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FondazioneCasa San Giorgio

Istituto per anziani6614 Brissago

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Indi

ce

Copertina Uno sguardo sul lago dal nucleo di Ronco s/A. . ............................. 1

Editoriale Il tema economico sempre sotto i riflettori .................................... 3

Cronaca I robot e gli anziani; alla ricerca di un ruolo .................................. 5

Cure La disfagia nella persona anziana ................................................... 7

Qualità Vecchiaia e creatività ....................................................................... 10

Benessere III inchiesta sulla soddisfazione dei Residenti ................................. 12

Pagina storica Forme di assistenza nell’800 a Brissago .......................................... 14

Cosa bolle in pentola Dignità alla carota ............................................................................ 18

Diversivo Ridere fa bene alla salute ................................................................ 19

Attività Ma cos’è il Big Pad?........................................................................... 20

Viaggi Riflessioni su un’esperienza di vita vissuta ..................................... 22

Profili Signora Vittoria Meschini ................................................................ 24

Responsabile cure Pamela Radaelli ................................................. 25

La ruota gira Residenti: benvenuti, addio e auguri .............................................. 26

Auguri di buon compleanno ........................................................... 27

103 anni e non sentirli ...................................................................... 28

Collaboratori in movimento ............................................................ 29

Donazioni Elenco donazioni primo semestre 2018 .......................................... 30

Il vecchio saggio Ho perdüü al natel ........................................................................... 32

Hanno collaborato a questo numeroGiuseppe Berta, Gea Beretta, Dr. Mario Corti, Chiara Demarta, Tania Gottraux, Monica Margaroli, Claudia Profumo, Armin Torelli, Michela e Stefania Zanoli

Avete dei consigli, dei suggerimenti o delle osservazioni anche critiche in merito al nostro giornalino d’informazione? Fatele pervenire e saremo lieti di valutare le vostre considerazioni.

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Il tema economico sempre sotto i riflettori

Edito

riale

Fedeli lettrici e lettori,

con l’esordio contro ilBrasile, che tra l’altro è an-che la squadra che detieneil record dei titoli vinti, il17 giugno scorso per lanazionale Svizzera di cal-

cio è iniziata l’avventura mondiale in Russia.Un momento che per molti cittadini, più omeno tifosi, è un periodo di svago o addirit-tura di alta concentrazione e tensione; inogni caso un momento per tutti di distrazio-ne dai tanti problemi di questo mondo.Dalle guerre che affliggono l’inizio di que-sto terzo millennio, che apparentemente so-no mascherate da conflitti religiosi ma chein realtà sono saldamente legate a questio-ni puramente economiche, alle crescenti dif-ficoltà sociali per una gran parte degli abi-tanti di questo pianeta, all’inarrestabileprogresso tecnologico passato dalla digita-lizzazione alla robotica e via dicendo. Unperiodo che sempre meno si accosta a gior-nate spensierate e sogni tranquilli.

Per rimanere più vicini alla nostra realtà, cherispetto al resto del mondo non è così criticama comunque non brilla soltanto di fattipositivi, come le notizie circa una debole maincoraggiante ripresa economica nel primosemestre di quest’anno, vi è pure l’ormaiconsueta previsione inerente l’ennesimo au-mento dei costi della salute in Svizzera, cheper il 2019 è stimato del 3,8%. Cifre allequali ormai si può dire ci siamo abituati?Purtroppo sì ma anche no; in quanto da an-ni diciamo che il bicchiere è ormai pieno e afuria di ripeterlo, un momento o l’altro que-sto è destinato a traboccare. In altre parole,anche nella ricca Svizzera sono sempre dipiù le persone che non riescono a far fronteai loro impegni verso l’assicurazione malat-tia, con conseguenze non sempre evidenti.

Il settore socio-sanitario rispetto ad altri set-tori, è spesso sotto i riflettori per importantiscoperte nel mondo scientifico e dall’altraper l’esorbitante ed incontrollato aumento

dei costi. Infatti, il settore, oltre ad essere di-rettamente coinvolto in qualità di attore nelprocesso di crescita tecnologica e trarre be-neficio da questa evoluzione, soffre per l’e-spansione dei costi legati all’intenso svilup-po della stessa tecnologia. Un comparto ilnostro, che a differenza di altri settori del-l’economia, ha quale scopo il benessere e lasalute dei cittadini, senza però poter gene-rare direttamente profitto economico dalleproprie azioni, ma al contrario, agli occhidella popolazione e dei politici, genera costiche vanno a pesare sempre maggiormentenelle tasche di tutti i contribuenti. In realtànon è proprio così che stanno le cose; tutta-via di fatto tutti siamo pronti ad attingere aqualsiasi tipo di prestazioni, però non tuttisiamo parimenti d’accordo di pagarne ilprezzo che negli anni aumenta a dismisurarispetto alle entrate del singolo, le quali ri-mangono ahimè sempre costanti. Lo Stato,preoccupato del lievitare smisurato di questicosti, si è chinato sulla problematica ed inparticolare vuole vederci chiaro proprio nelsettore degli Anziani. Ha quindi dato man-dato alla Scuola Universitaria Superiore(SUPSI) di fare un quadro dell’attuale situa-zione e valutare l’economicità, l’efficacia el’efficienza delle diverse strutture per anzia-ni, con l’obiettivo di verificare la possibilitàdi attivare delle economie di scala e dellecollaborazioni tra i diversi Istituti (progettoCpA-Net) e stabilire se vi sia la possibilità diridurre i costi di gestione senza intaccare laqualità delle cure e più in generale, la quali-tà di vita dei cittadini in generale.

Personalmente a questo proposito, sonopiuttosto scettico a riguardo dell’improntache è stata data a questo studio, nel quale siparla essenzialmente di valutare la possibili-tà di condividere dei servizi tra le struttureregionali relativamente vicine tra loro.Perché sono scettico? È molto semplice. Neimodesti interventi a proposito, il CdS siesprime spesso additando l’importante svi-luppo dei costi subito dal nostro settore, tra-lasciando sempre di citare il fatto che lostesso settore è stato confrontato negli ulti-

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Edito

riale

germanofoni della Svizzera, ma che per oranon interessa il Ticino. A monte di questaparticolare situazione, ci potrebbero esserediversi motivi: il potenziamento e un nettomiglioramento della qualità offerti dai ser-vizi di cura a domicilio, forse il cambiamen-to della filosofia degli Istituti socio-sanitariche hanno introdotto le cure palliative, for-se anche l’influenza stagionale, che lo scor-so inverno è stata particolarmente violenta.Ma c’è un altro fattore che direttamente pe-nalizza la nostra struttura; oltre ad esserecomunque in periferia, il nostro Istituto chelo scorso anno ha festeggiato le sue prime75 primavere, ha oltre il 50% dei letti chesono ripartiti in camere doppie quando in-vece le altre strutture della regione, quasitutte offrono prevalentemente camere sin-gole e questo è un tema che richiede sem-pre maggiore attenzione tra coloro che siapprestano a cercare un posto in casa peranziani. Per ora restiamo vigili e monitoria-mo da vicino l’evoluzione e vedremo in que-sti mesi come si svilupperà la domanda diposti letto, che fin qui era sempre rimastaalta, così da poter trarre le debite conclusio-ni e semmai modificare il nostro assetto or-ganizzativo per evitare di creare eccesso dicosti d’esercizio.

Concludo qui con tanti buoni propositi e nelfrattempo colgo l’occasione per augurare avoi cari lettori, una fantastica estate da gu-stare in tutte le sue sfaccettature. Grazie dicuore per l’attenzione e il vostro gradito so-stengo.

Giuseppe BertaDirettore

mi vent’anni, oltre ad uno stravolgimentodella piramide demografica, con importanticambiamenti di indirizzo; per esempio nellagestione del settore socio-psichiatrico(1995) ed in seguito di quello geriatrico conil travaso di Pazienti medicalizzati e/o conimportanti deficit di salute, dagli Ospedalialle CpA senza per altro modificare di moltole strutture e adeguare tutti i costi connessiall’esercizio, come per esempio quelli relati-vi al settore alberghiero ecc.. Questi impor-tanti cambiamenti hanno fatto lievitare i co-sti di gestione del comparto geriatrico eavrebbero però dovuto andare a sgravare iconti sia dell’allora ONC (ora CPC) e quellidegli ospedali dell’EOC, cosa che però non siè evidenziata in quanto, almeno quest’ulti-mo, continua a beneficiare dei medesimisussidi percepiti prima di questi importanticambiamenti. Sono quindi curioso di vederequale sarà il risultato di questo studio e qua-li saranno le conclusioni. Stiamo a vedere!

Torniamo ora alla nostra piccola realtà loca-le per riferire che se l’anno 2017, in terminieconomici per il nostro Istituto si è conclusocon buoni risultati, l’anno nuovo lo dobbia-mo da subito definire un anno piuttostoanomalo rispetto al passato ma anche ri-spetto alle previsioni proclamate per i pros-simi anni. Infatti, da gennaio ad aprile, ab-biamo avuto un insolito “turnover” tra diResidenti, che ha creato dei vuoti tra l’occu-pazione dei letti raggiungendo una mediadel 6% circa. Vale a dire che nei primi quat-tro mesi dell’anno, paradossalmente rispet-to al trend degli ultimi dieci anni, abbiamoquasi sempre avuto 4-5 letti liberi. Questofattore ci preoccupa in primis per questionifinanziarie e secondariamente induce adun’attenta verifica per capire quali possanoessere le eventuali cause di questa particola-re situazione. Proprio a fine aprile (quoti-diani ticinesi del 25 aprile), hanno pubblica-to degli articoli in cui si parlava di unfenomeno simile a quello descritto sopra,che da qualche anno si registra nei cantoni

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I robot e gli anziani. Alla ricerca di un ruolo

Un contributo del Prof. Marco Trabucchi,Presidente dell'Associazione Italiana di Psi -cogeriatria e Presidente della FondazioneLeonardo

Oggi chiunque guardi al nostro mondo cheinvecchia rapidamente non può essere con-servatore, non può cioè adottare le vecchiemodalità di vita del singolo e delle collettivi-tà, solo con qualche piccolo aggiustamento.Sarebbe una scelta destinata al fallimento,di fronte alle velocità dei cambiamenti. È in-difendibile un mondo che sta per finire; chiha davvero a cuore il futuro della parte piùfragile della popolazione deve abbandona-re schemi tradizionali ed incamminarsi concoraggio e prudenza verso nuovi obiettivi.Con una forte base culturale ed altrettantaforza d’animo.

Un esempio importante per l’impegno versol’innovazione viene dal Giappone, il paesedi gran lunga più vecchio del mondo, maanche quello con i maggiori problemi socia-li ed umani indotti da questo fenomeno,che sembra inarrestabile, anche per la conti-nua riduzione della fertilità. Si veda, adesempio, per comprendere fino a che puntopuò arrivare l'umanità quando si trova da-vanti a tutte le strade chiuse, il terribile fe-nomeno del ricorso al carcere da parte di al-cuni anziani giapponesi per tamponareun'insopportabile solitudine. La solitudine è“patogena” secondo molti studi e purtrop-po la maggior parte dei vecchi vi soccombe.Alcuni invece prova-no a riscattarsi, anchese con le modalità ir-rituali sopradescritte.Il Giappone però haanche un forte rispet-to per gli anziani equindi cerca mille vieper dare risposte de-centi ai vecchi fragili;il paese rappresentainfatti og gi un punto

di riferimento per tutti quelli che cercano diidentificare modalità adeguate per conti-nuare ad offrire agli anziani risposte ai lorobisogni, in uno scenario di riduzione dei fi-nanziamenti e della disponibilità di opera-tori. A questo proposito un aspetto partico-lare è rappresentato dalle dinamichedell’immigrazione, dalla quale in passato siera ipotizzato di trarre forza lavoro per iservizi, verificando poi che si trattava di ipo-tesi sostanzialmente irrealizzabili (fenome-no che vale per il Giappone ma anche perl’Italia).

In questa prospettiva si colloca il grande usodi robot nelle case di riposo, finanziato dalgoverno del paese, alla ricerca di modi peraffrontare le drammatiche problematicheposte dagli anziani sempre più numerosi esempre più bisognosi di supporti. I dati divarie indagini però confermano che l'intro-duzione di diversi tipi di robot non ha porta-to ad una riduzione del lavoro fisico da par-te degli operatori (come invece da molteparti si sperava, anche di fronte alla crisi diaddetti che si sta verificando in Giappone),ma ha incontrato un rilevante gradimentosul piano psicologico da parte degli ospitinon autosufficienti, per piccoli supporti chei robot possono offrire (aiuto nella deambu-lazione, brevi conversazioni, una presenzaviva nel vuoto delle giornate di ricovero). Sista delineando un’utilità inaspettata dei ro-bot, in attesa che diventino più esperti neilavori delicati (come, ad esempio, lavare un

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anziano). Da strumenti meccanici ed elettro-nici per fare lavori pratici stanno diventan-do strumenti adatti a migliorare le relazionie a riempire la giornata degli ospiti delle re-sidenze per anziani. Certamente sarà neces-sario molto impegno nei prossimi anni per-ché l'intelligenza artificiale possa produrremacchine simil-umane in grado di fare tuttoquello che gli umani sanno fare, cioè esserein grado allo stesso tempo di atti fisici raffi-nati e di relazioni significative e appaganti(anche per il robot... chissà?). Siamo ancoralontani da progetti e realizzazioni soddisfa-centi; però questa è la strada, pur tra milleinterrogativi. Ne elenco alcuni senza ordine:Come può comprendere il robot se il suo in-terlocutore è affetto da demenza? Pro -babilmente in fase avanzata ciò è possibile,

ma nelle prime fasi della malattia? Cosa si-gnifica per un robot essere tollerante, adesempio di fronte a richieste rigide o ag-gressive da parte dell’anziano ammalato?Oggi si discute molto di medicina narrativa:come potrà il robot ricevere messaggi suquesta tematica ed incorporarli in una me-dicina tecnologica?

I problemi sono moltissimi, ma, lo ripeto, ilfuturo non concede spazio ai conservatori!Si devono mettere in atto molti diversi ap-procci, in modo elastico, sperando di identi-ficare quello che meglio si adatta al biso-gno. Ma, d’altra parte, la capacità diaffrontare problematiche complesse, è unadelle caratteristiche dell’intelligenza artifi-ciale.

Romeo robot: il robot badante che assiste gli anziani

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La disfagia nella persona anziana

Cos’è la disfagia e come si manifesta?

La disfagia è un’alterazione del meccanismo che consente di deglutire.È l’impossibilità o il rallentamento a deglutire autonomamente. È un im-portante problema che si manifesta non raramente nell’anziano in caso dialcune patologie neurologiche quali l’ictus, la malattia di Alzheimer, ilmorbo di Parkinson, e in altre malattie che possono colpire anche i più gio-vani, come la sclerosi multipla. Il disturbo in alcuni casi può essere causato

dall’indebolimento dei muscoli della mascella e della perdita di denti o un effetto collatera-le della somministrazione di alcuni farmaci.

La disfagia può essere causa di complicanze gravi una fra le più gravi è la polmonite ab in-gestis, ovvero l’ingestione di liquidi e di cibo che, attraverso le prime vie aeree, vanno diret-tamente nei polmoni provocando febbre elevata con shock settico che a volte può addirit-tura provocare la morte del soggetto.

L’aspirazione è il rischio maggiore in cui si può incorrere somministrando il pasto a una per-sona con disfagia. Si manifesta con senso di soffocamento, tosse insistente e comparsa di co-lorito rosso o cianotico. Altre possibili complicazioni sono rappresentate da disidratazione emalnutrizione, perché per paura si beve e si mangia di meno. Si manifesta con alcuni segnitipici quali:– tosse, soprattutto in coincidenza con la deglutizione;– voce gorgogliante;– febbre;– residui alimentari in bocca e possibile fuoriuscita di cibo dal naso;– risveglio notturno per eccessi di tosse e soffocamento;– perdita di peso non spiegata.Chi presenta questi sintomi deve rivolgersi al medico di famiglia che farà una prima valuta-zione e successivamente sottoporsi ad alcuni test. Uno dei test più usati è il test del bolod’acqua che consiste nel bere un certo volume di acqua mentre l’esaminatore valuta la com-parsa di senso di soffocamento o altri sintomi come tosse o sforzo nel deglutire.

Il tratto interessato della deglutizione

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Come si può dar da mangiare a chi è disfagico?

Quando si assiste una persona con disfagia è importante seguire alcuni accorgimenti come:

• dar da mangiare al soggetto mettendolo seduto diritto, con un comodo sostegno per gliavambracci, e i piedi appoggiati a terra. Se tale posizione non può essere assunta, e il sog-getto è a letto, allora il tronco deve essere alzato il più possibile, anche utilizzando più diun cuscino da mettere come appoggio alla schiena; posizionare il capo o il collo, in base al-la fase della deglutizione deficitaria, in diverse posizioni per facilitare la discesa del cibo;

• consumare il pasto in un ambiente tranquillo, silenzioso e ben illuminato;

• aiutare il soggetto a mangiare lentamente, rispettando per ogni singolo boccone il volu-me consigliato e non introdurne un secondo se quello precedente non è stato completa-mente deglutito (attenzione ai residui di cibo che permangono in bocca);

• far eseguire colpi di tosse volontari a intervalli regolari per liberare le vie aeree superioridall’eventuale presenza di residui di cibo;

• evitare che, durante la somministrazione del cibo, il soggetto cambi posizione spostando,per esempio, la testa verso l’alto;

• evitare di far parlare il soggetto durante il pasto, né guardare la televisione, né distrarloin alcun modo.

Adottare una corretta posizioneè fondamentale nel momentodella somministrazione di cibi

Posizionare il capo o il collo, in base alla fase della deglutizione deficitaria,in diverse posizioni per facilitare o proteggere la discesa del cibo

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Quale dieta seguire?

Per poter aiutare una persona con disfagia ad alimentarsi in modo il più possibile “normale”occorre fare un vero e proprio svezzamento che deve prevedere una progressione di cibi ba-sata sulla capacità di masticazione e di deglutizione del singolo. Il trattamento dietetico del-la disfagia prevede l’uso di alimenti e bevande a densità modificata.

La supplementazione con integratori dietetici è indicata solo nei casi in cui l’assunzione ali-mentare sia inadeguata. Quando si parla di alimenti e bevande a densità modificata si inten-de l’utilizzo di alcune sostanze che servono per “addensare” gli alimenti liquidi quali peresempio:

• gelatine;• farina;• fecola;• fiocchi di patate;• alcuni preparati commerciali come l’amido di mais modificato, che permette di mantene-re la stessa consistenza nel tempo, mantiene le caratteristiche organolettiche dell’alimen-to e può essere utilizzato sia nei cibi caldi sia nei cibi freddi.

Quando si usano gli addensanti è sempre bene aggiungerli gradualmente perché alcuniagenti addensanti hanno un effetto quasi istantaneo, mentre altri possono avere un effettograduale che dura vari minuti, nel qual caso il cibo rischia di diventare troppo denso; in que-sti casi si può aggiungere del brodo vegetale o di carne, latte, ecc.. La consistenza semisoli-da (passati e frullati densi, omogeneizzati di carne e pesce, purea, uova strapazzate, formag-gi morbidi e cremosi, budini) e semiliquida (gelati, creme, passati di verdure, frullati eomogeneizzati di frutta) consente di ottenere una giusta scorrevolezza, eliminando il lavo-ro di masticazione e riducendo il rischio di soffocamento causato dall’ingestione di porzionivoluminose di cibo.

In linea generale i principali alimenti da evitare in quanto particolarmente pericolosi per ilrischio di polmonite da ingestione sono, alimenti a doppia consistenza, come per esempio lazuppa di latte, la pastina in brodo, il minestrone con verdure a pezzi che hanno tutti unaconsistenza disomogenea e in bocca si scindono con facilità, sfuggendo facilmente al con-trollo; alimenti filanti come i formaggi cotti, la mozzarella; alimenti solidi di difficile gestio-ne in bocca come caramelle, confetti (di qualsiasi formato e consistenza), riso, fette biscot-tate, legumi interi (piselli, fagioli, fave, lenticchie), carne filacciosa o asciutta. Sono ancorada evitare alcolici, pane, cracker e grissini, la frutta secca, i frutti di bosco (mirtilli, ribes, me-lagrane, more, lamponi) e i gelati con pezzi di nocciole scaglie di cioccolato, canditi. La tem-peratura dei cibi deve essere a temperatura più alta o più bassa di quella corporea: in parti-colare i cibi freddi aumentano la forza e la velocità della deglutizione. Dopo i pasti èimportante provvedere all’igiene orale per eliminare eventuali residui di cibo. Nel soggettocon disfagia è importante detergere la lingua perché una deglutizione meno efficace facili-ta la comparsa di funghi e infezioni del cavo orale. Infine, dopo il pasto il soggetto deve ri-manere seduto almeno 15-20 minuti. Non potendo utilizzare, specialmente all’inizio deltrattamento riabilitativo della deglutizione, dentifrici e collutori in quanto il soggetto po-trebbe ingerirli o, peggio ancora, inalarli, può essere utilizzata in sostituzione una garza ste-rile o uno spazzolino per bambini a setole morbide, imbevuti con piccole quantità di bicar-bonato di sodio.

Claudia ProfumoInfermiera specialista in geriatria

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Lungi dall'essere sinonimodi decadimento delle fun-zioni organiche e di perdi-ta progressiva delle capaci-tà intellettive, la vecchiaiapuò divenire un periodofecondo di rinnovamentoe di creatività. Troppi sonoancora i pregiudizi sulla

vecchiaia in generale e sulle capacità di po-ter essere creativi anche nelle età più avan-zate: prevale sempre lo stereotipo e il luogocomune dell' anziano incapace di nuovi in-teressi, tenacemente ancorato al passato ealle antiche tradizioni ed usanze (queruluslaudator temporis acti-querulo lodatore delbuon tempo antico).Eppure non mancanoesempi di straordinaria longevità creativa: ilpoeta drammaturgo Sofocle, quasi novan-tenne scriveva l' Edipo a Colono, Verdi a piùdi 80 anni di età si cimentava per la primavolta in vita sua in un'opera buffa, il Falstaffe Goethe alla stessa età dava alle stampe laseconda parte del Faust. Capacità creative edi apprendimento che erano ben note an-che agli antichi se Solone diceva "Invecchio,imparando ancora qualcosa di nuovo" eSeneca nelle Lettere a Lucilio scriveva"Etiam seni esse discendum-lo stesso invec-chiare è imparare". Il famoso gerontologoitaliano Francesco Antonini, ha ben esplici-tato tale possibilità in un passo del suo librointitolato significativamente "l'età dei ca-polavori". "Il cervello di un giovane, vivacema inesperto, è paragonabile a un calcola-tore molto veloce e potente ma con pochiprogrammi inseriti, incapace perciò di espri-mere tutte le proprie potenzialità. Il cervel-lo senile, che ha acquisito un maggior nu-mero di esperienze e nozioni, è simile invecead un calcolatore con un hardware più anti-quato e più fragile, ma con una grandequantità di programmi a disposizione. L' an-ziano può utilizzare questa grande abbon-danza di software per rielaborare efficace-mente il proprio vissuto e giungerepertanto a nuove interessanti conclusioni".Oggi sappiamo come grazie al processochiamato "plasticità neuronale" le capacità

intellettive non declinano con gli anni, per-ché il cervello può mantenersi giovane se te-nuto sempre attivo e stimolato, essendo ingrado di produrre sempre nuove connessio-ni neuronali e portando a maturazione nuo-ve cellule nervose anche oltre i 70 anni dietà. Cioè il cervello si sviluppa e si differen-zia per tutta la vita, basta tenerlo attivo enutrirlo con stimoli adeguati. È interessantericordare come la parola "cervello" appaiaper la prima volta nella Storia dellaMedicina nel cosiddetto "Papiro EdwinSmith", il più antico trattato di Medicinagiunto fino ai nostri giorni, che risale al ven-tisettesimo secolo avanti Cristo. Il documen-to venne acquistato nel 1862 in un mercatodel Cairo dall'egittologo Edwin Smith, ilquale decifrò un geroglifico che indicavaproprio questo organo. E il nostro cervello èun’officina straordinaria: impara sempre, ri-ceve messaggi, invia ordini, immagazzinadati ed emozioni, regola il desiderio e il pia-cere, si innanora, crea e distrugge abitudinie preferenze e passioni e origina l’idea perl’opera d'arte, le scoperte scientifiche e tut-to quanto può produrre la fantasia e l'ope-ratività umana. Esercitare il cervello rallental’invecchiamento e la demenza, così cheognuno di noi può essere creativo in ognietà e in ogni momento della propria vita.Minois nel suo saggio "Storia della vecchiaiadall' antichità al Rinascimento" ha scrittoche "l’età permette spesso di elevarsi al di-sopra delle convenzioni di ogni specie a cuil’adulto deve sottomettersi per fare carrie-ra; libero da queste costrizioni il vecchio puòespandere la propria creatività, il che per-mette a taluni di rilevare il proprio genio a70 o 80 anni".

Così Picasso, morto a 92 anni senza aver maiperso la sua forza creativa, inventiva e inno-vativa, amava ripetere che "ci vuole moltotempo per diventare giovani". Nel suo for-midabile impegno ed entusiasmo giovanile,nella sua creatività incessante fin oltre i 90anni di età, sperimentava nel proprio vissu-to i versi formidabili di Dylan Thomas: "Noninoltratevi quietamente in quella buona

Vecchiaia e creatività

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notte, la vecchiaia deve ardere e infuriare aldeclinare del giorno". Così Galileo, ormaicieco a causa di un glaucoma e confinatonella sua casa di Arcetri sopra Firenze, all'e-tà di 78 anni continuava ad insegnare cosemirabili ai suoi allievi, ponendo le basi dellascienza moderna. E in Michelangelo Buo -narroti l'intensa attività creativa, protrattasifino alle soglie dei 90 anni, non venne menoneppure nel periodo della senilità, pur tor-mentata dalle acute e continue sofferenzeprocurate da una calcolosi renale e da un'insonnia atroce, non mitigabili adeguata-mente dalla Medicina del tempo. E l'ultimasua opera, la scultura della Pietà Rondaninirimasta incompiuta e a cui lavorò fino a 6giorni prima della morte, rispecchia i dolori,la stanchezza e la malinconia che lo avevanopreso negli ultimi tempi e a cui cercava diopporsi e di rimediare lavorando di conti-nuo. E per rimanere ai nostri giorni comenon ricordare la straordinaria capacità crea-tiva di tanti registi cinematografici, tuttiben sopra gli 8o anni, da Clint Eastwood aWoody Allen, da Ermanno Olmi al porto-ghese Manoel de Oliveira, che morì a 106anni lavorando fino agli ultimi giorni. O lalucida e straordinaria capacità di critica este-tica di Gillo Dorfles, che a 107 anni pubblicaelzeviri mirabili sul Corriere della Sera e pas-seggia ancora col suo bastone per le vie diMilano o i tanti titoli che Andrea Camilleri cipropina a getto continuo a 92 anni di età eil cui Commissario Montalbano fa ormaiparte a pieno titolo dei personaggi cult del-le lettere italiche e della televisione. E ilgrande scrittore napoletano Raffaele LaCapria a 95 anni ripete sempre che gli annisenili sono "un dono del cielo". E Rita LeviMontalcini, premio Nobel per la Medicinaper le sue scoperte fondamentali sulla capa-cità di rigenerazione del cervello dopo lesio-ne, nell' Epilogo del suo libro "L'Asso nellamanica a brandelli" contesta con decisionel'affermazione di Norberto Bobbio che ave-va scritto: “Chi loda la vecchiaia non l'ha vi-sta in faccia". A tale scopo scrive che "que-sta fase della vita può essere vissuta in modopositivo. L'affermazione che è possibile svol-

gere in età senile un'attività creativa è avva-lorata dalle testimonianze di tanti perso-naggi del passato, dalla mia esperienza per-sonale e dalla conoscenza delle formidabilicapacità cognitive che permangono anchein forme nuove in età avanzata. L'uso conti-nuo di queste capacità, a differenza diquanto è la regola per tutti gli altri organi,non ne provoca il logorio. Paradossalmenterafforza e ne fa risplendere qualità rimasteinespresse nel vortice delle attività esplicatenelle fasi precedenti della vita". E il già cita-to Andrea Camilleri, ora divenuto cieco e co-stretto a dettare a viva voce ad una segreta-ria le trame dei suoi libri, ci ricorda come" lavecchiaia non intacca la capacità di sognare,anzi rende più sensibili verso gli aspetti im-palpabili della vita, cioè verso le emozioni ei sentimenti". Niente di meglio per alimen-tare la vena creativa, ascoltando le voci delmondo con una nuova sensibilità, affinatadall' esperienza del vissuto individuale. Cosìla vulnerabilità tipica della vecchiaia diventaparadossalmente uno stetoscopio per au-scultarsi, per emozionarsi, per vivere piena-mente le proprie sensazioni e per ampliarela propria immaginazione e la propria tavo-lozza creativa.

Dr. Mario CortiMedico FMH specialista in medicina generale, fisiatria e riabilitazione

Perle di saggezza“Quando un amore ti stringe e ha occhi di fuoco, è ora di morire”

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Come abbiamo fatto anche in passato, daqueste colonne ci preme informarvi breve-mente sull’esito della terza inchiesta con-dotta da ricercatori della SUPSI e dell’USI,commissionata dal DSS, per stabilire il gradodi soddisfazione dei nostri Residenti e/o deiFamiliari. Come già avvenuto negli anni2010 e 2014, gli specialisti hanno procedutocon un metodo specifico a raccogliere le im-pressioni dei nostri Residenti tramite delleinterviste dirette, invece per i Familiari, que-sta volta sono stati spediti dei formulari, conl’intento finale di recepire e poter eviden-ziare pregi e difetti delle strutture per an-ziani sussidiate presenti sul territorio canto-nale. Il lavoro in questione è risultato assaiarticolato ed ha toccato tutti i settoridell’Istituto. L’esito, è stato presentato agliAmministratori, ai Collaboratori così come aResidenti e Famigliari lo scorso 14 dicembredalla responsabile del progetto SUPSI, Dott.Luisa Lomazzi.Il risultato, anche in paragone con quellomedio rilevato nel resto del Cantone, è assai

III inchiesta sulla soddisfazione dei Residenti

confortante e ora l’ampia documentazione,è al vaglio del Gruppo di lavoro qualità cheè incaricato di proporre modifiche e corret-tivi laddove è possibile con l’obiettivo disempre migliorare il nostro operato e quin-di la qualità in generale. Da parte sua, laDirezione esprime un sentito ringraziamen-to a tutte le persone che hanno partecipatoall’inchiesta e che così facendo, hanno per-messo di darci un ampio quadro della quali-tà percepita dai nostri utenti. Grazie.In sintesi, il punteggio numerico che riassu-me le risposte date alle 138 domande for-mulate agli intervistati, su una scala da 1 a 5,i Residenti hanno valutato la qualità del no-stro Istituto con una nota di 4.10 (-0.1 rispet-to al 2014) e i Familiari invece hanno espres-so un voto di 4.21 (+0.13 punti). Quindi sipuò dire che tutto sommato il risultato si si-tua in zona “buono”, come si evince dalleconclusioni tratte dal rapporto SUPSI.

Di seguito le tabelle più significative dei ri-sultati.

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aForme di assistenza nell’800 a Brissago

Anche in questa edizione,vi propongo uno stralciodal libro di OrlandoNosetti pubblicato in oc-casione del 70° della Casa,che ci parla di un temapurtroppo più che maid’attualità anche ai giorni

nostri: l’Assistenza.

“Lo stato di bisogno di una persona puòpresentarsi in diversi modi: dalla difficoltà asvolgere i lavori domestici e quelli ammini-strativi fino all’incapacità di prendersi curadi se stessi e a procurarsi il minimo vitale.All’origine vi possono essere cause tempora-nee o durature, quali la malattia, l’infortu-nio, l’infermità, la vecchiaia, la morte di ungenitore o del coniuge, la disoccupazione”.

La “cassa di beneficenza comunale”Il materiale contabile della “cassa di benefi-cenza” e di quella comunale integrati con idati dei verbali della municipalità e dell’as-semblea del popolo, disegnano la mappadelle persone bisognose nella Brissagodell’Ottocento. I beneficiari degli aiuti sonoclassificabili in aiuti per: malattia, infortu-nio, infermità o anziani; gli orfani, se ab-bandonati, e gli esposti; i dementi; i vaga-bondi; i mendicanti e viandanti poveri e idisoccupati. Le scarse risorse finanziarie, lepriorità alla spesa pubblica e una certa dosedi ostilità verso l’assistenzialismo da partedegli ambienti conservatori, sono all'originedel fatto che il Cantone non riuscì ad occu-parsi dell’assistenza pubblica.

Di conseguenza per tutto il secolo e oltre,l’aiuto agli indigenti fu erogato dai Comunicon le risorse della cassa dei poveri. A causadi difficoltà finanziarie, a Brissago la “cassadi beneficenza comunale” venne istituitasolamente nel 1858, incamerando tutti i le-gati del vino e del sale. In Ticino era praticadiffusa istituire per testamento dei legati

(forme di aiuti sociali) con la distribuzione disale, pane, vino, patate, mele e altre cibariein occasione di sagre, processioni, ecc.L’assemblea del popolo del 7 marzo 1858 ac-cettò la risoluzione municipale con 47 sì e 7no. Ma il 13 giugno il municipale TommasoBorrani dichiarò di essere contrario alla ces-sione del legato del sale, di cui era ammini-stratore e lo ribadì in occasione della discus-sione dei conti.

Sin dalla sua costituzione affluirono periodi-camente i ricavi dei legati Luigia MuttiCrivelli, Borrani, Carl’Antonio Martinetti e S.Apollinare. Anni dopo, nel 1883, la munici-palità decise di investire al maggior tasso i500 franchi legati dal fu Giuliano Prandoni,assegnando l’interesse alla cassa. In totale iricavi per gli anni 1858-91 raggiunsero unimporto di 3'028.77 franchi. La seconda fon-te della cassa furono le elargizioni da partedei privati per ricordare eventi lieti o tristi,ma anche di associazioni, società o gruppi,come la Società del teatro, la FabbricaTabacchi Brissago o eventi di passaggio. Maanche le multe, gli interessi dei conti rispar-mio, le obbligazioni e altre entrate. Le mul-te riguardavano violazioni dei regolamentisul bestiame, trasgressioni dei regolamenticomunali, come i furti campestri (in partico-lare di frutta), il taglio indebito di legna, ilgodimento illecito di erba, il mancato ri-spetto dei termini fissati per la vigna, le as-senze scolastiche, il turbamento della quietepubblica e le infrazioni stradali. Le altre en-trate concernevano la restituzione di unprestito di studio, la vendita dei mobili diuna assistita deceduta, i proventi della regiadegli alcol e tasse amministrative. I finanzia-menti raccolti (circa 6'700 franchi in 34 anni)furono usati per aiutare persone e famigliebisognose brissaghesi (145 in totale), ma an-che stranieri residenti e viandanti.

Il patrimonio alla fine del 1891 consisteva in600 franchi di liquidità e obbligazioni per unvalore nominale di 2'000 franchi, frutto di

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una donazione del 1887. L’assistenza a unavedova che aveva già ricevuto piccoli aiuti trail 1868 e il 1879 quando il marito viveva, dal1883 al 1890 costò più di 1'000 franchi. Circadieci casi trattati su più anni, tra cui figuranoun orfano, vedove sole o con figli minorenni,ammalati o infermi, raggiunsero 2'300 fran-chi. La maggior parte ricevette aiuti in versa-menti unici che andavano dai 2 ai 20 franchi.Tra essi, Gaetano Margaritini, Pietro MuttiCicella, Pietro Ca retti e Francesco Zannini cheottennero ognuno un prestito di 20 franchiper andare a cercare lavoro a Parigi.

Durante la seconda metà dell’800 la cassa haassistito numerose persone indigenti con unimporto maggiore a quello che il Comunespese dal 1822 al 1857. L’obiettivo di sgrava-re il Comune però lo si raggiunse solo in par-te. Infatti, anche dopo il 1858 si dovette farcapo alle risorse comunali. Dal 1878 al 1881l’aiuto prestato a un povero vagabondo, so-prannominato Pip, pesò alquanto, come an-

Una tra le diverse attività svolte a Parigi dainostri concittadini emigrati, anche ragazzi,era quella dello spazzacamino

che il ricovero in ospedale di alcuni malatimentali. La “cassa di beneficenza comuna-le” prenderà il nome di “fondo assistenzapubblica” durante la resa dei conti dal 1932al 1940 e fino al 1944 quello di “fondo assi-stenza inalienabile” e contribuì a sostenerei poveri di Brissago, ma fu solidale anchecon le vittime di catastrofi naturali, come ilterremoto che devastò Messina e ReggioCalabria il 28 dicembre 1908 e i nubifragi inalcuni Cantoni svizzeri nel 1909 o della pri-ma guerra mondiale. Il Cantone assumeràdefinitivamente gli oneri assistenziali nel1944. La “cassa di beneficenza comunale”disponeva, al momento del suo scioglimen-to nel 1945, di un patrimonio valutato in35'000 franchi che confluirono nella cassasostanza del Comune.

Forme di assistenza e adeguatezza degli aiutiPer il mantenimento, le cure e l’assistenzadei bisognosi si faceva capo presso i familia-ri e in seguito a terzi, alcuni in modo disinte-ressato, altri dietro compenso, consumandol’eventuale sostanza, oppure ricorrendo aisussidi comunali. Anche le varie istituzioniecclesiastiche hanno dato un grande aiuto;infatti, secondo il “Niederer G. 1978” aBrissago esisteva una fondazione ammini-strata dall’arcivescovo di Milano che ognimese distribuiva sussidi ai poveri. Nel 1870 iltotale ripartito fu di 684 franchi a 20 indi-genti. Nell’ottobre 1844 Domenico Barozzichiese al Comune, per la cura della nonnainferma, “una giornaliera mercede” chevenne fissata a 24 soldi cantonali giornalieriper il mantenimento e 4 per l’assistenza. IlBarozzi nel 1866 promise al padre Luigi assi-stenza e soccorso a condizione che “tutti glioggetti mobiliari di sua ragione” passasseroa lui. Un esempio di solidarietà intrafamilia-re non disinteressata con il curatore di un in-terdetto, Vincenzo Mutti, il 30 maggio 1868si fece portavoce di un nipote, il quale eradisposto ad “assumersi il carico del manteni-

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mento, alloggio e assistenza dello zio vitasua natural durante” con la condizione chela sostanza rimasta dello zio diventasse disua proprietà. La municipalità lo concesseanche perché il patrimonio si stava assotti-gliando con il rischio che la persona in cura-tela finisse a pesare sul Comune. Alcune vol-te era l’Autorità municipale a sollecitare iparenti a intervenire in favore di chi si trova-va nel bisogno. Nel gennaio 1887 due fratel-li furono disposti a soccorrere un loro zio inetà versando 6 franchi mensili per il suomantenimento e l’ultimo fratello occupan-dosi della biancheria e dell’alloggio. Quando non si poteva contare sulla disponi-bilità della cerchia familiare, ci si rivolgevaall’aiuto di terzi, sotto forma di elemosina oprestazioni di beni e servizi a titolo gratuito,ma più sovente retribuite dal Comune.

Fino alla metà dell’Ottocento ci sono staticasi di persone che provvedevano a se stessicon le elemosine, talvolta suggerita dallastessa autorità. Un infermo, al quale il suobenefattore aveva soppresso per il momen-to la “limosina dei due franchi”, sollecitò ilComune nel 1840 per versargli “qualche co-sa per vivere non avendo più soldo”. Ad unaltro, l’Assemblea del popolo del 12 feb-braio 1855 negò gli aiuti perché i loro figlipotevano elemosinare per lui. La legge del

1832 stabilì il divieto assoluto di mendicareal di fuori del proprio Comune e poteva co-stringere i mendicanti a lavorare “se abili altravaglio”, oppure dovevano essere mante-nuti dal Comune o “colle private limosinedegli abitanti”. Le cure e l’assistenza allepersone bisognose erano svolte a domicilio,perché in tutto il distretto di Locarno nonc’erano ospizi per anziani. Fin verso la finedel secolo furono rarissimi i casi di ammalatiricoverati all’ospedale. Penosa era la condi-zione degli alienati di mente finché non fupossibile ricoverarli nel manicomio di Comodal 1883 e in seguito in quello di Mendrisio.In casi estremi venivano incarcerati, come fuper un giovane nel 1831. Infatti quell’annofigura un pagamento a Luigi Storelli e com-pagni per aver consegnato il giovane affet-to da malattia mentale e nel 1832 al sindaco

Marcacci Rossi furonorimborsate le spese cheaveva anticipato a Lo -carno alle carceri com-missariali e altre speseper il mantenimento, me-dicinali, visite mediche, lapulizia e gli abiti.

I poveri e bisognosi disoccorso non furono sologli ammalati, vecchi, de-menti o infermi, ma an-che altre persone chenon riuscivano a mante-nersi. Numerosi furono i“sussidi di miserabilità”

dati in contanti direttamente alla personabisognosa e pagamenti di spese per l’acqui-sto di beni di prima necessità: generi ali-mentari, medicamenti, prestazioni medichee alloggio e per la sepoltura dei morti. A chiera in estrema indigenza, come i vagabondie i derelitti del paese, il Comune offriva nonsolo aiuti in denaro, cibo e altre prestazionecome il lavaggio della biancheria, ma anchel’alloggio presso privati o locando locali. Nel1866, per la prima volta nei conti figura un

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pagamento di 15.30 franchi per “coperta dilana, secchia di legno e catino per la cameradei poveri” e un altro di 21.50 franchi per“tela per pagliericci e paglia”. Fino al 1883,una spesa di 24 franchi annui era destinataall’affitto di una casa destinata ai poveri.

Per tutto l’Ottocento gli obblighi di assisten-za furono a carico del Comune di attinenza,mentre nel 1903 passò al Comune di domici-lio e nel 1945 al Cantone. Secondo una leggedel 1855, il Comune di domicilio doveva far-si carico dei poveri altrui se questi non eranotrasportabili al loro Comune di attinenza.Avevano però il diritto al rimborso delle spe-se anticipate. Inevitabile era che Brissago,importante borgo di confine e toccato daifenomeni migratori, si trovasse confrontatocon i problemi dei suoi poveri domiciliati inaltri paesi del Cantone, Confederazione o al-l’estero e con i bisogni dei residenti non atti-nenti al Comune. Verso la fine di giugno1862, il sindaco di Echallens (Vaud) informòil Comune che un suo attinente, malato esenza mezzi, chiedeva una somma di 200franchi da consegnare a chi se ne occupava e100 franchi per spese di viaggio. Il 3 agosto1866 il municipio di Bellinzona comunicò cheun certo Pietro Fornara, dichiarando di esse-re attinente di Brissago, era stato ricoveratoall’ospedale (ed evaso pochi giorni dopo), epretendeva il rimborso delle cure. Dopo ilcontrollo nei registri, Brissago si rifiutò di pa-gare perché il Fornara pur essendovi nato,era cittadino italiano.

Nell’archivio comunale è documentato l’al-lontanamento nel biennio 1854-55 di perso-ne povere verso il loro Comune di attinenza:Ascona, Locarno, Magadino e Cannobio. Inalcuni casi il trasporto si effettuava in barcae, quando fu terminata nel 1868 la stradacircolare fino alla dogana Brissago-Valmara,su carri trainati da cavalli.

Deplorevole era l’allontanamento dal paesedei neonati abbandonati dalla madre e affi-

dati ai brefotrofi. Nel 1852, a spese delComune, la levatrice Basilissa Berta condus-se un bimbo all’ospedale di Varese e nel1855 un trovatello all’ospitale di Novara,che nello stesso anno ne accolse un altroportato dall’ostetrica Rosa Barozzi. Non si sanulla di altri esposti per i quali il Comune siassunse le prime spese di custodia, versando7 lire e 4 soldi alla levatrice Maria AntoniaBarozzi nel 1834 e 7 lire a Sibilla Delmattinel 1843.

Fino alla fine degli anni Quaranta, compati-bilmente con le risorse finanziarie a disposi-zione, Brissago fu sensibile alle richieste deimeno fortunati. Nel 1841 a GottardoChiappini furono pagate 4 lire per l’assisten-za notturna a un inviato del commissario digoverno in pericolo di morte. Paolo Grassi,attinente di Falmenta, vittima di una scotta-tura fu curato, alloggiato e assistito nell’a-gosto 1855 a spese del Comune per ordinedel Sindaco.

Chiara Demartaex Segretaria

(tratto da “La Casa San Giorgio di Brissago”del prof. Orlando Nosetti)

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Fra le innumerevoli varietà di ortaggi che coltiviamo e serviamo nelle nostretavole, sicuramente uno dei più consumati è la carota. Spesso viene un po’data per scontata e non gli attribuiamo il valore che merita. È così infattiche in primavera sotto i riflettori delle grandi cucine finiscono gli asparagi,con spesso una carta apposita. In estate è il turno delle melanzane, dei po-modorini, delle zucchine. In autunno invece la zucca, i cavoli, i funghi e lecastagne. E la carota? Lei sta lì a guardare, in disparte, un po’ triste, sotto-valutata. A mio avviso la carota è un ortaggio fantastico, la possiamo trova-

re tutto l’anno e si presta a molte preparazioni; grattugiata fine in insalata, tagliata a baston-cini e glassata come contorno, come zuppa e perfino nei dolci. Anche dal punto di vistanutrizionale ha delle buone proprietà; le carote sono infatti ricche di importanti sali minera-li quali ferro, rame e zinco, nonché ricche di vitamine A, B e C. Ed è proprio grazie alla vitami-na A che la carota è importante per la vista e aiuta anche a proteggere la pelle. Inoltre, ha an-che una buona azione antiossidante che aiuta a proteggerci dall’invecchiamento. Ora non miresta che proporvi una ricetta a base di carote, un dolce molto conosciuto, la torta di carote.

Iniziamo pulendo e grattugiando finemente le carote. In seguito frulliamo le mandorle finoa ridurle a farina. Per evitare che la torta rimanga troppo liquida, passate le carote con uncolino schiacciandole prima di metterle nell’impasto: si toglierà, così l’acqua!In una terrina montate le uova con lo zucchero fino ad ottenere una bella crema chiara espumosa. Aggiungete pian piano, tutti gli ingredienti. Iniziate con le carote e l’olio, quindiproseguite con la farina setacciata, il lievito anch’esso setacciato, la farina di mandorle e lavanillina. Amalgamate per bene, quindi versate l’impasto in una teglia di circa 22 cm prece-dentemente imburrata e infarinata. Cuocete in forno a 180° per 40 minuti circa. Sfornate latorta di carote e fatela intiepidire prima di toglierla dalla forma e servirla.

Armin TorelliResponsabile cucina

Dignità alla carota

Per una torta dal diametro di 22 cm avremo bisogno:

• 300 gr di farina 00

• 100 gr di mandorle pelate

• 150 gr di zucchero semolato

• 250 gr di carote

• 3 uova

• 100 ml di olio di semi

• 1 bustina di vanillina

• 1 bustina di lievito per dolci (16 gr)

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Ridere fa bene alla salute

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Ma cos’è il Big Pad?

Da alcuni anni a questa parte Casa SanGiorgio possiede una “lavagna interattiva”chiamata Big Pad.Questa lavagna coniuga la visualizzazionedella tipica presentazione tradizionale conle innovative opportunità multimediali digi-talizzate.Il Big Pad infatti è una lavagna di grande di-mensione e composta da uno schermotouch screen con computer incorporato.Con tale strumento infatti è possibile scrive-re o disegnare direttamente sullo schermocon un’apposita penna oppure usando sem-plicemente le dita. Si possono visualizzareimmagini, testi, cosi come riprodurre videoo animazioni.

Periodicamente proponiamo ai nostri resi-denti un’attività cognitiva (per esempioanagrammi, cruciverba, trova l’intruso…)sotto forma di gioco utilizzando questostraordinario strumento.

Per “attivare le funzioni cognitive” primadell’attività, facciamo fare ai nostri Residen -ti qualche esercizio di Brain Gym (ginnasticadel cervello). Questi esercizi li abbiamo ap-presi durante un corso specifico, organizza-to dalla SVAT (Associazione Svizzera degliSpecialisti Attivazione comitato regionaleTicino) tenuto dalla Kinesiologa SignoraMarléne Scalisi.

Questi semplici ma stimolanti esercizi sichiamano “movimenti della linea mediana”e hanno come obbiettivo di far lavorare si-multaneamente i due emisferi del cervello,in modo da migliorare le capacità intelletti-ve e cognitive. Alcune statistiche hanno dimostrato infattiche persone con difficoltà d’apprendimen-

to, dopo un breve periodo di messa in prati-ca con costanza di tali esercizi, hanno riscon-trato notevoli ed immediati miglioramentinella concentrazione e nell’affrontare de-terminate problematiche, dimostrando be-nefici a livello motorio, cognitivo e nell’e-sternare le proprie emozioni.

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Grazie a questo grande schermo possonopartecipare alle attività proposte anchequei residenti che presentano disfunzionialla vista. Viene infatti utilizzato nelle at-tività di Ergoterapia e Animazione per vi-sionare film, foto o presentazioni docu-mentate con temi specifici (come adesempio “Festa dei Fiori di Locarno”,“Carnevale di Bris sago”). Viene ancora re-golarmente usato come tabellone per latombola, maxi cruciverba di gruppo, videomusicali della tradizione popolare e per

cercare in rete eventuali richieste dei resi-denti.

Il Big Pad è uno strumento eccezionale chequotidianamente è diventato parte inte-grante degli strumenti di lavoro nel settoredell’animazione e di ergoterapia, cosi comeper l’amministrazione e la direzione duran-te riunioni e presentazioni.

Tania GottrauxAnimatrice

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Ticino- Lapponia: riflessioni su un’esperienza di vita vissuta

In questo spazio, hoil piacere di raccon-tarvi di una miaesperienza vissutadurante il mese diottobre dello scorsoanno, quando hodeciso di partire peruna vacanza moltospeciale. Infatti, ol-tre alle mie vacanze,ho chiesto di poterbeneficiare di un

mese di congedo non retribuito con la fer-ma intenzione, oltre che di stare con mia fi-glia che vive e lavora in Svezia, di poter fareun’esperienza di vita prima che di lavoro.Infatti, il mio obiettivo è stato quello di farparte di una struttura per anziani simile aquella dove lavoro tutti i giorni da ormainove anni.

Le esperienze professionali sono sempre in-teressanti, e in particolare quelle che riguar-dano gli scambi culturali hanno, a mio avvi-so, un fascino particolare perché hanno lacapacità di arricchirci e di farci vedere ilmondo “con occhi diversi”.

Dunque, nel momento in cui ho deciso di af-frontare un’avventura cosi particolare comeil soggiorno di un mese in Svezia, con unostage presso una Casa per anziani nellaLapponia Svedese, sapevo che sarebbe stataun’esperienza unica ed avvincente; ed infat-ti, così è stato!

Il mio stage, nato come utile strumento perpoter migliorare le mie conoscenze linguisti-che e per permettermi di interagire in linguasvedese in una “full-immersion” linguisticareale, si è rivelato decisamente prezioso an-che a livello professionale oltre che umano.La struttura dove ho lavorato è comunale e,proprio come la nostra, ospita residenti an-

ziani affetti da varie patologie, quindi deltutto simile alla nostra per la composizionemista di residenti relativamente anziani contutte le casistiche del caso, così come anchepazienti con demenze importanti. Situata al-l’interno di uno stabile dove sono presentianche appartamenti protetti, è organizzatain reparti piccoli, al cui interno il personaletende a girare spesso, mettendo in luce unagrande flessibilità. Questa caratteristica, cheho riscontrato sia a livello organizzativo chepersonale, mi ha fatto riflettere su come gliaspetti culturali tipici di una nazione, di unpopolo, si ripercuotano e influenzino ogniaspetto della vita quotidiana, dunque anchel’assistenza e la cura. Perciò si tratta di carat-teristiche che non possono essere messe aconfronto ma che credo vadano osservateproprio come interessante espressione di“ciò che siamo” o eventualmente come mo-dello di “ciò che vorremmo essere”. La tran-quillità, la flessibilità, il rispetto e la riserva-tezza sono elementi distintivi che mi hannocolpito fin dal primo giorno, così come l’or-ganizzazione strutturale dei reparti, impo-stata più su un modello “casa” che “clinica”,benché arricchita di tutti i possibili ausili chela moderna tecnologia oggi fornisce. Mi èstato spiegato che questa tendenza è statavolutamente impostata da circa 25 anni aquesta parte.

Per altro i principi che sono alla base del no-stro operato e che noi presso la Casa SanGiorgio mettiamo in pratica ogni giorno ap-plicando e rispettando la Filosofia dellaCasa, sono valori che vengono riconosciuti erispettati anche in Svezia.

Posso affermare con soddisfazione che la“professionalità e precisione Svizzera” è sta-ta molto apprezzata anche in terra scandi-nava!

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Via

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Concludo questo mio breve esposto su que-sta arricchente esperienza di vita, che mal-grado le difficoltà linguistiche e culturali,così come il tempo limitato, mi ha comun-que dato tanto, invitando i giovani che han-no certo più possibilità di viaggiare, di nonfermarsi davanti alle apparenze, ma di an-dare oltre per scoprire anche altre realtà diquesto mondo che sembrano così lontane eirraggiungibili, ma che in realtà non lo sono.

Stefania ZanoliAssistente di cura

Una foto dell’Istituto per anziani che mi ha ospitata

Un mese dopo questa affascinante esperien-za, sono rientrata in Ticino con la consape-volezza che, soprattutto in questo settore,la formazione non è mai terminata e cheavendo il coraggio di mettersi alla prova, c’èsempre la possibilità di ampliare i propriorizzonti, di migliorare, di alimentare la mo-tivazione e i principi che a suo tempo ci han-no portato a scegliere di lavorare in questocampo così impegnativo e al tempo stessointeressante ed importante.

Secondo un proverbio indiano:

“viaggiando alla scoperta dei paesi troverai il continente

in te stesso”

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Segno zodiacale bilanciaColore preferito rosa e biancoTratto principale del mio carattere disciplinata ed esigente con me stessaPrincipale difetto permalosa, senza rancoreInteressi principali la lettura, conversare con gente interessanteFiore preferito la rosa e il ciclaminoQuel che apprezzi negli amici la sincerità e l’onestàMusica preferita musica country e musica classicaCibo preferito gamberoni alla grigliaSogno nel cassetto purtroppo nessuno, ma è “rimasto nel cassetto“

quello di viaggiare Un mio motto “non pretendere troppo dalla vita”

Vittoria Meschini

La Signora Vittoria nasce aLugano l’11 ottobre 1934. ilpadre Luigi è guardia di confi-ne e la madre Marina è risto-ratrice. La sua infanzia è se-gnata dalla prematura etraumatica scomparsa del pa-dre e da importanti problemilegati alla sua salute. Vittoriasi sposa nel 1958, divorziandopoi nel 1962. Persona aperta econ vivo interesse nei viaggi,all’età di 30 anni, trascorre seimesi in Inghilterra.Si trasferisce poi in Svizzerainterna dove trascorre moltianni svolgendo la sua profes-sione di venditrice in un nego-zio di profumeria. Resta co-munque sempre legata allasua famiglia; alla sorella ed aiparenti che le sono tuttoramolto vicini. Persona educata e cordiale, èentrata a Casa San Giorgionell’agosto 2013, dove vieneparticolarmente apprezzataper la sua socievolezza. Amamolto la lettura, la musica eguardare la TV nella tranquil-lità della sua camera, ma ap-prezza altrettanto volentierianche i momenti di piacevole condivisione con gli altri residenti e con i parenti, trascorsi albar o nel nostro bellissimo giardino. Da queste pagine le porgiamo i nostri più sinceri augu-ri di tanta serenità e la salutiamo calorosamente.

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Segno zodiacale gemelliColore preferito glicineTratto principale del mio carattere dolcezza, positivitàPrincipale difetto la frettaInteressi principali teatro, canto, tennisFiore preferito orchideaQuel che apprezzi negli amici intelligenza, onestà, profondità d’animoCanzone preferita “Con te partirò” di A. BocelliCibo preferito il polpoDono di natura che vorrei avere carismaSogno nel cassetto avere un piccolo B&B in campagnaUn mio motto “la vita è il più bel dono che abbiamo,

viviamola al meglio”

Pamela Radaelli

Entrata in carica il 1° gennaio di quest’anno, ha assunto il ruolo di Responsabile delle curenel nostro Istituto, in sostituzione della Signora Radmila Rodari, la quale dopo 26 anni di ser-vizio ha lasciato per dedicarsi alla meritata pensione. Nativa della Valle Vigezzo, da quindi-ci anni vive a Cannobio; sposata ed ha due bellissimi figli. Nel tempo libero concesso dagliimpegni familiari e professionali, coltiva l’hobby del teatro amatoriale in una compagniacannobiese e il canto in un coro locale. Nel corso della sua carriera professionale, dopo averconseguito il diploma presso la Scuola superiore in cure infermieristiche a Bellinzona nel2005, ha lavorato presso il vicino Istituto Miralago per quasi 8 anni. Nel 2013 ha intrapresoun Master (MAS) in gestione sanitaria, che l’ha condotta a lavorare 2 anni come responsabi-le della qualità presso l’Istituto San Carlo a Locarno e presso il servizio domiciliare Curasuisse,come clinica e responsa-bile di zona. Nel nuovo ruolo assun-to presso la Casa SanGiorgio, ricco di respon-sabilità e impegni, Pa -mela vuole supportare ilgruppo di lavoro nelperseguire gli obiettiviistituzionali, ponendoal centro dell’attenzio-ne il benessere e la curaai nostri Residenti. Tut -to questo in un clima dicollaborazione, profes-sionalità e unione. An -che dal nostro semestra-le, le giungano gliAuguri per un proficuoe gratificante lavoro.

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Residenti

Sotto questa rubrica leggete le informazioni relative ai nuovi arrivi, alle partenze e agli eventi che riguardano i nostri cari Anziani, nel periodo relativo al primo semestre di quest’anno.

Benvenuto a

11.01.18 Angela SPINELLI1940, Massagno

16.01.18 Arthur BAUMBERGER1942, Gordevio

18.01.18 Heinz WEBER1930, Locarno

24.01.18 Johanna FREI1935, Ascona

13.02.18 Vanda STEFANONI1942, Ascona

21.02.18 Gerda DOERING1934, Losone

23.02.18 Robert MAECHLER1934, Ascona

01.03.18 Verena LUTHIGER1925, Minusio

07.03.18 Dora RYSER1924, Ascona

08.03.18 Lilian WEILL1930, Losone

12.03.18 Emilio SALVADÈ1927, Locarno

14.03.18 Frieda MARIOTTA1939, Ascona

15.03.18 Quinto AMBROSI1934, Losone

20.03.18 Giuseppe BOMMARITO1935, Locarno

29.03.18 Palma LUPATINI1926, Cugnasco

09.04.18 Mette MEYER1940, Brissago

18.04.18 Eva CSONTOS SZABADOS1929, Locarno

20.04.18 Marta PELLANDA1929, Losone

25.04.18 Martha STUESSI1928, Losone

02.05.18 Erina BISI1929, Gordola

14.05.18 Lucia Ortensia FOVINI1928, Ascona

15.05.18 Lorenzo SPOSITO1927, Locarno

16.05.18 Caterina SCHWEIZER1941, Ronco s/Ascona

06.06.18 Iris BRIZZI1954, Locarno

Arrivederci a

30.01.18 Angela SPINELLI1940, Massagno, trasf. alla CpA Girasole

15.02.18 Rita GHIDONI1932, Lugano, rientro a domicilio

01.03.18 Heinz WEBER1930, Locarno, trasf. alla CpA San Carlo

09.03.18 Ausilia CAVALLI1928, Intragna

trasferita alla CpA San Donato

20.03.18 Emilio SALVADÈ1927, Locarno, rientro a domicilio

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30.04.18 Palma LUPATINI1926, Cugnasco

trasferita alla CpA Solarium

02.05.18 Verena LUTHIGER1925, Minusio

trasferita alla CpA Montesano

Addio a

14.12.17 Angelo CAPPELLETTI1928, Losone

03.01.18 Eleonora MARTIGNONI1936, Brissago

06.01.18 Maria (detta Mariuccia) REITHINGER, 1924, Losone

09.01.18 Elisabetha INDERKUM1926, Cugnasco

28.01.18 Caterina MARCACCI1918, Brissago

03.02.18 Giuseppe FASANO1939, Brissago

06.02.18 Pietro BERTA, 1924, Brissago

14.02.18 Johanna FREI, 1935, Ascona

23.02.18 Marlies PFINGSTEN1935, Brissago

17.03.18 Vittorina MUTTI CICELLA1920, Brissago

18.03.18 Lilian WEILL, 1930, Losone

27.03.18 Quinto AMBROSI1934, Losone

10.04.18 Heinz MATHYER1936, Brissago

13.04.18 Ina SERRI, 1925, Locarno

24.04.18 Guglielmina BACCALÀ1920, Brissago

Auguri di buon compleanno a

gennaio 6 Norma JENNI - 8110 Vittorina CEREUTTI - 9412 Caterina PRATO - 8514 Liliana CIPPÀ - 9315 Rosita MADONNA - 7517 Norma BAZZO - 9121 Taziana ZACCHEO - 8824 Vittorina MUTTI CICELLA - 98

febbraio 7 Rudolf WALKER - 887 Frieda MARIOTTA - 7913 Kaspar ROESCH - 8717 Marlies PFINGSTEM - 8320 Enrica BERNARDASCI - 79

marzo 3 Cesarina BINDA - 1033 Hedwig HAGER - 7617 Ilse DAPRÀ - 8021 Arthur BAUMBERGER - 7626 Martha STUESSI - 9030 Lilly STORELLI - 79

aprile 9 Melita DE GOL - 7611 Cleofe JELMONI - 8913 Guglielmina BACCALÀ - 9815 Giuseppe PRATO - 8916 Mirella FERRO MELLONARI - 8428 Clara TUEROS - 86

maggio 10 Mette MEYER - 7824 Carla ROLLINI - 7327 Giuseppe BOMMARITO - 8328 Emilia WALKER - 92

giugno 4 Ehsan SALIM - 8329 Adriana PAGANI - 91

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Cento tre e non sentirli

Sabato 3 marzo, attorniata dai suoi fami-gliari la Signora Cesarina Binda ha festeg-giato un compleanno davvero speciale, 103anni! L’eccezionale traguardo è poi statosottolineato lunedì con una piccola festic-ciola organizzata presso la Casa San Giorgiodi Brissago dove essa vive. La Signora Bindaè stata omaggiata dalla Direzione e dal per-sonale dell’Istituto, ed ha ricevuto la visitadelle Autorità di Brissago, rappresentate dalSindaco Roberto Ponti e dalla vice SindacoEugenia dell’Ora, i quali hanno portato gliauguri a nome di tutta la comunità diBrissago alla decana del paese.

Nata e cresciuta a Brissago, la Signora Bindaha sempre vissuto nella frazione di Piodina ealla sua veneranda età, sprigiona ancoraun’invidiabile lucidità, freschezza e moltavoglia di vivere. Cesarina proviene da una

famiglia di cinque figli, due maschi e trefemmine e tutta la sua vita è stata caratte-rizzata dalla grande dedizione per la fami-glia. Sposatasi in giovane età, ha condivisocon il marito Signor Fulvio, (rinomato cuo-co) la nascita di tre figli, Yvonne, Alberto eSergio, quest’ultimo purtroppo morto all’e-tà di tre anni a causa della meningite. Essaha lavorato dapprima per diversi anni comeaiuto cucina all’asilo comunale di Brissagoed in seguito presso la Fabbrica Tabacchi co-me sigaraia oltre che a dedicarsi alla fami-glia e alla campagna. Dopo la pensione haaccudito i suoceri a casa propria e da quan-do le forze sono venute meno, si è trasferitaalla Casa San Giorgio con il figlio Alberto.Gli Amministratori di Casa San Giorgio, cosìcome tutta la comunità brissaghese, le au-gurano ancora molti anni di vita in buonasalute e tanta serenità.

La festeggiata con il figlio, il Sindaco e la Vice Sindaca, la Responsabile delle cure e il Direttore

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Collaboratori

Di seguito elenchiamo il “turnover” registrato tra le Risore umane nel primo semestre diquest’anno.

Nuove entrate01.01.18 Pamela RADAELLI capo settore cure al 100%01.01.18 Mehdi BACIOCCHI stagiaire alle cure al 100%01.01.18 Cristina FORNERA rimpiazzo aus. mensa al 100%01.02.18 Mato CALUSIC servizio mensa e bar all’80%01.02.18 Carmelo CASABLANCA assistente di cura all’80%06.02.18 Teresa Sofia PINTO DA SILVA allieva OSS 3° anno stage al 100%21.02.18 Daniel Filipe ROSARIO SANTOS rimpiazzo aus. mensa al 100%01.03.18 Chantal ZACCHEO rimpiazzo infermiera al 100%01.04.18 Roberto GIACOMAZZI stagiaire alle cure al 100%01.05.18 Pero RAJKOVACIC stagiaire alle cure al 100%01.06.18 Jatnna CAVAZZONI rimpiazzo infermiera al 100%

Uscite07.01.18 Rita MUNTONI Assistene di cura, fine contratto31.01.18 Cristina FORNERA Ausiliaria mensa, fine rimpiazzo29.02.18 Radmila RODARI Capo settore cure, pensionamento31.03.18 Mehdi BACIOCCHI Stagiaire cure, fine stage30.04.18 Daniel Filipe ROSARIO SANTOS Ausiliario mensa, fine rimpiazzo31.05.18 Chantal ZACCHEO Infermiera, fine rimpiazzo29.06.18 Teresa Sofia PINTO DA SILVA allieva OSS, fine stage

Modifiche01.01.18 Marzia BERGAMASCHI Infermiera capo reparto al 100%01.01.18 Silvana NARBONE Assistente di cura all’80%01.01.18 Eleonora BOTTACCHI Congedo di un anno14.01.18 Barbara RIGON Assistente di cura dal 100 al 50%06.02.18 Oana PERAZZI Assistente di cura dal 100 al 60%16.04.18 Patrizia ASCHERI Ausiliaria lavanderia dal 100 al 50%01.05.18 Antonella TROVATO Ausiliaria lavanderia dal 100 al 50%

Complimenti a chi ha festeggiato i seguenti traguardi d’impiego:01.01.18 Patrizia ASCHERI Ausiliaria di lavanderia, 20 anni01.01.18 Doriana BERGONZOLI Assistente di cura, 15 anni01.04.18 Elena BAROZZI Infermiera, 10 anni

Auguri nascite:All’Assistente di cura Ilaria PENCHINI per la nascita del figlio Nicola avvenuta il 20 marzo 2018.

A tutti i collaboratori indistintamente, un grazie sincero per il lavoro svolto

e auguri vivissimi per un futuro sereno e frizzante

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niDonazioni

Cognome e nome designazione dell’offerta mese

Lamme Selma, Ronco s./Ascona attrezzatura medica novembre 2017

Marcacci Rossi Ferruccio, Brissago 100 vasetti di miele dicembreFerrari-Bergonzoli, Locarno 50 panettoniColora SA, Locarno contributo per giornalinoMarconi Anna Maria e Igrazio, Gordola Angelo CappellettiNN Giuseppe Storelli

Berta Giuseppe, Brissago Mariuccia Reithinger gennaio 2018Bedronici Dora, Locarno Ettore BedroniciFiscalini Yvi e Giacomo, Brissago Mariuccia ReithingerJanke Arturo e Janke-Biaggini MargheritaSolduno Mariuccia ReithingerReithinger Lara, Losone “Marcacci Franco, Brissago Caterina MarcacciParolari Katharina, Zurigo Giuseppe StorelliFoletti Silvana, Cavigliano Mercedes Molteni

Giuseppe Berta, Brissago Pietro Berta febbraioGiugni Carla e Ivano, Ascona DonazioneTogni Nicole, Orselina “Schlapfer Renata, Brissago “De Marta Chiara, Brissago “Hürlimann Rosita e Claudio, Gordola Compleanno Anne RahmannBerta Giuseppe, Brissago Vivienne Conti RossiniGraf Paola, Brissago Livio BerettaPatritti Bruna, Brissago “Forzoni Mara e Renato, Brissago Pietro BertaStecker Adolfo, Brissago “Mazzi-Damotti Fernanda, Gallotti NininBranca Isa Vivienne Conti RossiniBerta Agnese, Brissago Pietro BertaStecker Adolfo, Brissago Caterina MarcacciDipendenti Casa San Giorgio Livio BerettaEngeli Gertrud, Minusio “Hürlimann Rosita e Claudio, Gordola “Colora Locarno SA, Locarno “Balestra Feodora e Fabio, Brissago “Balestra Feodora e Fabio, Brissago Pietro BertaBalestra Feodora e Fabio, Brissago Caterina MarcacciBerta Giuseppe, Brissago Livio BerettaLampert Ursula, Locarno “

Come consueto in questo spazio, vi elenchiamo tutte le donazioni ricevute nel primo seme-stre di quest’anno. A nome degli Amministratori e certi di interpretare il pensiero di tutti iResidenti, i quali beneficiano direttamente anche di questi fondi per scopi diversi non sussi-diati, ringraziamo tutti di cuore per il prezioso sostegno ricevuto.

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Grazie a tutti per la consueta vicinanza alla Casa San Giorgio

Cognome e nome designazione dell’offerta mese

Berta Francesco, Brissago Livio Beretta febbraio 2018Chiappini Heide e Alessandro, Brissago “Stecker Adolfo, Brissago “Martella Flavia, Brissago “Berta Renato, Brissago “Von Landhem Margrith, Brissago “Ramoni Ruth, Brissago “Stutz-Stucki Claudia, AU “Stutz Silvia e Patrick, Minusio “Stucki Andreas e Lilly, Unterenstringen “Rohner Bailey Petra, Unterengstringer “Arnet A., Luzern “Thür Hilde, Brissago “Stucki Andreas, Volketswil “Gyr Maya, Zurich “Sidler Roberto e Catarina, Brissago “Ghiringhelli Magda, Brissago Conti Rossini VivienneMazzi-Damotti Fernanda, Brissago Livio Beretta

Gori Mutti Cicella Denise, Vanoeuvres Vittorina Mutti Cicella marzoPatritti Bruna, Brissago “

Meyer Dursteler C. e H., Wiesendangen Livio Beretta aprileFiscalini Yvonne e Giacomo, Brissago Giuglielmina Baccalà

Fam. Buner, Brissago attrezzatura medica maggioKindler Pia e Elio, Berna Guglielmina BaccalàMaggetti Elvezio e Clara, Losone “Pantellini Alberto e Lisa, Brissago

Totale delle donazioni nel primo semestre 2018 Fr. 6’958.75

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Ho perdüü al natelQuesta poesia dialettale, come le precedenti, è opera di Renato Agostinetti, membro storicodel Cabaret della Svizzera italiana.Grazie al Signor Renato per la gentile messa a disposizione e a voi buona lettura.

Il ve

cchi

o sa

ggio

Jè tanti ann che sum spusaaDess guardé un po' cus'm'è capitaaMi g'ho un natel come tücc al dì d'incööUn natel modernissim che m'ha regalà al mè fiöö

Al funziona benissim ga l'ho sempar sciàSum sempar raggiüngibil da chi che m'vö ciamà

Quand vò a cercà fung a ciami la mè miéPer comünicagh se da fung ga n'è

Quand sa va in muntagna l'è mei vegal sciàS'po’ sempar burlà giò e magari fass maaTa g'telefunat ala Rega ta ga dé i coordinaaE iscì l'è facil che ta vegnat trövaa

Intant per fortüna m'è mai capitaa nientHo mai vüüd al minim incidentHo ciapaa di scarpüsc ma sum mai fai maaNo da chel lato lì sum propi fortünaa

Un dì seri giò a vangà in giardinE come al solit gh'eri scià l'telefuninIn dal taschin dadré di pantalonQuand a l'impruviis a senti un son

Cosa l'sarà mai ma sum dumandaaAh l'è l'telefunin che s'è mettüü dré a sonaaAl tiri fö dal sacucin per vedé chi è che m'vööLa mè dona la ma diis che gh'è prunt i fasöö

Che l'è ura da nà sü a scenaDa mett via la vanga che ma vegn al maa da schena

Mi ho piantaa lì tütt e sum nai sü da suraA mangià i fasöö che m'ha preparaa la sciura

Em fai la nostra scena em bevüü un gott da vin

Pö sum nai giò in salott a fa un pisolinHo guardaa l'telegiornale pö ma sum indörmentaa

E dopu dees minüt ho cumincià a runfaa

Pö tütt d'un culp a sona l'campanellGuardi chi l'è oddio l'è l'mè fradellChe al ma diis seri preoccupaaL'è almen un'ura che ho continuà a ciamaa

A ta rispundat mai podi savé perchéSül to natel a ga n'è vüna cheLa diis al momento l'utenteNon è raggiungibile ed è assente

Ta ghé da scüsamm a ga disi miFaseva un pisolino e l'ho mia sentiiPö tochi la sacocia per vedé se l'era lìOrca sidèla al natel l'è sparii

Ga disi cula dona che l'era fö in giardinT'hé mia vist per caas al mè telefuninNo l'ho mia vist indua te l'hé lassaaOrmai come al solit ta l'hé dismentigaa

Al mè fradell al sügeriss l'è facil perchè Ti t'al fé sonà e iscì ta sentat in du l'èHo fai al nümar cul telefun da càE in lontananza s'al sentiva a sonà

La diis la mè dona chi a s'al sent fortMa sa che l'to natel l'è giò in da l'ortSum curüü giò tütt ho fai passaaMa al mè natel sa podeva mia trovaa

Ga disi cul fradell ciapa l'to telefuninE fa al nümar dess che sum chi in giardinDifatti a s'al sent l'è propi veraPerò g'ho l'impression che l'è sott tèra

Sa veed che prima quand seri lì a vangàCun una vangada mi l'ho soteràE iscì tücc trii em cuminciaa a scavàIntant che l'natel al continuava a sonà

Però stu bastard al s'era nascundüüEm voltà sott sura l'ort ma s'al trövava püE anca al son sa riüsciva pü a sentìA s'era scaricà anca i batterii

L'ho pö trovaa ala sira vers i vottQuand oramai l'era quasi nottL'era tütt interaa cun in giir al ledammDess per un po' poduf pü telefunamm

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