Un'avventura di cecco angiolieri

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A short story based on a poem of Cecco Angiolieri

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I - Accorri accorri accorri, uom, a la strada! - Accorri accorri accorri, uom, a la strada! - Che ha', fi' de la putta? - I' son rubato. - Chi t'ha rubato? - Una che par che rada come rasoio, si m'ha netto lasciato. - Or come non le davi de la spada? - I' dare' anz'a me. - Or se' 'mpazzato? - Non so che 'l dà, così mi par che vada. - Or t'avess'ella cieco, sciagurato! - E vedi che ne pare a que' che 'l sanno? - Di' quel che tu mi rubi. - Or va con Dio, ma anda pian, ch'i' vo' pianger lo danno, ché ti diparti. - Con animo rio! - Tu abbi 'l danno con tutto 'l malanno! - Or chi m'ha morto? - E che diavol sacc'io?

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Presentazione di Sergio Micheli (Direttore del Centro Studi sul Cinema e sulle Comunicazioni di massa di Siena) per la storia “Un’avventura di Cecco Angiolieri” pubblicata a puntate su La Voce del Campo Con questo numero la Voce del Campo riprende a pubblicare in copertina una storia disegnata dal nostro bravo illustratore Alessandro Andreuccetti. Inutile dire quanto siano di livello le sue qualità di artista dal tratto sicuro e fluido; e quanto il valore dei suoi disegni sia stato legittimamente e unanimamente riconosciuto, a cominciare dal prestigioso Convegno Internazionale del Fumetto e del Fantastico di Prato, nel 1983, dove gli fu assegnato il prio premio con l’ormai mitico “Valze Viennese”. Era il periodo in cui il giovane disegnatore collaborava a “Mass Media Comics” e a “Fang”: due fanzine edite dal Centro Studi sul Cinema e sulle Comunicazioni di massa, dirette dal sottoscritto. Nonostante che il racconto su Salomè, pubblicato in copertina da La Voce del Campo, sia nato come fumetto, quindi leggibile senza intervalli di tempo, quadretto dopo quadretto, tuttavia esso non ha affatto sofferto della scansione a unità settimanali. La completezza e la cura che Andreuccetti ha profuso nel suo racconto hanno fatto sì che ogni “tessera” apparsa in copertina ha dato l’impressione di un’esecuzione compiuta e, in un certo senso, autoconclusiva. In effetti il suo stile si rivela piuttosto vicino ai classici del comic come Alex Raymond (Flash Gordon) o Harold Foster (Prince Valiant) i quali risentono di una cultura figurativa classica, piuttosto che nei confronti di quegli autori i cui moduli comunicativi appaiono mutuati dall’ormai invadente narrativa per immagini in movimento: il cinema e la TV. Così la nuova storia disegnata, che ha inizio dal presente numero de lA Voce del Campo, concepita, questa volta, a tavole a sé e non a quadretti a scansione ravvicinata, si presenta con tutte le carte in regola, e meglio di prima, per essere apprezzata volta a volta nel suo assieme iconografico.

In quanto al tema che essa tratta, Andreuccetti non poteva fare una scelta migliore. Protagonista di queste tavole copertina, certamente da collezionare, in 15 puntate, è una personalità che rientra di prepotenza fra i grandi della storia e della cultura di Siena: Cecco Angiolieri. Ebbene, l’Andreuccetti ispirandosi ad una delle più giocose (e amorose) rime del poeta, riesce a ricreare, con l’efficacia del suo tratto e con la sua sensibilità, il mondo poetico dell’illustre senese proprio nel trasporre quel ricorrente “istrionico compiacimento della deformazione autobiografica”. Cecco, in questo, cerca di andare a donne (il che non è, come è noto, una novità). Ma vien percosso da un tizio e derubato (un po’ come appare rappresentato, ad opera di Memmo di Filippuccio, nella Torre Grossa a San Gimignano, il baldanzoso giovane una volta soddisfatte le sue voglie amorose). Solo che Cecco qui conclude la sua avventura senza nulla di fatto in ossequio a quelle contrarietà del vivere quotidiano di cui l’originale poeta senese “dal gusto buffonesco, teatrale, parodistico”, si sentiva testimone e vittima. Anche quello di togliere a qualcuno la donna giovane e leggiadra (e lasciare agli altri le vecchie e laide), tuttavia rigorosamente al condizionale, resta per il biografo di sé una pura, amara illusione. Quella di Andreuccetti non è che una efficace, godibile testimonianza di tutto questo. E se il lettore apprezzerà e si divertirà, come è opinabile, mandi un ringraziamento al disegnatore, sì, ma anche a Mapi che ha fortissimamente coltivata e voluta l’originale idea. Sergio Micheli