Lo sguardo sopra lo stagno

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Ancora una volta gli psicologi identificano i coach, e non solo, come i loro mulini a vento In un tempo di crisi anche gli oceani più blu rischiano di sembrarci degli acquitrini stagnanti. In queste afose settimane estate, forse per la profonda crisi che attanaglia tutte le professioni, forse per la paura di cosa ci potrà attendere al ritorno dalla pausa estiva (non per tutti si può parlare di vacanze), forse per la scarsa capacità di alzare lo sguardo sul mare infinito di possibilità che pure questo mercato anchilosato ci riserverebbe, la controversia psicologi e coach ha vissuto nuovi fotogrammi di uno stucchevole lungometraggio.

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E con questo fanno 10. Nell’arco di due anni e mezzo, CoachMag ha sfornato 10 numeri su altrettanti argomenti diversi, tutti intorno al coaching, ovviamente. Che altro ci sarà da dire? Ancora molto, direi.

CoachMag nr 10 parla di Coaching e Leadership, tema estremamente frizzante e discusso negli ambienti più disparati: nelle aziende, nelle piccole/medie organizzazioni, tra i liberi professionisti, nella scuola, in politica. Ovunque ci siano capi e seguaci. Ovunque ci si trovi ad indossare, alternativamente, il ruolo dell’uno e dell’altro. Qui parliamo di leader e di follower, delle complicanze evidenti e di quelle inespresse, e di come il coaching sia ormai diventato una competenza imprescindibile, per chiunque. Fatta di domande, con un futuro proiettato all’interno del leader rinnovato: una leadership relazionale e facilitativa.E scopriamo, grazie alle riflessioni e ai dubbi condivisi dei colleghi che hanno voluto contribuire al dialogo letterario, che coaching e leadership si intrecciano, fanno parte dei nostri apprendimenti, oltre che dei nostri insegnamenti.

Nella modernità in cui i leader sono costretti a rinunciare alla segretaria per via dei costi non più sostenibili, i coach riscoprono il valore di un braccio destro, di un’assistente – magari a tempo parziale e virtuale – che possa alleviare le fatiche professionali ed offrire quel plus a cui vorrebbero appoggiarsi.

Ma c’è di più. In questo numero analizziamo gesti e segnali di leadership, e offriamo strumenti pratici per sviluppare quella leadership facilitante e relazionale di cui abbiamo accennato. Infine condividiamo – nella migliore delle pratiche dei coach – l’opportunità di accedere alle PMI tramite la conoscenza di ASSORETIPMI. L’associazione delle imprese che fanno rete è molto attiva nel web: per noi è un’occasione di informare e farci conoscere dalle PMI alla ricerca di una via di sviluppo innovativa e allargata. Un caso reale, raccontato da coachee e coach, dimostra il valore del coaching per un leader.

Una chicca gossipara e un racconto che addolcisce concludono questo numero di CoachMag. Prendendo spunto da una delle tante (inopportune) discussioni su linkedin, i coach vengono di nuovo attaccati da qualche (raro) psicologo invelenito. Pur prendendo le distanze dal litigio, e volendo assolutamente dedicarci a noi e alla corretta diffusione del coaching, non possiamo fare a meno di difenderci.

La notizia dell’ultimo minuto vede CoachUp, l’APP per iPad dedicata ai coach, appena pubblicata nell’Apple store, diffusa e sostenuta da CoachMag. Ancora una volta ringrazio di cuore i lettori e chi contribuisce all’esistenza di CoachMag, magazine autofinanziato e indipendente. Sostenere economicamente il vostro periodico preferito con abbonamenti, banner e spazi marketing significa continuare a leggere per informarsi e formarsi al Coaching.

Buona lettura

Marina FabianoDirettore [email protected]

Editorialedi Marina Fabiano

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COACHMAGNumero 10

Ottobre 2012

Direttore EditorialeMarina Fabiano

[email protected]

In redazione (questo numero)Alessandro TestaEdoardo GironiMarco BarrottaLuca Marcolin

Rossella MartelloniClaudia Crescenzi

Mario GastaldiMonica Franco

Tony MontevidoniNatascia Pane

Fabio PandisciaPaolo Subioli

Matilde CesaroMarina Fabiano

Grafica e impaginazioneLuca Gentile

[email protected]

Direzione e RedazioneMarina FabianoVia Baranzate, 57

Novate Milanese (MI)Tf: 347 3061024

e-mail: [email protected]: www.coachmag.it

Diffusione e periodicitàOnline, .pdf scaricabile, in abbonamento annuale

Quattro numeri all’anno, trimestraliCopie arretrate:

Special Pack 4 numeri 25€ ogni numero arretrato: 7€

Abbonamento annuale4 numeri, 25€

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PubblicitàRivista online, sito e newsletter

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L’editore dichiara di aver usato ogni mezzoper riconoscere i diritti d’autore del materiale

e delle informazioni utilizzate, e resta ovviamentea disposizione per adempiere agli obblighi di

legge nel caso non avesse ottemperato pienamente.

Manager o Coachdi Alessandro Testa

La leadership: questa complicazione!di Edoardo Gironi

I confini tra leadership e followershipdi Marina Fabiano

Coaching, leadership e sregolatezze etichedi Marco Barrotta

Le domande della leadershipdi Luca Marcolin

Coaching e leadership: la relazione nella relazionedi Rossella Martelloni

Da leader a coach in 25 domandedi Marina Fabiano

Il Leader e il Coach: un caso realedi Claudia Crescenzi

Leadership facilitativa e World Cafèdi Mario Gastaldi

PMI e Reti d’Impresa. Cosa fare se il mondo intero ti chiede di evolvere? - di Monica Franco

Lo sguardo sopra lo stagnodi Tony Montevidoni

Il Talento e la leadership: guidiamo o siamo guidati?di Natascia Pane

Leader o follower? Come riconoscere gestualità di predominio e sottomissione - di Fabio Pandiscia

Cambiamenti inaspettati: il coach e la sua segretariadi Paolo Subioli

Come Coachee Dream vinse la sua gara più importantedi Matilde Cesaro

Lavori di gruppo

Libri in Gocce

* i profili degli autori sono disponibili nel sito coachmag.it/redazione

Indice

Life Coaching

Non solo Coaching

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Coaching & Storytelling

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Ancora una volta gli psicologi identificano i coach, e non solo, come i loro mulini a vento

In un tempo di crisi anche gli oceani più blu rischiano di sembrarci degli acquitrini stagnanti. In queste afose settimane d’estate, forse per la profonda crisi che attanaglia tutte le professioni, forse per la paura di cosa ci potrà attendere al ritorno dalla pausa estiva, forse per la scarsa capacità di alzare lo sguardo sul mare infinito di possibilità che pure questo mercato anchilosato ci riserverebbe, la controversia psicologi e coach ha vissuto nuovi fotogrammi di uno stucchevole lungometraggio.

La singolar tenzone si è svolta nell’agorà pubblica asincrona ed a distanza di un gruppo LinkedIn non banale, quello dell’Associazione Italiana per la Direzione del Personale. Il detonatore questa volta è stata l’approvazione alla Camera del DDL 3270 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordine e collegi” e l’attuale discussione in Senato.Per la verità la discussione sulle rispettive competenze ed abilitazioni tra psicologi, coach, counsellor, mentor, o addirittura sulle presunte pratiche abusive delle altre professioni, è dibattuta anche nelle aule di tribunale e, se non stessimo parlando di professionalità e di rispettabilità, assomiglierebbe sempre di più ad un duello tra don Chisciotte ed i suoi fantasmi.Lo psicologo che ha avviato questa discussione http://goo.gl/ViLTy già un anno prima aveva avuto modo di scrivere: “Il coaching è una tecnica non una professione, infatti non esistono accreditamenti se non autoreferenziali. Uno psicologo con adeguate capacità personali e preparazione manageriale può fare e spesso fa del coaching di altissimo livello. Ovviamente per fare il coaching non c’è bisogno di essere psicologi, ci sono persone che fanno dell’ottimo coaching senza essere psicologi. Il coaching è una tecnica ed è comunque un sottoinsieme di tecniche e conoscenze psicologiche.” Non stupisce la sistematicità con cui si reitera ciò in cui si crede, soprattutto se si intendono difendere delle proprie posizioni o i propri interessi, ma delude un po’ la protervia con cui si tende a derubricare le professionalità altrui in tecnicalità ed al supporre una esclusività di competenze e di appannaggio della propria. Quasi come se le prerogative degli psicologi fossero assimilabili a quelle di un “Presidente della Repubblica dei servizi di tutela e cura della salute” a cui non si può telefonare per chiedere un appuntamento.

A vederla con la lente dei presupposti questa affermazione escluderebbe la possibilità che esista una professione non accreditata da altri e, dunque, certificata. Come è stato fatto notare neanche gli insegnanti, pur essendo una tra le professioni più storiche e riconosciute, e che tra l’altro non certificano neanche la competenza di insegnante ma solo dei contenuti trasmessi, rientrerebbero in questo esclusivo rango. Mantenendo la barra della metodologia del coaching come sinonimo di “non professione”, confondendola tra l’altro con tecniche didattiche come la lezione unidirezionale, c’è chi si spinge a dire che “molti professionisti con lauree diverse” potrebbero praticarla, persino un sociologo, ed un esperto di comunicazione, oltre che naturalmente uno psicologo. Non occorre neanche essere uno psicoterapeuta, né tanto meno uno psicanalista. Basta aver superato gli esami del corso di studio in psicologia, comunicazione, formazione…. e perché non includere anche gli antropologi ed i filosofi e le altre discipline? Vedi, ad esempio l’economia aziendale o la cultura d’impresa, visto che parliamo anche di business coaching?

Naturalmente la discussione prosegue su titoli, qualifiche, tirocini ed ogni altro sistema di certificazione realmente terzo fintanto che autorevoli interventi non rompono l’assioma professione ordinata = professione sicura, e riportano il focus della discussione sul disegno di legge ed al più largo ambito in cui si inserisce, ovvero delle professioni che rispondono agli attuali bisogni delle persone e pure sulla riforma delle professioni già regolamentate.C’è anche chi cerca di ridefinire il processo più ampio della riflessione in cui questa discussione è inserita ed in particolare ricorda che l’evoluzione delle professioni va di pari passo con quanto la consapevolezza collettiva matura e, quindi, che una “professione nuova nel 500 avanti cristo è considerata come tradizionale oggi”. Per la serie ….anche quando è nata la professione di psicologo vi sono state fatte le stesse resistenze!Altri interventi si concentrano sul valore aggiunto che il mercato riconosce, oppure sui fondamenti teorici che istruiscono le competenze e le professionalità, altri ancora cercano disallineamenti altrui per poterne dimostrare l’incoerenza e diminuirne contestualmente la reputazione, almeno in questa discussione, ma non solo.Mentre l’intricato fraseggio degli interventi e degli schieramenti prosegue emergono due processi in maniera piuttosto evidenti. Il primo: l’assottigliarsi degli contenuti e degli interventi del proponente la discussione intitolata cosi arrogantemente “Fermiamo le pseudo-professioni” ed il contestuale prevalere di uno schieramento trasversale più incline a fare salti in avanti con il cavallo, piuttosto che ad arroccare il re dietro la torre. Il secondo: la distinzione delle modalità di schieramento tra i counselor ed i coach, più strutturati ed istituzionali i primi, più orizzontali e collettivi i secondi.Mentre attendiamo l’esito della discussione in Senato sorge una domanda: cosa faremo dopo l’estate per favorire scelte consapevoli nei clienti e, soprattutto, serve distinguere il valore aggiunto creato da una professione o da un’altra?

di Toni Montevidoni

Lo sguardo sopra lo stagnoDi Toni Montevidoni

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