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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA Facoltà di Medicina e Chirurgia Master Universitario di II Livello in Medicina Integrata Percorso di Fitoterapia RHODIOLA ROSEA: UN ADATTOGENO PER GLI SPORTIVI ? Esperienza personale con giocatori di Hockey su pattini a rotelle Coordinatore del Master: Chiar.mo Prof. Eugenio Bertelli Tutor del Master: Chiar.mo Prof. Simonetta Bernardini Responsabile dell’Area di Fitoterapia: Chiar.mo Prof. Gian Gabriele Franchi Tesi di Master di: Dott.ssa Tiziana Soncini Anno Accademico 2010-2011

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA

Facoltà di Medicina e Chirurgia

Master Universitario di II Livello in

Medicina Integrata

Percorso di Fitoterapia

RHODIOLA ROSEA: UN ADATTOGENO

PER GLI SPORTIVI ?

Esperienza personale con giocatori di Hockey

su pattini a rotelle

Coordinatore del Master:

Chiar.mo Prof. Eugenio Bertelli

Tutor del Master:

Chiar.mo Prof. Simonetta Bernardini

Responsabile dell’Area di Fitoterapia:

Chiar.mo Prof. Gian Gabriele Franchi

Tesi di Master di:

Dott.ssa Tiziana Soncini

Anno Accademico 2010-2011

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INDICE

Introduzione pag. 3

Hockey su pattini a rotelle pag. 5

Rhodiola rosea pag. 8

Definizione di adattogeno pag. 13

Composizione chimica pag. 20

Preparazione farmaceutica pag. 22

Effetti terapeutici pag. 24

Inquadramento secondo la MTC pag. 37

Effetti collaterali pag. 39

Interazioni farmacologiche pag. 40

Esperienza personale pag. 42

Conclusioni pag. 43

Bibliografia pag. 44

Ringraziamenti pag. 50

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INTRODUZIONE

In questa tesi viene preso in considerazione l’utilizzo clinico di

Rhodiola rosea in medicina popolare già tradizionalmente usata

in alcuni paesi da moltissimi anni, e più recentemente anche nel

mondo occidentale, per la sua azione benefica sulla salute.

Studi recenti ne hanno dimostrato diversi effetti favorevoli e

positivi anche sulla capacità dell’organismo di adattarsi

all’attività fisica.

Ho voluto pertanto esaminare la letteratura più recente allo scopo

di valutare gli effetti farmacologici e biologici e i possibili

meccanismi d’azione dell’effetto adattogeno.

Ho anche definito i dosaggi della pianta potenzialmente

terapeutici, le modalità di preparazione e somministrazione, oltre

alla sicurezza in termini di tossicità e di effetti collaterali.

Viene inoltre condotta una piccola esperienza personale

sull’utilizzo di Rhodiola rosea nell’attività sportiva agonistica

dell’Hockey a rotelle, disciplina sportiva che ha caratteristiche

tecniche particolarmente dinamiche, che possono esporre l’atleta

a notevole stress psico-fisico con possibile compromissione della

prestazione.

Dallo studio effettuato, seppur limitato ad un numero esiguo di

casi e di breve durata, sembrerebbero emergere risultati

incoraggianti che confermerebbero la potenzialità di Rhodiola

rosea come adattogeno nello sport.

Alla luce di quanto sopra mi ripropongo di continuare tale studio

in occasione dei prossimi ritiri della Nazionale Italiana di

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Hockey in preparazione dei campionati europei che si terranno

fine estate 2012, avendo a disposizione così tutto il periodo

estivo per seguire gli atleti.

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HOCKEY SU PATTINI A ROTELLE

L’hockey su pattini a rotelle, detto anche hockey su pista, è un

gioco che si svolge tra due squadre, ciascuna delle quali comprende

cinque giocatori in campo ed altrettanto come riserve, dotati dei

classici pattini a quattro rotelle. È nato in Inghilterra nella seconda

metà dell’ottocento e fa parte attualmente del programma dei

Giochi mondiali; fu prescelto come

disciplina dimostrativa per i Giochi

della XXV Olimpiade, celebrati a

Barcellona nel 1992. Rispetto al più

diffuso hockey su ghiaccio, quello

su pattini a rotelle si distingue per

una connotazione tecnica più

marcata e per una maggiore

complessità delle tattiche di gioco; si tratta tuttavia di una disciplina

estremamente dinamica. Il gioco consiste nel colpire con un bastone

particolare, chiamato stecca, una pallina di caucciù e metterla nella

rete della squadra avversaria; la pallina può essere toccata con

qualunque parte del corpo, con eccezione delle braccia; come in

altri sport di squadra, ciò è consentito solo al portiere. La durata

della partita è di 50 minuti (2 tempi ciascuno da 25 minuti).

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Essendo uno sport estremamente dinamico, il giocatore, sia in fase

di allenamento che in fase di partita, può andare incontro facilmente

ad esaurimento psico-fisico con eventuale compromissione della

sua prestazione e quindi della sua preparazione atletica e del

risultato della partita. Questo esaurimento fisico è frequentemente

visibile nei giocatori convocati nelle squadre nazionali: infatti,

nell’arco temporale di pochi giorni, vengono giocate numerose

partite, in quanto ad un torneo internazionale partecipano numerose

squadre di rappresentanza dei vari paesi europei (campionato

Europeo) o mondiali (campionato Mondiale).

Attualmente l’hockey su pattini a rotelle fa parte della Federazione

Italiana Hockey e Pattinaggio (F.I.H.P.),

evoluzione della storica Federazione Italiana

Pattinaggio a Rotelle (F.I.P.R.) costituita a

Milano nel 1922, sotto l’egida e gli indirizzi

del C.O.N.I. , del Comitato Olimpico

Internazionale e della Fédération Internationale de Roller Sports

(F.I.R.S.).

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Essendo uno dei medici della Nazionale Italiana di Hockey, ho

potuto riscontrare spesso negli atleti queste problematiche di

sovraffaticamento psico-fisico. Ho voluto pertanto verificare

l’efficacia di Rhodiola rosea in ragazzi che partecipavano ad un

torneo internazionale.

Campionati Europei Under 17 - Ginevra 2011

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RHODIOLA ROSEA

Carl Linnaeus nel 1753 classifica Rhodiola rosea a pagina 1035

del secondo volume di Species Plantarum

Il sito internet specializzato Tropicos (www.tropicos.org)

classifica la Rhodiola rosea nel seguente modo:

class: Equisetopsida C. Agardh

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subclass: Magnoliidae Novák ex Takht.

superorder: Myrothamnanae Takht.

order: Saxifragales Bercht. & J. Presl

family: Crassulaceae J. St.-Hil.

genus: !Rhodiola L.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica e con la divulgazione di

numerosi studi scientifici condotti da scienziati Russi,

l’Occidente viene a conoscenza di una pianta i cui straordinari

benefici sono stati per lungo tempo considerati segreto militare

sovietico: Rhodiola

rosea.(1,2,3)

Appartiene alla

famiglia delle

Crassulacee e deve il

suo nome alla

profumazione di rosa

dei suoi fiori gialli.

Cresce spontaneamente

nelle zone fredde del

nord Europa come Lapponia e Scandinavia e del nord Asia come

Siberia Orientale ed Occidentale ad alte altitudini di 3000-5000

metri, ma si può trovare anche sui Pirenei ed in Estremo Oriente;

può raggiungere un’altezza di 75 cm. È una pianta dioica, che ha

perciò organi riproduttivi maschili (stami) e femminili (pistillo)

presenti su due piante distinte. Esistono quindi esemplari

maschili e femminili della stessa specie. Questo significa che i

gameti maschili e femminili vengono prodotti su due piante

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diverse. Di solito la pianta maschile e quella femminile non

presentano grosse differenze morfologiche, tranne al momento di

produzione dei gameti, quando compaiono le strutture

riproduttive.

Oggigiorno anche in Italia vi è un’importante coltivazione di

Rhodiola rosea e precisamente sulle montagne intorno a Cuneo.

Vi è una storia leggendaria riguardo il suo impiego: popolazioni

antiche siberiane ne tramandavano l’uso di generazione in

generazione, considerando la pianta (di cui utilizzavano le radici

sottoforma di tè o di altri infusi) un valido aiuto per aumentare la

resistenza fisica durante i freddi inverni asiatici oltre che per

curare malattie da raffreddamento, depressione e prevenire

malori dovuti ad alte quote.

I medici mongoli prescrivevano l’estratto di Rhodiola per il

trattamento della

tubercolosi e del

cancro.

Ma se andiamo

indietro nel tempo,

il leggendario

principe ucraino

Daniele Galitsky

(XIII secolo) che

aveva fama di notevole amatore, soleva dire che era tutto merito

del “Golden root” (radice d’oro) antico nome popolare di

Rhodiola rosea.

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Veniva assunta come bevanda calda alcoolica: le radici fresche

venivano

mescolate con

alcool a 40°

gradi (come ad

esempio la

Vodka) in uguali

proporzioni e il

tutto veniva

lasciato al buio

per settimane, in modo da permettere il processo di estrazione.

Per molti secoli gli imperatori cinesi organizzarono numerose

spedizioni in Siberia Orientale con il

compito di cercare i luoghi in cui tale

pianta cresceva spontaneamente,

poiché le popolazioni locali

custodivano gelosamente il segreto

di queste zone. Solo successivamente

si è passati alla sua semina e

coltivazione. Viene raccolta nel

periodo autunnale all’età di 3-4 anni

e si utilizza il rizoma, il quale viene

lavato ed essiccato a temperatura di circa 40-50°.

Oggigiorno, grazie a lunghi anni di sperimentazione, si è

concordi ad ammettere che le straordinarie proprietà

riconosciutele dalla tradizione popolare sono scientificamente

giustificate.

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Alla data del 27 maggio 2012 su PubMed cercando la parola

“rhodiola rosea” compaiono ben 382 pubblicazioni scientifiche,

la più datata delle quali risale al 1963 e la più recente all’aprile

del 2012.

La caratteristica fondamentale che rende unica la rosea,

differenziandola dalle altre 200 specie di Rhodiola, è da attribuire

alla presenza di glicosidi fenilpropanoidici: salidroside, rosavina,

rosina e rosarina; questi ultimi composti citati fanno di questa

forse il più completo adattogeno mai studiato fino ad ora.

Rhodiola rosea contiene diversi componenti che possono

contribuire al suo effetto, includendo nella classe di “rosavine”

rosavina, rosarina e rosina.(4)

Molti studi hanno dimostrato che i componenti più attivi sono

probabilmente rhodioloside e tyrosolo, con altri componenti che

sembrano inattivi quando sono assunti da soli, ma che mostrano

effetti sinergici quando viene usata una determinata associazione

di rhodioloside, rosavina, rosarina e rosina.(5)

A conferma di ciò, rispetto ad altri adattogeni quali

Eleuterococco, Ginseng, Schizandra, contenenti solo salidroside,

Rhodiola costituisce un valido aiuto nella cura di malattie

depressive, in casi di affaticamento da stress psico-fisico, nella

regolazione del peso corporeo, nell’incremento delle prestazioni

fisiche e dello stato energetico, nella cura della amenorrea

secondaria, per il morbo di Parkinson e nelle turbe di memoria ed

apprendimento.

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DEFINIZIONE DI ADATTOGENO

Secondo la definizione data da Lazarez (1947) (6) e Brekman

(1969) (7), una sostanza adattogena sarebbe capace di esercitare

“un’azione aspecifica sui processi fisiologici con il risultato di

innalzare la resistenza fisica contro gli stress ambientali e

l’efficienza generale in situazioni di carico in modo da poter

meglio adattare l’organismo a condizioni di carico straordinario e

prevenire l’insorgenza di malattie” ed inoltre deve essere privo di

tossicità.

Una sostanza adattogena deve dimostrare un’azione aspecifica

(aumento delle difese nei confronti di noxae di tipo fisiologico,

chimico e biologico), deve agire in senso normalizzante,

indipendente dal tipo di situazione patologica, deve essere

innocua e disturbare il meno possibile le funzioni organiche.

L’azione adattogena si traduce, quindi, in un rafforzamento o

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prolungamento dell’adattamento fisiologico ed è un tentativo

dell’organismo di proteggere le riserve d’energia e di accelerare

la biosintesi delle proteine e degli acidi nucleici. (8)

Gli adattogeni vengono distinti in:

Immunostimolanti: sostanze che provocano un aumento

delle difese immunitarie.

Nootropici: sostanze in grado di migliorare le funzioni

cerebrali.

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Anabolizzanti: sostanze che attivano le vie metaboliche

del metabolismo basale, come le sintesi di proteine.

Tonici: attenuano gli stati di insufficienza dell’organismo

o di singoli organi.

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Geriatrici: sostanze utili nel trattamento delle malattie

delle persone anziane.

Selye (9) (10) studiò per primo gli effetti e le conseguenze

dei fattori di stress sull’organismo umano: descrisse così la

SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO che si

caratterizza per una risposta aspecifica dell’organismo, ma

con un decorso e caratteristiche sempre uguali, a fattori di

stress del tutto differenti fra di loro.

Tale sindrome è stata suddivisa da Seyle nelle tre fasi

descritte nello schema sottostante:

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FASE 1 - Reazione di

allarme: si osserva

dopo 6-48 ore dallo

stimolo negativo ed

induce un aumento

dell’attività simpatica,

con crescita delle

catecolamine. Per

l’aumentata

produzione di corticosteroidi, diminuiscono il contenuto di

colesterolo e di acido ascorbico della surrenale (che aumenta di

peso). La temperatura corporea si abbassa. In situazione di

accentuato catabolismo, l’organismo si trova in una fase di

demolizione, dove la capacità di difesa generale, aspecifica per i

fattori di stress, è innalzata.

FASE 2 - Stadio della resistenza o di adattamento: le

modificazioni osservate durante la

fase di allarme tornano

gradualmente alla normalità e

predominano le funzioni

anaboliche. L’adattamento ottimale

è raggiunto.

Se il fattore stressante si protrae nel

tempo (per esempio nello sport

potrebbe essere una preparazione

atletica molto pesante), il nostro

corpo impara a tollerare lo stimolo stressante intenso, cioè ad

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“adattarsi” (di qui il termine adattogeno) ed aumenta la sua

resistenza al fattore stressante. La fase di adattamento è di solito

un periodo sicuro per la propria salute. Più a lungo riusciamo a

rimanere in questa fase di adattamento, meglio è.

FASE 3 - Stadio di esaurimento: se il fattore di stress risulta,

però, eccessivo, la capacità di difesa dell’organismo è esaurita.

L’energia di adattamento

è consumata: il fattore

limitante la capacità di

adattamento è

determinato, appunto,

dall’energia di

adattamento di un

organismo.

Questa fase compare alla

fine, quando il corpo non riesce più ad opporsi ad eventi

stressogeni.

In questa fase di esaurimento i sintomi delle patologie compaiono

rapidamente e divengono man mano ingravescenti.

Le malattie associate alle reazioni di stress dell’organismo

possono comparire nella prima fase di allarme, ma

prevalentemente compaiono nella terza fase, quella di

esaurimento, poiché il nostro corpo non è più in grado di

combattere gli eventi stressanti. Questa terza fase si sviluppa di

solito dopo un periodo di mesi o di anni e tutto dipende dalla

durata della fase di adattamento. A volte l’organismo per un caso

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fortuito, può sfuggire a questa terza fase, purché esso mantenga

sotto controllo l’evento stressante. Ciò è possibile assumendo gli

adattogeni: essi sono in grado di aiutare a rimanere nella fase di

adattamento il più a lungo possibile.

In generale, quindi, da una sostanza adattogena ci si aspetta una

riduzione delle reazioni da stress nella fase di allarme e l’assenza

o il ritardo dello stadio di esaurimento.

Colle di Val d’Elsa – Il “Palazzaccio” sede del Polo Universitario

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COMPOSIZIONE CHIMICA

Abbiamo accennato ai principali componenti di Rhodiola rosea,

ma è sicuramente importante approfondire questo aspetto,

considerato che la particolarità terapeutica della pianta è da

ricondursi con molta probabilità, non tanto al tipo di principi

attivi presenti, quanto ai loro rapporti nella distribuzione

quantitativa.

Studi effettuati (11) individuano all’interno del rizoma numerosi

costituenti importanti:

Acidi organici quali: acido citrico, malico, ossalico,

succinico, gallico.

Oli essenziali con presenza di alcool feniletilico,

cinamaldeide e citrale.

Macro e microelementi, tra il cui il manganese in

percentuale elevata.

I componenti più importanti sono di tipo

fenolico e glicosidico: salidroside (la cui

formula chimica è riportata a lato),

rosavina, rosarina, rosina, rodiosina, etc. e

proprio questi la caratterizzano e la

differenziano dalle altre specie di Rhodiola

(in cui è presente solo salidroside la cui

formula chimica è mostrata di lato) e dagli

altri più conosciuti e utilizzati adattogeni (ginseng,

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eleuterococco, schisandra, aralia), rispetto ai quali Rhodiola è

considerata sicuramente più efficace.

E’ stato dimostrato che la

rosavina, la cui formula

chimica è riportata di lato,

contenuto nella radice di

Rhodiola rosea, stimola la

biosintesi di ormoni quali

epinefrina, norepinefrina e adrenocorticotropo che attivando

l’adenilatociclasi a livello delle cellule adipose, stimolano il

suddetto enzima promuovendo in tal modo il rilascio degli

acidi grassi dal sangue. La mobilizzazione degli acidi grassi

dal tessuto adiposo rappresenta un aumento del miglior

substrato per la produzione di ATP.

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PREPARAZIONE FARMACEUTICA

Nella pratica clinica viene utilizzato l’estratto secco idroalcolico

della radice.

Il titolo di questo estratto dovrebbe essere fornito in rosavina

minimo al 3% e non in salidroside, in quanto quest’ultima

sostanza non è specifica di Rhodiola rosea. Le preparazioni più

diffuse sono in forma di capsule.

In uno studio del 2007 in cui si è valutata l’efficacia in

depressioni di grado lieve e moderato in soggetti tra i 18 e i 70

anni, il trattamento con dosaggio compreso fra i 340-680 mg / die

non ha evidenziato alcun effetto collaterale. (12)

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In uno studio effettuato su 120 pazienti che presentavano disturbi

quali deficienze fisiche (stanchezza, insonnia, diminuzione della

libido, disturbi minori del sonno) e psichiche (scarsa

concentrazione, diminuzione della memoria, irritabilità) venivano

valutati gli effetti terapeutici di Rhodiola rosea. I soggetti

venivano divisi in due gruppi in cui al primo si somministravano

due capsule prima di colazione, al secondo una capsula prima di

colazione e una prima di pranzo. I risultati furono buoni o molto

buoni per l’ 81% dei pazienti di entrambi i gruppi, ma il maggior

contributo a questo risultato proveniva dal gruppo che assumeva

Rhodiola rosea in un'unica somministrazione prima di colazione.

(13)

Nella mia esperienza pratica della possibile efficacia di Rhodiola

rosea come adattogeno negli sportivi agonisti, di cui parlerò in

dettaglio successivamente, mi sono avvalsa di capsule di polvere

di radice del dosaggio di 150 mg ciascuna, somministrate con

posologia di due capsule assunte assieme prima di colazione e

prima del pranzo.

Ho fatto analizzare la polvere di radice di rodiola da me utilizzata

presso il Dipartimento di Biologia Farmaceutica della Università

degli Studi di Siena per verificare il contenuto effettivo di

polifenoli che sono risultati pari al 10,754 % +/- 0,207 % del

peso totale.

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PRINCIPALI EFFETTI TERAPEUTICI

Il meccanismo d’azione dei costituenti di Rhodiola rosea (in

particolare della rosavina che ha maggiore attività biologica)

coinvolge direttamente la serotonina le cui funzioni sembrano

essere legate al controllo dell’appetito, sonno, comportamento,

umore, funzionalità cardiovascolare, memoria e capacità

d’adattamento. L’effetto terapeutico sembra determinarsi attraverso

l’inibizione dell’enzima deputato all’inattivazione della serotonina

Catecol-O-metiltransferasi (COMT) e la stimolazione del trasporto

del 5-idrossitriptofano (5HTTP), precursore della serotonina,

attraverso la barriera ematoencefalica.

SEROTONINA

Il risultato finale porta ad un aumento dei livelli di serotonina nel

sangue.

Attenendosi agli studi finora effettuati possiamo attribuire a

Rhodiola:

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1- Miglioramento degli stati depressivi

Avviene per l’azione diretta sulla

regolazione dell’umore (serotonina) e del

comportamento che determina una

riduzione delle reazioni allo stress nella

fase di allarme. Se l’evento stressante è

molto intenso può danneggiare in modo

permanente i sistemi di regolazione

interna del corpo (per esempio dopo un

violento trauma psico-fisico), ma se una

persona assume un adattogeno, allora è possibile progredire verso la

fase successiva di adattamento (14) riducendo o evitando di

conseguenza la fase di esaurimento. In questa fase di esaurimento, i

sintomi da patologie compaiono rapidamente e tendono nel tempo a

peggiorare.

Uno studio nel ratto ha valutato se un trattamento cronico con un

estratto idroalcolico di Rhodiola titolato al 3% in rosavina e all’1%

in salidroside potesse prevenire le

alterazioni indotte in ratti femmine

dopo 6 settimane di stress cronico.

Dopo 3 settimane di stress cronico

gli animali ricevevano per via

intragastrica l’estratto di Rhodiola o

un placebo alle dosi di 10 o 15 o 20

mg/Kg per le restanti 3 settimane.

Come trattamento di riferimento si adoperava la fluoxetina alle dosi

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di 10 mg/Kg per os. Lo stress cronico causava nei ratti una

riduzione nell’introito di saccarosio, della motilità e della regolarità

del ciclo mestruale. Tali disturbi venivano ben antagonizzati da

Rhodiola e dalla fluoxetina, con un’efficacia similare tra loro. Lo

studio indica che un estratto di Rhodiola può ostacolare

l’insorgenza dei disturbi tipici dello stress cronico nel ratto, con

un’efficacia simile a quella della fluoxetina. (15)

2 - Stimolo dell’attività mentale, miglioramento della

concentrazione , della lucidità e del potenziale mnemonico

Queste proprietà rendono Rhodiola particolarmente indicata nei casi

di surmenage intellettuale. Questi effetti sono, probabilmente,

dovuti alla capacità di Rhodiola di attivare la

produzione endogena di creatinfosfato e ATP nelle

cellule cerebrali.

Uno studio controllato russo

è stato fatto su un gruppo di studenti

stranieri nel periodo preesami. Essi

ricevevano per os 1000 mg/die di estratto

non alcolico a base di Rhodiola rosea o un

placebo per un periodo di 20 giorni, con

valutazione della performance mentale

ricorrendo ad una scala apposita. Al termine

del trattamento la performance mentale dei soggetti del gruppo

verum era significativamente (P<0,05) migliore di quella dei

soggetti del gruppo placebo. Non sono stati notati effetti collaterali

degni di nota. (16)

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Uno studio clinico su 56 medici giovani ed apparentemente sani ha

valutato l’effetto sugli stessi di un estratto secco di Rhodiola rosea

quando erano esposti allo stress dei

turni di guardia notturni. Essi

ricevevano il prodotto o un placebo

per 14 giorni, seguiti da 14 giorni di

intervallo e da un nuovo ciclo

terapeutico di 14 giorni. La

valutazione era fatta misurando la

performance mentale totale tramite il

Fatigue Index, fatto prima e dopo

ciascun ciclo terapeutico. Si è visto

che i soggetti del gruppo verum evidenziavano un significativo

miglioramento del punteggio del test suddetto al termine del

trattamento rispetto a quelli del gruppo placebo, senza la comparsa

di evidenti effetti collaterali. (17)

E’ stato fatto uno studio controllato per valutare l’effetto

dell’estratto secco di Rhodiola rosea titolato in rosavina al 3% sulla

performance mentale in soggetti sottoposti a stress psico-fisico.

Sono stati arruolati 161 soggetti, di età compresa tra i 19 ed i 21

anni, apparentemente sani, che assumevano per os 2 o 3 capsule di

Rhodiola rosea o un placebo per 30 giorni. La valutazione era fatta

ricorrendo all’Antifatigue Index (AFI). Al termine della

sperimentazione il punteggio dell’AFI era di 1,0385 nei soggetti

con 2 capsule di estratto, di 1,0195 in quelli con 3 capsule di

estratto e di 0,9046 in quelli con placebo e tale differenza era

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statisticamente significativa (< 0,001). Non vi erano invece

differenze significative tra i soggetti che prendevano 2 capsule

rispetto a quelli che ne assumevano 3: non sono stati registrati

effetti collaterali degni di nota né nei gruppi verum né in quelli

placebo. (18)

Uno studio clinico controllato ha valutato l’effetto di Rhodiola

rosea in pazienti posti ad una altitudine simulata di 4600 metri. Si

trattava di 15 volontari sani,

che rimanevano all’altitudine

simulata per 7 giorni, trattati

con estratto secco titolato o con

un placebo per lo stesso

periodo di tempo.

La valutazione era fatta misurando la pCO2, la pO2, la presenza di

ossiemoglobina, la presenza di liperossidi sierici e di

malondialdeide nelle urine pre e

post esposizione. Si è notato che

non vi erano differenze

significative tra i due gruppi per

quel che riguarda la pO2, la

pCO2 e la concentrazione di

ossiemoglobina. In entrambi i

gruppi vi era infatti un forte calo

della pO2 (-81%) ed un netto aumento della pCO2 (+38%) e della

concentrazione di ossiemoglobina (+31%). I soggetti del gruppo

placebo mostravano, invece, un forte aumento dei liperossidi sierici

e dei livelli urinari di malondialdeide, che era invece quasi

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29

inesistente nei soggetti del gruppo trattato con Rhodiola rosea.

Questi dati indicano che Rhodiola rosea può ridurre l’incremento

dei fenomeni ossidativi conseguenti alla permanenza ad alta quota.

(19)

Uno studio clinico controllato ha valutato l’effetto dell’estratto di

Rhodiola rosea SHR5 in pazienti affetti da affaticamento correlato

allo stress. Sono stati arruolati 60 pazienti, di età compresa fra i 20

ed i 55 anni, che ricevevano per os 576 mg/die di questo estratto o

un placebo per 28 giorni. Si misuravano l’indice della qualità della

vita col questionario SF36, i sintomi di affaticamento con la Pine’s

burnout scale, i sintomi depressivi con la Montgomery-Asberg

depression rating scale-MADRS, l’attenzione con il Conners’

computerised continuous performance test II-CCPT II ed i livelli di

cortisolo nella saliva pre e post terapia. Al termine dello studio si

notavano miglioramenti significativi in entrambi i gruppi per il test

Pines’ burnout scale, Mental Health (SF-36), e MADRS ed in parte

anche per il test CCPT II. Quando i due gruppi venivano comparati

tra loro il punteggio dei test Pines’ burnout scale e CCPT II era

significativamente superiore nel gruppo verum rispetto a quello

placebo. I livelli di cortisolo nella saliva in risposta allo stress erano

superiori nel gruppo placebo rispetto al gruppo verum. Gli effetti

collaterali erano pressoché inesistenti e simili in entrambi i gruppi.

Lo studio indica che l’estratto di Rhodiola rosea ha un evidente

effetto antifatica e che migliora la performance mentale, in

particolare per quanto riguarda la capacità di concentrazione in

pazienti affetti da affaticamento cronico connesso allo stress. (20)

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30

3 - Miglioramento della funzionalità cardiovascolare.

E’ ormai a tutti noto come lo stress costituisca uno dei principali

fattori di rischio delle patologie cardiache

e dell’apparato cardio-circolatorio.

L’azione adattogena esercitata dall’estratto

di Rhodiola si esplica mediante la

modulazione della risposta cardiaca allo

stress ed è dunque indirizzata alla

protezione del tessuto cardiaco. (21)

Gli esatti meccanismi con i quali possa realizzarsi un’azione di

questo tipo necessitano di ulteriori approfondimenti. Da alcune

sperimentazioni, condotte su animali, sembra comunque che

l’estratto di Rhodiola possa contribuire alla prevenzione delle

patologie cardiache, probabilmente mediante un’azione di

modulazione del rilascio di catecolamine e di corticoidi nella fase di

risposta allo stress.

4 - Perdita di peso

Questo effetto si manifesta principalmente grazie alla

mobilizzazione degli acidi grassi accumulati nel tessuto adiposo.

Gli studi clinici condotti a riguardo

hanno dimostrato che per ottenere una

maggior perdita di peso bisogna

associare esercizio fisico

all’assunzione dell’estratto di

Rhodiola, affinché gli acidi grassi messi in circolo vengano

utilizzati dai mitocondri cellulari per la produzione di energia.

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31

stimola la lipasi in tessuto adiposo umano,

favorendo così la mobilizzazione dei lipidi depositati

nel tessuto adiposo. Questi risultati aiu Uno studio in

vitro indica che l’estratto di Rhodiola tano a spiegare

l’azione di questa droga sull’eccesso di peso. (22)

5 - Aumento della resistenza alla fatica

Grazie all’aumento del substrato (acidi gassi) per la produzione di

ATP sarà presente una

quantità di energia

adeguata al fabbisogno dei

muscoli durante esercizi

fisici intensi e prolungati

con conseguente

miglioramento delle

prestazioni fisiche ed aumento della resistenza alla fatica (dovuta

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alla capacità della Rhodiola di consentire una rapida

normalizzazione dei tassi d acido lattico e urico). (23)

Uno studio clinico controllato ha indagato l’effetto della Rhodiola

sulla capacità fisica, sulla forza muscolare, sulla rapidità dei

movimenti delle gambe, sui tempi di reazione agli stimoli e

sull’attenzione. Sono stati arruolati 24 soggetti apparentemente

sani. 1 ora dopo l’ingestione di 200 mg di estratto secco di Rhodiola

titolato in rosavina al 3% o di

un placebo essi si

sottoponevano alla misurazione

della velocità dei movimenti

delle gambe, dei tempi di

reazione e dell’attenzione. Il

giorno successivo, sempre dopo l’assunzione della stessa dose di

Rhodiola, si misurava la massima tensione isometrica a livello del

ginocchio e la massima capacità di resistenza allo sforzo. Dopo 5

giorni di intervallo l’esperimento era ripetuto. I risultati dello studio

sono stati i seguenti: aumento non significativo della resistenza allo

sforzo prolungato (tempo di esaurimento muscolare da 16,8 a 17, 2

min.), picco di VO2 passato da 50,9 ml/min a 52,9 ml/min., picco di

VCO2 passato da 60,0 a 63,5 ml/min, ventilazione polmonare

passata da 115,9 l/min a 124,8 l/min. Tutti gli altri parametri

restavano invariati. Lo studio conclude dicendo che l’estratto di

Rhodiola favorisce, seppur moderatamente, la performance psico-

fisica. (24)

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Uno studio clinico controllato ha valutato l’effetto di un estratto

idroalcolico di Rhodiola sulla cinetica della fosfocreatina come

indicatore del turnover dell’ATP nel muscolo striato in soggetti

sottoposti a sforzo fisico massimale. Sono stati arruolati 12 soggetti

di sesso maschile e di età compresa fra i 19 e 39 anni, che

assumevano per 4 giorni 1.500 mg/die di estratto di Rhodiola o un

placebo e che si sottoponevano quotidianamente ad uno sforzo

fisico massimale subito dopo l’ingestione dell’estratto. Si è visto

che la cinetica della fosfocreatina durante e subito dopo lo sforzo

era simile nei due gruppi, così come il tempo necessario per

raggiungere l’esaurimento muscolare e l’entità del lavoro svolto. Lo

studio indica che la Rhodiola non migliora il turnover dell’ATP

durante o subito dopo uno sforzo intensivo. (25)

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Studi clinici condotti su atleti hanno anche evidenziato un

miglioramento del polso, della pressione arteriosa, della capacità

polmonare e dei tempi di normalizzazione del battito cardiaco: il

polso dopo 10 minuti di riposo era sceso a 67 battiti al minuto nei

soggetti che avevano assunto Rhodiola rosea e a 86 nei soggetti del

gruppo controllo. (26)

Lo stesso studio di Walker e coll. del 2007 ha dimostrato che

Rhodiola rosea accorcia il tempo di recupero muscolare dopo un

esercizio fisico sub massimale o massimale, in parte perché

aumenta la sintesi di RNA messaggero e quindi di proteine ed in

parte perché sembra capace di favorire la penetrazione intracellulare

del glucosio e di numerosi micronutrienti, favorendo anche

l’utilizzo nei processi metabolici cellulari preposti alla produzione

di energia. Infatti sembra in grado di aumentare i livelli di

Adenosintrifosfato (ATP) e di creatinfosfato (CP) nel tessuto

muscolare striato e di proteggere l’organizzazione ultrastrutturale di

mitocondri in caso di ipossia artificialmente indotta in vitro. (25)

Uno studio in vitro ha esaminato l’effetto del salidroside sulle

cellule muscolari striate. Si è notata che questa sostanza stimolava

in dose dipendente la

penetrazione del glucosio, che

veniva ridotta dal pretrattamento

delle cellule con un inibitore

della AMP-attivato protein

chinasi (AMPK), mentre

l’inibizione della fosfatidilinositol-3-chinasi (PI3K) da parte della

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wortmannina non aveva alcun effetto. Il salidroside aumentava la

fosforilazione della AMPK e della acetil-CoA carbossilasi (ACC)

ed incrementava l’attivazione della Akt indotta dall’insulina e la

penetrazione del glucosio. Quest’ultimo effetto era inibito dal

composto C. Lo studio indica che l’attivazione della AMPK è

coinvolta negli effetti del salidroside sul trasporto del glucosio e

sulla sensibilità all’insulina. (27)

Si riportano di seguito altri effetti di Rhodiola rosea in modo

sintetico e senza riferimenti bibliografici, in quanto se pur rilevanti,

non rientrano nell’argomento prefissato di questa tesi.

a - Trattamento contro l’amenorrea secondaria

E’ nota da sempre che vi sia una correlazione tra amenorrea

secondaria e stress sia fisico che

psichico. Uno studio su ratti

femmine dimostra che il trattamento

con estratto idroalcolico con

Rhodiola rosea ( 3% rosavina e 1% salidroside ) regolarizza il ciclo

mestruale alterato dal protocollo CMS ( chronic mild stress ).

b - Miglioramento della funzionalità sessuale.

L’efficacia di Rhodiola rosea in questo

ambito sembra essere correlata ai suoi

diversi effetti sull’organismo come quello

antidepressivo, di stimolo dell’attività

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36

mentale, il miglioramento della funzionalità cardiovascolare e

l’aumento della resistenza alla fatica.

c - Miglioramento della funzionalità uditiva

Questo effetto è probabilmente legato all’aumento dei livelli di

serotonina con conseguente amplificazione della reattività del

cervello agli stimoli sensoriali.

d – Parkinsonismo

Rhodiola rosea sembra essere in grado

di contrastare gli effetti più evidenti

delle condizioni pre-parkinsoniane,

probabilmente perché determina un

aumento del livello di dopamina nel

cervello.

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37

INQUADRAMENTO SECONDO MTC

La pianta, adattogeno poco conosciuto in Occidente, nasce in alte

quote ed è utilizzato nella tradizione popolare per difendersi dal

freddo inverno, dallo stress e dalla fatica. La porzione utilizzata è il

rizoma, di sapore dolciastro, classificabile di pertinenza alla loggia

terra che ha come organi di riferimento la milza-pancreas e lo

stomaco.

I sentimenti da squilibrio della loggia Terra non a caso sono

ossessione, preoccupazione, tensione, depressione.

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Il colore collegato alla loggia Terra è il giallo.

L’ideogramma cinese moderno che indica Rhodiola rosea è il

seguente:

黃金根

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EFFETTI COLLATERALI

A dosi elevate Rhodiola rosea può

provocare irritabilità, eccitabilità,

fini tremori alle mani e tic nervosi.

Può peggiorare un’insonnia

preesistente, per cui non va

somministrata alla sera.

Non è consigliabile in gravidanza e

durante l’allattamento. (28)

In uno studio effettuato su animale per valutare la dose tossica si è

notato che la somministrazione sub-cutanea di estratto di Rhodiola

rosea non è stata osservata la morte degli animali anche per dosi di

50 mg/kg. (29)

Del resto, anche dosi orali delle singole molecole di rosavina e

salidroside, pari a 200 mg/kg non hanno indotto alcun fenomeno di

tossicità nei ratti bianchi.

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40

INTERAZIONI FARMACOLOGICHE

Rhodiola rosea potenzia l’effetto di Panax ginseng, di

Eleutherococcus senticosus e delle droghe ricche in caffeina.

Uno studio nel ratto ha valutato se vi fossero interazioni

farmacologiche tra un estratto di rodiola ed il warfarin e la

teofillina. Si è visto che questo estratto non modificava la

farmacocinetica della teofillina e nemmeno quella del warfarin. Lo

studio indica che un estratto di rodiola può essere usato anche con

questi due farmaci senza pericoli. (30)

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41

A questo proposito, però, sul sito www.faramcovigilanza.org ,

aggiornato al 30.04.2012, si legge che “ Un recente studio in vitro

ha dimostrato una potente attività inibente della rhodiola nei

confronti del CYP3A4 e della glicoproteina-P. Sebbene questo

effetto non sia stato ancora confermato nell’uomo, ai pazienti in

trattamento con farmaci come warfarin (substrato del CYP3A4) o

digossina (substrato della glicoproteina-P) viene suggerito di

evitare l’uso concomitante di prodotti a base di rhodiola.”

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42

ESPERIENZA PERSONALE

Ho prescritto Rhodiola rosea (estratto secco titolato in rosavina

almeno al 3%) ad un gruppo di atleti maggiorenni convocati nella

Nazionale di hockey per disputare un torneo europeo.

Per la fornitura della polvere di radice mi sono avvalsa di un

produttore nazionale della provincia di Cuneo e per la preparazione

di un farmacista di mia fiducia che ha preparato delle capsule del

dosaggio di 150 mg ciascuna.

Ho fatto analizzare la polvere di radice di rodiola presso il

Dipartimento di Biologia Farmaceutica della Università degli Studi

di Siena per verificare il contenuto effettivo di polifenoli che sono

risultati pari al 10,754 % +/- 0,207 % del peso totale.

La squadra era costituita da 12 giocatori: 2 atleti non hanno

partecipato alla sperimentazione in quanto già assumevano altri

integratori di cui conoscevano l’efficacia.

L’assunzione avveniva 2 volte al giorno, 20 minuti prima della

colazione e del pranzo, in quanto nel tardo pomeriggio o alla sera

gli atleti giocavano. Inoltre ho evitato la somministrazione serale

data la potenziale già ricordata interferenza di Rhodiola rosea col

sonno.

Alla conclusione del torneo, durato cinque giorni, sette giocatore mi

hanno riferito di aver avvertito meno la stanchezza fisica e,

soprattutto, di aver notato una minor tensione nella fase pre-gara;

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gli altri tre giocatori mi hanno riferito che non avevano notato

nessun tipo di beneficio, ma erano anche gli atleti che hanno

giocato molto meno rispetto agli altri.

Da segnalare la totale assenza di effetti collaterali nel corso del

trattamento.

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44

CONCLUSIONI

Quello che ho potuto riportare è solo una piccola esperienza

personale, ma che vorrei portare avanti nel corso dell’estate, in

quanto in questo periodo verranno convocati atleti nelle nazionali

delle varie categorie per la preparazione degli Europei.

Per un atleta, inoltre, l’utilizzo di una sostanza derivante dal mondo

vegetale comporta un doppio vantaggio: da una parte, ricevere

effetti benefici e dall’altra, non preoccuparsi dei controlli anti-

doping.

Spero che questo piccolo lavoro possa in qualche maniera

contribuire all’uso di sostanze adattogene nel mondo sportivo non

dilettantistico.

Per rispondere al quesito che mi ero proposta nell’affrontare questo

lavoro: se Rhodiola rosea possa essere considerata un adattogeno

nell’ambito sportivo, posso concludere dall’esame della letteratura

disponibile e sulla base della mia personale esperienza, se pur

limitata, che sussistono fondati elementi per l’utilizzo razionale di

questa pianta in ambito sportivo agonistico.

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50

Ringraziamenti

Alla fine di questo percorso didattico-

formativo di due anni vorrei rivolgere un

saluto e un ringraziamento ai colleghi tutti del

Master, ma in particolare alla Alle, alla Tizzi e

a Fillo per la loro simpatia ed affetto.

Un ringraziamento speciale al Dr. Marco

Biagi per la sua competenza e piena

disponibilità nel fornire utili consigli per la

stesura di questa tesi e supporto tecnico nella

titolazione della polvere di radice da me

utilizzata.

La mia riconoscenza va al Dr. Michele Fasano

della Società Agricola Valverbe di Melle (Cn)

per avermi fornito a titolo gratuito polvere di

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51

radice di rodiola per la mia esperienza

personale di questa tesi.

……e un pensiero particolare a ………………..