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Una volta che sei stato dentro un terremoto, anche se sopravvivi senza un graffio, sai che esso, come un colpo al cuore, rimane in seno alla terra, nella sua orribile potenzialità, sempre pronto a tornare e colpire di nuovo, con una forza ancora più devastante.

Salman Rushdie

MAURIZIO ALFIERI

FABIANO NART

MANOLO PIAT

29 giugno 1873… quindi seguì una scossa e un tremolio...

Come è nata l'idea

Quando, a seguito degli studi sulla figura del geologo au-striaco Alexander Bittner, scoprimmo che nella bibliografia perso-nale era menzionato un lavoro eseguito in giovane età sul terremo-to di Belluno del 1873, nacque l'idea di trovarne lo scritto ed ese-guirne la traduzione per verificare se vi fossero nuovi spunti, colle-gamenti o indagini che chiarissero lo stato delle conoscenze incampo geo-sismologico del periodo. Questo perché gli ultimi decen-ni del diciannovesimo secolo furono fondamentali per lo sviluppodi tale branca della geologia.

Aggiungendo poi le relazioni degli studiosi di lingua italia-na si poteva sviluppare un lavoro organico e di completamento re-lativo al grande sisma che colpì i territori dell'Alpago, Bellunese eAlto Trevigiano. Il tutto per apportare un contributo sostanzialeallo studio di quel periodo, già sviluppato ampiamente da altri au-tori dal lato della cronaca storica, ma carente, a nostro parere, perla parte scientifica.

Ecco quindi che nasce un gruppo di lavoro per svilupparel'idea e renderla fruibile a tutti, completandola con le nozioni dibase dal punto di vista geologico e dello sviluppo storico della si-smologia. Jesumarìa al teremot, il gruppo WhatsApp che è servitocome aggregazione del team di studio, è stato l'embrione di un bellavoro di squadra che ha permesso di arrivare a dare un apporto, anostro avviso necessario, ma non ancora definitivo, allo studio delterremoto in questa regione; tale ricerca ci ha infatti permesso discoprire un lato nascosto dello studioso Bittner, ma può essere con-siderata anche un punto di partenza per ulteriori studi sul sismadel 29 giugno 1873: altri scienziati, di lingua germanica soprattut-to, si dedicarono a questo evento e i loro lavori aspettano solo chesi possa realizzare una pubblicazione come quella qui proposta.

RENDICONTI DELLA SESSIONE DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE IMPERIALI

CLASSE DELLE SCIENZE NATURALI E MATEMATICHE_____

VOLUME LXIX FASCICOLO IVAnnata 1874 – Aprile

(con 5 tabelle e 11 xilografie)_____

SECONDA SEZIONE

Contiene le trattazioni delle materie della matematica, fisica,chimica, meccanica, meteorologia ed astronomia

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ViennaTipografia imperialregia e statale

Contributi alla conoscenza del terremoto di Belluno del 29 giugno 1873

di Alexander Bittner (con 3 tavole)

Come possiamo notare l'edizione è molto vicina alla datadel sisma. Bittner si trova a Belluno e nelle zone terremotate soloun mese dopo il sisma e quindi può descrivere i danni con una par-ticolarità di indicazioni veramente interessante. La relazione par-te da una descrizione degli effetti del sisma delle aree più lontanedall'epicentro visitate durante il viaggio di avvicinamento all'Italiao attraverso relazioni giunte al responsabile capo Eduard Suess: ilSalisburghese, la Baviera, il Vorarlberg, la Carinzia e la Croazia

L'autore, dopo aver introdotto dal punto di vista geograficola zona maggiormente colpita dal sisma (Bellunese-Alpago-Vitto-riese) passa a descrivere Belluno e dintorni. Successivamenteprende in considerazione i terremoti storici dell'area comprensividi tabelle con dati riassuntivi il sisma e chiude con considerazionigenerali. Il tutto in una novantina di pagine (pp. 541-637).

TAVOLA II, FIGURA V. Pianta della Città di Belluno. Segnati con nume-ri progressivi gli edifici descritti nel resoconto e con colorazione rossaquelli dove i danni sono più evidenti. Con dei trattini rossi invece l'autoreindica i sostegni (pali in legno) applicati ai muri delle costruzioni.

Il danno che ha subito Belluno è molto rilevante. Sicura-mente il numero delle case distrutte non è significativo, ma d'altrocanto non si trova una costruzione che non abbia almeno qualchesegno. Crepe e fratture non mancano, angoli caduti a terra nonsono un evento sporadico e muri sostenuti sono così numerosi chela maggior parte delle viuzze non sarebbero più state valicabili.

Nell'interno delle case le devastazioni sono ancora più ter-ribili di quanto sembrerebbe da fuori e non se ne trova una i cuimuri non siano sostenuti da cerchiature.

La relazione degli edifici lesionati o distrutti di Belluno èsoprattutto incentrata sul sistema di fratture che si rilevano neimuri di sostegno perimetrali o sui sostegni portanti degli edificipiù grandi. Questo perché, come vedremo in seguito, l'opera delMallet sul terremoto lucano del 1853 e gli studi ad esso associatosono ben conosciuti da Bittner.

Bittner parte dalla chiesa di Santo Stefano e visita appro-fonditamente la città:

Il centro della città mostra i danni più significativi sulle co-struzioni. Iniziamo ad est, cioè dal più grosso edificio adiacentealla Chiesa di Santo Stefano (1 della pianta), il quale riporta moltefratture orizzontali sopra le finestre, accanto ad esse anche qual-cuna verticale e l'angolo est mostra alcune fratture orientate versoil basso con angolo minore di 45 gradi.

(omissis)

Bittner arriva alla prossimità dell'abitato di Chies e com-menta gli effetti del terremoto su una delle tante frane che il terri-torio dell'attuale comune di Chies-Lamosano presenta:

La chiesa (di Chies n.d.a.) si trova al margine di un pendiomolto ripido che scende a valle in una conca piatta che si allargatra Chies e Irrighe, che si trova a nord-est. Questa conca porta ilnome di “Lavina di Chies”. Qui è avvenuta un'importante franaterrosa, uno spostamento repentino di una massa di terra, che hacoperto molti piccoli infossamenti e al posto di colline si sono for-mati profondi avvallamenti. Questa frana si è messa in movimen-to verso il 15 luglio percorrendo circa 22 metri. Questo terreno èfratturato da molte spaccature per lo più parallele, le quali hannoun tratto per la maggior parte normale alla direzione del movi-mento, quindi nord-est. I singoli sentieri sono spesso in parte al-lontanati l'un l'altro, i limiti degli appezzamenti di terreno sonostati totalmente spostati; a dirla brevemente, tutta la zona ha unaspetto totalmente differente e caratteristico1.

Bittner poi va a Borsoi, che è talmente distrutta che tutte lecase sono state demolite e in via di ricostruzione e si dirige quindia Tambre senza però notare nulla di significativo, in un paese condanni limitati. Scende quindi a Farra annotando una zona di gran-de devastazione con la maggioranza delle case distrutte o da demo-lire. A nord di Farra si trova una chiesa dedicata a San Vigilio eBittner ne descrive gli evidenti danni

(omissis)

1 I movimenti franosi dell'Alpago, come ben documentato non solo da Bittner,ma anche da altri studiosi che si trovarono di passaggio in quelle zone, evi-denziano come il territorio sia sempre stato oggetto di una difficoltosa coabita-zione tra l'uomo e le manifestazioni naturali dovute alla particolare conforma-zione del terreno. L'antropizzazione spinta degli ultimi anni ha portato aprendere maggiormente in considerazione gli effetti di questi movimenti, manon vi è dubbio che un maggiore rispetto per i luoghi e la natura, con i suoiprocessi che possono risultare anche lenti, ma inesorabili, dovrebbe mettere alriparo gli abitanti di questi paesi da possibili danni a cose e persone.

Tavola II Figura IV Riproduzione della facciata lesionata della chiesettadi Cima Fadalto.

(omissis)

Da p. 621 inizia anche la parte più interessante della rela-zione di Bittner. In base ai dati desunti dalle sue visite alle zoneterremotate, uniti alle notizie accumulate dai vari organi di stam-

pa, inizia una disamina accurata sulle cause geologico/strutturalidel terremoto. Considerando la situazione delle conoscenze geolo-giche di quegli anni, Bittner dimostra notevoli capacità logiche ol-tre ad una preparazione tecnica molto aggiornata. Come vedremo,le sue interpretazioni sulla struttura geologica dell'area e la causaprincipale del sisma sono addirittura futuristiche rispetto ad alcu-ni suoi colleghi che ancora ipotizzavano soluzioni vecchie di alme-no cinquant'anni.

Se si getta uno sguardo alla carta della situazione generaledella propagazione del terremoto del 29 giugno 1873, per quantoesso si sia esteso oltre la zona alpina, si nota soprattutto che losviluppo della scossa non è stato uguale in tutte le direzioni.

(omissis)

A supporto di ciò cita il terremoto del 18 dicembre sentito inmaniera distinta lungo l'asse del Piave verso Longarone e Peraroloe quasi non percepito a Belluno.

È qui il luogo giusto per riportare sul rapporto tra la natu-ra del suolo e l'effetto del terremoto, dato che, a grandi linee, si ri-conosce una dipendenza del grado di distruzione dal sottosuolo e sirende valido che località costruite su terreni solidi, in generale,mostrino minore distruzione. Lo stesso comportamento è stato no-tato, tra i vari, anche dal terremoto di Lisbona; mentre le partidelle città che si trovavano su calcari a rudiste rimasero quasi to-talmente incolumi, quelle che si ergevano su argille e sabbie ter-ziarie vennero completamente distrutte. Qualcosa di simile è acca-duto anche qui. San Floriano, Serravalle e i pochi villaggi sullespalle della montagna che dividono Belluno dalla valle dell'Alpagosono rimasti totalmente intoccati, le località sul plateau terziariodella valle dell'Alpago, dunque Sitran, Tignes, Villa, Garna, Chiesecc., hanno risentito relativamente poco, tutte le località che però

si trovano o sulle masse detritiche delle pendici dei monti, oppuresulle sponde pianeggianti e sabbiose del lago, Soccher, Arsiè, Pie-ve, Plois, Puos, Farra sono state per la grande parte o addiritturadel tutto distrutte. La ghiaia diluviale sulla quale si trova Bellunoè probabilmente non ancora abbastanza solida, dato che sarebbestata in grado di contrastare con successo il danno alla città.

Tavola III. Particolare della carta con la zona della vibrazione del terre-moto del 29 giugno 1873. Quello che nella carta per esteso era indicatocon linea rossa continua adesso è tratteggiato (ellisse) e si riferisce sem-pre ai limiti della zona che ha subito danni e distruzioni. Le linee rossetratteggiate sono i confini della vibrazione intesi come luoghi di origine.

(omissis)

Cos'è il terremoto

La Terra è un pianeta geologicamente vivo, in continua evo-luzione e mutamento; le imponenti forze che agiscono al suo inter-no sottopongono le rocce della crosta terrestre a un continuo statodi sforzo, pressioni enormi che accumulano energia elastica e pos-sono portare a esiti violenti.

Le rocce hanno infatti un limite di resistenza e quando lespinte2 a cui sono sottoposte lo superano, esse si rompono. Lungola frattura che si genera (faglia) si verifica lo scorrimento repenti-no delle masse rocciose da essa separate; l'energia fino ad alloraimmagazzinata si libera sotto forma di onde sismiche, determinan-do un rapido movimento della superficie terrestre. Si genera cioèun terremoto (dal latino terrae motus, movimento della terra).

Fig.: Ipocentro ed epicentro di un ipotetico terremoto (disegno F. Tormen).

Il punto ideale3 nel sottosuolo da cui si diparte il terremoto(ovvero, da dove si origina la frattura o il movimento lungo di essa,

2 Le spinte sono da intendersi in senso relativo; ovvero non solo come compres-sione, ma anche come distensione.

3 In realtà si tratta di una superficie (piano di faglia), anche di migliaia di km2,lungo la quale le masse rocciose si muovono una rispetto all'altra.

se preesistente) è detto ipocentro; la sua proiezione verticale sullasuperficie terrestre viene invece detta epicentro e coincide con illuogo in cui il sisma è maggiormente avvertito (non necessaria-mente quello in cui si riscontrano gli effetti maggiori). L'energiache si libera dall'ipocentro è in parte trasformata in calore e inparte, come abbiamo detto, si propaga in tutte le direzioni comeonde sismiche di diverso tipo.

Fig.: i diversi meccanismi di propagazione delle onde sismiche (disegno F.Tormen).

Le onde di compressione (o longitudinali) fanno vibrare leparticelle avanti e indietro nella direzione di propagazione dell'on-da, ovvero la roccia si comprime e si dilata (un po' come una fisar-monica) subendo rapide variazioni di volume. Sono dette ancheonde Prime o onde P, in quanto sono le più veloci (4-8 km/s).

(omissis)

Sismicità dei Comuni in provincia di Belluno e di Treviso

Come detto in precedenza, l'attribuzione di un comune auna zona sismica non è sufficiente ai fini progettuali, ma permettein ogni caso di avere un quadro generale di quella che è la pericolo-sità di base di un territorio.

La tabella che segue riporta la classificazione sismica deiComuni della provincia di Belluno4; si può notare come ci sia unsolo Comune nella classe 4 (casella di colore verde), 38 Comuni inclasse 3 (giallo) e 24 in classe 2 (arancione). Nessun Comune è in-serito in classe 1.

Tab.: classificazione sismica dei Comuni della provincia di BellunoZona 1: ---

Zona 2: Alano di Piave, Alpago, Belluno, Cesiomaggiore, Chies d'Alpago,Cibiana di Cadore, Feltre, Fonzaso, Lentiai, Limana, Longarone, Mel,Ospitale di Cadore, Pedavena, Ponte nelle Alpi, Quero Vas, San Grego-rio nelle Alpi, Santa Giustina, Sedico, Seren del Grappa, Sospirolo, So-verzene, Tambre, Trichiana

Zona 3: Agordo, Alleghe, Arsiè, Auronzo di Cadore, Borca di Cadore, Ca-lalzo di Cadore, Canale d'Agordo, Cencenighe Agordino, Colle Santa Lu-cia, Comelico Superiore, Cortina d'Ampezzo, Danta di Cadore, Domeggedi Cadore, Falcade, Gosaldo, Lamon, La Valle Agordina, Lorenzago diCadore, Lozzo di Cadore, Perarolo di Cadore, Pieve di Cadore, Rivamon-te Agordino, Rocca Pietore, San Nicolò di Comelico, San Pietro di Cado-re, San Tomaso Agordino, Santo Stefano di Cadore, San Vito di Cadore,Selva di Cadore, Sovramonte, Taibon Agordino, Val di Zoldo, ValladaAgordina, Valle di Cadore, Vigo di Cadore, Vodo di Cadore, Voltago Agor-dino, Zoppè di Cadore

Zona 4: Livinallongo del Col di Lana

(omissis)

4 I dati delle tabelle sono riferiti al marzo 2015, mentre la lista di Comuni è ag-giornata al settembre 2018.