Una fiamma ossidrica mascolina1 - Centro Studi e Ricerche ... fiamma... · 1 Letta per la prima...
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Gaetano G. Perlongo
Una fiamma ossidrica mascolina
Poesie, appunti, aforismi e pensieri di un laico ozioso
Con un contributo di Giulio Stocchi
2009
Gaetano G. Perlongo, Una fiamma ossidrica mascolina. (Poesie, appunti, aforismi e pensieri di un laico ozioso) Art Director: Gianluca Perlongo In copertina un’opera di José Parlá - http://www.joseparla.com 2009 Pertronicware Ed. Via A. Vespucci, 60 90040 Trappeto (Palermo) tel & fax 091/8989830 http://www.pertronicware.com [email protected] 2009 Centro Studi e Ricerche “Aleph” Via Vittorio Emanuele, 47/49 90040 - Trappeto (Palermo) - Italy http://www.centrostudialeph.it I edizione e-book
Salvo dove diversamente specificato, questo e-book è rilasciato sotto la disciplina della licenza Creative Commons “Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5” Italia, il cui testo valido ai fini legali è disponibile alla pagina 66.
“Non si può toccare un fiore senza disturbare una stella”
(Gregory Bateson)
Poesie
Canto XXXV
Ouverture
l’Ascesa della Nuova Mattanza In questo post-secolare tempo gli uomini di vento portarono in una piazza in movimento il pensiero debole… È morto dio Marx e il pastore di Heidegger E i figli della scimmia gialla cesellarono tessuti staminali per la creatura umana
la Bestia Totalitaria.
Alberto Burri, Rosso Plastica, 1962
Uno stoico calibro 38 / Prototype 6 Dall’avamposto 091 (pausa breve) Ho suonato l’acqua nell’equilibrio d’una ferita di Burri sfamandomi dall’energia artistica del sisma in agguato e nei panni del cantore ho registrato il mondo più strano trovandomi sinistramente dentro una realtà che vive solo per essere raccontata. (pausa breve)
Filosofiamo con la stessa involontarietà del nostro respiro ma il linguaggio con cui narriamo è saturo di ambiguità “l’immortalità immorale” è ambigua la “natura naturale della mente” è ambigua le converge sulla crisi dell’Io gli obliqui incroci tra poesia ed esistenza
il racconto come arte della sospensione sono ambigue il gitano che sussurrava parole d’amore sulla scia spirituale di due lesbiche buddiste è ambiguo. (pausa breve)
Dalla barricata sorge la giustizia e il fascino virtuale del licantropo «duetta» tra gli spiriti e il vento. (pausa breve)
Una fiamma ossidrica mascolina prende forma in camera oscura per inventare un popolo una possibilità di vita o per mandare nella pattumiera della storia quei cretini di massa divenuti ambigui mutanti che hanno riconsegnato la nostra gente al grande timoniere con le tette. Se offendiamo la democrazia lei ci restituisce l’offesa. Tutto è in rapporto continuo.
La società è come il corpo e la vita è la sua ombra: se si piega uno anche l’altro subirà la medesima sorte e sarà il risultato di quella violenza. ___ Il socialismo di caserma il capitalismo di mafia il decesso del potere occidentale la malinconia fine come oggetto erotico la forza eversiva tra ideologia e misticismo il geodeta dell’habitat radicale la tristezza dell’egosfera e l’opacità dell’io il cuore della sposa come macchina celibe gli Indios, Freud e le larve del caos nella selva in alta definizione a toccare i nervi della realtà
l’asfissia del tempo che dai fantasmi dell’io ai fantasmi cristiani ha risarcito il puritano breve i falsi ricordi e i veri déjà-vu i romanzi generazionali nell’abisso della storia un moralista anti col cuore black della rivoluzione I frutti acerbi degli anni praghesi l’onda corta dei simulacri una comunista picara nel sonno franchista un paleoantropologo alle sorgenti del suono l’assalto al cielo per una storia dell’operaismo le sofferenze del bambino che canta come un angelo i Br come «caratteristi»
la lotta continua per la latrina il Prozac in crisi esistenziale il futuro che era ieri la dissonanza cromatica dello scrittore grigio l’allegoria dell’immagine e del Bordello mistico il soggetto espanso con l’occhio troppo dilatato dell’occidente l’esistenza in equilibrio nel mondo vetrificato il flusso estetico delle emozioni il filosofo dei predicati gli sguardi sulla democrazia violata dai suoi custodi il senso del dissenso nella storia le ossessioni che fanno satura la realtà il Civico 0 la casa dove abitano i destini cancellati. ___
In questa modernità malata l’individuo ha perso spessore conoscitivo. Eppure i sognatori della vita riuscita ritengono che la tangibile separazione tra esaltazioni e colpa sia la strada maestra per uscire dal sogno. Quando l’io si perde si fa spazio per l’altro fra gli orientamenti obliqui per la freccia del tempo. Oltre la strada per Addis Abeba. (pausa breve)
Il fantasma lisergico che è assai irriverente come può recensire la morte di suo padre? E il gesuita platonico con la sua grammatica ed ironia dello spazio agente, come può scrivere la partitura ossessiva per il simbolista nordico? (pausa breve)
Il tempo negli occhi è la plurale messa a fuoco!
(pausa lunga)
Liberate Edipo perché è così prossimo a noi la sua lezione è stata magistrale per cacciare gli spettri della sovranità. Fare poesia è il suo crimine un diario estroflesso tra il giardino e la morte. Nota) Nel 1961 Nanni Balestrini aveva composto Tape Mark I, un esperimento poetico realizzato sfruttando le possibilità combinatorie di un calcolatore elettronico IBM. Una serie di spezzoni di frasi venivano montate in successione, fino a formare sequenze di versi, seguendo semplici regole trasformate in un algoritmo che guidava il lavoro della macchina. Sulla falsa riga di quell’esperienza viene alla luce Uno stoico calibro 38, una composizione multipla che nasce attraverso un incastro manuale di diverse proposizioni e asserzioni ritagliati dai giornali, al fine di conseguire un nuovo costrutto semantico-funzionale.
David Smith, Cubi XVIII, polished stainless steel 1964 (Modernist)
Inseguendo Raymond Queneau
Sotto Vento, pensando Danilo
A Danilo Dolci – 1924/1997 Tu sai di essere figlio della terra intermedia tra l’Ovest del pensiero dominante e il Sud-Est del nulla circense maieuta e acrobata poeta o forse semplicemente ultimo mohicano d’un genere crepuscolare.1
1 Letta per la prima volta il 10 Maggio 2004 dalla prof.ssa Nadia Scardeoni, durante la presentazione del documentario “Danilo Dolci, memoria e utopia” del regista Alberto Castiglione, presso l’Università degli Studi di Verona.
E la Zabara pianse
A Peppino Impastato – 1948/1978, Rivoluzionario e militante comunista, assassinato dalla mafia democristiana
Sapevi di essere figlio della terra intermedia tra l’Est del pensiero mafioso e il Sud-Ovest del nulla circense ideologo e funambolico rivoluzionario o forse semplicemente ultimo mohicano d’un verbo crepuscolare.
Installazione
La fotografa torinese Floriana Porta, sulla falsa riga di “Quadri di un’esposizione” di Modest Musorgskij, realizza quattro illustrazioni ispirandosi alle poesie di Gaetano Perlongo. 2
2 Per ulteriori approfondimenti, si veda:
• Floriana Porta, Promenade. La poesia di Gaetano Perlongo per immagini, “Il Convivio - Centro Studi e Ricerche «Aleph» press”, URL <http://ilconvivio.interfree.it/primo_piano/perlongo_porta.htm>, 14 giugno 2008.
• Floriana Porta, La penombra della malinconia di Gaetano Perlongo, “Il Convivio - Centro Studi e Ricerche «Aleph» press”, URL <http://ilconvivio.interfree.it/primo_piano/perlongo_porta_sogni_oziosi.htm>, 14 giugno 2008.
La licantropia del poeta
Il sole inchinandosi alla luna
lascia cadere
sul collinare tormento dell’esistenza
l’organza della licantropia
e il guscio della coscienza
laddove alberga
il gioco pennellante di luce dell’agorà specchiante
i maestri
in un labirinto senza fine
scuotono il tarlo...
...esso... morsicando il pensiero
crea budella ramificate tra la mente defeca illusioni
e scorge la drammatica parabola del dio
che credette di essere un uomo.
Fotografia di Floriana Porta
Musica delle Sfere Nello specchio acquitrino del mondo capita d’imbattersi (e fortunatamente non tanto spesso) in una coreografia dove un errabondo irlandese annegato nella placenta dell’Eufrate percepisce il metronomo respiro dell’universo è un “passo a due” colla dissolvenza come l’Unità pulsante tra il punto e il vuoto mistico della retta È la Pura Epifania per gatti con delirio da Sfinge o come suggerisce il demone: Musica delle sfere per Aztechi speculativi.
Fotografia di Floriana Porta
L’imperfezione della conchiglia
...la perla nasce dall’imperfezione della conchiglia
la poesia...
dalla cerebrale entropia
e come non si pensa al difetto della conchiglia ammirandone la perla
così la poesia
incontrando la follia ne illumina la notte...
Fotografia di Floriana Porta
Poetando
Poetando arpeggio la coscienza
colla risonanza
di chi cerca un nido
tra le rughe nascoste dell’universo
Arpeggiando intaglio versi
tra le umide labbra di dio
...ma quale dio
il dio esaltato della mia gente
o il dio
malato del mio tempo...
Fotografia di Floriana Porta
Sogni oziosi di maggio
Ho sognato la notte
cristallizzarsi sulla finestra degli occhi
Ho sognato la stella Antares
trafiggere il loculo del cuore
Ho sognato l’intelligenza dei matematici
nel concepire l’architettura del pozzo cosmico
Ho sognato Eraclito3
Ho sognato una femmina a ore
coll’umido manto della filantropia
Ho sognato d’aver sognato i pensieri
in crescente entropia
Ho sognato il Giudeo
sul vascello dell’eresia
Ho sognato Dirac4
Ho sognato la mia ancella
danzare sul mare della rapsodia
Ho sognato il capitalismo
in necrosi e l’orgasmo dell’anarchia
Ho sognato il pegaso
3 Eraclito (c. 500 a.C.), filosofo greco di Efeso. 4 Dirac Paul Adrien Maurice (1902/1984), matematico e fisico inglese.
e la nobile cavalleria
Ho sognato Giordano Bruno5
Ho sognato la penombra
della malinconia
Ho sognato l’ozio
di Hermann Hesse6
Ho sognato la morte
i vermi e l’oblio
Ho sognato Gödel7
Ho sognato la malizia
della meccanica quantistica
Ho sognato i nostri gobbi nella cloaca...
...colare verso la pianura dell’infamia
Ho sognato la madre
pregare il suo curioso diio (sic)
Ho sognato Russell8
Ho sognato la putrefazione
di “Mein Kampf”
5 Bruno Giordano (1548/1600), domenicano e filosofo italiano. 6 Hesse Hermann (1877/1962), scrittore tedesco. 7 Gödel Kurt (1906/1978), matematico e filosofo cecoslovacco. 8 Russell Bertrand Arthur William (1872/1970), matematico e filosofo inglese.
Ho sognato la globalizzazione
in metastasi
Ho sognato la nostra
badessa burocrazia
Ho sognato Borges9
Ho sognato l’infinito
e il dedalo senza fine dell’universo
Ho sognato marioli in abito talare
vendere un’altra vita
Ho sognato Cantor10
Ho sognato il ruscello
sinfonico di Bach11 e gli amori perduti
Ho sognato il Vaticano
e la misericordia abbigliata da sofisma
Ho sognato di vedere
dentro l’alba
Ho sognato Pessoa12
Ho sognato il primo volo della libertà
9 Borges Jorge Luis (1899/1986), scrittore e poeta argentino. 10 Cantor Georg (1845/1918), matematico tedesco. 11 Bach Johann Sebastian (1685/1750), musicista tedesco. 12 Pessoa Fernando Antonio Nogueira (1888/1935), scrittore e poeta portoghese.
dal nido del terzo mondo
Ho sognato tarli
professare l’arte del dubbio
Ho sognato levrieri vocalizzare il mio nome Ho sognato mio Padre.
Fotografia di Floriana Porta
Appunti, aforismi e pensieri
Il sesto senso dell’Ebreo Un vecchio errante sussurra in una via di San Cristobal che nella voliera del terzo mondo c’è chi dipinge il sesto senso dell’Ebreo: La Memoria.
Dalle crepe del raziocinio Nell’altro mondo possibile nulla si perde completamente nulla svanisce ma si custodisce in qualche tempo e in qualche luogo anche se noi cessiamo di percepirlo.
Dalle crepe del raziocinio si intravede l’azzurro dell’eternità.
Appello in favore della scrittrice Taslina Nasreen Il pensiero ha l’umore d’un fluido: non può essere richiuso in una galera né tanto meno tagliato da un fendente. Liberate i vostri preconcetti.
10 aprile 2007
La metafisica della fotografia
La fotografia è una porta che conduce in una stanza senza tempo Un luogo dove le creature resteranno per sempre bambini
eternamente immortali.
Flussi di coscienza attorno al pensiero di Cioran Quanto più vado avanti nelle mie fatiche esistenziali tanto più affondo nella palude della mia stessa distruzione
perché l’uomo non è fatto per tollerare il tempo né fisicamente né spiritualmente: L’uomo finirà nella demenza e nella stupidità
sarà la logica conclusione del suo geniale destino.
Postfazione
Combinazioni
Quando tu nascevi nel 1970 a Solingen, io avevo ventisei anni e
dall’anno precedente, pochi giorni prima che il grande boato di Piazza Fontana scuotesse Milano, sfregiando per sempre il nostro
paese, avevo iniziato a scrivere un poema in cui consegnavo le
esperienze, i sogni, le speranze, i drammi di quegli anni tumultuosi in
cui tutto pareva dovesse cambiare e che trovano il loro emblema in
quel perentorio “Vogliamo tutto”, con cui un poeta a te caro,
Balestrini, aveva intitolato un suo libro.
Ho letto con grande attenzione e vivo piacere le pagine del libro che
hai avuto la cortesia di mandarmi e per il quale mi chiedi di scrivere
qualche riga di introduzione.
Ti confesso francamente che ritengo quello della introduzione un rito
inutile: se il libro è, come il tuo, robusto, è in grado di camminare
con le sue gambe e andare incontro alla fantasia e ai sentimenti del
futuro lettore senza bisogno di ulteriori viatici che, per lo più, in base
alla presunta “autorità” del prefatore, si risolvono in parole banali di
complimento, mitigate da qualche picola critica, volta a confermare
l’acume e la neutralità di chi si assume il compito di imbonitore.
Vedo però che l’ouverture di quella sorta di sinfonia che si distende
nella partitura delle parole che mi hai inviato e che trova di tanto in
tanto scansione, pausa e riposo nelle riproduzioni dei quadri di Burri
e nelle belle fotografie di Floriana Porta, è proprio il canto di un
poema.
E questo ha risvegliato la mia attenzione, ha vinto le mie ritrosie e mi
ha indotto a chiedermi se nell’introduzione, che mi ero ormai deciso
a stendere, non potessi fare un piccolo gioco combinatorio.
Ora, come ben sai, la poesia vive di queste combinazioni, a partire da
quella, aurorale, che stringe il suono e il senso nelle parole che
scegliamo –o dalle quali, il più delle volte, veniamo scelti- e che, a
loro volta, si combinano nei versi che si inseguono secondo una
cadenza, anch’essa combinatoria, nel corpo vivo e articolato del
poema.
Ma combinazione anche nel senso comune, usuale, del termine,
quando, ad esempio, incontrando una persona che non vedevamo da
molto tempo esclamiamo “che combinazione!”: il caso, cioè, che,
come diceva Mallarmé, un colpo di dadi non riuscirà mai ad abloire e
che così gran ruolo gioca nel meccanismo di quella che si suole
chiamare “ispirazione”, il momento in cui un accostamento, una
analogia imprevisti mettono in moto tutto il processo della ideazione
poetica.
Ebbene il caso ha voluto che nell’anno in cui tu venivi al mondo
nascesse sotto le mie dita e dal ticchettio della macchina da scrivere,
nella stanza piena di fumo in cui scrivevo, un canto del mio poema
che ha lo stesso numero d’ordine di quello che aper il tuo libro: il
XXXV, che ti invio a mo’ di introduzione.
Un’introduzione inusuale, penserai, fuori dal comune: e questo è già
un pregio nella chiacchiera universale che ci circonda e che ci
assorda.
Non solo, ma così facendo, è come se tu stessi riprendendo nel tuo
libro il discorso là dove nel mio canto di quarant’anni fa si interrompe e in questo modo le tue parole, proiettate su quello sfondo
remoto, acquisteranno quella profondità e quella prospettiva che i
pittori cercano allontanandosi dal loro quadro, mentre il lettore,
valutando analogie e differenze del nostro dire, potrà confrontare
l’immaginario del ragazzo di allora con quello dell’uomo nel pieno
vigore delle sue forze che tu sei, mentre, alla soglia ormai del mio
inverno, ti sto scrivendo. Un gioco di specchi, una combinazione
cioè, capace di evocare, a mio parere, il tempo che passa. In altre
parole: la nostra storia, quel tratto di strada che percorriamo insieme
nel mondo.
I libri vengono scritti per conservare un’identità, per tramandare una
memoria, per restituire vivi il volto dell’autore e il mondo dei suoi
personaggi.
Ma come vengono letti, i libri? Come ho letto io il tuo e come,
presumibilmente, lo leggerà il tuo futuro lettore?
La risposta la possiamo trovare attraverso un altro piccolo gioco
combinatorio, accostando queste pagine a quelle di una delle opere
fondative della nostra cultura e della nostra civiltà: l’Odissea, e
precisamente un passo del libro XI, quello della cosiddetta nekuya, in
cui Ulisse interroga le ombre dei morti:
…e io la spada acuta dalla coscia sguainando
scavai la fossa d’un cubito, per lungo e per largo,
e intorno ad essa libai la libagione dei morti…
e quando con voti e con suppliche le stirpi dei morti
ebbi invocato, prendendo le bestie tagliai loro la gola
sopra la fossa: scorreva sangue nero fumante. S’affollarono
fuori dall’Erebo le anime dei travolti da morte,
giovani donne e ragazzi e vecchi che molto soffrirono,
fanciulle tenere, dal cuore nuovo al dolore;
e molti squarciati dall’aste punta di bronzo…
Essi in folla intorno alla fossa, di qua, di là, si pigiavano con grida raccapriccianti…
ma io, la spada affilata dalla coscia sguainando,
sedevo e non lasciavo le teste esangui dei morti
avvicinarsi al sangue, prima che interrogassi Tiresia…
Come il tebano Tiresia nell’XI libro dell’Odissea, anche gli
innumerevoli personaggi che affollano le pagine dei libri esigono un
tributo di sangue per poterci dire la loro verità.
Ogni volta che apriamo la pagina di un libro noi veniamo dal mondo
dei vivi con le nostre curiosità, il nostro passato, la nostra fantasia, la
nostra cultura, le nostre ansie e i nostri interessi. In una parola, col
nostro sangue, cioè la totalità concreta, storica, vivente che noi stessi
siamo. E con la quale ci apprestiamo a interrogare le ombre che sono
i personaggi della finzione letteraria accordando loro esistenza
investendole del nostro immaginario e confrontandosi in una sorta di
corpo a corpo con il mondo immaginario che l’autore ha consegnato
nella sua opera.
Un corpo a corpo d’amore. Come avviene fra un uomo e una donna:
può non succedere nulla e chiudiamo il libro. Può essere l’avventura
di una notte, e lo ricorderemo vagamente.
Ma può nascere l’amore. E l’amore, come ben sapeva Dante, opera
una profonda trasformazione, anche intellettuale, in chi ama.
“Intelligenza nova che l’Amore Piangendo mette in lui, pur su lo
tira”. E come nell’amore usciremo dalla lettura trasformati: perché,
come nell’amore, ci saremo abbandonati, avremo fatto dono di noi
stessi alle ombre ed esse ci avranno detto la loro verità, ci avranno
ricambiato il dono, ci avranno offerto occhi nuovi con cui torneremo
al mondo dei vivi e a noi stessi arricchiti e cogliendo, con
“intelligenza nova”, aspetti di noi stessi e del mondo che senza
quell’esperienza non avremmo saputo vedere o nominare.
La stanza in cui ti sto scrivendo è la stessa delle notti febbrili di
quarant’anni fa in cui le parole sgorgavano con la naturalezza
dell’acqua di fonte, fino a riempire, abbandonandosi a quel flusso, le
pagine del mio poema che si è concluso nel 1973.
Si è concluso, nel senso che quella vena si è esaurita e il dono della
mia giovinezza, quel modo di scrivere, mi è stato da allora precluso.
E la mia poesia ha preso altre strade.
Anche la scrivania è la stessa.
Sulla copertina di un mio vechio libro il ragazzo scarmigliato che ero
si protende, in una foto scattata in Piazza del Duomo, verso le
migliaia di operai che mi stavano ad ascoltare.
Il portacenere è sempre pieno di mozziconi di sigarette e, infilato
sotto, in modo che lo sostenga e lo possa sempre vedere mentre mi
metto al lavoro, un biglietto, vergato dalle mani di Deborah, la donna
gentile che con la sua tenerezza mi sta accanto da vent’anni. “Ti
voglio bene!, c’è scritto e sotto, con grafia più nervosa: “Mandali
affanculo”, riferendosi ai tanti che con la loro scortesia e la loro
indifferenza hanno contribuito ad amareggiarmi la vita.
Fra i libri che si accatastano, uno di Asor Rosa che non ho ancora
letto, “Il grande silenzio”, che sembra rispondere beffardamente al
“Vogliamo tutto” della mia gioventù.
Dagli scaffali Anna, Laura, Carole, Ornella, Jole, le donne amate,
perdute nel rancore e nel passato, mi fissano dalle foto col sorriso dei
tempi felici.
C’è una poesia del tuo libro che ho particolarmente amato, là dove
dici:
La fotografia è una porta che conduce in una stanza senza tempo Un luogo dove le creature resteranno per sempre bambini eternamente immortali
A sostituire “fotografia” con “poesia”, questa srebbe una delle
definizioni più belle della poesia come io la intendo.
Ma forse hai fatto bene a usare “fotografia”, perché tu scrivi alla
luce, e con la luce, di quella “fiamma ossidrica” che hai scelto a
titolo del tuo libro e con la quale cerchi di sconfiggere il buio che è,
altra combinazione, l’ultima parola del canto del poema di cui ti
faccio dono.
CANTO XXXV
No non è difficile perdersi tra sentieri oscuri
e ricatti di bocche sorridenti
affondare lentamente in mari di rinunce
in ricompense serali
in tormenti ovattati
quando si chiude la porta
al tumulto delle strade
e si costruiscono schermi di giornali
e tradimenti di parole
a giustificazione
la nave dei corsari che ritorna completa
di carichi e di urla
una favola lontana
e tormentandosi le mani credere di sognare ancora
i passi di danza delle fanciulle di foglia
quando distrutti si impiccano nei parchi
o dormono bambini su fogli di giornali
dimmi che hai visto
quali doni di parole
e bocche di frutto
no è lontana l’alchimia favorita e la schiena dei giorni si incurva lentamente
sotto il peso della lotta
cupi rimbombano i passi di nuove armate
non vengono con doni né con canti
ma con disprezzo di sorriso e mani feroci
a rubare avventure di giorni
sui capelli che imbiancano
quanto difficile inventare nuovi passi di spina
nello sfumarsi dei tramonti
dove i sogni accecanti
sputano gli ossi e il tempo canemorto
imputridisce fra lo stuolo delle mosche
no non ritroveremo mai più
la disponibilità malcelata delle palpebre abbassate
è tempo oggi di vedere
rinchiudersi dentro stanze costa fatica
e l’avventura del mondo
oscilla come il sacco
del cieco Grigori a Larissa
kirie parakalò
da un tavolino all’altro
e la folla dei caffè
sorvegliati da guardie verdi
tra l’odore del soublaki
e le ragazze come fiori sbocciati nella piazza
precipitare nel mondo
con ali di parole
alcuni ti sorridevano
con aria di minaccia
altri stavano a guardare
e perdersi per sempre in un’ossessione
insanguinato dai sogni
come dalla ricerca dei corpi immerso nella luce digradante dei giorni che passano
dei giorni dove tutto affonda il passato
nel presente dei tram e degli squilli di telefoni
povere parole imbalsamate da sensi oscuri
dimmi che hai visto
perduto nelle folle di città urlanti
o abbandonato
come una barca di carta
sulla corrente degli anni
degli anni che portano via
e il fiorire degli alberi sulle rive
non è punto di riferimento
quando lo si vedeva chiaramente che piangeva
pur nella sua dignità di principe invecchiato
raccontando storie di altri tempi
che tutti ascoltavano per compiacenza
lasciatemi andare che voglio gridare
lasciatemi andare che voglio gridare
e non si riusciva a fermare
dopo quel giorno
che vide frutti imputridire lentamente
e i soli precipitare in fiammate di riso
o prigionieri di ventri
materni ed accoglienti
dove si impiccano come si diceva
agli alberi dei parchi
distrutti dalla banalità
la vita?
e dire che si può comprare tutto o giù di lì
liberandosi dalle malattie mentali
con strepiti
prova a guardare una volta tanto
e l’equilibrio è talmente instabile che i topi chiusi nei loro buchi
sorridono e mandano decreti
come quelle poche volte che vedi
gli amici perduti di un tempo
e ti sorprende scoprire cambiamenti
e piccole rughe
sì il tempo passa dice la saggezza dei marciapiedi
affondato in mezzo a questa Europa
e le canne degli organi
sepolti nelle chiese
quelle che hanno innalzato con soldi rubati
naturalmente la civiltà esige dei sacrifici
e sono sempre gli stessi
i possessori di braccia
per vendersi sui mercati del mondo
e dormire la notte su giornali stesi per terra
dimmi che hai visto
o piangere disperatamente appoggiati ad un muro
ma dicono che il tempo del pianto è passato
occhi di ghiaccio e bocche ridenti
non più per parlare di donne o di dio
ma progettare rivolte e rivoluzioni
arriveranno con passi di canzoni
ma li sentiremo?
ma li sentiremo?
quelli che si sforzano di tappare gli orecchi agli altri
e non resta che la disperazione delle mani vuote
o bocche da urlare
mentre fissi sul mondo i cartelli e gli stracci
vanno invecchiando
e guardati da occhi
che non hanno visto che le facciate dei palazzi costruiti
per fare paura e gli schiaffi dati da tanti che non si credeva
perduti per sempre a qualche crocicchio
senza neppure la forza di voltarsi indietro a guardare
o sorridere un addio
ecco forse che il sonno arriva
nello sbuffare dei treni
e nel perdersi fra le strade
e le madri impietrite
che guardano i loro figli morire
oscillando fra grida
che senso ha la parola e il canto
con che cosa ti vuoi difendere tu
quando verrà il momento
di dire
quando verrà il momento di dire
invocando giustificazioni di assenze
o non è piuttosto tutta questa consapevolezza
che ti fa a poco a poco morire
inghiottito da ondate di dubbio
e perduto tra sabbie di deserti
come quella notte col marinaio drogato
ad un matrimonio nel villaggio nubo
dove danzavano con percuotere di mani
e chi beve l’acqua del Nilo deve tornare
quale acqua si berrà alla contemporaneità
della storia
lasciatemi andare che voglio gridare
lasciatemi andare che voglio gridare
e il fragore delle catene spezzate
con risate nel cielo
ti ascoltava senza dir nulla
senza far nulla
solo sembrava piangere dagli occhi morti
vecchia consolazione
il chiudere le porte
e sussurrare non c’ero
tra il tempo delle soffitte
e i passi in discesa
e quando gridavano tutti insieme
non serviva tapparsi le orecchie
non serviva tapparsi le orecchie
e lo hanno capito anche nelle redazioni dei giornali
che si domandano stupiti quale nuovo rimedio
inventare
bisogna decidere signori per il bene di tutti
e intanto tirava fuori fazzoletti dalla tasca
convinto di fare giochi di prestigio
e segnando numeri su lavagne di diagrammi
e consigli dati a buon mercato
dimmi che hai visto
o l’oscillare delle lampadine in danze astratte
sui soffitti fissando
facendo come sempre giochi d’ombre
e ridendo in silenzio nella complicità del buio.
Giulio Stocchi
Hanno detto di lui
“La poesia di Perlongo conquista, per la profondità concettuale, per l’intensità e la ricchezza degli spunti di riflessione offerti…”.
Antonina Addamo, coordinatrice della Libera Università Popolare “Danilo Dolci”
“[…] Mi piace, nell’opera di Perlongo, la trama fra scienza e filosofia resa in versi...”.
Piercarlo Archetti, poeta e sociologo
“Gaetano Perlongo ha un estro vulcanico e un dire originale”.
Nathan Apostolos, critico letterario e saggista
“…la poesia filosofica di Gaetano Perlongo è superba come la sua perla, che nasce dall’imperfezione della conchiglia...”.
Agnese Bordona, editor
“[…] Gaetano G. Perlongo si trasforma in un suonatore d’arpa e muove magistralmente le dita della sua fantasia sulle corde della coscienza… …ed invita a cercare un nido tra le rughe nascoste dell’universo che non è un luogo, ma è la dimensione di Dio”.
Orazio Caliandro, critico
“...fresca originalità sia nella forma espressiva sia nei contenuti...”.
Michelangelo Camilliti, editore
“...la poesia di Perlongo è un lavoro d’intarsio operato sulla materia grezza del linguaggio”.
Michelangelo Cammarata, scrittore
“La poetica perlonghiana è molto intensa e vibrante...”.
Giuseppe Casarrubea, storico
“La poesia di Perlongo è un delicato ricamo... ...contro l’ipocrisia della civiltà”.
Adalgisa Caschiman, poetessa
“Poeta intenso e capace di riassumere in pochissimi versi il grande fascino dell’infinito”.
Tommaso Cervone, filosofo
“La fantasia non manca a Gaetano G. Perlongo […] Positiva la sua attenzione alla realtà d’oggi, con esiti di poesia civile, e piuttosto incisive alcune sue uscite epigrammatiche: «La globalizzazione va / ammainando la vela della vita / in un sottofondo crepuscolare»”.
La Stampa, Specchio, Torino, n. 298, 27 ottobre 2001
“...scrive versi di acuta intelligenza, con immagini insolite e spesso efficaci, come in La licantropia del poeta: «Il sole / inchinandosi alla luna / lascia cadere / sul collinare tormento / dell’esistenza / l’organza della licantropia / e il guscio della coscienza»...”.
La Stampa, Specchio, Torino, n. 374, 24 maggio 2003
Maurizio Cucchi, poeta
“…Gaetano Perlongo sa di essere di parte e di sentire le impellenze inderogabili e gli appuntamenti con la storia ... stando dalla parte di chi ha subito e subisce lo strapotere di coloro che hanno dominato e dominano il mondo...”.
Orazio P.G. De Guilmi, Dirigente nazionale del volontariato
“La poesia perlonghiana colpisce per l’incisività e la chiarezza con cui denuncia l’ipocrisia del potere...”.
Francesco De Napoli, poeta e scrittore
“È notevole come Gaetano Perlongo riesca a passare dalla scienza alla letteratura e dalla letteratura alla vita…”.
Samuele Di Falco, architetto
“Amo leggere Gaetano Perlongo, perché non è mai banale”.
Gastone Dipisapia, critico cinematografico e sceneggiatore
“…Come pochi con sensibilissima intuizione, acuto connettere scientifico del pulsare cosmico dell’esistere, chiarissimo Gaetano registra e traduce: poetando e (quasi da contatore Geiger) riconnettendo versi filtrati dal proprio percettivo pulsare - IL TUTTO CON-PRENDE…”.
Cielo Dolci, pittore
“…nella poesia di Perlongo […] abbiamo apprezzato i contenuti e le originali modalità espressive, capaci di comunicare sentimenti e sensazioni…”.
Salvatore Fava, direttore editoriale del Libroitaliano - Editrice Letteraria Internazionale
“La cifra perlonghiana è estremamente interessante…”.
Dražan Gunjaca, scrittore
“Perlongo... ...profondo poeta dell’isola dei grandi pensieri…”.
Miranda Haxhia, poetessa
“…un poeta di profonda maturità psicologica…”.
Antonina Izzi Rufo, critico
“Ho letto ed apprezzato le liriche perlonghiane... ...la densità stilistica non fa velo alla profondità con cui vengono affrontate le tematiche”.
Giuliano Ladolfi, poeta e scrittore
“...liriche dove il verso osserva la realtà con poetica obiettività, talvolta con cinismo a causa delle brutture e le ingiustizie che ci sono sulla terra...”.
Loredana Limone, scrittrice
“...ogni sua poesia è una perla tra le pagine di un libro...”.
Giovanna Li Volti Guzzardi, poetessa
“La poesia di Perlongo è ben scritta, secondo me degna di riconoscimenti importanti nell’ambito della letteratura europea...”.
Andrea Lunardi, discepolo del Buddismo Daishonin
“Perlongo supera con convinzione l’attributo di «insopportabilità» che il Montale «minore», nella sua ultima fase, quella della destituzione del sublime poetico, riferiva alla qualifica di poeta...”.
Ugo Magnanti, editore e poeta
“In Perlongo vi è una poesia di alta fattura letteraria”.
Luysa Maisha, poetessa
“Ho sentito parlare di Perlongo con Il Calabrone ha smesso di volare a Còrdoba nel 2002. Occasionalmente ritorno a leggerlo con Metessi a Zagabria nel 2003 e con Il vuoto mistico della retta a Castlebar nel 2004. Mi chiedo cosa sia più cosmopolita, la sua letteratura o il mio lavoro?”.
Antenòr Makeba, economista e saggista
“[…] Per Gaetano Perlongo si può davvero parlare di un sincretismo letterario e artistico, espresso attraverso un profondo equilibrio e soprattutto un’ampiezza di riflessione che porta alla sublimità”.
Angelo Manitta, poeta e scrittore
“…Perlongo, con la sua poesia, ha proposto un nuovo Uomo... ...un Uomo svincolato dai precetti dogmatici...”.
Salvatore Marchese, filosofo in erba
“Quello che mi colpisce di più in Gaetano Perlongo è la «Dialettica Poetica», che spacca la Bellezza molto più efficacemente dei mattoni...”.
Mario Morisi, giornalista e scrittore
“Nella poesia perlonghiana… …si è colti dalla ricerca di una profonda religiosità (moderna)… …dal desiderio di giustizia e libertà se non fuga da una realtà mal accettata, lo sguardo resta rivolto al cielo pur commentando con sofferenza i fatti della terra: la poesia resta una dimensione da eletti, persone straordinarie che con poche pennellate producono visioni, trasmettono emozioni, suggeriscono riflessioni”.
Maria Vittoria Morokovski, scrittrice
“…Poesia di spessore [...] e poesia di forte ambizione linguistica...”.
Walter Nesti, critico
“…Una poesia che mi sembra in divenire sugli aspetti che ne caratterizzano la cifra, nella direzione, vale a dire, di una compiuta osmosi tra forma e contenuto...”.
Giovanni Nuscis, critico
“…Gaetano Perlongo si presenta al lettore con una poesia estremamente interessante e di sapiente fattura...”.
Srda Orbanic, critico e scrittore
“…poeta di talento, dotato di una spiccata personalità...”.
Patrizio Pacioni, critico e scrittore
“…se il fedele di Beatrice, per schermarsi dalle radiazioni penetranti della cupidigia, chiedeva aiuto a Virgilio, i maestri che Perlongo chiama a raccolta sono invece Hermann Hesse, Jorge Luis Borges, Bertrand Russell, Anise Koltz, Danilo Dolci. Personaggi illustri che il poeta (imitando quasi Ungaretti, che un tempo ricordava in fila i fiumi-guida della sua esistenza) enumera con affetto”.
Pietro Pancamo, giornalista e poeta
“…Gaetano Perlongo, restituisce lustro ad una poesia impegnata...”.
Giulio Perrone, curatore della collana poetica de “Il Filo Edizioni”
“…ammiro la Sua tenacia nel riproporre la necessaria denuncia contro una società abilmente pilotata verso il naufragio delle coscienze...”.
Tomaso Pieragnolo, poeta e scrittore
“Perlongo... ...Credo sia un sopravvissuto, di quella specie di uomo che esisteva nell’eden, prima della contaminazione e che in questa società si muove con difficoltà. Gaetano, tende all’infinito ed a Dio, lo cerca e lo trova nelle sue formule d’alta matematica, di fisica, nel quotidiano, nel reale e nell’impalpabile...e non accetta compromessi se non per un progetto di bene superiore. La sua poesia seppur strapazza a volte il lettore, lo pone in un verismo toccante ed in un realismo attuale. Gaetano ricerca la radice delle cose e questo lo avvicina ai segreti della natura, alle domande che l’uomo da sempre si pone. Questo lo rende diverso dagli ominidi di questa
epoca bramosi di gloria, potere e oro. Gaetano cerca il principio delle cose, l’assoluto. Gaetano grida al cielo: vuole sapere, vuole conoscere cosa muove il tutto e le sue azioni. La sua prosa risveglia il lato sinistro dell’uomo, il lato intuitivo, lo ammonisce e lo rende partecipe dei sussulti d’animo, il suo cammino è il cammino del saggio, che ascolta, che cerca, spesso solo nell’universo buio, i segreti del cosmo”.
Sergio Pisciotta Hohenstanfen, poeta e saggista
“…poesia molto bella ed originale Uno stoico calibro 38: Gaetano Perlongo ha creato un’opera importante, densa di significati sociali. Solo un grande poeta come lui poteva riuscirci”.
Floriana Porta, fotografa e poetessa
“Magistrale come Gaetano Perlongo sia riuscito a reinventare in Uno stoico calibro 38 la combinatoria di Italo Calvino”.
Alice Randonelli, editor
“Ho letto con interesse Il calabrone ha smesso di volare, apprezzandone la costruzione e il particolare modo”.
Paolo Ruffilli, critico e poeta
“[…] nei suoi versi il gesto di rivolta, a un tempo personale e morale, è proiettato verso l’esterno, degli uomini e delle cose…”.
Carlo Ruta, storico
“Gaetano Perlongo è un autore siciliano: è incredibile come la Sicilia riesca a figliare così tante grandi individualità”.
Timothy J. Sarch, fisico e matematico
“La poesia, affermò Michelangelo, è l’ala che ci porta verso Dio. Essa è, per sua stessa essenza, creazione e avvicina l’Uomo al Creatore per antonomasia. Gaetano Perlongo, per parte sua, realizza una felicissima sintesi dell’assunto allorché scrive «intaglio versi tra le umide labbra di Dio»”.
Marco Scalabrino, critico e poeta
“[…] Nelle poesie di Gaetano batte il cuore di un nobile pirata, teso tra la nobiltà degli intenti e la spregiudicatezza del dire…”.
Jolanda Serra, saggista e scrittrice
“Lapis è forse uno dei brani nei quali Perlongo, ancor più che altrove, esprime, cerca di esprimere, la multilinearità cui tendono alcuni pensieri. Nella manifestazione di una risonanza esistenziale con l’Universo che viene oltre che dai suoi studi di fisica (e prima di questi) dal sentire profondo quel vuoto che, perfetto, quasi puramente matematico, ne riempie l’essenza in un caos silenzioso ma creativo”.
“La matrona della mistificazione è, nella sua inconcepibile semplicità, una spiegazione di quanto tutto, di fatto, resti impressione vera ma pur sempre del tutto inafferrabile. Di quelle biforcazioni caotiche, seppur forse strutturate, che formano il mondo, le vite e le storie; e che mai potranno esser fatte del tutto proprie”.
Pietro Sferrino, reporter, scrittore e viaggiatore
“[…] La poetica di Perlongo è davvero eccellente. La costruzione delle immagini è complessa e invitante, così come l’accorta ricerca della musicalità delle parole”.
Andityas Soares de Moura, poeta e rappresentante delegato dell’Accademia Internazionale “Il Convivio” in Brasile
“...un poeta decisamente nuovo nel modo di concepire e creare la sua poetica che dirò subito non è semplice, non è facile, non è scontata...”.
Luciano Somma, critico e poeta
“...Con lui ci siamo sempre divertiti per il suo originale modo di scrivere: diretto e garbatamente contestatario”.
Stefania Spinelli, curatrice della rubrica «Rimando» della rivista “Pick Wick”
“La sofisticazione di Metessi e la visionarietà de Il vuoto mistico della retta fanno di Perlongo un autore di rilevante livello”.
Yoshiyuki Takazawa, saggista
“...Gaetano G. Perlongo offre al lettore le antitesi mistiche della sua personalissima poetica, dentro versi che sanno di sangue, di luccichio astratto, di fuga dal dono della sofferenza, per imbattersi infine nell’illuminanza...”.
Gianmichele Taormina, critico e musicologo
“La poetica di Gaetano G. Perlongo è una elucubrazione linguistica che colpisce per la originalità espositiva […] Qui c’è tutta l’intensità di una mente ricca di immaginifica linguistica e di sentimento profondo”.
Pacifico Topa, critico
“...benvenuta la «licantropia» (perlonghiana), se lo scopo è quello di trasformare, insieme alle persone, anche questo mondo di plastica e di cartapesta, di sangue e d’impostura...”.
Umberto Vicaretti, filosofo e poeta
“Uno stoico calibro 38 di Gaetano Perlongo è un’ulteriore prova della sua raffinata abilità”.
Andrea L. Vidàl, saggista
“...è interessante il tentativo (relativo a «Uno stoico calibro 38», ndr) di mettere assieme frammenti espressivi per costruire un collage poetico e una morfologia espressiva non logica o para-logica”.
Salvo Vitale, filosofo e saggista
“La poesia di Gaetano aiuta a riflettere. Vocaboli a volte ricercati ci spingono a chiarirci sul loro esatto significato, la potenza della parola entra in maniera sottile nel nostro cervello, facendoci constatare che tante volte il bianco non è per tutti bianco…”.
Benedetto Zenone, Presidente della Pro Loco di Trappeto
Biografia dell’autore Gaetano G. Perlongo nasce a Solingen, in Germania, nel 1970 e vive a Trappeto, in provincia di Palermo. Dopo essersi diplomato in elettronica ha studiato fisica, spaziando, con notevoli risultati, dalla matematica speculativa alla fisica teorica e all’astrofisica. A Trappeto, paese adottivo del grande Danilo Dolci, Perlongo inizia il suo viaggio nel mondo delle parole in versi. Tra le opere di poesia ricordiamo: “La licantropia del poeta” (2001), “Il calabrone ha smesso di volare” (2002), “Il vuoto mistico della retta” (2003), “Nassiriya - Frammenti di voci dalla galassia terrestre” (2003), “Metessi” (2003), “La Mattanza. Poesie e Canzoni di protesta” (2004), “Le vene aperte della poesia (Appunti per un Seminario)” (2005), “Rincorsa alle ombre” (2006) e “Chi semina versi” (2009). Per la saggistica, citiamo: “…il tenero amplesso tra l’aleph e l’universo «aforismi, pensieri e frammenti»” (2000), “Rumore di fondo. Meditazioni sull’Arte” (2006), “Filippo Grillo. La nuova alba della Cucurbita” (2007) e “Sintropia” (2002-2009). Il Centro Divulgazione Arte e Poesia e l’Unione Pionieri della Cultura Europea di Sutri (Viterbo), visti gli alti meriti acquisiti, in riconoscimento alla lodevole attività svolta in favore della cultura, gli conferisce, nel 2002, la nomina a Membro Honoris Causa a vita. Nell’ottobre del 2005 fonda il “Centro Studi e Ricerche Aleph”. Ha insegnato presso la Libera Università Popolare “Danilo Dolci” di Partinico (Palermo) - http://www.pertronicware.com/perlongo. Attualmente tiene seminari e corsi di approfondimento di fisica e matematica a studenti liceali ed universitari.
Indice Poesie Canto XXXV
l’Ascesa della Nuova Mattanza Uno stoico calibro 38 / Prototype 6
Inseguendo Raymond Queneau Sotto Vento, pensando Danilo E la Zabara pianse
Installazione La licantropia del poeta Musica delle Sfere L’imperfezione della conchiglia Poetando Sogni oziosi di maggio
Appunti, aforismi e pensieri Il sesto senso dell’Ebreo Dalle crepe del raziocinio Appello in favore della scrittrice Taslina Nasreen La metafisica della fotografia Flussi di coscienza attorno al pensiero di Cioran
Postfazione: Combinazioni di Giulio Stocchi Hanno detto di lui Biografia dell’autore
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