Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA · L’itus in età giovanile • Ictus...

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Epidemiologia e prevenzione delle malattie cerebro- vascolari Prof. Silvano Monarca Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA - CORSO DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA-

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Epidemiologia e prevenzione delle malattie cerebro- vascolari

Prof. Silvano Monarca

Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA

- CORSO DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA-

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ICTUS

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In Italia l’ictus è la terza

causa di morte dopo le

malattie cardiovascolari e

le neoplasie, causando il

10-12% di tutti i decessi

per anno, e rappresenta la

principale causa

d’invalidità (Spread 2003)

Ictus

.

Improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit

focale e/o globale (coma) delle funzioni cerebrali di durata

superiore a 24 ore o ad esito infausto, non attribuibile ad

altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale

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Ictus ischemico lacunare

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Ictus emorragico: sede tipica

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Mortalità per ictus

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Epidemiologia dell’Ictus (Italia)

Terza causa di morte dopo malattie cardiovascolari e neoplasie: 10-12%

194.000 nuovi casi di ictus: 80 % nuovi episodi e 20 % recidive

Incidenza aumenta con l’età: > 65 anni 6.5 %

75 % ictus oltre 75 anni

Mortalità in fase acuta 30%

Invalidità grave residua 40% sopravvissuti: principale causa di invalidità

Aumento dei casi di ictus: nel 2008 circa 207.000

Soggetti che hanno avuto un ictus e ne sono sopravvissuti: 907.000

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La mortalità in Italia nell’anno 1998 Rapporti ISTISAN 02/31 2002

Italia RR=1

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La mortalità in Italia nell’anno 1998 Rapporti ISTISAN 02/31 2002

Italia RR=1

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Sottotipi clinici di ICTUS

attacco ischemico transitorio (TIA: transient ischemic

attack), con sintomatologia di durata inferiore alle 24

h e senza esiti

ictus minore (minor stroke), con sintomatologia di

durata superiore alle 24 h ed esiti neurologici di

scarso o nessun significato funzionale

ictus maggiore (major stroke), con sintomatologia di

durata superiore alle 24 h ed esito permanente o

anche letale

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L’ictus in età giovanile • Ictus giovanile = in soggetti di <45-50 anni. (può colpire i giovani e i bambini) • Incidenza: 10 su 100.000 abitanti • Proporzione : circa il 5,5% di tutti gli ictus nei paesi occidentali, mentre nei paesi in via

di sviluppo raggiunge il 19%. • In Italia si verificano ogni anno 196.000 nuovi ictus; di questi circa 4.200 colpiscono

soggetti con età inferiore a 45 anni e 6.200 soggetti di età compresa fra 45 e 55 anni. I fattori di rischio e le cause dell’ictus nel bambino e del giovane sono in parte differenti rispetto alle altre epoche della vita.Tra le principali cause di ictus giovanile vi è la dissecazione delle arterie carotide e vertebrale che portano il sangue al cervello, causata da traumi o microtraumi ripetuti al collo comportanti movimenti energici o ripetuti di rotazione e flesso-estensione del capo (inclusi gli incidenti stradali, i traumi in ambito sportivo e le manovre chiropratiche). Tra le cause rare tipiche dell’età giovanile ci sono l’abuso di droghe e di alcol.

• Occorre però ricordare che i tipici fattori che predispongono all’ictus e alle altre malattie vascolari, quali il fumo di sigaretta, l’obesità, la sedentarietà, l’errata alimentazione, l’ipertensione arteriosa, le alterazioni dei grassi nel sangue e il diabete possono manifestarsi e danneggiare le arterie fin dall’età giovanile.

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L’ictus nella donna

• E’ noto come le donne abbiano,fino alla menopausa, un rischio di ictus minore rispetto all’uomo a causa dell’effetto protettivo degli ormoni sessuali femminili. Negli ultimi anni vi è stata molta discussione sul ruolo della assunzione di estrogeni sotto forma di contraccettivi orali e di terapia ormonale sostitutiva dopo la menopausa. Al riguardo si può affermare sinteticamente che:

• 1) il rischio di ictus nella donna in età riproduttiva che assume contraccettivi orali è molto basso ma che tale rischio aumenta nelle donne con età maggiore di 35 anni, fumatrici e con ipertensione arteriosa e se vengono utilizzati contraccettivi orali a maggior contenuto di estrogeni,

• 2) la terapia ormonale sostitutiva post menopausale, contrariamente a quanto si pensava alcuni anni fa, non ha un effetto protettivo sul rischio di ictus e di altre malattie vascolari ma può addirittura avere un effetto peggiorativo. E’ importante pertanto che tali terapie vengano personalizzate valutando il profilo complessivo di rischio della donna che li deve assumere.

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L’ictus, un nemico al femminile

• 28 ottobre 2014 Il venti per cento della popolazione femminile è destinato ad essere colpito da un ictus. Mentre domani si celebra in tutto il mondo il World Stroke Day, il problema cerebrale assume le caratteristiche di una patologia di genere per la sua capacità di ingenerare danni maggiori nelle donne: la lesione tende ad essere gravata da una maggior gravità, una più elevata mortalità ed anche un maggior peso degli esiti. Secondo Roberto Sterzi, neurologo milanese, "la donna è più vulnerabile all'ictus per il suo particolare sistema di coagulazione che abbassa il rischio di emorragie ma aumenta quello dei coaguli, specie in certi periodi della vita come gravidanza, parto, puerperio e menopausa. Ovviamente ci sono fattori di rischio che accrescono ulteriormente i pericoli: ad esempio il diabete moltiplica il rischio da 3 a 5 volte nella donna, mentre ipertensione e fibrillazione atriale lo quintuplicano. L'importante, visto che il tempo è cervello, è sempre arrivare il prima possibile con la diagnosi per poter mettere in atto le contromisure più efficaci di fronte all'attacco acuto. Nei casi di attacco legato a ischemia, riconoscere i primi sintomi è fondamentale per attivare la trombolisi, ovvero il trattamento che consente di sciogliere il coagulo che blocca a circolazione e ridare sangue ai neuroni.

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Ictus, non più solo patologia della terza età

• 200.000 casi ogni anno in Italia. L'ictus cerebrale rimane una minaccia che deve essere combattuta con le armi della prevenzione e soprattutto della diagnosi precoce, per limitare i danni di una lesione che può risultare mortale o lasciare esiti altamente invalidanti. Sono ancora molto limitate le strutture specificamente dedicate alla cura immediata della patologia. Le Stroke Units, infatti, sarebbero in tutta Italia solo 160 e sono concentrate soprattutto nel settentrione del Paese e in alcune zone il 118 non riesce a rispondere immediatamente. In caso di ictus ischemico, infatti entro 4-5 ore dall'inizio dei sintomi si ottengono i maggiori successi con il trattamento trombolitico effettuato in una Stroke Unit. Tra i fattori che più allarmano, infine, c'è l'abbassamento dell'età di comparsa della lesione: nell'arco di vent'anni è aumentata dal 13 al 19 per cento la popolazione colpita dalla lesione di età compresa tra i 20 e i 54 anni. 23 aprile 2013

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Rischi/benefici della terapia ormonale sostitutiva

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Oral Contraceptives

Risk Factors

Recommendation – Oral Contraceptives (OCs)

Class/Level

of Evidence

OCs may be harmful in women with additional risk factors (eg, cigarette

smoking, prior thromboembolic events)

Class III; Level

of Evidence C

For those who choose to use OCs despite the increased risk associated

with their use, aggressive therapy for stroke risk factors may be

reasonable.

Class IIb; Level

of Evidence C

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Il ricovero immediato nelle stroke unit riduce la mortalità e la invalidità

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Terapia trombolitica per l’Ictus: raccomandato uso tPA 3-4,5 ore dopo

• E' stato indicato l'uso del tPA (Tissue Plasminogen activator, Alteplase) per il trattamento dell'ictus ischemico fra le tre e le 4,5 ore dopo la comparsa dei sintomi. Va comunque rammentato che la tempistica è essenziale nel trattamento dell'ictus: benché sia stata formalmente testata una finestra terapeutica più ampia, va comunque evitato qualsiasi ritardo nella valutazione del paziente e nell'inizio della terapia. A questo proposito, in Europa sono state emesse linee guida più permissive che negli USA, ma non deve essere persa di vista la necessità di un trattamento tempestivo. In ogni caso, il medico più somministrare tPA anche se il paziente giunge all'osservazione al di là delle tre ore precedentemente raccomandate per il trattamento. (Stroke online 2009, pubblicato il 28/5)

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Luci e ombre nelle Stroke Units italiane

• Negli Usa sei ospedali su dieci non

potrebbero somministrare la trombolisi in

caso di ictus e solo il 4 per cento dei pazienti

potenzialmente trattabili con questa terapia

viene effettivamente trattato. In Italia

dovrebbe essere disponibile un'unità ogni

200.000 persone (circa 300 in totale) in realtà

sono circa 160. Il risultato è che la mortalità

per ictus ha ormai superato quella legata

all'infarto anche nel Nord dove pure le Stroke

Units sono maggiormente presenti.

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FATTORI DI RISCHIO

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Fattori di rischio non modificabili dell’ictus

• Età

• Sesso (più frequente nell’uomo, ma le donne muoiono di più)

• Familiarità

• Ictus o infarti precedenti

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Fattori di rischio modificabili dell’ictus

• Pressione alta (>=140/90 mm Hg) è il fattore più importante

• Fumo di sigaretta, uno dei principali fattori

• Diabete

• Stenosi dell’arteria carotidea

• Fibrillazione atriale

• Malattia coronarica o scompenso cardiaco

• Transient ischemic attacks (TIA, o attacco ischemico transitorio), segnali di allarme per l’ictus

• Iperomocisteinemia

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AMERICAN HEART ASSOCIATION Definition of Classes and Levels of Evidence Used in AHA

Recommendations

Class I Conditions for which there is evidence for and/or general agreement that the procedure or treatment is useful and effective.

Class II Conditions for which there is conflicting evidence and/or a divergence of opinion about the usefulness/efficacy of a procedure or treatment.

Class IIa The weight of evidence or opinion is in favor of the procedure or treatment.

Class Iib Usefulness/efficacy is less well established by evidence or opinion.

Class III Conditions for which there is evidence and/or general agreement that the procedure or treatment is not useful/effective and in some cases may be harmful.

Therapeutic Recommendations

Level of Evidence A Data derived from multiple randomized clinical trials or meta-analyses

Level of Evidence B Data derived from a single randomized trial or nonrandomized studies

Level of Evidence C Consensus opinion of experts, case studies, or standard of care

Diagnostic Recommendations

Level of Evidence A Data derived from multiple prospective cohort studies using a reference standard applied by a masked evaluator

Level of Evidence B Data derived from a single grade A study, or one or more case-control studies, or studies using a reference standard applied by an unmasked evaluator

Level of Evidence C Consensus opinion of experts

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Well-documented Risk Factors

• Hypertension • Exposure to cigarette smoke • Diabetes • Atrial fibrillation and certain

other cardiac conditions • Dyslipidemia • Asymptomatic Carotid artery

stenosis • Sickle cell disease • Postmenopausal hormone

therapy • Poor diet • Physical inactivity • Obesity and body fat distribution

Less well-documented or potentially modifiable Risk Factors

• Metabolic syndrome • Excessive alcohol consumption • Drug abuse • Use of oral contraceptives • Sleep-disordered breathing • Migraine • Hyperhomocysteinemia • Elevated lipoprotein(a) • Hypercoagulability • Inflammation • Infection

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Hypertension

Risk Factors

Recommendation - Hypertension

Class/Level of

Evidence

Use of existing guidelines for glycemic control and BP

targets in patients with diabetes is recommended for

patients who have had a stroke or TIA In agreement with the

JNC 7 report, regular BP screening and appropriate

treatment, including both lifestyle modification and

pharmacological therapy, are recommended.

Class I; Level of

Evidence A

Systolic BP should be treated to a goal of <140 mm Hg

and diastolic BP to <90 mm Hg because these levels are

associated with a lower risk of stroke and cardiovascular

Events.

Class I; Level of

Evidence A

In patients with hypertension with diabetes or renal disease,

the BP goal is <130/80 mm Hg.

Class I; Level of

Evidence A

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Pressione sanguigna e ictus

Recentemente è stato osservato in una metanalisi che il rischio di ictus

aumenta anche in presenza di un piccolo incremento dei valori di

pressione sanguigna: i dati di 12 studi precedenti dimostrano che

situazioni di pre-ipertensione (massima 120-139 o minima 80-89

mmHg) aumentano del 55% la probabilità di incorrere in un ictus. I dati

di 7 studi distinguevano la pre-ipertesione in bassa e alta e si osservava

che solo nella pre-ipertensione alta (massima 130-139 e minima 85-89

mmHg) si osservava un incremento significativo del 79% del rischio di

ictus.

Il legame è indipendente da altri noti fattori di rischio – come età, sesso,

diabete, obesità, colesterolo e fumo – ed è presente anche al di sotto dei

65 anni. Lee M, Saver JL, Chang B, Chang KH, Hao Q, Ovbiagele B.

Presence of baseline prehypertension and risk of incident stroke: A meta-analysis. Neurology. 2011 Oct 4;77(14):1330-7.

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La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca caratterizzata da una completa

irregolarità dell’attivazione elettrica degli atri, due delle quattro camere

cardiache. In presenza di tale anomalia, le normali contrazioni atriali vengono

sostituite da movimenti caotici, completamente inefficaci ai fini della propulsione

del sangue. Inoltre il battito cardiaco diviene completamente irregolare.

Se si scopre di avere questa malattia occorre rivolgersi ad un cardiologo che

potrà prescrivere un antiaggregante per ridurre drasticamente il rischio di ictus.

Fibrillazione atriale

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Atrial Fibrillation

Risk Factors

Recommendation – Atrial Fibrillation

Class/Level

of Evidence

Active screening for atrial fibrillation in patients "65 years of age in

primary care settings using pulse taking followed by an ECG as

indicated can be useful.

Class IIa; Level

of Evidence B

Adjusted-dose warfarin (target INR, 2.0 to 3.0) is recommended for all

patients with nonvalvular atrial fibrillation deemed to be at high risk and

many deemed to be at moderate risk for stroke who can receive it safely.

Class I; Level

of Evidence A

Antiplatelet therapy with aspirin is recommended for low-risk and some

moderate-risk patients with atrial fibrillation, based on patient

preference, estimated bleeding risk if anticoagulated, and access to

highquality anticoagulation monitoring.

Class I; Level

of Evidence A

For high-risk patients with atrial fibrillation deemed unsuitable for

anticoagulation, dual antiplatelet therapy with clopidogrel and aspirin

offers more protection against stroke than aspirin alone but with

increased risk of major bleeding and might be reasonable.

Class IIb; Level

of Evidence B

Aggressive management of BP coupled with antithrombotic prophylaxis

in elderly patients with atrial fibrillation can be useful.

Class IIa; Level

of Evidence B

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Fibrillazione atriale: il nemico silente

• E’ una patologia pericolosa, sempre più diffusa e spesso sottovalutata

sia da chi ne soffre, sia – troppo spesso – dalla stessa classe medica. La fibrillazione atriale è una delle più comuni aritmie cardiache, tanto che il 50% delle aritmie nell’anziano sono legate proprio ad essa. E’ associata al rischio di fenomeni embolici come l’ictus cerebrale, eppure l’88% degli italiani non la ritiene – erroneamente – una patologia importante. Spesso si tende a considerare i sintomi della fibrillazione atriale come un “naturale” fenomeno legato all’avanzamento dell’età. Niente di più sbagliato. Se presa in tempo, infatti, la fibrillazione atriale può essere curata con successo, specialmente grazie alle nuove frontiere della chirurgia che offrono soluzioni definitive come l’ablazione transcatetere. La fibrillazione atriale ha una prevalenza dello 0.5% nella popolazione adulta e il rischio di esserne affetti cresce in misura direttamente proporzionale all’eta’: la percentuale dei pazienti affetti sale, infatti, al 5% oltre i 65 anni.

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Cigarette Smoking

Risk Factors

Recommendation – Cigarette Smoking

Class/Level of

Evidence

Abstention from cigarette smoking by nonsmokers and smoking

cessation by current smokers are recommended based on

epidemiological studies showing a consistent and overwhelming

relationship between smoking and both ischemic stroke and SAH.

Class I; Level of

Evidence B

Although data are lacking that avoidance of environmental tobacco

smoke reduces incident stroke, on the basis of epidemiological data

showing increased stroke risk and the effects of avoidance on risk of

other cardiovascular events, avoidance of exposure to environmental

tobacco smoke is reasonable.

Class IIa; Level

of Evidence C

Status of tobacco use should be discussed at every patient encounter.

The use of multimodal techniques, including counseling, nicotine

replacement, and oral smoking-cessation medications, can be useful as

part of an overall smoking-cessation strategy. Status of tobacco

use should be addressed at every patient encounter.

Class I; Level of

Evidence B

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Diabetes Mellitus

Risk Factors

Recommendation – Diabetes Mellitus

Class/Level

of Evidence

Control of BP in patients with either type 1 or type 2 diabetes as part of a

comprehensive cardiovascular risk-reduction program as reflected in the

JNC 7 guidelines is recommended.

Class I; Level of

Evidence A

Treatment of hypertension in adults with diabetes with an ACEI or an ARB is

useful.

Class I; Level of

Evidence A

Treatment of adults with diabetes with a statin, especially those with

additional risk factors, is recommended to lower risk of a first stroke.

Class I; Level of

Evidence A

The use of monotherapy with a fibrate to lower stroke risk might be

considered for patients with diabetes.

Class IIb; Level

of Evidence B

The addition of a fibrate to a statin in persons with diabetes is not useful for

decreasing stroke risk.

Class III; Level of

Evidence B

The benefit of aspirin for reduction of stroke risk has not been satisfactorily

demonstrated for patients with diabetes; however, administration of aspirin

may be reasonable.

Class IIb; Level

of Evidence B

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Dyslipidemia

Risk Factors

Recommendation – Lipids

Class/Level

of Evidence

Treatment with an HMG-CoA reductase inhibitor (statin) medication in

addition to therapeutic lifestyle changes with LDL-cholesterol goals as

reflected in the NCEP guidelines is recommended for primary prevention

of ischemic stroke in patients with coronary heart disease or certain

high-risk conditions such as diabetes.

Class I; Level

of Evidence A

Fibric acid derivatives may be considered for patients with

hypertriglyceridemia, but their efficacy in the prevention of ischemic

stroke is not established.

Class IIb; Level

of Evidence C

Niacin may be considered for patients with low HDL cholesterol or

elevated lipoprotein(a), but its efficacy in prevention of ischemic stroke

in patients with these conditions is not established.

Class IIb; Level

of Evidence C

Treatment with other lipid-lowering therapies, such as fibric acid

derivatives, bile acid sequestrants, niacin, and ezetimibe, may be

considered in patients who do not achieve target LDL cholesterol with

statins or cannot tolerate statins, but the effectiveness of these

therapies in decreasing risk of stroke is not established.

Class IIb; Level

of Evidence C

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

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TIA (Attacchi Ischemici Transitori) e attacchi cardiaci

Il rischio di avere un ictus per chi ha avuto un episodio precedente è molto

maggiore rispetto a chi non ne ha mai avuto uno. Gli attacchi ischemici

transitori (TIA) sono dei “campanelli d’allarme” che producono sintomi simili

all’ictus ma non lasciano danni. I TIA sono fortemente predittori di ictus.

Una persona che ha avuto un TIA o piu eventi ha 10 volte in più la possibilità

di avere un ictus rispetto a un’altra persona della stessa età e sesso che non

lo ha avuto.

Riconoscere e trattare un TIA riduce il rischio di avere un ictus. Per questo il

TIA deve essere considerato un’emergenza medica e deve essere

immediatamente valutato da una figura medica professionale.

Avere avuto un Infarto cardiaco predispone ad un alto rischio di avere anche

un ictus.

Sia gli Infarti cardiaci che l’Ictus dividono molti fattori di rischio cosi come

l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, il diabete, il fumo, l’inattivita’ fisica e

l’obesità.

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– dislipidemia;

– alcune cardiopatie (forame ovale pervio, aneurisma

settale);

– placche dell’arco aortico;

– uso di contraccettivi orali;

– eccessivo consumo di alcool;

– ridotta attività fisica;

– emicrania;

– anticorpi antifosfolipidi;

– fattori dell’emostasi;

– infezioni;

– uso di droghe.

Altri fattori ancora incerti

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I livelli plasmatici di omocisteina, che deriva dall’AA essenziale metionina,

sono influenzati da fattori genetici che regolano la sintesi di enzimi coinvolti nel

suo metabolismo e dall’apporto dietetico di vitamina B6, B12 e acido folico.

CAUSE ACQUISITE DI IPEROMOCISTEINEMIA:

Nutrizionali (carenza di folati e vitamine B12 e B6)

Farmaci (isoniazide, carmbamazepina…)

Endocrine (ipotiroidismo)

Altre patologie ( insufficienza renale, psoriasi)

L’iperomocisteinemia è frequente nei soggetti anziani, spesso sottoposti a

terapie che interferiscono col metabolismo degli AA solforati o affetti da

condizioni patologiche o in situazioni socio-ambientali responsabili di una

cattiva alimentazione( deficit vitaminici). Alti livelli di omocisteina sono sia

aterogeni che protrombotici, quindi la relazione con l’ictus è più che

plausibile.

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Ictus connesso a stress ma non a

depressione

• E' stata dimostrata la presenza di una correlazione fra stress psicologico ed aumento del rischio di ictus, ma non è stata osservata alcuna correlazione del genere fra ictus e disordine depressivo maggiore episodico. E' possibile che lo stress psicologico, all'interno di un più ampio spettro di variazioni nella salute mentale, sia parte di un prodromo prolungato dell'ictus, o che l'associazione sia dovuta ad interferenze residuali. Sono necessari ulteriori studi per replicare questi risultati, e considerare le associazioni alla salute emotiva in base ai sottotipi di ictus. E' opportuno inoltre valutare i potenziali meccanismi alla base del fenomeno, come ad esempio la dibattuta associazione fra concentrazione di omocisteina, depressione ed ictus. (Neurology. 2008; 70: 788-94)

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Diet and Nutrition

Risk Factors

Recommendation – Diet and Nutrition

Class/Level

of Evidence

Reduced intake of sodium and increased intake of potassium as

indicated in the report Dietary Guidelines for Americans are

recommended to lower BP.

Class I; Level

of Evidence A

A DASH-style diet which emphasizes consumption of fruits, vegetables,

and low-fat dairy products and is reduced in saturated fat, also lowers

BP and is recommended .

Class I; Level

of Evidence A

A diet that is rich in fruits and vegetables and thereby high in potassium

is beneficial and may lower risk of stroke.

Class I; Level

of Evidence B

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Si può prevenire l'ictus?

• prevenzione primaria: nella fase asintomatica,

cioè prima che si manifesti la malattia

• prevenzione secondaria: quando ci sono stati i

primi campanelli di allarme, cioè dopo il primo TIA

• prevenzione terziaria: nella prevenzione delle

recidive quando si sia verificato il primo ictus.

In tutte e tre le situazioni, le tappe fondamentali

sono: controllo dei fattori di rischio,

cambiamento delle abitudini alimentari e dello

stile di vita e cure mediche quando non siano

sufficienti gli interventi comportamentali.

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Stroke recurrence

• The risk of recurrent stroke is greatest early after the first stroke; about 2–3% of survivors of a first stroke have another stroke within the first 30 days, about 9% in the first 6 months and 10–16% within a year.

• This is about 15 times greater than the risk in the general population of the same age and sex.

• After the first year, the average annual risk of recurrent stroke for the next 4 years falls to about 5%.

Page 41: Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA · L’itus in età giovanile • Ictus giovanile = in soggetti di

Burden of Stroke

• After 1yr 30% will be dead & 40% will be dependant on others

• approximately:

• 80% of people are at home12% live in a residential or nursing home& 66% regain the ability to walk 45–60% are independent5–9% are totally dependent.

• 250,000 people live with stroke disability in the UK

• It is the third leading cause of death and the single largest cause of adult physical disability in the world (Bath and Lees, 2000).

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Riabilitazione

Physical therapy (PT)

– Walking, range of movement

Occupational therapy (OT)

– Taking care of one’s self

Speech language therapy

– Communication skills, swallowing, cognition

Recreational therapy

– Cooking, gardening

© 2011 National Stroke Association

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La dieta preventiva

Mangiare almeno 400-500 g di frutta e verdura al giorno

perché ,grazie al loro contenuto di anti-radicali liberi,

proteggono i vasi e i tessuti del cuore e del cervello.

Diminuire l’uso di sale da cucina: l’OMS ha stimato che

riducendo la quantità di sale giornaliera di 3 g farebbe

scendere del 22% la mortalità da infarto e del 16% quella per

malattie coronariche.

Consumare più fibre.

Limitare l’uso dei cibi grassi e fritti: i grassi saturi e

quelli idrogenati sono più pericolosi perché aumentano il

colesterolo LDL.

Consumare pesce almeno 2 volte alla settimana perché

contiene i grassi omega 3 protettori delle arterie,

eventualmente si possono assumere integratori alimentari.

Limitare il consumo di alcol, bere cioè non più di 2

bicchieri al giorno.

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Azione protettiva di alcuni alimenti • Per alcuni nutrienti è stata messa in luce un’azione protettiva:

– grassi insaturi: l’effetto protettivo è documentato in relazione al consumo sia di monoinsaturi (acido oleico), sia di poliinsaturi (acido linoleico e omega-3), e potenziato se la dieta è povera in grassi saturi;

– fibra alimentare: il ruolo positivo è documentato negli uomini, in particolare in soggetti ipertesi, e richiede ulteriori chiarimenti;

– potassio, magnesio e calcio: esiste una correlazione inversa tra il rischio di ictus e il consumo di questi minerali, attraverso un’azione per lo più mediata dalla pressione arteriosa;

– antiossidanti: un equilibrato apporto di antiossidanti media un effetto protettivo in particolar modo associato al consumo di vitamina C, di b-carotene e di vitamina E; eventuali supplementazioni non sembrano invece migliorare il quadro del rischio;

– folati, vitamina B6 e vitamina B12: adeguati apporti tramite la dieta esercitano un positivo effetto protettivo, mediato dalla riduzione dei livelli di omocisteina. Sono consigliate supplementazioni nei casi di iperomocisteinemia.

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Ictus e colesterolo

– Il colesterolo è stato tradizionalmente considerato uno scarso predittore del rischio di ictus

– Elevati livelli di colesterolo sono stati associati a un aumentato rischio di ictus ischemico

– Alcuni trattamenti ipolipemizzanti (es. fibrati) hanno fallito nel ridurre l’ictus

– Le Statine hanno dimostrato una riduzione del rischio di ictus ischemico

– L’utilizzo di statine non sembra essere correlato a un aumento del rischio di ictus emorragico

Bots ML et al. J Epidemiol Community Health. 2002; 56(suppl 1):i19-i24; Tirschwell DL et al. Neurology. 2004; 63:1868-1875; Rubins HB et al. N Engl J Med. 1999; 341:410-418; Sever PS et al. Lancet. 2003; 361:1149-1158; LaRosa JC et al. N Engl J Med. 2005; 352: 1425-1435.

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HDL-C e rischio di ictus

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Stroke reduction results from large secondary prevention studies and meta-analyses of statins 4S, CARE, LIPID

Clin Med Card –FI adapted from Cucchiara et al, Stroke 2001

-35%

Relative

Risk R

educ

tion

-20%

-25%

-15%

-10%

-5%

0%

-30%

Secondary Prevention Studies Meta-Analyses

4S CARE LIPID Blauw et al Crouse III et al

-30% -32%

-19%

-31%

-27%

Page 49: Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA · L’itus in età giovanile • Ictus giovanile = in soggetti di

Physical Inactivity

Risk Factors

Recommendation – Physical Inactivity

Class/Level

of Evidence

Increased physical activity is recommended because it is associated

with a reduction in risk of stroke.

Class I; Level

of Evidence B

The 2008 Physical Activity Guidelines for Americans, are endorsed and

recommend that adults should engage in at least 150 minutes (2 hours

and 30 minutes) per week of moderate intensity or 75 minutes (1 hour

and 15 minutes ) per week of vigorous intensity aerobic physical activity.

Class I; Level

of Evidence B

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

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Obesity and Body Fat Distribution

Risk Factors

Recommendation – Obesity and Body Fat Distribution

Class/Level

of Evidence

Among overweight and obese persons, weight reduction is

recommended as a means to lower BP

Class I; Level

of Evidence A

Among overweight and obese persons, weight reduction is reasonable

as a means of reducing risk of stroke.

Class Iia; Level

of Evidence B

©2010 American Heart Association, Inc. All rights reserved.

Goldstein et al. Published online in Stroke Dec. 2, 2010

Page 51: Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA · L’itus in età giovanile • Ictus giovanile = in soggetti di

Be Stroke Smart

Recognize—Stroke symptoms

Reduce—Stroke risk

Respond—At the first sign of stroke,

CALL 911 IMMEDIATELY

© 2011 National Stroke Association

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1. Deficit di forza o sensibilità localizzato a uno o più arti, specie se dello stesso lato

2. Difficoltà a mantenere la stazione eretta, disturbo della marcia e/o dell’equilibrio, vertigini improvvise

3. Deficit di uno o più nervi cranici (asimmetria facciale omo o controlaterale al deficit motorio e/o sensitivo, disfagia e/o disfonia, strabismo, diplopia o deficit della motilità oculare)

4. Difficoltà nell’espressione verbale, nella comprensione, nell’articolazione della parola

5. Deficit del campo visivo o improvvisa cecità

Page 54: Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA · L’itus in età giovanile • Ictus giovanile = in soggetti di

Sospetto di ictus

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FALSI MITI SULL’ICTUS

Myth – Stroke:

Is not preventable

Cannot be treated

Only strikes the elderly

Happens in the heart

Recovery ends after 6

months

Reality :

Up to 80 percent of strokes are preventable

Stroke requires emergency treatment

Anyone can have a stroke

Stroke is a “Brain Attack”

Stroke recovery can last a lifetime

© 2011 National Stroke Association

Page 58: Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA · L’itus in età giovanile • Ictus giovanile = in soggetti di

Maggio il mese della prevenzione dell’ictus

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Stroke Prevention Guidelines

1. Know your blood pressure. Have it checked

at least annually. If it is elevated, work with

your healthcare professional to control it.

2. Find out if you have atrial fibrillation (Afib) –

a type of irregular heartbeat. If you have it,

work with your healthcare professional to

manage it.

3. If you smoke, stop.

© 2011 National Stroke Association

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Stroke Prevention Guidelines

4. If you drink alcohol, do so in moderation.

5. Know your cholesterol number. If it is high, work with your doctor to control it.

6. If you are diabetic, follow your doctor’s recommendations carefully to control your diabetes.

© 2011 National Stroke Association

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Stroke Prevention Guidelines

7. Include exercise in your daily routine

8. Enjoy a lower sodium (salt) and lower fat diet

9. If you have circulation problems, work with your healthcare professional to improve your circulation.

10. If you experience any stroke symptoms, call 9-1-1 immediately. Every minute matters!

© 2011 National Stroke Association

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Lo stile di vita sano secondo i Life’s simple 7 si associa anche a una

riduzione del rischio di ictus:

• Del 48% per chi aderisce in pieno

• Del 27% per un’adesione media

Progetto Life’s Simple Seven.

66

Our Mission: Building healthier lives free of cardiovascular disease & stroke.

Life’s Simple 7TM

Stroke , June 6, 2013

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Una app per la valutazione del

rischio

Riconoscere - Reagire - Ridurre

(www.ictus 3r.it)

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Il Farmacista e le MCV

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Il farmacista ha un ruolo chiave nel settore della salute; come

operatore sanitario ha il compito di:

•educare la popolazione alla promozione della salute

•prevenire le malattie cardiovascolari tramite il rapporto

farmacista-paziente, attraverso:

•Disassuefazione dal tabagismo

•Utilizzo del software Cuore.exe per la valutazione del

rischio.

•Incontri informativi sulle MCV.

•Opuscoli e volantini informativi.

•Promozione delle giornate mondiali (17 maggio: ipertensione;

27 settembre: giornata per il cuore; 29 ottobre: ictus).

•Comunicazione bidirezionale che permetta al paziente di

assumere responsabilità verso la propria salute

(EMPOWERMENT). 69

RUOLO DEL FARMACISTA

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Grazie ai mezzi di cui dispone può compiere analisi di

prima istanza per valutare lo stato di rischio come:

•Misurare la pressione arteriosa

gratuitamente.

•Compiere analisi preliminari del sangue

gratuite come: il controllo della glicemia e

del colesterolo.

•Controllare il peso e quindi l’indice di

massa corporea

•Vendere pedometri

•Misurare il girovita con un metro da sarta

•Calcolare i rischi cardiovascolari.

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FAQ

• Quali sono le principali malattie cardiovascolari? • Che cos’è l’arteriosclerosi? • Come è l’epidemiologia delle principali malattie cardiovascolari in Italia? • Quali sono i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari? • Quali sono i fattori di rischio modificabili e non modificabili delle malattie

cardiovascolari? • Quali effetti ha il fumo attivo e passivo sul sistema cardiocircolatorio? • Quale influenza ha la colesterolemia alta sulle malattie cardiovascolari? • Come si può ridurre la colesterolemia? • Quali effetti positivi ha l’attività fisica sulla salute? • Quale influenza ha l’ipertensione sulle malattie cardiovascolari? • Come si può ridurre la pressione alta? • Che correlazione esiste tra obesità e malattie cardiovascolari? • Come si possono prevenire le malattie cardiovascolari?