongono l'accento sulla positi-vità di una squadra coesa, nel mo-mento della vittoria. Al contempo siparla di dissenso e mancanza di coe-sione m caso di fallimenti agonistici,mdipendentemente dal fatto che sitratti di sport di squadra o mdividua-li. Ultimi esempi giornalistici sonostati quelli merenti le Nazionali Italia-ne di Pallanuoto e di Pallavolo. Lavorieffettuati con la Nazionale Italiana diNuoto di Granfondo, m occasione deiCampionati Mondiali di Nuoto del1994 (Polani, 1995), hanno evidenzia-to questi aspetti merenti la coesivitàdella squadra anche in uno sportespressamente mdividuale.

In due studi effettuati da Martense Peterson (1971,1972) che hannocomvolto 1200 giocatori di pallacane-stro si è visto che i migliori risultati,sia m termini di vittorie che di suc-cesso, sono stati ottenuti dalle squa-dre definite coese. Altri studi hannoconfermato tale relazione positiva tracoesione e successo per la pallacane-stro (Arnold e Straub, 1972; Klem eChristiansen, 1969; Nixon, 1977;Widmeyer e Martens, 1978), footballamericano (Stogdill, 1963), baseball(Landers e Crum, 1971), hockey sughiaccio (Ball e Carron, 1976; Carron

e Ball, 1977), tiro (Myers, 1962), epallavolo (Bird, 1977).

Pur risultando queste scoperte at-tendiliili e a sostegno della credenzapopolare sulla coesione del gruppo,altre ricerche hanno ottenuto risultaticompletamente opposti .(Fiedler,1954; Landers e Lueschen, 1974;1974Lenk, 1969; McGrath, 1962;Melnick e Chemers).

Risulta evidente da queste analisiche le ricerche sino ad ora appronta-te non sono state chiarificatrici edesaurienti. Probabilmente ciò è dovu-to ad una situazione spesso legata almondo sportivo che non permetteuna sistemicità di interventi con gliatleti.

Carron (1982) ha cercato di supe-rare questo problema proponendo unmodello concettuale (antecedenti econseguenze) per l'analisi della coe-sione nelle squadre sportive cercan-do di definire in maniera esplicita ilsignificato di coesione. Molti autori,nei loro lavori, hanno utilizzato la de-finizione di Festinger, Schachter eBack (1963) che definisce la coesionecome: il campo totale di forze qualeatto sui membri a rimanere nel grup-po. Ritenendo questa definizione al-quanto nebulosa Carron ne evidenziaun'altra dove si dice che la coesioneè un processo dinamico tendente adavvicinare i membri di un gruppo ri-manendo uniti nel perseguimentodelle mete e degli obiettivi.

Il sistema concettuale di Carronaiuta chiarificare il ruolo che la coe-sione ha nelle squadre sportive. L'au-tore identifica quattro punti rilevanti:

gli aspetti ambientali (regolamenti,programmi, ecc.), gli aspetti persona-li (caratteristiche individuali deimembri della squadra), la leadership(col;nportamenti dell'allenatore) e ifattori della squadra (caratteristiche erelazioni interpersonali tra i compo-nenti del gruppo).

Tutti questi fattori analizzati insie-me offrono il quadro della coesione inquanto processo dinamico e non sta-tico. In questo studio Carron eviden-zia due aspetti fondamentali dellacoesione: uno relativo al raggiungi-mento dell' obiettivo e l'altro piùstrettamente sociale. Queste rispostesono valide sia per i gruppi sportiviintesi come squadre che, per i gruppiformati da atleti che effettuano com-petizioni individuali.

Evidentemente, la ricerca sulgruppo coeso nello sport contieneancora molte crepe metodologiche,ed alcuni dei suoi dati possono risul-tare sospetti. Ciò nonostante, si puòsuggerisce che più è alta la coesionefu una squadra, maggiore è la perfor-mance sportiva anche se non la sipuò considerare come una causapredomfuante.

Molto rimane da fare nel campodello sport per riuscire a dare una de-finizione reale e concreta del gruppoe della sua gestione. Numerosi sonostati gli studi sulla leadership e sulleader, ma senza una possibile appli-cazione nel campo dello sport, anchein considerazione di tutte quelle va-riabili, sia relazionali che tecniche,che entrano in gioco nell'ambitosportivo.

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