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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA · IL CATEGORY MANAGEMENT: APPLICAZIONE DI UN TEST DI SPACE...
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTÀ DI SCIENZE STATISTICHE CORSO DI LAUREA IN STATISTICA E GESTIONE DELLE
IMPRESE
Tesi di Laurea triennale
IL CATEGORY MANAGEMENT: APPLICAZIONE DI UN TEST DI
SPACE ALLOCATION IN ALI’ S.p.A. Relatore: Ch.ma Prof.ssa Rita Zillo
Laureando: MAURO SIMONETTO Matr. 484523/GEI
ANNO ACCADEMICO 2004/2005
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Ringraziamenti
Il primo ringraziamento è nei confronti dei miei genitori Paola e Renzo, che con
il loro amore e sacrificio mi hanno sostenuto durante il mio percorso di studio e
nella vita tutta.
In secondo luogo, non posso dimenticare la dolcissima ed incantevole Claudia
per l’affetto dimostratomi durante questi anni insieme e gli stimoli fornitimi
durante quelli di studio.
Un pensiero di gratitudine è rivolto ai miei compagni di studio, ed in particolare
al mio amico Matteo che mi ha pazientemente supportato.
Ho inoltre maturato un debito di riconoscenza nei confronti della Società Alì
S.p.A., in particolare intendo ringraziare il Signor Francesco Canella, il Signor
Ernesto Canella, il Signor Gianni Canella e la Dottoressa Nicoletta Righetto, per
l’opportunità concessami e gli insegnamenti impartitimi.
Infine un particolare ringraziamento è indirizzato alla Professoressa Rita Zillo,
per la professionalità e la grande disponibilità dimostratami durante la stesura di
questo mio lavoro.
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Indice
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Capitolo 1. Obiettivi e conclusioni…………………………………………...…9
Capitolo 2. Dal Trade Marketing al Category Management………..............11
• 2.1) Il Trade Marketing………………………………………………….11
• 2.2) Insostenibilità del Trade Marketing……………………….………..13
• 2.3) Il Category Management……………………………………………14
Capitolo 3. La collaborazione nel Category Management……………….….17
• 3.1) La gestione condivisa della categoria………………………….……17
• 3.2) Gli ostacoli alla gestione condivisa della categoria ……………..….18
Capitolo 4. Azioni da seguire per la gestione condivisa della
categoria……...……………………………………………………………...….23
• 4.1) Definizione del ruolo del fornitore……………..…………….……..23
• 4.2) Definizione del livello di assortimento..…………..………………..24
• 4.3) Scelta del prezzo…………………..………………………………...26
• 4.4) Space Allocation…………………………..………………….…….27
Capitolo 5. Presentazione di Alì S.p.A……………………………………….31
• 5.1) Storia………………………………….……………………...……..31
• 5.2) Elementi distintivi………………………………….….…..………..31
• 5.3) Distribuzione dei punti di vendita…………………………..………32
• 5.4) Quota di mercato………………………………………………..…..34
• 5.5) Strategia di acquisto………………………………………………...34
• 5.6) Strategia di espansione……………………………………...………35
• 5.7) Analisi della concorrenza…………………..……………...………..35
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Capitolo 6. Analisi del mercato dei cereali………………………………...…37
• 6.1)Andamento del mercato in Italia…………………………………….37
• 6.2)Andamento del mercato nel Veneto……………………………..…..37
• 6.3)Andamento del mercato in Alì S.p.A………………………………..37
• 6.4) Leadership nel mercato dei cereali del Veneto………………………...….38
• 6.5) Leadership nel mercato dei cereali in Alì S.p.A…………………………..39
• 6.6) Variazione 2004-2003 nel mercato dei cereali………………..…….39
Capitolo 7. Logiche utilizzate per lo sviluppo del progetto di Space
Allocation per la categoria cereali in Alì S.p.A………………………………43
Capitolo 8. Planogramma sviluppato per il cluster Medio…………...……..47
• 8.1) Risulati ottenuti dall’applicazione del planogramma………...……..49
Capitolo 9. Planogramma sviluppato per il cluster Grande…………...……53
• 9.1) Risulati ottenuti dall’applicazione del planogramma…………...…..55
Capitolo 10.Considerazioni sull’efficacia del planogramma………………..59
Appendice A. Ruolo e definizioni delle categorie…………………………….63
Appendice B. Out of Stock.................................................................................65
• B.1) Rottura di stock...............................................................................65
• B.2) Comportamento del consumatore in situazione di OOS…….……65
Appendice C. Lista di referenze a scaffale……………………………….…..67
• C.1) Lista referenze per il cluster medio………………………………...67
• C.2) Lista referenze per il cluster grande……………………...…………68
7
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Appendice D. Scelta dei punti di vendita Test e Controllo …………............69
• D.1) Come valutare l’implementazione di un planogramma …….……69
• D.2)Scelta dei punti vendita di test e di controllo…………………….....69
Appendice E. Risultati anomali………………………………………………………73
• E.1) Andamento variabili nel cluster medio (Test1 e Controllo1)…………..…73
• E.2) Andamento variabili nel cluster grande (Test2 e Controllo2)……….……78
• E.3) Considerazioni………………………………………………….…..82
Appendice F. Risultati dettagliati ottenuti dalla sperimentazione del
planogramma…………………………..………….85
F.1) Andamento delle variabili nel cluster medio (Test1 e
controllo1)………………………………………….85
F.2) Andamento delle variabili nel cluster grande (Test2 e Controllo 2)……….87
BIBLIOGRAFIA E LINK……………………………………...……………….91
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Capitolo 1. Obiettivi e conclusioni
Obiettivo di questa tesi di laurea è presentare e verificare le conseguenze dell’
applicazione di logiche di Category Management, più in dettaglio logiche di
Space Allocation, cioè il processo di ottimizzazione dello spazio dedicato
all’esposizione e alla vendita dei prodotti al fine di minimizzare i livelli di stock,
i costi di rifornimento, le rotture di stock e contemporaneamente massimizzare
vendite e l’ assortimento in un’azienda appartenente alla grande distribuzione
organizzata, limitandosi all’analisi della categoria di prodotti fiocchi e cereali per
la prima colazione.
Pur essendovi una scarsa bibliografia a riguardo (è una disciplina giovane) vi
sarà un’ introduzione al Category Management, da cui verranno estrapolati spunti
teorici da applicare al caso aziendale analizzato nella tesi stessa. Seguirà una
presentazione dell’azienda Alì S.p.A. e dell’andamento del mercato dei cereali
per la prima colazione in Veneto (mercato di riferimento per Alì). Infine viene
presentato un progetto di Space Allocation, condotto in due punti vendita Alì nei
mesi di Gennaio e Febbraio 2005 per la categoria cereali per la prima colazione,
le cui conclusioni mostrano che l’intera categoria giova di un aumento di vendite
in pezzi del: +11.6% (valore medio calcolato nei due punti vendita di test
utilizzati durante la sperimentazione), di un aumento delle vendite a valore del:
10.55% e di un aumento degli margini del: 11.2%. Naturalmente va ricordato che
il campione di punti vendita è numericamente ridotto e, di conseguenza, i risultati
per quanto positivi meriterebbero una nuova analisi con un campione più
rappresentativo del mercato nel quale opera Alì.
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11
Capitolo 2 Dal Trade Marketing al Category
Management1
2.1) Il Trade Marketing Il rapporto tra distribuzione ed industria è estremamente complesso in quanto è
formato da attività completamente diverse tra loro come: la negoziazione, la
ripartizione della logistica e del marketing, la collaborazione comune nel
tentativo di abbassare i costi della filiera ed incrementare le vendite. Oltre a
queste complessità si aggiunge la competizione sul mercato del consumo,
industria e distribuzione sono cioè impegnate affinché il consumatore scelga una
data marca o una data insegna.
La politica assunta dal distributore per orientare il cliente verso la propria
insegna incide in modo determinante sulle vendite di una o di un’altra marca.
L’impresa fornitrice deve dunque interessarsi al comportamento dei distributori,
in quanto questi possono modificare le proporzioni del mercato.
Per questi motivi è nato il Trade Marketing, nel quale le aziende di produzione
cercano di gestire la cosiddetta “domanda intermedia” (domanda derivante dalle
imprese di distribuzione).
I principali fornitori vengono considerati alla stregua di “prodotti” su cui è
necessario investire per incrementare le vendite della propria marca a scapito dei
concorrenti.
Il Trade Marketing permette dunque ai produttori di ottenere un vantaggio
competitivo sul mercato intermedio che si traduce in un maggiore spazio
espositivo, una maggiore visibilità, l’eliminazione degli out of stock, il rispetto
del prezzo consigliato, un’adeguata comunicazione ed una attività promozionale
mirata per i singoli prodotti all’interno dei punti vendita dell’insegna.
1Fonte bibliografica: Cristini Guido (1998), “ Il Category Management”, EGEA.
Lugli Giampiero, Cristini Guido (2001), “Category Management”, Il Sole 24 Ore.
12
Attraverso l’utilizzo di sconti o contributi dedicati alle aziende di distribuzione, i
produttori mirano ad orientare a proprio favore il mondo della distribuzione.
Siccome questo comportamento si è diffuso in quasi tutte le aziende nelle diverse
categorie merceologiche il risultato è stato una continua crescita degli sconti e
dei contributi finanziato in parte con un aumento dei prezzi per il distributore e di
conseguenza per il consumatore finale. Naturalmente la distribuzione non si
oppone a questo meccanismo dato che spesso non trasferisce l’intero sconto sul
prezzo ma utilizza una parte degli incentivi per finanziare i propri progetti.
La consistenza del vantaggio competitivo ottenuto nel mercato intermedio è però
difficilmente difendibile e richiede un continuo flusso monetario che se interrotto
porta il fornitore nella situazione di partenza (perdita di ogni vantaggio), così il
circolo vizioso creato dal Trade Marketing, attraverso sconti ed incentivi, porta
con se la propria rovina.
A partire dagli anni novanta l’aumento del prezzo dei prodotti e l’affacciarsi in
Italia di nuove forme di distribuzione ha portato ad una forte riduzione di vendite
nei canali convenzionali (supermercati) a favore dei nuovi formati (discount).
Al consumatore che riteneva basso il rapporto qualità prezzo delle insegne
convenzionali orientava il proprio acquisto verso marche meno note ma più
convenienti.
Per questi motivi è ragionevole presumere una stagnazione o addirittura una
riduzione negli investimenti dedicati al Trade Marketing, visto che questo non
garantisce vantaggio competitivo a lungo termine, e porta ad una perdita di
clientela.
Un’altra considerazione a sfavore del Trade Marketing proviene dalla totale non
trasparenza delle informazioni, che permette all’industria di far credere a tutti i
distributori di ricevere un trattamento di favore; visto che controllare il reale
comportamento dei produttori comporta una grande spesa in termini di energie e
di risorse monetarie
13
2.2) Insostenibilità del Trade Marketing La possibilità di continuare a sostenere il Trade Marketing, al momento attuale,
sembra molto difficile; difatti oltre ai problemi sopra citati vi sono anche
problematicità legate all’autorità garante della concorrenza (Antitrust) che
giudica illegittime e discriminanti queste azione se condotte da un’azienda che
gode di una posizione dominante all’interno del mercato della propria categoria.
In particolare si ricorda a titolo di esempio la condanna di Coca Cola avvenuta
nel mese di dicembre 1999 a seguito di una denuncia di PepsiCo.
In particolare, gli atti denunciati da Pepsi riguardavano:
• Premi di fine anno per i grossisti che nell’anno non hanno trattato prodotti
concorrenti di Coca Cola
• Premi se si raggiunge una quota di vendite
• Clausole di esclusiva, specificanti che il grossista deve acquistare bibite a
base cola solo da Coca Cola pena la recessione del contratto.
In definitiva si denunciano comportamenti atti ad indurre i grossisti a trattare
unicamente prodotti a marchio Coca Cola.
La sentenza Coca Cola ha avuto importanti conseguenze nell’evoluzione dei
rapporti tra industria e distribuzione; in particolare le aziende di marca leader
stanno spostando le proprie risorse dal Trade Marketing al Category
Management, per evitare di incorrere in comportamenti illegali visto il loro
dominio del mercato.
Con questa sentenza viene di fatto sancita l’illegalità del Trade Marketing,
ovviamente non di per sé, ma solo nel caso le manovre vengano eseguite da
aziende industriali che godono di una posizione di dominio.
In questo scenario la via migliore per creare vantaggio competitivo per le aziende
di produzione sembra essere quella del Category Management.
14
2.3) Il Category Management Il Category Management consiste nell’adozione della categoria merceologica (ad
esempio i cereali per la prima colazione , o le merende dolci) come unità
strategica di business nei rapporti con il consumatore tra le società che si
occupano di distribuzione al dettaglio e di produzione.
Da questa definizione è evidente l’appartenenza del Category Management sia
all’industria che alla distribuzione. La categoria è il punto d’incontro tra industria
e distribuzione nella creazione di valore per il consumatore.
L’industria di marca è attualmente impegnata a spostare la propria politica
distributiva dal Trade Marketing al Category Management, questo interesse
verso lo studio delle categorie, discende dal fatto che le aziende di produzione si
sono accorte che aiutando la distribuzione a migliorare le performance sulle
vendite della categoria al tempo stesso è possibile far crescere la quota della
propria marca.
Ci si è accorti quindi che buona parte degli obiettivi a cui tendere sono comuni
tra distribuzione e produzione.
Mentre in precedenza i produttori investivano risorse sui distributori per
accaparrarsi le migliori posizioni a scaffale, ora gli investimenti sono diretti a
finanziare un servizio manageriale allo scopo di aiutare, e farsi aiutare dalle
aziende di distribuzione per permettere una migliore performance della categoria
in sintonia con la marca.
Al momento attuale è ancore difficile prevedere quanto e come il nuovo modello
sostituirà il Trade Marketing visto che buona parte di questa evoluzione
dipenderà dalla disponibilità dei distributori a seguire questa nuova strada,
dunque se i distributori sono disposti a lasciare in buona parte (anche se
controllando) la gestione delle leve di marketing ai fornitori, (inizialmente solo
in alcuni punti di vendita Test) non dovrebbe essere difficile arrivare ad un
miglioramento della performance di tutta la categoria.
Un semplice motivo che permette di spiegare la facilità con la quale i fornitori
possono raggiungere una migliore prestazione all’interno di una categoria,
dipende dal fatto che il fornitore può permettersi di focalizzare la propria
attenzione sulla categoria, mentre il distributore deve concentrarsi
15
sull’interdipendenza tra le categorie ed in generale sull’insegna come unità di
business. Da questo deriva che i produttori hanno maggiori conoscenze e
maggiori risorse da dedicare alla categoria rispetto ai distributori, che le risorse le
devono utilizzare per mantenere una visione d’insieme del mercato dei prodotti e
della distribuzione. I produttori, infatti, spesso eseguono ricerche ad hoc ed
analisi di mercato per arrivare ad una completa conoscenza del mercato (ad
esempio è presumibile che Kellogg’s leader del mercato dei cereali per la prima
colazione, possiederà conoscenze della categoria decisamente superiori rispetto a
quelle di qualsiasi altra società di distribuzione).
Infine il Category Management, può essere utilizzato come strategia preventiva
nei confronti della concorrenza. La condivisione totale dei dati con la
distribuzione permette infatti l’acquisizione di informazioni sui concorrenti, o
quantomeno sul comportamento dei concorrenti all’interno dell’insegna di
distribuzione con cui si collabora, dando così la possibilità all’azienda di
produzione di effettuare un monitoraggio degli stessi. Per correttezza va però
ricordato che anche prima dell’avvento del Category Management le aziende di
produzione, ed in particolare i leader in una data categoria, raccoglievano
informazioni sulla concorrenza e sulla categoria merceologica nella quale
operano.
16
17
Capitolo 3 La collaborazione nel Category
Management2
3.1) La gestione condivisa della categoria L’industria di marca e l’unica che può dare un importante stimolo alla crescita
del Category Management fornendo alla distribuzione le proprie conoscenze e le
proprie competenze nel campo del marketing, nella definizione dei confini delle
singole categorie e nel controllare l’andamento della categoria nei diversi
mercati. In cambio il fornitore potrà ricevere le informazioni di cui necessità
provenienti dal distributore, per confrontarsi con il mercato, rappresentato
dall’insegna, e con i concorrenti all’interno dello stesso.
Questo scambio di informazioni è quindi possibile solo in un piano bilaterale nel
quale la condivisione delle informazioni permetta vantaggi ad entrambi le
controparti
Dato che i fornitori competono per ottenere la collaborazione dei distributori nel
collocamento dei loro prodotti, la partnership, in un terreno apparentemente
facile come quello informativo non sempre risulta realizzabile. E’ ipotizzabile
che solo le aziende di marca leader riescano a condurre un rapporto stabile con i
maggiori distributori vista la loro profonda conoscenza della categoria e la loro
immagine di fiducia verso le catene di distribuzione.
Nel caso si riesca ad arrivare ad una situazione di condivisione del patrimonio
informativo ci si può spingere verso una gestione comune della categoria come
business unit.
Vista l’onerosità del servizio offerto dai fornitori è evidente l’impossibilità di
estendere questo rapporto di collaborazione a tutti i clienti; sarà allora opportuno
selezionare le insegne con le quali cooperare secondo i seguenti filtri:
2Fonte bibliografica: Cristini Guido (1998), “ Il Category Management”, EGEA.
Lugli Giampiero, Cristini Guido (2001), “Category Management”, Il Sole 24 Ore.
18
• Clienti più importanti sulla base del peso nel fatturato aziendale e del loro
potenziale di crescita (situazione presente in Alì, difatti Alì presenta un
tasso di crescita nella categoria cereali più alto rispetto all’ andamento
della crescita nel Veneto: la differenza è del 19%);
• Clienti dove l’azienda realizza una quota di vendita inferiore rispetto a
quella di mercato;
• Clienti presso i quali non sono attivati da parte dei concorrenti progetti di
Category Management (situazione presente in Alì);
Le società di distribuzione che rispondono a tali caratteristiche sono quelle con
cui il produttore avrà il maggior interesse ad iniziare e sviluppare un progetto di
Category Management.
Naturalmente per poter iniziare una collaborazione è necessario l’interesse di
entrambe le parti, non si esclude quindi la possibilità di lavorare con società poco
interessanti rispetto ai tre criteri sopra riportati, ma uniche dal punto di vista della
disponibilità.
Una volta individuati i partner ideali e verificata la loro propensione ad una
collaborazione occorre formalizzare i contenuti operativi del rapporto.
Il fornitore dove impegnarsi, garantire e dimostrare effettuando dei test il
miglioramento che le proprie idee possono portare alla categoria; in cambio il
distributore deve accettare di lasciare la gestione delle leve di marketing
all’azienda di produzione.
3.2) Gli ostacoli alla gestione condivisa della cat egoria Un primo ostacolo che si può incontrare nella collaborazione alla gestione
integrata della categoria tra industria e distribuzione, risiede nel diverso ruolo che
le categorie possono assumere per produzione e distribuzione.
Ipotizziamo infatti che per i distributori una data categoria per un dato periodo
debba svolgere la funzione di creazione di traffico3 , questo comporterà
3 Per la definizione del ruolo delle categorie si veda l’appendice A
19
sicuramente un abbassamento dei prezzi e dei margini ed un relativo aumento
delle vendite.
Gli obiettivi di vendita a questo punto devono essere comunicati ai fornitori che
potrebbero non essere d’accordo sul ruolo che è stato assegnato alla categoria
dove operano.
Questo conflitto spesso inevitabile nasce dal fatto che produzione e distribuzione
hanno necessariamente diverse visioni di marketing; per quanto l’industria possa
cercare di ampliare la propria visuale non arriverà mai oltre la categoria. Al
contrario, la visione dei distributori si estende sempre oltre la categoria e verso la
funzione d’uso che questa ha nei confronti del marketing del punto di vendita o
dell’insegna; di conseguenza il ruolo assegnato ad una categoria ha sempre una
valenza trasversale, il creare traffico porta infatti trasversalmente un’immagine di
convenienza e di servizio che può portare alla fidelizzazione della clientela. E’
quindi giusto lasciare la scelta del ruolo da associare alle categorie al distributore
vista la valenza trasversale che ogni ruolo può ricoprire nei confronti del
marketing di insegna.
Detto questo va però ricordato che, benchè il fornitore debba accettare i ruoli
delle categorie egli deve comunque partecipare alla fase di progettazione e di
implementazione per evitare che la visione trasversale non finisca per penalizzare
in modo eccessivo la prestazione di categoria.
Concretamente, ipotizzando che il distributore attribuisca il ruolo di creazione di
traffico ad una categoria, il fornitore può lavorare affinché:
• Si limiti la promozionalità nel periodo di massima stagionalità
• Promuovere solo i segmenti di consumo e le marche maggiormente
sensibili al prezzo
• Differenziare le marche in promozione per area territoriale
Un’altra fonte di conflitto la si può ritrovare sul fatto che la distribuzione intende
ragionare solo sulla categoria come fonte di negoziazione, mentre l’industria
spesso cerca di negoziare non solo considerando la categoria come business unit
ma anche considerando il proprio portafoglio prodotti, in modo tale da riuscire a
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vendere dei prodotti deboli (dal punto di vista delle vendite e dell’interesse dei
consumatori) associandoli con dei prodotti forti.
All’industria di marca che opera in diverse categorie merceologiche viene quindi
chiesto di :
• Rinunciare del sostegno dei prodotti forti per vendere altri prodotti, cioè
vendere associato ad un prodotto di successo e che viene acquistato con
alta frequenza dai consumatori, un prodotto che invece nonostante abbia
già attraversato la fase di lancio sul mercato stenta ad essere acquistato.
• Differenziare le condizioni commerciali a seconda dei diversi contesti in
cui si intende operare.
Un altro ostacolo che si incontra sulla strada della collaborazione nel Category
Management è la replicabilità delle soluzione testate.
Spesso infatti accade che la scarsa replicabilità dei test condotti in punti vendita
siti in contesti territoriali diversi diventi motivo per il distributore di ampliamento
delle partnership con altre aziende.
Visti però i costi da sostenere da parte dei fornitori per implementare un progetto
di Category, è opportuno che tali progetti, dopo aver effettuato la fase di test,
vengano implementati in diversi punti di vendita e non solo in pochi
(implementare dei progetti ad hoc per ogni punto di vendita porterebbe si ad una
crescita della categoria ma i costi sarebbero talmente elevati da non riuscire ad
essere coperti dai ricavi).
Durante la scelta delle insegne con cui lavorare l’industria deve perciò tenere
conto di queste informazioni e possibilmente scegliere insegne che operano in
contesti territoriali analoghi (per poter estendere il progetto a tutti i punti di
vendita) oppure mettere in conto la possibilità di trovarsi ad operare presso una
stessa insegna con i propri concorrenti.
Un ultimo ostacolo che si incontra nello sviluppo di questa nuovo processo di
marketing risiede nella rielaborazione del modello organizzativo aziendale:
prima del Category Management le funzioni aziendali erano infatti divise tra
responsabili acquisti e vendite, ora invece il Category Manager ha la
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responsabilità unica di queste due funzioni e della gestione dello spazio a scaffale
per una data categoria merceologica.
Queste modifiche possono essere condotte solamente sotto l’iniziativa ed il
controllo del Top Management.
I vertici aziendali hanno però fin’ora manifestato una grande prudenza nel
supportare l’evoluzione al Category Management per non turbare gli equilibri
interni e non creare delle conflittualità che potrebbero avere conseguenze
imprevedibili.
Solo negli ultimi quattro cinque anni si stanno iniziando a seguire progetti di
Category ancora in forma embrionale ed iniziando da progetti di Space
Allocation.
22
23
Capitolo 4 Azioni da seguire per la gestione
condivisa della categoria4
Le fasi principali di un progetto di Category una volta scelta l’insegna con la
quale si desidera operare sono:
1. Definizione del ruolo del fornitore
2. Definizione del livello di assortimento
3. Scelta del prezzo
4. Definizione del progetto di Space Allocation
4.1) Definizione del ruolo del fornitore La partnership integrata tra produzione e distribuzione può essere realizzata
secondo tre diverse modalità:
• Il fornitore sostituisce interamente il distributore nella scelta dei punti di
vendita di test e nell’utilizzo delle leve di marketing.
• Il fornitore ed il distributore decidono in modo condiviso i punti su cui
eseguire i test, mentre la gestione del test stesso è affidata al fornitore.
• Il fornitore ed il distributore si accordano sulla scelta dei punti vendita da
testare e sull’utilizzo delle leve di marketing, tuttavia il controllo e la
responsabilità del progetto rimane nelle mani uniche del distributore,
mentre il produttore si limita ad una funzione di consulenza e di controllo.
La prima soluzione nonostante sia molto seguita nel nostro paese presenta gravi
inconvenienti, infatti il totale controllo da parte del distributore presenta il rischio
di far crescere le prestazioni della categoria, però penalizzando i servizi
trasversali offerti dalla stessa nei confronti dell’insegna.
4Fonte bibliografica: Cristini Guido (1998), “ Il Category Management”, EGEA.
Lugli Giampiero, Cristini Guido (2001), “Category Management”, Il Sole 24 Ore
24
Inoltre il totale controllo del progetto da parte dell’industria comporta per essa
stessa alti costi che corrispondono ad una limitata possibilità di test.
Infine non va dimenticata la difficoltà che spesso si incontra nel dover far, anche
se temporaneamente, abdicare il management di un’insegna da alcuni suoi punti
vendita.
La seconda soluzione sembra migliore della prima, difatti si lascia al distributore
parte del controllo nella fase di test ma questo non risolve le problematicità
legate al controllo completo delle leve di marketing da parte dei produttori
(servizi trasversali delle categorie non considerati, alti costi).
Al momento attuale la soluzione più promettente sembra la terza ( soluzione
seguita in Alì S.p.A.) nella quale si lascia pieno controllo della gestione della
categoria ai distributori ma allo stesso tempo è possibile condividere le proprie
competenza e soprattutto sfruttare quelle del fornitore nel tentativo di creazione
di valore della categoria.
Per l’industria inoltre questa, è senz’altro la soluzione meno onerosa
nell’impiego di risorse monetarie ed umane pur permettendo la possibilità di
intervenire per salvaguardare i propri interessi (che coincidono con quelli della
categoria), e garantendo l’acquisizione di economie di esperienza.
4.2) Definizione del livello di assortimento Il distributore, per poter essere in grado di gestire in modo corretto il proprio
assortimento deve necessariamente:
• Calcolare la copertura precedente alla collaborazione e concordare con il
fornitore la copertura obiettivo della categoria
• Concordare con il fornitore la gestione dello spazio in caso di situazioni di
sovrastock
• Individuare le rotazioni con basso livello di vendita e decidere come
intervenire
• Individuare all’interno di una categoria i segmenti che non sono
adeguatamente coperti e proporre l’inserimento di nuove referenze.
25
Nel scegliere la politica di assortimento da condurre il fornitore ed il distributore
hanno desideri diversi.
Il primo infatti desidera senza dubbio di poter penetrare nel mercato (offrendo
anche sconti) con tutto il suo portafoglio di prodotti ed avere la leadership
dell’intera categoria, al contrario il distributore desidera avere un’ assortimento
ampio5 e poco profondo6, dato che così facendo, è possibile:
• Ridurre il potere contrattuale dei fornitori
• Sostituire facilmente i fornitori
In questa situazione di conflitto la distribuzione risulta svantaggiata; il
responsabile acquisti dell’insegna (buyer) difatti riceve pressioni da parte della
direzione affinché riesca ad ottenere sconti o spuntare buoni prezzi sull’acquisto
dei prodotti
Comunque in ogni caso è opportuno scegliere l’assortimento di modo che:
• Soddisfi il consumatore dal punto di vista dell’ampiezza della profondità e
della convenienza
• Grazie ad esso sia possibile differenziarsi rispetto ai concorrenti (unico
vantaggio difendibile nel tempo)
• Cogliere le eventuali opportunità derivanti dall’introduzione da parte delle
industrie di nuovi prodotti con lo scopo di penetrare meglio nel mercato
Per quello che riguarda la soddisfazione del consumatore si tratta di scelte che
devono essere perseguite dal top management che deve scegliere il livello di
copertura. Posto che il livello di copertura è inversamente legato alla rotazione
per prodotto il più alto livello di soddisfazione è necessariamente legato a costi
molto alti (si perdono difatti gli sconti quantità e si devono investire molte risorse
nella negoziazione con diversi fornitori) da questo discende che la soddisfazione
5Un assortimento è ampio se copre tutti i segmenti di un mercato 6 Un assortimento è profondo se per ogni segmento sono presenti diversi brand
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del consumatore non potrà mai essere massima per problemi legati ai costi
economici a carico del fornitore.
Il secondo obiettivo da perseguire, cioè la differenziazione dai concorrenti, mira
a sviluppare la fedeltà dei clienti. Questo obiettivo risulta essere meno
complicato presso quelle categorie in cui la marca è meno sviluppata e la qualità
è instabile; il fornitore può difatti aggiungere valore al servizio selezionando solo
i marchi di maggiore qualità, facendo così aumentare la percezione di qualità del
punto vendita.
Nelle categorie merceologiche dominate dal marchio industriale (vedi ad
esempio il mercato dei cereali), l’unico modo per differenziarsi è quello di
aggiungere all’assortimento la marca privata (private label, ad esempio prodotti a
marchio Coop o Selex); oppure cercare di trattare alcuni prodotti di nicchia in
modo esclusivo, per poter così aumentare l’immagine di servizio agli occhi dei
clienti.
Infine l’ultimo obiettivo può essere perseguito cercando di sfruttare al meglio
l’introduzione di nuovi prodotti. Dopo la presentazione di un nuovo prodotto la
distribuzione deve valutare le opportunità di sviluppo che questo presenta, nel
caso venga decisa di trattarlo è opportuno testarne il livello delle vendite
all’interno della categoria e verificare che il nuovo prodotto non presenti
fenomeni di cannibalismo nei confronti di quelli vecchi.
Senza che ci sia un complessivo aumento di marginalità o di vendite della
categoria l’introduzione del nuovo prodotte non risulta conveniente7.
4.3) Scelta del prezzo La formazione del prezzo per la distribuzione inizia con la definizione del
margine in valore assoluto in rapporto ai volumi di vendita previsti. Questa scelta
dipende in buona sostanza dal ruolo che viene assegnato dall’insegna alla
categoria.
Nel caso stia introducendo un nuovo prodotto, il margine può essere calcolato
sulla base dei margini medi che si ottengono nella categoria, in un secondo
7 ad eccezione di prodotti di nicchia che aumentano l’immagine di servizio dell’insegna
27
momento sarà poi possibile ritoccarlo in base alle rotazioni che questo presenta
ed al ruolo che si è deciso di assegnarli.
Il prezzo inoltre deve essere scelto in modo oculato infatti da esso dipende la
posizione che ricoprirà agli occhi dei clienti (se una Ferrari venisse venduta al
prezzo di una Fiat, probabilmente perderebbe buona parte della propria
attrattività nel lungo periodo).
Occorre dunque essere molto accorti nel manovrare la leva del prezzo ed è
importante arrivare ad un compromesso tra la posizione prevista dal produttore e
il ruolo che intende assegnarli la società di distribuzione.
4.4) Space Allocation Lo space allocation è il processo di ottimizzazione dello spazio dedicato
all’esposizione e alla vendita dei prodotti al fine di minimizzare i livelli di stock,
i costi di rifornimento, le rotture di stock e contemporaneamente massimizzare
vendite e assortimento.
Gli obiettivi che si intendono perseguire sono:
1. Incrementare le occasioni di consumo mediante la sinergia tra
produttori e Grande Distribuzione Organizzata (GDO):
L’aumento delle prestazioni della categoria, è di interesse comune tra aziende di
distribuzione organizzata ed aziende di produzione, spesso quindi i progetti di
Space Allocation vengono condotti e sviluppati in modo collaborativi piuttosto
che in modo parallelo (si sfrutta il lavoro di squadra).
Questo modo di operare richiede un intenso scambio di informazioni tra
produttore e distributore.
2. Migliorare la lettura dell’offerta e la comprensione dei prodotti da
parte del cliente:
Raggruppare i prodotti per categoria ed ordinarli all’interno della stessa secondo
determinate logiche rende l’individuazione del prodotto più efficiente e
l’esperienza d’acquisto più semplice.
28
3. Creare un ambiente favorevole per le vendite d’impulso:
L’organizzazione degli spazi rende immediatamente visibile il prodotto
invogliando il cliente all’acquisto
4. Creare display efficienti che massimizzino i margini:
I display vengono formulati cercando di posizionare (se possibile) alle altezze
migliori (altezza occhi, altezza mani) le referenze che portano maggiori utili sia
per il produttore che per il distributore.
5. Ottimizzare l’assortimento per migliorare le performance della
categoria:
Verificare l’andamento delle vendite dei singoli prodotti, e procedere
all’eventuale sostituzione con altri dalle rotazioni maggiori.8
6. Ridurre i costi d’inventario:
Dato che la direzione centrale si occupa di quali referenze trattare e di come
disporle a scaffale, si riducono questi costi che prima erano sostenuti dai singoli
punti vendita.
7. Evitare ”out of stock” e “overstock”:
Controllando l’andamento delle vendite, e disponendo un numero di facing (file
di prodotti) a scaffale sufficiente, è possibile ridurre il rischio di Out of Stock
(mancanza di prodotto a scaffale) e di Overstock (utilizzo di spazio da parte di un
prodotto superiore alla sua rotazione potenziale)9.
Per un distributore moderno, questa soluzione è l’utilizzazione ottimale della sua
superficie di vendita e del suo lineare ed è la base primaria della sua
performance, in termini di giro d’affari e di profitto.
Nel decidere quanto spazio dedicare alla categoria è inizialmente opportuno
allocarlo tenendo conto del livello di incidenza sul punto di vendita, 8Non sempre è possibile comportarsi in tal modo, dipende dalle dimensioni delle referenze e dallo spazio disponibile a scaffale. 9 Per conoscere meglio gli effetti dell’ out of stock, si rimanda all’appendice B
29
successivamente però sarà necessario allocare lo spazio per la categoria
giustificandolo con le rotazioni di vendita.
Per quanto riguarda la scelta del posizionamento delle referenze all’interno della
categoria, bisogna tener presente che la capacità di vendita del distributore si
articola di due componenti: lo spazio espositivo e la componente logistica.
Esiste infatti la possibilità di agire sul facing delle referenze10 o decidendo con
che frequenza rifornire lo scaffale, esiste in altri termini una sostituibilità tra
costo logistico e costo espositivo.
Posto che le vendite di una data referenza dipendono anche dallo stock nel punto
vendita, maggiore sarà il facing, maggiore sarà la visibilità e di conseguenza le
vendite; sarà quindi necessario disporre di una quantità di prodotto a scaffale che
scongiuri situazioni di out of stock dedicando maggiore spazio alle referenze ad
alte rotazioni rispetto a quelle poco rotanti (soluzione maggiormente diffusa ed
utilizzata in Alì S.p.A.). Un’altro modo di operare, che tocca le funzioni
logistiche, potrebbe essere quello di lasciare a scaffale un numero di facing
uguale per i prodotti ad alte ed a basse rotazioni, ricordandosi però che alcuni
prodotti devono essere riposizionati a scaffale con frequenza maggiore di altri.
Tra le tecniche di Space Allocation che influiscono maggiormente sulla visibilità
vi è poi la creazione del planogramma, cioè la creazione di un disegno che
rappresenta l’esatta posizione dei prodotti a scaffale.
Il posizionamento delle marche e dei segmenti nei diversi scaffali influenza in
modo determinante le vendite in quanto in questo modo si incide sulla visibilità e
sulla leggibilità dello scaffale.
Di norma la maggior visibilità si ottiene con l’esposizione in verticale,cioè
disporre verticalmente lungo uno scaffale una categoria merceologica, non vi è
quindi alcun dubbio che la categoria debba essere posizionata seguendo il
verticale.11
Per quanto riguarda le sottocategorie (segmenti di consumo), è opportuno
disporre di un verticale per sottocategoria e di un orizzontale (disposizione
orizzontale dei prodotti all’interno dello scaffale) che serva ad indirizzare i clienti
10 Numero di file esposte per prodotto 11 Lugli Giampiero, Cristini Guido (2001), “Category Management”, Il Sole 24 Ore
30
verso le diverse alternative di consumo, cioè i diversi produttori. Questa
organizzazione dipende dal fatto che studi e sperimentazioni hanno evidenziato
che il consumatore solitamente ragiona prima per categoria e dopo per marca12;
tuttavia esistono categorie in cui il modo di ragionare categoria/marca non è
rispettato ed è anzi totalmente rivoluzionato; un esempio è dato dalla categoria
dei cereali per la prima colazione in cui il consumatore decide prima per la marca
e poi cerca il segmento13, di conseguenza, l’esposizione per tale categoria vedrà
una disposizione fisica in verticale per la marca ed in orizzontale per segmenti di
prodotto.
Una volta decisa la logica verticale/orizzontale da utilizzare occorre posizionare a
scaffale le marche tenendo conto della loro marginalità unitaria, cercando di
disporre nelle zone maggiormente visibili (altezza occhi) e maggiormente
accessibili (altezza mani), i prodotti che portano maggiore margine.
12 Lugli Giampiero, Cristini Guido (2001), “Category Management”, Il Sole 24 Ore 13 Dati aziendali forniti da Kellogg’s
31
Capitolo 5 Presentazione di Alì S.p.A.
5.1) Storia Alí S.p.A. è un’azienda della distribuzione organizzata nata a Padova alla fine
degli anni cinquanta dalla determinazione imprenditoriale di Francesco Canella
che nel 1958 rileva la licenza dello spaccio alimentare in cui lavorava.
Nel 1971 vengono aperti i primi Alí a Padova e nel 1992 il primo Aliper ad
Abano, prende così il via una delle più importanti realtà commerciali del nord
est.
Per supportare un’azienda in continuo sviluppo e crescita viene realizzato nel
1979 il primo magazzino a Limena (PD) con una superficie di 1.500 mq,
ampliato poi a 8.000 mq, con annesso laboratorio per la lavorazione dei prodotti
ortofrutticoli.
La crescita esponenziale di fatturato e punti vendita ha reso necessario nel 1994
l’acquisto di un nuovo centro logistico nella zona industriale di Padova,
inaugurato nel 1998 e articolato su due piani, dove trovano posto gli uffici
direzionali e 31.600 mq di magazzino in cui sono movimentate, trattate e
confezionate tutte le merci.
5.2) Elementi distintivi Alí affianca al tradizionale binomio di qualità e freschezza (particolare attenzione
è riservata ai prodotti freschi ed al banco ortofrutticolo), da sempre alla base
della politica aziendale, nuove strategie imprenditoriali che tengono conto dei
cambiamenti della popolazione, sia etnici che familiari, e riducono il gap
esistente tra ciò che il cliente chiede e ciò che il mercato offre.
Un elemento chiave della politica commerciale di Alí è quindi l’assortimento,
vasto e profondo, atto a coprire tutte le richieste di mercato comprese quelle
rappresentate da prodotti regionali, etnici e di nicchia.
Anche la convenienza assume un ruolo fondamentale, infatti, ai clienti vengono
riservate promozioni d’impatto e vantaggiose opportunità d’acquisto sui prodotti
32
di uso quotidiano (introduzione dei primi prezzi), sempre nel rispetto della
qualità e della freschezza.
Particolare attenzione è rivolta alla realizzazione di lay-out innovativi e dinamici
che accolgono il cliente in un’atmosfera piacevole e agevolano la gestione degli
spazi e delle merci sul punto vendita.
5.3) Distribuzione dei punti di vendita Ad Aprile 2005 i punti vendita sono 70, distribuiti nel Veneto (33 a Padova e
provincia, 13 a Venezia e provincia, 11 a Vicenza provincia, 10 a Treviso e
provincia, 2 a Rovigo) ed uno in Emilia Romagna a Ferrara, suddivisi tra due
canali distributivi: Alí supermercati, con 58 negozi di quartiere con superfici fino
a 1.500 mq e Aliper superstore, con 12 punti vendita tra i 1.500 e i 5.000 mq,
spesso inseriti in contesti più ampi o in veri e propri centri commerciali.
Canali distributivi in Alì S.p.A.
83%
17%
Supermercati Superstore
33
Distribuzione nel territorio dei punti vendita
47%
19%
16%
14%3% 1%
Pd
Ve
Vi
Tv
Ro
Fe
Considerata la diversità di metratura esistente tra i supermercati Alì (si va dai 400
mq ai quasi 1500 mq) all’interno di essi è stata eseguita una segmentazione
(piccoli 15 pdv, medi 24 pdv, grandi 19 pdv).
Cluster dei pdv Alì supermercati
Grandi33%
Medi41%
Piccoli26%
Ogni cluster presenta oltre che diverse metrature (piccolo minore di 400 mq,
medio tra i 400 ed i 750 mq, grande tra i 750 e i 1500 mq) anche un diverso
livello di assortimento.
34
5.4) Quota di mercato A testimonianza di una realtà in forte espansione e sviluppo Alí ha realizzato nel
2004 un fatturato di oltre 450 milioni di euro ed offre lavoro ad oltre 1.700
dipendenti.
A Marzo 2005 Alì ha coperto una quota di mercato per fatturato nella grande
distribuzione organizzata del Veneto pari al 9,4 %, rispetto all’ 8 % che copriva a
Gennaio 2004 (fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori
e quota valore“).
A delineare una situazione di sviluppo Alì ha registrato un incremento delle
vendite del 9 % (dettata dalle numerose aperture di nuovi punti vendita) rispetto
al tasso di crescita del Veneto che stagna allo 0,2 % (fonte: IRI (Information
Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e quota valore“).
5.5) Strategia di acquisto La forza commerciale di Alí ha permesso di instaurare importanti rapporti di
partnership con i principali gruppi della grande distribuzione del nord Italia,
basati su una visione comune del mercato e finalizzati a realizzare un’alleanza
che garantisca al cliente qualità a prezzi competitivi.
Il frutto di queste sinergie è ESD la Centrale di Acquisto e di Marketing formata
da Selex, di cui fa parte Alí, Esselunga, Agorà Network e Acqua&Sapone che,
con una quota di mercato Super + Iper del 17,01% (fonte: IRI Gennaio 2005) si
colloca al terzo posto tra le Centrali d'acquisto del Largo Consumo in Italia.
35
5.6) Strategia di espansione: Numero punti vendita per anno
0
10
20
30
40
50
60
70
80
1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010
Anno
Pun
ti ve
ndita
(Q
tà)
La politica di espansione è stata condotta in modo deciso negli ultimi quindici
anni periodo in cui la società è passata da quindici a settanta punti di vendita. Per
il 2005 sono previste almeno altre cinque nuove aperture che andranno a
consolidare la presenza di Alí nel territorio Veneto e al tempo stesso ad esplorare
nuovi mercati.
Alì al momento attuale intende aumentare la propria copertura nel mercato della
grande distribuzione del Veneto, pur guardando con interesse nuovi bacini
d’utenza al di fuori della regione.
Inoltre nel 2004 è stata inaugurata una nuova insegna Casalice, specializzata in
prodotti no food e cura della casa che apre, per la società Alí, un nuovo mercato
su cui competere.
5.7) Analisi sulla concorrenza Per effettuare un’analisi accurata della concorrenza, è necessario fare alcune
considerazioni legate ai cambiamenti della situazione economica degli ultimi
anni.
Dall’apertura dei primi punti vendita fino agli inizi dell’anno duemiladue, Alì si è
trovata a competere nel Veneto, principalmente con un’altra catena commerciale
fortemente radicata nel territorio come i PAM supermercati. Difatti con essa si
aveva e si ha tuttora in comune il “livello” dei prodotti in assortimento (prodotti
di marca), ed il target dei consumatori (livello sociale ed economico medio alto).
36
In questa sorta di competizione “uno a uno” il listino dei prodotti nei diversi
punti vendita era unico ed i prezzi erano sostanzialmente allineati con PAM.
Al momento attuale, la situazione è però radicalmente cambiata; infatti, causa la
crisi dei consumi iniziata nel 2002, che sta ancora imperversando in Italia, la
spesa per i prodotti alimentari è calata, e la clientela è orientato verso nuovi
canali distributivi (Discount) meno confortevoli ma più convenienti.
In risposta a questo nuovo sistema distributivo, Alì ha formulato listini di prezzo
diversi a seconda della vicinanza dei propri supermercati con quelli della
concorrenza; in modo da poter avere sempre un prezzo competitivo ed
interessante per i consumatori.
Nella zona di Padova ad esempio il listino viene stilato tenendo conto della
presenza nel territorio della Coop di Cadoneghe, di Auchan, del Pam, del Dix
dell’Arcella e di Campodarsego.
I prezzi dei prodotti, sono scelti di modo che siano in linea con quello più basso
proposto dalla concorrenza.
Per poter essere sempre aggiornati e quindi competitivi, vengono effettuate
rilevazioni nei punti vendita concorrenti ad intervalli regolari, circa una volta
ogni tre settimane.
Naturalmente, questa forma di concorrenza abbassa i prezzi alla vendita,
riducendo notevolmente i margini di ricavo di Alì; che tuttavia, non può fare
altrimenti per accaparrarsi e mantenere la clientela, in un periodo storico
caratterizzato da una stagnazione demografica ed un forte incremento di
popolazione (extracomunitari) appartenente ad un target diverso da quello a cui si
riferiscono i supermercati ed ipermercati Alì.
37
Capitolo 6 Analisi sul mercato dei cereali
6.1) Andamento del mercato in Italia
Benché siano tempi duri per il comparto food, nel macro settore alimentare non
tutti se la passano alla stessa maniera. I migliori trend di crescita nel mercato
italiano si osservano oltre che nei mercati minori come quello delle merende
dolci (30,2 milioni di Euro, +127 %), anche in comparti importanti come quello
dei cereali per la prima colazione (230,3 milioni di Euro, + 16,8% da Gennaio
2004 a Gennaio 2005). (fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita
fornitori e quota valore“).
6.2) Andamento del mercato nel Veneto
Nel mercato del Veneto, che con una quota a valore di 21,2 milioni di Euro
rappresenta il 9,2 % del mercato nazionale, il trend è, se pur inferiore a quello
nazionale, decisamente positivo con una crescita rilevata attorno ai 12,7 punti
percentuali.
(fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e quota
valore“).
6.3) Andamento del mercato in Alì S.p.A.
In Alì S.p.A. le vendita a valore per i fiocchi e cereali, sfiorano quasi i 2 milioni di Euro
coprendo il 9,5% del mercato.
Per l’azienda il trend di crescita (+ 31,8 %) è addirittura il doppio di quello nazionale, a
testimonianza dell’interesse e dell’attenzione di Alì verso questo mercato in forte
espansione. (fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e
quota valore“).
38
6.4) Leadership nel mercato dei cereali del Veneto
Al momento il mercato del Veneto (ed anche quello nazionale) è diviso tra due
grandi marchi, che uniti coprono circa il 78% del mercato lasciando il restante
22% a Cameo con il 6% del mercato, ed a molte altre piccole aziende con quote
poco rilevanti. (fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita
fornitori e quota valore“).
In particolare vi è una netta leadership da parte di Kellogg’s, che da sola con una
quota a valore di 11 milioni e 762 mila Euro copre più del 55% del mercato
(Veneto) (fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e
quota valore“).
QUOTA A VALORE PER PRODUTTORE NEL VENETO 2004
Produttore Quota di mercato %
Kellogg's 55,5 Nestlè 22,3 Private label 7,4 Cameo 6,4 Also 1,8 Barilla 0,8 Altri 5,8
(IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e quota valore“).
Quota a valore per produttore nel Veneto 2004
56%22%
7%6% 2% 6%
Kellogg's Nestlè Private label Cameo Also Barilla Altri
39
6.5) Leadership nel mercato dei cereali in Alì S.p. A.
In Alì la situazione, pur non discostandosi di molto da quella Veneta, presenta
una leadership ancor più marcata da parte di Kellogg’s (58,4%) e Nestlè
(23,9%).(fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e
quota valore“). A mio avviso ciò è spiegato dall’assenza di prodotti a marchio
proprio all’interno dei punti vendita Alì.
QUOTA A VALORE PER PRODUTTORE IN ALI’ S.P.A. 2004
Produttore Quota di mercato %
Kellogg's 58,5 Nestlè 23,9 Cameo 8,4 Fiorentini 1,3 Also 1,2 Colussi 1,2 Altri 5,5 (IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e quota valore“).
Quota a valore per produttore in Alì S.p.A. 2004
59%24%
8%6%
Kellogg's Nestlè Cameo Fiorentini Also Colussi Altri
6.6) Variazione 2004-2003 nel mercato dei cereali La variazione della quota a valore (+15%) sottolinea la leadership di Kellogg’s
nel Veneto (Valore superiore alla quota di crescita media di 1,9 punti
percentuali), mentre in Alì aumenta di circa il 35% (+ 3,5% rispetto alla media
40
Alì), permettendo a Kellogg’s di incrementare la propria quota di mercato di 0,9
punti percentuali nella regione, e di 1,5 punti percentuali in Alì durante un solo
anno.
Una considerazione analoga può essere fatta per Nestlè , che, con una quota a
valore di 4 milioni e 723 mila Euro rappresenta il 22,3% del mercato (Veneto) e
si candida come unico possibile concorrente al dominio della ditta americana.
L’analisi inoltre evidenzia la crescita di Nestlè che in un anno aumenta la proprie
di vendite in valore del 14.5% (+ 1,8 % rispetto alla media del mercato) nel
Veneto, mentre in Alì aumenta addirittura del 42% (+10,2% rispetto alla media
Alì) incrementando così la propria quota a valore nel Veneto dello 0,3 %, ed in
Alì dell’ 1,7% in un anno. (fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005),
“Vendita fornitori e quota valore“).
ANDAMENTO MERCATO DEI CEREALI DAL 27/01/03 AL 25/01/04
(fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e quota
valore“).
ANDAMENTO MERCATO CEREALI NEL VENETO DAL 27/01/03 AL 25/01/04
(fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e quota
valore“).
Alì SpA Veneto (Iper + Super)
27/01/03 25/01/04
Vendite in Valore (Euro)
% Incidenza Vendite Livello Superiore
Vendite in Valore (Euro)
% Incidenza Vendite Livello Superiore
Cereali Prima Colazione 1,5 MILIONI 18.8 MILIONI
Kellogg 842.000 56,9 10,3 MILIONI 54,6
Nestlè Cpw 329.000 22,2 4,1 MILIONI 21,9
Veneto (Iper + Super)
26/01/04 23/01/05
Vendite in Valore (Euro)
% Var Vendite a Valore (t-12)
% Incidenza Vendite Livello Superiore
% Var. Inc. Vendite in Valore su Livello Superiore (t-12)
Cereali Prima Colazione 21 MILIONI 12,7
Kellogg 11,8 MILIONI 14,6 55,5 0,9
Nestlè Cpw 4,7 MILIONI 14,5 22,3 0,3
41
ANDAMENTO MERCATO CEREALI IN ALI’ DAL 27/01/03 AL 25/01/04
(fonte: IRI (Information Resources Inc), (2005), “Vendita fornitori e quota
valore“).
In Alì il tasso di crescita della categoria cereali (+31.8 %) è nettamente superiore
al tasso di crescita del Veneto (+12.7%) e quasi il doppio della crescita in Italia
(+16.8 %).
Quota di mercato nella categoria cereali
9,50%
90,50%
Alì S.p.A. Resto del Veneto
Alì SpA
26/01/04 23/01/05
Vendite in Valore (Euro)
% Var Vendite a Valore (t-12)
% Incidenza Vendite Livello Superiore
% Var. Inc. Vendite in Valore su Livello Superiore (t-12)
Cereali Prima Colazione 2 MILIONI 31,8
Kellogg 1,1 MILIONI 35,3 58,4 1,5
Nestlè Cpw 467.000 42,0 23,9 1,7
42
Quota per fatturato nel Veneto
9,40%
90,60%
Alì S.p.A. Resto del Veneto
E’ inoltre importante sottolineare che la quota di mercato ricoperta da Alì nel
settore fiocchi e cereali (9.5%) è in linea con la quota di mercato coperta da Alì
nel territorio del Veneto (9.4%).
Questi dati sottolineano l’interesse e l’attenzione dedicati dalla Società padovana
verso questo mercato in forte sviluppo, che le permettono di sfruttare a pieno le
opportunità fornite da questa categoria .
43
Capitolo 7 Logiche utilizzate per lo sviluppo del
progetto di Space Allocation per la categoria cereali
in Alì S.p.A.
Nel condurre un progetto di Space Allocation, che è uno strumento di Category
Management (si veda capitolo 4), è necessario progettare il planogramma, cioè
un’immagine di come devono essere disposti i prodotti a scaffale.
Vista la diversità tra i diversi punti di vendita Alì nella metratura e
nell’assortimento merceologico, si è deciso di sviluppare due progetti di Space
Allocation distinti per i punti di vendita definiti grandi (cluster grande) e quelli
definiti medi14(cluster medio).
Tuttavia entrambi i planogrammi, sono stati studiati e costruiti tenendo conto
delle seguenti logiche:
• Quantità di prodotti venduti (controllo delle rotazioni):
è necessario disporre una quantità di prodotti tale da scongiurare una
situazione di out of stock oppure di overstock
• Margini ricavati dai singoli prodotti (controllo de lla marginalità):
è opportuno disporre, se possibile, i prodotti che portano maggiori
margini15 nelle posizioni migliori dello scaffale (altezza mani, altezza
occhi)
Tenendo conto delle strutture fisiche a disposizione dei punti di vendita
• Sezioni di scaffali lunghe 133 cm ed alte 210 cm ogn’una.
• Ripiani di scaffali lunghi 133 cm, alti 2 cm e profondi 60 cm.
14 Si veda capitolo 5.3 15 Gli margini sono calcolati come vendite medie mensili moltiplicati per margine ricavato dal singolo prodotto.
44
E secondo criteri espositivi16 quali:
• 1° criterio: raggruppamento per produttore
Si sviluppa il verticale per marca, cioè si dispongono tutti i prodotti di uno
stesso brand lungo una sezione formata da una colonna (in relazione allo
spazio disponibile)
• 2° criterio: raggruppamento per “bisogno”
All’interno di ogni marca si dispongono i prodotti in orizzontale di modo
che siano identificabili per il bisogno che intendono soddisfare nei
confronti del consumatore.
La categoria cereali è difatti divisa in prodotti che permettono di
soddisfare esigenze diverse; legate a diversi segmenti di consumatori:
-Prodotti per i bambini: Cereali al gusto di cioccolato che spesso al
loro interno contengono gadget dedicati ai più piccoli (Es: N.
Nesquick o K. Chocos).
-Prodotti dietetici: Cereali di basso contenuto calorico dedicati a chi
ha esigenze di linea (Es: N. Fitness o K. Special K).
-Esigenze di gusto: Cereali il cui target è rappresentato da coloro
che non seguono regimi dietetici e potendosi permettere qualche
caloria in più non rinunciano ad un prodotto dal gusto deciso (Es:
C. Vitalis).
-Esigenze funzionali: Cereali a base di crusca (Es: K. All Brain)
-Prodotti tradizionali (Es: K. Corn Flakes)
16 La scelta di tali criteri espositivi è stata consigliata da Kellogg’s, per vedere altri modi di disporre i prodotti a scaffale si rimanda al capitolo 4.4
45
• 3° criterio: Raggruppamento barrette
Data la recente introduzione, e la scarsità di referenze nel mercato di
questa nuova categoria di prodotto, le barrette non dispongono di un
progetto di Category destinato a loro e vengono trattate come segmento
all’interno del planogramma creato per i cereali da prima colazione.
46
47
Capitolo 8 Planogramma sviluppato per il cluster Medio
PLANOGRAMMA CON FOTO DELLE REFERENZE
48
PLANOGRAMMA CON EVIDENZIAZIONE PER PRODUTTORE
49
Seguendo le logiche citate nel capitolo 7 e tenendo conto dei seguenti limiti
strutturali legati allo spazio dedicato alla categoria nel punto vendita:
• 2 scaffali della lunghezza di 133 cm ciascuno
• 6 ripiani per scaffale
• 49 referenze da posizionare 17(42 cereali e 7 barrette)
è stato sviluppato il planogramma (immagini nelle pagine precedenti).
Osservando il planogramma è possibile riconoscere il raggruppamento dei
prodotti per marca in verticale per il leader ed il primo concorrente, ed all’interno
di ogni marca è identificabile il raggruppamento per segmenti di bisogno: nel
primo ripiano vi sono i prodotti tradizionali, nel secondo e terzo i prodotti
dedicati ai bambini, il quarto è dedicato alla copertura di bisogni funzionali, nel
quinto vi sono i prodotti dedicati a chi è attento alla propria linea, mentre l’ultimo
scaffale è dedicato ai muesli e più in generale alle referenze dedicate alla
soddisfazione del bisogno gusto.
Infine è evidente il raggruppamento delle barrette nel centro dello scaffale (alle
barrette non viene dedicato un verticale completo visto il basso numero di
referenze attualmente trattate), incorniciate dalla linea rossa tratteggiata.
Il raggruppamento Verticale per marca ed orizzontale per segmento non è il più
utilizzato ed indicato nel Category Management, ma studi effettuati da Kellogg’s
hanno evidenziato che per la categoria cereali per la prima colazione, il
consumatore ragiona prima per marca e dopo per segmento di bisogno( fonte:
dati aziendali forniti da Kellogg’s)
8.1) Risulati ottenuti dall’applicazione del planog ramma Per valutare concretamente i risultati ottenuti dall’applicazione di tecniche di
Space Allocation e Category Management è necessario monitorare e confrontare
le vendite di alcuni negozi che implementano il planogramma studiato per la
categoria (punti vendita test), con altri che dispongono i prodotti sugli scaffali
17 per la lista completa delle referenze si rimanda all’appendice C
50
seguendo logiche ed esigenze dettate dall’esperienza del responsabile del punto
di vendita (punti vendita controllo).18
Una volta definiti i punti test e quelli controllo si entra nel vivo della
sperimentazione implementando i display preparati nei soli negozi utilizzati da
test.
Per definire l’efficacia del nuovo planogramma si è monitorato l’andamento dei
pezzi venduti, degli incassi e dei margini. Un primo test condotto durante un
periodo di dodici mesi (i primi otto senza l’utilizzo del planogramma, mentre gli
ultimi quattro durante la sperimentazione del display), sia nei negozi di test che
in quelli di controllo ha portato ad anomalie imputabili ad una probabile
sovraesposizione di alcuni prodotti fuori dal lineare di vendita, oppure ad una
errata implementazione del display. I risultati di questa analisi sono consultabili
in appendice D.
Pertanto è stata condotto un nuovo periodo di sperimentazione utilizzando come
dati pre-test quelli rilevati tra Gennaio 2004 e Agosto 2004 mentre come periodo
di Test si sono monitorati i dati per due mesi Gennaio 2005 e Febbraio 2005.
I risultati sono stati i seguenti19:
Variazione percentuale vendita in pezzi
11,94
1,52
0
2
4
6
8
10
12
14
Test 1 Controllo1
pdv
Var
iazi
one
%
18 per la scelta e la presentazione dei dati dei punti di vendita di test e controllo per il cluster medio si rimanda all’appendice D 19 Per un maggior dettaglio nella presentazione dei dati si rimanda il lettore all’appendice F
51
E’ evidente come la quantità di prodotti venduti sia aumentata nel punto vendita
test rispetto al controllo, +10.42%
Variazione percentuale vendita a valore
9,42
-2,99-4
-2
0
2
4
6
8
10
12
Test 1 Controllo1
pdv
Var
iazi
one%
Anche per quanto riguarda le vendite a valore gli effetti del planogramma sono
positivi, +12.4%
Variazione percentuale dei margini
10,45
-11,02-15
-10
-5
0
5
10
15
Test 1 Controllo1
pdv
Var
iazi
one
%
Il miglioramento dei margini ricavati dall’implementazione del planogramma è
decisamente importante: +21.47%
52
In definitiva è evidente come l’applicazione di logiche di space allocation porti
un miglioramento della performance della categoria (non va dimenticato
comunque che questi dati sono riferiti all’analisi di un solo punto vendita e che
quindi non hanno un’alta significatività statistica).
E’ da sottolineare, nei punti di vendita controllo, la differenza esistente tra la
variazione percentuale delle vendite a valore e la variazione percentuale dei
margini. Tale anomalia, salvo errori di rilevazione dei dati di vendita, potrebbe
essere spiegata da una decisa politica di vendite sottocosto20,che riscontra nel
punto vendita di test un successo di pubblico maggiore che in quello di controllo,
e che, porta gioco forza ad una forte riduzione dei margini rispetto agli incassi.
D’altro canto questa situazione non deve essere vista solo in modo negativo; se è
vero che vi è una perdita di margini è altrettanto vero che questa perdita aiuta a
sviluppare un’immagine di convenienza dell’intera catena di vendita.
20 Le offerte sottocosto non sono condotte per tutte le referenze della categoria ma solamente per alcune
53
Capitolo 9 Planogramma sviluppato per il cluster Grande
PLANOGRAMMA CON FOTO DELLE REFERENZE
54
PLANOGRAMMA CON EVIDENZIAZIONE PER PRODUTTORE
55
Seguendo le logiche citate nel capitolo 7 e tenendo conto dei seguenti limiti
strutturali legati allo spazio dedicato alla categoria nel punto vendita:
• 3 scaffali della lunghezza di 133 cm ciascuno
• 6 ripiani per scaffale
• 58 referenze da posizionare 21(47 cereali e 11 barrette)
Anche nel planogramma preparato per il cluster grande i prodotti sono
raggruppati rispettando i criteri espositivi sopra elencati compresa
l’organizzazione marca verticale, segmento orizzontale.
9.1) Risulati ottenuti dall’applicazione del planog ramma Anche in questo caso per valutare concretamente i risultati ottenuti
dall’applicazione di tecniche di Space Allocation e Category Management è
necessario monitorare e confrontare le vendite di alcuni negozi che
implementano il planogramma studiato per la categoria (punti vendita test), con
altri che dispongono i prodotti sugli scaffali seguendo logiche ed esigenze
dettate dall’esperienza del responsabile del punto di vendita (punti vendita
controllo).22
Una volta definiti i punti test e quelli controllo si entra nel vivo della
sperimentazione implementando i display preparati nei soli negozi utilizzati da
test.
Per definire l’efficacia del nuovo planogramma si è monitorato l’andamento dei
pezzi venduti, degli incassi, e dei margini. Un primo test condotto durante un
periodo di dodici mesi (i primi otto senza l’utilizzo del planogramma, mentre gli
ultimi quattro durante la sperimentazione del display), sia nei negozi di test che
in quelli di controllo ha portato ad anomalie imputabili ad una probabile
sovraesposizione di alcuni prodotti fuori dal lineare di vendita, oppure ad una
errata implementazione del display. I risultati di questa analisi sono consultabili
in appendice E.
21 per la lista completa delle referenze si rimanda all’appendice C 22 per la scelta e la presentazione dei dati dei punti di vendita di test e controllo per il cluster grande si rimanda all’appendice D
56
Pertanto è stata condotto un nuovo periodo di sperimentazione utilizzando come
dati pre-test quelli rilevati tra Gennaio 2004 e Agosto 2004 mentre come periodo
di Test si sono monitorati i dati per due mesi Gennaio 2005 e Febbraio 2005.
I risultati sono stati i seguenti23:
Variazione percentuale vendite in pezzi
11,19
-1,6-4
-2
0
2
4
6
8
10
12
Test 2 Controllo 2
pdv
Var
iazi
one
%
Dai dati si nota un deciso incremento delle vendite in quantità +12.79%
Variazione percentuale vendita a valore
7,25
-1,42-2
0
2
4
6
8
Test 2 Controllo 2
pdv
Var
iazi
one
%
Anche per quanto riguarda le vendite a valore, si nota una migliore prestazione
nel punto vendita di test rispetto al suo controllo +8.67
23 Per un maggior dettaglio nella presentazione dei dati si rimanda il lettore all’appendice F
57
Variazione percentuale dei margini
-1,73
-2,54-3
-2,5
-2
-1,5
-1
-0,5
0
Test 2 Controllo 2
pdv
Var
iazi
one
%
Nonostante la variazione negativa dei margini, dovuta ad un’azione
promozionale sul prezzo di vendita, si nota come il punto vendita in cui è
implementato il planogramma porta ad una perdite minore di margini. Si ha così
un miglioramento dello 0.82%.
Anche in questo caso la differenza esistente tra la variazione percentuale dei
margini e delle vendite a valore,per il punto di vendita test 2, salvo errori di
rilevazione dei dati di vendita, è riconducibile alla forte risposta della clientela
all’acquisto di prodotti in offerta sottocosto.
Dai dati emerge che anche nel cluster grande il planogramma porta a dei
miglioramenti per l’intera categoria.
58
59
Capitolo 10 Considerazioni sull’efficacia del planogramma
L’applicazione di logiche di Category Management e più in dettaglio l’utilizzo
di strumenti di Space Allocation per la categoria cereali per la prima colazione
permettono una gestione più efficace ed efficiente degli spazi scaffale, un
aumento dei pezzi venduti, degli incassi e dei margini rapportati ai rispettivi
punti di vendita controllo. Nel caso dei due test condotti da Alì S.p.A. risulta che
le tecniche di Space Allocation sono particolarmente efficaci nel cluster di
assortimento medio (media pezzi venduti +10.42 % , media vendite a valore
+12.4% media margini, +21.47%).
Per quanto riguarda il cluster grande, invece, i risultati ottenuti (media pezzi
venduti +12.79%, media vendite a valore +8.67%, media margini +0.86%),
inducono a pensare che il livello di assortimento scelto non sia adeguato e
pertanto suggerirei di variare le referenze trattate o di rieffettuare il test
favorendo un’organizzazione per bisogno piuttosto che per marca principale.
Variazione percentuale vendite in pezzi
11,94
1,52
11,19
-1,6-4
-2
0
2
4
6
8
10
12
14
Test1 Controllo1 Test 2 Controllo2
pdv
varia
zion
e %
Un’ulteriore questione può essere sollevata dalla combinata analisi dei grafici
sottostanti; si riscontra infatti una diversità tra i due valori di controllo 1,
plausibilmente spiegabili da una forte risposta della clientela alla politica del
sottocosto, così come appare dal raffronto trai i due valori di test 2.Viceversa i
dati di controllo 2 e di test 1 evidenziano un minor interesse dei consumatori dei
60
medesimi punti vendita delle offerte proposte loro. Questa analisi dimostra che
anche all’interno di uno stesso cluster la clientela si comporta in maniera
diversa(diversa riposta al sottocosto), pertanto mia opinione è che la scelta dei
punti vendita test e dei relativi punti vendita controllo dovrebbe essere
modificata, cercando di effettuare l’analisi suddetta in coppie di negozi con
clientela dal comportamento analogo.
Variazione percentuale vendite a valore
9,42
7,25
-2,99
-1,42-4
-2
0
2
4
6
8
10
12
Test1 Controllo1 Test 2 Controllo2
pdv
Var
iazi
one
%
Variazione percentuale dei margini
10,45
-11,02
-2,54-1,73
-15
-10
-5
0
5
10
15
Test1 Controllo1 Test 2 Controllo2
pdv
Var
iazi
one
%
61
Nonostante queste anomalie, eseguendo una media sugli incrementi ottenuti
dall’applicazione del planogramma risulta che la variazione dei pezzi venduti è
stata del +11.61%, quella delle vendite a valore è stata del +10.55% e quella dei
margini è +11.15%,
Questi dati anche se rappresentativi di un campione molto piccolo di
osservazioni, presentano uno scenario decisamente migliore a quello precedente
grazie all’applicazione di logiche di Space Allocation.
Variazione percentuale media ottenuta dall'utilizzo del planogramma
11,61%
10,55%
11,15%
10,00%
10,20%10,40%
10,60%10,80%
11,00%11,20%
11,40%11,60%
11,80%
Vendite in pezzi Vendite a valore Margini
Var
iazi
one
%
Ultimo aspetto da considerare è la scelta del periodo adottato per la conduzione
di questa analisi: a parer mio sarebbe stato più auspicabile uno studio durante una
parentesi di tempo priva di qualsiasi tipo di promozioni, così da poter riscontrare
dati non influenzati da esse e pertanto condurre un’analisi più precisa. E questa è
anche l’opinione della letteratura a riguardo, ma nella prassi è pressoché
impossibile; non condurre promozioni in un settore così competitivo come quello
della distribuzione porterebbe alla perdita dei clienti.
In sintesi:
• L’analisi del test condotto in Alì S.p.A. ha dimostrato che:
o L’aumento dei pezzi venduti è stato del 11.61%
o L’aumento delle vendite in valore è stato del 10.55%
o L’aumento dei margini è stato del 11.15%
62
• Tuttavia sono state evidenziate alcune anomalie:
o Minor risultato delle tecniche di Space Allocation per il cluster
grande
o Diverso comportamento dei consumatori all’interno di uno stesso
cluster.
• Perciò le mie raccomandazione per un test futuro sono:
o Rivedere il livello di assortimento per il cluster grande
o Scegliere coppie di punti vendita test e controllo con clientela dal
comportamento analogo
o Non effettuare (laddove possibile), promozioni sulla medesima
categoria in cui si esegue il test.
63
Appendice A Ruolo e definizioni delle
categorie
Una categoria è un insieme funzionale di referenze che il consumatore percepisce
come complementari od interscambiabili rispetto ad una sua esigenza da
soddisfare.
In relazione a quanto scritto fin’ora appare evidente che ancor prima di
sviluppare un piano di Category è necessario definire i ruoli che possono essere
affidati alle diverse categorie
Dalla letteratura a riguardo appare prevalente la definizione di tre macro caratteri
che possono essere associati alle categorie:
• Generare traffico
Consiste nell’utilizzare una categoria per attirare clienti verso una data
insegna distributiva attraverso sconti e promozioni verso prodotti leader della
categoria.
A generare traffico partecipano anche tutti le sottocategorie di prodotti che
presentano un basso prezzo e tutte le promozioni presenti sui volantini
pubblicitari
• Generare profitto
Le categorie che generano profitto sono quelle dalle quali il distributore riesce
a ricavare un alto utile dalle vendite
• Sviluppare l’immagine di Servizio
Tale immagine può essere prodotta in due diversi modi:
o Trattando prodotti di nicchia:
Si tratta di categorie merceologiche o sottocategorie che hanno un
mercato molto limitato in termini numerici, ma che vengono
ugualmente stoccate all’interno del punto vendita per poter servire
64
al meglio anche piccoli segmenti di clientela e fidelizzarli
all’insegna.
o Trattando prodotti di primaria importanza:
Si ratta di tutti quei prodotti necessari quotidianamente (ad esempio
l’acqua o il sale), I margini che si ricavano da questi prodotti sono
molto bassi e a volte no sufficienti a coprire le spese stesse.
Nonostante tutto vengono stoccati ugualmente nei unti vendita
come servizio offerto alla propria clientela.
65
Appendice B Out of Stock
B.1) Rottura di stock Presentare una situazione di rottura di stock (Out Of Stock) significa presentare
la mancanza totale (durante tutto il giorno) o parziale (solo in alcune fasce orarie)
a scaffale, in un punto di vendita di un prodotto “normalmente” disponibile per
l’acquirente.
L’OOS (Out Of Stock) è molto sensibile sia alle caratteristiche della categoria sia
ai modelli di acquisto e di consumo.
La frequenza con la quale si verifica nei punti di vendita dipende quindi dalle
caratteristiche di ogni singola categoria:
Solitamente le categorie meno critiche sono quelle in cui vi è:
• Regolarità nei consumi
• Basso rischio di scadenza
• Bassa complessità nell’acquisto
Mentre quelle più soggette al fenomeno sono quelle formate da:
• Assortimento ampio
• Prodotti freschi
• Stagionalità
• Promozionalità
• Acquisti d’impulso
L’OOS a scaffale colpisce tutte le referenze, dalle alto alle basso rotanti, con
impatti negativi sulle vendite (alte rotazioni) e sul servizio (basse rotazioni).
66
B.2) Comportamento del consumatore in situazione di OOS24 Dovendosi rapportare con una situazione di disservizio il consumatore può
assumere diversi comportamenti:
Reazione del consumatore in caso di OOS
9%
16%
17%
21%
37%
Non compra Cambia formato Ritorna più tardi
cambia insegna Cambia marca
(fonte ECR EUROPE OOS Milano 2004)
Nel caso il consumatore non compri niente oppure cambi marca, arrecherà danno
al produttore, nel caso non compri niente oppure cambi insegna i danni maggiori
si hanno per il distributore.
Una situazione decisamente “pericolosa” per il distributore, si ha quanto la
rottura di stock, si ripete più volte nel tempo durante la visita di uno stesso
cliente; un’indagine condotta da ECR Europa da Settembre a Dicembre 2004 ha
evidenziato infatti che nel doversi confrontare per la terza volta con una
situazione di OOS il consumatore nel 70% dei casi cambia punto vendita al quale
è solito recarsi.
24 Si tratta di un comportamento calcolato sulla media delle categorie, difatti esistono categorie dove il fenomeno ha impatto maggiore ed altre dove il fenomeno ha rilevanza decisamente minore
67
Appendice C Lista di referenze a scaffale
C.1) Lista referenze per il cluster medio
Mercato
cereali
Prod. Segmento N° Prodotti
Kellogg Funzionale 3 All. Brain, All Brain Flakes &F., All Brain Flakes
Kellogg Bimbi 9
Chocos, Chocos K, Chombos, Froosties, Miel P,Rice K,
Hunny B, Magix, Variety
Kellogg Tradizionale 2 Corn Flakes, Corn Flakes Ciocc.
Kellogg Gusto 3 Extra Avena, Extra cioccolato, Extra Frutta
Kellogg Forma 4
Special K, Special K Ciocc, Special K Fr Gialli, Special K Fr
Rossi
Nestlè Funzionale 1 Fibre
Nestlè Bimbi 4 Cheerios, Chocapic, Nesquick, Crunch
Nestlè Forma 3 Fitness & Fruit, Fitness, Fitness Ciocc.
Cameo Gusto 5
Vitalis Frutteto, Vitalis C, Vitalis Uvetta, Vitalis Frutta, Vitalis
Frutti di Bosco
Fiorentini Funzionale 3 Crusc. Tostata, Crusca, Prugna
M. Nicoli Tradizionale 2 Corn Flakes, Very Good Corn Flakes
M. Nicoli Bimbi 1 Choco Rice
Barilla Bimbi 1 Cerealix
Quacker Funzionale 1 Quacker White
Mercato
barrette
Prod. Segmento N° Prodotti
Kellogg Bimbi 2 Coco Pops, Rice Krispies
Kellogg Forma 2 Cioccolato, Mirtilli
Nestlè Forma 2 Albicocca, Fichi
Cameo Gusto 1 Cioccolato
68
C.2 Lista referenze per il cluster grande
Mercato
cereali
Prod. Segmento N° Prodotti
Kellogg Funzionale 3 All. Brain, All Brain Flakes &F., All Brain Flakes
Kellogg Bimbi 9
Chocos, Chocos K, Chombos, Froosties, Miel P,Rice K,
Hunny B, Magix, Variety
Kellogg Tradizionale 2 Corn Flakes, Corn Flakes Ciocc.
Kellogg Gusto 3 Extra Avena, Extra cioccolato, Extra Frutta
Kellogg Forma 4
Special K, Special K Ciocc, Special K Fr Gialli, Special K Fr
Rossi
Nestlè Funzionale 1 Fibre
Nestlè Bimbi 4 Cheerios, Chocapic, Nesquick, Crunch
Nestlè Forma 3 Fitness & Fruit, Fitness, Fitness Ciocc.
Cameo Gusto 5
Vitalis Frutteto, Vitalis C, Vitalis Uvetta, Vitalis Frutta, Vitalis
Frutti di Bosco
Fiorentini Funzionale 3 Crusc. Tostata, Crusca, Prugna
M. Nicoli Funzionale 1 Fibrette
M. Nicoli Tradizionale 2 Corn Flakes, Very Good Corn Flakes
M. Nicoli Bimbi 2 Choco Rice, Oibo Miele
Misura Funzionale 2 5 Cereali, Mais
Also Funzionale 1 Weetabix
Barilla Bimbi 1 Cerealix
Quacker Funzionale 1 Quacker White
Mercato
barrette
Prod. Segmento N° Prodotti
Kellogg Bimbi 3 Coco Pops, Rice Krispies, Froosties
Kellogg Forma 2 Cioccolato, Mirtilli
Nestlè Forma 4 Albicocca, Fichi, Cereali, Fragola
Cameo Gusto 2 Cioccolato, Albicocca/mele
69
Appendice D Scelta dei punti di vendita Test e
Controllo
D.1) Come valutare l’implementazione di un planogra mma Per valutare concretamente i risultati ottenuti dall’applicazione di tecniche di
Space Allocation e Category Management necessario monitorare e confrontare le
vendite di alcuni negozi che implementano il planogramma studiato per la
categoria (punti vendita test), con altri che dispongono i prodotti sugli scaffali
seguendo logiche ed esigenze dettate dall’esperienza del responsabile del punto
di vendita (punti vendita controllo).
D.2) Scelta dei punti vendita di test e di controll o La scelta del punto vendita di test e del relativo controllo deve essere fatta in
modo oculato, tenendo conto dei contesti in cui sono siti i punti vendita,
dell’andamento delle vendite al loro interno, dell’assortimento presente in essi, e
dalle dimensioni del negozio.
Nel caso della categoria cereali per la prima colazione sono stati condotti due test
contemporanei; uno su di un punto vendita in provincia di Venezia (test 1) ed
uno in provincia di Padova (test 2), controllati rispettivamente da un punto
vendita in provincia di Padova (controllo 1) ed uno in provincia di Vicenza
(controllo 2).
I dati di vendita controllati sono: l’andamento degli incassi per la categoria,
quello delle quantità vendute e dei margini per prodotto; per un periodo di otto
mesi: dal 01/01/04 a 31/08/04.
Andamento vendite pre-utilizzo del planogramma per monitorare il
Comportamento dei punti di vendita test e controllo:
70
Test 1 controllo1 (cluser medio):
Vendite nei negozi test e controllo
0200400600800
100012001400
Genna
io
Febbr
aio
Mar
zoApr
ile
Mag
gio
Giugno
Lugli
o
Agosto
Mese
Qua
ntità
(pe
zzi)
Test 1Contr. 1
Andamento Utili nei negozi test e controllo
0
100
200
300
400
500
600
700
Genna
io
Febbra
io
MarzoApr
ile
Maggio
Giugno
Lugli
o
Agosto
Mese
Util
e (e
uro)
Test 1 Contr.1
Incassi nei negozi test e controllo
0500
10001500
200025003000
Genna
io
Febbr
aio
Mar
zoApr
ile
Mag
gio
Giugno
Lugli
o
Agosto
Mese
Inca
sso
(eur
o)
Test 1 Contr. 1
Quantità
Mese Test 1 Contr. 1
Gennaio 948 641
Febbraio 979 606
Marzo 1044 721
Aprile 1063 605
Maggio 1153 733
Giugno 1041 639
Luglio 1154 518
Agosto 885 416
Margini
Mese Test 1 Contr. 1
Gennaio 468,4894 384,2692
Febbraio 442,2379 350,4089
Marzo 522,1552 470,7812
Aprile 557,2779 415,9443
Maggio 624,7401 468,368
Giugno 535,4663 401,1174
Luglio 591,7134 336,0063
Agosto 447,7454 268,7881
Incassi
Mese Test 1 Contr. 1
Gennaio 2106,332 1463,861
Febbraio 2130,42 1372,674
Marzo 2329,273 1732,777
Aprile 2416,526 1448,916
Maggio 2717,786 1758,867
Giugno 2391,722 1516,141
Luglio 2680,724 1230,059
Agosto 2075,271 981,9688
71
Questi negozi pur non avendo un andamento delle vendite uguale seguono trend
simili, sono inseriti in contesti residenziali analoghi, presentano uno stesso livello
di assortimento (tipologia media) ed hanno metrature confrontabili; test 1 misura
764 mq mentre controllo 1 715 mq.
Test 2 controllo 2 (cluster grande):
Vendite nei negozi test e conrollo
0200400600800
1000120014001600
Genna
io
Febb
raio
MarzoApr
ile
Maggio
Giugno
Lugli
o
Agosto
Mese
Qua
ntità
(pez
zi)
Test 2Contr. 2
Andamento utili nei negozi test e controllo
0500
1000150020002500300035004000
Genna
io
Febbr
aio
MarzoApr
ile
Maggio
Giugno
Lugli
o
Agosto
Mese
Inca
sso
(Eur
o)
Test 2 Contr. 2
Quantità
Mese Test 2 Contr. 2
Gennaio 924 978
Febbraio 864 975
Marzo 1085 981
Aprile 1149 918
Maggio 1342 1162
Giugno 1041 972
Luglio 1103 969
Agosto 913 854
Margini
Mese Test 2 Contr. 2
Gennaio 567,66902 604,1606
Febbraio 481,22143 561,20241
Marzo 688,69162 611,57231
Aprile 750,24152 555,29437
Maggio 905,48296 731,63703
Giugno 684,30106 602,2718
Luglio 750,53155 605,71017
Agosto 615,53324 518,75888
72
Incassi nei negozi test e controllo
0500
1000150020002500300035004000
Genna
io
Febbr
aio
MarzoApr
ile
Maggio
Giugno
Lugli
o
Agosto
Mese
Inca
sso
(Eur
o)Test 2 Contr. 2
L’andamento dei dati osservati in questi punti vendita è migliore dell’accoppiata
precedente, in quanto i dati sembrano seguire uno stesso andamento e la distanza
tra valori contemporanei assunti da test2 e controllo2 è minima; anche questi
negozi presentano lo stesso cluster (o livello) di assortimento (tipologia grande),
sono siti in contesti urbani analoghi e presentano metrature confrontabili; test 2
misura 776 mq e controllo2: 1055 mq.
Incassi
Mese Test 2 Contr. 2
Gennaio 2185,9129 2283,17568
Febbraio 1970,74616 2230,45064
Marzo 2576,02897 2296,9868
Aprile 2772,92094 2142,11837
Maggio 3356,0932 2877,4637
Giugno 2562,89547 2364,09828
Luglio 2756,69383 2321,56186
Agosto 2276,8207 2036,49473
73
Appendice E Risultati anomali
Di seguito sono riportati i valori ottenuti nella prima sperimentazione; è stato
monitorato l’andamento dei pezzi venduti, degli incassi e dei margini per un
periodo di 12 mesi (i primi otto prima dell’utilizzo del planogramma, mentre gli
ultimi quattro durante la sperimentazione del display), dal 01/0104 al 31/12/04.
Tali dati presentano delle anomalie, che di seguito cercheremo di analizzare.
E.1) Andamento variabili nel cluster medio (Test1 e Controllo1): Analisi dei pezzi venduti:
PV TEST
PV CONTROLLO
Test1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 4,80 7,00 45,83
Fiorentini 26,50 25,50 -3,77
Kellogg 740,60 855,00 15,45
Nestlè 227,00 320,00 40,97
M Nicoli 52,60 90,00 71,10
Quacker 1,30 1,30 0,00
Cameo 79,30 75,80 -4,41
Totale 1132,10 1374,60 21,42
Contr. 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza
Barilla 2,30 3,00 30,43
Fiorentini 31,30 40,80 30,35
Kellogg 383,00 428,30 11,83
Nestlè 142,90 156,30 9,38
M Nicoli 47,00 53,50 13,83
Quacker 10,60 11,30 6,60
Cameo 77,10 76,80 -0,39
Totale 694,20 770,00 10,92
74
E’ evidente come la quantità di prodotti venduti sia aumentata nel punto vendita
test rispetto al controllo, +10.5%
Variazione percentuale vendite in pezzi
21,42
10,92
0
5
10
15
20
25
Test 1 Controllo1
pdv
Var
iazi
one
%
Analisi sulle vendite a valore:
75
PV TEST
PV CONTROLLO
Anche per quanto riguarda le vendite a valore, si nota una migliore prestazione
nel punto vendita di test rispetto al suo controllo +9.4%
Test 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 11,80 17,50 48,31
Fiorentini 35,31 33,41 -5,38
Kellogg 1727,59 1873,63 8,45
Nestlè 544,44 771,30 41,67
M Nicoli 69,74 113,48 62,72
Quacker 2,75 2,75 0,00
Cameo 204,65 193,61 -5,39
Totale 2596,28 3005,68 15,77
Contr. 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 5,62 7,48 33,10
Fiorentini 40,15 52,92 31,81
Kellogg 961,29 1009,16 4,98
Nestlè 355,53 393,43 10,66
M Nicoli 63,31 71,39 12,76
Quacker 23,63 24,71 4,57
Cameo 171,07 165,28 -3,38
Totale 1620,60 1724,37 6,40
76
Variazione percentuale vendite a valore
15,77
6,4
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
Test 1 Controllo1
pdv
varia
zion
e %
Analisi dei margini:
PV TEST
Test 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 2,76 4,07 47,37
Fiorentini 12,63 11,97 -5,22
Kellogg 356,92 365,33 2,36
Nestlè 122,96 160,43 30,47
M Nicoli 24,33 37,39 53,67
Quacker 0,79 0,79 0,00
Cameo 43,15 41,43 -3,99
Totale 563,55 621,41 10,27
77
PV CONTROLLO
Implementando il planogramma si è un aumento del +13.7%.
Variazione percentuale dei margini
10,27
-3,46-6
-4
-2
0
2
4
6
8
10
12
Test 1 Controllo1
pdv
Var
iazi
one
%
Contr. 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza
Barilla 1,31 1,73 32,34
Fiorentini 14,67 19,26 31,33
Kellogg 246,90 220,50 -10,69
Nestlè 90,41 97,17 7,47
M Nicoli 22,67 25,09 10,67
Quacker 6,97 7,10 1,88
Cameo 41,87 39,25 -6,26
Totale 424,79 410,10 -3,46
78
E.2) Andamento variabili nel cluster grande (Test2 e Controllo2):
Analisi dei pezzi venduti:
PV TEST
PV CONTROLLO
Il planogramma consente un aumento dei pezzi venduti del +6.9%
Test 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 12,30 8,30 -32,70
Fiorentini 17,60 13,30 -24,80
Kellogg 641,40 790,30 23,20
Nestlè 302,90 311,30 2,80
M Nicoli 106,30 107,30 0,90
Quacker 1,90 3,00 60,00
Cameo 71,40 73,50 2,94
Totale 1153,80 1307,00 13,30
Contr 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 9,30 6,30 -32,40
Fiorentini 24,40 24,80 1,64
Kellogg 586,30 626,50 6,86
Nestlè 280,90 319,00 13,56
M Nicoli 84,80 80,00 -5,66
Quacker 2,60 6,80 161,54
Cameo 64,60 56,80 -12,07
Totale 1052,90 1120,20 6,39
79
Variazione percentuale vendite in pezzi
13,3
6,39
0
2
4
6
8
10
12
14
Test 2 Controllo 2
pdv
varia
zion
e %
Analisi sulle vendite a valore:
PV TEST
Test 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 30,63 20,63 -32,65
Fiorentini 22,84 16,01 -29,90
Kellogg 1629,72 1752,06 7,51
Nestlè 759,35 751,51 -1,03
M Nicoli 144,70 145,92 0,84
Quacker 4,13 6,60 59,81
Cameo 158,10 156,08 -1,28
Totale 2749,47 2848,81 3,61
80
PV CONTROLLO
Analizzando le vendite in valore ci si accorge di un dato decisamente anomalo:
l’utilizzo del planogramma difatti, porta ad una perdita: -1.2%. Tale perdita è
imputabile alla cattiva prestazione di Nestlè che perde 1.2% distorcendo il
risultato di tutta al categoria.
Variazione delle vendite a valore
3,61
4,81
0
1
2
3
4
5
6
Test 2 Controllo 2
pdv
varia
zion
e %
Contr. 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 23,13 15,63 -32,43
Fiorentini 30,81 31,88 3,47
Kellogg 1457,37 1528,43 4,88
Nestlè 692,23 765,01 10,51
M Nicoli 124,75 117,50 -5,81
Quacker 5,78 14,85 156,92
Cameo 142,49 122,37 -14,12
Totale 2476,56 2595,67 4,81
81
Analisi dei margini:
PV TEST
PV CONTROLLO
Naturalmente, visto il cattivo risultato ottenuto dalle vendite a valore, anche i
margini subiscono un netto peggioramento nel punto vendita di test rispetto al
suo controllo.
Test 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 7,13 4,80 -32,65
Fiorentini 8,35 6,07 -27,32
Kellogg 433,33 416,91 -3,79
Nestlè 169,97 171,47 0,88
M Nicoli 49,62 48,54 -2,17
Quacker 1,19 1,90 60,01
Cameo 37,44 36,98 -1,25
Totale 707,04 686,68 -2,88
Contr. 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 5,38 3,64 -32,43
Fiorentini 11,19 11,49 2,61
Kellogg 358,18 375,24 4,76
Nestlè 164,71 169,32 2,80
M Nicoli 43,11 39,79 -7,70
Quacker 1,66 4,28 157,14
Cameo 30,64 29,73 -2,98
Totale 614,88 633,49 3,03
82
Variazione percentuale dei margini
-2,88
3,03
-4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
Test 2 Controllo 2
pdv
Var
iazi
one
%
E.3) Considerazioni I dati indicano che il display permette un miglioramento rispetto al punto vendita
di controllo nell’accoppiata test 1 controllo 1 (cluster medio); tutt’altro
comportamento si ha invece per quanto riguarda il cluster grande (test 2 controllo
2), dove il planogramma ottiene una performance peggiore nell’analisi delle
vendite a valore e di conseguenza nei margini.
Questo comportamento anomalo è con buona probabilità imputabile ad una
sovraesposizione di alcuni prodotti al di fuori del lineare di vendita che ha
indotto i consumatori all’acquisto di determinate referenze, oppure ad una errata
implementazione del planogramma.
83
Variazione percentuale vendite in pezzi
21,42
10,9213,3
6,39
0
5
10
15
20
25
Test 1 Controllo1 Test 2 Controllo 2
pdv
Var
iazi
one
%
Variazione percentuale vendite in valore
15,77
6,4
3,614,81
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
Test 1 Controllo1 Test 2 Controllo 2
pdv
Var
iazi
one
%
84
Variazione percentuale dei margini
10,27
-3,46 -2,88
3,03
-6
-4
-2
0
2
4
6
8
10
12
Test 1 Controllo1 Test 2 Controllo 2
pdv
Var
iazi
one
%
85
Appendice F Risultati dettagliati ottenuti dalla
sperimentazione del planogramma
F.1) Andamento delle variabili nel cluster medio (T est1 e
controllo1)
Analisi dei pezzi venduti:
PV TEST
PV CONTROLLO
E’ evidente come la quantità di prodotti venduti sia aumentata nel punto vendita
test rispetto al controllo, +10.42%
Test 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 4,8 7,5 56,25
Fiorentini 26,5 17,5 -33,96
Kellogg 740,6 734 -0,89
Nestlè 227 323 42,29
M Nicoli 52,6 94,5 79,66
Quacker 1,3 2 53,85
Totale 1052,8 1178,5 11,94
Contr. 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 2,3 4 73,91
Fiorentini 31,3 33,5 7,03
Kellogg 383 378,5 -1,17
Nestlè 142,9 149,5 4,62
M Nicoli 47 49 4,26
Quacker 10,6 12 13,21
Totale 617,1 626,5 1,52
86
Analisi sulle vendite a valore:
PV TEST
PV CONTROLLO
Anche per quanto riguarda le vendite a valore gli effetti del planogramma sono
positivi, +12.4%
Analisi dei margini:
PV TEST
Test 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 11,80 18,75 37,07
Fiorentini 35,31 24,23 -45,76
Kellogg 1727,59 1691,08 -2,16
Nestlè 544,44 783,94 30,55
M Nicoli 69,74 118,10 40,95
Quacker 2,75 4,40 37,50
Totale 2391,63 2640,50 9,42
Contr. 1
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza
Barilla 5,62 9,99 77,76
Fiorentini 40,15 20,78 -48,23
Kellogg 961,29 43,27 -95,50
Nestlè 355,53 894,73 151,66
M Nicoli 63,31 375,04 492,39
Quacker 23,63 62,41 164,12
Totale 1449,53 1406,23 -2,99
Test 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 2,76 5,81 110,25
Fiorentini 12,63 8,66 -31,44
Kellogg 356,92 349,29 -2,14
Nestlè 122,96 172,31 40,148
M Nicoli 24,33 37,433 53,87
Quacker 0,79 1,28 60,88
Totale 520,40 574,78 10,45
87
PV CONTROLLO
Il miglioramento dei margini ricavati dall’implementazione del planogramma è
decisamente importante: +21.47%
F.2) Andamento delle variabili nel cluster grande (Test2
e Controllo 2)
Analisi dei pezzi venduti:
PV TEST
Contr. 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza
Barilla 1,31 3,09 136,61
Fiorentini 14,67 15,65 6,73
Kellogg 246,90 199,92 -19,03
Nestlè 90,41 92,65 2,489
M Nicoli 22,67 21,84 -3,67
Quacker 6,97 7,57 8,67
Totale 382,92 340,72 -11,02
Test 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 12,3 4 -67,48
Fiorentini 17,6 14,5 -17,61
Kellogg 641,4 759,5 18,41
Nestlè 302,9 298,5 -1,45
M Nicoli 106,3 122 14,77
Quacker 1,9 5 163,16
Totale 1082,4 1203,5 11,19
88
PV CONTROLLO
Dai dati si nota un deciso incremento delle vendite in quantità +12.79%
analisi sulle vendite a valore:
PV TEST
PV CONTROLLO
Anche per quanto riguarda le vendite a valore, si nota una migliore prestazione
nel punto vendita di test rispetto al suo controllo +8.67
Contr. 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 9,3 2 -78,49
Fiorentini 24,4 26 6,56
Kellogg 586,3 597 1,83
Nestlè 280,9 266,5 -5,13
M Nicoli 84,8 76 -10,38
Quacker 2,6 5 92,31
Totale 988,3 972,5 -1,60
Test 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 30,63 10,00 -67,35
Fiorentini 22,84 26,00 13,83
Kellogg 1629,72 18,52 -98,86
Nestlè 759,35 1828,51 140,80
M Nicoli 144,70 740,27 411,59
Quacker 4,13 155,90 3674,89
Totale 2591,37 2779,22 7,25
Contr. 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 23,13 5,00 -78,38
Fiorentini 30,81 27,30 -11,40
Kellogg 1457,37 33,07 -97,73
Nestlè 692,23 1474,31 112,98
M Nicoli 124,75 653,27 423,66
Quacker 5,78 107,92 1767,16
Totale 2334,07 2300,88 -1,42
89
Analisi dei margini:
PV TEST
PV CONTROLLO
Nonostante la variazione negativa dei margini, dovuta ad un’azione
promozionale sul prezzo di vendita, si nota come il punto vendita in cui è
implementato il planogramma porta ad una perdita minore di marginalità. Si ha
così un miglioramento dello 0.82%.
Test 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 7,12 3,10 -56,48
Fiorentini 8,35 6,87 -17,79
Kellogg 433,33 417,22 -3,72
Nestlè 169,97 177,13 4,21
M Nicoli 49,62 50,53 1,83
Quacker 1,189 3,18 167,08
Totale 669,59 658,02 -1,73
Contr. 2
Produttore Media Pre Test Media Test Differenza (%)
Barilla 5,38 1,56 -71,09
Fiorentini 11,19 11,96 6,81
Kellogg 358,18 359,60 0,40
Nestlè 164,71 157,06 -4,65
M Nicoli 43,11 36,04 -16,41
Quacker 1,66 3,17 90,48
Totale 584,24 569,37 -2,54
90
91
BIBLIOGRAFIA E LINK
Fonti interne aziendali
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Pubblicazioni
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consultato il 18/04/2005
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consultato il 10/03/05