Una selezione cruenta e convulsa - Archivio Legislativo · te di Mediapason un,a societ chàe...

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Una selezione cruenta e convulsa ii siamo riempiti la bocca con la parola 'pluralismo', m sostenendo che il digitale avrebbe allargato il mercato", dice E Sandro Parenzo, editore locale di successo con il gruppo ^rtMediapason. "Nei fatti si sono rafforzati Rai e Mediaset, mentre i piccoli editori sono disperati perché devono riconvertire gli impianti ai trasmissione, altrimenti non esistono più. E non sanno cosa mettere dentro ai nuovi canali. Alla fine molti spariranno" Maurizio Giunco e Marco Rossignoli, i rappresentanti delle tivù locali della Frt e di Aeranti-Corallo, hanno deciso di sbat- tere la porta a Dgtvi, l'associazione guida del digitale terreste, accusandola di non aver tutelato gli interessi della categoria in questa fase decisiva della transizione al digitale. Una rottu- ra clamorosa che il presidente di Dgtvi, Andrea Ambrogetti, ha cercato fino all'ultimo di scongiurare sapendo bene che l'emittenza locale è una lobby potente e spregiudicata che po- trà mettersi di traverso sul resto degli switch off (mancano ancora Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Da un pezzo le piccole antenne si sentono con l'acqua alla gola, e a dar fuoco alle polveri è stato l'articolo 1, commi 8 e 16, della legge di stabilità, la nuova Finanziaria in discussio- ne al Senato, che prevede che a dicembre 2012 siano liberate le frequenze 61-69, già assegnate alle locali, da mettere a gara per gli operatori della telefonia e dà anche carta bianca al mi- nistro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, per adottare misure di bonifica del settore. Il fatto è che il digitale si è rivelato un boomerang per le piccole antenne che non reggono l'impatto col nuovo merca- to: calano gli ascolti, si riducono i fatturati pubblicitari, crol- lano le televendite. In compenso, le piccole televisioni, che fa- ticano a tenere accesa una rete, hanno ottenuto un mucchio di frequenze senza avere però i soldi né per riconvertire gli impianti analogici né per riempire di contenuti decenti i ca- nali acquisiti. Si contava sul sostegno del governo, ma il cli- ma è cambiato. Non solo è slittato il pagamento dei 95 milioni di contributi relativi al 2009 che le locali aspettavano come il pane, ma il ministro Romani sembra deciso a porre nuovi vincoli per evi- tare lo spreco di risorse trasmissive da parte dei piccoli edito- lo - PRIMA/DICEMBRE 2010

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Una selezione cruenta e convulsa i i siamo riempiti la bocca con la parola 'pluralismo',

m sostenendo che il digitale avrebbe allargato il mercato", dice E Sandro Parenzo, editore locale di successo con il gruppo ^rtMediapason. "Nei fatti si sono rafforzati Rai e Mediaset,

mentre i piccoli editori sono disperati perché devono riconvertire gli impianti ai trasmissione, altrimenti non esistono più. E non sanno cosa mettere dentro ai nuovi canali. Alla fine molti spariranno"

Maurizio Giunco e Marco Rossignoli, i rappresentanti delle tivù locali della Frt e di Aeranti-Corallo, hanno deciso di sbat-tere la porta a Dgtvi, l'associazione guida del digitale terreste, accusandola di non aver tutelato gli interessi della categoria in questa fase decisiva della transizione al digitale. Una rottu-ra clamorosa che il presidente di Dgtvi, Andrea Ambrogetti, ha cercato fino all'ultimo di scongiurare sapendo bene che l'emittenza locale è una lobby potente e spregiudicata che po-trà mettersi di traverso sul resto degli switch off (mancano ancora Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia).

Da un pezzo le piccole antenne si sentono con l'acqua alla gola, e a dar fuoco alle polveri è stato l'articolo 1, commi 8 e 16, della legge di stabilità, la nuova Finanziaria in discussio-ne al Senato, che prevede che a dicembre 2012 siano liberate le frequenze 61-69, già assegnate alle locali, da mettere a gara

per gli operatori della telefonia e dà anche carta bianca al mi-nistro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, per adottare misure di bonifica del settore.

Il fatto è che il digitale si è rivelato un boomerang per le piccole antenne che non reggono l'impatto col nuovo merca-to: calano gli ascolti, si riducono i fatturati pubblicitari, crol-lano le televendite. In compenso, le piccole televisioni, che fa-ticano a tenere accesa una rete, hanno ottenuto un mucchio di frequenze senza avere però i soldi né per riconvertire gli impianti analogici né per riempire di contenuti decenti i ca-nali acquisiti. Si contava sul sostegno del governo, ma il cli-ma è cambiato.

Non solo è slittato il pagamento dei 95 milioni di contributi relativi al 2009 che le locali aspettavano come il pane, ma il ministro Romani sembra deciso a porre nuovi vincoli per evi-tare lo spreco di risorse trasmissive da parte dei piccoli edito-

lo - PRIMA/DICEMBRE 2010

ri che occupano fre-quenze, un bene pub-blico prez ioso , ma non le ut i l izzano o non le utilizzano ade-guatamente. Ma, so-prattutto, per impe-dire che cedano parte della loro banda tra-smissiva a soggetti nazionali o si consor-zino tra loro per affit-tare multiplex a co-

pertura nazionale. Si teme forse che possa approfittarne Sky per ampliare la sua pre-senza sul digitale ter-res t re dopo essersi

eventualmente aggiudicato un primo multiplex al beauty contest. In ogni caso il filtro che vuol mettere Romani cala una pietra tombale sui progetti di business della piccola emittenza.

Come finirà questa storia? Quale sarà il futuro delle 600 re-ti locali? Ne abbiamo parlato con Sandro Parenzo, presiden-te di Mediapason, una società che controlla una galassia di canali ben radicati in Lombardia come Telelombardia, An-tenna3, Canaleó, Top Calcio 24, Milanow, oltre a Video Pie-monte e alla satellitare Tsat, che fattura 22 milioni di pubbli-cità ed è sostenuta da soci importanti come Giuseppe Garo-fano del gruppo Industria e innovazione. Parenzo che da quarantanni cavalca la scena televisiva, ben introdotto negli ambienti politici ed economici, è orgoglioso del suo essere un editore locale, ma abbastanza disinvolto per raccontare sen-za complessi il marasma che agita il suo mondo.

Prima - Allora, è scontro aperto col governo e le reti nazio-nali?

Sandro Parenzo - Direi di sì. Frt e Aeranti-Corallo hanno ritrovato uno scatto d'orgoglio. Meglio tardi che mai.

Prima - Ma come si è arrivati a questa situazione al limite del disastro?

S. Parenzo - Diciamo le cose per quello che sono: il digita-le da noi è un pasticcio colossale. In principio ci siamo riem-piti la bocca con la parola 'pluralismo' sostenendo che il digi-tale avrebbe allargato il mercato. E così si è evitato anche il trasloco di Retequattro sul satellite. Nei fatti, questa cosiddet-ta rivoluzione si è trasformata nel rafforzamento del duopo-lio Rai e Mediaset a cui si è permesso di ampliare enorme-mente la propria capacità trasmissiva. Alla fine dei giochi la Rai avrà sei mux e prevedo che Mediaset ne avrà a disposi-

zione almeno otto, vale a dire un potenziale di 40-50 canali. Ha idea dell'impatto?

Prima - In altri Paesi la distribuzione delle frequenze tele-visive ha portato utili allo Stato, qui sono state date gratis.

S. Parenzo - In Spagna, ad esempio, i gruppi televisivi pubblici e privati hanno avuto un mux digitale corrisponden-te a una concessione. Ognuno quindi ha moltiplicato per cin-que il canale analogico da rottamare. Finito. Il resto delle fre-quenze è in mano al padrone dell'etere che è lo Stato. In Spa-gna chi vuol fare televisione presenta il suo progetto al mini-stero competente e se ha i requisiti economici ed etico morali necessari, gli viene data la concessione e poi paga un affitto per trasmettere su quel canale. Lì effettivamente si è aperto

un mercato nuovo. Prima - In Italia se gli editori televisivi avessero

dovuto pagare non ci sarebbe stata la corsa all'ul-tima frequenza.

S. Parenzo - Non ci sono state aste, nessuno ha sborsato un euro e ora si accingono ad assegnare l'ultimo stock a 'beauty contest'. Saranno regalate al più bello, cioè le daranno a chi vogliono loro.

Prima - Sì, però anche lei si è portato a casa un bel po' di canali. E questo sistema che lei critica tanto, perché indubbiamente favorisce Rai e Me-diaset, è stato disegnato da un ministro delle Co-municazioni del governo Prodi, il suo buon amico Paolo Gentiloni.

S. Parenzo - Sarebbe bello poter dire che tutti i problemi del sistema televisivo italiano sono stati causati dal governo di centrodestra che fa capo al più grande editore televisivo. Anche i governi di centrosinistra hanno fatto danni perché hanno sempre affrontato i temi della televisione e della comunicazione in modo ideologico e astratto. Co-sì, mentre loro discettavano di pluralismo e li-bertà d'informazione, gli altri si pigliavano tutto.

Il risultato è che il digitale ha moltiplicato a dismisura il numero dei canali in un mercato che è più povero a causa della crisi e della contrazione del mercato della pubblicità. Avremo un mercato con centinaia di canali in cui Rai e Me-diaset saranno sempre giganti con il 60% delle reti disponibi-li e soprattutto la possibilità di spartirsi gran parte del merca-to pubblicitario.

Le due corazzate che prima raccoglievano quasi il 90% del-la pubblicità potranno sempre contare su un'enorme potenza di fuoco per raccogliere anche i budget pubblicitari più pic-coli come fa da tempo Sky. Tanto per loro sono tutte risorse aggiuntive. Su questi temi il silenzio è assordante.

Prima - 1 primi a starsene zitti sono proprio gli editori lo-cali che, pur di accodarsi al banchetto delle frequenze, hanno condiviso tutte le tappe del passaggio al digitale. E poi mi spiega come una piccola antenna, che fatica a tenere acceso un canale, può pensare di gestirne gli altri cinque o più rega-lati dal dtt?

S. Parenzo - Come funziona il nostro settore è sotto gli oc-chi di tutti. Sono pochissime le emittenti serie, quelle che creano lavoro, fanno informazione, assumono giornalisti. Il 70% dei cosiddetti editori gestisce la televisione, un'attività quasi sempre in perdita, come uno strumento di consenso per fare utili in altre attività. E non a caso sono quasi tutti co-struttori o imprenditori nella grande distribuzione.

Prima - Se lo scenario è questo, perché dare una valanga di concessioni?

S. Parenzo - L'anomalia locale l'ha creata lo Stato. Prima si è lasciato che si occupassero le frequenze, poi è arrivata la Mammì, detta anche 'legge Polaroid', che invece di discipli-nare il settore lo ha semplicemente fotografato e ha chiuso le porte. E così i pochissimi, che come il sottoscritto volevano entrare nel business locale, hanno dovuto comprare un'azien-da con una concessione per poter trasmettere. Capisce il pa-radosso?

Prima - E adesso col passaggio al digitale questi editori mi-

S a n d r o P a r e n z o , v e n e t o d i C a m p o s a m p i e r o i n p r o v i n c i a d i P a d o v a , c l a s s e 1 9 4 4 , a z i o n i s t a d i m a g g i o r a n z a d i M e d i a p a s o n , s o c i e t à c h e c o n t r o l l a u n a g a l a s s i a d i c a n a l i b e n r a d i c a t i i n L o m b a r d i a c o m e T e l e l o m b a r d i a , A n t e n n a 3 , C a n a l e 6 , T o p C a l c i o 2 4 , M i l a n o w , o l t r e a V i d e o P i e m o n t e e a l l a s a t e l l i t a r e T s a t , c h e f a t t u r a 2 2 m i l i o n i d i p u b b l i c i t à e d è s o s t e n u t a d a s o c i i m p o r t a n t i c o m e G i u s e p p e G a r o f a n o d e l g r u p p o I n d u s t r i a e i n n o v a z i o n e . P a r e n z o , l a u r e a t o i n a r c h i t e t t u r a , d a q u a r a n t ' a n n i c a v a l c a la s c e n a t e l e v i s i v a d o p o e s s e r s i a v v i c i n a t o a l m o n d o d e l l o s p e t t a c o l o f a c e n d o l o s c e n e g g i a t o r e c i n e m a t o g r a f i c o n e g l i a n n i S e t t a n t a e O t t a n t a ( p e r S a l v a t o r e S a m p e r i f i r m a ' M a l i z i a ' e ' P e c c a t o v e n i a l e ' ) . N e l 1 9 8 0 S i l v i o B e r l u s c o n i g l i d à l ' i n c a r i c o d i a p r i r e la s e d e d e l l a F i n i n v e s t a R o m a . Il r a p p o r t o t r a i d u e d u r a p o c o . P a r e n z o p a s s a a R e t e q u a t t r o , c h e l a s c i a q u a n d o v i e n e a c q u i s t a t a d a B e r l u s c o n i . S i o c c u p a d i d i s t r i b u z i o n e c i n e m a t o g r a f i c a e n e l l ' 8 5 s i d e d i c a a l l a p r o d u z i o n e d i p r o g r a m m i p e r l a R a i c o n V i d e a e s p o r a d i c a m e n t e d i f i l m . N e l l ' 8 8 c o m p r a g l i s t u d i V i d e s e o t t i e n e i n a f f i t t o i t e a t r i d i p o s a D e a r F i l m c h e r i a f f i t t a a l l a R a i p e r g i r a r e f i c t i o n , e c c e t e r a . N e l 1 9 9 5 a c q u i s t a T e l e l o m b a r d i a , d i c u i e n t r a n o a f a r p a r t e a n c h e i n d u s t r i a l i v e n e t i c o m e M a r i o C a r r a r a ; n e l 2 0 0 4 è la v o l t a d i A n t e n n a 3 L o m b a r d i a ; n e l 2 0 0 7 d i V i d e o g r u p p o , e m i t t e n t e d i T o r i n o , t u t t e s o c i e t à c h e v e n g o n o a c c o r p a t e i n M e d i a p a s o n s p a .

P a o l o R o m a n i , m i n i s t r o d e l l o S v i l u p -p o e c o n o m i c o ( f o t o O l y c o m ) .

lo - PRIMA/DICEMBRE 2010

D a s i n i s t r a , G i a n l u c a R o s s i , C r i s t i a n o R u i u e M a r c e l l o C h i r i c o , i c o n d u t t o -ri d i T o p C a l c i o 2 4 . Il c a n a l e d i g i t a l e t e r r e s t r e i n t e r a m e n t e d e d i c a t o a In -t e r , M i l a n e J u v e n t u s , l a n c i a t o d a M e d i a p a s o n a i n i z i o e s t a t e 2 0 1 0 , s i è i m p o s t o c o m e la q u a r t a r e t e p i ù s e g u i t a in a m b i t o l o c a l e in L o m b a r d i a e p r o d u c e f i n o a d i e c i o r e d i d i r e t t a a l g i o r n o .

racolati si portano a casa pure un fracco di frequenze. S. Parenzo - Si è dovuto giustificare la regalia di canali

elargita alle reti nazionali estendendola anche a livello locale. Si fa finta che la legge sia uguale per tutti ben sapendo che sarà il digitale a fare la dura selezione di mercato. I piccoli editori sono disperati per-ché dall 'oggi al d o m a n i devono r i conve r t i r e gli impianti di trasmissione. Se non lo fai, semplice-m e n t e non esisti più. E ino l t re non s a n n o cosa met tere dent ro ai nuovi canali. Alla fine molti spa-riranno: sarà un processo c r u e n t o e convulso che avrebbe potuto essere evi-tato con una rottamazio-ne ordinata prima dell'as-segnazione delle frequen-ze digitali.

Prima - Ro t t amare in che modo?

S. P a r e n z o - C o m e h a n n o f a t t o negli S ta t i Uniti, dove nel ridisegna-re il piano delle frequenze il governo se ne è riappro-p r i a t o r i m b o r s a n d o le az iende . E poi le ha ri-messe in vendita.

Prima - Adesso la situazione è più complicata anche per-ché sono spuntate come funghi nuove frequenze. Come se lo spiega?

S. Parenzo - A ridosso degli switch off c'è stata una specie di trading che ha fatto sì che chi aveva semplici permessi tra-smissivi per una zona piccolissima o una frequenza iperloca-le o iperprovinciale si è allargato facendosi riconoscere un mux regionale, altri sono riusciti a strapparne uno in più ri-spetto a quanto dovevano avere.

Prima - E il ministero delle Comunicazioni ha lasciato fa-re?

S. Parenzo - Ha lasciato fare per chiudere i tavoli tecnici. Hanno distribuito frequenze a tutti sapendo che molti non avrebbero avuto le risorse per gestirle. Qualcuno cercherà di salvarsi consorziandosi, ma alla fine vedremo sul terreno ca-daveri e frequenze. Quando il ministero farà un censimento sullo stato del digitale, saranno molti quelli pronti a cedere banda in cambio di un indennizzo.

Prima - L'accusa è che vi siete abbuffati di frequenze con l'idea di fare soldi affittandole al miglior offerente. Le sembra corretto utilizzare un bene pubblico per fare un business pri-vato?

S. Parenzo - Dobbiamo affittare banda per poter rientrare dei costi che siamo stati costretti ad accollarci per il digitale. Non si può obbligare un'azienda a fare investimenti e poi dir-le che non può metterli a rendita.

Prima - Sono anni che lo Stato finanzia con milioni di euro, soldi che potevano es-sere spesi in tecnologie. Mi sembra che lei e i suoi soci abbiate messo mano al por-tafoglio per potenziare Mediapason. Il mi-nistro Romani adesso sembra deciso a ra-zionalizzare il settore e la nuova Finanzia-ria vi toglie le frequenze che vanno all'asta della telefonia.

S. Parenzo - Questa partita è tutta da giocare. Bisogna anche vedere che fine farà questo governo. Le frequenze ci sono state assegnate dal ministero, dunque do-vrà aprirsi una trattativa. E si dovrà cerca-re un certo consenso, altrimenti esistono

l emittenza privata

La s e d e di M e d i a p a s o n a M i l a n o B o v i s a .

vari gradi di giudizio per opporsi. Se i quattro gatti delle quo-te latte hanno bloccato le strade mi chiedo che effetto fareb-bero i pulmini di centinaia di emittenti fuori dai cancelli di casa Berlusconi ad Arcore.

Prima - Mediapason intanto si è consorziata con sette emittenti regionali (tra cui Telenorba e Videolina) che condi-

vidono banda per offrire un multiplex a copertura nazionale a eventuali edi-tori interessati. Romani e Agcom sono però contrari a operazioni del genere.

S. P a r e n z o - S t a n n o p r o v a n d o a v a r a r e dei provvedimenti per proibi-re i consorzi e, per comin-ciare, non vogliono dare un n u m e r o dell 'Lcn nel blocco delle reti nazionali agli editori nazionali che utilizzino mux regionali. Un modo per depotenzia-re la nostra rete e obbliga-re i p o t e n z i a l i nuov i p l a y e r a p a s s a r e solo dall ' imbuto di Rai e Me-diaset. È come se un edi-tore della carta stampata non potesse servirsi di di-stributori regionali. Avvie-ne n o r m a l m e n t e , m a quello che nessuno si so-

gna di sindacare nell'editoria lo si può vietare in televisione che guarda caso è il business del presidente del Consiglio. Provvedimenti del genere sono incostituzionali e ci confron-teremo in sede europea.

Prima - Parliamo dei progetti per la sua piccola flotta di te-levisioni. Come vi siete attrezzati per affrontare il cambia-mento del digitale?

S. Parenzo - Ci siamo preparati per tempo e già tre anni fa abbiamo allestito la più grossa fabbrica di contenuti del set-tore privato al di fuori di Mediaset. Alla Bovisa, un quartiere alla periferia di Milano, abbiamo dieci teatri di posa dotati delle migliori tecnologie dove produciamo tutti i nostri canali e siamo in grado di sfornare fino a dieci canali digitali.

Prima - Lei da sempre sostiene che il punto di forza della tivù locale sta nella capacità di raccontare il territorio e le sue reti leader, Telelombardia, fatta d'informazione e sport per un target più maschile e giovane, e Antenna3, più popolare e femminile tutta intrattenimento e informazione, rispecchia-no fedelmente il suo teorema. Questo modello ha retto all'ur-to della maggiore concorrenza portata dal digitale?

S. Parenzo - Il digitale ha provato che la mia intuizione era giusta. Nelle aree ali digitai sono morte tutte le locali che scodellano nei loro palinsesti solo film, fiction, cartoni e televendite, che poi sono la maggioranza dei circuiti e delle piccole antenne. Così nel Lazio Super 3, la rete di Rebecchi-ni, che era la prima della regione, è dovuta uscire dall'Audi-tel, mentre in Campania, dopo la prima botta, le emittenti

f idel izzate sul l ' informazione, come ad esempio Tv Oggi, si sono riprese. È quasi banale dire che l'unica ragione di esisten-za di una tivù locale è l 'informazione lo-cale. Ma per farla bisogna investire e as-sumere giornalisti, avere studi, inventare programmi. Un film invece lo noleggi con 500 euro.

Prima - Il digitale dunque vi ha portato bene.

S. Parenzo - S iamo cresciuti. Il mio core business è e resta quello della tivù locale e mi confronto con i miei concor-renti naturali che sono i due circuiti Tele-

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S a r a C i p o l l i n i , d a l 1° a p r i l e 2 0 1 0 a m m i n i s t r a t o r e d e l e g a t o d i M e d i a p a s o n s p a . Q u a r a n t ' a n n i , è a r r i v a t a a l a v o r a r e n e l g r u p p o t e l e v i s i v o d o p o e s s e r e s t a t a a m m i n i s t r a t o r e d e l e g a t o d e l g r u p p o e d i t o r i a l e E P o l i s ( f o t o O l y c o m ) .

city/7 Gold e Telerepor-ter/Odeon e la rete a sola informazione Telenova. Come gruppo raccoglia-mo complessivamente il 68,2% dell 'ascolto della p icco la e m i t t e n z a in Lombardia e in valori as-soluti oscilliamo dal 2% al 3% di share. Con Tele-lombardia siamo la pri-ma televisione del Nord, m e n t r e A n t e n n a 3 è la prima rete lombarda. Ma sul m i g l i o r a m e n t o dei nostri risultati incide an-che il nuovo canale digi-tale terrestre Top Calcio 24, che abbiamo lanciato qualche mese fa e ci sta dando risultati straordi-nari. In pochi mesi si è imposta come la quarta rete più seguita in ambito locale e si avvicina all'ascolto di Telecity.

Prima - Il 24 novembre avete lanciato Milanow, l'ali news della città.

S. Parenzo - Abbiamo l'ambizione che diventi la rete più vista a Milano.

Prima - Per quanto riguarda la programmazione dei nuovi due canali quanto c'è di materiale originale e di recupero da Telelombardia?

S. Parenzo - A parte un rullo la mattina che ritrasmette il programma andato in onda la sera precedente su Telelom-bardia, sono due canali inediti che trasmettono fino a dieci ore di diretta al giorno. Hanno lo stesso format: li abbiamo pensati come un incrocio tra radio, web e televisione, un po' sul modello di Bloomberg, con lo schermo dove, oltre ai talk e agli approfondimenti, sono aperte due finestre con un ag-giornamento continuo di notizie. Generano un'audience inte-ressante sulle 24 ore.

Prima - Con i canali di calcio e di news avete declinato i contenuti storici di Telelombardia. È vero che il prossimo lancio sarà un canale di intrattenimento legato al territorio che è la punta di diamante di Antenna3?

Prima - Sì, lo stiamo già sperimentando come una specie di jukebox di canzoni popolari e folk di cui abbiamo un vasto archivio già digitalizzato. Ci sarà un conduttore che apre alle telefonate degli spettatori e manda in onda i titoli a richiesta. Ma stiamo preparando anche un quarto canale sull'high tech che par-lerà di computer, iPad e prodotti di tendenza, smonterà i videogiochi e darà la parola agli hacker. Argomen-ti che hanno un loro pubblico visto che i lombardi sono i maggiori con-sumatori di tecnologia.

Prima - Quanto spendete per un canale digitale?

S. Parenzo - I contenut i in sé hanno un costo limitato perché li produciamo direttamente con i gior-nalisti e i tecnici che abbiamo in ca-sa. Siamo una realtà di 160 dipen-denti di cui 46 giornalisti, ma i nu-meri si raddoppiano con i freelance,

L o s t u d i o p i ù g r a n d e n e l l a s e d e d i T e l e l o m b a r -d i a / M e d i a p a s o n d u r a n t e l e r i p r e s e d i ' F e s t a i n p i a z z a ' , la t r a s m i s s i o n e d i A n t e n n a 3 , in o n d a n e l p o m e r i g g i o e la s e r a d i d o m e n i c a .

gli opinionisti e i consu-lenti che lavorano stabil-mente con noi. Abbiamo investito 30 milioni per costruire la 'fabbrica', cioè i teatri di posa, le macchi-ne e le attrezzature e ne abbiamo pianificati altri sei per la digitalizzazione degli impianti. Un grosso impegno che dovremo di-gerire nell 'arco di sette anni.

Prima - Per far tornare i conti dovrà crescere la pubblicità, un tasto dolen-te per i player televisivi lo-cali.

S. Parenzo - Dopo un 2009 da dimenticare, ne-gli ultimi sei mesi di que-s t ' anno a b b i a m o visto buoni segnali di ripresa

tanto che chiuderemo l'anno con il 4,5% in più sul budget di previsione. Per l'anno prossimo con l'incremento delle nostre offerte digitali puntiamo a un crescita della raccolta del 15%.

Prima - Ammetterà che col digitale il gioco si fa duro per-ché si moltiplicherà anche l'offerta locale.

S. Parenzo - Non c'è dubbio. In Lombardia sono nati una ventina di nuovi canali come Rete Lombardia, Lombardia Channel e Lombardia 24. Ma il problema è di andare in Au-ditel che è l'unico strumento per misurare l'efficacia degli in-vestimenti. Top Calcio 24 è rilevata, gli altri no. Il nostro obiettivo è di cercare di restare tra le prime cinque antenne lombarde perché è lì che si concentra l'attenzione delle azien-de investitrici. Tutto il resto non esiste.

Prima - E c'è anche la Rai che col suo mux di servizio pub-blico potrebbe dar vita a canali regionali.

S. Parenzo - In teoria potrebbe farlo, ma glielo vieta il contratto di servizio. La Rai non avrebbe potuto fare neppu-re 'Buongiorno Regione' (il programma di news regionali in onda alle 7,30 di Raitre: ndr) tanto che Primo Canale ha fat-to un ricorso in sede europea. Noi, dopo una prima fase, non ne abbiamo risentito. E, poi, se andiamo a vedere gli avveni-menti di cronaca più rilevanti degli ultimi anni, dal ritrova-mento di Moro al disastro di Linate, ai fatti del G8, è sempre stata l'informazione locale ad arrivare prima delle nazionali.

Prima - Ultima domanda sul suo gruppo: perché avete deciso un grosso cambiamento al vertice con l'arrivo del

nuovo a m m i n i s t r a t o r e de legato Sara Cipollini al posto di Raffaele Besso che era al suo fianco da una vita?

S. Parenzo - È stato un passaggio deciso d'accordo con gli altri soci di Mediapason. In un mutamento tan-to radicale del business si sentiva il bisogno di un ricambio generazio-nale e di una figura come Sara Ci-pollini. Una giovane manager di quaran t ' anni con alle spalle una complessa esperienza editoriale alla guida del gruppo E Polis e che cono-sce molto bene i centri media e le agenzie di pubblicità.

Intervista di Anna Rotili

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