Una pala d’altare di Pietro da Cortona ad · PDF filedi Roma prevista a Palazzo Venezia...

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Una pala d’altare di Pietro da Cortona ad Aversa È in corso a Cortona, la bella cittadina toscana nei pressi di Arezzo, dove nacque nel l597 - solo la prima di una nutrita serie di manifestazioni programmate un po’ dappertutto in Italia e all’estero e che avranno una grandiosa sintesi nell’esposizione di Roma prevista a Palazzo Venezia per il prossimo autunno – una mostra celebrativa del 4° centenario della nascita di Pietro Berrettini, più noto con lo pseudonimo di “Pietro da Cortona” giustappunto per i suoi natali cortonesi. L’avvenimento ci offre l’occasione per parlare di un dipinto realizzato dal celeberrimo pittore toscano per la chiesa di San Francesco d’Assisi ad Aversa: la cosiddetta Pala della Natività, tuttora visibile sull’altare della seconda cappella sinistra e che l’artista contrassegnò com’era

solito fare, con la firma “Petrus Berrettinus Cortonensis”. Come nelle analoghe e coeve composizioni l’immagine si struttura secondo la consueta iconografia: il Bambino Gesù, adagiato in una mangiatoia, è adorato dai pastori; a destra è la Vergine Maria in preghiera; le è accanto, san Giuseppe. In alto, tra le nuvole, è raffigurata una gloria di angeli. Premesso che dal punto di vista iconografico si può senz’altro affermare - più correttamente - che ci troviamo di fronte alla rappresentazione di un’Adorazione dei Pastori e non quella di una Natività come si è soliti indicare la pala, essa va identificata con la composizione eseguita a Roma subito dopo la pala di analogo soggetto realizzata per la cattedrale di Cortona, che è del 1650; almeno a voler dare il giusto credito a Filippo Baldinucci – lo storico d’arte fiorentino vissuto nel XVIII

secolo e autore, tra l’altro, di una biografia del Cortona - il quale,

giustappunto in questo fascicolo conservato allo stato di manoscritto nella Biblioteca Nazionale di Firenze e rimasto lungamente inedito prima che fosse pubblicato da Sergio Samek Ludovici nel l950, il quale, dopo aver a lungo parlato della pala

P. Berrettini, Natività, Aversa, Chiesa di S. Francesco

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cortonese asserisce che: «Un’altra similissima a quella ne fece per la città di Aversa nel Regno di Napoli». Precisato pure che la pala in oggetto è, quasi sicuramente, la stessa Natività (e però erroneamente ritenuta realizzata per la cattedrale di Capua) cui accenna altresì Luca Berrettini, congiunto di Pietro, in una lettera inviata al pittore romano Ciro Ferri, pubblicata dal Campori nel 1866, va ancora detto che essa, nel camino pittorico dell’artista si pone nella seconda fase del soggiorno romano; quando dopo un primo periodo passato nella Città Eterna al seguito del maestro Andrea Commodi durante il quale ebbe contatti con Cassiano del Pozzo, e gli “antiquari” romani che avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione, fece un breve ritorno in patria, per poi stabilirsi definitivamente a Roma. E a Roma, Pietro s’impose ben presto tra i protagonisti dell’arte barocca in successione lavoro alle decorazioni di Palazzo Mattei della chiesa di Santa Bibiana, di Palazzo Barberini realizzando una serie di opere che accordano «l’eloquenza narrativa raffaellesca con la felicità del colore veneto». Era nato, insomma, il “cortonismo” che la critica moderna ha solo da pochi decenni largamente rivalutato riconoscendo nel fenomeno uno degli aspetti più importanti dell’età barocca. Un nuovo linguaggio, che, anche nell’architettura - arte nella quale Pietro coniuga la lezione di Bramante e Palladio con la vigorosa plasticità di Michelangelo - seppe produrre mirabili capolavori, di cui la chiesa di Santa Maria della Pace a Roma costituisce il maggiore esempio.

Franco Pezzella