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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
CORSO DI LAUREA
SCIENZE UMANE E PEDAGOGICHE
INDIRIZZO SCIENZE UMANE E DELL’EDUCAZIONE
IL CONCETTO DI FRAZIONE:
CONVINZIONI, CONCEZIONI ED OSTACOLI.
ANALISI DI UN’ESPERIENZA DIDATTICA NELLA
SCUOLA SECONDARIA INFERIORE
Tesi di: Relatore:
Maria Antonietta Prof. Filippo Spagnolo
Caltagirone
Matricola:
0540724
Anno Accademico 2009-2010
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3
Indice
QUALE QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO? ........................................................ 7
1.1 Il triangolo della didattica: quale sapere? ................................................................... 7
1.2 Interpretazioni e rappresentazioni della frazione......................................................... 9
1.3 Sintassi e semantica della frazione ............................................................................. 12
1.4 La frazione tra ostacolo e conoscenza innata ........................................................... 15
LA RICERCA IN DIDATTICA E L‟INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO DELLA
FRAZIONE ...................................................................................................................... 19
2.1 Le ricerche degli anni ‟60-‟70-„80 ............................................................................. 20
2.2 Le ricerche degli anni ‟90-2000 ................................................................................. 22
SEMIOTICA E NOETICA DELLE FRAZIONI ............................................................. 27
3.1 Apprendimento e concettualizzazione ........................................................................ 27
3.2 Le macro caratteristiche della semiotica e la costruzione di un “concetto” .............. 31
3.3 Quale rappresentazione per la frazione? ................................................................... 34
L‟INDAGINE SPERIMENTALE .................................................................................... 37
4.1 Introduzione alla sperimentazione ............................................................................. 37
4.2 La ricerca: quale obiettivo? ....................................................................................... 37
4.3 L‟indagine sperimentale ............................................................................................. 38
4.4 Il campione di indagine .............................................................................................. 40
4.5 Somministrazione del questionario ............................................................................ 40
4.6 Analisi a priori dei comportamenti ............................................................................ 41
RACCOLTA DATI E ANALISI QUANTITATIVA E QUALITATIVA ........................ 49
4
5.1 Analisi quantitativa ................................................................................................... 49
5.2 Analisi qualitativa ..................................................................................................... 59
CONCLUSIONI.............................................................................................................. 81
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ESSENZIALI .......................................................... 83
APPENDICE I ................................................................................................................ 89
APPENDICE II ............................................................................................................... 93
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“L‟educazione matematica deve contribuire a una formazione culturale
del cittadino, in modo da consentirgli di partecipare alla vita sociale con
consapevolezza e capacità critica […] In particolare l‟insegnamento della
matematica deve avviare gradualmente, a partire da campi di esperienza
ricchi per l‟allievo, all‟uso del linguaggio e del ragionamento matematico, come
strumenti per l‟interpretazione del reale, non unicamente come bagaglio di
nozioni”.
Unione Matematica Italiana, 2001.
Obiettivo primario della didattica della Matematica è certamente quello di
riflettere in maniera critica su quelle che possono presentarsi come le azioni, le
scelte e le posizioni assunte da un insegnante nella fase di insegnamento della
disciplina e, di conseguenza, sull‟apprendimento, da parte dell‟allievo, dei
contenuti insegnati. Sembrerebbe quasi che un “migliore” insegnamento porti
inevitabilmente un migliore apprendimento degli allievi; non è proprio così
semplice però. La letteratura discussa in didattica della matematica ha ormai
ampiamente dibattuto quest‟aspetto e, risultati teorico/sperimentali condotti in
lavori nazionali ed internazionali su specifici contenuti matematici, hanno messo
in evidenza, ormai da diversi anni, come quest‟inferenza sia “scorretta” e come il
sistema ad essa sotteso sia molto complesso da analizzare.
L‟idea guida del corso di “Comunicazione delle matematiche”, da me seguito
durante l‟anno accademico 2008/2009, era proprio questa ed ha stimolato in me
una curiosità ed un interesse verso la Matematica e la sua didattica che ritenevo
ormai dimenticata. Se per un certo verso il corso, proponendo svariate attività
“laboratoriali” su più contenuti disciplinari, mi ha permesso di entrare in relazione
con quelli che potevano presentarsi come misconcezioni, errori ed ostacoli di
allievi di scuola primaria e secondaria inferiore su certi contenuti matematici,
dall‟altro ha favorito in me una fase di riflessione autonoma su quelle che sono
state le mie difficoltà in Matematica e quindi un loro probabile superamento. Tra
6
queste una delle problematiche più “importanti” e più affascinati sulle quali ho
avuto modo di riflettere è l‟insegnamento-apprendimento delle frazioni come
campo di esperienza di Aritmetica e Geometria.
Un‟analisi superficiale del concetto di frazione potrebbe portarci all‟errore di
considerare questo contenuto matematico come semplice e immediato, ma non è
così; il mio lavoro di tesi, addentrandosi nella problematica didattica ed
epistemologica del concetto trattato e sviluppandosi sperimentalmente attraverso
un‟indagine di tipo quantitativo, condotta in cinque classi di scuola secondaria
inferiore mi ha permesso, in una prima approssimazione, di poter analizzare alcuni
ostacoli epistemologici e didattici relativi concetto di frazione e alla sue
rappresentazioni semiotiche, definendo quindi la frazione come “catalizzatore di
errore”.
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QUALE QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO?
“Lo stesso concetto matematico è tanto uno strumento che trova
la sua funzione nei diversi problemi che permette di risolvere, quanto
un oggetto poiché è un dato culturale che trova il suo posto in un
edificio più vasto, il sapere matematico”
D‟Amore, 1999
1.1 Il triangolo della didattica: quale sapere?
È oggetto oramai diffuso tra tutti coloro che si occupano di Didattica della
Matematica il cosiddetto triangolo della didattica:
Insegnante
Allievo Sapere
Triangolo nel quale il “sapere” cui si fa riferimento è il sapere accademico, quello
della ricerca, quello degli scienziati. Il contenuto disciplinare quindi è l‟oggetto
fondamentale della trasposizione didattica come una possibile reinterpretazione
funzionale del sapere, funzionale alla scuola, ai suoi allievi, al curricolo didattico,
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al grado scolastico, alle attese della società, alla tradizione culturale etc.
(D‟Amore, 1999)
In questo senso la trasposizione trasforma, quindi, dapprima il sapere in sapere da
insegnare e poi in sapere insegnato e sapere appreso.
Riflettere su questi “passaggi” aiuta molto nella comprensione della realtà
scolastica ed in particolar modo sulla natura stessa dei concetti che vengono
presentati in classe nei vari ordini scolastici.
Per far ciò è sempre opportuno però contestualizzare queste riflessioni teoriche a
possibili esempi concreti, contenuti matematici significativi capaci di far luce
sulle problematiche didattiche ad essi connesse sia a livello propriamente didattico
che epistemologico.
Il concetto di numero e in particolare il numero decimale, nella sua espressione di
frazione o “numero con la virgola” è in questo senso un buon riferimento teorico
perché rappresenta un contenuto matematico fondamentale per la “crescita” degli
allievi lungo tutto il percorso scolastico (dalla scuola primaria all‟università ed
oltre) e trasversalmente è uno dei concetti portanti per tutta la matematica di base.
In Matematica il numero è teoricamente ben definito attraverso gli assiomi di
Peano, tramite la costruzione di Von Neumann o secondo altre modalità più o
meno complesse; tuttavia una lettura attenta dei curricoli scolastici sottolinea
come in nessun livello scolastico il numero viene così introdotto; molto spesso la
sua trattazione è frammentaria e lacunosa, lasciando allo studente un‟idea di
numero molto disorganica nelle sue accezioni ed estensioni (dal numero Naturale
a quello Reale). Viene dunque spontaneo affrontare il problema della
trasposizione didattica del concetto stesso e sottolineare alcuni aspetti più ostici
come ad esempio la trattazione del concetto di frazione come possibile
espressione di numero.
Che cosa del concetto di numero deve essere oggetto della didattica?
Quali immagini di numero sono opportune ai vari livelli scolastici, per esempio
nella Scuola Elementare o Secondaria Inferiore? Quali gli ostacoli sottesi al suo
apprendimento?Quali le concezioni degli allievi sulle varie rappresentazioni ad
esso connesse?
9
Questioni tipiche, a questo proposito, oramai prassi consolidate nella scuola,
riguardano ovviamente aspetti del numero che non fanno parte del sapere
accademico e che tuttavia sono considerati importanti, utili, necessari,
irrinunciabili del sapere scolastico. Esempi possono essere:
• il numero come oggetto del contare;
• il numero come strumento del misurare;
• il numero-etichetta, come strumento per identificare, per indicare.
Come detto, fra gli aspetti “scolastici” più significativi ma anche più ostici del
numero, vanno certamente tenuti in considerazione i numeri frazionari, “oggetti
matematici” definiti, in maniera rigorosa, in modo poco intuito e “artificioso”.
Se si potesse allora portare a scuola il sapere “accademico” o una sua parte, quasi
non ci sarebbero problemi...tranne che l‟impossibilità da parte degli allievi di
comprendere appieno l‟argomento trattato, per ovvii ostacoli ontogenetici.
Che cos‟è dunque questo “numero frazionario”? Quale didattica deve essere
proposta in aula per il suo apprendimento?
Un‟analisi dei libri di testo ci conduce alla conclusione che in realtà, l‟oggetto
matematico “numero frazionario” didatticamente viene (o dovrebbe essere)
pensato come l‟insieme delle sue interpretazioni o rappresentazioni, puntando
l‟attenzione sulla delicata e decisiva questione del passaggio dalla pluralità di
rappresentazioni nei vari registri semiotici, alla noetica, cioè all‟apprendimento
concettuale del contenuto matematico (Duval, 1993, 1995).
Non c‟è dunque un‟unica interpretazione o rappresentazione del numero
frazionario, dato che ne esistono invece molte che fanno riferimento sia alla realtà
oggettiva concreta (anche extrascolastica) sia alla realtà scolastica.
1.2 Interpretazioni e rappresentazioni della frazione
Come detto, non esiste un‟unica interpretazione o rappresentazione del numero
frazionario, esse possono variare a livello semantico e sintattico in funzione del
contesto di espressione del numero considerato e del grado scolastico in esame. In
10
accordo con le ricerche di Bruno D‟Amore-Martha Isabel Fandiño Pinilla e Silvia
Sbaragli, alcuni esempi posso riassumersi così:
- Frazione come parte di un tutto a volte continuo e a volte discreto: nel
linguaggio matematico il termine “frazione” indica le diverse parti di una
grandezza ottenute dividendo quella grandezza in parti uguali.
- Frazione come quoziente: è possibile vedere la frazione a/b come una divisione
non necessariamente effettuata ma solo indicata: a:b; in questo caso
l‟interpretazione più intuitiva non è la parte/tutto, ma la seguente: abbiamo a
oggetti e li dividiamo in b parti.
- Frazione come rapporto: a volte la frazione indica un rapporto; l‟interpretazione
non si accorda più né alla parte-tutto, né alla operazione di divisione, diventando
un legame tra grandezze.
- Frazione come operatore moltiplicativo: molto spesso la frazione è considerata
un operatore moltiplicativo, anzi questo è forse uno dei suoi significati più usati
nella scuola. In questo caso però solo con uno sforzo si può ammettere di aver
sfruttato la definizione iniziale di frazione, anche se a quella ci si può comunque
ricondurre. La frazione come operatore, dunque, agisce sui numeri puri piuttosto
che sulle raccolte o sugli oggetti; è, di fatto, una nuova operazione che combina la
divisione e la moltiplicazione.
- Frazione in probabilità: in probabilità la frazione è profondamente presente, ma
non rispetta più, almeno nella sua forma ingenua, la sua primitiva definizione.
- Frazione nei punteggi: le frazioni nei punteggi sono un oggetto matematico che
ha peculiarità proprie, intuitive, ma assai poco vicine alla definizione che era stata
data all‟inizio.
- Frazione come numero razionale: prima o poi, la frazione si deve trasformare,
lungo il corso di studi di un individuo, in numero razionale. In questo caso si
mettono in particolare evidenza questioni aventi a che fare con l‟operatività:
equivalenza fra frazioni, addizioni…
- Frazione come punto di una retta orientata: spesso è richiesto di porre una
frazione su una retta numerica. Per fare ciò bisogna valutare quella frazione come
se fosse un numero razionale, applicare la relazione d‟ordine in Q e mettere un
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cerchietto nero o una tacca nella posizione appropriata e opportuna. La frazione
indica in questo caso la distanza tra l‟origine e il punto-frazione.
- Frazione come misura: la frazione viene spesso usata come misura, specie nella
sua espressione di numero con la virgola. Ad esempio, la quantità di vino nella
bottiglia, la spesa per una matita sono delle misure; a volte ha senso pensarle
espresse come numeri razionali, a volte anche come frazioni, ma in nessun caso
occorre o conviene fare riferimento alla definizione originaria di frazione. È più
spontaneo un uso diretto della misura così come viene espresso.
- Frazione come percentuale: la percentuale non è altro che una frazione; ma
anche in questo caso ha peculiarità specifiche.
- Frazione nel linguaggio quotidiano: nel linguaggio quotidiano, infatti, colpisce
l‟uso che si fa delle frazioni, non sempre in modo esplicito. Si pensi ad esempio:
- alla lettura dell’orologio (sette e un quarto);
- alla musica in cui le frazioni hanno un ruolo determinante, ma non sempre si
comportano come quelle in matematica; lo studente però sente nominare gli stessi
nomi e dunque pensa agli stessi oggetti concettuali;
- allo sconto; se lo sconto è del 50% è intuitivo far capire che si tratta della metà.
Se lo sconto è del 25% è istruttivo far riflettere sul fatto che si tratta di un quarto.
Il viceversa è più complicato. Se una cosa che costava 80 ora costa 100 è
aumentata di “4
1cioè del 25%; se ora cala di
4
1 non torna a 80, come molti
credono, ma arriva a 75;
- alla pendenza delle strade;
- alle ricette di cucina;
- alla medicina.
Come si evince dai molteplici aspetti legati all‟unico concetto di frazione, nel
lungo e difficile processo di costruzione di senso e significato del contenuto
matematico, non sempre i risultati sperati sono evidenti. Un elemento ormai
abbastanza dibattuto in ricerca in didattica sottolinea ad esempio come la sola
notazione frazionaria sia profondamente complessa da concettualizzare e
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possedere in maniera critica ed autonoma incidendo quindi negativamente
sull‟apprendimento del concetto di numero e, di conseguenza, nella sua libera
espressione. Prova ne sono gli scarsi risultati degli allievi italiani nei test
INVALSI che si riferiscono proprio all‟utilizzo dei numeri razionali e alle sue
rappresentazioni.
Un lavoro di ricerca del 1995 su allievi di terza media (Mariotti et al., 1995)
conferma questi risultati e li discute attraverso un „indagine quantitativa su un
questionario che presentava numeri decimali, frazioni e razionali. Il risultato
significativo messo in evidenza dai ricercatori coinvolti nella sperimentazione
sottolineava come per gli allievi scritture diverse corrispondano a numeri di tipo
diverso rappresentati graficamente con insiemi numerici disgiunti.
Quest‟aspetto è certamente da collegare al modello cognitivo ormai stabilizzato
dei numeri Naturali che spesso fa da ostacolo alla concettualizzazione dei numeri
razionali.
La pluralità di significati associati alla frazione esige quindi una riflessione: quale
ingegneria didattica impostare in classe per non far perdere agli studenti il senso
e il significato del concetto matematico trattato? Come insegnare questi concetti
quindi? E, soprattutto: come far sì che gli studenti li apprendano, li padroneggino
(se li apprendono)?
Queste sono solo alcune delle domande di ricerca che mi sono posta e alle quali
ho cercato di rispondere prima di definire il mio lavoro sperimentale e quindi
l‟impianto metodologico di studio che ho proposto didatticamente.
1.3 Sintassi e semantica della frazione
Da quanto detto, seppur brevemente, è evidente che il concetto di frazione è uno
dei più importanti della Matematica e proprio per questo motivo è uno dei temi
più studiati nella ricerca in didattica, fin dagli anni ‟60. Nel capitolo successivo
approfondirò questo aspetto citando quelle che sono state le ricerche e i risultati
più significativi su questo contenuto matematico negli ultimi anni, ricerche legate
alle possibili difficoltà degli allievi nello studio del concetto stesso e alle sue
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rappresentazioni di numero razionale1 in relazione al contesto di presentazione e
alla conoscenza anteriore riferita al numero Naturale.
Una prima riflessione su quest‟ultimo aspetto è però immediata. Le ricerche di
Fishbein (1984) sottolineano, infatti, come spesso nello studente di scuola media
(ma anche primaria, per certi aspetti) si evidenzia un certa ambiguità concettuale
della frazione dovuta alla costruzione precedente di un modello forte, rigido dei
numeri Naturali che, in accordo con quanto lo stesso Fishbein(1984) afferma, si
scontra con la “frazione in seconda media, così come con i decimali alla fine della
scuola elementare e all‟inizio della scuola media”. Questa situazione emerge
chiaramente in numerose indagini. Ad esempio, i già citati Mariotti et al. (1995)
evidenziano che, per quanto riguarda i numeri decimali, essi sono visti come due
numeri naturali giustapposti, tenuti separati da una virgola. Questo spiegherebbe il
perché di errori del tipo: 3,15>3,7 perché 15>7.
Brousseau nel 1981 affermando che, per i bambini della scuola primaria, i numeri
decimali sono dei “naturali con la virgola” aveva già ampiamente sottolineato
questo aspetto attraverso diverse ricerche sperimentali. Ancora oggi questa
concezione è assai radicata e persiste, talvolta, fino all‟università; essa costituisce
un ostacolo didattico piuttosto diffuso alla comprensione dei numeri reali.
Secondo Duval (1993) l‟acquisizione concettuale di un oggetto matematico come
quello del numero frazionario si basa su due sue caratteristiche “essenziali” che
discuteremo più avanti nel corso del capitolo 3.
Nel caso delle frazioni, la quantità di registri semiotici a disposizione è, come ho
messo in evidenza nel paragrafo precedente, immensa. A gestire i diversi registri,
a scegliere i tratti distintivi del concetto da trattare, a convertire, non si impara
automaticamente; questo apprendimento deve necessariamente essere il risultato
di un insegnamento esplicito nel quale l‟insegnante chiama ad essere
corresponsabile lo studente. L‟insegnante spesso sottovaluta questo aspetto e
passa da un registro all‟altro senza problemi, perché ha già concettualizzato; ma lo
studente no, egli lo segue sul piano delle rappresentazioni semiotiche, ma non su
1All‟indirizzo web del progetto internazionale “Rational Number Project”
http://education.umn.edu/rationalnumberproject/default.html è possibile ritrovare un alto numero
di pubblicazioni realizzate da parecchi ricercatori che si sono occupati dello stesso argomento.
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quello dei significati. Il rischio è enorme. L‟apparente semplicità e leggibilità di
certi registri, non deve far credere che lo studente se ne appropri o ne sia già
padrone.
Ad esempio, la moltiplicazione tra due numeri naturali dà luogo ad un prodotto
che è certamente maggiore di ciascuno dei due fattori; questa affermazione è vera
in N, insieme dei numeri naturali, ma non certo nell‟insieme dei razionali assoluti.
Il modello dei Numeri Naturali può quindi presentarsi come un ostacolo
all‟apprendimento della stessa operazione sui razionali assoluti.
Didatticamente conviene lasciare immagini ancora instabili, in attesa di poter
creare modelli adatti e significativi, il più possibile vicini al sapere matematico
che si vuole raggiungere.
Nel caso delle frazioni, succede molto spesso che un‟immagine si trasformi in
modello mentale interno troppo presto, quando ancora dovrebbe restare
immagine. Ad esempio:
- L‟immagine di un‟unità-tutto che viene divisa in parti uguali, intendendo questo
uguale come identità, congruenza, sovrapponibilità, marchia in modo efficace e
duratura il concetto di frazione, trasformandosi in modello e pretendendo dunque
di essere rispettata in ogni occasione. Ciò pregiudica assai presto la formazione
noetica della frazione.
- L‟immagine di dividere un‟unità-tutto in parti uguali e prenderne alcune,
suggerisce semanticamente che questo “alcune” non possa essere “tutte”; il
modello si forma facilmente, dato che coincide con un‟intuizione forte; ma
pregiudica poi il passaggio all‟unità come frazione n/n ed alle frazioni improprie.
- L‟uso delle figure geometriche viene visto dagli studenti come specifico e
significativo, mentre l‟adulto le pensa causali e le vede come generiche. Per
esempio il continuo e unico ricorso a rettangoli o cerchi costringe a ragionare in
modo tale che l‟immagine (che avrebbe dovuto essere aperta, duttile,
modificabile) diventa invece persistente e stabile, e si fa modello; se la frazione
viene proposta su figure diverse (triangoli, trapezi…) lo studente non domina più
la noetica della frazione perché la situazione proposta non fa parte del suo
modello.
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- Se l‟unità-totalità viene insistentemente proposta stilizzata come una figura
geometrica unica, connessa, compatta, convessa, la costruzione del concetto di
frazione si fa modello con questa configurazione fissa, irremovibile. Se poi si
tenta di usare una unità-totalità che è formata da un insieme discreto di oggetti, il
modello troppo presto formatosi non risponde più ai bisogni nuovi della
situazione.
- Se bisogna dividere sempre e solo n numero per un altro più piccolo e questo
diventa il modello di divisione, allora, al momento di dividere 2 euro tra 4
persone, difficilmente allo studente sarà spontaneo operare con la frazione 2/4 o
con la divisione tra numeri razionali 2:4. Questi due atteggiamenti non saranno
compatibili con quel modello e lo studente cercherà alternative, come, per
esempio, quella di operare solo tra centesimi 200:4, come se questa
trasformazione fosse obbligatoria. Avrà sempre come risultato 50 centesimi e mai
0.5 o 0.50 euro perché questi due valori gli sembreranno innaturali (Fandino
Pinilla, 2005).
Su questi aspetti si è definito il mio lavoro di ricerca condotto attraverso
un‟indagine sperimentale mediante l‟utilizzo di un questionario capace di
riprendere questi elementi fondamentali del concetto matematico e proporli
didatticamente su contesti disciplinari differenziati. Approfondirò questo aspetto
nel V capitolo.
1.4 La frazione tra ostacolo e conoscenza innata
Occorre innanzitutto precisare che l‟ostacolo, così come qui lo si intende, è
un‟idea che, al momento della formazione di un concetto, è stata efficace per
affrontare dei problemi (anche solo cognitivi) precedenti, ma che si rivela
fallimentare quando si tenta di applicarla ad un problema nuovo. Visto il successo
ottenuto, anzi, a maggior ragione a causa di questo, si tende a conservare l‟idea
già acquisita e comprovata e, nonostante il fallimento, si cerca di salvarla; ma
questo fatto finisce con l‟essere una barriera verso successivi apprendimenti.
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L‟idea di ostacolo conduce, quindi, a ripensare alla presenza e alla funzione
dell‟errore nella pratica scolastica; seguendo D‟Amore: «L‟errore, dunque non è
necessariamente solo frutto di ignoranza, ma potrebbe invece essere il risultato di
una conoscenza precedente, una conoscenza che ha avuto successo, che ha
prodotto risultati positivi, ma che non tiene alla prova di fatti più contingenti o
più generali».
Si fa solitamente una distinzione fra tre tipi di ostacoli:
- di natura ontogenetica: legati all‟allievo e alla sua natura;
- di natura didattica: legati all‟insegnante ed alle sue scelte;
- di natura epistemologica: legati alla natura stessa degli argomenti della
Matematica.
Tra i tre, i più significati ai fini del lavoro di tesi sono certamente gli ultimi due
che proverò ad approfondire.
Per quanto riguarda gli ostacoli didattici, questi vanno ricondotti alle scelte
didattiche dell‟insegnate e sono quindi fortemente legate alle buone pratiche di
insegnamento/apprendimento. Ma come scegliere una “comunicazione” piuttosto
che un‟altra? Come facilitare il superamento di errori o misconcetti relativi ad un
contenuto matematico? Quali metodologie efficaci seguire? Tutte queste domande
si riconducono all‟analisi e allo studio della natura stessa del contenuto da
insegnare (sapere da insegnare) e quindi al riconoscimento di possibili schemi di
ragionamento ad esso sottesi. Un esempio tipico è costituito dall‟insistenza nel
voler trovare un “successivo” di una frazione o di un razionale; per cui la frazione
“successiva” di 5
3è allora
5
4e il successivo di 0.3 è 0.4; è ovvio che si tratta di un
ostacolo didattico legato al fatto che lo studente ha appreso a far uso del termine
“successivo” nell‟insieme N dei numeri naturali ed ha costruito il concetto che ha
esteso poi a tutti i domini numerici, senza che mai si avesse un momento nel quale
questa concezione venisse messa in crisi.
Gli esempi di ostacoli epistemologici vengono forniti o dalla storia della
Matematica o dalla vita d‟aula. Concetti che nella storia hanno creato fratture,
discussioni, difficoltà sono ostacoli epistemologici; argomenti sui quali gli
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studenti commettono errori che sono sempre gli stessi in qualsiasi tempo e in
qualsiasi Paese. Tra gli apprendimenti legati alle frazioni, molti possono essere
pensati come veri e propri ostacoli epistemologici. Essi sono facilmente
riconoscibili nella storia e/o nella pratica didattica. Un esempio chiaro è il
passaggio dalle frazioni ai numeri con la virgola. A scuola questo passaggio non
è sempre difficoltoso e causa di parecchi errori degli allievi. Perché? Oltre alle
motivazioni strettamente matematiche potrei anche argomentare il discorso
considerando come esso abbia richiesto alla Matematica più di 4500 anni,
nonostante fosse già disponibile (nel mondo sumero) un sistema posizionale; nel
mondo indiano è nato nel VI secolo d.C. un sistema decimale corretto; ma
solamente dal XV secolo si può dire che si sia fatto un uso consapevole e corretto
dei numeri decimali. La storia della matematica, permette, in questo senso, di
osservare la natura di ostacolo della frazione in questo suo aspetto significativo di
numero decimale ed è una lente di osservazione interessante per l‟analisi delle
dinamiche scolastiche legate allo stesso contenuto.
Eppure la frazione sembra che sia elaborata automaticamente dal cervello umano
(Journal of Neuroscience nell‟aprile del 2009)! Alcune ricerche condotte sulle
regioni dell'area del solco intraparietale (IPS) e della corteccia prefrontale
confermano quest‟aspetto discutendo l'elaborazione dei numeri interi.
Lo studio è stato condotto da Simon Jacob e Andreas Nieder dell'Università di
Tübingen, in Germania, che hanno sottoposto a scansione il cervello di un gruppo
di volontari di differente età e preparazione scientifica mentre questi osservavano
su un monitor l'apparizione, per brevissimi instanti, dell'immagine di varie
frazioni.
Come sostiene Jacob, che con il suo gruppo ora intende verificare se
l'elaborazione delle frazioni avviene in modo analogo anche nei bambini, «Questi
esperimenti cambiano il modo in cui dobbiamo pensare alle frazioni. Sicuramente
i cervelli educati degli adulti rappresentano intuitivamente le frazioni, e questo
potrebbe avere riflessi sul modo in cui si dovrebbe insegnare l'aritmetica e la
matematica a scuola». In questo senso, l‟analisi sperimentale che ho condotto ha
fatto riferimento anche ad un lavoro di tesi di laurea sviluppato quest‟anno sul
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medesimo argomento2 attraverso un lavoro di ricerca qualitativa e quantitativa su
un campione di soggetti adulti ai quali è stato sottoposto il medesimo questionario
da me portato in classe. Quest‟ultimo lavoro ha evidenziato alcune false
convinzioni ed errate concezioni riscontrabili in soggetti adulti in età compresa tra
i 35 e 45 anni con gradi di istruzione differenti, relative e riferite al concetto
matematico trattato definendo la frazione come ostacolo epistemologico. Il mio
lavoro di tesi si propone di analizzare, seppur in una prima approssimazione, il
percorso di “crescita” del concetto di frazione e delle sue rappresentazioni
semiotiche in un grado scolastico nel quale questo assume un ruolo fondamentale.
La scuola secondaria inferiore ed in particolare le classi II e III si presentano come
le classi di riferimento per la concettualizzazione del numero in tutte le sue
accezioni peculiari e quindi nelle sue rappresentazioni semiotiche di riferimento.
2 Tesi di laurea in Scienze della Formazione, CDL Scienze Umane e Pedagogiche, 2010, “Indagine
sperimentale sulle concezioni spontanee del concetto di frazione negli adulti”
19
2
LA RICERCA IN DIDATTICA E
L’INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO DELLA FRAZIONE
“Le teorie [matematiche] nascono e crescono su cantieri di
problemi, ed i concetti si formano intorno alle questioni che essi
devono risolvere, ai ragionamenti nei quali essi intervengono”
CREM, 199
Come detto in precedenza la Didattica della matematica si è interessata all‟analisi
delle fasi di insegnamento apprendimento della frazione da parecchi anni.
Molteplici sono le ricerche pubblicate su tale argomento, ricerche che affrontano
il concetto matematico trattato sotto le più disparate lenti di analisi e di ricerca.
Nel presente lavoro mi limiterò quindi a descriverne solo alcune ed in particolare
quelle che si sono sviluppate dagli anni ‟60 ad oggi e che ritengo significative per
l‟analisi teorico/sperimentale del mio lavoro. Questo capitolo si inserisce infatti
nel quadro teorico della tesi, tra la discussione dell‟impianto metodologico del
lavoro sperimentale e le rappresentazioni semiotiche del concetto trattato.
Argomento questo che ho accennato nel primo capitolo e che approfondirò nel
capitolo successivo per quanto attiene specificatamente alla semiotica e alla
noetica delle frazioni.
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2.1 Le ricerche degli anni ‟60-‟70-„80
Tra gli anni „60 ed ‟80, in particolare negli USA, sono fioriti in quantità enorme
studi sull‟apprendimento delle frazioni da parte degli allievi di età compresa fra
gli 8 ed i 14-15 anni; questi studi erano principalmente dedicati a:
questioni generali connesse con il concetto stesso di frazione (Krich, 1964;
Green,1969; Desjardins, Hetu, 1974; Ellerbruch, 1975; Minskaya, 1975; Kieren,
1975, 1976; Hesemann, 1979);
operazioni tra frazioni e difficoltà loro connesse (Sluser, 1962 (divisione);
Bergen, 1966 (divisione); Green, 1969 (moltiplicazione); Streefland, 1978
(sottrazione));
diverse interpretazioni dell‟idea di frazione (Streefland, 1979 (misura e
rapporto)).
Tra tutti questi lavori, emergono principalmente quelli di Kieren (1975, 1976) che
trattano tutti i precedenti argomenti, evidenziando l‟esistenza di almeno sette
significati diversi del termine “frazione” e mostrando che proprio in questa
polisemia si nasconde il problema dell‟ apprendimento concettuale del contenuto
matematico stesso e quindi le sue operazioni.
I lavori di ricerca discussi negli anni ‟80 miravano essenzialmente:
all‟apprendimento generale del concetto di frazione (Owens, 1980;
Rouchier et al., 1980; Woodcock, 1986; Chevallard, Jullien, 1989);
all‟apprendimento delle operazioni tra frazioni (Streefland, 1982
(sottrazione); Peralta, 1989 (addizione e moltiplicazione));
all‟operzione di confronto tra valori frazionari e/o decimali e difficoltà
dell‟estensione dei Numeri Naturali a frazioni e/o decimali (Leonard, Grisvard,
1980; Nesher, Peled, 1986; Resnik et al., 1989);
problemi connessi con le diverse interpretazioni del termine “frazione”
(Ratsimba-Rajohn, 1982 (misura); Davis, 1989 (senso generale da dare alle
frazioni nella vita quotidiana); Peralta, 1989 (diverse rappresentazioni grafiche)).
21
Tra tutti questi lavori, i più importanti sono quelli di Hart (1980, 1981, 1985,
1988, 1989; con Sinkinson, 1989), che, riprendono in modo critico i lavori di
Kieren discussi precedentemente.
Proprio all‟inizio degli anni ‟80, più precisamente nel 1980 e nel 1981,
raccogliendo esperienze fatte nel corso degli anni ‟70 presso la scuola primaria “J.
Michelet” a Talence in Francia, apparve un articolo di Guy Brousseau (1980c,
1981) dedicato alla didattica dei decimali. Tali articoli, fondamentali
nell‟evoluzione della Didattica della Matematica per il concetto matematico
approfondito, definiscono una metodologia di ricerca e di analisi (detta allora
“epistemologia sperimentale”, del tutto nuova nel panorama mondiale), ancora
fortemente utilizzata nella ricerca in didattica della matematica e fondamentale,
come discuterò in seguito, per il mio lavoro di tesi. La lettura delle ricerche
teorico/sperimentali di Brousseau mi permette di poter affermare che gran parte
del modo moderno di pensare alla ricerca in Didattica della Matematica è nato
proprio dai suoi lavori.
In tali lavori, Brousseau definisce l‟insieme D dei decimali come ampliamento di
N e utilizza questo per poi passare alla definizione e strutturazione dei numeri
razionali Q di cui ne studia le caratteristiche algebriche e, brevemente, la storia.
Dopo di che mostra un‟interessantissima sequenza didattica, oramai storica, che
sfrutta le esperienze effettuate nella scuola primaria (“ripetute 10 volte”). La
prima fase passa attraverso attività fatte con il pantografo che richiamano in causa
le frazioni; la seconda passa attraverso la ricostruzione ingrandita di un dato
puzzle; la terza riguarda un interessante problema concernente i diversi spessori di
fogli di carta. Di ciascuna fase, Brousseau studia dettagliatamente tutti gli aspetti
che oggi si considerano di didattica ma che allora erano assolutamente nuovi.
Riporta poi un test effettuato a verifica delle conoscenze acquisite e ne discute i
risultati. Ogni tanto fornisce un approccio decimale ai razionali, sempre più
approfondito, ed analizza costantemente le singole fasi del processo sperimentale.
Un ultimo riferimento teorico ai lavori pubblicati negli anni ‟80 che mi sembra
interessante citare si riferisce al progetto americano del 1979 “The Rational
Number Project”, nell‟ambito del quale furono pubblicati oltre 90 articoli fino al
22
2003. I focus di queste ricerche sono i numeri razionali, con tutto ciò che li
accompagna nell‟ambito del “ragionamento proporzionale”. Nel mio lavoro di tesi
non indagherò specificatamente su questi aspetti connessi alle frazioni, mi è però
sembrato opportuno riportare in bibliografia qualcuno degli articoli pubblicati su
questi aspetti matematici del concetto di frazione e del numero decimale.
2.2 Le ricerche degli anni ‟90-2000
Le ricerche discusse in questi anni sul contenuto disciplinare trattato sono
tantissime e, come detto anche in precedenza, affrontano l‟oggetto matematico da
diversi punti di osservazione e di analisi (concetto di frazione, di numero
decimale, l‟introduzione ai numeri razionali come ampliamento o
quozientamento, approcci didattici al concetto di frazione e sue rappresentazioni a
livello di scuola primaria e secondaria Inferiore etc.). Mi limiterò quindi a citare
solamente le ricerche più significative e quelle che ho utilizzato nella definizione
e strutturazione del mio quadro teorico di riferimento e nell‟impianto
metodologico del lavoro sperimentale.
Le ricerche di Saenz-Ludlow (1990, 1995) hanno proposto un filone di
ricerca che ancora oggi è molto seguito e applicato in più ambiti matematici,
quello dei “case studies”. Il loro lavoro di ricerca sull‟apprendimento delle
frazioni e quindi sul processo di insegnamento/apprendimento dello stesso prende
in esame singoli soggetti analizzati su item costruiti ad hoc. In tutti i loro lavori
vengono analizzate strategie personali non solo per la concettualizzazione delle
frazioni, ma anche per l‟esecuzione spontanea dell‟ addizione tra queste.
Davis e Hunting (1990) suggeriscono, nelle loro ricerche, di svolgere
attività didattica parallela su diverse competenze da attivare sulle frazioni, per
esempio su contesti discreti e continui, proseguendo nelle ricerche di Hunting e di
Korboski condotte negli anni ‟80.
Mack (1990, 1993) propone l‟idea di “conoscenza informale” come quella
conoscenza basata su attività spontanee della vita quotidiana effettuate per dare
risposta a problemi posti nel contesto della vita reale dell‟individuo. Le sue
23
esperienze in aula dimostrano che su questa conoscenza informale possono
costruirsi le idee iniziali del concetto frazione e di numero razionale. Le frazioni si
presentano come parti che compongono un tutto; ciascuna di queste parti viene
trattata come un numero a sé stante, piuttosto che come frazione.
I lavori di Mack, che ho avuto modo di consultare sono stati un buon input nella
definizione del mio lavoro di tesi; l‟approccio metodologico che ho seguito nella
strutturazione del questionario (che discuterò nel capitolo quarto e che riporto in
appendice) ha preso le orme proprio dall‟idea di “conoscenza informale” sul
concetto di frazione e quindi di analisi dei modelli cognitivi spontanei di
concettualizzazione dello stesso.
Le ricerche di Hunting, Davis e Bigelow nel 1991, dopo un‟analisi critica
di alcune esperienze didattiche riferite al concetto di frazioni, propongono l‟idea
secondo la quale sia fondamentale trattare a lungo il concetto di frazione unitaria e
le sue rappresentazioni semiotiche. Saltando dopo una matura acquisizione del
concetto stesso, si può passare ad un ulteriore frazionamento delle parti
frazionarie ottenute, ritornando di tanto in tanto all‟unità da cui si era partiti. Sulla
stessa lunghezza d‟onda, si collocano le ricerche pubblicate da Steffe, Olive
(1990).
Valdemoros (2001, et al. 1998) dedica una grande varietà di attenzioni al
linguaggio delle frazioni; in particolare studia la costruzione del significato della
frazione attraverso l‟uso di diversi sistemi simbolici, anche in riferimento all‟uso
di materiali e modelli concreti e all‟espressione linguistica in lingua naturale.
I lavori di Valdemoros, mi hanno permesso di riflettere su quelle che potevano
presentarsi come espressioni linguistiche di ostacolo al concetto di frazione e
numero decimale. L‟approccio metodologico che ho seguito nella strutturazione
del questionario (che discuterò nel capitolo quarto e che riporto in allegato) ha
preso in esame proprio questo aspetto nella definizione di due item.
Cannizzaro nel 1992, presentando un possibile intreccio tra i piani di
studio matematico, cognitivo e di sviluppo curricolare nella didattica
dell‟aritmetica, esamina il caso della didattica della frazione. Nei sui lavori,
evidenzia alcuni aspetti significativi del concetto qui affrontato che io stessa
24
metterò in evidenza più avanti discutendo ad esempio le diverse accezioni del
termine stesso di frazione e quindi dei rischi che si possono correre nell‟uso di
modelli concreti che di solito didatticamente vengono usati per la
concettualizzazione della frazione.
Le ricerche di Bonotto (1992) presentando i risultati di un ampio test
effettuato su allievi di V Primaria e della prima classe di scuola Secondaria
Inferiore sulle frazioni e sui numeri decimali e, discutendo l‟ordinamento dei
numeri decimali e frazionari, mostrano come la conoscenza dei numeri Naturali
sia allo stesso tempo supporto ed ostacolo all‟ apprendimento e come gli allievi
possano trovare difficoltà nella gestione del passaggio tra numeri frazionali a
quelli decimali. Ulteriore riferimento significativo, che ho trovato analizzando
queste ricerche, si rifà alla conoscenza delle frazioni e dei decimali come
“conflitto”. Ipotesi questa che discuterò più avanti da un punto di vista
epistemologico.
Giménez (1994) propone una distinzione tra il termine “frazionare” nel
linguaggio comune e il termine “frazione” in Matematica. Le sue ricerche mettono
in campo racconti, storie, provocazioni cognitive varie e sfruttano il ricorso alla
storia ed alla discussione collettiva in aula; il suo scopo è quello di creare in aula
una situazione di maggior integrazione culturale di situazioni di frazionamento. Il
questionario da me utilizzato, seppur in una prima approssimazione, pone le sue
basi anche su questo aspetto di rappresentazione del concetto.
Mariotti, Sainati Nello e Sciolis Marino nelle ricerche pubblicate nel 1995,
esaminano le competenze che gli studenti dichiarano di possedere al passaggio tra
la scuola secondaria Inferiore e quella Superiore. I loro lavori mostrano a chiare
lettere come gli studenti pensano generalmente che i diversi insiemi numerici
siano tra loro disgiunti e che sia proprio la scrittura diversa a determinare la natura
di un numero. L‟idea di ostacolo, discussa da Brouseau e riferita alla
rappresentazione del numero, è, a mio parere, in questo senso, centrale per un
apprendimento consapevole del concetto matematico.
Sensevy nel lavoro del 1996 riporta un‟esperienza di
insegnamento/apprendimento con studenti di a4 e a5 Primaria sul concetto
25
indagato. Caratteristica di questa esperienza era la negoziazione continua dei
significati associati al concetto stesso e quindi la creazione di formalismi
“rigorosi” relazionati a situazioni problematiche, problemi coinvolgenti le
frazioni. Lo scopo comune che veniva riconosciuto era quello della
comunicazione efficace. Per raggiungere questo scopo, significati e formalismi
erano basati su strumenti semiotici opportuni che dovevano avere la caratteristica
di far condividere agli allievi e al maestro coinvolto i significati di volta in volta
in gioco.
Rilevanti per il mio lavoro di tesi sono state anche le ricerche di Adjiage e
Pluvinage del 2000 e quelle di O‟Connor (2001). Le prime discutono come le
classiche rappresentazioni bidimensionali del concetto matematico di frazione
spesso portino ad ostacoli ben noti e difficili da superare. In questo senso gli
Autori sottolineano l‟importanza di fare costante riferimento alle grandezze
comuni nella vita degli allievi. O‟Connor presenta invece un gruppo di
discussione tra bambini di una a5 primaria dove l‟oggetto “frazione” viene scelto
come tema di ricerca e non solo come finalità di studio di errori. Lo scopo della
ricerca è infatti quello di mostrare come, nel lavoro dell‟insegnante, si
frappongano spesso varie interpretazioni personali dovute alle complicazioni
matematiche riferite al concetto stesso, al calcolo vero e proprio su questo, alle
conoscenze spontanee e spesso errate del concetto indagato e alle sue
rappresentazioni.
Particolarmente significativo per il mio lavoro di tesi è stata poi la
consultazione delle ricerche condotte da Martha Isabel Fandiño Pinilla; lavori di
ricerca dai quali la mia tesi prende spunto sia per quanto riguarda la definizione de
Quadro Teorico e sia per l‟impianto metodologico ad esso associato. Il testo
pubblicato dall‟Autrice discute attraverso molteplici riferimenti teorici, differenti
approcci di studio delle frazioni, riuniti in un insieme coerente e di grande
impatto: la didattica disciplinare del contenuto trattato, la semiotica, il contratto
didattico, gli ostacoli epistemologici, didattici ed ontogenetici, le situazioni
didattiche “migliori” per l‟acquisizione e la concettualizzazione della frazione,
l‟idea di frazione come quoziente, come rapporto, come operatore, etc.
26
Uno studio quindi multidimensionale delle frazione che io stessa, seppur in una
prima approssimazione ho cercato di approfondire.
27
3
SEMIOTICA E NOETICA DELLE FRAZIONI
“La considerazione della storia della matematica come una
specie di laboratorio epistemologico in cui esplorare lo sviluppo
della conoscenza matematica [...] richiede l‟assunzione di un punto
di vista teorico che giustifichi il collegamento tra lo sviluppo
concettuale nella storia e quello moderno”
Radford, 1997
3.1 Apprendimento e concettualizzazione
Negli anni ‟70, la didattica della matematica, ha fatto notevoli passi avanti nel
panorama della comunicazione della disciplina. Mentre fino a quegli anni era
radicata l‟idea secondo la quale la buona riuscita degli allievi era dovuta alla sola
capacità degli insegnanti, “se insegnerete bene i vostri allievi apprenderanno”;
successivamente si cominciò a riflettere in maniera diversa sugli obiettivi
dell‟insegnamento della matematica, riflettendo sul fatto che “la matematica è più
di una tecnica”. Una volta accertato che “apprendere la matematica” significa
conquistare l‟attitudine ad un “comportamento matematico”3, con lo sviluppo
delle ricerche condotte proprio negli ultimi anni del 1970, l‟attenzione si è
spostata dal solo insegnare al binomio insegnamento/apprendimento fino ad
arrivare a sottolineare l‟importanza della parola apprendimento.
Schematizzando brevemente, potrei dire che, quando si parla di apprendimento, si
intendono le modificazioni del comportamento che si basano sull'esperienza e che
3 Freudehantal H., Ripensando l'educazione matematica (a cura di F.Manara), 1994,
Brescia, ed. La Scuola.
28
durano nel tempo. È un processo “esperienza-dipendente”: l‟apprendimento
umano è strettamente connesso alle nostre esperienze, più sperimentiamo e più
apprendiamo. Le nostre esperienze possono influenzare significativamente le
nostre connessioni neuronali e le nostre strutture cerebrali. Dal punto di vista
psicologico, l'apprendimento è una funzione dell'adattamento del comportamento
di un soggetto, risultato da una esperienza. Dunque, l'apprendimento è un
processo attivo di acquisizione di comportamenti stabili in funzione
dell'adattamento, dovuto a stimoli esterni o interni. Apprendere è, in questo senso,
adattarsi.
L‟apprendimento matematico genera alcune problematiche legate alla natura
stessa dei concetti matematici; infatti, in Matematica, l‟acquisizione concettuale di
un oggetto passa necessariamente attraverso l‟acquisizione di una o più
rappresentazioni semiotiche. Prima di trattare questo aspetto, significativo per il
mio lavoro di tesi sulla frazione, voglio soffermarmi sulla definizione di concetto
che, come dice D‟Amore, rivela, nella sua definizione un‟intensa complessità.
Una delle difficoltà è che all‟idea di “concetto” partecipano tanti fattori e tante
cause. Alcuni autori (Godino, Batanero,1994 nell‟articolo Significado
institucional y personal de los objetos matemáticos. Recherches en Didactique des
Mathématiques, 3, 325-355), sostengono che alla “costruzione” di un “concetto”
parteciperebbe tanto la parte istituzionale (il Sapere) quanto la parte personale (di
chiunque abbia accesso a tale Sapere).
Un concetto è, per così dire, continuamente in fase di costruzione ed in questa
stessa costruzione sta la parte più problematica e dunque ricca di significato.
Spesso questa costruzione viene chiamata “concettualizzazione”.
Vergnaud (1990) unifica nel concetto la sua stessa componente costruttiva.
Secondo l‟autore, il punto decisivo nella concettualizzazione è il passaggio dai
concetti-come-strumento ai concetti-come-oggetto ed un‟operazione linguistica
essenziale in questa trasformazione è la nominalizzazione. L‟idea di Vergnaud
potrebbe essere considerata come una possibile conclusione di un filone
“classico”, quello che passa attraverso il “triangolo del sapere” già discusso nel
primo capitolo. Bisogna sottolineare che in matematica la questione è molto
29
complessa perché: la concettualizzazione non è e non può essere sempre basata su
significati che poggiano sulla realtà concreta; ogni concetto matematico è
costretto a servirsi di rappresentazioni e dunque la concettualizzazione deve
necessariamente passare attraverso registri rappresentativi; e inoltre si parla spesso
in matematica di “oggetti matematici” che non di concetti matematici in quanto in
matematica si studiano preferibilmente oggetti piuttosto che concetti. «La nozione
di oggetto è una nozione che non si può non utilizzare dal momento in cui ci si
interroga sulla natura, sulle condizioni di validità o sul valore della conoscenza»
(Duval, 1998). In Duval, ciò che assume carattere di priorità è la coppia (segno,
oggetto); infatti riprendendo Vygotskij, Duval afferma che non c‟è concetto senza
segno. Gli studenti, durante l‟apprendimento matematico, possono incappare in un
paradosso: potrebbero confondere gli oggetti matematici con le loro
rappresentazioni semiotiche visto che non possono che avere relazione con le sole
rappresentazioni semiotiche e allo stesso tempo non possono avere padronanza dei
trattamenti matematici, legati alle rappresentazioni semiotiche, se non hanno già
un apprendimento concettuale degli oggetti rappresentati. La mia indagine
sperimentale è mirata anche a questo aspetto relativo al concetto di frazione e alle
sue rappresentazioni semiotiche.
L‟impossibilità di un accesso diretto agli oggetti matematici, al di fuori di ogni
rappresentazione semiotica, rende la confusione quasi inevitabile. In linea con
Duval, Radford scrive (traduzione italiana di D‟Amore B.): «come possiamo
giungere alla conoscenza di questi oggetti generali, dal momento che non abbiamo
accesso a questi oggetti se non attraverso rappresentazioni che ci facciamo di
essi?» (Radford, 2005).
Secondo l‟insegnante, secondo la noosfera4 e secondo lo stesso studente,
quest‟ultimo sta entrando in contatto con un “oggetto” matematico ma, di fatto, e
nessuno talvolta sembra rendersene conto, lo studente sta entrando a contatto solo
4 Con il termine noosfera si indica la "sfera del pensiero umano"; deriva dall'unione della parola
greca νους ("nous"), che significa mente e della parola sfera. Per Pierre Teilhard de Chardin, più
l'umanità si organizza in forma di reti sociali complesse, più la noosfera acquisisce
consapevolezza.
30
con una rappresentazione semiotica particolare di quell‟“oggetto”. Lo studente
non ha, non può avere, accesso diretto all‟“oggetto” e l‟insegnante e la noosfera
confondono le due cose; lo studente è come bloccato, come inibito: non può far
null‟altro che confondere “oggetto” e sua rappresentazione semiotica perché non
se ne rende conto, non lo sa (D‟Amore B. (2001). Concettualizzazione, registri di
rappresentazioni semiotiche e noetica. La matematica e la sua didattica. 2, 150-
173.). Lo studente non ha mezzi critici né culturali né cognitivi per superare
l‟ostacolo; l‟insegnante e la noosfera non capiscono il perché ed “accusano” lo
studente, colpevolizzandolo di qualche cosa che egli non capisce.
A questo proposito mi sembra significativo citare una breve frase di Duval (1998):
«L‟analisi delle rappresentazioni è cominciata dal momento in cui ci si è
interrogati sulle condizioni di validità della conoscenza e che si è scoperto che
ogni conoscenza è inseparabile da un‟attività di rappresentazione». Dunque,
prendendo a prestito le parole di Duval: non c è noetica senza semiotica.
La semiotica è una rappresentazione realizzata per mezzo di un sistema di segni,
mentre la noetica è l‟acquisizione concettuale di un oggetto. Se cambia il registro
semiotico, cambia necessariamente anche la rappresentazione semiotica, mentre
non è detto il viceversa; cioè può cambiare la rappresentazione semiotica pur
mantenendosi lo stesso registro semiotico.
L‟acquisizione concettuale di un oggetto matematico si basa su due sue
caratteristiche “forti” (Duval, 1993):
1. l‟uso di più registri di rappresentazione semiotica è tipica del pensiero umano;
2. la creazione e lo sviluppo di sistemi semiotici nuovi è simbolo (storico) di
progresso della conoscenza.
Queste considerazioni mostrano l‟interdipendenza stretta tra noetica e semiotica,
come si passa dall‟una all‟altra: non solo dunque non c‟è noetica senza semiotica,
ma la semiotica viene assunta come caratteristica necessaria per garantire il primo
passo verso la noetica.
31
3.2 Le macro caratteristiche della semiotica e la costruzione di un “concetto”
Le macro caratteristiche della semiotica sono: rappresentazione, trattamento,
conversione. Duval afferma che la più importante è la conversione.
La costruzione dei concetti matematici dipende dalla capacità di usare più registri
di rappresentazioni semiotiche di quei concetti:
- di rappresentarli in un dato registro;
- di trattare tali rappresentazioni all‟interno di uno stesso registro;
- di convertire tali rappresentazioni da un dato registro ad un altro.
Bisogna riflettere sul fatto che nell‟apprendimento matematico concettuale non ci
può essere noetica se non c‟è stata semiotica in quanto l‟acquisizione di un
concetto matematico è di fatto l‟acquisizione di una sua rappresentazione
semiotica in un dato registro semiotico; infatti, solo attraverso ciò, il concetto si
“manifesta” e si rende disponibile alla costruzione dell‟apprendimento.
Occorre valutare, però, che la rappresentazione semiotica di un concetto in un
determinato registro semiotico, non è l‟unica, ma ce ne sono altre e il passaggio da
una all‟altra avviene attraverso una trasformazione di trattamento. Quindi un
concetto rappresentato in un determinato registro semiotico, è limitato, si ha solo
una “costruzione” parziale di esso. Per raggiungere la totale comprensione del
concetto occorre avere tutte le rappresentazioni semiotiche in tutti i diversi
registri.
Di seguito riporto degli esempi che mi sembrano significati, tratti da D‟Amore B.
(2001). Concettualizzazione, registri di rappresentazioni semiotiche e noetica. La
matematica e la sua didattica. 2, 150-173.
registro semiotico 1r :la lingua comune
rappresentazione semiotica: un mezzo
rappresentazione semiotica: la metà
etc.
32
registro semiotico 2r : la lingua aritmetica
rappresentazione semiotica: 2
1 (scrittura frazionaria)
rappresentazione semiotica: 0.5 (scrittura decimale)
rappresentazione semiotica: 5.
110 (scrittura esponenziale)
etc.
Inoltre, se si vede un segno, un disegno, una formula, una scrittura algebrica,...
come rappresentazione semiotica di un certo “oggetto” o concetto, non si può
stabilire con certezza a quale registro semiotico essa appartiene perché la
caratteristica specifica di un registro semiotico dipende strettamente dall‟oggetto
che si vuol rappresentare; dunque per “capire” il messaggio proposto, bisogna
avere delle indicazioni preliminari sull‟oggetto, per esempio, se l‟oggetto C è
“calcolo numerico in Q”, il registro semiotico “scrittura decimale” e il registro
semiotico “scrittura frazionaria” sono due registri semiotici diversi perché le 3
attività cognitive fondamentali legate alla semiotica (rappresentazione,
trattamento, conversione) sono diverse (come si dimostra in Duval, 1993, pagg.
41-42); ed inoltre il passaggio dall‟uno all‟altro è una trasformazione di
conversione.
Ecco alcuni esempi di rappresentazioni semiotiche che si prestano a varie
interpretazioni a seconda del registro nel quale si ritiene di doverle comprendere,
tratte da D‟Amore B. (2001). Concettualizzazione, registri di rappresentazioni
semiotiche e noetica. La matematica e la sua didattica. 2, 150-173.
“quadrato”: nel registro geometrico figurale
“è necessario che”: nel registro scrittura formale della logica
modale
< “minore”: nel registro scrittura dell‟aritmetica
“angolo”: nel registro figurale geometrico
33
“valor assoluto”: nel registro scrittura algebrica
“coppia di rette parallele”: nel registro simbolico geometrico
elementare
^ “angolo”: nel registro figurale geometrico
“et”: nel registro scrittura formale della logica enunciativa
“
8
1”: nel registro schematico pittografico riferito a frazioni
“45°”: nel registro figurale geometrico sintetico
“settore circolare”: nel registro figurale geometrico sintetico
+
“più”: nel registro scrittura aritmetica
“assi cartesiani non orientati”: nel registro figurale geometrico
analitico
“rette perpendicolari”: nel registro figurale geometrico sintetico
x “per”: nel registro scrittura aritmetica
“rette incidenti”: nel registro figurale geometrico sintetico
“vettore”: nel registro algebra lineare o fisica o geometria
“indicatore”: in uno registro schema
“implicazione materiale”: nel registro logica formale o
matematica
“vuoto”: nel registro scrittura insiemistica
“zero”: nel registro scrittura numerica degli informatici
“2
1” nel registro schematico pittografico scrittura frazionaria
34
3.3 Quale rappresentazione per la frazione?
Parlando di apprendimento concettuale di “oggetti” matematici, è opportuno in
questo capitolo dare uno sguardo generale all‟apprendimento del concetto
frazione. Poiché è immediato che il “concetto di frazione” non si può presentare
concretamente, al più si può operare su un intero, su un oggetto, ad esempio sulla
torta, per frazionarlo ed ottenerne una parte, questa parte non è una “frazione” ma
è una “frazione di quell‟oggetto”; dunque, abbiamo utilizzato una
rappresentazione semiotica, non il concetto. Possiamo decidere di usare parole per
descrivere quel che abbiamo fatto alla torta; cambiando registro semiotico,
cambiamo la rappresentazione semiotica, ma non il concetto.
In genere, le rappresentazioni semiotiche privilegiate per questo concetto sono la
torta, il rettangolo, tutti oggetti continui; ma se si passa ad un‟unità discreta, per
esempio a 12 palline che però vanno pensate come unità-tutto, si è cambiato il
registro in maniera totale e brutale, ma si dà per scontato che la conversione
avvenga spontaneamente.
In caso di fallimento nel gestire questa enorme massa di rappresentazioni e
trasformazioni, non bisogna colpevolizzare l‟allievo, come talvolta fa l‟insegnante
deluso dal mancato apprendimento dei suoi allievi (D‟Amore, 2001 p.8)
A questo proposito va sottolineato come ci sia un‟enorme differenza tra
l’istituzionalizzazione della conoscenza da parte dell‟insegnante come
rappresentante dell‟istituzione che ha deciso qual è il sapere che conta; e la
scolarizzazione, l‟accettazione supina delle scelte dell‟insegnante.
Nel primo caso, l‟insegnante funge da mediatore tra allievo e sapere e fa essere il
primo attivo: consacra le scelte e le “scoperte” dell‟allievo riconoscendo ad esse
uno statuto istituzionale di spendibilità; il fondamento di tutto ciò sta nel fatto che
è stato l‟allievo a costruire.
Nel secondo caso, l‟insegnante funge da mediatore totalizzante e fa essere
l‟allievo soggetto passivo: gli chiede fiducia cieca in cambio di promesse su
capacità e competenze future che non è detto arrivino mai, o che potrebbero non
essere mai spendibili. L‟allievo cessa di costruire, cessa cioè di apprendere.
35
Dunque, una rappresentazione semiotica in sé non è un messaggio in assoluto, a
meno che non ne sia specificato in qualche modo il registro di rappresentazione;
esso dipende cioè dall‟oggetto che si vuol rappresentare, in una sorta di circolo
vizioso. In altre parole, una rappresentazione semiotica costituisce un significante
diverso a seconda del significato di cui è significante.
“L‟utilizzo di più rappresentazioni e registri, arricchisce il significato, la
conoscenza, la comprensione dell‟oggetto, ma anche la sua complessità, così che
l‟oggetto matematico si presenta, in un certo senso, come unico, ma, in un altro
senso, come molteplice”5; spesso però gli allievi riescono a capire il senso ma non
padroneggiano una effettiva comprensione del significato, dimostrando difficoltà
nell‟effettuare conversioni di trattamento, così come ho potuto verificare durante
la mia sperimentazione e come si può notare dal grafico che qui riporto.
5 D‟Amore B., 2001, Oggetti matematici, trasformazioni semiotiche e senso,
pag.8.
36
Alla luce di quanto detto sopra, va affermato e non dimenticato che « è ogni
singolo allievo che apprende, nessuno può apprendere (o comprendere) al posto di
un altro. Inoltre, la riuscita di un‟azione didattica non si giudica immediatamente,
ma solo alcuni anni più tardi: ci sono molti casi di riuscita immediata che si
rivelano poi degli insuccessi, a distanza di tempo...».6
6 Fandiño Pinilla M.I. (2005). Le frazioni, aspetti concettuali e didattici. Bologna: Pitagora.
37
4
L’INDAGINE SPERIMENTALE
“L‟errore «non appartiene né alla facoltà logica né all‟intuizione, [ma]
s‟introduce nel momento delicato del loro raccordo”.
Federigo Enriques, 1942
4.1 Introduzione alla sperimentazione
La sperimentazione è stata condotta somministrando il questionario a studenti di
cinque classi seconde e terze di due differenti istituiti di istruzione secondaria
inferiore di Palermo, ho inserito i risultati di tale sperimentazione in una tabella
Excel, registrando la presenza o l‟assenza dei comportamenti attesi sulla quale ho
poi lavorato sia quantitativamente che qualitativamente.
I risultati ottenuti sul campione scelto, infatti, sono stati sottoposti parallelamnete
ad un‟analisi statistica con l‟utilizzo del programma Chic, che permette di fare
l‟analisi delle implicazioni e ad un‟analisi qualitativa delle risposte, che ha tenuto
conto delle motivazioni più significative date dai bambini alle domande del
questionario e delle rappresentazioni semiotiche (Duval, 2007) apportate sui vari
protocolli.
4.2 La ricerca: quale obiettivo?
La somministrazione del questionario di indagine, è stata guidata dall‟idea di
voler classificare, seppur in una prima approssimazione, gli schemi di
ragionamento dei bambini coinvolti nella sperimentazione sul concetto di frazione
nelle sue possibili fasi di conversione e trattamento.
38
Fine ultimo dell‟analisi dei protocolli è stato quello di sottolineare eventuali
convinzioni e concezioni spontanee errate e non del concetto indagato.
4.3 L‟indagine sperimentale
La scelta del questionario come strumento di sperimentazione è stata guidata
dall‟idea che esso consente di raccogliere informazioni, poiché interroga i soggetti
su specifici nodi dell‟argomento che interessa verificare e fornisce le loro risposte
in forma scritta. Il questionario è lo strumento principale per la raccolta dei dati
nella ricerca di indagine. Fondamentalmente, si tratta di una serie di domande
standardizzate, spesso chiamate elementi, che seguono uno schema fisso al fine di
raccogliere dati individuali su uno o più argomenti specifici. I questionari a volte
sono confusi con le interviste. In realtà, il questionario può essere definito come
un particolare tipo di intervista, in cui la conversazione è disciplinata dal testo e
dall'ordine delle domande. Spesso il questionario viene somministrato in maniera
standardizzata, nello stesso modo, a tutti gli intervistati del sondaggio e le risposte
ottenute tra gli individui dovrebbero essere comparabili tra loro.
La struttura del questionario deve essere logica, e le domande collegate in modo
corretto. Inoltre, la sua lunghezza deve essere ragionevole: solo domande che sono
assolutamente necessarie dovrebbero essere incluse nello strumento. L‟ampiezza
dello strumento è relativa al numero di domande comprese nel questionario e da
essa dipendono l‟impegno e la fatica richiesti all‟intervistato, impegno e fatica che
dipendono anche dalla gravosità dei temi argomentati. Coerentemente alla sua
ampiezza, il tempo complessivo per rispondere al questionario non dovrebbe
superare i 30-40 minuti (infatti ai bambini è stato dato un tempo massimo proprio
di 40 minuti). In realtà tempi troppo lunghi, oltre a richiedere un carico d‟impegno
troppo elevato, possono demotivare la persona a rispondere, legittimando risposte
a caso, oppure il tornare sulle risposte qualora ritenesse opportuno correggerle;
d‟altra parte, tempi ridotti rischiano di stressare il soggetto senza che questi possa
liberamente esprimersi.
39
Le domande devono essere chiare nella terminologia, e semplici nella struttura.
Più in particolare: le domande devono usare un linguaggio semplice; la loro
sintassi deve essere semplice, senza doppia negazione; non devono esprimere
giudizi ed evitare domande tendenziose. Fondamentalmente, si possono
distinguere due tipi di domande: aperte o chiuse. Queste ultime sono più
frequenti nei sondaggi. Le domande aperte sono adatte quando il ricercatore pensa
che sarebbe meglio lasciare gli intervistati liberi di esprimere i loro pensieri con le
loro stesse parole.
Il questionario da me utilizzato riprende alcune domande già somministrate
dall‟NRD di Bologna diretto da Martha Isabel Fandiño Pinilla ed inoltre è
coerente con il livello scolastico dei bambini delle classi seconde e terze di scuola
media e si compone di dieci item a risposta aperta, con richiesta di motivazione.
Ogni item è costituito dalla domanda scritta e in qualche caso da una figura di
riferimento, sulla quale i bambini hanno potuto “operare” direttamente con la
matita. La scelta di proporre quindi differenti registri semiotici (Duval, 2007) è
stata opportunamente scelta in relazione al contesto proposto. Quasi tutte le figure
sulle quali i bambini sono stati invitati a riflettere non sono state scelte tra le
“classiche” figure geometriche che si studiano a scuola, ma figure “nuove”, non
propriamente standard, con le quali spesso non “lavorano” sul concetto di
frazione propria e impropria; figure costruite appositamente per stimolare il
ragionamento dei bambini. Tale impostazione degli item mi ha permesso di
registrare le risposte dei bambini e, grazie all‟esplicitazione della motivazione
della risposta, di individuare le procedure ed i ragionamenti che vi stanno dietro.
Nell‟analisi dei dati, ho tenuto conto anche dei risultati discussi in letteratura su
questo tema ed in particolare ho fatto riferimento al lavoro di tesi della dott.ssa
Grassagliata Maria7 per provare a fare un parallelo tra i risultati evidenziati sul
campione da lei analizzato (soggetti adulti che avevano già terminato il loro corso
di studi) e i comportamenti degli allievi di scuola secondaria inferiore da me
coinvolti nella sperimentazione.
7 Tesi di laurea in Scienze della Formazione, CDL Scienze Umane e Pedagogiche, 2010, “Indagine
sperimentale sulle concezioni spontanee del concetto di frazione negli adulti”
40
Come detto, contenuto matematico privilegiato è stato quello relativo alla frazione
come parte di un tutto, come quoziente, come rapporto, come operatore, come
numero razionale, come misura, come termine di uso quotidiano nel linguaggio
naturale.
L‟ipotesi di ricerca che ho provato a falsificare è stata quindi quella secondo la
quale la frazione in virtù della sua natura epistemologica complessa rimane un
ostacolo all‟apprendimento consapevole del concetto di numero per gli allievi di
scuola secondaria inferiore.
In questo senso, il registro semiotico di rappresentazione più ostico per il numero
frazionario è quello che lo esprime solamente in Linguaggio naturale.
4.4 Il campione di indagine
L‟indagine è stata rivolta a 63 alunni di Palermo. Il lavoro si è svolto nell‟anno
scolastico 2009/2010, nel mese di Novembre 2009. La sperimentazione si è svolta
grazie: alla disponibilità di cinque classi di scuola media inferiore, una seconda
della scuola Michelangelo Buonarroti e due seconde e due terze della scuola
Vittorio Emanuele III di Palermo a partecipare alla sperimentazione; alla
collaborazione attiva dell‟insegnante e alla compatibilità con le attività didattiche.
Le classi interessate alla sperimentazione non sono state “preparate” alla
somministrazione del questionario con dei momenti di ripasso teorico
sull‟argomento frazione, né da parte delle insegnanti, né da parte mia. Questo
accorgimento è stato volutamente preso soprattutto per evitare che gli alunni,
durante la formulazione delle risposte, si lasciassero condizionare da definizioni o
concetti teorici appresi e conservati nella memoria a breve termine.
4.5 Somministrazione del questionario
Prima della somministrazione del questionario, mi sono presentata ai bambini
come studentessa universitaria spiegando loro il perché della mia presenza in
classe. Successivamente ho chiesto loro se erano disponibili ad offrirmi una
collaborazione per la mia ricerca, spiegando che il fine della somministrazione
41
non era quello di dare una valutazione ai loro elaborati, che tra le altre cose
sarebbero rimasti anonimi, ma quello di raccogliere informazioni. Ottenuta la
disponibilità a collaborare ho distribuito a ciascun bambino una copia del
questionario, quindi ho chiesto di lavorare individualmente.
4.6 Analisi a priori dei comportamenti
L‟analisi a priori comprende l‟insieme di tutti quei comportamenti ipotizzabili
dagli allievi nei confronti della “situazione-problema”, ossia tutte le possibili
strategie risolutive corrette e non, che possono sottendere dei riferimenti
epistemologi della disciplina .
La costruzione e la revisione dell‟analisi a priori è avvenuta sia durante la
costruzione del questionario che dopo la somministrazione del questionario al
campione.
Nella seconda fase ho provveduto ad aggiungere alle strategie da me ipotizzate
quelle non previste ed utilizzate dai bambini in classe.
L‟analisi a priori è, come detto in precedenza, uno strumento indispensabile per
prevedere e analizzare le varie situazione-problema presentate dall‟insegnante in
aula, al fine di garantire l‟apprendimento.
È dunque di supporto importante per la didattica in quanto può aiutare a:
osservare (permette d‟identificare più rapidamente le strategie che sono
effettivamente utilizzate dagli allievi, comprese quelle che eventualmente non
sono state previste); classificare (permette di operare una classificazione delle
procedure) ed organizzare (permette di analizzare e confrontare tutti gli elaborati
e di conseguenza, scegliere le produzioni significative ed individuare gli allievi da
sollecitare.
L‟analisi a-priori, infatti, mettendo in luce lo spazio degli eventi, ossia l‟insieme
delle possibili risposte ipotizzate per il contesto di azione, permette in un fase
successiva di individuare il buon problema, ossia quello che può consentire una
migliore formulazione, e le variabili didattiche, che permettono di favorire un
cambiamento del comportamento degli alunni.
42
Nel presente capitolo, riporto l‟elenco delle strategie e/o risposte effettivamente
adoperate dagli alunni che hanno partecipato alla sperimentazione e che sono state
considerate nella tabulazione dei dati per ogni singolo item del questionario.
1) Che cosa è per te una frazione?
S11. È una divisione tra due numeri;
S12. È un‟operazione aritmetica
S13. È un rapporto fra due numeri
S14. È una parte dell‟intero
S15. È una operazione che permette di dividere l‟intero in parti uguali
S16. È un confronto fra numeri
S17. È un‟operazione che mi permette per esempio di dividere una torta in parti
uguali come dice il denominatore e prendere solo quelle indicate dal numeratore
S18. Una frazione è quando devo prendere una parte o più parti di qualche cosa
S19. È un calcolo che indica una parte di un numero, di un tempo, di una
lunghezza
S110. Indica una parte inferiore all‟unità
S111. È un calcolo che si può fare solo se il denominatore è più grande del
numeratore
S112. Non lo so
2) A scuola, quando hai incontrato ed utilizzato le frazioni?
S21. A scuola
S22. Alle scuole Elementari
S23. Alle scuole medie
S24. Non lo so
43
3) Hai trovato delle difficoltà nello studio delle frazioni? Quali?
S31. Si, nel rappresentarle
S32. Si, quando la frazione ha il numeratore più grande del denominatore
S33. Si, quando la frazione ha il denominatore più grande del numeratore
S34. Si, quando c‟è lo zero
S35. Si, nel passaggio dalla rappresentazione decimale alla frazione
S36. Nel calcolo aritmetico con le frazioni
S37. No
S38. Non risponde
S39. Si, ma non ricordo
4) Secondo te, gli aspetti della frazione che hai studiato ti hanno aiutato nel
risolvere problemi reali? Se sì, puoi fare un esempio?
S41. Si (non discute un esempio)
S42. Si (discute un esempio in un registro tipico matematico)
S43. Si (discute un esempio in un registro di presentazione quotidiano)
S44. No
S45. Non risponde
5) Andando a fare la spesa al supermercato normalmente chiedi:
“2
1Kg di zucchero” “0,5 Kg di zucchero”
“una bottiglia da 4
3 di Litro” “una bottiglia da 0,75 Litri”
“una bottiglia da 75”
S51. 2
1Kg di zucchero
S52. 0,5 Kg di zucchero
44
S53. una bottiglia da 4
3 di Litro
S54. una bottiglia da 0,75 Litri
S55. una bottiglia da 75
S56. Non risponde
6) Quando devi descrivere il tuo peso dici:
“ 46 Kg e 2 hg” “46,2 kg” “5
231di kg”
S61. 46 Kg e 2 hg
S62. 46,2 kg
S63. 5
231di kg
S64. Non risponde
7) Quando parli della tua altezza che tipo di rappresentazioni utilizzi?
Frazioni, decimali… Fai un esempio.
S71. Frazioni (non discute un esempio)
S72. Frazioni (discute un esempio)
S73. Numeri decimali (discute un esempio)
S74. Numeri decimali (non discute un esempio)
S75. Non risponde
S76. Altro
45
8) Prova a risolvere questo problema: Filippo prende dalla cassa 6
1 di quanto
disponibile e Massimiliano ne prende i 2
3di quanto ha preso Filippo. Calcola
quanto resta, in frazione e in soldi, al loro fratello minore Ludovico, sapendo
che la cifra disponibile era di 180 €.
S81. Procede per tentativi ed errori aritmetici
S82. Imposta un‟equazione (definendo come incognita la somma di denaro
disponibile)
S83. Calcola sia 6
1che
2
3 di 180
S84. Svolge correttamente i calcoli richiesti ne problema, rimanendo su un
registro di tipo aritmetico
S85. Evidenzia degli errori di calcolo nel problema, rimanendo su un registro di
tipo aritmetico (Es. somma o moltiplica le frazioni)
S86. Cambia il registro di presentazione del problema per svolger ei calcoli
(evidenzia un disegno che raffiguri la situazione problema)
S87. Nell‟evidenziare il risultato non esprime la frazione risultante.
S88. Esprime delle perplessità nel riconoscere le frazioni considerate
S89. Evidenzia difficoltà nella comprensione del testo del problema
S810. Non risolve il problema e non motiva la scelta
9) Prova a colorare la parte relativa a 4
1 nelle seguenti configurazioni:
S91. Segna nelle quattro figure 1 solo “rappresentante”
46
S92. Segna un solo “rappresentante” nella prima nella seconda e nella quarta
figura data. Non evidenzia lacuna soluzione nella terza figura
S93. Nella terza figura colora quattro cerchietti
S94. Nella terza figura colora solo un cerchietto
S95. Colora tutta la prima figura
S96. Colora una parte della figura maggiore di 4
1
S97. Nell‟evidenziare i risultati trovati motiva la risposta
S98. Nell‟evidenziare i risultati trovati non motiva la risposta
S99. Non risponde
S910. Colora 4
1correttamente
S911. Sbaglia la prima e/o la terza
10) Secondo te, i rettangoli riportati di seguito sono tutti divisi in 4 parti
rispettivamente uguali? Argomenta la tua risposta.
S101. Segna correttamente le figure divise in 4 parti rispettivamente uguali
S102. Segna come figure divise in 4 parti rispettivamente uguali solamente la I,
II, V e VI e non risponde sulle altre
S103. Segna come figure divise in 4 parti rispettivamente uguali solamente la I,
II, V e VI e non le altre
47
S104. Ne segna solo alcune
S105. Utilizza i termini “equivalenti”, “area”, “parte di area”, “compensazione”
“parte/tutto”, “scomposizione”
S106. Evidenzia ragionamenti aritmetici sul calcolo delle aree
S107. Nell‟evidenziare i risultati trovati non motiva la risposta
S108. Non risponde
48
49
5
RACCOLTA DATI E ANALISI QUANTITATIVA E
QUALITATIVA
Chi incontra e “supera” un ostacolo epistemologico ha una conoscenza
diversa rispetto a colui che non si è scontrato con esso.
Broussesu, 1986
5.1 Analisi quantitativa
Come detto, per l‟analisi dei dati sperimentali ho fatto riferimento alla statistica
descrittiva che, utilizzando la tabulazione dei dati con il programma Excel, mi ha
consentito di stabilire come gli alunni hanno adottato le diverse strategie per
rispondere al questionario e a quella non parametrica facendo riferimento al
programma Chic per costruire il grafo implicativo di Gras (Gras, Spagnolo et alii,
2008). Questa ulteriore indagine quantitativa mi ha permesso di mettere in luce
quali tra le risposte e/o strategie utilizzate per rispondere al questionario si
somigliano maggiormente ed erano tra loro implicate.
I dati emersi dalla somministrazione del questionario sono stati tabulati, sulla base
dell‟analisi a-priori, in una tabella a doppia entrata “alunni/strategie”8, una per
ogni domanda del questionario.
All‟interno della tabella sono stati indicati i seguenti elementi:
- la classe di appartenenza;
- un‟etichetta numerica rappresentativa dello studente coinvolto;
8 Riporto la tabella con la tabulazione dei dati relativi alla somministrazione del questionario in
Appendice 2.
50
- le possibili strategie risolutive (S1, S2, S3).
La presenza del numero 1 su una determinata strategia, indica la presenza della
strategia stessa, ossia quella di cui l‟alunno si è servito; il numero 0 indica
l‟assenza della strategia.
Le frequenze delle risposte ottenute per ogni domanda del questionario sono state
rappresentate attraverso dei grafici “a torta”, che hanno reso più evidenti le
caratteristiche distribuzionali delle modalità di risposta del campione preso in
esame e le eventuali modifiche di concezione.
Un primo risultato evidente, analizzato nella sperimentazione è stato quello
secondo il quale i bambini, durante la fase in cui ho proposto il questionario,
senza avere nessun aiuto e nessuna spiegazione a parte dell‟insegnate, ma
basandosi solamente sulle proprie conoscenze pregresse, e in alcuni casi, sulla
percezione visiva, hanno avuto qualche difficoltà nel riconoscere e “controllare” il
concetto di frazione su tutti i contesti. Questo risultato conferma quanto discusso
in parecchie ricerche di Didattica della Matematica sullo stesso contenuto
disciplinare. Il grafico di implicazione realizzato con il software Chic evidenzia
alcune significative implicazioni tra le strategie evidenziate nell‟analisi a priori.
Attraverso la lettura del grafico di implicazione che riporto di seguito, è possibile
notare delle implicazioni significative che permettono di estrapolare alcune
informazioni sui comportamenti degli allievi, comportamenti della classe che non
avrei potuto osservare solamente con l‟analisi descrittiva dei dati. L‟implicazione
di R.Gras9 infatti prova rispondere alla questione: “Date delle variabili binarie a e
b, in quale misura posso assicurare che in una popolazione, da ogni osservazione
di a segue necessariamente quella di b?”. O anche in maniera più lapidaria: “è
vero che se a allora b?”. In generale la risposta non è possibile e spesso ci si deve
accontentare di una implicazione “quasi” vera.
9Régis Gras, Le Fondements de l'analyse statistique implicative, Quaderni di Ricerca in Didattica,
n.9, Palermo. La rivista si trova on-line al seguente indirizzo: http://math.unipa.it/
grim/menuquad.htm.
51
Con l‟analisi implicativa di R. Gras si cerca di misurare il grado di validità di una
proposizione implicativa tra variabili binarie e non. Nel mio caso si sono
analizzate modellizzazioni di tipo binario.
Dal grafo si evincono chiaramente alcuni aspetti:
- l‟implicazione S87-S73 (rilevata al 99%), evidenzia come la rappresentazione
decimale di un numero venga intesa come espressione distinta da quella
frazionaria che nella risoluzione del problema non viene esplicitata;
- l‟implicazione S15-S87 (rilevata al 95%), sottolinea come il concettualizzare la
frazione come operazione aritmetica di divisione in parti uguali, implichi
fortemente il non riconoscere questa come possibile soluzione del problema;
- l‟implicazione S73-S104 (rilevata al 95%), evidenzia come una visione parziale
della frazione, intesa nel quesito 7, come solo “numero decimale” implichi, nel
quesito 10, un riconoscimento parziale di questa in un registro differente come
quello grafico.
- l‟implicazione S51-S62 (rilevata al 99%), dimostra come la concettualizzazione
della frazione cambi in relazione al contesto di presentazione e all‟espressione di
linguaggio naturale utilizzato. Gli allievi che utilizzano la frazione per esprimere
la quantità di zucchero, non la riutilizzano riferendosi al peso. L‟implicazione
inversa, ci porta poi a concludere che l‟espressione decimale del peso viene
privilegiata rispetto all‟espressione 0,5 kg per l‟indicazione sullo zucchero.
Quest‟ultimo risultato conferma quanto dichiarato nella tesi di laurea della
dott.ssa Grassagliata Maria in relazione al comportamento degli adulti sullo stesso
item10
.
10 Tesi di laurea in Scienze della Formazione, CDL Scienze Umane e Pedagogiche, 2010,
“Indagine sperimentale sulle concezioni spontanee del concetto di frazione negli adulti”.
52
S 6 2
S 5 1
S 3 7
S 5 4
S 1 0 4
S 7 3
S 8 1 0
S 9 1 1
S 2 3
S 4 4S 9 1 0
S 2 2
S 5 2
S 1 4
S 8 1
S 1 0 3 S 2 1
S 1 0 7
S 5 5
S 4 3
S 8 7
S 7 5
S 4 5 S 1 1 2
S 7 4S 1 8
S 1 1
S 3 6
S 4 1
S 4 2
S 1 5
S 3 9
S 1 2
S 1 9
S 7 6
S 2 4
S 3 8
S 8 5
S 6 4
Grafo implicativo : C:\Users\Benedetto\Desktop\dati bambini Caltagirone.csv 99 95 90 85
53
Parallelamente all‟analisi statistica implicativa, discussa prima, ho analizzato,
come detto, le occorrenze relative alle singole strategie.
Dai risultati ottenuti, che riporto graficamente per ogni singolo item, si evince che
alla prima domanda, ovvero che cosa è per te una frazione, la maggior parte degli
allievi ha risposto dichiarando un‟operazione che permette di dividere l‟intero in
parti uguali (S15) (20%) o semplicemente una parte dell‟intero (S14) (18%).
Questo risultato conferma quanto discusso in letteratura da Martha Isabel Fandiño
Pinilla in Insegnamento e apprendimento delle frazioni in aula.
Alcune strategie sono state utilizzate meno; non si ritrovano occorrenze relative
alla strategia “è un confronto fra numeri” (S16), “indica una parte inferiore
all‟unità” (S110), “è un calcolo che si può fare solo se il denominatore è più
grande del numeratore” (S111).
54
Alla seconda domanda a scuola, quando hai incontrato ed utilizzato le frazioni,
quasi tutti gli alunni (43%) hanno risposto dichiarando di averle studiate alle
scuole elementari (S22) o alle scuole medie (S23) (34%).
Alla terza hai trovato delle difficoltà nello studio delle frazioni il 63 % ha risposto
“no” (S37), il 16% “nel calcolo aritmetico con le frazioni” (S36). Nessuno ha
utilizzato le strategie: S32, S33 e S34.
55
Alla quarta domanda secondo te, gli aspetti della frazione che hai studiato ti
hanno aiutato nel risolvere problemi reali. Se sì, puoi fare un esempio, il 33% ha
risposto “si” e ha fatto un esempio in un registro di presentazione quotidiano
(S43). Il 30% ha risposto con la S44.
Alla quinta domanda andando a fare la spesa al supermercato normalmente
chiedi:
“2
1Kg di zucchero” “0,5 Kg di zucchero”
“una bottiglia da 4
3 di Litro” “una bottiglia da 0,75 Litri”
“una bottiglia da 75”
il 38% ha risposto “ Kg di zucchero” (S51), il 10% “0.5 Kg di zucchero” (S52),
il 10% “una bottiglia da 4
3 di Litro” (S53), il 31% “una bottiglia da 0.75
litri“(S54), il 9% “una bottiglia da 75” (S55) e il 2% non ha risposto (S56).
56
Alla sesta domanda quando devi descrivere il tuo peso dici:
“ 46 Kg e 2 hg” “46,2 kg” “5
231di kg”
l‟86% ha risposto “46.2 Kg” (S62), il 9% ha risposto “46Kg e 2 hg”, il 5% non ha
risposto (S64) e nessuno ha utilizzato la S63.
Alla settima domanda, quando parli della tua altezza che tipo di rappresentazioni
utilizzi? Frazioni, decimali… Fai un esempio, il 59% ha risposto “numeri
decimali discutendo un esempio” (S73), il 16 % ha risposto “numeri decimali ma
non ha discusso un esempio” (S74) e il 16% non ha risposto (S75), il resto degli
alunni hanno utilizzato in minima parte le altre strategie.
57
All‟ottava domanda che si chiedeva di risolvere il seguente problema Prova a
risolvere questo problema: Filippo prende dalla cassa 6
1 di quanto disponibile e
Massimiliano ne prende i 2
3di quanto ha preso Filippo. Calcola quanto resta, in
frazione e in soldi, al loro fratello minore Ludovico, sapendo che la cifra
disponibile era di 180 €.
il 45% degli alunni non ha risolto il problema e non ha nemmeno motivato la
risposta (S810), il 31% ha proceduto per tentativi ed errori aritmetici (S81); la
restante parte degli allievi hanno scelto altre strategie ma nessuno ha utilizzato le
strategie S82, S84, S86 e S88.
58
Alla nona domanda prova a colorare la parte relativa a 4
1 nelle seguenti
configurazioni:
La maggior parte degli alunni (62%) ha sbagliato la prima e/o la terza figura
(S911), il 24% ha colorato 4
1 correttamente (S910), il 6% nella terza figura ha
colorato quattro cerchietti (S93). Nessuno ha segnato la S92, la S94 e la S95.
59
Nell‟ultimo quesito Secondo te, i rettangoli riportati di seguito sono tutti divisi in
4 parti rispettivamente uguali?
Argomenta la tua risposta.
Il 38% “segna solo alcune figure” (S104), il 18% “segna come figure divise in 4
parti rispettivamente uguali solamente la I, II, V e VI e non le altre” (S103).
5.2 Analisi qualitativa
L‟analisi qualitativa fa specifico riferimento alle motivazioni delle risposte date
dagli allievi ai vari item e alle relative rappresentazioni, che, nella maggior parte
dei protocolli, integrano le risposte. Queste, considerate parallelamente ai dati
quantitativi raccolti, testimoniano, in alcuni casi, una discreta concettualizzazione
60
teorica della frazione, ma anche difficoltà di vario genere sulla sua
rappresentazione nelle fasi di conversione e trattamento ad essa connessa.
Difficoltà che erano state previste e volutamente provocate dalla scelta di costruire
le situazioni-problema in un determinato modo.
Relativamente all‟analisi qualitativa dei protocolli, riporto di seguito alcune
scansioni di questionari rilevanti.
In questo senso particolarmente significativo è il protocollo di A3H16 per il
decimo quesito. Lo studente, pur riconoscendo come equivalenti tutte le
configurazioni spaziali riportate nell‟item 10, dichiara che la quarta figura
(esattamente “identica” alla decima) non è divisa in quattro parti uguali. Il
comportamento di questo allievo rimane un problema aperto della tesi.
61
Altro protocollo interessante è quello relativo ad A2H1 che è stato l‟unico allievo
a risolvere il problema espresso in linguaggio naturale pur non riuscendo ad
esplicitare il risultato sotto forma di frazione.
Altri protocolli interessanti sono stati:
Protocollo A3M12
Protocollo A2H1
62
Protocollo A2H3
Protocollo A2H9
Protocollo A3M7
Protocollo A2H11
63
Protocollo A3M12
Protocollo A2M2
Protocollo A2H11
64
Protocollo A2H6
Protocollo AB2
65
Protocollo AB10
Protocollo A2H2
66
Protocollo A2H1
67
Protocollo A3M7
Protocollo A2H11
68
Protocollo A2M8 Fronte
69
Protocollo A2M8 Retro
70
Protocollo A3H4 Fronte
71
Protocollo A3H4 Retro
72
Protocollo A2M6 Fronte
73
Protocollo A2M6 Retro
74
Protocollo A2H9 Fronte
75
Protocollo A2H9
76
Protocollo AB11 Fronte
77
Protocollo AB11Retro
78
Protocollo A3H13 Fronte
79
Protocollo A3H13 Retro
80
81
CONCLUSIONI
A conclusione del percorso sperimentale, posso affermare che l‟ipotesi di ricerca
che ho provato a falsificare, e cioè la frazione in virtù della sua natura
epistemologica complessa rimane un ostacolo all‟apprendimento consapevole del
concetto di numero per gli allievi di scuola secondaria inferiore, è stata validata.
Dalle risposte degli allievi sono emerse preziose informazioni che hanno messo in
evidenza come sia necessario, a scuola, partire dalle convinzioni personali degli
allievi per poi strutturare significative attività successive.
Vista la validità e le tipologie di situazioni proposte dagli allievi, è possibile
dedurre quanto sia importante, per la costruzione del concetto di frazione,
sollecitare gli alunni a ricercare esempi di frazioni sulla base del loro vissuto e nel
linguaggio quotidiano. Si tratta di far emergere la consapevolezza che la frazione
è un concetto matematico presente in modo significativo nella vita reale: sapere
scolastico e quotidianità non possono disgiungersi.
Il campione di indagine, seppur esiguo per questo tipo di ricerche, non permette
delle generalizzazioni assolute ma mi consente di poter sottolineare come i dati
raccolti siano in linea con le ricerche condotte in Italia e all‟estero sul medesimo
argomento. Particolarmente significative sono, per questo lavoro di tesi le
implicazioni condotte con il software CHIC sulle prestazioni e risoluzioni dei vari
item. Dall‟analisi dei dati sperimentali emerge chiaramente infatti un forte link tra
alcuni item che, come discusso nel capitolo precedente, è da ricondurre, a mio
parere, alla natura stessa del linguaggio di presentazione dei vari problemi.
L‟indagine ha dimostrato come molte delle difficoltà degli alunni sono la diretta
conseguenza di un incerto apprendimento e quindi di un possibile lacunoso
percorso di maturazione, non attento al trattamento e alla conversione dei registri
semiotici.
Dai risultati ottenuti, significativo è stato l‟item otto che ha registrato il 76% di
alunni che non hanno saputo svolgere il problema; da ciò credo che sia più
opportuno in seguito soffermarsi sulla possibilità di utilizzare le frazioni e i
82
numeri decimali nel modo più naturale e spontaneo possibile, usando per molto
tempo il linguaggio quotidiano e sia necessario fare spesso esercitazioni per così
dire “contrarie”, partendo cioè da una frazione data per arrivare a determinare
l‟intero che l‟ha generata, scegliendo situazioni e figure diverse.
La comunicazione delle Matematiche deve quindi prevedere la comunicazione dei
“contenuti” inseriti opportunamente in un pratica didattica attenda alla natura
stessa dell‟oggetto da insegnare, partendo da contesti reali e sviluppandosi via via
su linguaggio sempre più formalizzati e definiti su registri semiotici differenti.
Questa esperienza è certamente stata significativa per me in quanto mi ha
permesso di riflettere in maniera più approfondita su un contenuto disciplinare
che, seppur apparentemente semplice, si è spesso “nascosto” ai miei occhi, per
anni. Che cosa è la frazione e perché è ritenuta importante per il curricolo
didattico scolastico? E‟ sempre difficile rispondere a questa domanda ma adesso,
forse, sono un po‟ più matura nel poter dire cosa non è e cosa non deve essere per
gli allievi e…per me.
83
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88
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APPENDICE I
90
91
Questionario
1) Che cosa è per te una frazione?
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
2) A scuola, quando hai incontrato ed utilizzato le frazioni?
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
3) Hai trovato delle difficoltà nello studio delle frazioni? Quali?
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
4) Secondo te, gli aspetti della frazione che hai studiato ti hanno aiutato nel
risolvere problemi reali? Se sì, puoi fare un esempio?
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
5) Andando a fare la spesa al supermercato normalmente chiedi:
“2
1Kg di zucchero” “0,5 Kg di zucchero”
“una bottiglia da 4
3 di Litro” “una bottiglia da 0,75 Litri”
“una bottiglia da 75”
6) Quando devi descrivere il tuo peso dici:
“ 46 Kg e 2 hg” “46,2 kg” “5
231di kg”
7) Quando parli della tua altezza che tipo di rappresentazioni utilizzi? Frazioni,
decimali… Fai un esempio.
92
8) Prova a risolvere questo problema: Filippo prende dalla cassa 6
1 di quanto
disponibile e Massimiliano ne prende i 2
3di quanto ha preso Filippo. Calcola
quanto resta, in frazione e in soldi, al loro fratello minore Ludovico, sapendo che
la cifra disponibile era di 180 €.
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
9) Prova a colorare la parte relativa a 4
1 nelle seguenti configurazioni:
10) Secondo te, i rettangoli riportati di seguito sono tutti divisi in 4 parti
rispettivamente uguali?
Argomenta la tua risposta.
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
93
APPENDICE II
94
S11 S12 S13 S14 S15 S16 S17 S18 S19 S110 S111 S112
AB1 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 0
AB2 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
AB3 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
AB4 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
AB5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
AB6 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
AB7 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
AB8 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
AB9 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
AB10 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
AB11 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H2 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
A3H3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
A3H4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
A3H5 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
A3H6 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H7 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H8 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H9 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0
A3H10 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H11 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H12 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A3H13 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H14 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H15 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H16 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3H17 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A3H18 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A3H19 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A3H20 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
A3M1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
A3M2 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
A3M3 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A3M4 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A3M5 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
A3M6 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1
A3M7 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1
A3M8 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3M9 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A3M10 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A3M11 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A3M12 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A3M13 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A2H1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
A2H2 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
A2H3 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A2H4 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A2H5 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A2H6 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A2H7 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A2H8 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A2H9 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A2H10 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A2H11 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A2M1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A2M2 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A2M3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
A2M4 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
A2M5 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A2M6 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0
A2M7 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A2M8 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
TOT 7 10 3 12 13 0 2 7 4 0 0 8
95
96
S21 S22 S23 S24 S31 S32 S33 S34 S35 S36 S37 S38 S39
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0
0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0
0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
0 1 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
11 28 22 4 1 0 0 0 1 10 40 4 7
97
S41 S42 S43 S44 S45 S51 S52 S53 S54 S55 S56 S61 S62 S63 S64
0 0 1 0 0 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0
0 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0
0 0 0 1 0 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0
0 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0
0 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0
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