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Università della Calabria Dipartimento di Studi Umanistici — Sezione di Storia QUADERNI DI AIÔNOS Saggi di storia, storiografia e culture, dall’antichità all’età contemporanea della rivista «Aiônos. Miscellanea di studi storici»

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Università della CalabriaDipartimento di Studi Umanistici — Sezione di Storia

QUADERNI DI AIÔNOS

Saggi di storia, storiografia e culture, dall’antichità all’età contemporaneadella rivista «Aiônos. Miscellanea di studi storici»

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Università della CalabriaDipartimento di Studi Umanistici — Sezione di Storia

QUADERNI DI AIÔNOS

Saggi di storia, storiografia e culture, dall’antichità all’età contemporaneadella rivista «Aiônos. Miscellanea di studi storici»

I Quaderni di Aiônos si offrono come approdo naturale dei frutti più corposi del-l’attività di ricerca di dottorandi, assegnisti di ricerca e docenti, svolta all’internodella Sezione di Storia del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università dellaCalabria, che presentino nuova documentazione per i temi affrontati o nuove pro-spettive ai filoni di indagine consolidati negli ambiti disciplinari di questa strutturascientifica. Della rivista «Aiônos. Miscellanea di Studi Storici» i Quaderni conservanola dimensione mediterranea, europea ed extraeuropea e l’approccio diacronicoe interdisciplinare; sono altresì aperti ad apporti esterni su tematiche affini o dianaloga prospettiva.

Le opere pubblicate all’interno della collana sono sottoposte a peer review, valuta-te in forma anonima da almeno due revisori dell’ambito disciplinare di riferimento.

Sede della Redazione:Dipartimento di Studi Umanistici — Sezione di StoriaUniversità della Calabriavia Pietro Bucci (Cubo D) Rende (CS)[email protected]

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Il volume è stato pubblicato con il contributo delDipartimento di Studi Umanistici

Università della Calabria

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Francesca Spina

U jornu senza pani, a sira l’aeroplani

Racconti di vita calabresisulla Seconda Guerra Mondiale

Prefazione diAlessandro Portelli

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Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: ottobre

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Ringraziamenti

Numerosi sono i debiti di riconoscenza contratti per la realizzazione di questolavoro. Innanzitutto, desidero ringraziare, per la fiducia accordatami, il professoreRosario Giordano il cui supporto è stato fondamentale nella fase di progettazione,impostazione e pubblicazione del lavoro. Sono altresì molto grata alla professoressaGiovanna De Sensi Sestito per aver consentito che il lavoro venisse pubblicato nellacollana Aiônos.

Ringrazio quanti, con grande disponibilità, mi hanno permesso di approfondirealcuni dei temi trattati nel volume, in particolare la professoressa Gabriella Gribaudie il professore Alessandro Portelli per avermi segnalato e fornito alcuni testi.

Grazie alla professoressa Maria Rosaria Pizzuti per aver letto il manoscritto eper i preziosi suggerimenti in merito alla forma del testo.

Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che mi hanno aiutata a rintracciare itestimoni da intervistare: Giulio Grilletta, Maria Caputo, Francesca Caputo, Valen-tina Grillo e Ilenia Taverna. Il grazie più grande lo rivolgo agli intervistati che hoavuto il piacere e l’onore di conoscere e ascoltare. Li ringrazio per avermi accoltonelle loro case, nelle loro vite e per avermi permesso di raccogliere le testimonianzesenza le quali il libro non avrebbe visto la luce.

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Indice

PrefazioneAlessandro Portelli

Introduzione

Parte ICostruzione e lettura

dei racconti di vita

Capitolo IIl lavoro e la sua ‘storia’

.. Dalla fonte orale alla trascrizione, – .. Le interviste, .

Capitolo IILa «guerra narrata»

.. Bambini in guerra. . . , – ... “Era quasi un’avventura. . . ”, –... Crescere in guerra, – ... “Si campava cosi!”, – ... Effetticollaterali: l’individualismo e il mercato nero, – .. I bombardamentiaerei, – ... Vivere sotto le bombe, – ... Il destino, la fortuna,le credenze, – ... Ricoveri di fortuna, – .. Gli sfollati raccon-tano. . . , – ... Vite che cambiano, – ... . . . i pidocchi!, –... Tra razzismo e solidarietà, – .. Soldati, – ... Il frontee la prigionia, – ... Tra obbedienza e trasgressione: sopravvivere alfronte, – .. Tornare e. . . ricominciare, .

Conclusioni

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Indice

Parte IILe testimonianze

Capitolo I«Guardavo i bombardamenti. . . sembrava un film!». I bambinisfollati

.. Adua Marino, – .. Domenico Tedesco, – .. NicolaBianchi, – .. Pasquale Torromino, – .. Ugo Ranieri, .

Capitolo II«E i piducchi avanzavini. . . ». I prigionieri

.. Damiano Dima, – .. Francesco Lucente, – .. PasqualeZito, – .. Stefano Russano, .

Capitolo III«Senza lucia, senza pani, senza nenti!». Racconti di donne

.. Filomena Lopilato, – .. Franceschina Bisignano, – .. MariaCavallo, – .. Maria Vittoria De Biasi, – .. Rosa Lizzi, .

Schede biografiche degli intervistati

Bibliografia

Storia, memoria, fonti orali, – La seconda guerra mondiale, –Altri testi, .

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Prefazione

A P

La guerra è una tragedia vissuta in molte forme, ma è anche unatragedia continuamente raccontata. La domanda “papà” (o “nonno”)che cosa hai fatto in guerra” è quasi uno stereotipo della trasmis-sione storica fra le generazioni — così come l’altra frase, “papà” (o“nonno”), basta con questa guerra, ce l’hai già raccontata mille volte!”rappresenta l’insofferenza dei tempi nuovi verso i drammi dei tempiandati, la solitudine degli anziani e dei reduci. La guerra è un grandeevento politico globale (“mondiale”), ma è anche un evento locale (lecittà distrutte, i paesi occupati) e un evento profondamente personale(sia per chi l’ha combattuta sia per chi in guerra ha perduto qual-che persona cara). Per questo non c’è memoria storica più intensa,pervasiva e molteplice della memoria della guerra.

Questo è vero sempre, ma lo è ancora di più per le guerre mo-derne, soprattutto a partire dalla seconda guerra mondiale. Come midisse una volta un’operaia tessile di Terni (che allora aveva novant’an-ni), “la prima guerra mondiale l’hanno fatta lassù” (al fronte, eserciticontro eserciti), “la seconda anche noi eravamo coinvolti” (il quar-tiere bombardato, la famiglia sfollata). Schematizzava, ma è un fattoche dalla seconda guerra mondiale in poi (ma già prima, nelle guerrecoloniali italiane in Libia e in Etiopia), fino alle guerre odierne inMedio Oriente e alle guerre quasi invisibili che si combattono tuttorain Africa, la guerra è anche, soprattutto anzi, guerra ai civili, guerrache uccide al fronte ma anche lontano dal fronte, guerra senza fronte,guerra che ti piomba in casa sotto forma di bombe, che ti entra incittà sotto forma di eserciti occupanti. Per questo, è giusto che illibro di Francesca Spina si apra e si chiuda con le storie di soggettigeneralmente ritenuti estranei o marginali rispetto a questa storia: ibambini e le donne.

“Era quasi un’avventura”, dicono i narratori di Francesca Spina.A suo modo, la guerra è stata a lungo raccontata come un’avventurada chi l’ha combattuta: terre sconosciute, peripezie drammatiche, la

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Prefazione

morte data e rischiata, l’impatto con l’esercito, le armi, la gerarchia, inemici, gli stranieri. . . Ma per i bambini l’avventura è anche spetta-colo; tante volte ho ascoltato narratori che erano bambini nella cittàbombardata di Terni raccontare l’emozione e lo stupore dei bombar-damenti notturni come se fossero fuochi artificiali. Sembrava un film,dicono ancora i personaggi di questo libro: ed è vero anche perché laguerra vissuta viene vista e ricordata anche attraverso i film visti, siaprima sia dopo. Non è tanto il film che realisticamente rappresentagli eventi bellici, quanto lo sguardo e la memoria che si avvalgonodel linguaggio cinematografico per organizzare e drammatizzare ilracconto e proiettarlo su uno scenario più ampio.

Ma sotto l’avventura si annida il trauma: per fare un esempiopersonale, la mia prima memoria (forse inventata — avevo menodi due anni — ma estremamente vivida e rispondente al vero) è dime avvolto in una coperta celeste in braccio a mia madre nel rifugioantiaereo di piazza Etruria a Roma.

Le guerre di oggi, poi, sono soprattutto guerre contro le donne:lo stupro di massa, di cui resta memoria dolorosa in certe parti delLazio (ma che è stato praticato in quegli anni anche su altri fronti,soprattutto in Germania) è diventato un’arma consapevolmente esistematicamente usata nelle “pulizie etniche” delle guerre moderne.Ma anche in esperienze meno terribili, grava sulle donne anche intempo di guerra il compito estremo della sopravvivenza. Non c’èluce, non c’è pane, non c’è niente, e diventa compito delle donne, spe-cie quando gli unici uomini rimasti sono vecchi, invalidi e bambini,supplire a queste mancanze e tenere in vita le famiglie e le comunità,rischiando la vita sotto le bombe o fra eserciti ostili, non meno degliuomini al fronte.

Un altro motivo di interesse del lavoro di Francesca Spina è pro-prio lo spostamento dell’asse geografico del racconto. Le storie delfronte sono quasi incidentali, non occupano più lo spazio privilegiatodella narrazione di guerra. Già il fatto di parlare dal punto di vistadella Calabria sposta l’attenzione, quasi sempre più focalizzata suregioni dove i combattimenti (e la resistenza) sono durati più a lungo.In questo senso, il lavoro di Francesca Spina si pone sulla scia diricerche ormai classiche sulla guerra al Sud, come quelle di GabriellaGribaudi (Guerra totale, sulla memoria dei bombardamenti alleati edell’occupazione tedesca in Campania). Ma lo spostamento è ancorapiù radicale perché Francesca Spina ci conduce in due non luoghi perdefinizione: lo sfollamento e il campo di prigionia. E non a caso tutte

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Prefazione

e due sono unificate dall’immagine avanzante dei pidocchi, simbolodi una riduzione allo stato di natura, all’elementarmente umano.

L’esperienza degli sfollati è quella di un profondo sradicamentonon solo dai luoghi abituali, ma dalla civiltà stessa. Famiglie urbane odi paese si trovano sbattute in un mondo rurale che non conosconopiù e che gli è spesso ostile, a fare i conti con la lotta elementareper la sopravvivenza, quasi in un ritorno forzato allo stato di natura(“assolutamente niente” era la frase ricorrente nei racconti deglisfollati che ho ascoltato a Roma e a Terni). Per i prigionieri, lo spazioalieno del campo, circondato dallo spazio alieno di un paese straniero,è vissuto all’interno di un tempo sospeso, un’attesa di eventi suiquali non possono più niente. Il loro futuro dipende dall’andamentodella guerra, ma su questo andamento loro non ci possono fareniente, sono solo lì rinchiusi che aspettano e inventano una nuova,provvisoria società.

Questi sono solo alcuni dei temi di un libro ricco, complesso e parte-cipe, condotto con sicura competenza nel trattamento delle fonti orali edella loro rappresentazione. È proprio dalle fonti orali, dai racconti dipersone con nome e cognome su esperienze specifiche, che lavori comequesto prendono vita: al di là della puntualità storiografica, diventanoesplorazioni del senso del passato e della storia in un’epoca che la guerrala ricorda a parola e la dimentica, per continuare a farla, nei fatti.

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Introduzione

«Chi ha veramente costruito le piramidi? I faraoni che gli hanno datoil nome o le migliaia di operai che portavano la sabbia e le pietresulle spalle?». Un quesito, questo di Bertolt Brecht, che ha dischiusoun nuovo orizzonte, mi ha persuasa a scoprire l’altra storia, quelladei senza storia.

Il lavoro, infatti, muove dall’interesse di entrare in una dimensionedel vissuto della seconda guerra mondiale in Calabria attraverso letestimonianze di civili, alfine di ovviare a un “vuoto di memoria”

che segna la nostra storia.Riuscire a dar voce ai silenzi della scrittura “ufficiale”, riuscire per

una volta non a leggere, ma prestare l’orecchio a un “libro vivente”,poter interrogare la storia, ricevere risposte a domande che mi ponevoda tempo (quale fu l’atteggiamento dell’uomo semplice nei confrontidella guerra? Qual è la prospettiva dei non eroi?) è stato affascinante,ma non semplice. Dapprima, è stato necessario educare il mio sensostorico, «acquisire la capacità di percepire la lontananza del passato e, altempo stesso, la sua permanenza nel presente». Di poi, introdursi nellavita di persone sconosciute alle quali è stato chiesto di addentrarsi neimeandri della memoria per ricordare, e ricordare non ciò che è statofatto qualche giorno prima o eventi lieti della propria vita, ma la guerrae tutto ciò che di più funesto ad essa è legato. Constatare, quindi, chetracciare la storia dell’uomo non è semplice poiché nulla è ben definito,ma al contrario, essa si presenta fluida e soggetta agli intrecci propridel vissuto. Oltre a ciò, l’entusiasmo iniziale per tale esperienza è statoscalfito da un limite di contesto, ovvero, la difficoltà nell’individuazionedei testimoni da intervistare: la distanza di ben oltre sessanta anni dagliavvenimenti, in effetti, ha ridotto nettamente il numero di persone conle quali confrontarmi.

. F. F, Storia e storie di vita, Bari, Laterza, , p. .

. Mi riferisco alla scarsezza di studi e relative fonti scritte aventi ad oggetto la Calabriadel periodo bellico –.

. A. G, S. M (a cura di), Dalla memoria alla storia. Esperienze educative e questioniteoriche, Soveria Mannelli, Rubbettino, , p. .

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Introduzione

Tuttavia, sono andata avanti. Recuperando materiale sulla storiaorale, sull’uso delle sue fonti e leggendo articoli, saggi, libri di storicicome A. Portelli, G. Contini, L. Passerini, G. Gribaudi, ecc. hoscoperto che, in una indagine di questo tipo, l’inconveniente, comequello che mi si è precocemente palesato, deve essere convertito inun punto di forza della ricerca.

Ho deciso, pertanto, di contattare l’autore di uno dei pochi librisul conflitto armato in Calabria, il dottor Giulio Grilletta, che hamostrato sin da subito grande interesse per il lavoro che mi preparavoad affrontare e mi ha così aiutata nell’individuazione di alcuni testi-moni crotonesi: Ugo Ranieri, Pasquale Torromino e Adua Marino.Conversando con gli ultimi due, ho poi avuto modo di intervistare irispettivi coniugi, Nicola Bianchi e Rosa Lizzi.

Nell’arco di due settimane sono perciò riuscita ad ascoltare bencinque testimoni i quali, tenendo conto dell’età che li ha visti prota-gonisti della vicenda bellica, hanno fornito delle narrazioni lunghe,intessute di singolari aneddoti legati ad alcuni nuclei narrativi — sfol-lamento, guerra–avventura nei ricordi dei bambini, bombardamenti,fame — illustrati e analizzati nella prima parte del lavoro.

Circa le restanti memorie, un considerevole aiuto è derivato daalcuni intermediatori (miei familiari e loro conoscenti) che, accom-pagnandomi e assistendo agli incontri, hanno contribuito a renderegli intervistati più disinvolti nel raccontare.

Mi riferisco alle interviste a Francesco Lucente, Stefano Russa-no, Pasquale Zito, Damiano Dima giovani militi che, poco più cheventenni, hanno dovuto affrontare la guerra e la prigionia, far dell’a-stuzia l’arma vincente per sopravvivere ai morsi della fame, al freddo,alla vita. I loro racconti — tutti in dialetto strongolese — appaionolaconici confrontandoli ai precedenti, ma la brevità è in questo caso

. Cfr. A. P, Storie orali. Racconto, immaginazione, dialogo, Roma, Donzelli, ;G. C, A. M, Verba manent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea, Roma,La nuova Italia scientifica, ; L. P, Storia e soggettività. Le fonti orali e la memoria,Firenze, La nuova Italia, ; G. G, Guerra totale. Tra bombe alleate e violenze naziste.Napoli e il fronte meridionale –, Torino, Bollati Boringhieri, . Quanto agli articoli, cfr.A. P, La forma dialogica e narrativa delle fonti orali, in «Archivi per la storia», a. XVI, n.,gennaio–giugno , pp. –; L. P, La scrittura storica come forma di intersoggettività, in«Contemporanea», a. XI, n. , luglio , pp. –; G. C, Fonti orali e storia delle identitàindividuali e collettive, in «Rassegna degli archivi di stato», a. XLVIII, n. –, gennaio–agosto ,pp. –.

. Cfr. G. G, KR –. Cronache di guerra, Cosenza, Pellegrini Editore, .

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Introduzione

corroborata dalla meticolosità e linearità della narrazione. DamianoDima e Paquale Zito, ad esempio, hanno fornito testimonianze con-trassegnate dalla frammentarietà dovuta rispettivamente alla difficoltànell’esprimersi e alle ridotte capacità uditive.

Maria Cavallo e Domenico Tedesco li ho intervistati grazie a dueamiche, loro nipoti. Peculiarità di entrambi i racconti la discorsività egli aneddoti relativi allo scampo da un bombardamento.

Il corpus di récits de vie mette in rilievo il nesso tra diversità deivissuti e unitarietà dell’esperienza storica: nonostante le differenze diceto e istruzione, appaiono forti i tratti comuni tra le testimonianzeper ciò che concerne l’umana esperienza del disorientamento e dellacostrizione; appaiono forme di comunicazione e livelli stilistici chemostrano un profilo complesso della cultura dei gruppi “subalterni”ai quali gli intervistati appartengono. Nonostante tutto, il corpus poneproblemi di analisi per l’essere prodotta a partire da un incontro traricercatore e testimone, ma chiarimenti a riguardo saranno espostiin seguito.

Siffatta raccolta di memorie non intende opporsi alla “menda-ce” storia ufficiale: «non esistono fonti bugiarde e fonti sincere, masolo una maggiore o minore capacità degli storici nell’utilizzarle».Dunque, una delle finalità della presente indagine è considerare ma-crostoria e storia soggettiva complementari, offrendo una visionedella seconda guerra mondiale dalla prospettiva dell’uomo comune.

Anche io come Sandra Landi «non mi sono soffermata sui fatti,ma solo sul modo con cui queste persone si sono rapportate ad essi,come la guerra ha sconvolto o trasformato la loro esistenza, come laquotidianità ha vissuto il grande evento. Non la realtà così come eraquindi, ma come è stata vissuta dai protagonisti, realtà soggettivizzata,filtrata attraverso l’io e la sua memoria».

La memoria, allora, diventa fonte storica quando coglie l’esperienzaquotidiana, ed è per tal motivo che, in questa analisi, è l’oralità ad essereassunta come elemento caratterizzante e funzionale alla ricerca. Lafonte orale costituisce a tutti gli effetti un approccio innovativo allametodologia dell’indagine storica, poiché mette in discussione lapretesa oggettività del documento storico tradizionale, configurandosoggetti storici nuovi per atteggiamenti e forme espressive, fornendo

. G. C, op. cit., p. .

. S. L, La guerra narrata. Materiale biografico orale e scritto sulla seconda guerra mondiale,Venezia, Marsilio, , p. .

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Introduzione

spunti per la conoscenza della realtà con la quale sono in stretta con-nessione. L’esperienza umana, infatti, difficilmente è riconducibilealle dimensioni della storia ufficiale.

Questi, dunque, i presupposti di un lavoro che mira alla letturaravvicinata di un evento bellico che in riferimento al Meridione èstato poco trattato, laddove esiste una ricca letteratura sul Nord Italia(fra i testi più noti: L’anello forte e Il mondo dei vinti di Revelli, Laguerra narrata di Landi, Dalla memoria alla storia, a cura di Grassellie Maletta). Nel panorama letterario relativo al Meridione costituisco-no eccezione Quando uscimmo dai rifugi. Il Mezzogiorno tra guerra edopoguerra (–) di G. Chianese e il libro di G. Gribaudi, Guerratotale. Tra bombe alleate e violenze naziste. Napoli e il fronte meridionale–, uno dei più interessanti per struttura narrativa e impor-tanza attribuita all’aspetto introspettivo. Quanto alla Calabria, nonesiste alcun lavoro sui racconti di vita di civili o ex soldati e prigio-nieri, mentre ne sono stati pubblicati alcuni di taglio cronachisticoche poco spazio lasciano all’aspetto introspettivo, all’umanizzazionedella storia.

L’insufficienza di studi trova ragion d’essere nel discredito versola documentazione orale sottovalutata per molto tempo. La diffiden-za verso i risultati di operazioni in cui agiscono soggettività degliintervistati e intervistatori, anziché di registrazioni “oggettive” e neu-trali, è purtroppo stata grande, e non solo negli ambienti degli storiciufficiali.

Il discorso storico sulle fonti orali, difatti, in Italia arriva tardi. Pro-babilmente ciò «dipende dal fatto che da noi lo storicismo, con il suoculto della verità fattuale, dei fatti “come sono veramente accaduti”, haavuto nello sviluppo crociano, post–crociano e anche crociano marxista,un grosso ruolo». Note sono appunto «tutte le polemiche che i cro-ciani conducevano nei confronti di chi si occupava di storia del mondosubalterno, quasi che la storia del villaggio non fosse vera storia».

Ebbene, in Italia l’elevata valenza “ideologica” assegnata alla ri-

. N. R, L’anello forte. La donna: storie di vita contadina, Torino, Einaudi, .

. N. R, Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina, Torino, Einaudi, .

. A. G, S. M (a cura di), Dalla memoria alla storia. Esperienze educative equestioni teoriche, Soveria Mannelli, Rubbettino, .

. G. C, op. cit., p. .

. G. C, Il problema storiografico delle fonti orali e il ruolo dell’intervistatore, in «Archivi perla storia», a. XVI, n. , gennaio–giugno , pp. –.