Lo Sguardo | Il Numero Trentaquattresimo

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FREE PRESS UN PAESE CHE SI SFASCIA PER INCAPACITA DI CHI GOVERNA E DI CHI CI VIVE Lo Sguardo | mensile di libera informazione per ogni libero lettore Lo Sguardo numero trentaquattresimo www.losguardo.eu anno quarto Redazione e Direzione via Romanello 7 Goito MN | Stampa Studio Grafico Mela+a Goito | Registrato presso il Tribunale di Mantova n° 01/2012 del 24/02/2012 ROMA nun fa la stupida

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FREEPRESS

UN PAESE CHE SI SFASCIA PER INCAPACITA DI CHI GOVERNA E DI CHI CI VIVE”“

Lo Sguardo | mensile di libera informazione per ogni libero lettoreLo Sguardonumero trentaquattresimo

www.losguardo.euanno quarto Redazione e Direzione via Romanello 7 Goito MN | Stampa Studio Grafico Mela+a Goito | Registrato presso il Tribunale di Mantova n° 01/2012 del 24/02/2012

ROMAnun fa la

stupida

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2 Lo Sguardonumero trentaquattresimo

STORIA DI UNA CITTA

È molto facile per i Media indirizzare l’opinione pub-blica verso determinate prese di posizione, soprattutto se è una grande città come Roma a mostrare segni di insofferenza verso se stessa e i propri cittadini. Una Ca-pitale non dovrebbe mai balzare alle cronache per fatti incresciosi e di ordinaria malagestione ma Roma non è la sola e crocifiggerla non fa altro che screditare la già precaria credibilità internazionale di tutto il Paese.A seguito dell’articolo del New York Times sul degrado romano, sono molti quelli che hanno iniziato a mostra-re le pecche delle quali anche New York non può certo vantarsi. Sporcizia, criminalità, non siamo soli in questo tugurio e, anche se è vero che tutto il mondo è paese, scrollarsi di dosso un’etichetta additando gli altri come compari di sventura, non solleva certo una comunità dalle proprie responsabilità. L’immondizia per le strade, l’imbrattamento di spazi pubblici, gli atteggiamenti al limite della decenza, non sono cose che piovono dal cie-lo ma sono frutto di azioni compiute da chi la vive, siano essi residenti o turisti. Siamo noi il primo problema di Roma e di tutti quegli spazi diventati giungle urbane. Le amministrazioni locali non sono certo immuni da cri-tiche e, anzi, sono colpevoli di aver abbandonato intere periferie nella morsa del degrado ma quel degrado da qualche parte sarà pur partito.Spesso ridiamo dei parcheggi in doppia fila, dell’ormai (tristemente) caratteristico modo di arrabattarsi, delle piazze invase dai venditori abusivi, cementifichiamo ovunque e distruggiamo paesaggi meravigliosi lascian-doci dietro i rifiuti del pranzo al sacco magari, gettiamo cicche per terra, e altri mille esempi di come le cattive abitudini ormai siano entrate a far parte del quotidiano di tutti, chi più chi meno. In Italia si è perso il culto della collettività e ci si preoc-cupa solo del proprio e questo ha alimentato un’indiffe-renza nei confronti degli spazi circostanti che ha portato a quello che oggi sentiamo ogni giorno nelle cronache. Roma è solo uno dei tanti esempi di un Paese che si sfa-scia per incapacità di chi ci governa e di chi ci vive. Basta passeggiare per una qualsiasi città per vedere panchine sfasciate, muri graffittati e escrementi di cane e quelle cose non ce le mettono certo i sindaci, magari non se ne occupano come dovrebbero, ma un paese civile non si dovrebbe permettere questo tipo di leggerezza.Non possiamo più ragionare in piccolo e non possiamo più fare di mal comune mezzo gaudio, ma dobbiamo prendere coscienza di quello che succede ogni giorno sotto al nostro naso e contribuire perché certe notizie non esistano più. È vero, paghiamo le tasse perché le

‘(PASSATA DAGLI ALLORI ALL’IMMONDIZIA)

città funzionino, ma è anche vero che sarebbe più utile non aver bisogno di utilizzare le risorse per mettere la pezza a situazioni fuori controllo e che il denaro dovreb-be essere invece usato per valorizzare i territori non per recuperarli.Va molto di moda scandalizzarsi per le bruttezze ro-mane ma non sono bruttezze certo nate ieri, ce ne ac-corgiamo oggi dopo aver nascosto la polvere sotto al tappeto per anni e lo facciamo perché dall’America ci hanno bacchettato e perché ormai la straripante corru-zione capitolina non si poteva più relegare alla cronaca locale; stiamo vedendo la Città Eterna morire e lo fa a causa del trasporto locale imbarazzante, dell’abusivi-smo dilagante, della massificazione della delinquenza che trasforma le strade in un girone infernale.Negli ultimi 15 anni i romani si sono allontanati dalla politica, facendo registrare un’affluenza alle urne poco

sopra al 50%: poco più della metà dei romani ha deci-so di votare il primo cittadino, per disillusione e per la certezza che chiunque sieda nei Palazzi non saprà fare niente per risolvere i tanti problemi della città.È emblematico come le indagini su Mafia Capitale ab-biano congelato ogni iniziativa pubblica perchè, come fanno notare gli esponenti della procura, a Roma “tutto è fermo perché tutto era inquinato”. Sono cose che fan-no paura queste.Come accusa provocatoriamente un noto blog, “Roma fa schifo” e lo fa sempre più lontano dall’ombra nella quale sguazzava fino ad oggi, ora il vaso di Pandora si è aperto e non si può più distogliere lo sguardo da ciò che accade, lì come altrove.Roma non è stata costruita in un giorno ma hanno sa-puto distruggerla in meno di mezzo secolo, fermiamoli ora, fermiamoli ovunque.

L’EDITORIALE di olga annibaletti

“si E perso il culto della collettivitA

e ci si preoccupa solo del proprio”

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"Rifarei il funerale di Vittorio Casamonica? Probabil-mente sì, faccio il mio mestiere". Dopo le esequie del boss torna a parlare a Sky Tg24 il parroco della chiesa Don Bosco, don Giancarlo Manieri. "Io qui ho fatto il prete, non spettava a me bloccare un funerale. La chie-sa può dire no a un funerale? - si chiede rispondendo a una domanda - Ecco, questo è un problema. Le sco-muniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me. L'esponente di un clan è comunque dentro la Chiesa". L’assessore alla Legalità di Roma Sabella, commenta affermando "Certamente si poteva e si do-veva evitare. Se non si è evitato è perché Roma non ha ancora gli anticorpi necessari per comprendere e preve-nire cose di questo tipo: l'esistenza della mafia è stata negata fino a pochissimo tempo fa".Con il mondo politico allarmato dai “segnali mafiosi”, interpretati come una “sfida allo Stato”. “Roma sfregia-ta, fatto inquietante”, hanno attaccato dal Pd mentre Sel ha investito del caso il Parlamento chiedendo al mi-nistro Alfano spiegazioni sull’aspetto legale della vicen-da, chi è stato il regista dell’operazione, chi ha concesso le autorizzazioni. Preoccupato anche il sindaco Marino che ha chiamato il Prefetto perché siano condotti ac-certamenti con estremo rigore. Si è anche attivato il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha chiesto a Franco Gabrielli una “relazione dettagliata” sulla vicen-da. Esequie da fiaba: con carrozza d’epoca trainata da 6 cavalli con il pennacchio nero, 12 Suv e limousine, il tutto coronato da una cascata di petali di rosa piovu-ti dal cielo (con la partecipazione straordinaria di un elicottero privato). Un set cinematografico a tutti gli effetti la cui sapiente regia è rimasta nell’ombra, sco-nosciuta addirittura al prete che ha celebrato la messa che alla richiesta di spiegazioni è caduto dalle nuvole: le sue competenze - come hanno spiegato anche dal vicariato - sono circoscritte a quanto accade all’interno della chiesa. Non all’esterno, dove l’anonimo “sceno-grafo” aveva posizionato gigantografie del malavitoso e dato il via a musiche evocative (tra l’altro la colonna sonora del Padrino). Vittorio Casamonica, 65 anni, uno dei maggiorenti dell'omonimo clan che viene ritenuto responsabile di attività illecite come usura, racket e traffico di stupefacenti nell'area sud est della città, è stato omaggiato con una carrozza antica trainata da sei cavalli neri, petali di rose lanciati da un elicottero, manifesti e note del film "Il padrino" al termine del rito religioso celebrato nella Basilica di San Giovanni Bosco a Cinecittà. Il feretro era arrivato su una carrozza

il funerale del bossla bufera sulla cerimonia funebre di

casamonica in pieno stile “padrino”

incendia la capitale e l’opinione pubblicanera con bassorilievi dorati. Ad accoglierlo, all'esterno, un'orchestra che ha suonato la canzone del celebre film di Francis Ford Coppola interpretato da Marlon Brando. Sulla bara un'immagine di padre Pio. "Hai conquistato Roma, ora conquista il paradiso" e "Vittorio Casamonica re di Roma" recitavano alcuni manifesti apparsi davanti la parrocchia che lo ritraevano a mezzo busto con una corona in testa, il Colosseo e il cupolone sullo sfondo. Una folla di persone ha voluto portargli l'ultimo saluto. "Era una brava persona, corretto" hanno commentato alcuni conoscenti al termine della messa. Commozione all'uscita del feretro che è stato salutato da una "piog-gia" di petali lanciati da un elicottero. Dopo la funzione, la bara è stata trasportata in una Rolls-Royce mentre la banda musicale ha suonato la colonna sonora di un altro celebre film "2001 odissea nello spazio".Una chiesa, la Don Bosco a Cinecittà, non nuova alle cronache. Si è scoperto che quella parrocchia, sor-montata da una caratteristica cupola, è la stessa che

nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby. Malato di Sla, in fase terminale, Welby chiese ai sanitari di staccare la spina (fu eretto a simbolo dell'eutanasia) e gli furono vietati i funerali religiosi. Ma non è tutto: in quella quella stessa parrocchia nel '90 è stato celebrato il rito funebre del boss della Magliana Renato De Pedis (poi sepolto nella Chiesa di S. Apollinare, ma questa è un'altra storia). Un intreccio inquietante di fatti e di circostanze che all'improvviso, nell' apparente quiete agostana sono esplose simultaneamente investendo la Capitale, il Vicariato, la Sicurezza, la Legalità. Con il mondo politico e delle istituzioni (soprattutto locali) rimasti spiazzati.Immediata è stata la presa di posizione del vicariato che non ha nascosto il proprio "imbarazzo" ma ha sottoline-ato che il parroco certo non poteva rifiutare la celebra-zione. "Roma trasformata in un set del padrino è uno sfregio", ha attaccato il commissario romano Matteo Orfini". Quanto accaduto "è una offesa a Roma e dimo-stra che la mafia a Roma esiste", ha affermato il vice-sindaco Marco Causi. Considerazioni condivise da Rosy Bindi presidente della commissione Antimafia, allar-mata dal "clima di consenso che ha accompagnato una simile messinscena". Preoccupato anche Don Luigi Ciot-ti per il quale "a maggior ragione dopo la scomunica di Papa Francesco dei mafiosi" è "compito della Chiesa denunciare e ribadire che non può esserci compatibilità fra la violenza mafiosa e il Vangelo". Allarmato anche il sindaco Ignazio Marino che ha chiamato il Prefetto "perché siano accertati i fatti con il dovuto rigore". "È in-tollerabile - ha scritto sui social network - che i funerali siano strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi".

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grecia: l’annuncio della scissione di syriza

numerosi parlamentari della maggioranza guidata da tsipras

presenteranno un nuovo partito alle prossime elezioni

I 25 parlamentari accusano Tsipras e il suo governo di avere tradito i principi anti-austerità del partito e nelle scorse settimane si erano opposti all’approvazione delle riforme chieste dall’Unione Europea per autorizzare un nuovo prestito e impedire alla Grecia di fare bancarotta e uscire dall’euro. Il leader del nuovo movimento dovreb-be essere Panagiotis Lafazanis, ex ministro dell’Energia e capo della corrente più radicale di SYRIZA; il nuovo par-tito oggi sarebbe per dimensioni il terzo più grande del Parlamento greco. Proprio a causa delle divisioni dentro SYRIZA, giovedì sera Alexis Tsipras aveva annunciato la sua intenzione di dare le dimissioni da primo ministro, portando così la Grecia alle elezioni anticipate. Ora il presidente della Repubblica dovrà formalmente gestire la crisi: la data più probabile per il voto è il 20 settembre, secondo la stampa greca. La data potrebbe variare nel caso in cui i leader degli altri partiti chiedessero al presi-dente della Repubblica, Prokopis Pavlopoulos, di provare a formare un nuovo governo, ipotesi che al momento sembra essere piuttosto remota. Nel caso della fine di un governo entro il suo primo anno, la Costituzione prevede comunque che il presidente proponga al secondo partito più grande in Parlamento di verificare la presenza di una eventuale maggioranza per governare, e che in caso di esito negativo sia fatta la stessa proposta al terzo partito con il maggior numero di parlamentari.La decisione di Tsipras è stata presa e comunicata dopo giorni di incontri e riunioni tra membri del governo, e si deve alle divisioni emerse dentro SYRIZA riguardo l’accordo con i creditori internazionali sulle riforme da approvare per ottenere un nuovo prestito ed evitare la bancarotta del paese e l’uscita dall’euro. Le riforme pro-mosse da Tsipras erano state approvate dal Parlamento

fin qui solo grazie al sostegno dell’opposizione, e col voto contrario di un pezzo di SYRIZA. Tsipras ha definito l’ac-cordo «il migliore possibile» ma ha aggiunto che ha «un obbligo morale di farlo giudicare al popolo»; secondo la gran parte degli analisti, si candiderà nuovamente alla carica di primo ministro come leader di SYRIZA.L’accordo tra Grecia e Unione Europea – che in cambio di 86 miliardi di euro prevede tra le altre cose diversi tagli alla spesa dello stato – è stato approvato dal Parlamento greco il 14 agosto con 222 voti favorevoli, dopo un lun-ghissimo dibattito iniziato la notte del 13 agosto. Altri 64 parlamentari – fra cui 31 di SYRIZA – hanno votato “no”, mentre 11 si sono astenuti. Fra quelli che hanno votato contro c’è stato anche l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. Durante la discussione parlamentare, diver-si parlamentari di SYRIZA avevano criticato duramente Tsipras: uno dei più importanti era stato Panayiotis Lafa-zanis, ex ministro dell’Energia del governo Tsipras e capo della corrente di sinistra “Piattaforma Rossa” di SYRIZA, il quale aveva detto che non avrebbe più appoggiato il governo. La presidente del parlamento greco, Zoe Kon-stantopoulou, un altro membro della corrente “radicale” di SYRIZA, durante la discussione e il voto aveva fatto ostruzionismo sollevando una lunga serie di obiezioni e questioni procedurali.La prima parte del prestito, circa 26 miliardi, è stata già erogata e ha permesso alla Grecia – tra le altre cose – di restituire un importante prestito da 3,2 miliardi alla Banca Centrale Europea entro il 20 agosto. Altri dieci miliardi saranno utilizzati per ricapitalizzare le banche greche, che sono state chiuse per settimane e ancora oggi operano soltanto con grossi limiti ai prelievi e ai trasferimenti di capitali all’estero.

Si fa presto a dire Grexit. Infatti qualsiasi analisi su una eventuale uscita della Gre-cia dall'euro deve tener conto di questioni anche più pratiche, come la creazione di una nuova valuta greca da immettere sui mercati finanziari. Un'operazione, a detta degli esperti, non meno difficile e complicata delle estenuanti trattative che da mesi sono in corso tra Atene e creditori. Gli analisti di mercato spiegano al Fi-nancial Times che per passare ad una nuova Dracma occorre superare una serie di ostacoli. In primis l'Organizzazione internazionale per la normazione (International Organization for Standardization, Iso) dovrà dare alla nuova valuta greca un codice che possa essere identificato dai computer per elaborare pagamenti e operazioni su titoli e derivati. Il codice di tre caratteri potrebbe essere GRN (Grecia nuovo) per distinguerlo dal precedente GRD (Grecia Dracma). In teoria la programmazione di un nuovo codice potrebbe essere realizzata in meno di 24 ore ma nella realtà per

adeguare tutti gli strumenti utilizzati nelle operazioni valutarie occorre molto più tempo. Poi sarà necessario risolvere legalmente tutte le questioni legate a contratti finanziari sottoscritti in euro. E si tratterà di un lavoro lento, lungo e meticoloso. Inoltre la nuova valuta greca durante i suoi primi anni di vita sarà probabilmente esclusa da un sistema di regolamento centralizzato come ad esempio il Cls (Conti-nuous Linked Settlement), attivo nel mercato valutario con l'obiettivo di eliminare il cosiddetto 'settlement risk' nelle transazioni. Quindi il trading di una nuova Dracma fra le parti dovrà essere regolamentato tra le parti stesse, aumentando l'esposizione al credit risk nel caso di un default. Qualora la Grecia uscisse dall’eurozona, secondo il miliardario Usa Wilbur la nuova dracma greca finirebbe per essere scambiata tra i 25 e i 50 centesimi di euro. Egli infatti ha affermato “Tagliare il valore della moneta ridurrebbe automaticamente il valore delle pensioni e di tutto il resto”.

sara addio all’euro e ritorno alla dracma?‘

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egitto: l’autobomba isis esplosa al cairoIntorno alle 2 di notte del 20 agosto un’autobomba è esplosa nei pressi di un edificio governativo in un quar-tiere nella parte nord del Cairo, in Egitto, causando gravi danni al palazzo e il ferimento di almeno sei poliziotti che si trovavano al suo interno. La notizia è stata confer-mata dal ministero dell’Interno egiziano, secondo il qua-le non ci sarebbero stati morti in seguito all’attacco. In un comunicato, il governo ha spiegato che “un uomo ha improvvisamente fermato la sua auto davanti all’edificio, è saltato fuori dal veicolo ed è scappato su una moto che seguiva la sua automobile”. Poco dopo l’auto è esplosa, formando un cratere nella strada e distruggendo alcune parti del palazzo. Secondo diversi testimoni, l’onda d’ur-to causata dall’autobomba ha distrutto i vetri in buona parte del vicinato. L’attentato è stato rivendicato da un gruppo affiliato allo Stato Islamico (o ISIS) in Egitto. Nonostante le numerose e costanti attività di polizia, le autorità egiziane faticano a tenere sotto controllo tutto il territorio e a prevenire gli attacchi contro il governo. Questa settimana il presidente dell’Egitto, Abd al-Fattah al-Sisi, ha fatto approvare una nuova legge antiterro-rismo che porterà alla formazione di nuovi tribunali speciali, provvedimento che si aggiunge a diverse altre leggi approvate nell’ultimo anno contro il terrorismo e spesso criticate perché ritenute troppo restrittive e dure, soprattutto nei confronti di chi fa opposizione nel paese.

La nuova legge prevede inoltre multe da 200mila sterli-ne egiziane (circa 23mila euro) a 500mila (circa 57mila euro) per chi non pubblica accuratamente le informa-zioni contenute nei comunicati stampa del governo, diffondendo “false notizie” sugli attacchi e sulle attività

di sicurezza svolte dalle autorità. Secondo i detrattori, la nuova legge impedisce di fatto ai giornali più piccoli e di opposizione di dare informazioni indipendenti sugli attacchi nel paese, perché rischierebbero multe non so-stenibili per le loro scarse risorse economiche.

Assad non era soltanto “uno dei più importanti pionieri dell’archeologia siriana del ventesimo secolo”, come descritto dal direttore del Dipartimento delle Antichità sirianie, Maamoun Abdul Karim. Da quando, nel maggio scorso, Palmira è stata presa dall’Is, Asaad era diventato il custode di una città destinata al martirio e condan-nata alla furia iconoclasta degli uomini di al-Bagdadi. Per quarant’anni, ne aveva 82, era stato il responsabi-le del sito archeologico e dopo il pensionamento (nel 2003) aveva continuato a lavorare come esperto per il Dipartimento dei musei e delle antichità, pubblicando studi e articoli su diverse riviste, anche in collaborazione

il custode di palmiraanche l’italia in lutto per la decapitazione

dell’archeologo 82enne khaled assad

con colleghi stranieri. Per un mese è stato interrogato dai jihadisti che lo hanno trattenuto nel tentativo di individuare e distruggere (o vendere) i reperti d’epoca romana custoditi nel sito.La convinzione di Amr al Azm (professore di Storia del Medio Oriente e Antropologia all’Università americana di Shawnee, nell’Ohio - ndr) è che anche Asaad abbia subito la stessa sorte e fosse stato arrestato perché ri-tenuto responsabile dell'evacuazione di molti reperti dal museo di Palmira prima dell'arrivo dei jihadisti. D’altronde lo stesso destino è toccato a molti altri suoi colleghi "ritenuti in possesso di informazioni su antichi-tà nascoste di cui i jihadisti vogliono impadronirsi" ha chiarito al-Azm. La sua uccisione ha suscitato critiche in diversi Paesi: “Questo barbaro assassinio si aggiunge alla lunga lista dei crimini commessi da quattro anni in Siria. I responsabili di tutti questi atti dovranno ren-

derne conto davanti alla giustizia" ha detto il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius. "Solo una solu-zione politica, fondata sui principi del comunicato di Ginevra - ha aggiunto - permetterà di mettere fine al conflitto in Siria". Ancora più pesante il senatore di Forza Italia Francesco Giro: "L'assassinio del direttore del sito archeologico di Palmira, antichissima città citata da fonti assire e nella Bibbia è l'apice di un disegno mal-vagio assimilabile al nazismo. L'Is deve essere fermato. La comunità internazionale dorme come dormiva nella prima fase dell'olocausto perpetrato dai nazisti". Anche a Roma musei a lutto per onorare il custode di Palmi-ra. Il sindaco Ignazio Marino, con una nota stampa, ha raccolto così l’appello del presidente nazionale dell’Anci Piero Fassino che, in qualità di sindaco di Torino, ha già disposto l’esposizione di bandiere a mezz’asta nei centri culturali del capoluogo piemontese.

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slovacchia: selezione per i profughi siriani

Ecco una perfetta rappresentazione della crisi dei migran-ti in Europa: il governo slovacco ha annunciato di recente la sua disponibilità a contribuire al problema delle decine di migliaia di migranti che stanno arrivando nel continen-te europeo accogliendo 200 profughi siriani. Già di per sé è un numero molto piccolo, ma la Slovacchia ha ricevuto molte critiche anche per un’altra condizione che ha po-sto: i profughi devono essere tutti cristiani. Un portavoce del ministro dell’Interno slovacco ha detto al Wall Street Journal: «In Slovacchia non abbiamo moschee.Vogliamo solo i cristiani». Negli ultimi mesi diverse orga-nizzazioni internazionali e gruppi umanitari hanno de-scritto la gravità della crisi che sta coinvolgendo i profughi. Il mese scorso le Nazioni Unite hanno detto che la guerra in Siria ha costretto più di 4 milioni di siriani a lasciare il loro paese. Centinaia di migliaia di siriani hanno tentato di arrivare in Europa, molti di loro attraverso una perico-losa traversata nel Mediterraneo: e dato che scappano da guerre, fame, torture e violenze, moltissimi di loro hanno diritto a ottenere asilo politico in Europa in base al diritto internazionale. “Frontex”, l’agenzia che si occupa dei con-fini dell’Unione europea, ha scritto martedì che a luglio i migranti che sono passati per l’Ue sono stati 107.500: un numero tre volte più alto di quello fatto registrare nel luglio del 2014. Una delle mete più ricercate dai profughi è l’Austria, che ha il più alto numero di richiedenti asilo pro capite in Europa. Si stima che nel paese arriveranno 80mila migranti solo quest’anno. La vicina Slovacchia, che condivide un pezzo del suo confine occidentale con l’Austria, ha subìto pressioni dai funzionari dell’Unione europea a Bruxelles per contribuire all’accoglienza dei

migranti. Il governo slovacco, però, come quelli di altri stati dell’Europa centrale e orientale, si è molto arrabbia-to. I politici – soprattutto quelli di destra – di paesi come Estonia, Ungheria e Repubblica Ceca, hanno protestato e si sono opposti alla distribuzione dei migranti decisa dall’Ue tra i suoi paesi membri. La scorsa settimana il partito nazionalista e conservatore del primo ministro ungherese Viktor Orbán ha diffuso un comunicato dicen-do: «Le politiche di sinistra hanno portato a un intenso flusso illegale di migranti in Europa, che sta minacciando di far iniziare un conflitto sociale, economico e culturale senza precedenti nei paesi europei». Il governo di Orbán ha cominciato a costruire una grossa barriera lungo il con-fine che l’Ungheria condivide con la Serbia, allo scopo di tenere i migranti fuori dal territorio ungherese.L’argomento che viene usato più spesso dai paesi dell’Eu-ropa centrale e orientale è che le loro società – a differenza di quelle dell’Europa occidentale e settentrionale – sono meno capaci di adattarsi al concetto di multiculturalismo. Nella Repubblica Ceca un gruppo chiamato “Blocco Contro l’Islam” ha raccolto 145mila firme a favore di una petizio-ne contro gli immigranti musulmani, ha scritto l’agenzia di news tedesca DPA. Nonostante in molti di questi paesi dell’Europa orientale i musulmani siano meno dell’1 per cento della popolazione, la paranoia legata alla loro pre-senza ha portato a molte proteste e alla diffusione di una retorica intollerante. All’inizio di quest’anno un politico di estrema destra della Repubblica Ceca ha incoraggiato i suoi concittadini ad allevare dei piccoli maiali e portarli poi a passeggiare vicino alle moschee. Il presidente ceco Milos Zeman è stato il più moderato tra tutti, ma il mes-

saggio di fondo nelle sue dichiarazioni era lo stesso: «I profughi che hanno un bagaglio culturale completamen-te diverso dal nostro non si troverebbero bene in Repub-blica Ceca».Come ha scritto il Wall Street Journal, il presidente slo-vacco Robert Fico ha fatto dichiarazioni simili. Quando la scorsa settimana ha spiegato a un giornale austriaco il perché il numero dei migranti che il suo paese è in grado di accogliere è molto più basso rispetto ai 1.100 richiesti da Bruxelles, Fico ha aggiunto che non è compito del-la Slovacchia accogliere i profughi di guerre di cui il suo paese non ha alcuna responsabilità. Riferendosi all’in-tervento armato NATO in Libia del 2011 contro il regime del dittatore Muammar Gheddafi, Fico ha detto: «Ho una sola domanda: chi ha bombardato la Libia? Chi ha creato i problemi in Nord Africa? La Slovacchia? No». L’argomento di Fico è sostenuto anche dall’opinione pubblica slovacca.Di recente un paese vicino a Bratislava, la capitale della Slovacchia, ha tenuto un referendum sulla possibilità di offrire temporaneamente un posto dove stare a 500 ri-chiedenti asilo. Il 97 per cento dei votanti si è espresso per il “no”. Dietro a questa opposizione ci sono delle preoccu-pazioni di natura soprattutto culturale.Lo scorso gennaio Fico ha detto: «Dato che la Slovacchia è un paese cristiano, non possiamo tollerare un flusso di 300mila-400mila migranti musulmani che comincereb-bero a costruire le moschee dappertutto sulla nostra terra e che tenterebbero di cambiare la natura, la cultura e i valori del nostro stato». I musulmani in Slovacchia sono lo 0,2 per cento dei 5 milioni totali di abitanti. Lo scorso anno la Slovacchia ha concesso asilo in tutto a 14 persone.

posizione del governo esemplare di quella di altri paesi europei oltre alla difficile soluzione riguardo la crisi dei migranti

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Il comitato elettorale della Turchia ha proposto la data del primo novembre per tenere le elezioni anticipate che dovranno rinnovare il Parlamento nazionale. La Turchia è senza un governo dalle ultime elezioni del 7 giugno, quando nessuna delle principali forze politiche turche era riuscita a ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento. Dopo il fallimento dei colloqui tra il par-tito attualmente al governo – il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, l’AKP – e il primo partito d’opposizione – il Partito Popolare Repubblicano, CHP – l’unica soluzione rimasta è un nuovo voto. La data del primo novembre è stata presentata ai partiti politici turchi e non è ancora definitiva. Si tratta comunque di un momento molto difficile per la Turchia: all’instabilità politica si sono ag-giunti nelle ultime settimane i grossi problemi di sicu-rezza interna e una perdita significativa di valore della lira turca, la moneta nazionale.Il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu aveva annun-ciato la necessità di andare ad elezioni anticipate. Erano infatti falliti i colloqui per formare un governo provviso-rio tra il suo partito (l’AKP, conservatore e di ispirazione islamica) e il CHP di Kemal Kılıçdaroğlu (di orientamen-to repubblicano, laico e kemalista, in riferimento all’uo-mo considerato il padre della repubblica turca, Mustafa Kemal Atatürk, e vicino all’esercito). Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, ricevuta comunicazione del falli-mento dei colloqui, aveva deciso di non dare l’incarico di formare un governo al CHP, come previsto dalla Co-stituzione, ma di proseguire sulla strada delle elezioni anticipate (l’incarico di Davutoğlu per provare a formare un governo scade il 23 agosto, tra tre giorni). Erdoğan, che fa parte dell’AKP, aveva già mostrato la volontà di andare ad elezioni anticipate, nella speranza che il suo

turchia: elezioni a novembre

il paese senza governo dal mese di giugno

partito possa ottenere un numero di seggi in Parlamen-to sufficiente per poter cambiare la Costituzione turca (almeno la maggioranza).Prima delle elezioni anticipate ci sarà comunque un’altra data molto importante per l’AKP, il partito che domina la politica turca da oltre 10 anni: il congresso per eleggere il nuovo leader. La situazione in Turchia è molto tesa da circa un mese. In sintesi le cose sono cominciate a peggiorare il 20 luglio, dopo l’attentato nella città turca di Suruc rivendicato dallo Stato Isla-mico (o ISIS). Come reazione, la Turchia ha cominciato a bombardare prima alcune postazioni dell’ISIS al di là del confine, in territorio siriano, e poi anche i curdi del PKK, con cui la Turchia aveva stabilito una tregua due anni prima (il PKK a sua volta aveva accusato il gover-no turco di essere responsabile dell’attentato a Suruc per non avere fatto abbastanza per combattere l’ISIS). Nell’ultimo mese ci sono stati anche diversi attentati nel sud-est della Turchia, per i quali il governo accusa il PKK, e alcuni episodi violenti a Istanbul, l’ultimo dei quali è avvenuto ieri, il 19 agosto. Il quotidiano turco Hurriyet scrive che il prossimo 2 settembre si riunirà il Consiglio sulla sicurezza nazionale, l’organo che in Turchia si occupa di sicurezza nazionale. Il Consiglio è presieduto dal presidente Erdoğan e ci partecipano sia leader civili che militari. Per la prima volta ci saranno anche i nuovi capi delle Forze armate turche che sono stati nominati ad agosto. L’instabilità politica e i grossi problemi di sicurezza hanno avuto delle conseguenze significative anche sulla stabilità della lira turca. In par-ticolare mercoledì è stata una giornata molto negativa sia per l’annuncio di Erdoğan di elezioni anticipate sia per la notizia di due attentati, di cui uno al famoso e

turistico Palazzo Dolmabahçe di Istanbul. Nella giornata di mercoledì la lira turca ha perso l’1,5 per cento del suo valore, raggiungendo il valore più basso di sempre nel-lo scambio con il dollaro. Le cose comunque andavano male da qualche giorno: mercoledì è stato il quinto gior-no consecutivo in perdita per la lira turca. Anche l’indice principale della Borsa turca ha perso lo 0,7 per cento e i rendimenti dei bond del governo con scadenza a due anni sono passati al 10,71 per cento dal 10,68.Dall’inizio del 2015 la lira turca ha perso il 26 per cento del suo valore di scambio con il dollaro, diventando la seconda valuta con il peggiore andamento tra i paesi emergenti (il peggiore è stato il real brasiliano). La sva-lutazione della moneta sta rischiando di rendere vani gli sforzi per rallentare l’inflazione. Gli economisti temono che il mancato intervento della Banca centrale turca porterà a dovere alzare i tassi d’interesse, come quelli imposti nel gennaio 2014, che potrebbero portare l’eco-nomia turca a fermarsi.

Monito Sud al Nord, pronti a reagire se nuovi attacchi - La Corea del Sud ha messo in guardia il Nord da altri attacchi all'indomani dello scambio di colpi di artiglieria sul confine occidentale: "siamo pronti a reagire - scrive il capo dello Stato maggiore di Seul in una lettera al Dipartimento dello Stato generale dell'esercito popolare - con misure di autodifesa e tutte le responsabilità che ne potranno derivare saranno adde-bitabili al Nord". "Sollecitiamo il Nord a rinunciare del tutto a ulteriori atti temerari", si legge nella missiva, secondo l'agenzia Yonhap. Alta tensione fra le due Coree, pioggia di cannonate - Prima un intenso fuoco di artiglieria pesante e razzi in due ondate dal Nord in territorio sudcoreano, poi, dopo pochi minuti, la risposta del Sud, con decine di cannonate dirette verso le postazioni d'artiglieria di confine di Pyongyang. L'incidente militare avvenuto ieri, il più grave fra le due Coree in almeno cinque anni, è terminato senza feriti né danni particolari, ma segna un nuovo picco di tensione nell'ultima sacca della Guerra Fredda che fa prevedere una escalation nei prossimi giorni. La pioggia di granate e di razzi - caduti fino a soli 60 km dalla capitale Seul - ha obbligato circa 800 persone nella provincia di Gyeonggi a evacuare le abitazioni e a cercare riparo nei

rifugi. "Le nostre forze armate hanno innalzato l'allerta al livello massimo e stanno osservando attentamente i movimenti dei militari della Corea del nord, pronti a rispon-dere con forza e con decisione a qualunque altra provocazione dal Nord", ha dichiarato il portavoce militare, col. Jeon Ha-gyu, citato dall'agenzia Yonhap, mentre il presidente Park Geun-hye ha riuniva d'urgenza il Consiglio di sicurezza nazionale a Seul. Il governo di Seul ha reso noto che in una trasmissione radio indirizzata al Sud quando le artiglie-rie tacevano da circa un'ora, Pyongyang ha avvertito che se non saranno smantellati gli altoparlanti entro 48 ore, "saranno prese iniziative militari". La Russia s'è detta preoc-cupata, auspicando che nessuna delle due parti "oltrepassi la linea di pericolo". Ma non sembra che sia prevedibile a breve un calo della tensione, la più grave dal punto di vista militare da quando nel novembre del 2010 un cannoneggiamento del Nord provocò la morte di quattro persone: due militari e due civili, il più grave degli episodi recenti di una storia costellata di provocazioni e violenze, ma anche di momenti di distensione, e di provocazioni globali, come i test nucleari e i lanci di collaudo di missili balistici, che ha caratterizzato negli ultimi 60 anni i rapporti fra le due metà nemiche della Corea.

coree: quasi-stato di guerra per kim jong-un

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8 Lo Sguardonumero trentaquattresimo

Domenica 23 agosto a Beirut, in Libano, ci sono stati violenti scontri tra polizia e manifestanti: sono state ferite decine di persone e il primo ministro Tammam Salam ha minacciato di presentare le sue dimissioni. Le proteste sono cominciate sabato a causa del man-cato intervento nella crisi dello smaltimento dei rifiuti – da almeno un mese la principale discarica della città è chiusa ed è stata sospesa la raccolta dei rifiuti – ma sono rivolte in generale contro il governo e la corruzione di cui è accusato.Negli scontri di sabato erano rimaste ferite almeno 16 persone. Molti manifestanti avevano dormito in tenda e domenica erano tornati a riunirsi per le strade della capitale cercando, nel tardo pomeriggio, di rimuovere il filo spinato messo a protezione della sede del governo e lanciando pietre e bottiglie piene di sabbia contro la polizia. Alcuni manifestanti hanno an-che dato fuoco a una moto e hanno cercato di formare delle barricate con tavoli e pannelli in legno. Le forze di sicurezza libanesi hanno risposto usando cannoni ad acqua e gas lacrimogeni. Secondo il segretario generale della Croce Rossa, 43 manifestanti sono stati ricoverati in ospedale per soffocamento o fratture. Altri duecento sono stati soccorsi sul posto. Inoltre 30 membri delle forze di sicurezza sono rimasti feriti, uno in modo grave.In generale la situazione politica del Libano è mol-to complicata. Il mandato dell’ultimo presidente del paese, Michel Suleiman, è terminato nel maggio del 2014: da allora il Parlamento ha votato decine di volte cercando di raggiungere il quorum necessario per no-minare un nuovo capo di Stato, senza riuscirci. Da più di un anno, dunque, il Libano è senza un presidente: si tratta del vuoto più lungo dalla fine della guerra civile (1990) e diversi analisti pensano che la situazione non si sbloccherà in tempi brevi. Il presidente del Libano non ha poteri reali, ma la sua posizione è molto importante nel delicato equilibrio di potere di un paese che garan-tisce la rappresentanza alle varie confessioni religiose.Nel febbraio del 2014 il primo ministro Tammam Salam, musulmano sunnita, era riuscito a formare un nuovo

governo dopo 10 mesi di tentativi. Salam era stato no-minato nell’aprile del 2013 dopo le dimissioni del suo predecessore Najib Mikati. Il paese era fino agli anni Settanta uno dei più ricchi del Medio Oriente e Beirut era considerata una meta turistica molto ambita: tra il 1975 e il 1990 ha attraversato però una durissima guer-ra civile che ha inasprito le divisioni etniche e religio-se del paese. In Libano, infatti, convivono musulmani sunniti (in gran parte rappresentati dal “Movimento 14 marzo”), musulmani sciiti (come gli appartenenti al movimento Hezbollah) e cristiani.La guerra civile siriana ha peggiorato la situazione. In Libano sono arrivati dall’inizio del conflitto più di un milione di rifugiati. Gestire un tale numero di persone è un impegno notevole, soprattutto per un paese che ha poco più di 4 milioni di abitanti. Inoltre i principali gruppi politici si sono più o meno apertamente schie-rati con le fazioni in lotta in Siria: semplificando, sciiti e cristiani parteggiano per il regime di Assad, insieme con Hezbollah; i sunniti invece sono più vicini ai ribelli siriani e ostili al regime. Il vuoto presidenziale dell’ulti-mo anno ha generato un blocco istituzionale: i lavori del Parlamento procedono a rilento e questo ha ripercussio-ni su questioni economiche, sociali e anche in materia di sicurezza.Nelle ultime ore Salam ha parlato in televisione e ha av-vertito che il paese era destinato al collasso: ha parlato del problema della spazzatura ma anche in generale di «spazzatura politica» del paese. Il primo ministro ha spiegato che giovedì prossimo è prevista una riunione del governo per discutere di una gara d’appalto per la gestione dei rifiuti, ma ha anche aggiunto che se non si troverà una soluzione lui è pronto a dare le dimissioni. Se Salam lo farà, il suo esecutivo verrebbe sostituito da un governo tecnico, ma le sue dimissioni inneschereb-bero una crisi costituzionale. In Libano è infatti il presi-dente che nomina il primo ministro. Il paese è infine pe-santemente indebitato e rischia di non essere in grado di pagare gli stipendi pubblici del prossimo mese.

L’uomo che nel tardo pomeriggio di venerdì 21 ago-sto è stato bloccato da alcuni passeggeri sul treno Amsterdam-Parigi mentre si apprestava a usare un kalashnikov si chiama Ayoub El Khazzani, è marocchi-no ed ha 25 anni (26 secondo altre fonti). El Khazzani è ora sotto custodia della polizia francese, controllato a vista: quando è stato arrestato aveva con sé un coltel-lo, una pistola, un fucile e almeno nove caricatori, cioè circa centottanta colpi. Non c’è ancora la certezza che la tentata strage di El Khazzani abbia a che fare con il terrorismo islamista: sembra però che per una parte dell’ultimo anno El Khazzani sia stato in Siria, forse a combattere. Prima di andare in Siria avrebbe vissuto per sette anni in Spagna: prima a Madrid, la capitale, e poi a Algeciras, una città nell’estremo sud, sullo stretto di Gibilterra.Bernard Cazeneuve, ministro dell’Interno francese, ha detto che già nel febbraio 2014 la Spagna aveva se-gnalato El Khazzani alla Francia, definendolo vicino a “movimenti radicali islamisti“. Sembra infatti che dalla Spagna El Khazzani fosse andato in Francia e da lì in Siria – esistono però alcune discordanze tra le varie ri-costruzioni sui suoi spostamenti negli ultimi anni – e che durante gli ultimi mesi El Khazzani abbia vissuto in Belgio (era salito sul treno a Bruxelles). Negli anni in cui ha vissuto in Spagna El Khazzani è stato arrestato in tre diverse occasioni per traffico di droga, scrive Le Figaro. Lo staff di Charles Michel, primo ministro del Belgio, ha confermato che anche il Belgio era stato informato del-la sua possibile pericolosità. El Khazzani è stato identi-ficato grazie alle sue impronte digitali: Cazeneuve ha dichiarato che il sistema di schedatura francese avreb-be fatto sì che El Khazzani sarebbe stato identificato e controllato se fosse entrato in Francia.Nel pomeriggio di venerdì era stato fermato grazie all’intervento di cinque persone sul treno: tre cittadi-ni statunitensi, un cittadino britannico e un cittadino francese. Quattro di loro – il cittadino francese non è poi stato identificato – hanno ricevuto una medaglia dal sindaco di Arras, il paese francese in cui il treno si è fermato e dove El Khazzani è stato formalmente arre-stato. Cazeneuve ha detto che senza il loro intervento “eroico” l’incidente avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia molto peggiore. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha telefonato ai tre statunitensi congra-tulandosi per il loro “straordinario coraggio” e lunedì 24 agosto il presidente francese François Hollande riceverà all’Eliseo il passeggero britannico ed i tre statunitensi, uno dei quali è stato dimesso sabato sera dall’ospedale di Lille dove era stato operato per le ferite ricevute.

L’ATTENTATO

SUL TRENO

A LONDRA

LIBANO: SCONTRI CON LA POLIZIA

FERITE DECINE DI PERSONE, IL PRIMO MINISTRO

HA MINACCIATO DI DARE LE PROPRIE DIMISSIONI

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Lo Sguardonumero trentaquattresimo

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Da sabato 22 agosto, per la prima volta nella storia, le donne dell’Arabia Saudita hanno la possibilità di registrarsi per partecipare alle elezioni comunali – le uni-che concesse nel paese – che si terranno a dicembre. Della misura si discute da anni: già nel 2011 il re Abdullah aveva promesso di estendere il voto alle donne. Da quest’anno le donne potranno anche candidarsi: secondo il sito saudita Arab News circa 70 donne si presenteranno a dicembre come candidate. L’Arabia Sau-dita – uno stato governato da una monarchia assoluta di stampo islamico – è uno dei più arretrati al mondo per quanto riguarda i diritti delle donne, che non possono viaggiare, lavorare o aprire un conto in banca senza il permesso di uomo. L’Arabia Saudita è anche l’unico paese al mondo dove alle donne è, di fatto, proi-bito guidare (anche se non c’è una legge che lo vieta esplicitamente). Le prime due donne a iscriversi per votare sono state Jamal al Saadi e Safinaz Abu al Sha-mat; si sono registrate alla Mecca e a Medina, dove la registrazione ha aperto una settimana prima del resto del paese. «Per noi è come un sogno», ha detto al Saadi alla Saudi Gazette, uno dei pochi giornali in lingua inglese del paese.

IN ARABIA SAUDITA DONNE AL

VOTO A DICEMBRE

Il 22 maggio scorso, l'Irlanda, con uno storico referen-dum, ha approvato i matrimoni di persone dello stesso sesso. Il 62,07 % degli Irlandesi ha votato YES, contro il 37,93% dei NO. L'Irlanda è diventata così il primo Paese al mondo a legalizzare i matrimoni di persone dello stesso sesso attraverso una scelta popolare. I mesi antecedenti al referendum hanno visto il fronte del SI e quello del NO contrapporsi duramente e darsi battaglia. Una campagna, che ha visto la stessa Chiesa Cattolica dividersi e schierarsi su fronti opposti. L'Irlanda, da sempre un Paese cattolico e con un forte senso religioso, ha dato nuovo slancio ai diritti umani, cercando così di togliersi quell'etichetta di paese bigotto. La recente storia irlandese è purtroppo segnata da numerosi episodi di abusi da parte di membri della Chiesa e dalle atrocità che venivano commesse nelle Case Mag-dalene. Con la vittoria del SI al referendum era inevitabile che si sarebbe parlato di una riapertura verso un nuovo referendum sull'aborto e quindi sul cambiamento dell'VIII emendamento della Costituzione Irlandese, promulgato il 7 ottobre 1983. L'attenzione internazionale che l'Irlanda ha ricevuto nei mesi precedenti e nei giorni successivi il referendum ha riacceso gli animi di chi lotta da anni per la legalizzazione dell'aborto in Irlanda. Le osservazioni inter-nazionali non potevano essere però tutte positive, quando in Irlanda l'aborto è ancora illegale e si rischiano fino a 14 anni di carcere. All'indomani della vittoria del SI al referen-dum sui matrimoni omosessuali, Anthea Mc Teirnan scrive sull'Irish Times: “If Ireland loves women, it will trust women

to make their own decisions. It will trust women with their own bodies because love is trust and love is respect. Trust and respect and love are equality.” (Se I'Irlanda amasse le donne, darebbe fiducia alle donne nel prendere le loro deci-sioni. Darebbe fiducia alle donne e ai loro corpi perché amore è fiducia e rispetto. Fiducia, rispetto e amore sono uguaglian-za.) L' Abortion Rights Campaign è già iniziata e si auspica l'abrogazione dell'ottavo emendamento della Costituzione e l'introduzione in Irlanda dell'aborto “free, safe and legal” (libero, sicuro e legalizzato). L'Irlanda sta vivendo una sorta di fondamentalismo religioso, le donne tutt'ora rischiano la loro vita per l'impossibilità di poter scegliere. L'Irlanda ha espresso amore e uguaglianza quando ha celebrato la vit-toria del SI lo scorso Maggio; sentimenti che devono essere una guida e un'ispirazione per le battaglie future, batta-glie per uguali diritti. È del 9 Giugno invece il rapporto di Amnesty International intitolato: "She is #notacriminal" in cui si esplicita il non rispetto da parte dell’Irlanda delle ob-bligazioni assunte a livello internazionale in tema di diritti umani, ledendo il diritto alla salute, quello alla vita e quello alla non discriminazione, e poi quelli alla privacy, alla li-bertà dalla tortura e da trattamenti degradanti. L’Irlanda dovrà quindi rivedere la normativa sulla “protezione del feto”, legalizzando il ricorso all’aborto. Una nuova sfida per una nazione che con la vittoria del SI ai matrimoni gay, ha riscosso consensi, dimostrando di essere una società aperta ed inclusiva; ma che ora deve far fronte alla violazione dei diritti di donne e ragazze. (Vera Mascoli)

irlanda: riaccesa la campagna pro aborto

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ucraina: igor markov arrestato in italia

il mandato per vicende antigovernative violente risalenti al 2007

L’ex parlamentare ucraino Igor Markov, 42 anni, è stato ar-restato dalla polizia italiana a Sanremo, in Liguria. Markov è conosciuto per essere uno dei leader dell’”Ukraine Sal-vation Committee”, un gruppo ucraino di orientamento fi-lo-russo i cui membri vivono a Mosca, in Russia. La polizia italiana ha arrestato Markov sulla base di un mandato di arresto dell’Interpol, la polizia internazionale, spiccato su richiesta del governo ucraino e relativo a vicende risalenti al 2007. Secondo le autorità ucraine, otto anni fa Markov fu a capo di una manifestazione antigovernativa violenta che si tenne a Odessa, la sua città natale, non lontano dal confine con la Moldavia.L’arresto di Markov è stato raccontato nei dettagli da alcu-ni giornali italiani, tra cui Repubblica e il Secolo XIX. Mar-kov è arrivato all’aeroporto milanese di Malpensa martedì mattina. Le autorità italiane lo hanno riconosciuto – il suo nome figura tra quelli segnalati dall’Interpol alle autorità di tutti i paesi dell’organizzazione, tra cui l’Italia – e lo hanno fermato a lungo per svolgere diversi controlli. Alla fine però non l’hanno arrestato, e non è chiaro il perché. Repubblica scrive che un motivo potrebbe essere legato al fatto che Markov possiede due passaporti, uno ucraino e uno russo, e che il doppio passaporto abbia in qualche modo convinto le autorità italiane a lasciarlo andare. La stampa italiana parla anche di un passaporto “diplomati-co” ma non è chiaro a cosa ci si riferisca: Interfax Ucraina, agenzia di stampa ucraina, ha scritto che il ministro degli Esteri ucraino ha confermato che il passaporto diplomati-co di Markov è stato annullato dopo la fine del suo incari-co parlamentare, nel 2014. Le autorità italiane, dopo aver permesso a Markov di lasciare Malpensa, hanno deciso comunque di tenerlo sotto sorveglianza. Markov è stato seguito fino all’Hotel de Paris di Sanremo, a un centinaio di metri dal casinò cittadino. Il Secolo XIX ha scritto che all’Hotel de Paris Markov «si è incontrato con due uomini d’affari russi che l’hanno raggiunto in un secondo mo-mento. Alla reception Markov aveva dato un passaporto russo ma quando i poliziotti gli hanno perquisito la stan-za ne ha mostrato, inutilmente, anche uno diplomatico

ucraino». La sera di martedì Markov ha superato per qual-che ora il confine con la Francia ed è andato a Montecarlo a passare una serata con altre persone in un ristorante di lusso. Al suo ritorno all’Hotel de Paris, Markov è stato ar-restato dalla polizia italiana.Markov è stato poi portato nel carcere di Sanremo e pro-babilmente già domani la Corte d’Appello di Genova de-ciderà se prolungare la misura restrittiva in carcere, in at-tesa che si decida per l’estradizione richiesta dal governo ucraino. Dal momento dell’arresto il governo ucraino ha 40 giorni per presentare tutti i documenti al tribunale di Genova riguardo l’estradizione di Markov. L’ultima parola sull’estradizione, comunque, spetterà al governo italiano. La stampa ucraina si era occupata di Markov già nel 2013 per una vicenda piuttosto complicata legata al suo seg-gio in Parlamento. Markov, fondatore del partito ucraino Rodina (di orientamento filo-russo), era stato eletto al Parlamento ucraino nell’ottobre del 2012 battendo nella sua circoscrizione un candidato del Partito delle Regioni, il partito politico dell’ex presidente ucraino Viktor Yanu-

kovych, al governo fino al febbraio 2014. Dopo essere en-trato in Parlamento, comunque, Markov aveva aderito al gruppo del Partito delle Regioni, prendendo però posizio-ni autonome su diverse questioni. Nel settembre del 2013 un tribunale ucraino aveva sostenuto che Markov avesse imbrogliato durante la sua elezione a parlamentare e gli aveva tolto il seggio.Attorno alla questione c’erano state diverse polemiche, perché Markov aveva accusato il tribunale di avere pre-so quella decisione per dei motivi politici. Markov aveva quindi lasciato il suo incarico e per un breve periodo era stato incarcerato a Odessa per avere organizzato alcune proteste violente nel 2007, le stesse a cui si riferisce il mandato di cattura internazionale dell’Interpol.Una volta uscito su cauzione, Markov se n’era andato dall’Ucraina e si era rifugiato in Russia. Qui nell’ago-sto 2015 si era unito all’”Ukraine Salvation Committee” guidato dall’ex primo ministro ucraino Mykola Azarov – anch’egli ex membro del Partito delle Regioni – ma su posizioni diverse da quelle dell’ex presidente Yanukovych.

IDEA PROGETTAZIONE STAMPAamela+STUDIOGRAFICO

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le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi a fare le persone.(e noi siamodannatamente brave ad organizzarei migliori)

John Steinbeck

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Malala Yousafzai, la giovane attivista pachistana premio Nobel per la pace, è stata messa sotto scorta armata 24 ore su 24 dopo una serie di nuove minacce terroristiche. La polizia ha alzato il livello di protezione per la giovane a quello “solitamente destinata a ministri e politici in visita ufficiale, dopo che vertici dello spionaggio hanno messo in guardia su un aumentato pericolo per la sua vita”. L’incolumità della diciottenne, che dopo l’attentato subito in Pakistan nel 2012 si è trasferita in Inghilterra, “è a rischio sin dal momento in cui è fallito il tentativo di ucciderla, ma le minacce sono cresciute in modo significativo parallelamente all’importanza del suo profilo” spiegano le forze dell’ordine.

minacce di morte

per malala

I procuratori tedeschi hanno fatto cadere le accuse di tradimento contro due giornalisti, che erano accusati di aver pubblicato materiale coperto da segreto riguardo le attività di spionaggio e sorveglianza online del governo. È una storia di cui si è discusso molto negli ultimi tempi in Germania, anche perché il governo federale era contrario all’indagine contro i giornalisti e per questo la settimana scorsa ha rimosso dall’incarico l’allora procuratore federa-le, Harald Range.La storia è cominciata lo scorso 25 febbraio, quando il sito tedesco di news Netzpolitik – specializzato in questioni di internet, privacy, trattamento dei dati e libertà di in-formazione – ha pubblicato un articolo che raccontava i piani dell’intelligence tedesca per ottenere nuovi fondi ed espandere la sorveglianza delle attività online; un altro articolo, pubblicato il 15 aprile, raccontava del progetto di creare un’unità speciale per monitorare i social media. En-trambi gli articoli si basavano sui contenuti di documenti riservati. Il 31 luglio il procuratore federale della Germa-nia, Harald Range, aveva annunciato di aver messo sotto indagine il direttore di Netzpolitik, Markus Beckedahl, e un altro giornalista – Andre Meister – per tradimento. La notizia ha provocato molte proteste da parte delle asso-ciazioni a tutela della privacy e dagli altri giornalisti, che hanno accusato la magistratura di voler limitare la libertà di stampa; Range invece aveva difeso la sua decisione e secondo i giornali aveva il sostegno di gran parte dei suoi colleghi. La procura aveva fatto sapere di aver aperto un’indagine dopo una denuncia dell’agenzia tedesca che si occupa dell’intelligence interna. I due giornalisti aveva-no reagito dicendo che non si sarebbero fatti intimidire. In Germania l’ultima indagine per tradimento contro un giornalista risaliva a più di cinquant’anni fa – nel 1962, contro i giornalisti dello Spiegel – e l’allora ministro del-la Difesa fu così contestato per aver sporto denuncia da

germania: accuse cadute contro giornalisti

il governo ha chiuso l’indagine sulla pubblicazione di documenti riservati

trovarsi costretto a dimettersi. La settimana scorsa però il ministro della Giustizia tedesco, Heiko Maas, che aveva criticato pubblicamente la decisione di aprire un’indagine per tradimento, ha rimosso dall’incarico il procuratore fe-derale Harald Range, che a sua volta ha accusato il gover-no di interferire politicamente con l’operato della giusti-zia. Oggi l’ufficio del procuratore federale ha annunciato la chiusura del caso, spiegando che i documenti su cui si basavano gli articoli di Netzpolitik erano riservati ma non erano coperti da “segreto di stato”, quindi non esistono i margini per ipotizzare il reato di tradimento. La procura continuerà invece a indagare per scoprire la fonte dei do-cumenti, cioè chi li ha passati ai giornalisti. I giornalisti di Netzpolitik vogliono sapere comunque se e quanto sono stati messi sotto controllo dall’intelligence dal mo-mento della pubblicazione degli articoli, e hanno detto di sperare che il loro caso spinga il governo a garantire maggiore protezione ai “whistleblower” – le persone che

diffondono informazioni riservate per far emergere cose di interesse pubblico – in Germania. Al momento però è improbabile che accada una cosa del genere: il governo ha dei contestati progetti legislativi che renderebbero ancora più complicato sapere con precisione l’estensione dei programmi di sorveglianza e di intelligence, e puni-rebbero con severità le persone che dovessero rivelarlo. Sui giornali tedeschi si è persino ipotizzato che in questo caso il governo sia intervenuto non tanto per difendere i giornalisti quanto per approfittare della situazione per regolare dei conti e far fuori il procuratore federale, per sostituirlo con uno più gradito.Come scrive lo Spiegel, infatti, anche per questo motivo dal punto di vista politico la questione è tutt’altro che chiusa. E inoltre il capo dell’agenzia dell’intelligence che ha sporto denuncia – Georg Maassen, che più volte ha cri-ticato i giornalisti investigativi e il Parlamento per come monitorano le sue attività – è ancora al suo posto.

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latorre-girone: nuova udienza

no al rientro di girone, decisione a l’aja

borsa: panicosui mercati

il peggior crollo dal

duemilaundici

Il Tribunale del Mare di Amburgo non assumerà alcuna misura temporanea richiesta dall’Italia sui maro’ in atte-sa della conclusione dell’iter giudiziario. Il nostro Paese aveva chiesto al Tribunale di consentire il rientro di Salvatore Girone dall’India e la permanenza di Massimiliano Latorre in Italia come misure tempora-nee. “L’Italia e l’India devono sospendere ogni iniziati-va giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa”. Il verdetto con cui il Tribunale di Amburgo ha respinto la richiesta italiana di misure temporanee per i due maro’ è stato preso a maggioranza, senza l’unanimità dei giudici: 15 i voti a favore e sei contro. Visto che sarà compito dell’arbitrato internazionale all’Aja “giudicare nel merito del caso”, il Tribunale del Mare “non considera appropriato prescri-vere misure provvisorie riguardo la situazione dei due marine italiani poiché questo toccherebbe questioni legate appunto al merito del caso”. Lo si legge nella sen-tenza. Entro il 24 settembre l’Italia e l’India dovranno presentare “un rapporto di ottemperanza con le misure

previste” dal verdetto del Tribunale di Amburgo.Ad ogni modo il verdetto del Tribunale di Amburgo non cambia per ora la situazione dei due marò italiani. Sal-vatore Girone dovrà restare in India, mentre Salvatore Latorre non può contare sulla permanenza in Italia al termine del periodo concessagli dall’India per ragioni di salute. Bene lo stop del tribunale del mare alla giuri-sdizione indiana, delusione per la mancata adozione di misure per Girone e Latorre e intenzione di “rinnovare le richieste relative alla condizione dei fucilieri davanti alla Corte arbitrale”: questa in sintesi la posizione dell’Italia espressa dall’agente del governo italiano ad Amburgo Francesco Azzarello sul verdetto sui maro’.“L’Italia sperava diversamente. avevamo chiesto altre cose, la sentenza non va nella direzione che avevamo richiesto”. Lo dice il ministro Graziano Delrio commen-tando la sentenza sui Marò. “Il governo non può fare altro che prenderne atto, poi si decideranno ulteriori passi da parte del presidente del Consiglio e dei ministri competenti”, dice al Meeting di Cl.

E' panico sui mercati. Inizio di settimana nero per i listini asiatici. Pesano i timori sulla tenuta della Cina e un ral-lentamento economico globale, le turbolenze sulle valute dei paesi emergenti e le incertezze che aprono le nuove elezioni in Grecia, dopo le dimissioni del premier Tsipras. L'Orso arriva anche sulle borse europee.In Europa peggior crollo 2011, Stoxx 600 -5,3% - L'Europa vive la sua peggior seduta borsistica dal 2011. L'indice Dj Stoxx Europe 600 affonda del 5,3% mentre la paura per l'economia cinese, le turbolenze sui mercati emergenti e il crollo delle materie prime scatenano un vero e proprio 'pa-nic selling' suul Vecchio Continente. Vendite su tutti i com-parti industriali, a partire da materie prime (-7,3% l'indice Dj Stoxx di settore) e da energia (-6,2%), i comparti più esposti a una 'gelata' dell'economia cinese. A picco anche banche (-5%) e auto (-5,1%). Precipita la situazione a Mi-lano, dove tra una raffica di sospensioni, l'indice Ftse Mib cede il 4,65% a 20.735 punti. Sono 18 i titoli costretti a

uno stop in asta di volatilità. Tra quelli rimasti agli scambi Mediolanum cede il 5,96%, Telecom il 5,43% mentre resta piatta Wdf. Atene sprofonda -4,28% - Pesante calo per il listino di Atene con l'indice di riferimento che cede il 4,2 per cento. Asia nella bufera, peggior calo in quattro anni. L'indice di riferimento della regione, l'Asia Pacific Index ha perso il 4,9% - il peggior calo da agosto 2011 - mentre Shanghai (-8,49%) non subiva un tale scossone dal 2007; l'indice di Shenzhen ha perso 7,83%. L'Orso continua a mordere Hong Kong (-4,63%) e Tokyo ha lasciato il 4,61 per cento. Tonfo di Tokyo, chiude a -4,61%. L'indice Nikkei brucia 895,15 punti e scende sotto quota 19.000 per la prima volta da meta' marzo, fino a 18.540,68. Brent sotto 45 dlr, prima volta dal 2009 - Dopo il crollo di venerdì del prezzo del petrolio a New York sceso ai minimi dal 2009, il tonfo si replica questa mattina a Londra con il Brent sceso sotto i 45 dollari al barile, per la prima volta al 2009. A pesare è la scelta dell'Iran di aumentare la produzione di

petrolio. Il Brent con consegna ad ottobre è sceso del 3,2% a 44 dollari al barile. Oro stabile sui massimi a 1.158 dlr a oncia - Nella bufera che sta investendo anche il mercato delle materie prime l'oro torna a essere un bene rifugio. Il metallo giallo è infatti stato risparmiato dal crollo del prezzo delle commodity ai minimi dal 1999. Il lingotto a consegna immediata è pagato 1.158 dollari all'oncia con una leggera flessione dello 0,2%. L'oro venerdì ha chiu-so ai messimi toccando 1.168 dollari all'oncia. Il livello più alto da luglio. Euro ancora in rialzo a 1,1425 dollari - Prosegue il rally dell'euro, ancora in rialzo in apertura dei mercati valutari europei che non credono ad un im-minente rialzo dei tassi Usa da parte della Fed. La divisa comunitaria viene scambiata a 1,425 dollari migliorando rispetto ai 1,1366 dollari di venerdì dopo la chiusura di Wall Street. L'euro è invece in leggera perdita rispetto allo yen. La moneta comune viene scambiata a 138,41 yen in calo rispetto ai 138,7 yen di venerdì.

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La diciannovesima edizione di Festiva-letteratura si terrà a Mantova da merco-ledì 9 a domenica 13 settembre.È un territorio forse più libero, ma ancora contaminato, pieno di insidie e privo di mappe di riferimento quello in cui oggi ci si scambiano idee e si condividono sto-rie. Al sapere si chiede di essere aperto, accessibile e senza pregiudizi, ma non per questo meno consistente, fecondo, rigenerabile. Per rispondere a queste esi-genze, Festivaletteratura si è preparato

al prossimo settembre innanzitutto rior-ganizzando il sito internet e pubblican-do l'OPAC del proprio archivio. Il lavoro in corso sul web - che vedrà i suoi frutti nell'imminenza della manifestazione - è senz'altro rivelatore del modo in cui il Fe-stival ha pensato il programma 2015 e si sta disponendo alle edizioni future.Arrivato alla soglia dei vent'anni, il Fe-stival cammina deciso in avanti, sapen-do di dover guardare continuamente indietro.

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UN FESTIVAL CHE NON SI STANCA

DI INTERROGARE IL PASSATO

Scrittura è la parola chiave di questa diciannovesima edizione di Festiva-letteratura che si terrà a Mantova da mercoledì 9 a domenica 13 settembre: scrittura – come segno grafico, rappresen-tazione simbolica, trasposizione fisica del pensiero, strumento cognitivo, espressione inequivocabile della personalità – e ricerca sul linguaggio. Festivaletteratura, ancora una volta sperimenta, lavora sulle possibilità di nuovi linguaggi, e al contempo valorizza il suo passato, la quasi ventennale materia sto-rica del suo archivio, che non è solo memoria, ma serve a innescare nuovi progetti culturali.In questa edizione del festival si parlerà dun-que del futuro della scrittura con prototipi,

il cantiere progettuale che parte già dal 24 agosto: uno spazio per immaginare nuovi supporti al racconto in cui 10/15 giovani saranno chiamati ogni anno a progettare e - se possibile - a realizzare un prototipo (una forma di neo-libro?) che sappia cogliere tutte le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per la produzione di nuova letteratura e per la trasmissione del sapere. E insieme al futuro, anche il passato si radica e struttura, e final-mente diventa fruibile l’immenso materiale di chi ha lasciato il proprio segno grafico e di presenza al festival in tutti questi anni, con l'apertura dell'archivio di Festivaletteratura, attraverso l’Opac. Un catalogo on-line di foto, video, registrazioni sonore e molto altro con-

sentirà a tutti di prendere coscienza del note-vole patrimonio documentario sulla lettera-tura contemporanea raccolto e di utilizzarlo come partenza per nuovi progetti culturali. A questo scopo, il nuovo sito riprenderà articoli, discussioni, commenti, produzioni originali, costruendo “racconti” di scrittori e temi di cui si tratterà, e che permetteranno ai suoi visita-tori, già nelle settimane precedenti, di legge-re, confrontarsi, partecipare alle riflessioni e ai pensieri che animeranno il Festival.Quest’anno a Festivaletteratura si ritro-va la bellezza e il senso della scrittura manuale, la sua storia e il suo futuro, con i laboratori di calligrafia tenuti da Ewan Clayton, il passaggio dal segno manuale al

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2015carattere tipografico – con la rivoluzionaria invenzione del corsivo a stampa di Aldo Ma-nuzio nel 500esimo anniversario della morte –, gli incontri con il maestro indiscusso della grafica internazionale Giancarlo Iliprandi, la scrittrice designer tedesca Judith Schalansky, il giovane designer polacco Jan Bajtlik.E c'è sapore di antico e insieme contem-poraneo nella scrittura in scena con gli autori più apprezzati del teatro italia-no di oggi - Lucia Calamaro, Laura Curino, Letizia Russo, Fausto Paravidino e Michele Santeramo - a cui si aggiungerà uno speciale incontro con il premio Nobel Wole Soyinka, grande drammaturgo africano contempora-neo. Sull'onda della scrittura in scena, sono numerosi gli appuntamenti del Festival 2015 proposti in forma scenica o di conferenza/spettacolo, molti dei quali dedicati a figure della storia e della letteratura, opere o eventi

del nostro passato più o meno recente. Così Anna Bonaiuto ripercorrerà sul palco del Te-atro Bibiena la straordinaria vita di Cristina di Belgiojoso; Guido Ceronetti riprenderà ap-positamente per Festivaletteratura Quando il tiro si alza, lo spettacolo sulla prima guerra mondiale portato in scena con il suo Teatro dei Sensibili. Si cimentano invece con le Scrit-ture, Sandro Veronesi con un monologo sul Vangelo di Marco e Davide Longo rivisitando con drammatizzazioni e musiche la storia delle Nozze di Cana.La passione per la scrittura passa per le biblioteche e quest’anno Festivalet-teratura si avventura nelle oscure e terribili meraviglie del gotico italiano, tra testi spesso dimenticati o negletti, che coinvolgono autori più o meno sospettabili come Arrigo Boito, Luigi Capuana, Tommaso Landolfi, Federico Tozzi, Italo Svevo, Luigi

Pirandello, Massimo Bontempelli, Grazia De-ledda, Curzio Malaparte, Leonardo Sciascia, Alberto Moravia e molti altri. Sotto la guida di Luca Scarlini, il Festival allestirà nello spa-zio dell'Atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale una biblioteca da paura per grandi e piccoli lettori con oltre mille volumi - in digitale e in cartaceo - completa di un juke-box dell'orro-re con musiche e partiture che vanno dall'o-pera lirica agli Squallor. E dall'alba a notte fonda si susseguiranno le letture di racconti gotici italiani della Compagnia della Lettura. Una città in libri sarà dedicata quest’anno a San Pietroburgo: una bibliografia esposta attraverso volumi, curata da Gianpiero Pi-retto e Luca Scarlini per immergersi nelle atmosfere e nella storia della città russa con Tolstoj, Dostoevskij, Puskin, Gogol, Goncarov ma anche Algarotti, Sacher-Masoch, Coetzee e Ken Follett.

Tra gli oltre settanta ospiti internazio-nali, invitati quest'anno a Festivalet-teratura, il premio Nobel Mario Vargas Llosa, nuovamente a Mantova, a più di dieci anni dalla sua precedente partecipazione, per la chiusura della manifestazione. Altra voce della letteratura latinoamericana è quella dell'argentino Marcelo Figueras, che attraverso i suoi romanzi ripercorre la tragica stagione delle dittature. Saranno presenti anche Javier Cercas, Martín Caparrós, Richard Ford, la poetessa Jorie Graham, gli statuni-tensi Andrè Dubus III, Percival Everett, Allan Gurganus o l'australiano Richard Flanagan, vincitore del Booker Prize 2014. Con György Konrád Festivaletteratura porta a Mantova

uno degli scrittori che meglio ha testimo-niato la perenne lotta contro l'autoritarismo sostenuta dagli intellettuali dell'est Europa. La complessa coesistenza di retaggi culturali differenti, l'amaro risveglio nel mondo post-comunista che accomuna l'esperienza di molte realtà dell'Europa orientale torna nel-le opere di altre due autrici ospiti, la bulgara Zdravka Evtimova e la croata Daša Drndic, mentre nel poeta albanese Gëzim Hajdari trova espressione l'universale condizione erratica del migrante.Di particolare rilievo quest'anno la presenza di autori francesi: Maylis de Kerangal, Florence Delay, narratrice, dram-maturga e membro dell'Académie française;

Philippe Forest, apprezzato per la capacità di fondere sapientemente nei suoi racconti prosa diaristica, critica letteraria, speculazio-ne filosofica. La poetessa anglo-pachistana Moniza Alvi, il pungente umorismo del fin-landese Kari Hotakainen, la nostalgia per l'adolescenza del norvegese Lars Saabye Christensen, e l’altro grande nord del giallo con Jo Nesbø, Peter May e David Lagercrantz, lo scrittore svedese che si è assunto l’onere di dare un seguito alla trilogia Millenium di Stieg Larsson. Due prestigiosi ritorni sono quelli di Joseph O'Connor e di Kazuo Ishiguro con il nuovo romanzo dopo dieci anni di si-lenzio. Tracy Chevalier condurrà un'inusuale immersione per fantasie di stoffe e colori

“Quest’annoa Festivaletteratura si ritrova la

bellezza e il sensodella scrittura manuale,

la sua storia e il suo futuro.”

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nella vecchia America dei pionieri, con labo-ratori per grandi e piccini.Björn Larsson sarà il protagonista dell'incontro dedicato alla fan fiction, pratica che coinvolge migliaia di ragazzi nella scrittura di nuove storie a partire da perso-naggi e mondi di romanzi o saghe di successo. Tra gli autori che incontreranno il pubblico dei ragazzi segnaliamo anche la canadese Susin Nielsen, Ingrid e Dieter Schubert, la coppia di scrittori/disegnatori olandesi, Zerocalcare e l'inglese Kevin Brooks.Un focus particolare è dedicato alla letteratura greca: saranno rappresentate tre generazioni di scrittori ellenici attraverso Alki Zei, Petros Màrkaris, Christos Ikonomou, per capire come si vede il mondo dalla Grecia, quali sono i sentimenti, le speranze, i timori vissuti quotidianamente, e come tutto questo si riflette nella produzione artistica e lettera-ria. Lo sguardo del Festival si rivolgerà anche all'Africa, ai suoi narratori, ai testimoni della sua vivace e contraddittoria modernizzazione. Un dialogo d'eccezione è quello del premio Nobel Wole Soyinka e Romano Prodi, più volte negoziatore Onu in Africa. La seconda gene-razione di scrittori africani della diaspora sarà rappresentata dai nigeriani Okey Ndibe e Noo Saro-Wiwa, figlia del grande intellettuale e attivista politico Ken Saro-Wiwa. Spostandoci verso il Mediterraneo, tra gli ospiti più attesi di questa edizione ci sono l'algerino Kamel Daoud, autore di una riscrittura di Lo straniero di Camus, l’egiziano Mohamed Shennawy e la libanese Lena Merhej che parleranno degli spazi di libertà aperti ai fumettisti nelle socie-tà islamiche; mentre l'israeliano Assaf Gavron affronterà la controversa realtà degli insedia-menti dei coloni israeliani in Cisgiordania. Al centenario del genocidio degli armeni è dedicato l'incontro tra Antonia Arslan, Mar-cello Flores e Pinar Selek, attivista per i diritti umani e sociologa turca.Alla ricerca dell'Italia s'indirizzano mol-ti degli incontri con i narratori italiani di questo Festival: Vinicio Capossela e

Fabio Genovesi inerpicandosi tra i paesi dove il tempo si è fermato, Andrea Vitali e Adrian Bravi scovando la vena comica della provincia italiana, Melania Mazzucco ritrovando il nostro patrimonio artistico, Silvio Perrella cercando di riportare alla luce - insieme a Luca Molina-ri - gli angoli più nascosti di Napoli, Maurizio Maggiani chiamando all'appello un'intera generazione per comprendere il fallimento storico del nostro paese. A questi si affianca l’incontro con Letizia Battaglia, che permetterà di ripercorrere una vita straordinaria impe-gnata a fotografare le tradizioni, i volti, i lutti della Sicilia. A forme e generi della narrativa sono dedicati, spesso per coppie di opposti, gli incontri tra Mauro Covacich e Sandro Veronesi (racconto vs romanzo), Elisabetta Bucciarelli e Paolo Colagrande (scrittura femminile vs scrit-tura maschile), Michele Mari e Francesca Scotti (sul romanzo di formazione), Luigi Guarnieri insieme allo scrittore belga Stefan Hertmans, Marcello Fois con l’inglese Charles Lambert (sulla saga familiare). Otto anni dopo la scuola Levi pensata per Festivaletteratura 2007, Mar-co Belpoliti farà il punto sul suo lungo lavoro di ricerca dedicato all’autore torinese. Per la poesia, saranno presenti quest'anno al Festival Franco Marcoaldi, Anna Maria Farabbi e Franco Pusterla.Il programma di Festivaletteratura quest’anno accoglie anche lo smarrimento di questo inizio millennio e cerca, attraverso molti dei suoi in-contri, di rimettere insieme i pezzi o piuttosto di ricollocarli, di trovare parole e visioni del mondo meno abusate, più vicine alla realtà, capaci di rispettare il presente e di mantenere fede nel futuro. Edgar Morin e Tariq Ramadan apriranno il Festival confrontandosi a viso aperto sui fondamenti dell’illuminismo e della religione islamica. Interverranno lo psicanali-sta argentino Miguel Benasayag, Tzvetan To-dorov, il teologo ortodosso Christos Yannaras, e ancora Carlo Ginzburg, Gianrico Carofiglio, Christian Salmon, Paolo Legrenzi, Luca Sofri, Gustavo Zagrebelsky, Raffaele Cantone, Giu-seppe Pignatone, Lirio Abbate e Piercamillo

Davigo, Stefano Rodotà, Luigi Zoja e padre Vir-ginio Colmegna. Anche gli incontri dedicati all’architettura si allineano sulla doppia prospettiva passato/futuro. All’incrocio tra storia urbanistica, forma della città, narrazio-ne familiare, dimensione privata e identitaria dell’abitare si colloca La storia della mia casa, il progetto laboratoriale coordinato da Danilo Craveia attraverso il quale Festivaletteratu-ra rinnova la collaborazione con l’Archivio di Stato di Mantova. Come già gli anni scorsi con Genealogie e I soldati negli archivi, l’idea è di portare le persone a riconoscere la propria sto-ria individuale in quella più grande che coin-volge tutta una comunità o il mondo intero. Quest’anno la ricerca si concentrerà sulla casa: attraverso i documenti dei catasti teresiano, lombardo-veneto e dello stato italiano relativi alla Mantova storica - interamente digitaliz-zati per l’occasione - i partecipanti potranno ricostruire le vicende delle proprie abitazioni partendo dal 1950 circa e risalendo all’indietro fino alla fine del XVIII secolo. Un ospite d’ec-cezione quest’anno sarà l’atleta cubano Alberto Juantorena uno dei più grandi cam-pioni di tutti i tempi: vincitore nel 1976 alle Olimpiadi di Montreal della medaglia d’oro sui 400 e sugli 800 metri e in seguito ministro dello Sport del suo paese. Non meno epiche sono le imprese sportive che si consumano al bar o all’oratorio intorno al calcio-balilla: così mentre il fumettista Alessio Spataro e Marco Malvaldi parlano delle sue origini sconosciute e dell’inventore Alejandro Finisterre, pubblico, volontari e scrittori potranno cimentarsi in una partita nel “villaggio biliardino” allestito nel centro storico della città.Rimangono anche quest’anno i consueti appuntamenti a cui i fan del festival sono affezionati: il Vocabolario europeo, le Lava-gne, scritture giovani, i Blurandevù, le parole del cibo, pagine nascoste, testimoni d’archivio, pagine della cultura, il progetto di giornalismo narrativo Meglio di un romanzo, affiancati da incontri sul tema della formazione e delle emergenze climatiche e ambientali.

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la soluzione al mercato di piazza sordello

anche il mercato

cittadino del centro

storico si adattera al

festival

La soluzione definitiva è stata raggiunta con piena soddisfazione da parte di tutte le realtà interessate, Comune, rappresentanti dei Commercianti e comita-to Festivaletteratura, che nel pomeriggio di giovedì 2 luglio si sono riunite presso il Municipio di via Roma. Durante la riunione di lavoro, convocata dal sindaco Palazzi unitamente all’assessore Buvoli, si è convenuto di spostare il mercato del giovedì solo nella giornata del 10 settembre, ovvero solamente nella data in cui si svolgerà in concomitanza la kermesse letteraria. Nei due giovedì precedenti al Festival, invece, il mercato ri-marrà come di consueto in centro storico. Alla riunione operativa erano presenti, il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, il vice sindaco Giovanni Buvoli, il presidente del comitato organizzatore del Festivaletteratura Luca Nicolini, Davide Cornacchia per Confesercenti e Raffa-ele Gelati per Confcommercio. “Ringrazio gli uffici, le categorie e Festivaletteratura per aver accolto il mio invito a trovare una soluzione che consenta al mercato di restare nel centro – ha detto il sindaco Palazzi –, con indubbio beneficio anche per il commercio cittadino. Ho già chiesto agli uffici che una volta trovate le soluzioni non vengano ridiscusse ogni anno, a meno di variazioni significative. Questo consente meno burocrazia e più velocità nelle decisioni. Ci abbiamo messo mezz’ora a trovare la soluzione ad un problema che viene sollevato da anni. Questo significa che con buon senso e pragma-tismo le questioni si risolvono insieme”. “Si tratta della

soluzione migliore e che noi auspicavamo – ha dichia-rato con soddisfazione Nicolini –. Nei due giovedì prima della manifestazione solo la libreria ed il punto informa-tivo occuperanno piazza Sordello, per cui ci farà molto piacere condividere la piazza con il mercato”. Durante l’allestimento della tensostruttura, quindi, i banchet-ti rimarranno in centro. Solo alcuni di piazza Sordello verranno momentaneamente spostati, ma collocati sempre in continuità con il posizionamento storico. “La richiesta di tenere i banchi del giovedì in città ci è stata avanzata da più dell’80% degli operatori che non sono interessati all’occupazione provvisoria delle strutture del Festival – hanno sottolineato Cornacchia e Gelati -, e dai numerosi esercenti che venivano penalizzati dalla assenza del mercato. Grazie alla disponibilità del comi-tato del Festivaletteratura e del Comune di Mantova - hanno continuato - è stata trovata una soluzione otti-male per ridurre al minimo tale disagio, ovvero tramite lo spostamento solo per il 10 settembre rispetto ai tre

giorni precedentemente ipotizzati”. Per quanto riguarda i banchi da spostare da piazza Sordello, e precisamente nel punto in cui verrà installata la tensostruttura, “si agi-rà con il principio della continuità del mercato, collocan-doli nelle aree limitrofe – hanno precisato Cornacchia e Gelati –, cercando di evitare così ricadute negative”. Saranno interessati, comunque, poco meno di 30 ban-chetti. “Clima e risultato positivo tra i rappresentanti dei Commercianti e del Festivaletteratura – ha dichiarato Buvoli – che seppur con diverse esigenze hanno age-volato e cooperato per trovare una soluzione condivisa e migliorativa. Tant’è che per un solo giovedì, quello in concomitanza del Festival, verrà spostato temporane-amente il mercato in piazzale Montelungo sul Te. Per i due giovedì precedenti la manifestazione, invece, si è trovata una soluzione in continuità con l’attuale mer-cato. Soluzione che, come amministrazione comunale – ha sottolineato il vicesindaco -, vorremo far diventare definitiva anche per i prossimi periodi del Festival”.

Stop ai transiti abusivi dei tir in città e niente auto in so-sta in alcune strade del centro storico di Mantova. Que-sti i  primi provvedimenti sul traffico del neo sindaco Palazzi. Il nuovo sindaco di Mantova Mattia Palazzi ha

via brennero:

soluzioni al

traffico

nuovi provvedimenti

dato mandato al Comandante della Polizia Locale Paolo Perantoni di studiare e predisporre gli atti necessari per l’eliminazione della sosta in via Roma, corso Umberto I e via Grazioli. “Partiremo sicuramente dal 1° gennaio 2016 - ha dichiarato il sindaco Palazzi -, se è possibile anche prima. Resta inteso che rimarrà in vigore il permesso per i residenti che hanno già pagato e di carico e scarico per i negozianti”. Un altro provvedimento imminente è rivolto ai controlli di transito abusivo degli autocarri con peso superiore a 7,5 tonnellate. “Sempre al comandante della Polizia Locale - ha continuato il primo cittadino -, ho dato indicazione di porre particolare attenzione ai transiti abusivi degli autocarri in città, specialmente in via Brennero”. Verranno implementati i controlli anche con l’utilizzo di strumentazione elettronica, di verifica dei tempi di guida e di riposo, che prevedendo sanzioni molto elevate in caso di violazione, fungono da efficace deterrente.

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palazzi e i vertici pro-gest

incontro conoscitivo tra il gruppo, neo

sindaco e l’assessore all’ambiente murari

Svolto il primo incontro conoscitivo tra i vertici del Grup-po Pro-Gest e i rappresentanti del Comune di Mantova. E’ stato un pranzo informale che ha visto seduti attorno al tavolo Bruno Zago (Amministratore Delegato di Pro-Gest), Francesco Zago (Direttore Divisione Cartiere del Gruppo Pro-Gest), Giancarlo Giacomin (Direttore tecnico delle Cartiere Pro-Gest), il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi e l’Assessore all’Ambiente e alla Pianificazione territoriale Andrea Murari. Al centro della discussione il futuro della Cartiera di Mantova e - vista la rilevanza dell’impianto per la città - anche le ricadute economiche e sociali del suo riavvio sul territorio. In risposta alla ri-chiesta dell’Amministrazione comunale, Pro-Gest ha fat-to sapere che entro l’autunno 2015 verrà presentato un Piano Industriale, per la cui definizione saranno ascoltati e coinvolti gli Enti Locali interessati (Comune di Manto-va in primis, ma anche Provincia di Mantova e Regione Lombardia, per le rispettive competenze), il Parco del

Mincio e gli altri organi pubblici di riferimento, nonché le parti sociali. “Siamo perfettamente consapevoli – ha dichiarato Bruno Zago – del valore e del significato che questa Cartiera rappresenta per gli abitanti di Mantova. Per questo abbiamo intenzione di mettere ben in eviden-za il nostro progetto di rilancio. Lo riteniamo doveroso e un segno di rispetto nei confronti dei cittadini”. “La ria-pertura della cartiera è un fatto importante per i lavora-tori e per la città – ha sottolineato il Sindaco Palazzi -. Per questo abbiamo chiesto subito un incontro al signor Zago per presentare ad inizio autunno il piano industria-le di dettaglio. Abbiamo incontrato ampia disponibilità e la volontà di costruire un rapporto positivo con la città. Innovazione tecnologica, sostenibilità, riduzione delle emissioni e ripresa occupazionale sono elementi che possono e devono stare insieme”. Nel corso dell’incontro, Pro-Gest ha inoltre confermato l’avviamento della Car-tiera entro 10/12 mesi dalla presentazione del Piano.

Non solo un progetto, quindi, ma anche un’area di-versa rispetto a quella individuata dalla precedente amministrazione. Si è chiusa con successo, dunque, la missione a Milano del sindaco di Mantova Mattia Pa-lazzi che ha incontrato alcuni dirigenti del Pirellone. La Regione ha manifestato disponibilità ad accoglie-re la proposta mantovana, la quale, ora, dovrà essere formalizzarla attraverso una delibera dalla giunta comunale. Non più una palestra, ma un palazzetto dello sport da 500 posti il quale sorgerà nell’area di proprietà comunale che si trova dietro il supermer-

ripensata la posizione del palasport

accolte in regione le proposte relative all’edificio di borgochiesanuovacato Famila, verso il rondò per San Silvestro. “È la so-luzione migliore per riqualificare una parte del quar-tiere – ha detto il sindaco Palazzi -. Si tratta dell’area dove avrebbe più senso realizzare l’impianto sportivo, lì è previsto anche il sottopasso pedonale. Non appe-na avremo il via libera scritto della Regione andremo a riprogettare l’opera coinvolgendo anche tutto il quartiere”. L’incontro è stato positivo, ha sottolinea-to il primo cittadino, ora, però, dato che si tratta di un intervento all’interno di un contratto di quartiere, dovranno dialogare ed accordarsi la Regione e il Mini-

stero delle infrastrutture. “Abbiamo ottenuto assicu-razioni su alcune importanti questioni – ha spiegato Palazzi -. La Regione è disposta a darci una proroga fino a settembre per modificare il progetto, trovare una nuova collocazione al palasport e coinvolgere i cittadini del quartiere nella valorizzazione di un’area verde”. All’incontro milanese, oltra al sindaco Palazzi, erano presenti l’assessore comunale ai lavori pub-blici Nicola Martinelli e il dirigente del settore lavori pubblici Ernesto Ghidoni. “La Regione è d’accordo su una nuova ubicazione, ma stiamo valutando due/tre aree – ha sottolineato il primo cittadino -. La solu-zione migliore appare quella dietro al Famila, vicino al futuro sottopasso pedonale, che ci permetterebbe anche di fare un ragionamento complessivo sulla ri-qualificazione di una parte importante del quartiere di Borgochiesanuova”. Con questa soluzione si riusci-rebbe anche ad andare incontro alle richieste del co-mitato «Riqualificare non significa edificare», il quale è contrario alla realizzazione della struttura sui campi verdi da calcio del quartiere, affidati in gestione alla San Lazzaro. Il futuro palasport, dotato di gradinate per ospitare 500 persone, potrebbe essere utilizzato per varie manifestazioni, come per esempio le as-semblee studentesche.

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mediatori linguistici, corso riconosciuto

la scuola superiore della fondazione universita di mantova e

ora a tutti gli effetti un corso di laurea

A stabilirlo, in via definitiva, è il decreto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a firma del Capo Dipartimento Marco Mancini. Nel decreto ministe-riale si sottolinea che “La Scuola è abilitata ad istituire ed attivare corsi di studi superiori per mediatori lingui-stici di durata triennale e a rilasciare i relativi titoli, equi-pollenti a tutti gli effetti ai diplomi di laurea conseguiti nelle Università al termine dei corsi afferenti alla classe 12 delle lauree universitarie in Scienze della mediazione linguistica’”. Il numero massimo degli allievi ammissibili per ciascun anno del corso è di 50 unità e, complessiva-mente, per l’intero ciclo, a 150. Il corso prevede lo studio di tre lingue obbligatorie: oltre all’inglese, si può deci-dere tra tedesco, francese e spagnolo. Gli studenti, poi, dovranno aggiungere una quarta lingua. Sono aperte le

iscrizione dell’anno accademico 2015-2016 e a breve è programmata una giornata denominata “Università a Porte Aperte”: sono organizzati incontri con docenti e studenti e visite guidate presso le strutture universitarie rivolti principalmente agli studenti delle classi quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado, ma anche a tutti coloro che hanno bisogno di orientarsi per proseguire il loro percorso di studi. Soddisfazione è stata espressa da Paolo Gianolio presidente della Fum che ha sottolineato l’importanza del riconoscimento e l’impor-tante ruolo svolto dall’Onorevole Matteo Colaninno che ha seguito in prima persona tutte le fasi della vicenda. “Desidero esprimere tutta la mia soddisfazione per il positivo esito della vicenda del corso di Laurea per me-diatori linguistici della Fondazione Università di Manto-

va – ha dichiarato Colaninno – Un ringraziamento spe-ciale lo voglio rivolgere al Ministro Stefania Giannini che ha manifestato grande disponibilità e attenzione per Mantova fin dal primo momento in cui le ho sottoposto la questione”.Soddisfazione per l’importante risultato è stata espressa anche da tutti i Soci Fondatori della Fum. “Il decreto del Ministero rappresenta una bella notizia per la Fum, per gli studenti iscritti al corso e per la città tutta – ha detto il sindaco di Mantova Mattia Palazzi –. Giovedì 2 luglio parteciperò al Cda della Fum e insieme agli altri Soci inizieremo a ragionare sulla crescita del ‘polo’ universitario, sulla necessità di recuperare risorse e promuovere nuove progettualità che coinvolgeranno anche l’assessorato che abbiamo presentato il 26 giu-gno con la nuova giunta”.

Per il 62° anniversario della scomparsa di Nuvolari, martedì 11 agosto, si è svolta la tradizionale ceri-monia con la deposizione di una corona d'alloro sul monumento dedicato al "Mantovano volante", che si trova nei giardini di Largo Pradella. Alla commemo-razione erano presenti cittadini e autorità locali, tra le quali, il presidente dell'Aci Mantova Giancarlo Pascal, l'assessore del Comune di Mantova Iacopo Rebecchi e il presidente della Provincia Alessandro Pastacci. "Siamo qui per ricordare il nostro campione - ha detto Pascal -, il suo nome e le sue imprese sono conosciute in tutto il mondo. Ci sono pervenuti in questi giorni telegrammi provenienti da molte nazioni, dall'Ame-rica al Giappone". Il presidente dell'Aci Mantova, poi, ha ricordato che saranno circa 350 gli equipaggi, pro-venienti da tutto il mondo, che parteciperanno al "GP Nuvolari" in programma dal 18 al 20 settembre (par-tenza e arrivo in piazza Sordello). L'assessore Rebec-chi, oltre ad aver portato i saluti da parte del sindaco Mattia Palazzi, ha ricordato l'importanza della figura di Nuvolari per Mantova ed ha sottolineato la volontà

commemorazione per tazio nuvolari

il grande campione ancora vivo nel

ricordo di mantovani ed appassionati

protagonista della celebrazioneai giardini di largo pradella

dell'amministrazione comunale di collaborare con l'Aci, sia per le manifestazioni in ricordo del "Nivola" che per iniziative riguardanti la viabilità e la sicurezza stradale. "Nuvolari è un simbolo, un'icona del territo-rio mantovano" ha concluso Pastacci.Era l'11 agosto 1953 quando Tazio Nuvolari, l'indi-menticabile asso della moto e dell'auto, si spense nel-la sua casa in città in via delle Rimembranze. Nato a Castel d'Ario, in provincia di Mantova, il 16 novembre 1892, figlio di agiati proprietari terrieri, Tazio Giorgio Nuvolari iniziò la sua carriera di pilota sportivo nel 1920. Nel corso della sua lunga vita sportiva il "Man-tovano volante" ha partecipato a non meno di 340 competizioni, 127 in motocicletta e 213 in automo-bile, conquistando 91 vittorie assolute e 70 di classe e facendo registrare 101 volte il giro più veloce. E' stato 2 volte campione d'Europa (1 in moto, 1 in auto), 7 volte campione d'Italia (2 in moto, 5 in auto) e ha conquistato 5 primati internazionali di velocità, stabi-lendo nel 1935 il record sul miglio lanciato a 323,125 chilometri orari.

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20 Lo Sguardonumero trentaquattresimo

a cura di C

_pic di Cristina Festugato

LUZZARA.Ci sono storie talmente nereche non possono essere inventate. Possono solo succedere.

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www.mantovanera.it

L’UOMO CHE DOVEVA MORIRE

A TUTTI I COSTI

(Prosegue dal numero Trentatreesimo)A questo punto i carabinieri ne sanno abbastanza e decidono di intervenire. Il 20 marzo scattano i primi arresti. In manette fini-scono Giorgi con Ylenia e la madre della ragazza. Qualche giorno più tardi verrà arrestato anche Fornacciari. La banda è finita in carcere, il piano è stato sventato. Rodolfo Moretti è salvo. Per ora…

Tutti contro tutti.

Nei giorni che seguono gli arresti gli investigatori ricostruiscono l’intera vicenda a partire dall’aggressione del gennaio 2010 per cui era stato arrestato Alex Granata. Claudia Franchi racconta di essere stata all’oscuro di un piano per fare uccidere il marito tan-to a gennaio che a marzo. “Volevo solo che gli venisse data una lezione. Delle botte. Non si è mai parlato di armi”. Ylenia fa delle parziali ammissioni, ma nega di avere mai assoldato Alex Grana-ta per far fuori suo padre. Quindi spiega di avere ingaggiato Sa-leh tramite Giorgi con l’idea iniziale di dare una lezione al padre, e che poi la cosa le era sfuggita di mano soprattutto per colpa del marocchino che aveva bisogno di soldi e voleva uccidere per al-zare la posta. Fornacciari (che affronterà il giudizio a parte e che sarà condannato a un anno e tre mesi di reclusione per minacce aggravate) è l’unico della banda che Rodolfo Moretti doveva es-sere fatto fuori, e che a volerlo erano sia la moglie che la figlia, mentre Giorgi fa scena muta davanti al giudice.

Tutti contro Rodolfo Moretti.

Ciò che non affiora da questo turbinìo di reciproche accuse è un movente credibile per giustificare la caparbietà con cui moglie e figlia di Moretti perseguono il loro disegno criminoso. Rodol-fo Moretti viene descritto da Ylenia e Claudia come un padre-padrone, una persona dispotica che non esitava a mettere le mani addosso alla moglie e alla figlia. Ma dagli accertamenti dei carabinieri emerge una realtà ben diversa, dove Rodolfo Moretti in realtà è un uomo costretto a lavorare giorno e notte per fare fronte ai debiti. Il fratello di Claudia Franchi, sentito a sommarie informazioni, non si è certo fatto pregare per raccontare che la

sorella aveva un rapporto problematico con il denaro. Nel no-vembre 2009, il periodo in cui sta nascendo il piano per uccidere l’operaio di Luzzara, lo stesso ha estinto un conto bancario co-intestato a lui e alla moglie dopo avere scoperto che la Franchi lo stava prosciugando, come aveva già fatto con i 25mila euro che Moretti aveva depositato su un conto acceso per la figlia Ylenia e l’altro figlio ancora minorenne. Sulle presunte percosse che avrebbe subito dal marito non risultano riscontri.

Una sberla invece, avrebbe rifilato Rodolfo Moretti alla figlia Ylenia. Figlia che a quanto risulta stava già seguendo le orme della madre, dimostrandosi, a detta degli inquirenti, incapace di gestire le finanze che il padre le aveva affidato dopo avere scoperto gli sperperi della moglie. In breve tempo anche Ylenia sperpera i pochi soldi che le vengono affidati e comincia a firma-re cambiali. Forse quella sberla, o più probabilmente il fatto che il padre avesse deciso di togliere i soldi dalle mani di lei e di sua madre può avere caricato d’odio questa figlia che è poco più di una ragazzina, ma che dimostra grande abilità nel manipolare chiunque le stia attorno, dalla madre che diventa sua complice, al padre stesso, dal quale si fa dare i soldi che servono per farlo ammazzare. Le sue mire a un’ipotetica eredità da incassare dopo la morte del genitore lasciando il tempo che trovano. La cifra promessa a Saleh è di 50mila euro a lavoro ultimato, ma dalle conversazioni intercettate dai carabinieri, emerge che la ragazza non avrebbe quella disponibilità di soldi, e forse spera di cavar-sela con il solo anticipo di 4500 euro versato materialmente al marocchino: in fondo Alex Granata, il primo sicario, non aveva chiesto un centesimo come anticipo, e quanto a Saleh, dopo ave-re vuotato il sacco con i carabinieri finisce per sparire con quei 4500 euro.

Un processo surrealeper una vicenda reale.

A Ylenia Moretti, Claudia Franchi e Davide Giorgi viene contesta-to il tentato omicidio di Rodolfo Moretti. Ylenia patteggia 4 anni e 10 mesi di reclusione, Giorgi 4 anni e 9 mesi, Claudia Franchi 4 anni e 8 mesi. Quest’ultima il giorno seguente all’udienza esce dal carcere. Non c’è più il pericolo di reiterazione del reato. Per forza: suo marito nel frattempo è stato fatto fuori sul serio. Il processo per l’aggressione dell’8 gennaio 2010 si svolge a porte chiuse a Reggio Emilia nel dicembre 2011 in un’atmosfera surre-ale, dove si va a giudizio per il tentato omicidio di un uomo che nel frattempo è stato ucciso, e del cui assassinio è accusata come mandante la figlia che è tornata dietro le sbarre.

La vicenda del tentato omicidio di Rodolfo Moretti, compresa la pianificazione del secondo tentativo non andato in porto, è tanto complessa quanto è invece semplice, lineare, quasi bana-le, quella del suo omicidio. E’ passato poco più di un anno da

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quando la figlia e la moglie dell’operaio di Luzzara sono finite in manette insieme ai loro complici. Durante quell’anno e poco più Moretti è sopravvissuto anche a un grave infortunio sul lavoro e ha tentato di riavvicinarsi proprio alle due donne che lo volevano morto. La moglie, Claudia Franchi, è ai domiciliari a Reggiolo, mentre la figlia Ylenia è pure lei ai domiciliari a Gazoldo degli Ip-politi a casa della zia Paterna, Dominique Moretti. Le due donne sono in attesa del processo per i fatti del gennaio e marzo 2010. Rodolfo Moretti mantiene i contatti con entrambe, appena può le va a trovare e tutto fa pensare che questa folle vicenda si stia ricomponendo, che il peggio sia alle spalle per tutti.

Invece è la quiete prima della tempesta. Come un fulmine a ciel sereno arriva la notizia dell’assassinio del 44enne. E’ il 20 luglio 2011: Rodolfo Moretti viene freddato con un colpo di fucile al petto, sparato quasi a bruciapelo. Teatro del delitto uno stradello in un’azienda agricola nelle campagne di Luzzara dove l’uomo nel frattempo era andato a lavorare. I carabinieri individua-no subito l’assassino: è Matteo Zanetti, cognato della vittima, marito di Dominique Moretti, la sorella della vittima che ospita in casa sua Ylenia Moretti. I sospetti che dietro quel delitto pra-ticamente senza movente ci sia proprio la figlia sono fortissimi sin dall’inizio, ma Matteo Zanettiin carcere finisce solo Zanetti, un operaio incensurato che non aveva mai avuto attriti con il cognato. “Non possiamo e non dobbiamo trarre conclusioni af-frettate – aveva commentato il sindaco di Luzzara Andrea Costa, accorso sul posto dopo avere appreso la notizia -. Certe cose non succedono neanche nei film”. Certo, perché storie come questa sono talmente nere che non possono essere inventate. Possono solo succedere. “Non volevo uccidere Rodolfo. Volevo solo spa-ventarlo” dice Zanetti al gip dopo avere confessato il delitto. Ma per gli inquirenti non ha raccontato tutto quello che sa; anche se non in maniera ufficiale gli investigatori sospettano che dietro questo delitto ci sia la figlia Ylenia, nonostante l’uomo non la tiri mai in ballo per questo delitto. Ne è convinta la moglie di Zanetti, che caccia di casa la nipote che stava ospitando. Il gip risolve la questione revocando gli arresti domiciliari della ragaz-za: non sussiste più il pericolo della reiterazione del reato. Sono i paradossi della legge, ma è un paradosso che corrisponde per-fettamente alla realtà.

L’amante diabolica.

“Quella gli ha fatto il lavaggio del cervello” commenta Domini-que Moretti a proposito di questo delitto. Ci sono voci sempre più insistenti di una tresca amorosa tra Ylenia e Zanetti. Lei, Do-minique, cerca di negare, ma nel giro di pochi mesi tutto viene a galla. Dai colloqui in carcere tra Matteo Zanetti e la moglie, sottoposti a intercettazione ambientale, viene ben presto con-fermato il legame tra l’omicida e la sua diabolica nipote. I due sono diventati amanti da diversi mesi ormai; lui stava pensando di lasciare la moglie per andare a vivere proprio con Ylenia. C’è un bel quadretto idilliaco che emerge dai colloqui in carcere, con Zanetti che spiega apertamente alla moglie che la ragazza aveva già trovato una villetta con tanto di piscina in cui andare a vivere con lui. L’avrebbe comprata con i soldi dell’eredità del padre. E sempre durante questi colloqui Matteo Zanetti chiede insisten-temente di Ylenia e di come stia, se la sua gravidanza procede bene. Perché Zanetti è convinto che la ragazza sia incinta di lui. Lei stessa glielo avrebbe fatto credere.“Ylenia? Scordatela. Non pensa più a te. Frequenta un tipo che

va spesso a casa sua”, gli risponde secca la moglie, e quanto alla gravidanza, gli dice ancora, non c’è niente di vero perché con Ylenia di vero non c’è mai stato niente. La ragazza, dice anco-ra Dominique, ha anche barato sul test di gravidanza. Ci mette un po’ Matteo Zanetti a convincersi che la nipote/amante lo ha menato per il naso per tutto il tempo. Quando alla fine realiz-za come stanno veramente le cose e come sono sempre state, Zanetti decide di parlare con il magistrato e gli racconta come Ylenia lo abbia convinto che uccidere suo fosse l’unica soluzione.

Qualche giorno prima del delitto Ylenia invia un sms a sua ma-dre dove le fa sapere di essere incinta di Zanetti. Claudia Franchi avvisa subito il marito che si precipita a Gazoldo. Rodolfo Moretti affronta il cognato: in mano ha il cellulare e gli mostra il testo di quel messaggio. Vuole spiegazioni e soprattutto gli dice che farà di tutto per portare via sua figlia da quella casa. Matteo Zanetti si vede crollare il mondo che lo circonda; il suo sogno della vil-letta con la piscina, nido d’amore per lui e Ylenia che porta in grembo la sua creatura.

Ormai Zanetti è un’arma carica e pronta a sparare. Rodolfo Mo-retti questa volta non avrà scampo. Sedotto e manipolato da una 20enne diabolica la quale, oltre ad essersi sempre detta estra-nea al delitto di suo padre ha sostenuto con altrettanta costanza che per suo zio non ha mai provato amore. Era solo sesso.

“E’ stato lui che si è montato la testa” dichiara impietosa. Ma dai colloqui intercettati emerge anche che Ylenia avrebbe voluto sbarazzarsi anche di zia Dominique e della figlia di lei, nata da una precedente relazione. E’ Zanetti che lo confida alla moglie, quando finalmente si convince di essere stato ingannato dalla sua amante. Prove concrete dell’esistenza di un piano del ge-nere non ne sono mai emerse, ma a questo punto il gip ne ha abbastanza per ordinare l’arresto della diabolica 20enne. Sono i primi di novembre del 2011 quando Ylenia torna in carcere. L’accusa è: concorso morale in omicidio.

Cronache di poveri amanti.Dal sogno della villettacon piscina alle gabbieseparate in tribunale.

Ylenia Moretti e Matteo Zanetti si ritrovano fianco a fianco nell’aprile 2013 al processo con rito abbreviato imputati di omi-cidio. Neanche uno sguardo tra loro mentre seguono il processo in gabbie separate. Neanche un cenno mentre in piedi, uno ac-canto all’altra ascoltano la sentenza. Per Ylenia è una mazzata: 30 anni di reclusione. Per lo zio esecutore materiale del delitto la condanna è a 16 anni. In appello, un anno dopo, sentenza con-fermata per Zanetti, mentre Ylenia ottiene un cospicuo sconto della pena: da 30 a 16 anni. Ultimo particolare paradossale in una vicenda altrettanto paradossale è stata, al processo di pri-mo grado, la costituzione di parte civile di Claudia Franchi, che insieme al figlio minore aveva chiesto un risarcimento solo a carico di Zanetti (circa un milione di euro in tutto). Il giudice ha negato risarcimento e provvisionale alla donna sulla base della vicenda che l’aveva vista finire in carcere per il tentato omicidio del marito nel 2010. Indegnità a succedere per la figlia Ylenia, e tutta l’eredità all’altro figlio affidato ai servizi sociali. Una brutta storia di infinita miseria morale, dove era scontato fin dall’inizio che tutti avrebbero perso.

“Non volevo uccidere Rodolfo. Volevo solo spaventarlo” dice Zanetti al gip dopo avere confessato il delitto. Ma per gli inquirenti non ha raccontato tutto quello che sa; anche se non in maniera ufficiale gli investigatori sospettano che dietro questo delitto ci sia la figlia Ylenia, nonostante l’uomo non la tiri mai in ballo per questo delitto.

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il poma capofila di un progetto di ricerca europeo

La Stroke Unit di Mantova (unità specializzata per il trattamento dell’ictus) coordinerà lo studio per l’Italia. Coinvolti 3800 pazienti e 80 ospedali. L’obiettivo al quale si ambisce è quello di prevenire le complicanze per migliorare la prognosi.

La Commissione Europea finanzia un nuovo progetto di ricerca sull’ictus denominato PRECIOUS (Prevention of complications to improve outcome in elderly patients with acute stroke - Prevenzione delle complicanze per migliorare la prognosi nei pazienti anziani con ictus acuto), nell’ambito del programma Horizon 2020. Nel consorzio europeo PRECIOUS, coordinato dal neurolo-go Bart van der Worp dell’UMC di Utrecht, in Olanda, l’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova, con la Stroke Unit della Struttura Complessa di Neurologia, rappresenterà l’Italia e coordinerà lo studio per il nostro Paese. Lo sperimentatore principale è Alfonso Ciccone, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azien-da Ospedaliera Carlo Poma. L’ictus è la seconda causa di morte e di invalidità nel mondo. I pazienti anziani sono i più colpiti e quelli a maggior rischio di complicanze, che sono proprio una delle cause principali della mortalità e dell’invalidità in seguito a un ictus. Il progetto PRE-CIOUS intende valutare se una strategia farmacologia per prevenire le complicanze più frequenti nei pazienti anziani con ictus acuto è in grado di ridurre il rischio di mortalità e invalidità a lungo termine. Lo studio è no-profit e i farmaci testati sono già utilizzati nella pratica clinica e a basso costo. Il consorzio, finanziato con 6 mi-

lioni di euro per uno studio che durerà 5 anni, coinvolge 10 Paesi europei. Verranno reclutati 3.800 pazienti in 80 ospedali. Si tratta di persone dai 66 anni in su, che verranno randomizzate, cioè assegnate con un criterio casuale al trattamento sperimentale o al trattamento standard, per prevenire le complicanze post-ictus nei primi giorni di ricovero in Stroke Unit (unità specializ-zate per il trattamento dell’ictus). “La partecipazione a progetti di ricerca collaborativi e di ampio respiro come il PRECOUS – dichiara Alfonso Ciccone - è fondamentale sia per accrescere le competenze degli operatori sanitari attraverso un confronto internazionale e non solo locale, sia per offrire opportunità terapeutiche in più ai nostri pazienti. Che l’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova sia capofila per l’Italia per uno studio di questo tipo, grazie anche alla fiducia incondizionata della Direzione Strategica nei confronti del progetto, ha un significato di grande attenzione per i nostri pazien-ti.” Il coordinatore Bart van der Worp sui benefici del progetto ha invece affermato: “Speriamo che questo trattamento preventivo con farmaci economici e sicuri consenta di migliorare lo stato di salute della popola-zione anziana con ictus in Europa e oltre l’Europa. Que-sta strategia terapeutica, semplice da somministrare e

ampiamente diffusa, potrebbe ridurre di oltre 25mila casi la mortalità e l’invalidità dei pazienti anziani con ictus nella sola Comunità Europea.” Nella Stroke Unit dell’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova, che fa capo alla struttura complessa di Neurologia, vengo-no ricoverati circa 400 pazienti all’anno con ictus acuto provenienti in prevalenza dal Pronto Soccorso; di questi, circa 300 sono ultra 65enni. Nella Stroke Unit opera uno staff addestrato 24 ore su 24, i pazienti sono quindi sot-toposti a monitoraggio continuo e si possono effettuare terapie ricanalizzanti per riaprire i vasi chiusi da un coa-gulo nelle prime ore. PRECIOUS non è l’unica esperienza di respiro internazionale, nonché di coordinamento na-zionale, per la Stroke Unit di Mantova: essa è infatti, in collaborazione con l’Università di Nottigham nel Regno Unito, da oltre un anno coordina e recluta pazienti per uno studio internazionale su un trattamento farmacolo-gico emostatico, cioè in grado di bloccare le emorragie, nell’emorragia intracerebrale spontanea (studio TICH2). Horizon 2020 è il più grande programma di ricerca e innovazione europeo con circa 80 bilioni di euro dispo-nibili per 7 anni in diversi ambiti tecnici e scientifici (dal 2014 al 2020). Dal programma Horizon 2020 ci si aspet-tano grandi scoperte, idee e innovazioni.

È stata pubblicata dalla rivista internazionale Blood Transfusion la versione in lingua inglese delle Racco-mandazioni dell’Associazione Italiana dei Centri Emofi-lia (AICE) sulla diagnosi e la gestione clinica degli ini-bitori acquisiti dei fattori della coagulazione (emofilia

emofilia,le linee guidaMassimo Franchini coordina i professionisti che elaborano le raccomandazioni dell’Associazione Italiana dei Centri Emofilia

acquisita). Il gruppo di lavoro che ha prodotto queste linee guida è stato coordinato da Massimo Franchini (primo nome della pubblicazione), Direttore del Servi-zio Trasfusionale del Poma e del Dipartimento di Medi-cina Trasfusionale ed Ematologia di Mantova. L’emofilia acquisita è una rara patologia autoimmune caratteriz-zata da un grave quadro emorragico, colpisce preva-lentemente persone anziane e in alcuni casi è associata ad altre patologie autoimmuni o a malattie tumorali. La terapia è prevalentemente basata sul cortisone per eradicare l’auto-anticorpo e sull’infusione dei concen-trati dei fattori della coagulazione per trattare gli epi-sodi emorragici. Oltre a proporre le indicazioni derivate dai recenti registri sulla più frequente condizione degli inibitori anti-FVIII (emofilia A acquisita), il documento raccoglie anche le scarse e talora non univoche informa-zioni sui rarissimi inibitori diretti contro gli altri fattori della coagulazione, con lo scopo di fornire un indirizzo diagnostico e terapeutico per gli specialisti italiani. Si

segnala l’ultima sezione del lavoro, che sintetizza le rac-comandazioni, classificandone la forza secondo il siste-ma GRADE. Questa classificazione rappresenta un’utile guida per le scelte terapeutiche dei clinici.

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centro mammografico, ancora nuovi strumenti

Un mammotone, donato da IOM, un mammografo digitale con tomosintesi e un ecografo di alta fascia migliorano la poten-zialità diagnostica e la qualità delle cure, il tutto all’avanguardia per la diagnosi del cancro.

Tre apparecchiature di ultima generazione che per-mettono di migliorare la capacità diagnostica in ambito senologico, confermando l’eccellenza del Centro Mammografico dell’ospedale di Mantova. I nuovi arrivati sono un mammotone (strumento per la microistologia vacuum assistita), un mammogra-fo digitale con tomosintesi e un ecografo di alta fa-scia, che vanno ad aggiungersi all’ecografo e ai due mammografi già attivi al Poma. L’offerta dell’Azien-da Ospedaliera Carlo Poma in campo diagnostico è completata poi dai presidi di Asola, Bozzolo e Pieve di Coriano, ciascuno dei quali dispone di un ecografo e di un mammografo. È l’unico strumento nel suo ge-nere in provincia di Mantova. Permette di sostituire l’attuale prelievo manuale con ago tranciante - che comporta una serie di almeno 5-6 passaggi in suc-cessione - con un unico prelievo. L’ago viene guidato da un software che gestisce automaticamente la ro-tazione e il campionamento dei frustoli ago-bioptici. I vantaggi di questo sistema sono notevoli: un mi-glioramento della qualità dell’esame, che richiederà un minor tempo di esecuzione e comporterà meno traumi per la donna che vi si sottopone. L’appa-recchiatura, del valore di circa 41mila euro, è stata donata da IOM (Istituto Oncologico Mantovano). L’Azienda Ospedaliera è grata all’associazione di vo-lontariato, con il suo presidente Attilio Anserini, per l’ennesimo prezioso intervento a favore dei pazienti oncologici e delle loro famiglie. La modalità diagno-stica utilizzata da questo mammografo è simile a quella della tac. Lo strumento, anche in questo caso unico in provincia di Mantova, fornisce un’immagine tridimensionale del seno, anziché bidimensionale, come avviene con i mammografi tradizionali. Ferma restando l’efficacia degli esami eseguiti con i mam-mografi già in uso, la nuova apparecchiatura miglio-ra la sensibilità della diagnostica per alcuni tipi di esami o di mammella a seconda delle indicazioni del medico. Comporta un piccolo incremento della dose di radiazioni, giustificabile però con la specificità del risultato ottenuto. La spesa per l’acquisto dello strumento, sostenuta dall’Azienda Ospedaliera, è di circa 130mila euro. Grazie a una sonda ad altissima frequenza, permette di ottenere immagini partico-larmente raffinate. Mammografia ed ecografia sono esami complementari che possono fornire, con-giuntamente, una risposta più completa. Il tumore al seno colpisce 1 donna su 8 nell’arco della vita. Il programma di screening in provincia di Mantova re-gistra percentuali di adesione di oltre il 70 per cento , con punte dell’80 per cento in alcune zone. Si rivolge alle oltre 55mila donne iscritte nell’anagrafe assisti-ti, in età compresa tra 50-69 anni, le quali ricevono al

domicilio, regolarmente ogni 2 anni, l’invito per fare la mammografia. Ogni anno in provincia vengono effettuate circa 17.000 mammografie di screening e a oltre 700 donne si richiede di eseguire indagini ag-giuntive o accertamenti per dubbio mammografico. Grazie a questo intervento di diagnosi si riesce ogni anno ad intercettare sul nascere circa 70-80 tumori maligni dei 400 che si verificano ogni anno in provin-cia di Mantova. Il cancro al seno è il più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 29 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne. È la prima causa di mortalità per tumore nel sesso femminile, con un tasso di mortalità del 16 per cento di tutti i decessi per causa oncologica. Lo screening mammografico serve a diagnosticare la malattia quando ancora non ha dato segno di sé, nelle condizioni che pos-sono garantire una buona prognosi e la guarigione. Con il vantaggio di trattamento medico e chirurgico molto meno pesanti e quindi meglio tollerabili. Lo screening mammografico utilizza come indagine di base la mammografia, attualmente ancora l’esame principe. Le donne ricevono l’invito dall’ ASl a pre-sentarsi nei centri dove si esegue la mammogra-

fia: ospedali di Mantova, Asola, Bozzolo e Pieve di Coriano, San Clemente, Suzzara e Castiglione delle Stiviere. Gli esami sono letti da due medici dedi-cati al Centro mammografico di Mantova, in cieco. Il Centro di Mantova ha un ruolo di coordinamento ed è il referente del programma di screening. Tut-ti gli approfondimenti diagnostici sono espletati esclusivamente all’ospedale di Mantova, a garanzia di un elevato livello qualitativo delle prestazioni. Dopo pochi giorni dalla mammografia, in caso di dubbio, la donna viene convocata all’ospedale di Mantova per le indagini che portano alla diagnosi. Se positiva, può entrare nel programma diagnostico terapeutico dell’Azienda Ospedaliera. Lo screening mammografico si esegue nell’ambito del Centro Senologico, polo di riferimento della senologia man-tovana dove si omogenizzano e si applicano le linee guida in materia, avvalendosi di personale medico e tecnico esperto. A partire dai 40 anni ogni donna dovrebbe sottoporsi a mammografia, unica, valida indagine per la diagnosi precoce del tumore al seno. Se asintomatica, dai 45 anni dovrebbe aderire allo screening mammografico.

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l’accademia di brera in corsiaLaboratorio con il torchio negli spazi dell’attesa, coinvolti anche familiari dei pazienti-artisti e operatori in un percorso guidato dagli studenti. La creati-vità come terapia e condivisione.

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Ma che razza di idea…Tutti parenti, tutti differenti, perché non esistono razze umane: considerazioni biome-diche, storiche e filosofiche. È il titolo del convegno che si terrà il 25 settembre a partire dalle 8, nell’Aula Magna dell’Università di Mantova (Via Scarsellini 2), e affronte-rà la genesi del concetto di razza umana per negarne la validità sulla scorta delle conoscenze biologiche acquisite. Gli studi sul genoma umano hanno infatti dischiuso nuo-vi orizzonti che permetteranno di adottare un approccio di diagnosi e cura della singola persona sulla base del profilo genetico. Approfondendo il risvolto storico, socia-le e religioso del concetto di razza si punta a informare e formare gli operatori. L’evento è stato promosso da Raf-faele Ghirardi, medico della struttura Medicina Generale di Pieve di Coriano, ed è rivolto non solo ai professionisti della salute, ma anche agli studenti dei corsi di laurea sa-nitari e a quelli del 5° anno delle scuole superiori del ter-ritorio. L’obiettivo, infatti, è dar vita a una nuova cultura, educando già i giovani, perché si parla di una questione che ha a che fare con la civiltà oltre che con la medicina. “Il dibattito sull’opportunità di cancellare le suddivisioni razziali – spiega Ghirardi – è consolidato da una serie di studi sulla genetica della popolazione. Un nome su tutti è quello del genetista Luigi Luca Cavalli Sforza, pioniere delle ricerche sul genoma che postula l’inesistenza della razza nella specie umana, anche perché l’uomo è incline allo spostamento e quindi al mescolamento. Dal punto di vista culturale siamo stati ingannati dagli aspetti esteriori, la fisionomia, il colore della pelle. Mi riferisco ad esempio al Lombroso, fondatore dell’Antropologia criminale. Per non parlare dei tremendi errori perpetrati nella storia con l’a-vallo della Medicina, che ancora oggi non ha abbandonato certe posizioni”. Introduzione dei lavori a cura di Renato Schiavello, direttore medico di presidio, coordinamento di Raffaele Ghirardi. Gli argomenti affrontati: l’errore delle razze umane (Olga Rickards, ordinario di Antropologia Mo-lecolare, sezione di Biologia, Università Tor Vergata, Roma ), il rapporto tra razza e biomedicina (Guido Barbujani, or-dinario di Genetica, Dipartimento di Scienze delle vita, Di-partimento di Biologia, Università di Ferrara), il delirio na-zista della razza pura (Frediano Sessi, storico) e il razzismo (Alberto Bonandi, docente di Teologia Morale al Seminario di Mantova e alla Facoltà Teologica di Milano). Chiuderà i lavori il direttore generale dell’Azienda Luca Stucchi.

le razze umane?non esistono

Un viaggio tra medicina, storia, antropologia e teologia. Il convegno a Mantova, il 25 settembre prossimo.

Non solo musica negli spazi della struttura Oncologia, diretta da Maurizio Cantore. Accanto alla coinvolgente esperienza di DONATORI DI MUSICA, il progetto che pre-vede l’esibizione di grandi concertisti in una delle sale d’attesa del reparto, è la volta del laboratorio artistico, condotto dagli allievi del Biennio specialistico di Teoria e Pratica della Terapeutica Artistica (Accademia di Belle Arti di Brera di Milano) e dalla direttrice, professoressa Tiziana Tacconi. Il progetto in questione, nato grazie al sostegno del direttore dell’Oncologia Maurizio Cantore e dello IOM (Istituto Oncologico Mantovano), si chiama FORMAE URBIS ed è un percorso libero e gratuito fina-lizzato a una presa di coscienza e conoscenza del sé che trasformino il pressante spazio dell’attesa in una condi-

zione nuova e viva. Il laboratorio si svolge nei locali de-stinati all’attesa e coinvolge pazienti, familiari e opera-tori. Ciascuno può partecipare liberamente a un’attività creativa che prevede lo scavo del linoleum - il signifi-cato è l’introspezione attiva, il rapporto con la materia – seguito dalla fase di stampa, attraverso un torchio, di soggetti astratti. Gli studenti, guidati dal responsa-bile del progetto Ottavio Mangiarini, hanno scoperto sensibilità inattese nei partecipanti, ottenendo ottimi risultati sia a livello estetico sia a livello di esperienza e testimonianza. Nel mese di settembre, a conclusione dell’intervento, verrà inaugurata una mostra perma-nente in reparto allestita con le opere dei pazienti e dei collaboratori. Il laboratorio si è svolto con cadenza set-timanale nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì con una durata complessiva di otto cicli di incontri a partire dal mese di maggio fino a metà del mese di luglio. La filosofia che sta alla base di questa iniziativa è, come per Donatori di musica, l’opportunità di sfruttare il lin-guaggio artistico e le sue potenzialità come strumento di comunicazione e condivisione, in grado di porre i pro-fessionisti e i pazienti con i loro congiunti sullo stesso piano, spogliati dei loro ruoli. Il lavoro è accompagnato da uno studio prospettico condotto dalla psicologa di reparto Chiara Iridile, che ha l’obiettivo di valutare l’ef-ficacia terapeutica dell’intervento artistico, attraverso questionari somministrati ai partecipanti sia all’inizio che alla fine dell’attività. La sinergia tra la Terapeutica artistica di Brera e i reparti di Oncologia è arrivata nel 2015 al decimo anno suggellando la prima decade di lavoro partita proprio nel 2005 con il laboratorio Segni di arte in oncologia che si è svolta all’Ospedale Civico di Carrara con l’allora primario Maurizio Cantore.

L’Azienda Ospedaliera Carlo Poma conta sul parere del cittadino per migliorare continuamente le sue prestazioni. Adeguandosi alla normativa vigente e alla progressiva digitalizzazione della Pubblica Am-ministrazione, si affida allo strumento digitale per somministrare due customer satisfaction: sul sito internet www.aopoma.gov.it è possibile espri-mere il proprio parere sull’attività ambulatoriale e sulle degenze, nonché sull’area web Amministra-zione Trasparente, creata nel rispetto del decreto legislativo 33 del 2013 (Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e

diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni). Nella homepage del portale, clic-cando sull’icona ‘Dai un voto al tuo ospedale’ si com-pleta on line il questionario previsto da Regione Lombardia che fino ad ora era compilabile soltanto nella versione tradizionale, un modulo cartaceo a disposizione dei cittadini. Nella stessa area, sono in consultazione i risultati delle indagini di customer satisfaction degli anni 2012, 2013 e 2014. Il que-stionario di gradimento relativo all’amministrazio-ne trasparente, invece, è pubblicato nella pagina di riferimento, a cui si accede dalla relativa icona che si trova sempre nella homepage. La sezione riporta informazioni relative, ad esempio, al personale e ai bandi di concorso, ai bilanci, all’organizzazione dell’azienda, ai contatti delle principali strutture.

customer!

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l’accademia di brera in corsia svoltaper la slamerito in parte anche di ice bucket challenge

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Soltanto un anno fa di questi tempi Facebook era pieno di video e foto di persone che si gettavano addosso sec-chiate di acqua fredda, in nome della ricerca scientifica. Il cosiddetto “Ice Bucket Challenge” era la campagna virale del momento: uno sforzo collettivo per sensibiliz-zare l’opinione pubblica e raccogliere fondi a favore del-la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica o SLA, nota anche come morbo di Gehrig. Quel fenomeno fu anche criticato e definito un esempio di “slacktivism”, o “atti-vismo da clic”: un modo per permettere alle persone di soddisfare il loro narcisismo facendole sentire utili con il minimo sforzo, e senza ottenere particolari risultati. Dopo un anno e 220 milioni di dollari in donazioni fatte soltanto negli Stati Uniti – in Italia sono stati raccolti ol-tre 2,4 milioni di euro soltanto dall’AISLA; poi ci sono la fondazione Stefano Borgonovo e l’ASLA – gli scienziati della Johns Hopkins University dicono di essere arrivati a una svolta nella ricerca sulla malattia: e dicono che il merito è almeno in parte del denaro e dell’attenzione ottenuta con la campagna. «Senza quella campagna non saremmo stati in grado di concludere i nostri studi così velocemente», ha detto Philip Wong, il professore che ha guidato il team di ricercatori. «I fondi dell’Ice Bu-cket Challenge sono solo una parte dei nostri finanzia-menti, ma hanno contribuito a rendere il nostro lavoro più semplice». Wong e il suo team hanno studiato la SLA per dieci anni, ma come ha detto anche un altro scien-ziato, Jonathan Ling, sono stati i milioni di dollari raccol-ti con l’Ice Bucket Challenge a dare ai ricercatori la sta-bilità finanziaria per realizzare una serie di esperimenti molto dispendiosi ma molto promettenti, ad alto rischio e ad alto potenziale. «Il denaro è arrivato nel momento critico, quello in cui ci serviva», ha detto Wong. La svolta nella ricerca sulla SLA ha risolto il mistero sul ruolo di una proteina che i ricercatori chiamano “TDP-43”. Circa dieci anni fa i ricercatori scoprirono che nei malati di SLA si riscontra spesso la presenza “grumi” di questa protei-na fuori dal nucleo delle loro cellule cerebrali, ma non capivano se questa fosse una causa o un effetto della malattia. In un nuovo studio sul ruolo di questa protei-na nelle cellule dei topi, pubblicato la settimana scorsa

sulla rivista Science, i ricercatori della Johns Hopkins University sono riusciti a ricostruire come la proteina TDP-43 – che in teoria ha il compito di decodificare il DNA – nei malati si scompone e diventa “appiccicosa”. Non riesce quindi a leggere il DNA e questo provoca la morte della cellula nel giro di pochi giorni. Quando i ri-cercatori però hanno iniettato nei neuroni una proteina artificiale, sintetizzata in laboratorio perché simulasse il comportamento sano della TDP-43, le cellule si riattiva-vano e tornavano alle loro normali funzioni. Questo ha generato molto interesse, perché a questo punto si ipo-tizza che un trattamento simile possa essere utilizzato per rallentare se non addirittura fermare il decorso della malattia. È un grande passo per i malati di SLA in tutto il mondo, che oggi non hanno cure o farmaci per opporsi a una patologia che di solito uccide le persone dai due ai cinque anni successivi alla prima diagnosi. Wong ha detto che ora bisognerà condurre altri esperimenti per vedere se questa proteina artificiale può essere usata per curare un intero topo – o un intero organismo – invece che una singola cellula. Se questi test dovessero andar bene, a quel punto inizierebbero gli esperimenti sugli esseri umani. Grazie alla grandissima quantità di denaro raccolto dai ricercatori, questi test sono già finanziati: dal punto di vista economico gli studi sono già coperti. La SLA è una malattia relativamente rara. Negli Stati Uniti ogni anno muoiono circa 7.000 persone per la SLA; in Italia si stima che ci siano almeno 3.500 malati e 1.000 nuovi casi ogni anno. Anche per questo l’anno scorso fu sorprendente il sostegno alla ricerca di centinaia di migliaia di persone comuni, politici e celebrità varie. Negli Stati Uniti il denaro raccolto dalle associazioni per la ricerca è aumentato in un solo anno di 41 volte. Alcuni criticarono la campagna sostenendo che un’attenzione così vasta per una malattia così rara avrebbe “cannibalizzato” i fondi per la ricerca delle altre malattie, anche quelle che riguardano molte più perso-ne. Il dottor Wong ha detto però che la ricerca non fun-ziona così: non c’è una torta di cui bisogna spartirsi le fette. «Innanzitutto le associazioni che sostengono la ri-cerca su altre malattie possono usare strategie simili per

sensibilizzare l’opinione pubblica e ottenere sostegno economico. L’Ice Bucket Challenge ha aiutato anche al-tre realtà a promuovere la loro causa. Ha fatto più bene che male». I ricercatori credono inoltre che il loro lavoro su queste proteine possa avere un impatto più grande rispetto alla sola lotta alla SLA. Wong ha detto che altre malattie – come il morbo di Alzheimer, la distrofia mu-scolare e la miosite da corpi inclusi – potrebbero benefi-ciare di una cura come quella che loro stanno studiando. «La lezione che stiamo imparando può essere applicata ad altre malattie. C’è un numero di persone molto più alto che potrà beneficiarne». (RG)

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DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSOI capolavori del Detroit Institute of Arts

fino al 10 APRILE 2016

Quasi fosse l’apertura di un nuovo museo di arte moderna, per l’eccezionale periodo di 200 giorni, il Detroit Institute of Arts si trasferisce a Genova con una selezione di cinquantadue capolavori, un’occa-sione unica per ammirare capolavori dei più grandi pittori del ‘900 nel loro periodo di massima espres-sione artistica e per ripercorrere all’inverso il tragitto che da Detroit porta al vecchio continente.

GENO

VA

Ritroviamo a Palazzo Ducale pionieri e simboli delle avanguardie: Monet, Van Gogh, Renoir, Degas, Picasso, Matisse, Kandinsky, artisti capaci di anticipare il gusto del moderno attraverso le loro tele, espressione di tutte quelle novità e stimoli che hanno carat-terizzato l’Europa di inizio ‘900. Curata da Salvador Salort-Pons e Stefano Zuffi, la mostra è organizzata dal Detroit Institute of Arts, prodotta da MondoMostre Skira insieme a Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura ed è promossa dal Comune di Genova e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. La realizzazione del catalogo è curata da Skira editore. La conferenza stampa di presentazione della mostra verrà ospitata, il giorno 21 settembre 2015, nella sede dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’A-merica in Italia, alla presenza dell’Ambasciatore John R. Phillips e del Sindaco di Genova Marco Doria. Nel 1880, uno dei fondatori del Metropolitan Museum spronava i suoi connazionali americani a “convertire la carne di maiale in porcellane, il grano e i derivati in ceramiche preziose, le pietre grezze in sculture in marmo, le parte-cipazioni alle linee ferroviarie e i proventi dell’industria estrattiva

nelle gloriose tele dei maestri più importanti del mondo”. Nasce la straordinaria avventura culturale e imprenditoriale del collezioni-smo statunitense: un inimitabile scambio tra pubblico e privato, uno scenario del tutto nuovo per il mercato dell’arte internazio-nale, che porta alla creazione e al rapido sviluppo di grandi musei, considerati strategici per la crescita culturale dell’intera nazione. Con tipico spirito americano, nel giro di pochi decenni, a cavallo del Novecento, si assiste a una vera e propria competizione per la formazione delle raccolte più complete, per l’acquisizione di opere-chiave, per la scoperta e la valorizzazione di artisti antichi e moderni. La scintillante Parigi della Belle Époque è il punto di riferimento principale, ma i collezionisti, i galleristi, gli antiquari, le case d’aste, i direttori dei musei americani sono impegnati in una continua corsa sostenuta non solo da ingenti risorse econo-miche, ma anche da un gusto aperto, libero da pregiudizi. E’ noto, ad esempio, che pittori come gli impressionisti o lo stesso Matisse sono stati apprezzati e acquistati prima da collezionisti americani (e russi), e solo in seguito apprezzati anche in Europa.

Genova,Palazzo DucaleSalvador Salort-Pons e Stefano Zuffiinfo call +39 010 8171604,www.palazzoducale.genova.it

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MilanoPalazzo Reale

a cura di Massimiliano Gioniinfo call +39 02 88451

www.comune.milano.it

LA GRANDE MADREIL CULTO DELLA DONNA NEL SURREALISMO

fino al 15 NOVEMBRE 2015

La mostra, che aprirà al pubblico dal 26 agosto al 15 novembre 2015, è il frutto di una collaborazione tra istituzioni pubbliche e private nella condivisione di un progetto che porta la grande arte contemporanea, anche nelle sue dimensioni più attuali e innovatrici, nello spazio espositivo più prestigioso della città, rappresentando l’evento di punta del calendario di Expo in città nel secondo trimestre di Expo 2015.

MILAN

O“Il palinsesto di Expo in città propone una mostra prestigiosa, ospitata in una delle sedi espositive più visitate d’Italia, Palazzo Reale, che chiude il cerchio di una proposta completa sull’arte, le sue stagioni e i suoi linguaggi. – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno – Una proposta che non solo offrirà al pubblico la possibilità di compiere un viaggio straordinario nella storia dell’arte e della cultura italiana e internazionale, ma sarà anche un’occasione speciale di approfondimento sulla figura della madre, che più di tutte incarna l’idea della nutri-zione, tema centrale di Expo2015. Un risultato reso possibile grazie alla Fondazione Nicola Trussardi nel quadro di un am-pio dialogo tra pubblico e privato, stretti in un’alleanza per la diffusione dell’arte e dellacultura”. “La Grande Madre offre uno sguardo sulla maternità e sulla condizione femminile filtrato at-traverso un secolo di opere d’arte, che ripropongono questioni oggi non solo presenti ma spesso ancora irrisolte – ha sottoli-neato Beatrice Trussardi, Presidente della Fondazione Nicola Trussardi – Questo ci permette di affrontare le problematiche legate al tema generale di Expo secondo una prospettiva di ge-nere che ribadisce la centralità delle donne nella società, ruolo molto spesso non adeguatamente riconosciuto. Nonostante gli enormi passi avanti fatti negli ultimi decenni e le azioni sociali e politiche di difesa della donna che hanno contributo a dif-fondere conoscenze e diritti anche nei paesi più poveri, molti sono i pericoli che oggi minacciano di rallentare o ostacolare il percorso di emancipazione femminile. Per questo motivo La Grande Madre può e deve essere un occasione importante per riflettere sui valori di cui la presenza della donna è portatrice in

ogni settore sociale, contribuendo a rendere Expo una piattafor-ma di ideee progetti concreti per lo sviluppo del pianeta.” Attra-verso le opere di centoventisette artiste e artisti internazionali e con un allestimento che si estenderà su una superficie di circa 2.000 metri quadrati al piano nobile di Palazzo Reale, La Grande Madre analizzerà l’iconografia e la rappresentazione della ma-ternità nel’arte del Novecento, dalle avanguardie fino ai nostri giorni. Dalle veneri paleolitiche alle “cattive ragazze“ del post femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre, a volte assunta a simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte. La madre e la sua ver-sione più familiare di “mamma” sono anche stereotipi intima-mente legati all’immagine dell’Italia. La Grande Madre sarà una mostra sul potere della donna: non solo sul potere generativo e creativo della madre, ma soprattutto sul potere negato alle don-nee sul potere conquistato dalle donne nel corso del Novecento. Partendo dalla rappresentazione della maternità, l’esposizione si amplia per passare in rassegna un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione, raccontando le trasformazioni del-la sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri. Concepita come un museo temporaneo nel quale si combinano storia dell’arte e cultura visiva,l’esposizione ricostru-irà una narrazione trasversale del ventesimo secolo, esplorando i miti e i cliché del femminile, e dando vita a una complessa ri-flessione sulla figura della donna come soggetto e – non più solo – come oggetto della rappresentazione.

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Per la prima volta la mostra di Sebastião Salgado per illy, dal titolo PROFUMO DI SOGNO. Viaggio nel mondo del Caffè, sarà proposta alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, con la collaborazione di Contrasto. La mostra è a cura di Lélia Wanick Salgado. La mostra, allestita negli spazi di Piazza San Marco, si compone di una selezione di 75 scatti più rappresentativi del viaggio fotografico compiuto dal grande maestro insieme a illy per omaggiare gli uomini e le donne del caffè: una storia di per-sone, di paesaggi, di rapporto armonioso con la terra raccontata attraverso immagini in bianco e nero dal forte impatto espressi-vo, evocativo ed emozionale. “PROFUMO DI SOGNO. Viaggio nel mondo del Caffè” si propone così come il più grande reportage mai realizzato prima dedicato al mondo del caffè. Dal 2003 ad oggi Salgado ha documentato negli anni dieci Paesi da cui illy acquista il caffè: Brasile, India, Indonesia, Etiopia, Guatemala, Colombia, Cina, Costa Rica, El Salvador e Tanzania. L’antepri-

ma dedicata alla stampa si è svolta nel maggio scorso presso la Fondazione Bevilacqua LaMasa alla presenza del grande fo-tografo Sebastião Salgado. La mostra è accompagnata anche dal libro pubblicato da Contrasto “PROFUMO DI SOGNO. Viaggio nelmondo del Caffè”, che racconta il viaggio nelle piantagioni di caffè attraverso le immagini del grande fotografo umanista e le parole di Andrea Illy, Luis Sepulveda, Angela Vettese e lo stes-so Sebastião Salgado. Il libro è curato da Lélia Wanick Salgado, moglie del fotografo. Brasiliano di origine, narratore del mondo per passione, Sebastião Salgado conosce bene la vita dei colti-vatori di caffè, avendoli osservati fin dall’infanzia: nato nel 1944 in una numerosa famiglia dello Stato interno del Minas Gerais in Brasile, luogo da cui suo padre trasportava il caffè verso i porti lungo la costa, in seguito economista alla International Coffee Organization, ha scelto negli anni di farsi testimone dello svi-luppo sostenibile del pianeta.

Sebastiao SalgadoProfumo di SognoViaggio nel mondo del Caffefino al 27 settembre 2015

Fino al 27 settembre sarà esposta alla Fondazione Bevilacqua La Masa, la mostra “Profumo di Sogno. Viaggio nel mondo del caffè” di Sebastião Salgado. In mostra una selezione di 80 scatti che raccontano gli uomini e le donne del caffè. Una storia di persone, di paesaggi, di rapporto armonioso con la terra raccontata attraverso immagini in bianco e nero dal forte impatto espressivo, evocativo ed emozionale.

VEN

EZIA

Venezia,Fondazione Bevilacqua La Masaa cura di LéliaWanick Salgadopromossa da illywww.bevilacqualamasa.it

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ARte non da pARtedi manuela torre

“La Pittura: una scienza a se.Introduzione al Postimpressionismo.”

Georges Seurat.

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La durevolezza del movimento impressionista, nonché la possibile compattezza esistente tra gli artisti, al me-desimo, aderenti, non sono da ritenersi particolarmente straordinari: dieci anni, pressappoco: dall’anno 1870 all’anno 1880, all’incirca.Ciò che, del proposito impressionista, non convince, è l’essersi come recintati, limitati, nel carattere provvi-sorio ed effimero della visione. Ecco che, mediante, so-prattutto, personalità artistiche isolate e con un termine convenzionale ed impersonale, specificante un tempo di pittura francese - con riflessioni e prosecuzioni anche nel resto dell’Europa -, incluso tra il 1886 (anno dell’ul-tima mostra impressionista) e la nascita del cubismo, viene a delinearsi il postimpressionismo (detto anche “neoimpressionismo”).E’ Paul Cézanne, a dischiudere la porta al postimpressio-nismo (e non solo; al maestro, fanno riferimento, e por-gono ringraziamento, anche tutte le avanguardie sim-boliste e sintetiste). Cézanne, infatti, seppure di espe-rienza impressionista, sceglie di superarne le premesse: iniziando dal cardine “luce” e dalla vastità cromatica impressionista, si direziona verso una sintesi, plastica e strutturale, della visione, usufruendo del disegno e di stacchi di volume, conseguiti proprio mediante il colore.Ma si procede ancora oltre con il “pointillisme”, ossia il “puntinismo” (o divisionismo); tra gli egregi rappresen-tanti, dello stesso, Georges Seurat.Una tecnica, quella del puntinismo, consistente nell’ac-costare, tra esse, molteplici e piccole macchie di colori puri, come in un prisma, fino, poi, a tasselli, larghi e piatti, di colore, ricorrendo a misteriose e precisissime leggi di misura che comandano anche la forma, per il traguardo di restituire, all’occhio di colui che osser-va, l’unitarietà del tono, senza la necessità di servirsi dell’impasto del colore; perché l’operazione dell’impasto viene affidata, direttamente, alla retina di chi guarda il quadro. Avanza la volontà di conferire, alla pittura ed al processo visivo, un vero e proprio principio e basamento scientifico; non per svolgere una pittura scientifica, ben-sì per fare, della pittura, una scienza a sé.Sul sostegno di tali intenzioni, il critico Giulio Carlo Ar-gan risolve: “E’ di fondamentale importanza, a questo punto: 1) che l’analisi della visione avvenga nel proce-dimento tecnico; 2) che, scomponendo la sensazione visiva, si riconosca che essa non è una semplice impres-

sione, ma che ha una struttura e si sviluppa attraverso un processo; 3) che il quadro venga costruito con la ma-teria-colore e che questa abbia un carattere funzionale, così come gli elementi portanti di un’architettura; 4) che il quadro non venga più considerato come uno schermo su cui si proietta un’immagine, ma come un campo di forze interagenti, formanti od organizzanti l’immagine.Per il suo carattere tecnico-scientifico, il neoimpressio-nismo è una delle grandi componenti del movimento modernista, che riscatta la pittura dalla condizione di inferiorità ed inattualità, in cui la pone lo sviluppo delle tecnologie dell’industria e, particolarmente, della foto-grafia.”

Georges Seurat, Modella seduta di schiena,1887 circa, olio su tavola, 15,5 x 24,5 cm,

Parigi, Musée d’Orsay

Georges Seurat, Bagnanti a Asnières,1883-84, olio su tela, 201 x 301 cm,Londra, National Gallery

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CLose UP

di marco brioni

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Alfred Stieglitz è sicuramente uno dei più grandi foto-grafi del ‘900. Per altro, la definizione di fotografo gli va decisamente stretta: come spesso accade in queste figure quasi mitologiche proprie di un’epoca passata, in lui si fondevano innumerevoli qualità: fotografo, abbiamo detto, ma anche gallerista, editore e critico. Grazie alla “Gallery 291” da lui fondata e diretta, arri-vano oltreoceano grandi artisti europei come Auguste Rodin, Paul Cézanne, Henri Rousseau, Pablo Picasso, Henri Matisse, Costantin Brâncusi e George Braque. Con la rivista “Camera Work” di cui fu direttore, condu-ce gli americani verso un nuovo modo di intendere la fotografia, negli anni delle continue battaglie etiche ed umane tra “pittorialisti” e “straight photographers”. I primi ritengono che la fotografia, come figlia minore della pittura, debba aspirare il più possibile alla nobile arte dei pennelli, attraverso qualunque artificio este-tico. Il risultato sono stampe eteree, spesso modificate in fase di stampa, al solo fine di imitare ciò che era sta-to fino a quel momento l’unico mezzo di riproduzione del reale. Inutile dire che i risultati non fanno che au-mentare il divario ideologico tra le due arti spingendo la pittura a reinventarsi in quello che furono i magnifi-ci movimenti dei primi anni del ‘900.Dall’altra sponda del fiume siedono gli “straight pho-tographers” ovvero coloro che pensavano alla fotogra-fia come un mezzo per documentare il reale esatta-mente così come lo conosciamo. Celebre in questi anni la nascita del gruppo f64 con Ansel Adams, Edward Weston e molti altri che si riuniscono al fine di definire la fotografia come puro e semplice mezzo per docu-mentare la realtà così com’è, senza filtri, nel modo più diretto (straight) possibile. In questa perenne disputa si inserisce l’opera di Stieglitz. Nato a Hoboken (NJ) da una famiglia tedesca di origine ebree, studia in-gegneria meccanica al Politecnico di Berlino dove, per la prima volta, prende contatto con la macchina foto-grafica. I suoi primi lavori ricalcano la già menzionata corrente pittorialista, tanto che nel fondare nel 1902 il gruppo Photo-Secession si prefigge di “far progredire la fotografia come espressione pittorica; promuovere incontri e associazioni fra gli americani che praticasse-ro l’arte o vi fossero comunque interessati; organizzare esposizioni non necessariamente limitate alle produ-zioni della Photo-Secession o alle opere americane”. Ben presto però Stieglitz si staccherà da questa poeti-ca pittorialista passando dal riprendere soggetti belli in se per se (un tramonto, un fiore) a soggetti norma-

lissimi, presi dalla vita di tutti i giorni, che diventano immensamente più poetici nell’atto dello scatto foto-grafico. A tal proposito memorabile la fotografia The Terminal. Dice Stieglitz: “Per terra c’era la neve. Un cocchiere in impermeabile dava da bere ai suoi cavalli fumanti. Sembrava ci fosse qualcosa di strettamente legato al sentimento profondo per ciò che avevo visto qualche sera prima a teatro. Decisi allora di fotogra-fare ciò che c’era dentro di me. I cavalli che fumavano e la solitudine che provavo nel mio Paese, tra la mia stessa gente, sembravano, in qualche modo, legati a quel che avevo provato vedendo la Duse ne La signora delle camelie. Ho pensato a che fortuna avevano quei cavalli ad avere almeno un uomo che gli dava da bere. Ed era la solitudine ad avermi fatto vedere quell’uo-mo”. Il passaggio è compiuto: non vi sono soggetti più artistici e altri meno. Qualunque soggetto, anche se catturato in modo diretto, può diventare arte a con-tatto con il negativo.In tal senso svolse un compito importantissimo la rivi-sta Camera Work, nell’affrontare sotto una nuova luce le sfide architettoniche che la metropoli newyorkese metteva davanti all’obbiettivo di Stieglitz. Uno su tutti è l’edificio che ipnotizzò il suo obiettivo: il Flatiron Bu-ilding. Sentite cosa scrive Stieglitz a proposito: «Quando riguardo a quei primi giorni, quando il Fla-tiron era una delle mie passioni, ripenso a mio padre che mi diceva: “Alfred, ma perché fotografi quel palaz-zo orrendo?”. “Perché, papà? Non è orrendo, quella è la nuova America. Quell’edificio è per il nostro Paese quello che il Partenone è stato per la Grecia”. Mio pa-dre era disgustato. Non aveva visto il lavoro con l’ac-ciaio per tirarlo su, né gli uomini all’immenso cantiere. Non capiva quella struttura magnifica: la leggerezza combinata alla solidità. Ma alla fine, quando gli feci vedere le foto che avevo fatto, disse: “Non riesco a ca-pire come tu sia riuscito a tirar fuori cose così belle da un edificio così brutto”». Graham Clarke, storico della fotografia, spiega così questa importante serie di fo-tografie:«The Flatiron è un’immagine che mostra come Stieglitz intenda la macchina fotografica come un passaporto per una realtà più alta, una forma ideale che produ-ce un senso di rivelazione. L’immagine è offerta come pura presenza. Vi è, per così dire, una qualità poetica della scena, una chiarezza sulla quale si fonda il suo potere come immagine a sé stante. Rimane la foto-grafia di un solo momento, una condizione unica, ma

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alfred stieglitz nel modo più (straight) possibile.

che il fotografo ha catturato e trasformato attraverso la gamma e la sottigliezza di una stampa in bianco e nero». Quella che oggi molto commercialmente viene definita “street photography” affonda le proprie radici in questo periodo importantissimo per la fotografia, periodo caratterizzato dalla crescente consapevolezza della fotografia come arte, ma allo stesso tempo in continuo contrasto con la propria natura di riprendere

istantaneamente ed in modo diretto (straight) il mon-do intorno a noi. La banalizzazione a fini commerciali del genere della “street photography” da parte dei ca-nali di diffusione amatoriale della fotografia non deve trarre in inganno sulla complessità di un genere che fa della conoscenza dei propri predecessori un punto di partenza fondamentale ed indispensabile per chi vi si avvicina.

_Alfred Stieglitz - The Terminal

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RISTORANTE PIZZERIA

di DAVIDE FORONIVIA PEDAGNO 56 - 46044 GOITO MN

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Libriamo Libridinedi GIUSEPPE BARRECA

Marcelo Figueras è nato nel 1962 a Buenos Aires. Scrittore, sceneggiatore e giornalista, alla fine del 2000 ha visitato Israele e Palestina per seguire la seconda Intifada. Oltre al fortunato Kamchatka uscito nel 2013 per L’Asino d’oro edizioni, ricordiamo i suoi romanzi El muchacho peronista, La batalla del calentamiento e El rey de los espinos e le sceneggiature di Plata quemada e di Las viudas de los jueves. I suoi libri sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, russo, ebraico, polacco e olandese.

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Chi ha giocato a Risiko la conosce. Gli altri quasi certamente no, anche se sono esperti di geografia: “Kamchatka”. È una penisola dell’Estremo Oriente russo, un luogo remoto. Ma è anche una regione del gioco del Risiko, un territorio da conquistare o da difendere, a seconda dello svolgimento del gioco. Per Harry (è un nome di fantasia), il piccolo protago-nista del romanzo di Marcelo Figueras si tratta, soprattutto, dell’ultima parola che gli disse suo padre prima di scomparire, prima di diventare un desaparecido. Questo saluto non viene descritto nel libro come un momento solenne né retorico, an-che perché nessuno sa che sarà l’ultimo; certo, tutti temono che possa esserlo, quantomeno gli adulti.

L’autore rilancia la fiducia nella capacità umana di raccontare storie, anche quelle terribili; e il lettore gli è grato, perché la pesantezza della situazione vissuta dalla famiglia in fuga ra-ramente intacca la scorrevolezza della narrazione. Agli occhi di un bambino, poi, questa fuga si colora dei tratti dell’av-ventura: l’improvviso abbandono della scuola, la fuga dalla casa di Buenos Aires, il nascondiglio in una casa fuori città, la nuova scuola, l’amicizia con il giovane uomo Lucas (anch’egli in fuga e anch’egli futuro desaparecido), la clandestinità, l’as-sunzione di una nuova e falsa identità. Sono tutti avvenimen-ti che il bambino affronta con la sua mentalità testarda, inge-nua, fantasiosa, aiutato anche dalla leggerezza del fratello, il “Nano”, un bimbo di cinque anni. Per esempio, la preoccupa-zione principale del protagonista, quando la mamma li porta verso il nascondiglio, è quella di non poter rivedere i compa-gni di classe, di aver abbandonato i proprio giochi, i libri, il Risiko, il barattolo di Nesquik. Ma gli avvenimenti che vivrà lo fanno anche crescere: perché nei momenti drammatici, ben-ché i genitori cerchino in ogni modo di apparire tranquilli, egli osserverà la paura nei loro occhi e, da bambino, intuisce che c’è pericolo, ma non sa elaborare razionalmente questa intui-zione. Forse è un bene: perché per lui non è giunto ancora, per fortuna, il tempo di rendersi conto della tragedia che la sua famiglia sta vivendo. Questo tempo verrà quando sarà adulto.

All’epilogo, l’ultimo capitolo, il cerchio si chiude. Il momento del saluto definitivo al papà apre e termina il libro. La frase che contiene la parola “Kamchatka” non è pronunciata ca-sualmente: qualche sera prima di quell’addio, Harry è riuscito

KAMCHATKAAutore: Marcelo FiguerasEd: L’Asino D’oro

finalmente a battere il papà giocando a Risiko. Non era mai successo prima. E mai succederò dopo. Quella parola, quel ri-ferimento a un gioco, inserita in un saluto di commiato che il padre teme possa essere definitivo, è un segno d’amore, per-ché è l’estremo tentativo di tenere fuori il bambino da quella tragedia, proteggendolo, temporaneamente, da un dolore immenso, che egli proverà soprattutto negli anni successivi, quando comprenderà, quando gli racconteranno la storia dal punto di vista dei suoi genitori. La mamma e il papà di Harry hanno cercato di proteggere i figli, di rendere la loro vita ac-cettabile anche nei mesi della clandestinità. Ormai, però, è giunto l’epilogo.

Il libro di Figueras non è un romanzo storico, né un’autobio-grafia. Racconta una storia verosimile, traccia il quadro di una tragedia nazionale dal punto di vista particolare di un bam-bino reso orfano senza colpa. Un regime dittatoriale uccide i suoi oppositori, ma così facendo non crea solo delle vittime in carne e ossa. Perché per ogni oppositore assassinato, fatto sparire, ci sono altre persone che, pur non eliminate fisica-

mente, verranno in qualche modo menomate, derubate di una parte di sé: sono i figli, le mogli, i mariti, i familiari della persona uccisa. Al numero delle vittime andrebbe dunque aggiunto quello delle persone distrutte interiormente, perché private di una persona cara e amata.

Eppure, nonostante tutto, per Figueras raccontare è una salvezza, perché significa trasmettere qualcosa a qualcun altro, che vive in un tempo e in un luogo diversi, ma che può intercettare una storia, raccontarla a sua volta, rilanciar-la, diffonderla: “Io credo che le storie non finiscano, perché anche quando la vita esaurisce la propria energia dà vita ad altre vite. Un corpo morto (pensate agli embrioni) non fa che moltiplicare la vita che vive sottoterra, perché dia frutti sulla terra e nutra i tanti che, a loro volta, morendo daranno vita. Finché ci sarà vita in questo universo, nessuna storia finirà del tutto: si trasformerà. Quando moriamo, il racconto della no-stra vita si limita a cambiare di genere: non più un poliziesco, una commedia, una storia epica, ma un libro di geografia, di biologia, di storia”.

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TEATRO MAGRO_a cura di Kati Gerola

OPEN DAYand more

Il mensile di libera informazione per liberi lettori stampato su carta riciclata certificataRedazione e Direzione via Romanello 7 Goito MN | tel + fax 0376.60291 | Stampa Studio Grafico Mela+a | Registrato presso il Tribunale di Mantova n° 01/2012 del 24/02/2012

Impaginazione Studio Grafico Mela+a | Editor Pamela Moreschi | Capo Redattrice & GhostWriter Olga AnnibalettiIn collaborazione con Baldus, Kati Gerola, Francesca Venturini, Annalisa Venturini, Marco Stoppa, Denise Izzo, Sebastiano Ricci, Manuela Torre, Jesse Genovesi, Vera Mascoli,

Matteo Bruni, Giacomo Rebecchi, Giuseppe Barreca, Sabita Esposto, Marco Stoppa, Paola Lazzarini, Giulio Cisamolo, Manuel Garini, Marco BrioniSinergie attive con Teatro Magro, Gattacicova, Arte Dell’Assurdo

Contatti [email protected] | [email protected] | www.losguardo.eu | www.facebook.com/losguardo | www.issuu.com/_losguardoPer la vostra pubblicità all’interno de Lo Sguardo [email protected]

L’estate è costellata di innumerevoli eventi teatrali e di festival che permettono di fare il pieno di spettacoli. Ognuno di questi eventi ha una portata e uno spirito diversi, interessanti da esplorare in relazione alla loro visione artistica, e al rapporto che essi instaurano con il pubblico e la propria cittadinanza.

Qua mi permetto di segnalare le manifestazioni che ho potuto vedere di persona, ma sarebbero molte altre, ed estremamente composite le realtà che meriterebbero di essere menzionate. Quando si parla in maniera generica di crisi della cultura e dell’arte, non si tiene effettiva-mente in considerazione il fermento artistico che in verità caratterizza con vivacità il panorama nazionale. Santarcangelo dei Teatri si è svolto dal 10 al 19 luglio a Santarcangelo (RN) ed è il più antico festival italiano dedicato alle arti della scena contemporanea, e uno dei più significativi appuntamenti europei nell’ambito del teatro e della danza. Nato nel 1971 da una strettissima relazione tra città e progettualità artistica, si è fondato nel segno della dimensione internazionale e del rapporto con la piazza, ponendosi da subito all’incrocio tra le due dimensioni che, costantemente ripensate e rideclinate, lo caratterizzano da sempre: l’internazionalità delle presen-ze artistiche e il rapporto con lo spazio pubblico di Santar-cangelo e con la collettività dei suoi cittadini.Questa quarantacinquesima edizione si è rivelata una riflessione collettiva sulla politica e sul ruolo politico del cittadino. Ruolo che va messo in discussione data la can-crena che caratterizza lo scollamento tra rappresentanti politici e cittadinanza, data la disaffezione per la res pu-blica. Santarcangelo riesce nel proprio intento, talvolta

provocando, altre volte riflettendo pacatamente, per instillare un embrione di pensiero, e comporre così un quadro organico di punti interrogativi che il pubblico non può fare a meno di raccogliere. Direction Under 30 è il festival creato dai giovani per i giovani, non a caso il suo motto recita così: “Un festival teatrale che va in direzione di compagnie under 30, in-teramente diretto da giurie under 30, recensito e com-mentato da critici under 30.” L’importanza di dedicare un momento a chi fatica a trovare il proprio spazio, è la dimensione essenziale del festival, che, coinvolgendo pubblico, giurati e critica, riesce a creare una dimensione di condivisione sociale ed artistica che La manifestazione è organizzata dal Teatro Sociale Gual-tieri, spazio pubblico un tempo abbandonato e rimesso in piedi grazie alla volontà di alcuni giovani under 30, appunto, che lo hanno riaperto con una programmazione ogni anno sempre più interessante. Il festival di quest’anno, a Gualtieri (RE) dal 23 al 26 luglio, ha premiato Amleto fx, di Vico Quarto Mazzini, votato dal-la giuria popolare, e L’amantide – Love macht frei, votato dalla giuria critica. Drodesera, che ha avuto luogo dal 26 luglio al 2 agosto a Dro (TN) è giunto alla sua trentacinquesima edizione, con il tema Motherlode, ossia vena-madre da cui estrarre il metallo più prezioso, luogo dal quale l’arte può e deve at-tingere per restituire una visione utile, complessa, strati-ficata, in una parola “aumentata”, della realtà. Ubicato in una centrale idroelettrica parzialmente dismessa, il festi-val colpisce per la sua dimensione ieratica e atemporale, in una fusione armonica con la natura. A settembre, il rientro dalle ferie è sancito dai due festi-val Short theatre e Romaeuropa Festival, due punti di riferimento all’interno della capitale, che nel suo eco-sistema artistico offre pureuna programmazione stermi-nata seppure molto frammentaria.

Nel frattempo, Teatro Magro sta preparando tutta la sta-gione invernale.

A settembre i consueti corsi teatrali: l’offerta è ampia, con corsi per bambini, ragazzi, anziani, adulti. Sul sito di Teatro Magro si trova il programma completo con orari, costi e modalità di iscrizione. Attenzione però alle date: se ci si iscrive entro il 31 agosto si gode di un piccolo sconto. Per conoscere invece le modalità di lavoro di Teatro Magro, si può partecipare all’Open Day giovedì 24 settembre dalle ore 17.30.

Sempre a settembre, da segnalare l’appuntamento sa-bato 12 settembre dalle 23 alle 2 al Teatro Sociale, nell’ambito del Festivaletteratura. Un’intera notte di musica, danze e terrore, un happening destinato a tornare ciclicamente nei sogni più spaventosi di chi avrà la fortuna di parteciparvi. Ad esaltazione del percorso di bibliografie e letture dedicato al racconto gotico italia-no, Festivaletteratura organizza un vero e proprio incubo notturno durante il quale si alterneranno performance dark, dj set d’autore ed eccessi visionari. Sul palco del Teatro Sociale si alterneranno gli strazianti lamenti della Didone del Principe Maurice e le cupe atmosfere evocate da Isabella Santacroce, gli amours maudits di NicoNote e le stravaganze della Marchesa Casati Stam-pa, tornata nelle mortali spoglie di Alessandro Pezzali. Una veglia d’orrore pensata per chi vuole tenere deste le proprie paure. Ingresso € 15.

_EVENTI ESTIVI _TEATRO MAGROAL VIA LA PREPARAZIONE DI TUTTA LA STAGIONE INVERNALE 2015/2016

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a cura di giuseppe barrecacine

Un verso del poeta Giuseppe Gioac-chino Belli chiude il film spiegando il senso del titolo.Il verso recita: “... e già la Comma-raccia secca de strada Giulia arza er rampino”. Dunque la “commare” è la morte, e in questo film d’e-sordio di Bernardo Bertolucci alla regia, la sua presenza è per-vasiva. Il film è ambientato nei luo-ghi della periferia romana: i suoi protagonisti sono di estrazione po-polare, una volta si sarebbe detto “proletaria”. Non è difficile rico-noscere le atmosfere che Paso-lini aveva descritto nel suo ro-manzo Ragazzi di vita, e non ci si stupisce del fatto che lo scrittore friulano abbia steso il soggetto del film, oltre a collaborare alla sce-neggiatura (cui ha lavorato, oltre a Bertolucci, anche Sergio Citti). La capacità di Pasolini e Bertolucci di rappresentare in modo “espres-sionistico” e poetico, la Roma po-polana d’allora è sorprendente, e diventa forse il tratto più riuscito e valido del film.Oltre a ciò, il film possiede un ca-rattere poetico, coerente con quel che Bertolucci dichiarò in un’in-tervista del 1962 a “Il Giorno”, al-lorché affermò che la forma d’arte che più rassomiglia al cinema è la poesia. A questo proposito, recen-sendo La commare secca nel 1962, Alberto Moravia scrive: “le parti migliori del… film… a par-tire dall’episodio del soldato dimo-strano la felicità oscura e lieve del trattamento, il carattere misterioso della scelta del personaggi, la gra-zia e il ritmo narrativo e soprattut-to quel tanto di inespresso ch’è pro-prio dell’espressione poetica”.(Cfr. A. Moravia, Cinema italiano. Recensioni e interventi 1933-1990, Bompiani, Milano 2010, p. 468).

Lacom-maresecca

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Questa sua origine letteraria ha reso il film forse un po’ troppo “romanzo”, ma non ha certamente impedito agli autori di creare una storia appassionante e disperata. I protagonisti sono popolari, “ragazzi di vita”, appunto; un borseggiatore che ruba oggetti alle coppiette, un “pappone” che gira assieme alla sua amante, nonché usuraia, a riscuotete le quote dalle loro protette; un soldato calabrese in cerca di avventure, due ragazzi che incontrano due fanciulle alle quali vogliono pagare la cena, e che, per far ciò, derubano un omosessuale (il quale quando è inquadrato fischietta la melodia di Fac-cetta nera); infine, un vagabondo friulano. Il fatto che conduce tutte queste esistenze precarie a in-trecciarsi, è l’uccisione di una prostituta in riva al Tevere. Il film segue le vicende di questi personaggi durante la giornata che ha preceduto l’assassinio, raccontate attra-verso l’interrogatorio svolto dal poliziotto che sta svol-gendo le indagini. Il poliziotto non è mai inquadrato perché quel che interessa al regista non è la vicenda da libro giallo, bensì la vita di questi protagonisti, di questi popolani, la cui esistenza è in biblico tra legalità e ille-galità. I flash-back rappresentano pezzi di vita povera e precaria, e creano dei quadri dotati di una forte carica espressiva: ognuno di loro avrebbe potuto uccidere la prostituta, in fondo, e la possibilità che solo uno di essi l’abbia materialmente fatto appare una coincidenza, un fatto fortuito. La condanna nei loro confronti, prima

ancora che penale, è sociale: essi sono i primi sospettati quando viene compiuto un crimine. Se possono essere innocenti dal punto di vista personale, non lo sono mai da quello sociale.Queste persone emarginate hanno, nel film, la sfortu-na di esser stati tutti visti la sera dell’omicidio al parco dove la prostituta uccisa “lavorava”; questa circostanza li rende subito sospetti, e il tono del poliziotto non lascia dubbi: il colpevole è uno di loro. La sensazione, però, è che questa convinzione (che si rivelerà esatta) non sia dettata tanto dalla logica (poiché effettivamente solo queste persone hanno percorso il parco poco prima che la donna fosse uccisa), ma dall’idea che solo gente abituata a frequentare ambienti equivoci, a vivere di espedienti, possa essere responsabile di tanta ferocia, all’apparenza immotivata. Tuttavia La commare secca non è solo una pellicola di denuncia, dal momento che l’afflato poetico che guida il film esclude un diretto riferimento politico, ideologico o sociologico; al contempo, non si tratta nemmeno di un film verista, quanto di una pellicola che crea uno squar-cio artistico esponendo aspetti di una realtà urbana e sociale autentica, eppure filtrata attraverso la poesia. La stessa struttura del film, la successione delle scene, è lontana da ogni forma di realismo, giacché il racconto della vicenda è svolto seguendo le prospettive dei di-versi personaggi.

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Infatti, mentre essi raccontano cosa hanno fatto durante il giorno e come mai sono finiti, la sera, in quel parco, lo spettatore, grazie a degli intermezzi scenici, osserva la prostituta che sarà uccisa mentre si prepara per andare a “lavorare”; ogni volta che comincia un nuovo “capitolo” del film (qui il parallelo con un romanzo è netto), si vede per qualche istante la prostituta che compie uno dei tanti gesti quotidiani: svegliarsi, alzarsi, lavarsi, vestirsi. La donna, a casa sua, si prepara mentre scoppia un tem-porale e, tutti i sospettati, raccontando la loro giornata, ricorderanno il forte temporale cui sono andati incontro e che ha influenzato il loro gironzolare per Roma. L’ac-costamento di questi momenti diversi è molto efficace, perché spezza la linearità temporale del racconto, senza però fargli perdere unità; per cui se, durante la prima deposizione del primo sospettato, la donna si alza dal letto, verso la fine, all’ultima deposizione, ella è pronta, ed esce di casa, andando incontro alla morte. Poco importa alla fine chi sia il colpevole, né è fonda-mentale raccontare come finisce il film. Diciamo che lo spettatore attento capirà ogni cosa con congruo anticipo; gli autori di certo non nascondono nulla, ma lasciano esprimere i personaggi sulla scena, i quali, presi singolarmente, rappresentano uno strato sociale diseredato ed emarginato. Quando però vengono visti nell’insieme dell’intreccio della vicenda, costituiscono una sorta di quadro desolante sulla povertà delle peri-ferie romane, colorato con caratteri espressivi marcati. Si riconoscono i tratti dell’emarginazione, della dispera-zione, dei piccoli espedienti per vivere e di una specie di atavico senso di colpa, in loro instillato dalla classe dominante. La loro colpa sembra solo quella di essere capitati nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Ma questo errore è qualcosa che caratterizza la loro vita, e la giornata che Bertolucci ha raccontato è il simbolo di una esistenza intera. Anche chi di loro sa di non essere colpevole trema come una foglia quando si trova in que-stura, perché conosce il pregiudizio che grava su di loro a causa della loro condizione sociale. Questo sentimento di essere colpevoli sempre e co-munque conduce i due ragazzi che avevano derubato l’omosessuale, benché innocenti, a scappare quando le

“guardie” si presentano nelle loro povere case. Uno dei due decide di attraversare il fiume. Ma questa scelta gli è fatale: è una scena che ne ricorda una del romanzo Ragazzi di vita di Pasolini, allorché un ragazzo di vita annega nel fiume Aniene: “Genesio ormai non resisteva più, povero ragazzino, e sbatteva in disordine le braccia,

ma sempre senza chiedere aiuto. Ogni tanto affondava sotto il pelo della corrente e poi risortiva poco più in basso; finalmente quand’era già quasi vicino al ponte, dove la corrente si rompeva e schiumeggiava sugli sco-gli, andò sotto l’ultima volta, senza un grido, e si vide solo ancora per un poco affiorare la sua testina nera”.

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Chiara Ferretti – Fashion Journalist ha scritto di lui “Manuel Garini nasce a

Mantovail 28 luglio di qualche anno fa,

segno zodiacale Leone.Fin da piccolo dimostra di possedereun’innata creatività e senso estetico.

Inizia a lavorare nella modaappena abbandonatigli studi a soli 18 anni,

come semplice commessodi una Jeanseria

e nel frattempo fa il fotomodelloper arrotondare.

Una carriera in ascesaquella di Manuel,

che da allora ha collaboratocon le più grandi catene

e boutique del lusso del nord Italia,curandone allestimenti,

vetrine e come personal shopper.Oggi dirige una delle più importanti

boutique italiane situata nelcentro storico di Mantova,

Via Verdi 41,del gruppo Bernardelli.

Grazie alla sua gestione,la storica boutique mantovana,

da sempre famosa per lasua immagine classica

e anni ’80, ha iniziato a guadagnareuno stile più raffinato,

sia nel gusto di vetrine ed allestimentisia nella scelta dei Brand

di alto livello e prime linee.Manuel, segue in prima persona,

affiancato dall’aiuto didue grandi collaboratrici,

forte della fiducia e degli insegnamenti del sig. Stefano Gozzoli,

ogni singolo aspetto della boutiqueincluso il marketing e i social network,

captandone da subito l’importanza(ad oggi Via Verdi 41 su Facebook

vanta oltre 9.300 followers).

il salvavita: la sneaker!_di Manuel Garini

Prendi una donna che lavora tutta la settimana e nel suo giorno libero DEVE obbligatoriamente andare a fare la spesa. Molto probabilmente uscirà di casa così, alla “vacca maniera”, con il capello che ha preso la tipica piega del più famoso dei parrucchieri, il divano, il trucco assente, una t-shirt smunta ed un pantalone di felpa jer-sey. “Tanto chissenefrega al supermercato chi vuoi che mi veda, alla fine mi servono 3 cose, carote, bresaola e frutta, faccio presto…”

TANA PER L’ORRORE!

Ma proprio appena arriva lì si accorgerà che in quel Santo momento, dovevano per forza andare al supermercato anche: la madre del com-pagno, la ex collega stronza, il barista figo, la pediatra della nipote e perché no anche l’ex fidanzato che “l'ha mollata per una più bella”…

MADRE DI DIO

46cento.com | [email protected]

Ecco. Alla fine le tre cose che servivano al supermercato diventa-no magicamente carote, Martini Bianco e nutella.Un accessorio che potrebbe salvare la drammatica situazione (a parte l’occhiale da sole con lenti modello cerchione da SUV) è si-curamente una SNEAKER alla moda: grintosa e perfetta per ogni occasione. Renderebbe il “look spesa” molto più street\rock e meno sciatto. Consiglierei ad ogni donna una sneaker in pitone verde smeraldo o in strass molto luminosa, rossa rubino o blu cobalto per impreziosire il look “dell’ultimo minuto” ma soprat-tutto per spostare l’attenzione dai capelli sciupati o dai pantaloni poco fashion. Dopo aver esaminato, studiato, indossato ed acqui-stato tantissimi brand, anche leader nel settore della calzatura, per quanto mi riguarda i brand migliori in tema di sneakers sono due, entrambi assolutamente MADE IN ITALY e HAND MADE:Golden Goose Deluxe Brand ed ISHIKAWA.

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Entrambi, sia da uomo che da donna, sono in grado di regalare forti emozioni. Anche perchè, diciamoci la verità, non si tratta di scarpe “regalate”, anzi hanno un prezzo piuttosto importante… ma almeno questi due Brand rappresentano l’eccellenza nella categoria ed hanno prezzi diversi tra di loro, adatti a tutte le tasche.

Prendiamo, ad esempio, un impiegato che ha l’obbligo morale di indossare al lavoro giacca e cravatta. Dovrebbe indossare, per completare il look, una scarpa inglese in vitello spazzolato con doppio fondo in cuoio, rigidissima (non necessariamente, in quanto ci sono calzaturifici italiani che lavorano pellami di qualità e molto morbidi) per essere a posto con la sua coscienza.Io dico di no. La SNEAKER è diventata ormai un passepartout che può rendere anche un completo formale, meno pomposo ma non per questo meno elegante.

Per l’uomo in abito (ipotizzando un abito basico grigio o blu) consiglio la sneaker bianca con in-serti (solitamente la Stella) grigi o di colori forti. In aggiunta, camicia bianca, con primo bottone del colletto aperto, sostituiamo la cravatta con una pochette da taschino bianca (o del colore della camicia) ed il gioco è fatto. Quest’uomo sarà più attraente, più attuale ma soprat-tutto più comodo.Ovviamente, non dimentichiamo che “l’habitat” naturale delle sneakers è il look casual, con Je-ans, felpa chic e un parka militareggiante.

Tutti i più grandi stilisti ed importanti brand del setto-re stanno facendo a gara per lanciare le running più alla moda. Da Burberry a Dior, da Prada a Hogan a CHIUN-QUE. Le “Running” che preferisco sono le PREMIATA WHI-TE e le SAUCONY che sono i brand che propongono nella loro originalità il modello running come basico.Di seguito una veloce gallery di alcune Running disegnate da grandi brands.

facebook.com/46cento

Ecco, più o menoho reso l'idea? Bravi!

Se invece non avete capitonulla farete la fine del poveroKevin Costner che null'altro

gli rimane che “camminar in una ValleVerde”.

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3Tra le sneakers negli ultimi anni stanno spopolando le running, il classico model-lo di scarpa da corsa NIKE o ADIDAS per intenderci. Che stanno lanciando modelli a go go con varie celebrities, o personaggi più o meno conosciuti (tipo le varie Ma-nuela Arcuri americane per capirci, cioè a questi livelli), che stanno avendo un suc-cesso pazzesco. Un esempio su tutti sono le Yezzy Boots disegnate da Kanye West per Adidas, che sono andate sold out dopo pochi minuti dalla messa in vendita.

MONEY HONEY!

Matthew Goodman in Hogan

Burberry

Yezzy Boots ai piedi di 46cento

Premiata White + Golden Goose+ Garavani + Dsquared2 + Hogan + Yamamoto

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_pic di Valentina Piccoli

caleidoscopio

a cura di vera mascoli

La mia irlanda“ireland is where strange tales begin and happy

ending are possbile.” _Charles haughey

Un’isola color smeraldo, un mare in tempesta, un cielo ricamato dalle nuvole, un vento ribelle: l'Irlanda. Un paese che ho riscoperto poco a poco, tra le vie di Tem-ple Bar, le strade di campagna costeggiate dai muretti a secco, i sentieri sul mare incorniciati dalla ginestra selvatica, i parchi sconfinati e le spiagge incontaminate. L'Irlanda, una terra dal clima rigido, dal carattere forte e combattivo come l'anima celtica che le batte in petto, ma oltre la dura corazza si schiude un'anima acco-gliente e festosa. L'Irlanda è vivere a contatto con la natura, affacciarsi dalla finestra e vedere una volpe che si aggira tra le strade del quartiere alla ricerca di cibo, è ammirare un ciliegio in fiore che si staglia fiero all'interno di un cortile di una scuola, è restare senza parole nell'osservare i daini liberi nella tranquillità di Phoenix Park, sono le centinaia e centinaia di pecore dal candido vello che brucano nelle campagne. Dublino, la città dell'arte, un museo a cielo aperto: decorata dalle centinaia di graffiti che la animano, la rendono viva; grazie ai loro colori accesi e alle parole incise. Quei muri rispecchiano una città frizzante, viva e ricca di energia. Una città che dà il meglio di sé per le strade, con i suoi artisti: musicisti, giocolieri, mangia fuoco, equilibristi. Ogni domenica lungo le cancellate di Merrion Square pittori di ogni nazionalità espongono i loro quadri: opere incorniciate nell'elegante cornice delle case geor-giane con le porte dai colori sgargianti, le aiuole curate e l'imperturbabile Oscar Wilde che osserva la vita scorrere sotto i suoi piedi seduto su una roccia. Dublino è la letteratura di Joyce che aleggia in ogni angolo di strada, o come da Sweny's dove il tempo si è fermato all'inizio del 900. L'Irlanda è una zuppa mangiata dopo una biciclettata sotto la pioggia alle Iso-le Aran, è un gelato con gli spinkles e la chocolate flake conquistato dopo una camminata, è una birra o un cyder in un pub guardando una partita di rugby, è il chicken fillet delle due del mattino dopo la serata di Halloween. La dolce Irlanda sono le merende a base di muffin, è flippare pancakes e inondarli di succo d'acero per il Pancake's day, è una torta di zucchero della prima comunione, è una ciocco-lata di Butlers bevuta in compagnia. L'Irlanda è l'intramontabile accoppiata “Fish and Chips & Guinness”, il marchio di un' indimenticabile cena in un pub, mentre si ascolta una pub session di musica irlandese. Dal tradizionale Irish Stew, al soda bread, passando per la Shepherd Pie e la seafood Choder, la cucina irlandese è

caratterizzata da sapori decisi che rievocano echi di un passato rurale. Conservo nel cassetto dei ricordi istantanee di Irlandesi che sorseggiano birra fuori da un pub, che tifano durante una partita di Rugby, che festeggiano con uno spirito gioioso e brioso dal compleanno in famiglia al Saint Patrick's Day. Gli Irlandesi che con i loro capelli rossi ti mettono subito di buon umore, loro che prendono la vita con serenità e a loro dovremmo guardare con ammirazione per gli insegnamenti di carattere civile che sanno trasmettere. Le mie cartoline d'Irlanda sono le centinaia di foto scattate durante questo inde-scrivibile percorso di crescita, di conoscenza e di arricchimento. Ogni persona che ho incontrato ha saputo trasmettermi qualcosa: forza, coraggio, sogni, speranze; ogni persona con i suoi racconti di vita vissuta mi ha portato in giro per il mondo. Porto con me i ricordi più vivi, più colorati; gli abbracci più sinceri, i sorrisi più spontanei, le risate più folli e i coaster dei pub in cui sono entrata. Ogni momen-to è stato vissuto appieno, con la sua magia e la sua vivacità. L'entusiasmo che ha caratterizzato questa avventura mi ha accompagnato ogni giorno: stando in biblioteca a studiare, guardando un arcobaleno dopo la solita pioggerella irlan-dese, sorsgeggiando un the; dalle cose più piccole e scontate fino all'incontro con l'Oceano e alla visita alle Giant's Causeway. Ogni giorno è stata una scoperta: canzoni, cibi, modi di dire, parole, città, persone, racconti, poesie; ogni giorno mi sono sentita ubriaca, ebbra della vita irlandese, del momento che stavo vivendo e che avrei voluto non finisse mai.

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Sono ricchi, sono belli, sono famosi, mostrano tutti segni di disturbi compor-tamentali mai curati. Chi sono? Forse le Kardashian? I Kennedy? I Rinaldi? NO! SONO I FORRESTER! Ventisette stagioni sulla cresta dell’onda tra amori, intrighi e mutande che volano. Nessuno lavora e tutti pensano solo ad accoppiarsi, ignari dell’esistenza di anticoncezionali e docce fredde, è forse proprio per questo che sono entrati nei cuori di milioni di fans in tutto il mondo, quotidianamente affa-mati di nuove storie e con in testa sempre la stessa domanda: “CON CHI SI SPO-SERÀ QUESTA VOLTA BROOKE?” Icone scintillanti di una Los Angeles incredibil-mente popolata solo dalla loro celebre stirpe e dalle sue ramificazioni, i Forrester sono dei Borgia 2.0 e, tra lustrini e instancabili limoni, senza sentire la vecchiaia, si lanciano in trame sempre più intricate tra personaggi vecchi e nuovi. Per chi se lo è perso e per chi non lo guarderebbe manco sotto tortura, arriva il riassuntone!

Parafrasando Morrissey: panic in the streets of Los An-geles. Alla Forrester sono tutti in ansia per tutto e ogni scusa è buona per attaccarsi alla bottiglia (Brooke, sto parlando con te). È arrivata in città Nicole, sorella di Maya, circondata da talmente tanta accoglienza che ha rischiato un numero di volte indefinito di finire a dormire sotto ai ponti; Nicole è giunta alla Forrester decisamente confusa dal fatto che è cresciuta con un fratello e adesso si ritrova con una sorella ma siccome a L.A. non sembrano girare delle menti brillanti, ci mette 15 puntate a render-si conto che Maya in realtà era Mayo. Ebbene sì, Maya è un transgender! Panico, stupore, oooh e svariate consi-derazioni sul fatto che Maya era un uomo e nonostante questo a lei i tubini stanno meglio che a me. Ingiustizia!Il segreto di Pulcinella ormai è appeso un filo e Maya, perennemente avvolta dalla fiammella della sorella sul collo, accetta di far partecipare Nicole ad un servizio fo-tografico dimostrandoci che per fare la modella alla For-rester basta essere alte un metro e venticinque e avere un ricatto in tasca.Nel frattempo tutti spettegolano su questa inaspettata riunione di famiglia e nessuno si preoccupa più del fat-to che Brooke puzza di Campari alle 8 di mattina, solo

di olga annibalettiDeacon si mostra vicino all’immortale bionda, fiutando anche altro oltre all’alcol; Quinn, promessa sposa di Dea-con, non prende bene questa vicinanza tra i due e forgia armi da taglio da conficcare nella pancia da birra di Bro-oke. Purtroppo però è solo un sogno.Siccome sono ricchi questi Forrester e lo sono principal-mente perché hanno risparmiato sul cartongesso dell’a-zienda e continuano imperterriti a ignorare che anche i muri hanno (letteralmente) orecchie, durante una lite tra le sorelle Avant, Carter (sul quale ancora ignoriamo cosa sia scritto alla voce “occupazione”) sente quale oscu-ro segreto si cela sotto la gonnella di Maya e, spinto da spirito di affermazione della verità (ceeeeerto) tenta di rivelare a Rick in cosa si sia (letteralmente) ficcato, ma l’amministratoredelegato con le cravatte più belle della Valley non lo ascolta e minaccia licenziamenti. Sindaca-toooooo!Wyatt, stipendiato ancora senza motivo dagli sceneggia-tori, si rende conto che Deacon ignorando la psicopatia di Quinn, ronza pericolosamente attorno a Brooke (che è ancora single dopo tutte queste puntate!) e decide di affrontarlo e di rivelare alla madre che stanno tentando di fargliela sotto al naso ma evidentemente Quinn viene

sedata dalla produzione con dei tranquillanti per elefanti e prende la cosa senza gettare nessuno in qualche dirupo e Rick, dimenticando che stiamo parlando della reincar-nazione di Norman Bates, la riassume addirittura alla Forrester facendo sentire puzza di ufficio di collocamento ad Ivy. Liam, preoccupato di doversi accollare il manteni-mento di una che ha conosciuto 3 mesi fa, tenta ancora una volta di convincere Steffy e Ridge a scalare la For-rester (da dentro, non dalle finestre) e, insieme a Dollar Bill (sempre fedele alle sue t-shirt di 4 taglie più piccole) spingono Wyatt a tentare di far calare le braghe a Nicole per strapparle quello che Maya sta tentando di nascon-dere a tutti e distruggere definitivamente la dirigenza del gerarca Rick, ma ovviamente il fesso se ne innamora e con questo arrivano i relativi dialoghi soporiferi sull’e-tica amorosa. In tutto ciò Pam e Charlie non stanno con le mani in mano e, dopo aver lanciato “accidentalmente” la borsa di Maya dal decimo piano del palazzo, scoprono al suo interno una boccetta di estrogeni facendo gridare “All’uomo! All’uomo!” a Pam, che ha ancora la bocca tal-mente spalancata che ho aperto le finestre per far girare l’aria. Come andrà a finire? Io lo so già perché ho letto gli spoiler dall’America.

BPBEAUTIFULPEOPLE

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a cura di marco stoppa, davide reggiani, vera mascoli

la vuelta di spagna, 70esima edizione

una delle piu famose corse a tappe su strada iniziata il 22 agosto

Il pilota di Formula Indy Justin Wilson è morto per le conseguenze di un trauma cranico dopo un incidente avvenuto domenica durante una gara: era britannico e aveva 37 anni. Durante l’ultima gara di Formula Indy, che si è corsa domenica in Pennsylvania, Wilson era stato colpito sul casco da dei grossi rottami che si erano staccati da una macchina che si trovava davanti a lui. Aveva perso il controllo dell’auto, aveva colpito un muro

La 70esima edizione della Vuelta di Spagna – uno delle tre più importanti corse a tappe del ciclismo su strada, insieme al Tour de France e al Giro d’Italia – inizierà Alle 18.40 di oggi, sabato 22 agosto. A questa Vuelta par-teciperanno 198 corridori, nove per ognuna delle 22 squadre al via. La Vuelta finirà il 13 settembre a Madrid, dopo 3.375 chilometri di gara. Le tappe saranno 21: ci sarà una cronometro individuale e 13 tappe collinari o di montagna e 9 tappe con arrivo in salita. La prima tappa partirà da Puerto Banus e arriverà a Marbella, nel sud della Spagna, e sarà lunga 7,4 chilometri. Sarà una cronometro a squadre: una gara dove le singole squadre che gareggiano partono a scaglioni, e vince chi impiega il minor tempo (l’arrivo dell’ultima squadra è previsto per le 20.30 circa). La Vuelta, che quest’anno è alla sua 70esima edizione, è la più recente tra i tre grandi giro del ciclismo: il Tour ha superato le 100 edizioni e il centesimo Giro d’Italia si terrà nel 2017. Fino a pochi anni fa la Vuelta era considerata meno rilevante del Giro e del Tour, ma negli ultimi anni ha acquisito sem-pre più importanza: è spesso stata la corsa a tappe con le salite più ripide, e sempre più forti corridori hanno scelto di correrla anche per la periodo favorevole in cui si svolge. Partecipando alla Vuelta, infatti, possono an-che prepararsi ai Mondiali di ciclismo, che si svolgono a fine settembre. Alla Vuelta si assegna la maglia ros-sa, il riconoscimento al corridore che ci mette il minor tempo a percorrere tutte le tappe: è l’equivalente della maglia rosa del Giro d’Italia. Quest’anno, i principali fa-

voriti per la vittoria della maglia rossa sono il britannico Chris Froome e il colombiano Nairo Quintana – arrivati rispettivamente primo e secondo al Tour de France – con Froome un pelo sopra Quintana. Gli altri corridori che possono puntare alla vittoria finale sono gli italiani Vincenzo Nibali e Fabio Aru, lo spagnolo Alejandro Val-verde. Alla Vuelta si assegnano anche altre tre maglie: la maglia verde, per il vincitore della classifica a punti (si guardano cioè i piazzamenti, non i distacchi); la maglia a pois (blu su sfondo bianco), assegnata al miglior sca-latore; e la maglia bianca, assegnata al corridore con il miglior piazzamento complessivo nella classifica gene-rale, in quella a punti e in quella del miglior scalatore. Oltre ai corridori che lotteranno per la maglia rossa, ci

sono quelli che cercheranno di vincere una delle altre tre maglie o anche solo una singola tappa. I principali favo-riti per gli arrivi in volata, ad esempio, sono il francese Nacer Bouhanni e il tedesco John Degenkolb. Prevedere i vincitori delle altre tappe è molto difficile: ci proveran-no di sicuro – con buone possibilità– lo svizzero Fabian Cancellara e lo slovacco Peter Sagan. Fabian Cancellara è un corridore molto potente, tra i migliori a cronometro e bravissimo nelle tappe pianeggianti o con salite molto brevi (anche se molto ripide). Sagan è un corridore mol-to abile in volata e capace anche di buone prestazioni in tappe pianeggianti o collinari, con salite non troppo lunghe: all’ultimo Tour de France Sagan ha vinto la ma-glia verde ed è arrivato secondo in quattro tappe.

morto il pilota

justin wilson

interno alla pista ed era stato portato con l’elicottero in ospedale: era in coma da un giorno. La morte di Wilson è stata annunciata la sera di lunedì 24 agosto negli Stati Uniti, quando in Italia era notte. La Verizon IndyCar Se-ries (conosciuta anche come IndyCar o Formula Indy) è il maggiore campionato automobilistico americano per vetture a ruote scoperte. Wilson era sposato e aveva due figlie. Suo fratello Stefan – anche lui un pilota Indycar – ha scritto su Twitter che Justin Wilson aveva chiesto che i suoi organi venissero donati in caso di morte. L’ultimo pilota di IndyCar a morire a causa di un incidente è stato Dan Wheldon, britannico, nel 2011 a Las Vegas. Subito dopo la gara di domenica scorsa, Ryan Hunter-Reay, compagno di squadra di Wilson, ha detto che bisogne-rebbe fare di più per garantire la sicurezza dei piloti.

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Ginger | Segugio nato nel 2010, dal suo sguar-do si percepisce tutta la sua tristezza e insicurezza. Prima usato per la caccia e poi scaricato e finito in canile. Ginger è un segugio timido e riservato, non si concede con facilità, bravo in passeggiata, anche se forse una vera passeggiata al guinzaglio lui non l’ha mai fatta. Procede lento ed è attento ad ogni odore e movimento, sembra voglia assa-porare dopo tanto tempo la libertà e godersela fino in fondo. Ha bisogno di una famiglia paziente e attenta che sappia rispettare i suoi tempi, sicu-ramente Ginger in un bel contesto famigliare rina-scerebbe e saprebbe ricambiare con infinito amo-re chi gli ha regalato una nuova vita. Per informa-zioni e adozioni volontari LAV 339-8864392.

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Sir William | Sono uno splendido simil pastore del caucaso giovanissimo, sono infatti nato nel 2014. Chiuso nel box sono agitato e abbaio, ma ho solo tanta smania di uscire e di sgranchirmi le zampe! In passeggiata sono bravis-simo e non tiro, indosso la pettorina senza problemi. Ho tanto bisogno di contatto fisico e quindi a volte sono un po’ invadente... ma sono solo un gran coccolone! Sogno una famiglia tutta mia e una casa con tanto spazio per scorrazzare in libertà! Per informazioni e adozioni volontari LAV 339-8864392.

Giada | È fra le più anziane ospiti del cani-le. Classe 1998, ha veramente la fragilità del vetro. Una fragilità fisica ed emotiva, perchè è stanca di vivere in una gabbia. Il suo carat-tere è fra i più splendidi: affettuosa, delicata ma al contempo con tanta voglia di vivere. La sua è una adozione speciale, perchè cer-ca chi potrà darle la felicità di una casa e di una famiglia per poco tempo. Non sappiamo quanto... ma di certo lei saprà darvi tutto l’af-fetto e l’amore possibili. Giada ha bisogno di un’adozione subito, per scappare finalmente dalla gabbia del canile e ritrovare la tranquil-lità mancata di questi anni. Vuoi essere il suo futuro? Per adozioni ed informazioni volon-tari LAV 339/8864392

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