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Fondazione Casa San Giorgio Istituto per anziani 6614 Brissago Semestrale d’informazione no. 5/06.2009 uno sguardo verso il lago

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FondazioneCasa San Giorgio

Istituto per anziani6614 Brissago

Semestrale d’informazione no. 5/06.2009

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Indice

Editoriale Il bene del Paziente, tra vita privata e professionale ............... 3

Cronaca della Casa Buon compleanno....................................................................... 5Cronaca della Casa Informazioni generali ................................................................. 5

Solidarietà.................................................................................... 6Cronaca della Casa Sicurezza...................................................................................... 7

Poesie Brissago Aprica ............................................................................ 8

Salute e Malattia La lombalgia ................................................................................ 9

Cure Accompagnamento alla morte.................................................. 12

Parlando di qualità Il Volontariato ............................................................................. 16

Io vagabondo In viaggio con… Pia Kuchler....................................................... 18

Pagina storica Il Sacro Monte ............................................................................. 20

Animazione Gruppo Parola, C’era un volta.................................................... 22

Cosa bolle in pentola La polenta.................................................................................... 24

Parlando di qualità Piccoli passi .................................................................................. 25

Benessere Le cadute nell’anziano fragile.................................................... 26

La ruota gira Pazienti, collaboratori................................................................. 28

Diversivo Barzellette ................................................................................... 31

Donazioni ...................................................................................................... 32

Profili Giannina Spiniello, Fiorenza Chiappini...................................... 34

Il vecchio saggio Al maar ........................................................................................ 36

Hanno collaborato a questo numeroGiuseppe Berta, Pierfranco Chiappini, Dr. Graziano Ruggieri, Chiara Demarta,Claudia Profumo, Roberta Scotton, Michela e Stefania Zanoli

Avete dei consigli, dei suggerimenti o delle osservazioni anche critichein merito al nostro giornalino d’informazione?Fatecele pervenire e saremo lieti di valutare le vostre considerazioni.

Fondazione Casa San GiorgioVia San Giorgio 4Casella postale 3616614 Brissago

CCP 65-2974-1tel. 091 786 80 50fax 091 786 80 51

[email protected]

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Il bene del Paziente,tra vita privata e professionale

Edito

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Lo scorso 1. aprile 2009 hoavuto la fortuna di festeg-giare vent’anni di impiegopresso la Casa San Giorgio.Un periodo che detto sem-plicemente così sembralungo ma che in verità èpassato in un lampo.

Tuttavia se vado ad analizzare un pò con cal-ma questo ampio periodo della mia vita pro-fessionale, mi rendo conto che sono state ve-ramente molteplici e variegate le attivitàsvolte in questi anni, così come sono statemoltissime le persone che ho avuto l’oppor-tunità di conoscere e con molte delle qualiho quasi sempre avuto il piacere di collabo-rare. Grazie a questa opportunità, oltre adaver beneficiato di una crescita personale,ho potuto ampliare le mie conoscenze pro-fessionali e penso di aver contribuito, unita-mente agli Amministratori che si sono susse-guiti nella Commissione Amministrativa, allosviluppo della Casa San Giorgio in tutti i suoiaspetti, in primis dal profilo sociosanitario,ma anche da quello strutturale fino a rag-giungere un soddisfacente livello di qualitàe quindi anche di soddisfazione sia da partedegli utenti, del personale e della cittadi-nanza. Questo traguardo non è certamentemerito mio, ma è legato alla disponibilitàdelle molte persone, amministratori e colla-boratori, che con serietà, professionalità edonestà si sono impegnati in una missionenon sempre facile, in un campo che richiedebuona volontà, onestà e anche molta tolle-ranza.In campo sociale, il confine tra lavoro e vitafamigliare è sovente difficile da tracciare.Non è sempre facile trovare un giusto equili-brio tra la vita privata e quella professionalein un lavoro che chiede impegno mentale, fi-sico, tolleranza e anche molta flessibilità aseguito di turni discontinui e lavoro nottur-no. Spesso anche la vita privata ne rimane in-fluenzata, in particolare la sfera affettiva esentimentale ne risente. Sono probabilmen-te questi i fattori che non sono appetibili peri nostri giovani che faticano ad avvicinarsi allavoro in campo sociale e sanitario.

Purtroppo, in contrasto con le statistiche checi indicano un continuo aumento dei bisognidi cura della popolazione in generale, ma inparticolare di quella della terza e quarta età,previsioni poco rassicuranti anticipano chese seguiremo questo trend negativo, nel2030 in Svizzera mancheranno circa 25'000infermieri. Già oggi senza l’importante con-tributo di forze lavoro che provengono dal-l’estero, in Svizzera non saremo in grado dicoprire il fabbisogno di personale qualifica-to negli ospedali e nelle strutture socio sani-tarie in generale. Come vedremo nelle pagi-ne seguenti, anche la nostra istituzione,soprattutto nel settore delle cure, è sorrettada un importante contributo di manodoperaestera.Come in passato anche le nuove generazionipreferiscono abbracciare altre professionipiuttosto che quelle sanitarie dove, malgra-do le condizioni di lavoro siano sensibilmen-te migliorate, quelle salariali siano state ag-giornate e rese più appetibili, l’attrattivaverso altre professioni rimane largamentesuperiore.

Forse i profondi cambiamenti avvenuti negliultimi due anni sui mercati finanziari inter-nazionali, potranno dare una svolta alla no-stra mentalità e far riscoprire ai giovani i pre-gi del lavoro nel settore socio sanitario.Infatti, in pochi mesi ed in modo drastico ab-biamo dovuto capire che quello che aveva-mo ieri può svanire domani senza che noipossiamo fare qualche cosa di giusto o disbagliato. In pochi anni abbiamo assistito acambiamenti importanti in questo senso, an-che in Svizzera multinazionali simbolo delbenessere nel nostro Paese che sembravanoinossidabili, hanno chiuso i battenti o si tro-vano in grosse difficoltà, cancellando mi-gliaia di posti di lavoro, creando incredulitàe angoscia tra la popolazione, obbligando lostato ad intervenire con massicci sostegniper evitare il peggio.Per tornare alla nostra realtà, il mio augurioè che in futuro vi sia più interesse verso que-sta professione, così da poter onorare la no-

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Edito

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stra missione con impegno e professionalità,nell’interesse di tutti: pazienti in primis, maanche lavoratori e loro famigliari, la societàche ha sempre più bisogno di cure e assisten-za e l’economia in generale.Per quanto invece mi riguarda personalmen-te, anche se la motivazione a volte stenta aseguirmi, “ma come la dis la mè mié: l’è miacolpa né del cald né del frecc, ma l’è l’asenche diventa vecc”, spero di poter dare anco-ra qualche impulso a questa Istituzione, chemi ha dato veramente tanto. Colgo quindi

questa occasione per ringraziare tutti i colla-boratori, che sono la colonna portante delmio lavoro, che mi hanno aiutato in questianni e coloro che anche in futuro vorrannostare al mio fianco per il bene loro, dei nostricari anziani e dell’Istituto in generale.

Grazie.

Giuseppe BertaDirettore

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La festa dei compleanni aCasa San Giorgio è oramaidiventata una bella e con-solidata tradizione.Festeggiati, ospiti, persona-le, oltre a parenti, amici e co-noscenti approfittano inquesta circostanza di una ul-

terioreoccasioneper passare alcunimomenti dispensieratezza e, forse anche di riflessione suquanto la vita ci ha dato e ancora ci vorrà dare.Il Consiglio d’amministrazione della nostraFondazione, che ho il piacere di presiedere, hadeciso quest’anno di festeggiare degnamentenon solo gli ospiti, ma la Casa SanGiorgio stes-sa. Infatti nel corso del 1939, e più precisamen-te nel mese di dicembre, iniziarono i lavori dicostruzione della nostra struttura che, pur seoggetto negli anni di ristrutturazioni e am-pliamenti, è rimasta sostanzialmente la mede-sima. 70 anni quindi.Molti dei nostri cari anziani diranno, “È ancoragiovane, ne deve fare di strada per arrivare al-la nostra età”. È vero e l’augurio di tutti è chedi strada ne abbia ancora molta da percorrere,ma l’occasione è data per fermarci anche noiun attimo a riflettere. Abbiamo scelto questadata per un’altra importante ragione.Nel corso delmese di ottobre prossimogiunge-rà a compimento il lavoro di ricerca svolto dalprofessorOrlandoNosetti coadiuvato dalla suagentil consorte signora Adriana. Egli, con unlavoro di raccolta, analisi e approfondimentodi diversi temi ed in particolare di quelli storicoed economico, ha descritto con dovizia di par-ticolari, la storia della nostra struttura. Oltre alcontesto storico e sociosanitario in cui è nata esi è sviluppata l’idea di costruire quello che aitempi si chiamava ricovero per le persone an-ziane, egli analizza e confronta la nostra realtàcon quella di analoghi istituti sparsi sul territo-rio cantonale. Il consiglio di amministrazioneha ritenuto di dover segnare in maniera anco-ra più importante l’evento proponendo unmomento di riflessione sul passatoma in parti-colar modo sul presente e sul futuro della pro-blematica degli anziani a Brissago e più in ge-nerale all’interno della nostra società civile incontinua evoluzione.Per prepararci in maniera confacente abbia-mo quindi promosso e creato un gruppo di la-

voro che, coordinato da specialisti esterni econ la partecipazione di tutti gli istituti pre-senti sul territorio comunale e delle autoritàdei comuni di Brissago e Ronco s/Ascona, si stachinando con analisi e valutazioni sulla situa-zione degli anziani oggi e sulle prospettive disviluppo future. Questo lavoro verrà presenta-to in autunno al pubblico nell’ambito di unagiornata di lavoro dove ognuno avrà modo diesprimere il proprio costruttivo parere.Non mi dilungo oltre lasciandovi il piaceredella sorpresa. Noi non vogliamo sostituircialle istituzioni o pretendere di conoscere l’ar-gomento meglio di chiunque altro. Abbiamoritenuto nostro compito dover intervenire inmaniera concreta per creare i giusti stimoli.Le autorità politiche preposte, ma più in ge-nerale tutta la cittadinanza, dovranno, sullabase delle esperienze maturate, operarequelle scelte che permetteranno anche in fu-turo di garantire ottime strutture e servizi aquella parte di popolazione non più attiva,ma che ha sacrificato l’intera vita per il benedel paese e delle generazioni future. A lorolo dobbiamo, per riconoscenza. Concludo an-ticipandovi quindi le manifestazioni previste.Sabato 10 ottobre 2009 vi sarà la presenta-zione del libro citato, opera del Prof. OrlandoNosetti, e in particolare tutta la popolazioneanziana (in età AVS) sarà invitata per il pran-zo e unmomento di svago. Per venerdì 30 ot-tobre 2009, sarà invece organizzato un sim-posio con tre relatori: il Prof. O. Nosetti siesprimerà su temi economici in campo socia-le, il geografo Marcello Martinoni, ci presen-terà i risultati di un progetto di ricerca relati-vo al tema “spazi di vita urbani tra bisognisociali e ambiente costruito nel Comune diBrissago”, condotto per nostro incarico, il Dr.Graziano Ruggieri, geriatra e membro dellaCommissione Amministrativa della nostraFondazione, ci parlerà invece del tema “del-l’anziano fragile”.Sarà per noi un piacere far pervenire a tuttala popolazione il relativo invito con il pro-gramma delle manifestazioni e vi aspettiamonumerosi.

Pierfranco ChiappiniPresidente Commissione Amministrativa

Fondazione Casa San Giorgio

Buon Compleanno

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Info

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Alcuni anni or sono, il nostro Direttore è stato invitato per un intenso colloquio da parte di unanostra conoscente domiciliata ad Ascona, la Signora Maria Hölscher, meglio conosciuta da tutticome laMIA. Di nazionalità Germanica residente ad Ascona, è stata per oltre trent’anni compa-gna di vita del nostro concittadino Gianfranco Calabro. Durante l’incontro la Gentile SignoraMia, che soffriva di un male incurabile ed è poi mancata il 26 novembre 2003, ci illustrò il suoprogetto che prevedeva di regolamentare un lascito al proprio compagno, da tutti noi cono-sciuto come Franco, ma anche come “Caruso” (per le sue solite esibizioni liriche di sicuro richia-mo folcloristico). In breve, essa era desiderosa di lasciare una certa sostanza a Franco e chiede-va alla nostra Istituzione se fossimo stati d’accordo di prenderci cura di Lui, nel caso Egli nonfosse più in grado di provvedere alla Sua salute e sicurezza sociale. In cambio all’accettazione daparte nostra, di quello che per lei era una garanzia che la tranquillizzava e che onestamentenon ci costava proprio nulla, essendo noi un ente non-profit che per natura già svolge questocompito, avremmo beneficiato del capitale che l’Amico Franco avrebbe ricevuto dalla SignoraMia, ed avrebbe poi eventualmente lasciato alla nostra Fondazione in caso di morte.

Inaspettatamente e con grande rincrescimento da parte dei Famigliari, così come dai molti ami-ci e conoscenti, Franco ci ha lasciati all’improvviso e senza disturbare nessuno il 10 dicembre2008, all’età di soli 72 anni. Così a seguito del Suo prematuro decesso, la Fondazione Casa SanGiorgio, in data 30 maggio 2009 ha ricevuto un assegno della ragguardevole cifra di fr.631'633.-- ciò che risulta essere per la Fondazione una delle più importanti donazioni della suastoria.Questa grandiosa somma andrà a coprire parte del debito ipotecario contratto in occasione del-l’ultima importante ristrutturazione conclusasi nel 2002 e in parte a costituire una riserva per ifuturi investimenti.Lusingati per questo importante gesto di solidarietà, serberemo grata e infinita memoria deiCari estinti MIA e FRANCO e ringraziamo il Fiduciario Urs Ris, esecutore testamentario, per lagrande disponibilità e trasparenza dimostrati nei nostri confronti e i loro familiari. Grazie dicuore a tutti!

Importante gesto disolidarietà

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naca

Non solo per rispondere a precisi criteri di sicurezza imposti dalle leggi, ma per una questio-ne di coscienza professionale e di rispetto verso i pericoli insiti di un’attività come la nostra,nell’ambito della formazione continua in tema di prevenzione contro gli incendi, quest’an-no la speciale “Commissione sicurezza” del nostro Istituto, in collaborazione con il CorpoPompieri di Brissago, ha proposto (seguito da tutti i collaboratori indistintamente) un corsocomprendente una parte di istruzione teorica per approfondire la problematica e rinfresca-re a tutti le principali norme di sicurezza. In una seconda serata si è passati alla pratica conl’uso dei mezzi di spegnimento e a fine estate si terrà la terza parte che ci vedrà impegnaticon una simulazione d’incendio presso la Casa, con la messa in atto di tutti i piani di sicurez-za ivi compreso quello relativo all’evaquazione.Con il motto “meglio prevenire e mai abbassare la guardia”, la formazione è stata accoltada tutti con serietà e impegno. Complimenti e grazie ai nostri Pompieri (ricordiamolo volon-tari) che da sempre si impegnano per il bene comune di tutti.

La sicurezza prima di tutto

Nella fredda serata di giovedì 29 gennaio di quest’anno, un fuoco devastante ha fatto salirela temperatura del piccolo nucleo in località Corte sui monti di Brissago. Un incendio di vasteproporzioni, in poco tempo ha distrutto le fatiche di una intera generazione: casa d’abitazio-ne, stalla e relativo fienile, hanno dato facile sfogo alla violenza del fuoco che nella sua furia,non ha dato scampo al cane che si trovava nell’abitazione, ad alcune pecore, ad una muccaed al suo vitello che sono periti tra le fiamme e le macerie. Purtroppo a poco è servito il tem-pestivo intervento dei nostri validi Pompieri che, benché accorsi in forze, non hanno potutoopporsi alla forza del fuoco. Oltre al dolore per gli animali periti, il contadino Emilio e la suacompagna e nostra collaboratrice Erica, in meno di un’ora hanno perso tutto e si sono visti

cancellare il lavoro e i ricordi diuna vita. Questo grave fatto haprofondamente colpito la popo-lazione tutta di Brissago e anche idipendenti della nosta Casa, si so-no stretti attono a Erica per cerca-re di darle conforto ed hanno pu-re organizzato una colletta. Unsemplice gesto spontaneo venutodal cuore, che non ha risollevatogli interessati dal loro dolore, maun piccolo lume di speranza cheha fatto molto piacere ed ha datoun pò di conforto in un momentoveramente difficile. Forza e corag-gio a Erica e Emilio.

Aiuto reciproco tra icollaboratori

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Poes

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Brissago ammiccar s’indovinaAi piedi dell’erto dirupo,sui colli le case sciorina,che, dolci, digradan dal cupofrondir de’ castani stormenti,vibranti d’argentei bagliorinell’ampio respiro dei venti.

Tripudio d’ondanti colori.Qual gregge assetato, sciamando,le bianche, assolate, dimore,dai clivi giù calan, sostandonell’estasi aprica, al fulgorefremente del glauco Verbano.

La trina, sui muri danzante,si tesse, si scioglie in arcano,perenne tramar scintillante.

Per laere, la polve sonoraDe’ bronzi, percosso cristallo,ristagna, evocando un’aurorache quivi ispirò Leoncavallo.

Avvinta sta all’eremo scoglioLa chiesa, lassù al Sacro Monte;troneggia laggiù il rude, spogliogrigior della torre di Ponte.E gli archi che van sul sagrato,in ritmica fuga armoniosa,rimembran, ne l’atro passato,lo smalto d’un’era gloriosa.

Al Piano, i cipressi vetusti,vivente retaggio degli avi,nereggian, di storia già onusti.Con te, vecchio borgo, che braviDel tempo l’ingiuria accasciante,cresciuti agli eguali destini,rivivon nel sol rutilante.

Brissago, d’Elvezia ai confini:d’azzurro splendore t’ammantaquel lembo d’italico cielo:de l’Alpi la scolta, che schiantadel piatto fluire lo zelo,ti veglia. Ti culla nel cantode l’onde frangentisi, il lago.

E d’ambo contrade sei vanto,ridente, soave Brissago.

Brissago ApricaPoesia tratta dalla raccolta del 1962, dell’autore Aldo Giovanelli di Brissago

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Salute

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LA LOMBALGIA:IL DOLORE DELLA “BASSA SCHIENA”

La lombalgia rappresentauna patologia molto dif-fusa, capire le cause di ori-gine e le strategie percombatterla è di fonda-mentale importanza, siain ambito preventivo cheriabilitativo-terapeutico. È

importante conoscere quali possono essere ifattori predisponenti e le regole da attuareper un'adeguata prevenzione. In questo ar-ticolo vorrei cercare di riassumere i concettichiave per aiutare voi lettori ad allontanareuna volta per tutte il mal di schiena.

… è una malattia multifattoriale: significache può insorgere per motivi estremamentediversi. Analizzando tutto quello che puòprovocare dolore lombare vengono distinticirca ottocento fattori, che se suddivisi inbase a caratteristiche comuni permettono diindividuare almeno trenta cause in grado digenerare la patologia. Pertanto gli interven-ti terapeutici saranno differenti a secondadi quello che ha generato il dolore.

… la prevenzione in due livelli: il primo sta-dio, o livello di prevenzione primaria, è co-mune per tutti i tipi di lombalgia ed è basa-to sull'acquisizione di corrette abitudini divita. In questo modo si combatte il mal dischiena prima della sua comparsa. Il secon-do stadio, o livello di prevenzione seconda-ria permette invece di ristabilire, da un latole condizioni precedenti al trauma e dall'al-tro di allontanare il rischio di eventuali reci-dive, tramite un programma educativo-ri-abilitativo che coinvolge diverse figureprofessionali come medici e fisioterapisti.

Prevenzione primariaAnalizziamo ora alcuni fattori da tenere inconsiderazione:• Il riposo notturno è una delle principalicause che predispone l'individuo al mal di

schiena. Durante la notte la muscolaturadella schiena si irrigidisce e questo provo-ca una riduzione dell’elasticità e dell’ap-porto di ossigeno ai tessuti. Può così acca-dere che al risveglio si fatichi un po' amettersi in moto e che ciò causi il tipicodolore diffuso lungo tutta la zona lomba-re. In molti casi bastano pochi minuti eduna doccia calda per far riacquisire allamuscolatura la sua naturale elasticità. Neicasi meno fortunati il semplice gesto dichinarsi per raccogliere un calzino può in-vece causare dolori più acuti o il temibile“colpo della strega” che tutti conosciamo.Per prevenire il mal di schiena e favorire ilriposo notturno il complesso formato darete più materasso dovrà essere compatto,né troppo rigido né troppo tenero.Ruotare periodicamente il materasso im-pedisce che si formino dei piccoli avvalla-menti in corrispondenza dei punti in cui ilpeso del corpo crea le maggiori pressioni.Non esiste una posizione di riposo idealeper prevenire il mal di schiena. Essa vaadattata in base alle caratteristiche fisichee alle preferenze dell'individuo. Per alle-viare il dolore e favorire il riposo notturnopuò essere eventualmente utile posiziona-re un cuscino sotto la pancia, sotto laschiena o sotto la testa.

• Il sovrappeso rappresenta un grosso stressper tutta la schiena. Un po' come avvieneper le gestanti la colonna vertebrale e lamuscolatura associata sono costrette asobbarcarsi l'eccesso di peso corporeo du-rante i movimenti. Come sappiamo tuttequeste sollecitazioni influiscono negativa-mente sulla salute della schiena e, se si ri-petono per lunghi periodi di tempo, di-ventano causa di dolore lombare.

• Eccessivi stress fisici e/o psicologici possonotrasformarsi in tensione muscolare. Questoeccesso, che a lungo andare si traduce inuna contrattura muscolare permanente è

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Salute

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causa di dolore alla bassa schiena. Occorrequindi cercare di ridurre per quanto possi-bile gli stress, magari adottando opportu-ne tecniche di rilassamento. Anche l'attivi-tà fisica, grazie a particolari meccanismifisiologici, contribuisce al miglioramentodell'umore aumentando il senso di benes-sere e riducendo al tempo stesso la perce-zione del dolore.

• Il fumo di sigaretta rallenta la guarigione,questo si tratta sicuramente di un aspettoda molti sottovalutato ma di fondamenta-le importanza. Il fumo causa infatti un au-mento delle tossine e dei problemi respi-ratori riducendo l'apporto di ossigeno aivari tessuti, compresi quelli che stabilizza-no la colonna vertebrale. Anche le sigaret-te possono pertanto essere causa di mal dischiena.

Prevenzione secondariaSconfiggere il male alla schiena una voltaper tutte: quando si viene colpiti dal dolorenon bisogna abbattersi. Lo stato d'animocon cui si affronta il problema è tanto im-

portante quanto l'adozione di norme cheaccelerano la guarigione e prevengono suc-cessive ricadute.Nella fase acuta del trauma (appena insorgeil dolore) la cosa migliore da fare è sottopor-si ad una visita medica spiegando nel modopiù completo possibile la sintomatologia aldottore. Bisognerà, per esempio, aver curadi riportare particolari come le cause di in-sorgenza, la durata del dolore, il periododella giornata in cui lo si avverte maggior-mente e la sua localizzazione.In secondo luogo bisogna essere fiduciosi ecapire che a volte basta veramente poco perprevenire il mal di schiena. Nella maggiorparte dei casi sono sufficienti 10 minuti diesercizi al giorno per migliorare significati-vamente la salute della propria colonna ver-tebrale senza ricorrere ad antidolorifici o alriposo forzato che spesso attenuano, manon risolvono il problema.Nella pagina accanto vi presento una schedacon qualche esercizio pratico da poter at-tuare a scopo preventivo.

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Salute

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• Sdraiarsi a terra supini (viso verso il soffitto)• Portare le ginocchia al petto avvicinandole il più possibile conl'aiuto delle braccia

• Mantenere la posizione per 20 secondi, rilassarsi per qualchesecondo e ripetere altre due volte

AVVERTENZE: eseguire sempre un riscaldamento generale prima di iniziare gli esercizi diallungamento; indossare indumenti comodi che non impediscano i movimenti; scegliereun ambiente rilassante e rispettare la corretta tecnica di respirazione; evitare i movi-menti bruschi e gli eccessivi allungamenti.

• In piedi o seduti piegare lentamente di lato il collo• Con la mano del lato verso il quale è piegato il collo afferrateil polso del braccio opposto e tiratelo leggermente verso ilbasso

• Mantenere la posizione per 20-30 secondi e cambiate lato

• Seduti a terra distendere una gamba e piegare l'altra in mododa portare la pianta del piede a contatto con la parte internadella coscia estesa

• Allungare entrambe le braccia ed il busto in avanti in modo daavvicinare le dita alla punta del piede

• Mantenere la posizione per circa 20" quindi lentamente ritor-nare nella posizione di partenza e ripetere per l'altro lato

• Inginocchiarsi per terra, con i glutei appoggiati sui talloni• Espirando portare le braccia in avanti mantenendo il bacinonella posizione di partenza

• Ispirando ritornare lentamente nella posizione di partenza• Ripetere allungando le braccia prima verso destra e poi versosinistra

• Sedersi su una sedia con le gambe divaricate• Espirando piegare il busto in avanti• Ispirando ritornare lentamente nella posizione di partenza• Ripetere 5 volte

• A terra carponi con le mani in avanti appoggiandole sul pavi-mento alla larghezza delle spalle

• Espirare (buttare fuori il fiato) incurvando verso il basso la co-lonna vertebrale (prima figura) fino a svuotare completamen-te i polmoni

• Ispirando (prendendo fiato) ritornare lentamente nella posizio-ne di partenza incurvando verso l’alto la schiena (seconda figura)

• Ripetere 5 volte

Monica Margaroli, Fisioterapista

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eL’accompagnamentoalla morte

Attualmente si sente spes-so parlare di cure palliativeo accompagnamento allamorte, mamolti non ne co-noscono ancora bene le va-rie sfaccettature. Ho quin-di, voluto qui di seguitoapprofondire l’argomento

sotto diversi punti di vista.Nel 2002 l’OMS ha definito le cure palliativecome… un approccio che migliora la qualitàdella vita dei malati e delle loro famiglie chesi trovano ad affrontare le problematicheassociate a malattie inguaribili, attraverso laprevenzione e il sollievo della sofferenzaper mezzo di una identificazione precoce edi un ottimale trattamento del dolore e del-le altre problematiche di natura fisica, psico-sociale e spirituale.In altre parole, le cure palliative si occupanoin maniera attiva e totale dei pazienti colpi-ti da una malattia che non risponde più atrattamenti specifici e la cui diretta conse-guenza è la morte. Il controllo del dolore, dialtri sintomi e degli aspetti psicologici, so-ciali e spirituali è di estrema importanza. Loscopo delle cure palliative è il raggiungi-mento della migliore qualità di vita residuaper il paziente e la sua famiglia.Le cure palliative si fondono sui seguentiprincipi:– Affermano la vita e considerano la mortecome un evento naturale;

– Non accelerano né ritardano la morte;– Provvedono al sollievo del dolore e deglialtri sintomi;

– Integrano gli aspetti psicologici, sociali espirituali dell’assistenza;

– Offrono un sistema di supporto per aiuta-re la famiglia durante la malattia del pa-ziente e durante il lutto.

Tali principi si ritrovano anche nella secondadelle cinque funzioni enunciate dalla CroceRossa Svizzera nel 1992, secondo cui l’infer-miere ha il compito di accompagnare il pa-ziente nelle situazioni di crisi e nella faseterminale della vita.In Svizzera, le due principali organizzazioninon governative operanti nel campo delle

cure palliative sono la Lega svizzera contro ilcancro e la Società Svizzera di Medicina eCure Palliative (SSMCP), che ha il compito disviluppare nel paese questo nuovo tipo diapproccio al paziente in fin di vita. NelManifesto di Friburgo (del febbraio 2001), laSSMCP definisce la strategia nazionale disviluppo delle cure palliative in Svizzera,formulando i 5 obiettivi seguenti:• integrare le cure palliative nel sistema sa-nitario;

• coordinarne le diverse attività;• assicurarne l’accesso precoce;• impiegare efficacemente la "End of LifeCare";

• definire la qualità delle cure palliative.L’organizzazione delle cure palliative variaancora molto tra cantone e cantone, anchese è da sottolineare che negli ultimi anni l’of-ferta è notevolmente migliorata dal punto divista qualitativo e quantitativo, in particolarenei Cantoni di Zurigo, Turgovia, Vaud eBerna. Questo ha permesso alle persone di vi-vere con dignità le ultime fasi della propriaesistenza e di morire dignitosamente.Secondo gli esperti, l’offerta esistente deveessere in ogni caso ulteriormente ampliata: iCantoni stessi dovranno adoperarsi per ga-rantire un’offerta completa di cure palliativee per promuovere l’informazione verso gli in-teressati e i loro familiari. La Confederazione,dal canto suo, può sostenere e promuoverelo sviluppo delle cure palliative, favorendoprogetti di ricerca in quest’ambito e garan-tendo nuove formazioni nel campo della me-dicina Palliativa. Se per secoli la morte è statanaturale e familiare; oggi non lo è più.Ciò a causa di radicali cambiamenti culturalie sociali e alla diversa composizione dei nu-clei famigliari. Oggigiorno si vive nel cultodella salute, dell’efficienza, della corporeitàe questo ci limita ad avere familiarità con lamorte. Manca una predisposizione culturalee una preparazione alla possibilità di morire.Credo che sia particolarmente significativa

Ogni morte d’uomo mi diminuisce,perché io partecipo all'umanità.

E così non mandare mai a chiedereper chi suona la campana: essa suona

anche per te.

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la frase che ho posto all’inizio di questo arti-colo: Ogni morte di uomo mi diminuisce,perché io partecipo all'umanità. E così nonmandare mai a chiedere per chi suona lacampana: essa suona anche per te. Questopensiero scritto nei primi del 1600 da JohnDonne, sottolinea che nessun individuo ècompletamente indipendente da un altro eche tutta l’umanità è accomunata da un uni-co destino comune; quello della nascita edella morte. È quindi improponibile secon-do questa visione l’affermazione egoisticadi se e il distacco dalla sofferenza e dallamorte degli altri. Ma come viene vista lamorte in ambito sanitario? Di fronte a que-sta si sviluppano sovente, atteggiamenti difuga o di consolazione. S’instaurano delleforme di difesa, che portano a consideraresolo gli aspetti tecnologici ed automaticidella professione infermieristica.La sofferenza e il morire creano tensioneemotiva, sentimenti contrastanti, reazioni,ricordi… Inoltre vi sono altre paure: la pau-ra di non saper gestire qualcosa d’impreve-dibile; la morte appunto, e la paura del de-grado della propria immagine in seguito aduna patologia infausta. In genere quando siviene a contatto con la morte, la si vive co-me una sconfitta, poiché questa ci deruba diqualcosa che ci appartiene e la cui apparte-nenza riteniamo scioccamente senza fine.La visione spirituale orientale afferma che lamorte non è una sconfitta, ma è parte inte-grante della natura. In tutti i fenomeni esi-stono due polarità, lo Yin e lo Yang e nessu-no dei due può essere senza l’altro. Pertantola vita non può essere, senza la morte. È fon-damentale che si prenda coscienza, che tut-ti prendano coscienza, che il morire è un at-to che fa parte della vita stessa.Questo permetterebbe senza dubbio di af-frontare la morte in maniera più serena.Solo accettando la morte come qualcosa dinaturale, è possibile evitare situazioni diburn-out, che spesso si sviluppano neglioperatori sanitari che investono le loro ri-sorse nel lavoro con il morente. Assistere unmalato terminale è uno dei compiti più dif-ficili in ambito sanitario, oltre che per la no-

stra cultura salutista e per i sentimenti difrustrazione che genera, anche per una scar-sa formazione professionale.Per evitare questo, ampliare l’informazionein materia e apprendere delle tecniche peraiutare la persona morente ad attraversareil momento conclusivo del suo viaggio terre-no con dignità, la casa San Giorgio ha orga-nizzato corsi di aggiornamento interni.Per mettere in pratica un buon accompa-gnamento alla morte, è necessario comun-que che l’operatore abbia una predisposi-zione personale e un interessamento alladomanda di sofferenza e di morte. Ognunodi noi ha delle risorse innate di saggezza,compassione e bontà e possiede capacità diaccogliere la sofferenza dell’altro. È quindinecessario che ognuno s’impegni a sviluppa-re queste attitudini e che migliori le propriecapacità relazionali.Non è utile propinare alla persona morenteparoline di consolazione, ma è necessariostarle vicino, percependo la sua sofferenzacome la propria. È fondamentale per l’ope-ratore sanitario comprendere quanto unarelazione efficace sia di aiuto alla persona infin di vita. Già durante la seconda guerramondiale, il Dott Franz Veldman aveva com-

a volte aiuta sdrammatizzare un po’ nella vita

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tentici, cioè essere chiari di fronte agli altri eavere congruenza tra ciò che viene detto eciò che viene fatto. Soltanto se il curante ècapace di accettare tutti i suoi sentimenti edè autentico, può sviluppare un atteggia-mento empatico.C’è comprensione empatica quando ci si samettere nei panni dell’altro e si percepiscela realtà come lui la vede e la sente, senzaoperare selezioni in quello che si ascolta.L’ascolto empatico richiede, inoltre, di esse-re presenti. Nel momento in cui ci si siede vi-cino al malato, per prima cosa bisogna respi-rare profondamente. Inoltre, tocchiamol’altro con la voce. Il nostro modo di parlarepuò essere misurato e pacato, o al contrariopuò essere brusco e affrettato.È importante anche rimanere in silenzio,senza dare per scontato ciò che il malatovuole dire. Di notevole importanza è losguardo, che deve essere amorevole e serenoe il contatto fisico. La persona morente non

deve essere lasciata sola, ma è importanteche qualcuno stia con lei e la rassicuri, parlan-dole. Specialmente durante la notte le pauredel paziente possono prendere più forma e,pertanto, l’infermiere deve avere le capacitàdi instaurare proprio in quel momento undialogo più intimo con la persona.Deve, inoltre, essere in grado d’identificare iproblemi che preoccupano il paziente, aiu-tandolo a fronteggiarli. Nel caso di una forteagitazione psicomotoria, il paziente dovràessere sempre trattato con rispetto, spiegan-

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preso l’importanza che il contatto psicotat-tile riveste nei rapporti umani e nelle cure.La scienza da lui elaborata, l’haptonomia, siè rivelata utile per un migliore approccio difronte alla persona che sta morendo. La pa-rola Haptonomia deriva dai termini greciclassici "hapsis", che significa tatto e senti-mento e "nomos", che vuol dire legge, re-gola, norma. Hapto vuol dire stabilire unarelazione attraverso il contatto, al fine diguarire e confermare l’esistenza dell’altro.Questo concetto è applicabile sempre du-rante l’esistenza di un essere umano ed èper tale motivo che l’haptonomia è utilizza-ta in diverse età e contesti, tra cui quellodell’accompagnamento al morente.Questa scienza segue tre principi essenziali:1. l’essere presenti, quindi riuscire a rima-nere accanto alla persona, senza fuggire;

2. l’essere trasparenti e chiari;3. l’essere prudenti, ossia non invadere l’al-tro, rimanendo discreti nel rapporto.

Per relazione intima in senso haptonomico,s’intende una relazione affettiva libera e li-beratrice tra due esseri umani, sviluppata inmodo trasparente, rispettando la personali-tà dell’altro. Per instaurare una relazione ef-ficace è necessario saper ascoltare, guardaree toccare. L’ascolto è una forma di contatto.Può essere incoraggiante, oppure selettivo.Per ascoltare davvero l’altro bisogna svuo-tarsi, essere disponibili a ricevere senza giu-dizi o aspettative. Questo è un gran donoper chi sta morendo. È necessario essere au-

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dogli qualunque cosa si faccia su di lui, limi-tando le visite e gli interventi di cura. Gli sistarà accanto, tentando di chiarire i suoi pro-blemi non espressi e permettendogli di co-municare le proprie emozioni, senza con-traddirlo. In questo frangente subentral’importanza di un sostegno spirituale, noninteso come una pratica esoterica, bensì co-me un aiuto rivolto all’altro per scoprire lapropria verità. Ciò può essere attuato in dif-ferenti modi, ad esempio preparando unbrodo caldo con affetto, aiutando il malato ascrivere una lettera di riconciliazione o con-vocando un sacerdote perché gli amministri isacramenti. Può essere utile nell’accompa-gnamento inoltre, utilizzare una tecnica delrespiro adeguata, per trasmettere pace e se-renità, ascoltare musica rilassante o leggereun libro. È in questo modo che la personamorente può guarire, intendendo la guari-gione come un risanamento del proprioEssere. Il malato terminale vede ormai il suocorpo come qualcosa di scomodo e devastatoe ne prova vergogna. Alcuni malati terminalihanno riferito di sentirsi traditi dal propriocorpo, intoccabili e indegni d’amore. È im-portante, quindi, la cura quotidiana dellapersona, per farle riappropriare la propria di-gnità come essere umano e per entrare instretta relazione con lei. Questo tipo di ap-proccio è fondamentale soprattutto in ambi-to istituzionale, dove la persona può avverti-re ogni contatto come intrusivo e alieno.Nel momento in cui il corpo diventa malatola relazione, prima naturale, si complica e sialtera. In condizione di sofferenza e malat-tia, la relazione si stabilisce su altri livelli. Perqueste ragioni chi assiste, deve saper utiliz-zare consapevolmente i sensi, in particolarmodo il contatto corporeo. Gli atti di deter-gere, massaggiare, profumare acquistanouna notevole importanza in questo conte-sto. Il contatto fisico rappresenta una delleforme più semplici di comunicazione. Ci dala consapevolezza di noi stessi, ci rassicura emigliora il nostro stato emotivo. Le mani as-sumono un valore significativo, perché tra-mite il contatto, come un abbraccio, si puòconferire protezione e accettazione a que-

ste persone. Tenere la mano di qualcuno incondizione di profondo stress e angoscia fa-vorisce una gran sensazione di sicurezza.Il massaggio stesso riveste un ruolo fondamen-tale. Si può utilizzare un massaggio facciale ri-lassante, uno corporale o la riflessologia plan-tare. A volte anche solo il movimento davantial viso di un ventaglio può risultare piacevole eattenuare la dispnea, spesso presente in questipazienti. Non è necessario fare un corso dimassaggio per offrire un contatto fisico affet-tuoso ad un altro essere umano. Ciò che contaè la qualità affettiva del contatto e la disponi-bilità a prestare la massima attenzione.Naturalmente è necessario essere cauti all’ini-zio, osservando le reazioni di chi è toccato, pro-cedendo con delicatezza. Per riassumere sononumerosissime le occasioni per offrire al mala-to un contatto fisico, che esprima compassionee chemigliori la qualità del rapporto, senza bi-sogno di avere più tempi a disposizione.Per esempio voltare il paziente nel letto puòessere una buona occasione per massaggiar-gli la schiena con una lozione, oppure pog-giare con delicatezza la mano sul petto diuna persona che fa fatica respirare, al fine ditranquillizzarla. Ogni gesto fatto con consa-pevolezza, ha profondi effetti positivi sulpaziente. È importante, inoltre, che non siometta di parlare della morte, anche perchéil morente sa, ha solo bisogno che lo si aiutia dire ciò che sente e ad esprimere le sueemozioni. Questo vale anche per le fami-glie. Infine l’assistenza palliativa non puònon tener conto della famiglia, che vive unacrisi profonda insieme al suo congiunto. Èimportante coinvolgere i famigliari, operan-do una sorta di “ri-educazione” al contatto,alla vicinanza, per aiutarli ad instaurare conil loro caro un nuovo rapporto. Si deve dareloro il permesso di toccare, aiutandoli ad ac-cettare un corpo diverso, stanco e prostrato.Sarebbe opportuno coinvolgerli, laddove siapossibile, nei gesti di cura, rendendoli con-sapevoli che quel corpo è ancora vivo, pre-sente e bisognoso d’amore.

Claudia ProfumoInfermiera spec. in geriatria

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Il volontariato non è unhobby

Questo articolo attuale econtemporaneo mette inluce l’importanza ed il va-lore di un buon volontaria-to, formato da sentimentie valori come anche da co-stanza e consapevolezzadell’operato che la perso-

na stessa svolge in un determinato contesto,così da apportare un beneficio effettivo, sianel nostro caso all’anziano, sia allo stesso vo-lontario.Raccontare, parlare, ridere, cantare e condi-videre con coscienza, apporta un benessereed è importante per tutte le persone, in que-sto senso teniamo a ricordare che le portedella nostra Casa per anziani sono sempreaperte.

Ogni volta che un evento tragico di grandidimensioni torna a occupare le cronache, siriparla di loro. Sono, appunto, i volontariche, in emergenze diverse, una catastrofenaturale, un disastro ecologico, un attentatoterroristico o un’urgenza sanitaria, interven-gono per prestare aiuti immediati o prolun-gati. L’ultimo caso è ancora sotto i nostri oc-chi, attraverso le cronache e le immagini checi giungono dall’Abbruzzo, dove la presenzadi questi soccorritori, impegnati su tutti ifronti del bisogno materiale e assistenziale,si è rivelato insostituibile. Ma, in pari tempo,sottoposta alle esigenze di un rigore orga-nizzativo, senza il quale lo spirito solidaristi-co e la buona volontà spontanea diventanovalori persi. Me lo confermava un giovaneluinese, volontario nel servizio di pompieri,reduce da una settimana nell’Aquila, doveaveva sperimentato dal vivo la necessità dioperare con cognizione di causa: “altrimentisi gira a vuoto. Occorre, anche da volontari,lavorare professionalmente”.In questi termini, che sembrano privilegiarela capacità di fare rispetto al desiderio di fa-re, si identifica la nuova figura del volonta-rio. E non soltanto in situazioni estreme,quali un terremoto o una guerra, quando

intervenire comporta persino un rischio per-sonale, ma anche in condizioni normali,quando si devono soddisfare richieste d’aiu-to appartenenti alla quotidianità. Come av-viene nel nostro paese, dove ai volontarispetta un ruolo indispensabile nel funziona-mento di tutti i servizi pubblici e privati, dal-la sanità all’educazione, dalla cultura allosvago. Ma è chiaro che l’esercizio di questoruolo esige delle competenze che superanola semplice disponibilità di tempo e la natu-rale sensibilità nei confronti del bisogno edella sofferenza. Doti, queste ultime che,certo, rimangono determinanti nella sceltadel volontariato: ma da sole non bastano.Proprio qui, nell’abbinamento fra professio-nalità e spontaneismo, il volontariato incon-tra oggi le maggiori difficoltà. Stenta a farcapire le sue reali necessità e quindi a otte-nere una risposta confacente da parte di unpubblico in cui non mancano, tutt’altro, i vo-lenterosi e i velleitari, che però non riesconoa diventare volontari, nel senso effettivo deltermine. Nella società del tempo libero, incui viviamo, dove proliferano le attività ac-cessorie, il volontariato rischia, infatti, diproporsi alla stregua di un hobby. Destinato,per esempio, agli anziani, oggi sempre piùpimpanti e attivi. È una situazione che hovissuto, da vicino, attraverso le esperienze dinumerosi coetanei che, alle soglie del pen-sionamento, guardavano al volontariato co-me a un possibile diversivo, con cui riempireil vuoto lasciato dal lavoro professionale. Inpratica, però, ben pochi di loro si sono poidedicati a quello che, in fin dei conti, rappre-sentava una nuova forma di dovere: insom-ma, un impegno regolare, con orari da ri-spettare, abbinato a compiti precisi, cuiprepararsi. L’individualismo, che a volte coin-cide con il rifiuto di costrizioni organizzative,viene a trovarsi in contrasto con gli obiettividel volontariato che, non da oggi, esprime,invece, una forza collettiva, l’unione di sin-goli accomunati da uno spirito di servizio: in-sieme per una buona causa.

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Proprio così, del resto, è nato il volontariatolaico, a fianco dell’associazionismo, due fe-nomeni paralleli che caratterizzarono le so-cietà dei paesi democratici anglosassoni enordeuropee. Punto di partenza, come rife-risce Alexis de Tocqueville in La democraziain America, l’episodio dei 100 mila uominiche, negli Stati Uniti agli inizi dell’800, afflit-ti dalla piaga dell’alcolismo, si erano impe-gnati a non far uso di bevande alcoliche:“Non si contentarono di bere acqua nell’inti-mità delle loro famiglie. Scesero in piazzaper rendere pubblica la loro decisione”. Daallora, ne ha fatta di strada il volontariatoche, nell’era del “Welfare State”, quandocioè lo Stato sviluppò la rete delle istituzionisociali, doveva conquistare spazi d’interven-to specifici, inserendosi nelle pieghe più na-scoste del bisogno: a tu per tu con la personain disagio. Ciò che chiede, al volontario, pre-stazioni qualificate, anche sul piano psicolo-gico. È il caso dell’assistenza fornita ai mala-ti di cancro e ai loro familiari.

Da tutto ciò il volontario ricava un rapportosottile di dare e ricevere: aiutando gli altriaiuti te stesso. Osserva in proposito BepiTomi nel saggio Il volontariato: istruzioni perl’uso (Feltrinelli): “Il confine fra altruismo edegoismo è difficile da tracciare: le ragioniper le quali un militante s’impegna nell’azio-ne altruistica possono essere le più diverse,comprese quelle a componente narcisistica”.Con questo testo di Luciana Caglio, trattodal mensile Azione, aprile 2009, vogliamo ri-cordare ai nostri lettori, come già detto in unprecedente scritto sul tema, che le porte delnostro Istituto sono sempre aperte per il tipodi volontariato descritto qui, e sempre dispo-nibili per approfondire le vostre desiderate,attendiamo le vostre richieste. Grazie.

Michela ZanoliErgoterapista

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In viaggio con...

La Signora Pia Kuchler, clas-se 1917 nata e cresciuta aBrissago, con i suoi 92 anniportati come una giovincel-la, é conosciuta da tutti quia Casa San Giorgio, non fos-se altro perché la Mammadel nostro Sindaco, maavendo lavorato per molti

anni nel negozio/chiosco/laboratorio fotogra-fico della famiglia e che ancora oggi gestisce ilfiglio. Ho sentito dire che ha viaggiatomolto equindi le chiedo se ha voglia di raccontarmiuno dei suoi viaggi.

"Le piaceva viaggiare sig.ra Kuchler?""Moltissimo, anche avendo il negozio hosempre cercato di fare vacanze. La mia cu-riosità per il mondo é sempre stata moltogrande, culture, usanze, luoghi in generale;viaggiare ti da molto"

"C'é un paese che consiglierebbe di visitare?O qual'é quello che più l'ha colpita?Ci pensa un momento... "la California, ilNilo, la Grecia, però quello che forse mi halasciato qualche cosa di più, é stata l’India.Sono stata in India e in Nepal nel 1975, eraun viaggio organizzato con degli albergato-ri ed io ero con mio marito, visitammo moltiluoghi e li ricordo molto bene. Arrivammo aNuova Dheli in un grande albergo, pensi chedavanti alle nostre camere la notte dormivaun indiano per assicurarci che non entrassenessuno!!Un giorno l’albergo ci diede un pranzo alsacco perché avevamo in programma dimangiare fuori, in riva ad un fiume. Il pae-saggio era splendido, il fiume che rinfresca-va l’aria, grandi massi sulla riva e all’ora dipranzo aprimmo il sacchetto: panini, fruttae da bere. A quel momento, da dietro unsasso sbucò un bambino e guardava con dueocchi furbi e malinconici allo stesso tempo.Non mi chiese soldi ma qualche cosa damangiare. Come resistere? Gli diedi il miopranzo e così fecero le altre persone che

erano nel gruppo, perché alla fine i bambinierano ben più di uno. ”Vedo la Signora Piasorridere al ricordo, ma anche che si com-muove” e dice: i bambini sono come follet-ti e le donne coi loro sari colorati, pare voli-no invece di camminare.Visitammo la tomba di Ghandi e vedemmoIndira Ghandi uscire da una grande villa,Andammo a pure a Varanasi, (o Benares) “lacittà eterna”, che è uno dei principali luoghidi pellegrinaggio dell’India ed è ancheun’importante meta turistica. Bagnata dalleacque del Gange, la città è stata per più diduemila anni un centro di sapere e di cultu-ra. Visitammo anche la città e ovviamente i“ghat”, i gradini che scendono dalla città fi-no al fiume, la grande Madre Ganga, cosìviene chiamato il Gange, fiume sacro per ec-cellenza, in cui ci si lava, si prega, si buttanole ceneri dei morti una volta bruciati e altroancora. È molto affollato dappertutto e ci siperde nei colori, le musiche i profumi di in-censo. Intenso ma anche malinconico.Poi da non dimenticare il mausoleo ad Agra,il Taj Mahal. Costruito nel 1632 dallo ShahJahan per la morte della sua amataMoglie, ilTaj è un mausoleo fatto con marmo bianco.La ricchezza del Taj Mahal, non e' data tantodalla storia di questo grandioso monumen-to, dedicato all'amore di un Imperatore perla sua amataMoglie, morta dando alla luce ilsuo quattordicesimo figlio, ma dalla ricchez-za e dalla varietà dei suoi dettagli, anche ipiù nascosti. Tutto è stato studiato, lavoratoe costruito alla perfezione: dalla più piccolaincisione, alla maestosa cupola.

Arte indiana, persiana e influenze cristianesi amalgamano in un'opera unica costata illavoro più che ventennale di ben ventimilauomini. Non esiste un centimetro di marmonon colorato; tutti i marmi, le diverse pietrepreziose, gli zaffiri, i lapislazzuli sono taglia-ti, lavorati e assemblati a mano.Il colore del Taj cambia a seconda delle oredel giorno, a seconda della luce del sole, gri-gio, azzurro, rosa; deve essere splendido ve-

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derlo al tramonto e di notte. Si può solo neigiorni di luna piena. Viene definito la setti-ma meraviglia del mondo e fa parte delUNESCO.

Si dice che a una gran parte delle personeche hanno partecipato alla costruzione diquesto palazzo siano state tagliate le mani,in modo che l'opera non potesse essere rico-struita o ripetuta in nessun altro posto almondo.Dall’India andammo poi in Nepal, visitammoKathmandu. Disteso ai piedi delle spettacola-ri vette dell'Himalaya, il regno del Nepal èuna terra di paesaggi straordinari e antichitempli, percorsa dai sentieri più belli delmondo. È un paese povero, ma ricco di bel-lezze naturali, di storia e di cultura. A Patan,Ain Durbar Square, patrimonio mondialedell'umanità, il più immen-so casino di venditori di ver-dura, tiger balm, scacchierein legno di sandalo, spezie,vestiti: amplificati dal casi-no di motorini, furgoni,rickshaw, minivan. La piaz-za centrale di Kathmandu èuna piazza ricca di attrazio-ni e arte, purtroppo rovina-te dal contesto caotico.Abbiamo visto anchePashuputinat, cittadina de-dicata a Shiva a pochi kmda Kathmandu, uno deiposti più sacri dell'interavalle di Katmandu, si affac-cia sulle rive del fiume sa-cro Bagmati che scenden-do a valle unirà le sueacque al Gange dopo moltichilometri. Pashupatinathè da sempre meta di pelle-grinaggio e posto prescel-to per la cremazione deimorti, che secondo la reli-gione induista rinasconoreincarnandosi. Poi meta

finale, ci portarono tra le valli, in un alber-ghetto da cui vedemmo l’alba sul monteEverest. Che emozione, che ricordi!

Qui finisce il viaggio in India della signoraPia e la ringraziamo caldamente per avercondiviso con noi questi splendidi ricordi edaverci fatto sognare;spero prossimamentedi poter scrivere ancora di un altro viaggio,in un altro paese ricco di storia colori e pro-fumi. Grazie.

Roberta ScottonAssistente di cura

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Il Sacro MonteTesto tratto da: “Il Sacro Monte di Brissago di Renato Berta

In origine il monte dovevennero erette sia la chie-sa che l’abitazione attigua– restaurate qualche annofa – era conosciuto con iltoponimo di “Monte Ca-priccioso”. Fu padre Anto-nio Maria Soriani, dell’Or-

dine dei Minori Conventuali di SanFrancesco a cambiarne il nome in SacroMonte Addolorato, mentre si trovava aBrissago per predicarvi la Quaresima.

Angelo Branca nel suo opuscolo del 1905 –Brissago: il Sacro Monte e la Fonte Vittoria –scrive: “Nell’anzideto anno 1767 volle il sud-detto sig. Antonio Francesco Branca che sifacesse fare al di là della valle, secondo l’u-sato in molti luoghi della Germania, unaprospettiva quasi a modo di cappella, rap-presentante anche il Calvario, dipinto dalvalente Giovan Antonio Caldelli con entronella incavatura le tre croci e loro crocifisso,lavoro dello sculture in legno DomenicoGeloso d’Intra. . . “

Cenni storiciAll’inizio del 1700, Girolamo Tirinanzi, capo-mastro della frazione di Cadogno e molto de-voto verso la Beata Vergine Addolorata, col-loca sul monte un tabernacolo con un’effigedella Vergine dei sette dolori. Dopo la costru-zione di un piccolo oratorio, grazie alle offer-te raccolte tra i fedeli, prende corpo la cosid-detta “Fabrica”. Dopo la morte del Tirinanzi,un “insigne Benefattore e Divoto”, AntonioFrancesco Branca mercante di Brissago, dettoil Moscovita perché soggiornava spesso nel-l’allora Pietroburgo in Moscovia, si occupapersonalmente di tutti i lavori connessi aduna migliore sistemazione della chiesa dellaB.V. Addolorata. Nel 1757 viene realizzata la“gran strada”, per rendere l’accesso “menoerto ed incomodo”, che dal Piano, in località

Gerusalemme, conduce alMonte Addolorato.Dieci anni dopo gli viene conferito, da partedella comunità, il Juspatronato del SacroMonte. Iniziano le opere di ampliamento eornamento dell’oratorio e della casa per il sa-cerdote, che terminano nel 1773. Viene inol-tre costruita anche la Cappella del Calvario,un’ampia nicchia dipinta da Giovan AntonioCaldelli nella quale trovano posto i treCrocifissi di Domenico Gelosa.

Il papa Clemente XIV autorizza il trasferi-mento a Brissago di padre Francesco MariaBranca, fratello del Moscovita. Lo stesso, ol-tre ad assistere e coadiuvare il congiunto nelproseguimento della sua opera, diverrà pri-mo titolare, de jure, del relativo beneficio.Nel 1774 iniziano i lavori di costruzione del-le cappelle della Via Crucis affrescate poi daGiuseppe Antonio Felice Orelli. Successiva-mente viene tagliata la montagna di frontealla cappella dei Giudei e ampliato il piazza-le della chiesa. Negli anni 1775-78 vienecompletata la decorazione interna dellachiesa con dipinti dello stesso Orelli, diGiovan Antonio Caldelli e con stucchi rococòdi un certo Visetti di Valsolda. AntonioFrancesco Branca muore a Milano nel 1778 ele sue spoglie saranno tumulate nel suo san-tuario, davanti all’altare dell’Addolorata.

La via CrucisIn località Gerusalemme, una piazzetta or-nata di oleandri introduce alla “Grandinatadel Calvario”. Nella prima cappella, che faquasi da portale, furono poste, dapprinci-pio, anche delle statue lignee realizzate daFrancesco Carabelli e dipinte da FrancescoPancaldi di Ascona, le quali, si suppone, cor-rispondono a quelle custodite nella cappellaX, chiamata dei Giudei. Proseguendo si in-contrano le altre cappelle della Via Crucis.Suggestiva è la salita attraverso il sentieroche giunge alla Cappella dei Giudei o della

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Flagellazione, un piccolo edificio ottagona-le con campaniletto e atrio, a livello dellastrada. Siamo al Sacro Monte, un luogo af-fascinante e misterioso carico di un fascinoparticolare. E a sorpresa appare la chiesa del“Monto” dai toni gialli e rosso terracotta,eretta su un alto sperone di roccia in mezzoalla valle, sullo sfondo verde del bosco. Trala chiesa e il Calvario, si trova l’accennataFonte Vittoria, una vera e propria sorgente,la cui acqua ferruginosa possiede caratteri-stiche pregevoli e salutari, particolarmentecelebrata nei tempi trascorsi, da parte dellapopolazione brissaghese. Nelle sere d’esta-te, al calar del sole, una strana musica scen-de lungo la valle, retaggio di una iniziativaper i festeggiamenti per l’anno 2000.

I personaggi del CalvarioTappa culminante d’una eccezionale Via delDolore, nei personaggi riconosciamo Gesùnazareno, il Buon Ladrone alla sua destra e

il Cattivo Ladrone sul lato opposto. Essi rap-presentano coloro che quel venerdì funestoquattordici Nisan dell’anno trenta (l’attuale3 aprile del 33 d.C.), in una regione tetra ediscosta presidiata dalle guarnigioni diRoma, conobbero il terribile supplizio dellacroce. Uno accusato di sobillare il popolo,oltre che di bestemmia, per aver messo indiscussione costumi e pratiche del giudai-smo e gli altri rei di delinquenza. Nel centro,tra i due ladroni e sullo sfondo rappresen-tante la santa Gerusalemme con il Tempiosta Gesù, il Figlio di Dio. Dirimpetto il BuonLadrone e posto sulla sinistra del Cristo, ilCattivo Ladrone che volge il capo in segnodi disprezzo e guarda verso il basso medi-tando su un’esistenza fallimentare giunta atragica conclusione.

Chiara DemartaSegretaria

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Il Gruppo “Parola” si presenta

Chi siamo?! …un gruppo d’amici che si ritrova una volta alla settimana per trascorrere un’o-retta di buon sangue in compagnia.Approfittiamo di questo bel momento d’incontro per: condividere esperienze, sentimenti,dubbi ed incertezze, parliamo sia del passato sia del presente, riuscendo così a svilupparedelle tematiche d’attualità e non, sempre molto interessanti. Abbiamo la possibilità d’ap-prendere nuove nozioni che ci permettono un arricchimento personale, riteniamo per tantoche il detto “non si finisce mai d’imparare” sia veritiero.“Pochi ma buoni” è il motto che ci accompagna in quanto il gruppo è formato da sette, ot-to partecipanti e ciò ci da la possibilità d’esprimerci con più facilità.Riteniamo d’essere un gruppo simpatico, allegro ed aperto, capace di ridere e di scherzare,ma anche in grado d’affrontare tematiche serie ed importanti.Quando rievochiamo i nostri tempi, i nostri “vecchi tempi”, si crea un ambiente piacevole, avolte con un pizzico di malinconia, in quanto riviviamo con il pensiero quelle belle feste edusanze che tutt’oggi sono andate perse. Raccontarle e scriverle nel nostro giornalino ci ral-legra poiché ci permette di condividerle con qualcuno all’infuori di noi e di farle conoscerea chi non ha mai avuto la possibilità di parteciparvi e di viverle in prima persona.Tra i nostri molteplici intenti di carattere didattico, il “gruppo parola”, ha un “progetto”specifico per il futuro: quello di presentare su ogni nuovo numero del nostro giornalino unoscritto per rievocare i tempi passati. Per far questo, ci siamo impossessati della seguente ru-brica: C’era una volta a Brissago…!Teniamo a precisare che nel nostro gruppo vi sono persone più e meno anziane, persone na-te e cresciute a Brissago e persone trasferitesi solo in tarda età, ciò nonostante speriamo diessere stati abbastanza esaustivi nel racconto di questo speciale giorno di festa.

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La Processionedella Madonna del RosarioC’era una volta a Brissago…

Ogni anno a Brissago, la prima domenica di settembre, sicelebrava la cerimonia religiosa dedicata alla Madonnadel Rosario.L’intera giornata era intensa, ma veniva trascorsa congioia e serenità: durante la mattinata si prendeva partealla santa Messa, mentre nel primo pomeriggio si parteci-pava alla processione che partiva dalla chiesa e si dirigevaverso la piazza del Municipio, luogo nel quale avveniva laprima benedizione della Madonna. Si proseguiva poi ver-so l’allora piazza d’Armi (dove oggi ritroviamo la posta) incui avveniva la seconda consacrazione. Percorrendo le viedi Brissago, si raggiungeva in seguito il centro del paesedove la Madonna veniva benedetta per la terza volta, perpoi ritornare infine nella bella chiesa ad ascoltare il vesproletto dal prete ed onorare con preghiere e canzoni santela nostra Vergine. L’intera cerimonia durava più di un’orae per quell’occasione di festa la Madonna veniva ricoper-ta da un bellissimomanto che ne valorizzava la sua bellez-za, splendore dato anche dai gioielli che indossava e chela gente le donava in segno di gratitudine o di benevolen-za qualora all’interno di una famiglia vi era una personache veniva a mancare. In quella veste particolare, rivestitada ornamenti preziosi, la Madonna appariva ancora piùluminosa e speciale del solito. Durante la processione, peronorare ancor di più la Vergine, una banda musicale ac-compagnava a suon di note allegre il corteo lungo le viedel paese e le giovani ragazze del nostro amato Brissagole aprivano le strade lanciando prima del suo passaggiodei petali di fiori e di rose.Inoltre è importante ringraziare e ricordare i nostri uomi-ni che con la loro forza e generosità portavano in spalla la Madonna durante l’intera proces-sione, il peso della statua era importante ed occorrevano diverse figure maschili per traspor-tarla, almeno quattro che tenevano in alto la Madonna e due che potessero dar loro ilcambio di tanto in tanto. Una volta conclusa la processione e la santa Messa, il resto del po-meriggio lo si trascorreva in un clima allegro e spensierato. Fuori dalla chiesa vi era un’astadove ci si poteva aggiudicare diversi oggetti, dolci, vini, animali (galline, conigli,…) ed il ri-cavato andava devoluto alla chiesa. Essendo un giorno di festa si approfittava per mangiareil gelato alla vaniglia (i gusti non erano molto variegati) o si comprava un pasticcino… e chebontà… quei sapori allora erano rari da gustare.In piazza della posta, ad allietare ulteriormente la giornata vi era una lotteria, dove un bi-glietto costava venti centesimi e tra i premi vi erano dei pacchi di fiammiferi, dei bottoni,delle cartoline, delle caramelle fino ad arrivare a quelli più ambiti come un orologio, un ba-rattolo di caffè, dei bicchieri…. e per noi erano delle vincite belle ed utili!!

Il Gruppo di Parola

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LA POLENTA

Nell’era dei fast-food sembra un paradosso, ma uno dei piatti più gettona-ti, e guai a non proporlo almeno una volta la settimana, è la polenta.Indifferente come la si presenta e quale farina si utilizzi per cucinarla, l’im-portante è che ci sia. Con queste due righe vi parlo quindi di quel cibo checi riporta alle nostre antichissime origine contadine: la polenta.Del resto esiste una vera e propria cultura della polenta, oggi totalmenterivalutata, è sempre molto amata e apprezzata dagli Ospiti di Casa SanGiorgio.

La polenta tradizionale presenta il mais come alimento base, che è un cereale di regola bentollerato dal corpo umano. Esso contiene carboidrati in misura leggermente inferiore alla fa-rina di grano, con il vantaggio di essere facilmente digeribile e di dare un totale senso di sa-zietà. Il termine polenta deriva dal latino “puls”, specie di polenta di farro (in latino “far” –da cui deriva polenta). Fu Cristoforo Colombo che portò in Europa, insieme a fagioli e pomo-dori, alcuni semi di una pianta chiamatamahiz. La classica polenta gialla è formata da un im-pasto di acqua, farina di mais e sale, cotti in un paiolo per circa un’ora. È un piatto nutrien-te ed equilibrato. Con 100 gr. di polenta si assumono 9 gr. di proteine, 3.8 gr. di grassi, 76 gr.di carboidrati, 3.5 gr. di fibre alimentari che danno circa 350 calorie. Notevole è pure l’appor-to in ferro e fosforo e le vitamine, soprattutto A e PP.

Fabio PrevieroCuoco - responsabile della cucina

Ricetta per la polenta taragna (specialità valtellinese)

Ingredienti per 4 persone:• 600 gr. farina di granoturco e grano saraceno macinata a pietra• 1 ½ litro di acqua• 200 gr. formaggio molle• 150 gr. burro• sale

Mettere sul fuoco il paiolo con l’acquasalata, quando inizia a bollire versarvi lafarina a pioggia mescolando con l’appo-sito mestolo di legno e lasciarla cuocerealmeno 45 minuti mescolando continua-mente. A cottura ultimata aggiungere ilburro ed il formaggio tagliato a pezzet-tini e rimescolare lasciando sciogliere iltutto. Purtroppo il paiolo attaccato allacatena del camino va scomparendo. Èsufficiente usare una pentola, una spa-tola di legno e il classico “olio di gomi-to” per rimestare con forza e costanzaquel piatto semplice, ma gustoso comela polenta.

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PICCOLI PASSI DI QUALITA’

Parla

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qualità

Dal primo gennaio 2006 èentrato in vigore in tuttigli istituti del Cantone unnuovo sistema di regola-mentazione delle presta-zioni, che si basa essenzial-mente sui contratti diprestazione.

Questi contratti, che legano in modo bilate-rali il Cantone quale ente finanziatore e l’i-stituto quale ente fornitore di servizi e pre-stazioni, si prefigge di regolamentaremeglio l’insieme delle prestazioni da eroga-re all’utente e il loro costo; quindi una pre-cisa regolamentazione dei flussi operativi efinanziari allo stesso tempo.Risulta evidente che per l’erogazione di taliprestazioni, la qualità riveste un ruolo estre-mamente importante, ed è proprio in que-sto contesto specifico che nel 2006 è natal’esigenza di creare un gruppo di lavoro in-terdisciplinare, con il compito di garantire emigliorare la qualità della vita dei pazientiresidenti nelle nostre CpA.Questo gruppo, che porta la definizionespecifica di gruppo di lavoro qualità, si riuni-sce ogni 3 mesi circa, prefissandosi ogni vol-ta obiettivi diversi in base alle priorità cheemergono strada facendo, tenendo conto inmodo particolare del rispetto degli indicato-ri di qualità prefissati dall’autorità cantona-le (DSS Catalogo dei servizi e delle presta-zioni del 26.10.2005 e UMC Direttive sullaqualità del 12.12.2003).Il gruppo è particolarmente attento ai biso-gni degli utenti, rispettando la filosofia del-la Casa e mirando alla prevenzione e pro-mozione della salute.Nel 2006 grazie al considerevole lavoro svol-to dal gruppo, sono stati fatti notevoli passiin avanti in materia di qualità.

In breve:

• Sono stati fissati corsi interni di aggiorna-mento per il personale su temi svariati, co-me quello del lavaggio delle mani, dell’ali-mentazione e dell’accompagnamento allamorte, per ampliare le conoscenze deglioperatori e migliorare le pratiche assisten-ziali;

• Sono state create nuove figure professio-nali con competenze specifiche, ad esem-pio l’addetta alla biancheria (Teresa) e ledue responsabili dell’uso e della scelta del-le protezioni per gli ospiti (Stefania eClaudia);

• È stata introdotto l’uso della cinesteticanella CpA grazie alla guida attenta dell’in-fermiera Louise;

• Sono stati formulati nuovi protocolli inter-ni concernenti argomenti importanti co-me la contenzione e le cure terminali.Questi risultano essere particolarmenteutili per la corretta applicazione di inter-venti preventivi e curativi di tipo sanitario;

• È stato definito di organizzare interscambidel personale nei diversi settori. Ciò risul-terà utile per meglio comprendere il lavo-ro di ognuno e promuovere una maggiorecollaborazione tra i diversi operatori.

Siamo convinti che soltanto continuando suquesta strada, possiamo mantenere unostandard di qualità medio alto ed essere co-stantemente aggiornati e preparati per gliormai necessari e continui cambiamenti im-posti dal sistema a breve e medio termine.

Claudia ProfumoInfermiera geriatrica

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Il tema molto complesso ri-chiederebbemolto più spa-zio, ma cercheremo di esse-re concisi e presentare unsunto della tematica. In ge-riatria assieme alle diffe-renti patologie tipiche del-l’età avanzata, le cadute si

identificano come delle sindromi “giganti” edietro questo concetto, troviamo tutta lacomplessità epidemiologica di questo feno-meno che sta avanzando con l’invecchiamen-to della popolazione. Con l’allungamentodella vita, diveniamo anche più fragili e quin-di andremo maggiormente incontro alle ca-dute, questo dato ci avvicina probabilmenteall’utopia della prevenzione globale delle ca-dute. Negli ultimi dieci anni, infatti, gli studi ele ricerche nel settore gerontologi-co/geriatrico-clinico, epidemiologico, aumen-tano immensamente. In geriatria è necessariotradurre i problemi apparentemente funzio-nali, in diagnosi trattabili e reversibili; la cadu-ta è un evento fisico e noi dobbiamo cercaredi capire cosa c’è dietro a questo evento, evi-tando il nichilismo, né tantomeno giustifican-do l’evento sostenendo “è vecchio quindi co-sa ci vuoi fare…”. Gli anziani, meritanorigorosità sia diagnostica sia di trattamento.In età giovane, si ha dal 100% di funzionalitàche scende con gli anni, divenendo sempremeno performante in tutti i sistemi avvicinan-dosi così ad una soglia che è quella della fra-gilità. Non tutti i soggetti diventano fragili,ma si calcola che il 17% delle persone con piùdi 65 anni, abbiano i criteri per essere giudica-ti fragili e le riserve funzionali, quindi l’omeo-stasi, decresce col decrescere delle funzioni. Siparla di sindrome di fragilità, in presenza disintomi e segni che quasi sempre l’anzianonon dice, ad esempio “sono inappetente, per-do peso, ecc.”, perché lo considera un’even-tualità naturale dell’età che avanza, così co-me il diventare ipoattivo od ipocinetico. Lafragilità si potrebbe dire che è uno stato di ri-dotte riserve fisiologiche associato all’aumen-tata suscettibilità alla disabilità. Questa defi-nizione ci mette di fronte all’anzianocomplesso e la complessità è data dalla fragi-

lità e dall’instabilità; l’insieme porta alle com-plicazioni tipiche della geriatria. Quando unanziano cade, un clinico deve porsi diversedomande: è una semplice caduta incidentale?è un attacco epilettico? è semplicemente l’in-sieme della fragilità? è una sindrome? Si vedeun fenomeno e si deve interpretarlo; questisono i nostri dilemmi, nulla impedisce che siapresente più di un fenomeno nella singola si-tuazione. A dipendenza dei differenti set-tings professionali, avremmo a che fare conuna popolazione magari fragile, ma comun-que anche al loro interno differente: l’istituto,le cure a domicilio, il pronto soccorso.Il giudizio soggettivo non è da sottovalutare;noi diciamo all’anziano cosa deve fare (facciaquesto, lo faccia in questo modo), mentre luiha voglia di muoversi e non sempre percepi-sce quanto gli diciamo. La voglia di muoversi,di andare, è insita nell’essere umano e ancheper questo i giudizi soggettivi possono dimi-nuire. Per chi lavora sul terreno, sapere per-ché un soggetto è caduto non è così semplice.Cosa si deve fare? Ad esempio un anziano colbastone e la sua disabilità, non è possibile dis-sociare i fattori per semplificare la complessi-tà. Caduta ed incontinenza o caduta e de-menza, ad esempio non è possibiledissociarle! In geriatria tutto si sfuma è impos-sibile semplificare dissociando: ma possiamocercare di nominare i problemi attraversoRAI, attraverso la valutazione multi dimensio-nale dell’ospite, dando ad esso un nome ana-grafico e funzionale con le sue aree a rischio,nominando le caratteristiche delle sue funzio-ni. Chi ha studiato le cause delle cadute in co-munità sa quanto sia vasto il campo: la verti-gine, l’abbassamento improvviso dellapressione, 42% per incidenti, lesioni del siste-ma nervoso centrale, sincopi, disturbi delcammino. Ma perché si cade? 1/3 dei fattorisono identificabili (“capogiro” disequilibrio).1/5 dei casi è dovuto al rallentamento dellacapacità di reazione, mentre 1/10 avviene inconcomitanza di sintomi cardiovascolari o cir-colatori. Dove si cade? Il 52% cade durante glispostamenti ordinari, il 25% alzandosi, salen-do o scendendo da superfici. Il 17% dalla sta-zione seduta ed il 6% spostando semplice-

Le cadute nell’anziano fragileBe

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mente il busto, procurandosi un disequilibrionel baricentro. E’ fondamentale incorporarela prevenzione nella prassi, dotarsi di un ap-proccio sistematico (valutazione multidimen-sionale), per conoscere meglio e di più il pa-ziente, in modo da poter depistare i soggettia maggior rischio. L’invecchiamento cambia leperformace posturo-cinettiche. Invecchiandosi cambia il modo di camminare. La velocità siriduce di 1.4 m/secondo, aumentano le oscil-lazioni del corpo, diminuiscono i riflessi“paracadute”, si riduce la lunghezza dei passie aumenta la fase del “doppio supporto”.Nelle cadute i disturbi dell’equilibrio nei > 65anni sono 13%, nei >75 anni il 36% e nei >85anni il 46%. Le reazioni posturali degli anzia-ni nelle cadute sono scarse; essi non abbando-nano i bastoni e non appoggiano davanti lemani, ma si lasciano andare “sedendosi” di la-to. Di fronte ad una nuova caduta associataad un sintomo acuto, bisognerebbe escludereuna patologia acuta. Prima va considerato ilsintomo, considerare quindi: farmaci a rischioe relative indicazioni, condizioni neurologi-che reversibili, disturbi cronici del cammino edell’equilibrio, disturbi osteo articolari e forzadegli arti inferiori, fattori ambientali. Nel de-pistaggio semplificato, si chiede al soggettose è caduto due o più volte negli ultimi 12me-si, e se ciò è avvenuto, va segnalato come sog-getto ad alto rischio. Oppure se si hanno duefattori dei seguenti, si è di fronte al alto ri-schio: > 80 anni, difficoltà nell’alzarsi, insicu-rezza in piedi, disturbo di cammi-no/equilibrio, memoria/giudizio, agitazionepsicomotoria, assume più di 4 farmaci rego-larmente, anamnesi di ictus o Parkinson. In ca-sa anziani quasi tutti gli ospiti sono in questacategoria ed è per ciò, che un paziente su dueè a rischio. Il test “get up & go” se il pazientelo esegue in meno di 20 secondi si è di frontead un paziente a basso rischio, fra 20 e 30 se-condi, ha la mobilità impacciata, con più di 30secondi, c’è rischio di caduta. I test clinici pre-dittivi del rischio, sono tantissimi e la lettera-tura è piena di buoni esempi. In uno studiofatto nel 2002 si sono esaminati mille pazien-ti essi sono stati divisi in diversi gruppi di circa130 persone, ed ognuno ha affrontato un

aspetto; chi gli esercizi, altri ancora correzio-ne della vista, esercizi e vita a domicilio, visio-ne ed ambiente in un altro gruppo, e tutti etre i fattori in un gruppo. Si è rilevato che iltrattamento multi fattoriale diminuisce i ri-schi di caduta. Questo studio dimostra chenon vi è adeguata evidenza sul ruolo d’effica-cità ottenibile, ricorrendo ad interventi singo-li come l’esercizio (isolato) o l’intervento edu-cativo nella prevenzione delle cadute. Sihanno più chances di ottenere risultati positi-vi se si agisce su più fattori contemporanea-mente. Prevenzione quindi significa non farepiù le cose di prima, bensì trovare un modonuovo e più sicuro per fare le stesse cose. Fragli interventi attuali quelli ritenuti non effica-ci sono la contenzione fisica, gli allarmi a let-to, i braccialetti. Quelli di dubbia efficacia so-no i protettori dell’anca ed il monitoraggiointensivo; guardare di continuo i pazienti,vuol dire che appena ci giriamo, questo si alzaper prendere i biscotti e cade. L’impulso amuoversi è nel cervello, è nell’ipotalamo etutti i soggetti sono portati ad esplorare perandare a vedere, siamo attratti dall’esplora-zione, abbiamo appetito di movimento, equindi con gli anziani significa correre un altorischio. I cardini della presa in carico nella ca-sa per anziani, consistono nella valutazione“globale”: rimettere la persona “in funzio-ne”, verticalizzare precocemente, ridurre ifattori di rischio identificati, coinvolgere l’en-tourage, agire sull’ambiente. Una vita a ri-schio “zero” non è vita per l’anziano. L’ufficiofederale della salute pubblica sostiene: in me-rito all’evoluzione demografica e all’evoluzio-ne dei bisogni di cura“. La conclusione è chia-ra: mantenendo la buona salute el’autonomia delle persone anziane si potràarginare l’invecchiamento demografico futu-ro della popolazione. In più le strategie pre-ventive per ridurre le fratture osteoporotichee le misure di prevenzione delle cadute dellepersone anziane, sono uno strumento impor-tante dell’uguaglianza tra le generazioni inuna società che invecchia”.

Dr. Graziano Ruggierispecialista FMH in geriatria e medicina

Bene

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Pazienti

Sotto questa rubrica si potranno leggere le informazioni relative ai nuovi arrivi, alle parten-ze e agli eventi che riguardano i nostri cari Anziani, nel periodo relativo al primo semestredi quest’anno.

Benvenuto a

02.01.09 Pia Kuchler1917, Brissago

07.01.09 Lotti Meister1924, Brissago

28.01.09 Eleonore Surber1931, Ascona

04.02.09 Mario De Stefani1916, Ronco s/A

04.02.09 Giovanni Berta1921, Brissago

13.02.09 Alberto Zaninelli1931, Ascona

27.02.09 Kaspar Roesch1931, Brissago

27.03.09 Maude Schroer1919, Brissago

07.05.09 Letizia Rigon1928, Losone

25.05.09 Ida Schuetz1925, Muralto

27.05.09 Ada Caccia1919, Ronco s/Ascona

05.06.09 Ernesta Quarta1930, Brissago

Arrivederci a

28.01.09 Ivo Giovannacci1929, Ascona - trasferito Casa Rea,

Minusio

19.02.09 Mirian Campana1918, Bellinzona - trasferita CPA

Bellinzona

15.05.09 Mario De Stefani1916, Ronco s/A - ritorno a domicilio

20.05.09 Eleonore Surber1931, Ascona - trasferita Belsoggiorno,

Ascona

25.05.09 Clelia Carrara1911, Ronco s/Ascona - trasferita

Belsoggiorno, Ascona

20.06.09 Ada Caccia1919, Ronco s/A - ritorno a domicilio

Addio a

07.12.08 Delia Camellini1923, Brissago

01.01.09 Magda De Carli1917, Brissago

17.01.09 Rosa Mazza1916, Brissago

21.01.09 Giuseppe Chiappini1924, Brissago

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08.02.09 Franco Degli Antoni1925, Locarno

08.03.09 Gottardo Chiappini1920, Brissago

18.03.09 Angela Dellamora1921, Brissago

29.04.09 Ludwig Glatz1924, Losone

12.06.09 Angelina Muti Cicella1929, Brissago

Auguri di buon compleanno a

gennaio 1 Antonietta Kilchoer - 8914 Angelina Mutti Cicella - 8021 Wilhelm Stucki - 9721 Ada Caccia - 9029 Lotti Meister - 85

febbraio 13 Kaspar Roesch - 78

marzo 3 Iride Branca - 9414 Letizia Rigon - 8128 Anna Maria Forzoni - 80

aprile 6 Giselda Bergamasco - 896 Regina Knobel - 7811 Alma Zucconi - 9013 Anna Battistini - 8419 Ida Schuetz- 8321 Benedetto Pirovano - 84

maggio 5 Hildegard Zacharias - 866 Ingeborg Zoch - 826 Leonilde Zanotti - 847 Elisabeth Walther - 7912 M. Enrichetta Bendinelli - 8921 Elvezia Bergonzoli - 9226 Maria Flesca - 9131 Bruna Jelmini - 88

giugno 1 Nelly Furnon - 796 Marina Meschini - 969 Margot Biedermann - 9519 Barbara Bergonzoli - 89

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Collaboratori

Nuove entrate01.01.09 URIETTI Luca assistente di cura01.01.09 ZANOLI Michela ergoterapista 100%01.01.09 MARGAROLI Monica fisioterapista 60%01.01.09 CORREIA GOMES Lucia ausiliaria pulizie01.02.09 SCIARRINO Nadia infermiera CRS livello I°01.02.09 GILARDI Alessandra stagiare Operatrice sociosanitaria OSS01.02.09 KREGELJ Gabriela allieva infermiera 1° anno01.02.09 PEREIRA Rita allieva infermiera 1° anno01.03.09 MARINARO Rosa assistente di cura, rimpiazzo17.03.09 MESTRE Helena ausiliaria di cucina, rimpiazzo01.05.09 PRIETO MARIN Saul Operatore sociosanitario OSS01.06.09 BRAUN Moema ausiliaria di cure, stage-rimpiazzo01.07.09 PROFUMO Barbara infermiera CRS livello II°

Uscite30.04.09 DELL’ORA Eugenia animatrice, fine attività31.05.09 CATTINI Angelo infermiere, cambio datore di lavoro30.06.09 SERRAVALLE Concetta ass. cura, fine rimpiazzo30.06.09 CADARIO Stefano aus. cucina, fine rapporto di lavoro31.07.09 MALAVASI Cinzia infermiera, cambio datore di lavoro

Modifiche01.01.09 BERGONZOLI Doriana aumento impiego al 60%01.01.09 DE MONTI Simona Capo reparto I° piano rimpiazzo01.01.09 PROFUMO Claudia riduzione impiego al 80%01.05.09 CIFONE Susy aumento impiego al 100%01.07.09 GAGLIARDI Arianna riduzione impiego al 80%

ComplimentiA Evelyn LEONI che a fine giugno ha concluso brillantemente gli esami ed ha ottenuto il cer-tificato di Operatrice sociosanitaria OSS dopo il triennale apprendistato presso di noi. Bravae Auguri.

Hanno invece raggiunto i seguenti traguardi d’impiego presso il nostro Istituto:16.04.09 STEFANICKI François direttore medico, 25 anni13.03.09 JAYASINGHE Concetta assistente di cura, 20 anni01.04.09 BERTA Giuseppe direttore, 20 anni01.07.09 CHIAPPINI Fiorenza ausiliaria in refettorio, 20 anni01.09.09 BERETTA Livio custode, 20 anni01.10.09 SCOTTON Roberta assistente di cura, 10 anni01.12.09 BOTTAZZI Barbara infermiera, 10 anni01.01.09 STORELLI Walter collaboratore esterno, 10 anni

AuguriAMarzia Bergamaschi per la nascita l’8 gennaio 2009 del piccoloMatteoA Arianna Gagliardi per la nascita il 9 febbraio 2009 del piccolo Francesco

A tutti grazie eAuguri per un futuro

sempre roseo!

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Diversivo

Sua Santità

Dopo aver caricato tutti i bagagli del Papanella limousine, l'autistanota che Sua Santità sta ancora aspettandosul marciapiede.'Mi scusi, Vostra Eminenza,' dice l'autista,'Vorrebbe per favoresedersi in modo che possiamo andare?'

'Beh, per dirti la verità' risponde il Papa, 'Non mi fanno mai guidarein Vaticano e oggi ne ho davvero voglia.'

'Mi dispiace, ma non posso permetterglielo, perderei il lavoro se succedesse qualcosa!'protesta l'autista, desiderando di non essere andato al lavoro quella mattina.

'Ci sarebbero degli extra non indifferenti per te', dice il Papa.Riluttante, l'autista sale dietro mentre il Papa si mette al volante.

L'autista si pente della sua decisione appena usciti dall'aeroporto,vedendo il Pontefice spingere l'acceleratore portando la limousine a 170 Km/h.

'La prego, rallenti, Vostra Santità!!!' Si dispera l'autista.

Ma il Papa continua a tavoletta fino a quando si sentono delle sirene.'Oh mio Dio, mi ritireranno la patente!', piagnucola l'autista.

Il Papa accosta e tira giù il finestrino.Il poliziotto si avvicina, da un'occhiata, torna alla moto e prende la radio.'Devo parlare col capo...'Il capo risponde alla radio e il poliziotto gli dice di aver fermato una limousine che andava a 170.

'Beh, sbattilo dentro!' Dice il capo.

'Non credo che vogliamo davvero farlo, è un tipo molto importante...'Dice il poliziotto.

'Una ragione di più!' Esclama il capo.

'No, intendo DAVVERO importante...' Risponde il poliziotto.

Il capo allora chiede: 'Beh, chi hai lì, il Sindaco?'

'Più in alto!'

'Il Governatore?'

'Di più!'

'Va bene...' Dice il capo 'Allora chi è?'

'Credo sia Dio!'

'Che cosa ti fa credere che sia Dio???'

'Chi altro può essere uno che ha il Papa per autista!!!'

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Donazioni

Cognome e nome designazione mese importo

Berta Gelindo, Brissago Pierina Paltori dicembre 08 25.00Rossi-Conti Rossigni Gioachina, Locarno Fausta Brizio 50.00Berta Gelindo, Brissago Ida Piffero 25.00

Berta Gelindo, Brissago Mariuccia Beretta-Conti Rossini gennaio 09 25.00Berta Gelindo, Brissago Madeleine Amacher 100.00Pianca Lucia, Solduno Elisa Morandi 20.00Gillen Louy e L.L., Bertrau (GE) „ 50.00Conti Rossini Vivienne, Brissago “ 50.00Storelli Fosca, Brissago “ 50.00Catelli Rosanna e Cinzia, Ascona “ 50.00Calabresi Italo, Gordola “ 50.00Conti Rossini Marta, Brissago Mariuccia Beretta-Conti Rossini 30.00Conti Rossini Marta, Brissago Natalia Meschini 50.00Winkler Carmen, Camorino (Classe 1942) Elisa Morandi 100.00Vigliano Adriana, Muralto “ 100.00Chiappini Carmen, Brissago Giuseppe Chiappini 100.00

De Bortoli Emilio, Brissago “ febbraio 100.00Marconi A.Maria e Ignazio, Brissago “ 50.00Berta Gelindo, Brissago Pia Boni-Bazzi 25.00Sagliocco K. + Team Postini B’zona-Tenero Rosa Mazza 100.00Kuenzli Heinz, Zurigo Giuseppe Chiappini 50.00Ghiringhelli Magda e Elvira, Brissago “ 50.00Berta Giuseppe, Elena Altoni, Brissago Otto Kindler-Madonna 50.00Mornaghini Pier Giorgio, Losone Franco Degli Antoni 50.00Fisioterapia 2000, Castelli Enzo, Losone Offerta Giornalino 50.00Riedi Elena, Gordola Franco Degli Antoni 50.00Gobbi-Marcollo Carla e Otto, Brione s/Minusio Rosa Mazza 50.00Colora Sa, Flavio e Diego Gallotti, Locarno Guido Repetti 200.00Peroni Giovanni e Maria, Rivera Franco Degli Antoni 200.00Peroni Luigi, Rivera “ 200.00Fornera Enrico e Maria, Losone “ 100.00Ghiringhelli Valeria, Brissago Offerta x uso auto Fiat 20.00Merlini Emiliano e Marisa, Locarno Franco Degli Antoni 50.00Taylor Ross Ingrid e T.Nill Annegreth In memoria Anna e Osborne 5’000.00Brissago TaylorRegazzi Ezio, Locarno Franco Degli Antoni 50.00Degli Antoni Gianna, Losone “ 100.00Molteni Augusto, Zurigo Albisrieden “ 40.00Bellorini Ilario, Losone “ 20.00Stecher Adolfo, Brissago Rosa Mazza 50.00Stecher Adolfo, Brissago Giuseppe Chiappini 50.00Cattori Anne Marie, Locarno Elisa Morandi 100.00

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Cognome e nome designazione mese importo

Pellanda Boris e Elena, Losone Franco Degli Antoni marzo 100.00Berta Gelindo, Brissago Irma Fabbri 25.00Berta Giuseppe, Brissago “ 50.00Berta Giuseppe, Elena Altoni, Brissago Fortunato Pedroni 100.00Marconi A.Maria e Ignazio, Brissago Irma Fabbri 50.00Chiappini Jolanda, Brissago Irma Fabbri 30.00Chiappini Carmen, Brissago “ 100.00Zaccheo Taziana, Brissago Oskar Kindler 50.00Untersee Gina, Brissago “ 50.00Kindler-Madonna Pia e Elio, Berna “ 200.00Ghiringhelli Valeria, Brissago Offerta uso auto Fiat 10.00Ghiringhelli Magda, Brissago Franco Degli Antoni 50.00Morandi Flavio, Ascona Irma Fabbri 50.00Pedrazzini Fernanda e Massimo, Losone Franco Degli Antoni 50.00Conti Rossini Vivienne, Brissago Irma Fabbri 50.00Storelli Pier Carlo e Rita, Brissago “ 50.00Donetta Anna, Corzoneso “ 50.00Ghiringhelli Magda e Elvira, Brissago “ 50.00Brenner-Cattori Bettina, Ponte Capriasca “ 100.00Berta Giuseppe, Brissago Angela Dellamora 50.00Berta Gelindo, Brissago “ 25.00Balestra Feodora e Fabio, Brissago “ 25.00Biffi Luciano e Rosina, Brissago “ 100.00Storelli PierCarlo e Rita, Brissago “ 50.00Gallotti T. - Mazza F. – Branca M.L., Brissago “ 60.00Donnetta Loris, Brissago Irma Fabbri 50.00

Marconi Ignazio e Annamaria, Brissago Angela Dellamora aprile 50.00Berta Gelindo, Brissago Arnaldo Omarini 25.00Stecher Adolfo, Brissago Angela Dellamora 50.00Stecher Adolfo, Brissago Gottardo Chiappini 30.00Menegazzo Luciano e Lucia, Moghegno Angela Dellamora 100.00

Ghiringhelli Magda, Brissago maggio 50.00Ghiringhelli Magda, Brissago Franco Calabro 50.00Rossi-Conti Rossini Gioachina, Locarno sorella Marta Conti Rossini 50.00Bergonzoli Adelmo, Brissago Offerta 20.00Hölscher Maria e Calabrò Franco Donazione 631’633.00

Carcano Claudia Renzo Marcacci giugno 30.00Berta Gelindo Angelina Beretta 25.00Berta Giuseppe Angelina Beretta 50.00

totale 641’418.00

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Segno zodiacale: BilanciaColore preferito: VerdeTratta principale del suo carattere: ImpulsivaPrincipale difetto: Perdono, ma non dimenticoMaggiori interessi: Lettura, televisione, fioriFiore preferito: CameliaLibro preferito: Nella notte un grido, di I. ClarkCanzone preferita: Mi piacciono tutteFilm preferito: GhostAttrice preferita: Julia RobertsDono della natura che vorrebbe avere La calmaSogno nel cassetto: Il mio sogno da giovane era fare sport

Prof

ili

Giannina Spiniello

Nel gruppo di ospiti del PT e 2 piano abbiamo intervistato la signora Giannina Spiniello. Nata aBrissago nel 1926, dove ha frequentato le scuole. Ha lavorato in fabbrica tabacchi per alcuni an-ni, in seguito si è trasferita aMalleray, lavorando come operaia per una fabbrica di orologi, li haconosciuto il suo futuro marito. A Mallery è rimasta per 25 anni e poi è ritornata a Brissago. Lepiacciono molto gli animali specialmente i cani, ne ha avuto due, e i gatti. Ha fatto alcuni viag-gi in Spagna, le piace il mare.Vive nel nostro Istituto dal 1984 ed è ben conosciuta da tutti comeuna persona attiva, schietta e generosa, sempre pronta a dare una mano.

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Prof

ili

Nata e cresciuta a Brissago, la nostra collaboratrice è alle dipendenze della Casa San Giorgiodal 1. luglio 1989 e quindi si appresta proprio in questi giorni a festeggiare i suoi primi 20 an-ni di attività presso di noi.Coniugata con Edy e madre di un figlio, Luca che ora vive con la propria famiglia in America,dapprima lavorava come aiuto cucina ed in seguito ha assunto la responsabilità del refetto-rio. Del suo lavoro ci dice che evidentemente è più semplice quando tutti gli Ospiti sono dibuon umore, quando anche i colleghi degli altri settori partecipano attivamente al serviziomensa e i pasti serviti sono di gradimento; un pò meno facile è invece in quelle giornate “ti-picamente ventose” dove tutti si lamentano di qualche cosa, troppo o troppo poco cotto, ilcondimento non corrisponde con le aspettative, il dolce è troppo poco e via di seguito, finchéa sera per forza una torna a casa stanca morta. Però tutto sommato, il lavoro a contatto conle persone anziane è certamente gratificante.

Segno zodiacale: CapricornoColore preferito: NeroTratta principale del suo carattere: SpontaneaPrincipale difetto: ImpulsivaMaggiori interessi: Computer, bicicletta, baita in montagnaQuel che apprezzo negli amici: SinceritàFiore preferito: OrchideaLibro preferito: La Divina CommediaCanzone preferita: “Brothers in arms” Dire StraitsFilm preferito: Il GladiatoreAttrice preferita: Angiolina JolieDono della natura che vorrebbe avere RisolutezzaSogno nel cassetto: Godermi la pensione in buona saluteIl suo motto: Vivi e lascia vivere

Fiorenza Chiappini

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Al maarPoesia dialettale del Signor Renato Agostinetti, Cabaret della Svizzera italianaGrazie al Signor Renato per la gentile messa a disposizione!

Ilve

cchiosa

ggio

Jè tanti ann che sum spusaaAdess guardee un po’ cus'm'è capitaaAl mees da lüi la mè dona la m'ha diiChest'ann a nem al maar domà mi e tiPer quindas dì a nem in vacanzaE sa bütum giò in sü la panzaA fem pü nagott come ta piaasSa gödum sta vacanza in santa paasSem nai cula machina em ciapaa l'autostradaIn un boff a serum giò a la pensione Giadaper riservà la stanza g'aveva telefunaajera lì in sül purton jera già lì a spetaaAl padron l'm'ha fai na cera l'era propicuntentL'era süla porta e l'm'ha dii vegnii pür dentL'ha ciapà scià i valiis e ma j'ha portà süAl terz pian e la porta l'ha verdüIl pranzo è alla una a fé in temp a na giòA fa na nodadina o a fa un giir in pedalòPoduf ammò gödé do o tre urettO pür se see stracch riposuf in dal lettMi g'ho doss na malatiaMa dà fastidi la tropa curtesiaChesto chi al faseva dal gran parlàDottore da chi dottore da làTa vö vedé che a füria da lodammChesto chi al finiss per fregammE g'ho dii mi scüsi signoriaMi lo ringrazio da la so cortesiaChe l'sa faga mia scrüpoli ci arrangiamoda per noiMoglie e buoi dei paesi tuoiE lü al ma diis ma cosa c'entra?Non ci avevo la rima orca pulentaComunque a l'è iscì sem nai süla scoglieraA pocià i pè in dal'acqua per vedé come l'eraL'acqua l'era calda la pareva un brödinHo vist anca un granchio e un cavallucciomarin

La mè dona che la pesa un quai cent chiliLa s'è mettüda dré a catà sü i cunchiliA vedela lì cul cü pe l'ariaI gent i diseva gh'è in giir un'otariaPö l'ha fai per nà in acqua a g'ho dii vadent pianinPerché se ta fé un tufo dal trampulinSül altra costa ga riva là un undadaChe al tsunami in cunfrunt l'è na scemadaVialtar l'hé mai vista gnanca in fotografiaAnca perché da foto lee ga n'ha miaNa volta al mè nevud l'ha fai per inquadralaL'ha dii ma mi sta foto a podi mia dopralaGh'è restà dent domà al naas e i barbiisE tütt al rest a l'è fö dala curniisQuand l'è lì in spiagia bütada làI scapa tücc e i turna a cà

I diis ormai l'è inscì al mees d'agostGiò in spiagia gh'è gnanca pü un postAl so costüm v'al disi miA s'po’ dopral a fa l'tendon dal circo KnieI operari dal comün jè vegnüü a misüralaPer vedé cun che mezzo a s'podevsgomberalaJà fai na riünion e pö ià decidüüChe per rimorchiala ga nava l'autogrüA l'è che quand l'è al maar e la g'hapoch da faLa mangia ammò püssee da quand a l'è a càE quand sa turna a cà gh'è un gran svantaggPer töla sü a g'ho da fa dü viaggAdess ho decidüü per la prossima stagionA vöri töm un motofürgonChi cula ribalta che l'è un atim a scargaaTütt al bataclan che t'hé portà a cà

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