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I CORPI DI FABBRICA PRIVILEGIANO IL DOPPIO/TRIPLO FUNZIONALE. I piloti devono essere esclusi dal calcolo: I piloti non devono essere alti più di 270 nel punto più alto. Atrii più alti devono essere inclusi nelle altezze massime… il calcolo può avvantaggiarsi escludendo il bonus piloti UNIVERSITA’ DEGLI STUDI MAGNA GRÆCIA DI CATANZARO PIANO ATTUATIVO UNITARIO DEL CAMPUS DI GERMANETO _NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE_ INDICE TITOLO I _ NORME A CARATTERE GENERALE ART. 1 IDENTIFICAZIONE DEL PIANO ART. 2 CONTENUTI DEL PIANO ART. 3 ELABORATI COSTITUTIVI DEL PIANO ART. 4 SOGGETTI ATTUATORI ART. 5 MODALITA’ DI ATTUAZIONE ART. 6 PROGETTI D’INTERVENTO ART. 7 VARIAZIONI AMMESSE ART. 8 VARIANTI SOSTANZIALI AMMESSE ART. 9 VARIANTI NON AMMESSE ART. 10 PROCEDURA DI VARIANTE ART. 11 COMMISSIONE DI PIANO ART. 12 UFFICIO DEL MASTER PLAN 1

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I CORPI DI FABBRICA PRIVILEGIANO IL DOPPIO/TRIPLO FUNZIONALE.

I piloti devono essere esclusi dal calcolo: I piloti non devono essere alti più di 270 nel punto più alto.

Atrii più alti devono essere inclusi nelle altezze massime…il calcolo può avvantaggiarsi escludendo il bonus piloti

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI MAGNA GRÆCIA DI CATANZAROPIANO ATTUATIVO UNITARIO DEL CAMPUS DI GERMANETO

_NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE_

INDICE

TITOLO I _ NORME A CARATTERE GENERALEART. 1 IDENTIFICAZIONE DEL PIANO

ART. 2 CONTENUTI DEL PIANO

ART. 3 ELABORATI COSTITUTIVI DEL PIANO

ART. 4 SOGGETTI ATTUATORI

ART. 5 MODALITA’ DI ATTUAZIONE

ART. 6 PROGETTI D’INTERVENTO

ART. 7 VARIAZIONI AMMESSE

ART. 8 VARIANTI SOSTANZIALI AMMESSE

ART. 9 VARIANTI NON AMMESSE

ART. 10 PROCEDURA DI VARIANTE

ART. 11 COMMISSIONE DI PIANO

ART. 12 UFFICIO DEL MASTER PLAN

ART. 13 PATRIMONIO FONDIARIO RESIDUO

ART. 14 PERMUTE E CONFERIMENTI

TITOLO II _ PRESCRIZIONI URBANISTICHE ED EDILIZIE.ART. 15 DEFINIZIONI

ART. 16 EDIFICI ESISTENTI

ART. 17 OPERE DI URBANIZZAZIONE

ART.18 ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE

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ART. 19 SALVAGUARDIE IDRAULICHE

ART. 20 IMPIANTI TECNOLOGICI

ART. 21 VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALI

ART. 22 DISPOSIZIONI FINALI

TITOLO I. NORME A CARATTERE GENERALE

ART. 1 IDENTIFICAZIONE DEL PIANOIl presente Piano Attuativo Unitario (di seguito PAU) definisce e regolamenta l’assetto strutturale del

Campus Universitario di Germaneto in accordo con le politiche di sviluppo strategico dell’Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro e con il disegno di pianificazione sovraordinata.

Il presente piano interessa un’area comprendente due zone classificate dal PRG del Comune di Catanzaro come Zone Territoriali Omogenee di classe F3 e F1: la prima destinata all’insediamento di servizi e attrezzature di livello sovracomunale, tra cui le le funzioni di cui alla lettera B identificate dal titolo “Insediamenti Università degli Studi di Catanzaro”; la seconda, come sancito dall’art. 57 delle relative Norme tecniche di attuazione, riservata alla “creazione di parchi urbani e territoriali di interesse sovracomunale”.

ART. 2 CONTENUTI DEL PIANOIl presente piano è finalizzato alla definizione e al coordinamento degli interventi strutturali sul territorio

in oggetto definendone:

a) le ragioni, gli obiettivi e la sua sostenibilitàb) l’inquadramento nello strumento urbanistico generale dell’area assoggettata a P.A.U.;c) l’articolazione territoriale dell’area b) la distinzione delle differenti destinazioni d’uso e della densità edilizia, l’indicazione delle

estensioni territoriali e le prescrizioni dei limiti di volumetria massima realizzabile per ogni elemento di articolazione territoriale, nonché le unità territoriali elementari da sottoporre a vincoli di salvaguardia o di protezione e quelle di riserva edificatoria;

c) la natura dei manufatti edilizi mediante schema planovolumetrico degli edifici esistenti e di quelli da realizzare con le relative tipologie edilizie e destinazioni d’uso ammissibili;

d) il sistema integrato della mobilità, con indicazione della rete viaria interna e delle sue relazioni con quella territoriale, nonché la distribuzione degli spazi pedonali, di sosta e di parcheggio, con specificazione dei principali dati plano-altimetrici;

e) la tipologia degli interventi con indicazione di quelli di costruzione, di demolizionie, di rifunzionalizzazione e riqualificazione, condotti sia in maniera diretta che indiretta;

f) la specificazione delle aree a verde e dei beni da assoggettare a speciali vincoli e/o servitù;

g) il rilievo delle reti idrica, fognante, del gas, elettrica e telefonica esistenti e la previsione di massima di quelle da realizzare;

h) la valutazione degli effetti ambientali e la specifica dei vincoli di salvaguardia o di protezione delle infrastrutture e delle attrezzature di carattere speciale;

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i) l’individuazione di massima delle fasi e delle modalità d’intervento con esplicitazione dei tempi di realizzazione e dei costi.

j) i principali riferimenti procedurali per la sua attuazione

ART. 3 ELABORATI COSTITUTIVI DEL PIANO Costituiscono parte integrante del presente PAU i seguenti elaborati:

Elaborati testualiT01_ Studio di fattibilità

T02_ Relazione di piano

T03_ Piano finanziario

T04_ Norme tecniche d’attuazione e allegate specifiche tecniche dei singoli CFO

Elaborati grafici G01_ Inquadramento territoriale

G02_ Stralcio di PRG

G03_ L’uso attuale dei suoli (stato attuale+foto)

G04_ Sagome e allineamenti di Piano

G05_ Stato sovrapposto delle proprietà (piano partic. Esproprio)

G06_ Planivolumetrico d’intervento

G07_ Il sistema delle funzioni (CFO)

G08_ Il sistema delle viabilità

G09_ Il sistema del verde

G10_ Fasi di realizzazione

G11_ Il sistema delle reti di urbanizzazione

ART. 4 SOGGETTI ATTUATORISoggetto attuatore principale del presente PAU è l’Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro. Potranno altresì procedere alla realizzazione e conseguentemente alla richiesta delle necessarie

autorizzazioni, nulla osta e/o permessi comunque necessari all’attuazione, anche altri soggetti pubblici o privati che abbiano stipulato con l’Università un’apposita Convenzione per l’assegnazione e il beneficio di aree sulle quali intervenire, comunque, in piena osservanza del presente regolamento e delle disposizioni sovraordinate.

Nella Convenzione dovranno stabilirsi i criteri, le modalità di conferimento dei beni, i valori di concambio e/o le eventuali permute. Dovranno infine evidenziarsi i risultati finali e gli impatti sul Campus e sul presente PAU derivanti dalla realizzazione del progetto. Detti schemi provvedono anche alla ripartizione, secondo le quote di spettanza, delle spese generali da suddividere tra i soggetti partecipanti, gli oneri specifici e quelli fiscali.

Nell’attuazione di ogni Convenzione, il soggetto attuatore diverso dall’Università degli Studi Magna Græcia garantirà comunque la piena attuazione del progetto così come approvato e comprendente quindi

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anche gli interventi di necessaria urbanizzazione.

ART. 5 ARTICOLAZIONE E MODALITÀ DI ATTUAZIONE DEL PIANOIl piano è organizzato per zone (CFO – Comparti Funzionali Omogenei) caratterizzate da una

sostanziale unitarietà territoriale e compatibilità funzionale atte a garantire uniformità dell'atteggiamento normativo e, a scala inferiore, per “sottoinsiemi” elementari (UEI – Unità Elementari di Intervento) con cui identificare organismi edilizi funzionalmente autonomi.

Le previsioni su tali aree si realizzano mediante singoli progetti (PdI – Progetti d’Intervento) correlati e subordinati alla preventiva o contemporanea approvazione di appositi studi (SdF – Studi di Fattibilità) sviluppati almeno alla scala del singolo CFO e finalizzati a garantire il necessario coordinamento architettonico, procedurale e finanziario dei singoli progetti.

Le relazioni sintetiche di ogni SdF costituiranno gli elementi per l’aggiornamento della Programmazione Triennale mentre la documentazione alla scala del progetto preliminare di ciascun PdI costituirà il riferimento per la compilazione dell’Elenco annuale dei lavori con cui, per legge, l’ente universitario potrà pianificare e attuare i propri investimenti in materia di risorse strutturali

ART. 6 STUDI DI FATTIBILITA’ Gli SdF rappresentano gli strumento indispensabile per l’attuazione del presente piano da redigere

anche nel caso di interventi da attivare mediante la formula della finanza di progetto.Gli SdF sono privi di autonomia funzionale, da intendersi come elementi componenti di un complesso progettuale più ampio e quindi da valutarsi in rapporto e in osservanza delle indicazioni del PAU nel suo insieme e compatibili con le aree circostanti l’oggetto dello studio.

Loro ambito privilegiato di applicazione è rappresentato dal singolo CFO, ma potrà anche riferirsi a più comparti contigui o riguardare la valutazione e la soluzione di specifici aspetti del PAU. Sua finalità prevalente è quella di trasformare le indicazioni generali del presente PAU in specifiche ipotesi di intervento, attraverso l’identificazione, la specificazione e la comparazione di due o più alternative.A tale scopo la proposta definitiva potrà essere selezionata anche attraverso il confronto di due o più concorrenti attraverso procedure concorsuali o altre modalità comunque in grado di produrre un set di informazioni atte a consentire all’autorità politico-amministrativa competente una decisione fondata e motivata con cui orientare i successivi gradi di sviluppo progettuale.In ogni caso e con gradi di approfondimento modulati in proporzione alla complessità del tema da trattare, lo SdF dovrà affrontare i seguenti ambiti tematici con produzione dei relativi risultati:

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CFO

Piano

UEI / Lotti

SdF

PAU

PdIDPP PF

P/D/E

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– compatibilità dimensionale con definizione del Programma edilizio in cui sarannno verificate/aggiornate le previsioni della domanda e conseguentemente dettagliate le consistenze strutturali delle opere da realizzare, la rispondenza con quanto previsto nel presente PAU e la loro compatibilità con quanto già realizzato o in corso di realizzazione

– compatibilità tecnico-architettonica con definizione del Progetto guida architettonico in cui attraverso apposite esplorazioni progettuali saranno definiti gli assetti morfologici e figurativi dello spazio fisico e dei conseguenti assetti ambientali attraverso cui guidare e vincolare i successivi approfondimenti tecnici, scelta e impiego di tecnologie e di materiali

–compatibilità ambientale e territoriale con definizione della Relazione istruttoria d’impatto e compatibilità ambientale in cui sarà sinteticamente contenuta la descrizione qualitativa della situazione ambientale esistente e riportato un quadro dei principali fattori di rischio/impatto ambientale, delle maggiori criticità prevedibili, delle priorità di approfondimento tecnico per le successive fasi progettuali e le procedure che si intendono adottare.

– compatibilità economica e finanziaria con definizione del Quadro finanziario in cui saranno schematicamente conteggiati i valori economici dei costi di costruzione e della gestione/manutenzione del progetto anche attraverso lo studio delle caratteristiche gestionali, pubbliche o private, più idonee a conseguire gli obiettivi attesi;

– compatibilità procedurale, amministrativa e istituzionale e con definizione del Piano di progetto in cui saranno verificate ovvero schematicamente prefigurate le condizioni organizzative, i modelli operativi, le fasi e il relativo tempogramma dei singoli progetti e delle attività necessarie all’effettiva realizzazione delle singole opere includendo tra esse sia quelle a carattere specificatamente tecnico-progettuale che quelle più tipicamente amministrative-procedurali (rilascio di autorizzazioni, pareri, nulla osta e approvazioni)

In relazione al grado di complessità del singolo studio e soprattutto nei modelli d’intervento evoluti, di tipo integrato, potrà essere inclusa un’opportuna Analisi del rischio con lo scopo di identificare gli eventi sfavorevoli che possono incidere sulle condizioni di fattibilità dell’opera e influenzare i valori economici e finanziari dell’opera verificandone quindi la validità e la stabilità delle ipotesi assunte, segnalando le eventuali aree di maggiore incertezza e le misure da prendere per minimizzare gli effetti negativi.

ART. 6 PROGETTI D’INTERVENTOI PdI rappresentano lo strumento attuativo di quanto indicato nei singoli SdF e l’avvio dell’iter per il

finanziamento dell’opera. In relazione alla tipologia di appalto prescelta il PdI potrà articolarsi in differenti fasi progettuali e svolgersi con differenti modalità, ma sempre e comunque a partire da uno SdF

dell’area interessata e sulla scorta di un apposito Documento preliminare di progettazione e/o Capitolato prestazionale d’oneri.

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Progetto d’Intervento

CFOUEI

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Di norma i PdI interesseranno le singole UEI componenti il singolo CFO, ma, in relazione alle esigenze del soggetto attuatore principale, potranno interessare molteplici UEI e/o opere di urbanizzazione di sistema anche appartenenti a differenti CFO. I PdI potranno inoltre essere ulteriormente scomposti in differenti lotti attuativi nell’ambito di progetti, ma sempre e comunque conformi alle prescrizioni funzionali, localizzative, quantitative del presente piano e di quanto specificato nei relativi SdF. Anche nei casi in cui i PdI vengano a coincidere con un singolo lotto attuativo dovranno essere salvaguardate l’ organicità, la completezza e l’ immediata fruibilità dell’opera.

A tale scopo, il singolo PdI dimostra i necessari raccordi con le disposizioni generali del PAU oltre ad evidenziare la non conflittualità con gli interventi già in corso e con quelli previsti al momento della sua redazione. Tale conformità sarà dimostrata attraverso l’elaborazione di un’idonea documentazione tecnica. Ferme restando le disposizioni sancite dalla disciplina per le opere pubbliche sui livelli di specifica della documentazione tecnica, in rappporto ai modelli di appalto e nel rispetto della discrezionalità concessa al Responsabile di procedimento la documentazione tecnica di ciascun PdI dovrà comunque dimostrare la congruità con quanto contenuto nel PAU, nei relativi SdF e nel Documento preliminare della progettazione relativamente ai seguenti aspetti:

– conformità con la pianificazione sovraordinata, con quanto previsto dal PAU e dai relativi SdF da illlustrare mediante idonee cartografie tematiche e di localizzazione

– compatibilità con lo stato ambientale, idrogeologico e morfologico del sito oggetto dell’intervento da evidenziare mediante appositi rilievi planialltimetrici

– conformità funzionale da rappresentare mediante schemi, diagrammi grafici, tabelle delle quantità e relazioni illustrative

– conformità dimensionale, delle sagome edilizie e delle volumetrie mediante dimostrazione dell’avvenuto rispetto dei parametri urbanistici, edilizi e delle sagome di riferimento riportate nelle allegate schede dei CFO allegate in calce alle presenti norme o, quando variate nelle specifiche tecniche dei singoli SdF e DPP.

– integrabilità con le opere esistenti e in corso di realizzazione da rappresentare mediante elaborati che dimostrano il rispetto dell’aspetto architettonico, delle soluzioni tecnologiche e dei materiali da adottare previsti nel presente PAU o, quando variate, nelle specifiche tecniche dei singoli SdF e DPP.

– conformità delle sistemazioni esterne, delle aree scoperte comprese nel lotto e di quelle perimetrali evidenziando anche i tipi di pavimentazione, gli elementi di arredo urbano, le alberature e il verde in genere che si intenderà adottare.

– conformità con le disposizioni in materia di sicurezza e di accessibilità dei manufatti– conformità dei costi da rappresentare mediante computi estimativi parametrici e/o analitici delle

singole opere previste– manutenibilità, da rappresentare mediante la specificazione della durabilità delle opere e degli

oneri manutentivi – fatttibilità delle opere da rappresentare mediante calcoli preliminari, cronoprogrammi, diagramma

sequenziale delle attività e gli obblighi da ottemperare e, ove richesto, la redazione di appositi piani particellari di esproprio

ART. 7 VARIAZIONI AMMESSEPremesso che le specifiche ivi contenute sono da intendersi come vincolanti per lo sviluppo delle

successive fasi attuative, il presente PAU ammette alcune varianti come di seguito elencato:

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a. scambi “a somma zero” delle superfici utili e/o lorde tra UEI, ovvero cambi di destinazione negli edifici sempre che il cambio non comporti alterazione nelle quantità di funzioni previste per quel singolo CFO, nelle volumetrie e nelle sagome dei singoli edifici

b. varianti morfologiche comunque comprese all’interno delle sagome e dei profili massimi dei singoli contenitori edilizi

c. riduzioni delle superfici dei singoli edifici non oltre i minimi funzionali

d. varianti nei profili e nelle tipologie di copertura fatta salva l’osservanza delle altezze massime

e. modifiche alla viabilità e alle aree di sosta e di parcheggio finalizzate a migliorare la funzionalità e l’impatto ambientale dei progetti

f. trasformazione di parcheggi a raso in parcheggi interrati sempre che tali interventi non pregiudichino la sostenibilità finanziaria del progetto e la salvaguardia orografica e la stabilità dei suoli

g. variazioni planimetriche e organizzative di dettaglio apportate nelle fasi di approfondimento progettuale finalizzate a migliorare la fattibilità tecnica, economica e procedurale del piano

ART. 8 VARIANTI SOSTANZIALI AMMESSESono da considerarsi varianti sostanziali al piano, per le quali sarà necessaria l’attivazione delle

procedure di cui al successivo art. 10, i casi in cui ogni SdF, il singolo PdI o un’insieme organico di PdI facenti parte di uno o più CFO richiedano:

a. scambi “a somma zero” delle superfici utili e/o lorde tra CFO, ovvero il riassetto funzionale e/o quantitativo tra diversi CFO che dovrà comunque comportare il rispetto dell’indice di fabbricabilità globale

b. il cambio di destinazione di una UEI o porzione di essa che comporti l’aumento delle superfici destinate a questa funzione e/o l’introduzione di nuove funzioni non previste nel CFO di riferimento sempre che sia salvaguardato il limite massimo di fabbricabilità.

c. lo scostamento sostanziale dalle sagome di riferimento e comunque tutti quei casi che, pur rispondendo alle specifiche dimensionali del piano, evidenzino apprezzabili alterazioni morfologiche e d’aspetto nei singoli manufatti.

ART. 9 VARIANTI NON AMMESSEE’ esclusa qualsiasi modifica che induca l’alterazione dei limiti di fabbricabilità totali oltre quelli previsti

dal presente PAU, la costruzione in aree sottoposte a tutela, ovvero trasformazioni che richiedano il riassetto dell’impianto generale del presente PAU.

ART. 10 PROCEDURA DI VARIANTENel caso che gli SdF o i PdI si scostino in maniera sostanziale, ma comunque nei limiti delle varianti

sostanziali ammesse (art.8), questi dovranno essere sottoposti ad approvazione della Commissione di Piano mediante l’elaborazione del corredo informativo necessario a sostenere la compatibilità e a disporre il contestuale aggiornamento del PAU.

Tali informazioni dovranno contenere:

a) relazione di variante da predisporre per confronto tra la soluzione originarie e altre in alternativa con dimostrazione dei miglioramenti ottenuti nonché la sua fattibilità tecnica e finanziaria

b) planimetrie, vedute tridimensionali e inserimenti ambientali di confronto dell’intervento con estensione alle UEI e ai CFO adiacenti;

c) viste e dettagli da cui sia possibile svolgere comparazioni e valutazioni sugli impatti dell’opera e

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del suo aspetto nei confronti dello stato attuale dei luoghi e delle previsioni originarie di piano.

ART. 11 COMMISSIONE DI PIANOLa Commissione di Piano è un organo eletto dal Senato accademico con finalità consultive, di guida,

d’indirizzo per l’implementazione del Piano oltre che di controllo sulla conformità e sull’efficacia dei suoi risultati. Suoi compiti principali sono:

a. fornire indicazioni e pareri nellla stesura dei singoli SdF

b. verificare la completezza e approvare gli SdF

c. approvare le Varianti di piano

d. validare la programmazione triennale e la lista annuale dei lavori

e. sovraordinare l’operato dell’Ufficio di masterplan

ART. 12 UFFICIO DEL MASTER PLANL’Ufficio del master plan è un organo multidisciplinare presieduto dal dirigente dell’area tecnica e da

un rappresentante della Commissione di Piano con finalità gestionali e manutentive del piano. Sue mansioni sono:

a. l’aggiornamento della documentazione tecnica e cartografica del Piano

b. la raccolta e la sistematizzazione delle informazioni utili alla stesura dei singoli SdF e a qualsiasi aggiornamento del Piano

c. la formazione di un corredo informativo di natura digitale e georeferenziato

d. il supporto tecnico, amministrativo, giuridico ed economico per lo sviluppo delle fasi progettuali, contrattuali e realizzative

ART. 13 PATRIMONIO FONDIARIO RESIDUOLe aree non sottoposte a tutela e che non si rendono necessarie per l’insediamento di edifici o altri

manufatti entrano a far parte del Patrimonio Fondiario Residuo, che può essere impiegato oltre che per la realizzazione di strade e infrastrutture, come riserva territoriale per le operazioni di riassetto funzionale e quantitativo tra diversi CFO di cui all’art. 8. Il Patrimonio Fondiario Residuo contiene inoltre aree edificabili da utilizzarsi in seguito o da impiegarsi per quelle azioni di permuta o di integrazione funzionale necessarie ad assicurare lo sviluppo delle dotazioni strutturali del Campus. In quest’ultimo caso, ove debitamente motivato ed espletata la necessaria procedura di variante di cui all’art. 10 delle presenti Norme tecniche, è ammesso l’ aumento volumetrico delle consistenze totali del Campus.

TITOLO II. PRESCRIZIONI EDILIZIE E URBANISTICHE

ART. 15 LIMITI MINIMI E MASSIMI DI EDIFICABILITA’Nelle schede riportate in allegato alle presenti norme sono indicate le specifiche di riferimento edilizie

da osservarsi nella realizzazione dei singoli manufatti, UEI e CFO. Tali specifiche si riferiscono ai seguenti aspetti:

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a. Larghezza max L’ingombro massimo in larghezza che può assumere il manufatto

b. Lunghezza max L’ingombro massimo in larghezza che può assumere il manufatto

c. Altezza massima L’ingombro massimo in alzato degli edifici che, ai fini della presente norma, sarà misurata dal piede della facciata fino all'intradosso del solaio dell'ultimo piano, con esclusione dei corpi edilizi soprastanti destinati agli impianti tecnici e di quelli sottostanti la linea di campagna.

d. Superficie coperta massima (Scmax) La superficie corrispondente alla massima area occupabile dal fabbricato sull’area di sedime indipendentemente dal fatto che gli spazi sottostanti siano chiusi, porticati o completamente aperti.

e. Superficie lorda massima La superficie che esprime la sommatoria degli spazi funzionali utilizzabili per lo svolgimento delle normali attività, di quelle complementari e integrative, degli spazi connettivi e delle murature

f. Superficie utile minima Il minimo di superficie al netto delle murature, del connettivo e di altre funzioni integrative o complementari (depositi, servizi igienici, spazi di supporto, locali tecnici, garage,..) strettamente necessaria all’espletamento delle funzioni previste per un dato edificio, UEI o CFO.

g. Volume edificabile La massima volumetria edificabile per ciascun edificio e, come sommatoria, il limite massimo edificabile per ciascun CFO includendo i volumi degli edifici esistenti di cui è previsto il mantenimento, l’ampliamento e il recupero. Il Volume massimo rappresenta un valore convenzionale degli ambienti (siano essi aperti, porticati o completamente chiusi) e delle murature che li definiscono da cui sono esclusi i locali interrati o porzioni interrate di essi, quelli destinati a impianti tecnologici per il funzionamento degli edifici (centrali termiche e di condizionamento, centrali idriche, centrali elettriche, ecc.) e quelli funzionali alla ricerca, quando trattasi di locali specializzati nei quali non è prevista permanenza di addetti, (depositi bombole, depositi di sostanze chimiche, ecc.).E' consentita, la possibilità di trasferimenti di volumetrie tra CFO secondo le procedure e le modalità previsti dalle presenti norme tecniche.

h. Superficie territoriale Superficie delimitata dal perimetro del singolo CFO e nella sua totalità da quello dell’intero Campus.In essa, a seconda delle previsioni del presente Piano, è prevista l’edificazione, la sua infrastrutturazione, ovvero il mantenimento e la tutela dello stato di fatto

i. Indice di fabbricabilità Valore limite definito dal rapporto tra il Volume edificabile e la corrispondente Superficie territoriale. Come riportato in allegato, tale indice è specifico per ciascun CFO e comunque non superiore a 1 mc/ 1mq per l’intera area di riferimento del Piano. Nel rispetto del rapporto sopra richiamato e secondo le modalità richiamate all’art.10 è possibile modificare l’indice di fabbricabilità di ogni CFO.

In quelle di riserva assumiamo 1 e comunque non superiore a 1 totale

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Potrebbe anche essere associato un valore maggiore di 1 comunque il cui totale non superi l’1 generale

ART. 16 SAGOME E ALLINEAMENTICon gli scostamenti e le varianti concesse dalle presenti norme è fatto obbligo il rispetto delle sagome massime d’ingombro e dei relativi allineamenti. Tali sagome sono rappresentate oltre che dalla rappresentazione grafica del disegno generale (elaborato G04) dalle specifiche dimensionali riportate di seguito in allegato per ciascun CFO.Fatte salve il rispetto delle distanze minime tra fabbricati e il ricalco perimetrale dei blocchi, all’interno di ogni UEI, le costruzioni avranno le seguenti libertà planivolumetriche:

–arretramenti o vuoti (oltre quelli per i porticati) quando mitigati da accorgimenti architettonici di “recinzione” in grado di suggerire i profili ipotizzati dal disegno del piano–sporgenze per parte limitate e prevalentemente costituite da elementi architettonici denotanti o tecnologici connotanti–“fuori sagoma” come specificato alla lettera l del presente articolo

ART. 17 DISTANZE TRA I FABBRICATILa distanza tra i fronti lunghi degli edifìci non dovrà essere inferiore alla metà dell'altezza e in ogni caso non meno di mt. 10.Sono ammesse distanze inferiori fra pareti esterne inferiori a mt. 10 quando esse appartengano allo stesso edifìcio o quando previsto nelle planimetrie del presente piano attuativo.Misure inferiori sono altresì ammesse tra i fronti corti dei singoli edifici allo scopo di rafforzare la continuità urbanistica del Campus. In tali casi le soluzioni dovranno porre particolare cura alla qualità degli affacci prevenendo o mitigano l’introspezione, ovvero eliminare qualsiasi affaccio e/o porre in aderenza le murature perimetrali.In ogni caso le soluzioni dovranno garantire il rispetto dei requisiti di sicurezza disponendo gli opportuni dispositivi atti a consentire la facile ed immediata evacuazione e l’accessbilità dei mezzi di soccorso.

ART. 18 CORPI DI COLLEGAMENTOAl fine di favorire l'integrazione fra attività complementari collocate in edifici differenti e rafforzare l’idea di continuità del Campus, il piano può prevedere la presenza di elementi architettonici di collegamento scoperti, coperti o chiusi. La loro realizzazione è consentita in tutti i casi in cui si verifichi la necessità a condizione che venga limitata la loro consistenza volumetrica allo stretto necessario, sia mantenuta la continuità dei percorsi carrabili e di quelli pedonali principali, che siano assolti tutti gli obblighi di sicurezza e che sia adeguatamente risolta la loro integrazione architettonica. Le volumetrie che ne scaturiscono andranno inclusi nel conteggio dei volumi per la singola UEI e CFO.

ART. 19 VOLUMI TECNICI IN COPERTURAAl fine di garantire una migliore manutenibilità e durabilità delle parti impiantistiche nonchè un’immagine architettonica di qualità si raccomanda di provvedere alla realizazione di idonee schermature delle parti impiantistiche che dovranno essere collocate in copertura. Tali schermature potranno essere realizzate con idonee coperture o mediante apposite chiusure che conferiscano continuità architettonica al manufatti.

ART. 20 EDIFICI ESISTENTINegli edifici esistenti le destinazioni ammesse sono tutte quelle previste nel piano attuativo ad

eccezione degli impianti tecnologici generali. In essi, oltre agli interventi di ordinaria manutenzione, potranno essere realizzate opere di ampliamento finalizzate al miglioramento delle loro funzionalità con realizzazione di locali tecnici e in genere di servizi.

Quando non espressamente specificati negli elaborati del presente Piano, l’entità e la natura degli interventi, ivi inclusi quelli di demolizione, dovranno essere valutati caso per caso mediante la redazione di un apposito SdF che in relazione alle vocazioni dell’immobile, ai connotati dell’area di sedime e di

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quelle adiacenti ne definisca il più idoneo impiego.Quando se ne proponga il riuso si prescrive l’ utilizzo di forme, tecnologie, materiali, e colori che ben

si prestino all'inserimento nel contesto morfologico del complesso e alla origiinaria natura del manufatto.Nel caso in cui l'Università ritenga conveniente ed opportuno un uso temporaneo di tali edifici, su di

essi potranno essere effettuati interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.Per gli edifici esistenti non di proprietà dell'Università ed in contrasto con la destinazione prevista dal

presente PAU, sono consentiti esclusivamente interventi di manutenzione volti a preservarne la sicurezza statica per l'incolumità pubblica e privata e che comunque non determinino incremento della consistenza ai fini del valore catastale.

ART. 21 SISTEMA DELLA VIABILITA’Il Piano definisce un sistema di viabilità carrabile, ciclabile e pedonale con diverse gerarchie e

direzioni allo scopo di garantire la piena interconnessione funzionale e accessibilità diversificata ai vari punti del campus. Il rispetto del disegno, delle sue differenti tipologie e materiali, come specificato nell’elaborato G08_ Il sistema delle viabilità, sono da osservare obbligatoriamente e indifferibilmente nella realizzazione di ciascun PdI. E’ quindi escluso qualsiasi modificazione che ne comprometta il funzionamento o ne faccia decadere i livelli qualitativi e prestazionali.

In particolare, i cordoli, le zanelle e la pavimentazione dei marciapiedi saranno in materiali naturali e/o in grado di garantire la permeabilità dei suoli sottostanti; la pavimentazione delle strade carrabili e delle piste ciclabili saranno in conglomerato bituminoso; i chiusini dei pozzetti saranno in ghisa e, se ricadenti nelle aree pavimentate, saranno del tipo da rivestimento.

Il criterio di unitarietà del disegno deve essere esteso anche agli elementi di arredo urbano e a tutta la segnaletica verticale ed orizzontale e dovrà essere richiamato e documentato adeguatamente nei progetti per l'ottenimento delle autorizzazioni, qualunque sia la procedura adottata.

Sono ammesse varianti interpretative a quanto schematicamente da svolgere e verificare in sede di redazione dei singoli SdF. Le varianti devono comunque avvenire in maniera che siano garantiti: la continuità e l’unitarietà di percorso; il coordinamento dei materiali impiegati; ove previsto, i livelli di riparo offerti nei confronti delle intemperie; la fruibilità in termini dimensionali.Qualsiasi variante e/o integrazione dovrà comunque essere finalizzata a migliorare le prestazioni offerte o a garantire un adeguamento normativo

ART. 22 PARCHEGGI

c) ParcheggiIl Piano prevede aree a parcheggio differentemente articolate e di diversa tipologia a servizio degli

edifici del Campus e quindi preferibilmente in prossimità dell’edificato o sottostanti ad esso. Allo scopo di garantire un miglior impatto i parcheggi sono da prevedersi preferibilmente interrati e quando all’aperto sistemati per piccoli gruppi integrati possibilmente ad alberature e/o schermati da apposite sagomature del terreno o idonei dispositivi di cortina. Tale ordine di criteri sarà lo stesso da seguire nel caso si opti per soluzione in variante a quanto previsto nel presente Piano.

Non sono comunque ammesse varianti in riduzione salvo i casi in cui nell’ambito di appositi SdF se ne dimostri la congruità con le normative vigenti e, nei casi in cui ricorre l’obbligo, l’osservanza a quanto previsto dalla Legge 122/1989. La realizzazione delle superfici a parcheggio dovrà procedere parallelamente alla realizzazione degli edifici e la documentazione di progetto di ogni nuovo edificio o ampliamento dovrà contenere la dimostrazione grafica e di calcolo che la somma della superficie delle aree a parcheggio previste nel progetto stesso e di quella delle aree già esistenti è pari o superiore ad 1/10 della somma dei volumi di tutti gli edifici esistenti o in corso di realizzazione e di quello da realizzare.

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Tali parecheggi sono individuati nella forma e nelle sue diverse tipologie i materialplanimetricamente in maniera soddisfare le vigenti leggi o standard prescritto dalla, da realizzare all'interno delle UEI, soprattutto al piano interrato. La pavimentazione di tutti i parcheggi scoperti sarà di tipo permeabile (quale quella in masselli di cls autobloccanti).

d) Aree a verde attrezzato e arredo urbanoIl piano indica le superfici da sistemare a verde, i percorsi pedonali, i filari di alberi si disegneranno?

ad alto fusto da realizzare in margine alle strade o ai percorsi, le sistemazioni del parco “centrale” ( CFO XX & XX) e del bioparco.

I progetti esecutivi relativi alle aree verdi dovranno dettagliare tali indicazioni e integrarle mediante:- specificazione delle essenze arboree, le quali dovranno appartenere a quelle autoctone o comunque

assimilate al paesaggio dell’area di Germaneto e andare a costituire unità omogenee per filari o concentrazioni puntuali;

- indicazioni sulla vegetazione arbustiva ed erbacea, da integrare con quella arborea e comunque da preferire alle recinzioni di qualsiasi altra natura nel delimitare spazi interni alle aree;

- disegno puntuale delle aree di sosta attrezzate, delle loro pavimentazioni e di quelle dei percorsi;- previsione di specifica illuminazione ed indicazione di tutti gli elementi di arredo urbano.

D AREE VERDI DI SPERIMENTAZIONE AGRARIA Diversamente dalle altre aree a verde, in tali aree potranno realizzate coltivazioni di qualunque tipo; per la

protezione delle coltivazioni, sul loro perìmetro esterno potranno essere realizzate recinzioni delle caratteristiche sotto definite.

All'interno di queste aree è prevista la realizzazione di piccoli fabbricati per funzioni di supporto per le coltivazioni quali: depositi, piccoli laboratori, servizi per il personale, ecc

Una parte di tali aree potrebbero essere utilizzate, in via temporanea, anche per verde attrezzato, in tal caso le piccole costruzioni previste potrebbero essere adibite ad attrezzature di supporto tecnologiche o a servizio delle persone quali: impianti di pompaggio depositi per attrezzature e materiali per il verde (falciatrici, concimi, ecc.), bar, spazi di gioco, nursery.

Gli orti sperimentali interessano per intero uno dei 3 cannocchiali verdi che attraversano l'insediamento universitario in tutto il suo spessore costituendo uno degli elementi qualificanti del paesaggio urbano intemo. Per tale ragione tutti i manufatti da realizzare in questo spazio dovranno essere di elevata qualità per quanto riguarda il disegno, l'uso dei materiali e la loro durevolezza nel tempo. Senza escludere il resto (pavimentazioni, elementi vari di arredo, ecc.), tale requisito riguarda con maggiore attenzione tutte le opere perimetrali quali edifici, recinzioni, percorsi. Per le recinzioni in particolare è esclusa la tipologia costituita semplicemente da reti o grìglie elettrosaldate fissate su paletti infissi nel suolo o su muretto; esse inoltre dovranno avere la stessa tipologia e caratteristiche estetiche omogenee quantomeno all'interno del settore nord e del settore sud

BioparcoIl bioparco, pensato quale sede per l’incubazione ed il trasferimento tecnologico, viene progettato con

caratteri di forte integrazione ambientale. In accordo con la propria natura prevede bassa densità costruita e ampie superfici di verde. Pertanto, oltre alle indicazioni di cui alla precedente lettera d), per il bioparco potranno essere sviluppati in fase attuativa tutti gli accorgimenti progettuali tesi alla sperimentazione di pratiche per la sostenibilità ed il contenimento dei consumi energetici, quali ad esempio: l’uso e la disposizione delle essenze, l’uso di specchi d’acqua, le tecniche di bioarchitettura ecc.

volevo dire che, se la filosofia è quella di creare un insediamento “bio”, allora si ammettono configurazioni anche un po' speciali rispetto alle altre....per esempio “boschetti” per fitodepurazione...sistemi di raccolta delle acque ecc...ci sono riuscito pur rimanendo sul vago?

ART.22 ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHEa) Spazi aperti e percorsi urbaniTutti gli spazi urbani sono accessibili a soggetti con ridotta capacità motoria. In particolare: tutti i marciapiedi ed i percorsi pedonali hanno larghezza uguale o superiore a 1,50m e

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non presentano gradini, né dislivelli con pendenza superiore al 8%; negli attraversamenti pedonali, segnalati con pavimentazione in rilievo per non vedenti, la quota del marciapiede è raccordata alla quota stradale; in tutte le aree a parcheggio saranno previste piazzole riservate in misura non inferiore al 5%.

Si fanno salve tutte le prescrizioni di legge vigenti in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, in particolare quelle specifiche per gli spazi esterni di edifici pubblici ed aperti al pubblico, cui appartengono o sono assimilati tutti gli interventi del presente PAU.

b) Edifici e loro pertinenze esterneTutti i progetti per nuovi edifici, ampliamenti, ristrutturazioni e restauri dovranno documentare il rispetto

delle vigenti normative nazionali e regionali in materia di abbattimento delle barriere architettoniche.

ART. 23 SALVAGUARDIE IDRAULICHEa) Superfici permeabiliIl piano prevede aree permeabili alla pioggia di superfìcie complessiva superiore al 25% della

superfìcie totale dell'insediamento; ciò in adempimento alla DCRT 12/2000. La maggior parte di questa aree coincidono con le aree a verde e con la parte dei parcheggi pavimentata con grigliati autobloccanti, una parte ricadono all'interno dei lotti e sono individuate graficamente, una parte ricadono all'interno dei lotti e sono individuate come quantità minima prescritta. I progetti per la realizzazione delle opere redatti per ciascuna UMI dovranno dimostrare che nel progetto sono previste aree permeabili in misura non inferiore a quella prevista nel piano particolareggiato e evidenziate nella tavola 13.2.

b) Rischio idrauliconon so se inserire il paragrafo: ci vorrebbero le norme al riguardo della regione Calabria e

almeno il PTC...per capire quali prescrizioni e principi dobbiamo rispettare.....altrimenti ci basterebbe conoscere dove si trovano queste prescrizioni (immagino che qualcosa ci sia) e rimandare ad altri strumenti vigenti

L'Università ha predisposto un progetto per la realizzazione di un parco a valle dell'insediamento, che ha una estensione di oltre 15 ha il quale oltre che per gli aspetti ambientali ha anche una valenza di vasca volano delle acque meteoriche dell'insediamento della capacità di circa m3 60.000.

La sua realizzazione - tenuto conto dei tempi per le procedure di esproprio e di appalto e per l'esecuzione dei lavori - è prevista entro l'anno 2008.

Le aree necessarie saranno acquisite dall'Università mediante esproprio dopo l'approvazione del progetto con la procedura ex art. 81 DPR 616/1977.

VERIFICA DEL RISCHIO IDRAULICO ESTERNOL'area del polo universitario - ai sensi della DCRT 12/2000 - rientra nell'ambito del Fosso Reale e del

Canale di Cinta Orientale appartenenti alla rete delle acque alte del Consorzio di bonifica dell'Area Fiorentina.

Il piano strutturale attualmente vigente del Comune di Sesto Fiorentino identifica per l'area condizioni di rischio per causa di esondazioni del Canale di Cinta Orientale.

Lo studio per la messa in sicurezza idraulica predisposto dalla Università prevede la realizzazione di una cassa di laminazione a Est dell'insediamento e compresa fra esso, il canale stesso e il perimetro dell'aereoporto.

La cassa e le opere connesse interessano un'area di oltre 7,00 ha, l'esatta capacità finalizzata alla eliminazione di esondazioni per eventi con ricorrenza duecentennale, sarà definita con il progetto esecutivo.

La sua realizzazione è programmata entro l'anno 2008

ART. 24 IMPIANTI TECNOLOGICIa) Impianti urbaniGli edifici o le porzioni di essi destinati ad accogliere gli impianti tecnologici urbani quali: cabine di

trasformazione elettrica, cabine di decompressione del metano, centrali telefoniche, ecc sono esclusi dal

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calcolo della SUL. I volumi edilizi o i manufatti destinati ad accogliere le funzioni suddette che non siano compresi nelle volumetrie degli edifici già previsti nel piano, o che non siano interrati, dovranno essere integrati con il disegno degli spazi aperti in cui sono collocati e non dovranno costituire intralcio alla percorribilità di strade e percorsi, né ostacolo visivo per la sicurezza della circolazione.

Fanno eccezione a quanto appena detto le centrali termiche, incluse nel calcolo della SUL e localizzate all’interno dei CFO dal presente piano.

b) Impianti degli edificiI macchinari destinati a far funzionare gli impianti degli edifici e dei laboratori dovranno essere collocati

in copertura o in appositi ambienti. Gli spazi ad essi destinati sono esclusi dal calcolo della SUL. Quando siano collocati in copertura potranno essere coperti per protezione dalla pioggia e dovranno comunque essere opportunamente schermati con soluzioni tecnologiche e architettoniche integrate con l'edificio. Quando siano collocati in edifici separati, l'impegno progettuale ed i materiali di detti edifici non dovranno essere di qualità inferiore a quelli degli edifici serviti, non essendo considerata la provvisorietà dei manufatti valida motivazione per venire meno a questa prescrizione.

Per lo smaltimento delle acque reflue gli impianti e le reti dovranno essere conformi a quanto prescritto dal vigente Regolamento edilizio del Comune di Catanzaro. Bisognerebbe, anche per qualche prescrizione sui materiali, almeno dare un'occhiata al regolamento edilizio di CZ...ce l'avevi in studio?..il sito del comune mi risulta in costruzione e non accessibile Ai fini del dimensionamento, nel calcolo degli abitanti equivalenti, gli utenti previsti dovranno essere computati proporzionalmente pari ad 1/5 di abitante equivalente.

ART. 25 VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALIlo inseriamo? Come obbligatorio per ogni PdI?....Anche qui bisogna vedere cosa prevedono le

norme calabresi in materia...perchè inventarsi un sistema di valutazione è difficile e, in alcuni casi visto il nostro progetto, addirittura controproducente......vista la quantità di C.A esistente sull'area, direi che il sistema di valutazione d'impatto ambientale calabrese, se c'è, fa un po' acqua...

Gli atti di pianificazione territoriale del Comune, di cui al presente capo, contengono, anche sulla base del quadro conoscitivo del P.T.C., di cui all'art. 16, quarto comma, la valutazione degli effetti ambientali attraverso:

1. la individuazione delle aree e dei beni di rilevanza ambientale;2. l'analisi dello stato delle risorse soggette a modificazione;3. l'indicazione delle finalità degli interventi previsti e dei motivi delle scelte rispetto ad altre alternative;4. la descrizione delle azioni previste e dei loro prevedibili impatti sull'ambiente;5. la individuazione dei livelli di criticità delle aree e delle risorse interessate;6. l'indicazione delle misure idonee ad evitare, ridurre o compensare gli effetti negativi sull'ambiente,

individuando la disponibilità delle risorse economiche da impiegare;7. l'accertamento del rispetto delle norme igienico-sanitarie.

Le analisi di cui al primo comma, lett. a), b), c), d), e) si avvalgono del sistema informativo di cui all'art. 4 e lo implementano. L'accertamento di cui al primo comma, lett. g), è effettuato, limitatamente alle previsioni di insediamenti industriali e di attività produttive in genere, avvalendosi del parere preventivo delle strutture competenti per i controlli ambientali. Le valutazioni degli effetti ambientali riguardano in particolare i seguenti fattori e le loro interrelazioni: il suolo, l'acqua, l'aria, le condizioni microclimatiche, il patrimonio culturale, la fauna e la flora, gli insediamenti, i fattori socio-economici. La legge regionale e le istruzioni tecniche di cui all'art. 13 stabiliscono norme specifiche per garantire l'applicazione delle disposizioni del presente articolo. L'adeguatezza delle indagini previste dall'art. 1 della legge regionale 17 aprile 1984, n. 21, anche in riferimento alle direttive tecniche regionali, è certificata dai tecnici abilitati che le hanno svolte; la conformità degli atti di pianificazione agli esiti di dette indagini è attestata dai progettisti degli atti stessi.(13) Gli elaborati prescritti dalle direttive tecniche regionali in attuazione della legge regionale 17 aprile 1984, n. 21, corredati dalle certificazioni di cui al comma 5, sono depositati, prima dell'adozione dello strumento urbanistico, presso il competente ufficio del Genio civile, il quale provvede ad effettuare su di essi controlli, anche a campione, sulla base delle istruzioni tecniche di cui all'art. 13 e

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comunque nei casi previsti dal P.T.C.(13). Resta ferma la possibilità per il comune, per le finalità di cui all'art. 3, comma 1, di richiedere, in ogni caso, la collaborazione del competente ufficio del Genio civile.(14)

Carte tematiche della qualità/valore dei suoliObiettivo di queste carte é quello di georeferenziare la descrizione/rappresentazione delle diverse

qualità ambientali, spesso gerarchizzandole e valutandole mediante scale, misure o indici di valore.La carta degli usi del suoloCarta della naturalitàCarta del valore ambientale o del valore paesistico-ambientale Carta delle sensibilità o vulnerabilità ambientaliCarta della vulnerabilità idro-geologicaCarta della pressione antropica attualeCarta del degrado e della criticità attuale.

ART. 22 NORMA GENERALEPer quanto non previsto nelle presenti norme si applicano, le normative urbanistiche ed edilizie

vigenti nel Comune di Catanzaro.

Seguono le SCHEDE DEI COMPARTI FUNZIONALI OMOGENEI (CFO)

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